anime giapp - EtnomondiWeb

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anime giapp - EtnomondiWeb
INTERVISTANDO…
ANIME GIAPPNESI
RISTORANTI ETNICI
METROPOLI MULTIETNICA
Giornale autoprodotto senza scopo di lucro.
Etnomondi Gennaio 2007, Anno 11, n° 19, 3 euro / Mondi lontani Ed.
Tutte le foto hanno puro valore documentativo e i relativi Copyrights appartengono alle persone, Case
Editrici ed agenzie che ne detengono i diritti.
Redazione: Mamdouh e Willy.
SOMMARIO
EDITORIALE
P. 3
NEWS FROM…EL ALAM P. 6
HIROSHI KUMAR
E IL SUO VIAGGIO IN ASIA (PRIMA PARTE) P. 7
I TUAREG P. 10
INTERVISTANDO…AMIR: L’ITALIA 20 ANNI FA P. 11
È GIUSTO FARE SATIRA SULL’ISLAM E SULLE ALTRE RELIGIONI? P. 12
RADIO KHAN EL KHALILI P. 13
ARTISTI DI NASHID P. 16
ANIME GIAPPONESI: CAPITAN HARLOCK P. 19
BAB ZUWEILA:
PALESTINA/ISRAELE- LA TERRA SANTA CONTESA P. 21
VOCI DAL NILO P. 25
LO SCHERMO ETNICO: L’ETNICO IN TV E DVD P. 26
FIUMI DI VITA: IL RIO DELLE AMAZZONI P. 27
TRACCE SULLA SABBIA P. 28
RISTORANTI ETNICI P. 29
MOSTRE E RASSEGNE P. 30
METROPOLI MULTIETNICA P. 30
VENEZUELA P. 31
La copertina “Spirito immaginario audiovisivo” è di: Mamdouh
http://freeweb.supereva.com/etnomondi/
Etnomondi@ yahoo. It
3
Editoriale
‫اتنوـموندى‬
L’Anno nuovo 2007 porta alcune novità, a cominciare dal nuovo sito di
Etnomondi http://freeweb.supereva.com/etnomondi/ e dai due blog con tutti i
numeri del giornale http://etnomondi-mondilontani.ilcannocchiale.it/ -inserito nel
sito turco http://www.antoloji.com - e http://etnomondi1.splinder.com/
In “Turisti per caso” il sito è nella sezione “Utilink”, link utile al viaggio e in
“Spiritual Search” ci hanno messo nella sezione “Crescita personale” sotto la
categoria “New Age e Spiritualità”. Li ringraziamo entrambi.
L’entusiasmo è tanto per la preparazione di questo giornale, fatto con amore.
È una vera passione, che ci spinge a fare sempre di più, la stessa passione
di 10 anni fa, quando abbiamo cominciato nell’ormai lontano 1997, sembra
ieri. Etnomondi ci coinvolge al 100%. In questo numero non cominceremo
con il solito modo tradizionale, tante sono le novità a cominciare dalla prima
parte del romanzo “Hiroshi Kumar e il suo viaggio in Asia”. “Fiumi di vita” è
una nuova rubrica dedicata ai fiumi della terra, in questo numero ci
occuperemo del Rio delle Amazzoni. “Etno DVD” diventa “Lo schermo etnico:
l’etnico in Tv e Dvd” e molti sono gli articoli che troverete interessanti come i
“Tuareg”, “Venezuela” e “Palestina/ Israele: La Terra Santa contesa” in Bab
Zuweila, come avevamo promesso nello scorso numero.
Buona lettura!
La Redazione
4
Dai blog:
belli Etnomondi 17 e 18, aspetto anche i primi numeri
Toni
molto bello sia Etnomondi numero 17, sia il 18, aspetto di leggere anche i precedenti
Fabio
inseriremo anche quelli di volta in volta, un pò di pazienza
Etnomondi
bellissimo anche questo blog, complimenti!ho notato che avete inserito anche alcuni vecchi numeri
di Etnomondi. Bene.
Toni
preferisco il nome "Etnomondi", meglio del più comune "Mondi lontani"
Toni
si, abbiamo inserito, oltre al nuovo numero 18, anche il 17 e il 16, più i migliori articoli dal n.1 al
n.11 (1997/1999) e dal n. 12 al n.15 (2005/2006). Dal numero 16 il nostro giornale "Mondi lontani"
ha cominciato a chiamarsi "Etnomondi".
Etnomondi
nel 1997 avevo scelto il nome "Mondi lontani" perchè mi faceva venire in mente le terre misterioso,
affascinanti e lontane. Ho deciso di cambiare in "Etnomondi" perchè i tempi sono cambiati. Il
nome "Mondi lontani" oggi fa venire in mente solo due cose:i mondi fantascentifici, spaziali,
oppure l'Occidente e l'Oriente in conflitto e quindi due mondi lontani e molto distanti. Queste
interpretazioni non mi piacevano, così ho cambiato.
