PERCORSO 2 L`Anello dell`Acquacheta

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PERCORSO 2 L`Anello dell`Acquacheta
.
Itinerario cJassicissimo e sempre bello,
ma/grado i/ non trascurabile affollamento
d Il domeniche primaverili ed estive sul
'ntl ro d'andata e 0/ Piano dei Romiti. Di fatto
I)/~ no ammettere che l'Acquacheta lo merita: è
I / bobllmente lo maggior cascata per l'intero
/ //Il no regionale (eccetto alcuni salti d'acqua
n /1'1111'0 Appennino emiliano superiori per altezza
111(1
n n p rampiezza; peraltro in fenomeni naturali
1/ IL! t'ogenere è difficile e anche sbagliato stilare
IL/O I /0 I graduatoria); inoltre lo comice naturale,
1101/"
ìI iascino storico-evocativo, lo rendono
0/1 m più bella. Notoriamente cantata da Dante,
( l/ l pa ò da qui durante il suo esilio da Rrenze, è
Il/O lire 70 m (una misurazione esatta è impossibile
!lOI h in ba so non c'è un confine netto) e larga
Iin a m, precipitando da una magnifica rupe a
kmna di fu oide, tutta grado nata. In regime
"/ IO/ / / /al"
divisa in tre fiotti e solo in caso di piena
Itl 11I0 a d'acqua diventa unica; in tal caso lo
"/11'1/1
lo è dawero impressionante e dal fragore
',I 111
Il perché della citazione dantesca, che è
11/ '1 (Itri one "acustico" con l'infemale Regetonte.
11/ nlra lo con «l'orrida bellezza» (una volta nelle
flllii
I diceva così) del/'Acquacheta, c'è il
" tno tante pianoro dei Romiti, culla erbosa
1/1 I I nata come un diamante fra chiostre di monti
wtvo limi: va/ lo pena ricordare che l'origine di
tlll(I~1 ap lavoro della natura si deve, a/meno in
1)(n! (l, ({/l'o era dell'uomo, quasi certamente dei
111 no I dI an Benedetto che in epoca imprecisata
GI Il attorno al Mille, a seguito di un lento
Il I V/III /Il fiunoso che aveva semi-ostruito il/etto
del 101/ ni creato un vasto acquitrino - misero
/ III 111 Il/I b nifìca di queste terre: per prosciugare
/I 1)lc1I7r
d ottenere terreno coltiva bile e
1)(1',( ()Itl"" I finti convogliarono le acque verso lo
1111
(' n/ litI' in precedenza esse scendevano a
IlIlIr/o(l Ir/ /l'agglomerato de I Romiti, in pratica dal
((/lItIIOII
I v oggi passa il sentiero) e per
Wl/Il /110 lo portata del torrente sottostante, al
1111(1/1/ Il lo ciare mai inattivi i molini di San
0(11/ I U, P rarono una vera e propria "cattura
Ill/v/({1 ," n d viazione del fosso Amaio - un tempo
confluente nel fosso di Albero e quindi facente
parte del bacino del Lamone - nel fosso di Ca'
del Vento, che è quello che alimenta lo cascata
piccola appena a monte dell'Acquacheta vera
e propria. Per far ciò scavarono una sorta di
greto a mezza costa sul versante nord del Monte
Pollaio (avancorpo del più noto M.Lavane), il
cosiddetto «Taglio della Regina», che era un
prodigio di ingegneria idraulica oltre che
di fatica a suon di piccone, carriola e mani
callose. Dobbiamo dire «era» perché è
stato irrimediabilmente e dissennatamente
alterato nei primi anni '80 dal passaggio
del metanodotto algerino: idrologicamente
lo cosafunziona ancora - e infatti lo cascata
piccola dell'Acquacheta, al contrario di
quella grande, non si secca mai - ma il
manufatto originario, medievale, non
esiste più se non in poche e rare
immagini d'epoca.
L'itinerario per l'Acquacheta è
talmente
semplice da non
richiedere una vera e propria
descrizioneescursionistica. Basta
infatti
imboccare,
da San
Benedetto in Alpe, il sentiero che
risale fedelmente la riva di sinistra
idrografica del fiume, senza deviazioni
né bivii tali da far sorgere dubbi. Il
percorso - due ore scarse sempre in
compagnia del brontolio del torrente
- è quello storico, in pratica lo stesso
seguito da Dante, anche se oggetto
negli ultimi vent'anni di diversi
interventi di restauro ed adeguamento
ad una frequentazione
turisticoescursionistica sempre più massiccia.Come
dati utili ci limitiamo a dire che l'imbocco
"tradizionale" e più logico sarebbe dal
piazzale-parcheggio che si apre sulla riva
sinistra del torrente Acquacheta e che fa
anche da "centro" al paese. Ragionipratiche
- soprattutto la presenza di fango in
stagione piovosa - suggeriscono però di
prendere quello che è diventato l'itinerario
"ufficiale", uno stradello che si stacca più
in alto, sulla sinistra del primo tornante
d lla strada per Poggio e Marradi, a poche
c ntinaia di metri dal suddetto piazzale
dove è comunque consigliabile lasciare
l'auto. Si imbocca lo stradello (segnavia Cai
407), che diventa sentiero dopo un
primo breve tratto e che segue sempre
il fondovalle, tra boschetti ripariali di
salici e ontani; un po' più su ci sono
roverella, orniello e carpino nero. Si
sta sempre sulla sinistra (idrografica)
del torrente e quindi sempre sul
versante sud, dove il microclima
tendenzialmente mite è testimoniato
anche da non comuni specie
termofile, amanti del caldo, come
la cerro-sughera (l'esemplare più
grande e vecchio, autenticamente
monumentale, si trova all'altezza
della cascatasul sentiero per Pian
Baruzzoli).
d'emergenza; il fabbricato è interessante da
un punto di vista tipologico (si riconosce bene
il canale di adduzione dell'acqua e sono
ancora presenti le macine) e ambientale,
situato com'è in una piccola piana dopo la
quale la valle comincia a stringersi tra pareti
boscose che fanno sì che il microclima qui
diventi più fresco-umido: la presenza del
faggio a quota relativamente bassa - si veda
l'esemplare plurisecolare appena a monte del
Molino -lo dimostra. Un ultimo tratto in salita
fiancheggiato
da staccionate
(vanno
rispettate!
Le scorciatoie avevano qui
devastato il sotto bosco l) porta alla piazzola
proprio di fronte alla Cascata e poi alla
successiva, meravigliosa "cascata piccola",
perenne, formata dal fosso di Ca' del Vento o
fosso del Lavane. Un guado di sassi,
facilissimo salvo casi di piena, porta sulla
sponda opposta dove una salita finale
conduce al pianoro dei Romiti (734 m; 2 ore
da San Benedetto). A destra il prato si estende
verdissimo, bordato da aceri campestri,
biancospini, saliconi e carpini, mentre a
Punti significativi
del percorso
sono il bivio (a 30
minuti circa dalla
partenza)
con la
deviazione a destra
per il Colle
del
Tramazzo, il piccolo
rifugetto di Cà del
Rospo
(altri
20
minuti),
oggi
in
precarie condizioni - la
bella lastra sopra il portale
siglata G.B. e datata 1896
è stata recentemente
rubata - e infine il Molino
dei Romiti (altri 30 rnin.),
con una stanza utilizzabile
come
ricovero
Sull'orlo del letto di Dante, lastrone arenaceo incombente
sulla Caduta; a suoi piedi la boscosa Valle dell'Acquacheta
~).
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1
f):.
sinistra, in cima ad un poggiolo, sopravvivono
gli ultimi ruderi de I Romiti: il toponimo
sembrerebbe
indicare
un insediamento
monastico
ma l'ipotesi
è controversa
e
peraltro quel che si vede è in tutto e per tutto
agricolo, forse sorto su un preesistente
e
abbandonato eremo.
Il ritorno si svolgerà sulla destra idrografica
attraverso il sentiero 409 il cui imbocco è nei
pressi di un guado, un centinaio di metri a
sud ovest de I Romiti. Dopo un primo tratto
a voltoline nel bosco fitto, sfiorati i ruderi de
il Sodaccio (768 m), si esce su un declivio che
sale gradualmente verso est, coperto da una
selva di felce aquilina (esodaglia» in vernacolo
toscano,
da cui forse
il toponimo).
Riguadagnato
il bosco ci si tiene sempre a
ridosso di una cresta secondaria che culmina
con Balze Trafossi (952 m) e con il successivo
Monte Londa. L'omonima casa che si incontra
appena dopo, su una selletta circondata da
ex coltivi ripidissimi,
è indicativa dell
condizioni di vita di chi abitava quassù.
Si raggiunge la cresta dove si volta ovviamente
a sinistra per toccare, dopo pochi minuti, il
Monte del Prato Andreaccio 091 m), con la
grande radura erbosa incredibilmente sospesa
fra i monti e che rappresenta il "gran
premio della montagna" per questo
itinerario. Una lunga discesa ora ci
attende: il sentiero è sempre il 409, nel
versante nord (quindi affacciato verso
l'Acquacheta) tra faggi che ogni tanto
nascondono qualche esemplare secolare:
si faccia molta attenzione ai segnavia
poiché il percorso, logico come traiettoria
a grande scala, non lo è a scala
piccola: in alcuni punti la direzione
da prendere, sia pur per pochi metri,
non è quella istintiva e ciò a causa
della necessità di aggirare punti
particolarmente
ripidi, valloni
impervi e antiche frane: il fondo,
potenzialmente fangoso, può anche
presentare qualche difficoltà in certi
periodi. Con attenzione e senza
fretta si arriva alla Cappelletta della
Maestà, presso il ponte sul torrente
Acquacheta.
Punti d'appoggio:
Albergo Acquacheta ( S. Benedetto in Alpe
0543· 965222 / 965314)
Albergo Alpe ( 5. Benedetto in Alpe 0543.
965316)
Campeggio Acquacheta (S. Benedetto in Alpe
0543· 965245)
Ostello Vignale (S. Benedetto in Alpe 0543. 965279
1951289)
Maneggio Rio Destro (Loc. Villaggio 0543. 965291
1349· 1596520)
Per maggiori informazioni
sulle altre struttur
d'appogglo della zona consultare il sito Intern t
www.parcoforestecasentmesl.lto
contattare I Centri
Visita del Parco
.
f).
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Il verde pianoro dei Romiti; il poggio
di sfondo ospita i ruderi omonimi.
La maestosa e triplice "Caduta", oltre 75 metri d'altezza per 30 d'ampiezza!
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