Etnomondi
Originale sia il nome recente che il giornale, complimenti.
Anna
Particolare la storia di questo progetto, non pensavo che ne esistessero, bravi!
Anonimo
Interessante, originale e istruttivo, bravi!
Anonimo
sono entrato quasi per caso in questo sito e complimenti, mi piacciono molto gli articoli sull'Islam,
sono musulmano, ed anche le altre cose naturalmente, soprattutto le interviste. Complimenti.
Mohammed
a me piacciono soprattutto le ricette, mi viene l'acquolina in bocca,e poi sono una fan sfegatata di
Bruce Lee. Bravi!
Laura
ho apprezzato molto i primissimi articoli "1997/1999" e soprattutto quelli più recenti, dal 2005 ad
oggi, i 6 anni di silenzio vedo che sono serviti. Very good
Toni
nei 6 anni di silenzio ci siamo dedicati ad altre cose che ci hanno permesso di crescere, è stato un
bene fermarsi. Non riusciamo ad immaginare come sarebbe andato avanti il giornale senza quella
lunga pausa, forse avremmo chiuso definitivamente nel giro di poco tempo. W ETNOMONDI!
Etnomondi
5
STRAORDINARIO!
Anonimo
Complimenti! interessante, mi sa che lo stamperò tutto.
Continuate così
Virginia
Ci voleva un giornale così, visto che non ne esistono, complimenti! A quando il prossimo numero?
Baruffo
Finalmente si scrive di tutto ciò che è etnico, ma parlate di più del Brasile, per favore!
Brasileiro distinto
complimenti Mamdouh!!! è davvero interessante. :)
Mummy zombie
Strano davvero questo progetto, ma di cosa parla esattamente?
Cineseincoma
il nostro giornale si occupa di tutte le culture nel mondo, dal Brasile al Messico, dall'India
all'Egitto, dalla Cina all'Australia. Naturalmente Europa e Usa ESCLUSE
Etnomondi
...e perchè Europa e U.S.A. no? valgono di meno? spiegaci meglio!
Anonimo
Interessante, dovreste venderlo in edicola, come mai non ci avete pensato? esiste anche una
versione stampata?
Aureolo
non ci occupiamo di Europe ed Usa perchè preferiamo raccontarvi di culture completamente
diverse dalle nostre, ecco perchè. Troppo scontato scrivere di cose che ci riguardano da vicino. Il
giornale non è in vendita nelle edicole, E' GRATIS! il lettore paga solo se lo vuole per posta.
Etnomondi
Letto! Non mi piace. Aspetto il prossimo numero
D.
Come fai ad averlo letto in 2 minuti un giornale di 30 pagine? Hai inserito il commento 2 minuti
dopo che noi abbiamo inserito il numero, ahahahha
Etnomondi
6
NOTIZIE E CURIOSITA’
-“Evoluti per caso” è il nuovo progetto del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, che porterà
gli studenti sulla barca Adriatica con Patrizio Roversi e Syusy Blady. Il programma del viaggio
DALMO MMOND MONDO
prevede la circumnavigazione del continente sudamericano in 12 tappe, per rivisitare i luoghi più
celebri del viaggio naturalistico di Charles Darwin, che, circa 175 anni fa compì i suoi studi più
importanti alle Isole Galapagos.
-Tempo di bilanci (ma attendiamo i risultati aggiornati all’anno 2006): sono oltre 292.000 gli
immigrati nella provincia di Milano e il capoluogo è la città più multietnica con le 14 nazionalità
diverse, cioè quelle che raggiungono almeno le 2200 unità. I più numerosi sono i filippini seguiti
dagli egiziani e dai peruviani, ma la burocrazia continua ad essere un ostacolo per la loro
regolarizzazione.
-L'Imperatore giapponese non viene mai chiamato per nome, ma sempre come Imperatore (Tennō
Heika). La sua èra porta il nome di Heisei (pace ovunque); come di consueto, dopo la sua morte, ci
si riferirà all'imperatore Akihito come all'imperatore Heisei.
-L’origine dell’orchestra, intesa come gruppo di strumenti che suonano insieme, si perde nella notte
dei tempi: antichi tentativi di questo tipo pare che esistevano anche presso Ebrei ed Egizi.
-Secondo un detto sudamericano: i peruviani discendono dagli Incas, i messicani dagli Aztechi e gli
argentini…dalle barche!
-A fine novembre scorso, per la prima volta, c’è stata una visita a Milano di due giorni di Zahi
Hawass, il noto Segretario Generale del Dipartimento delle Antichità in Egitto, che ha parlato dei
misteri degli Egizi e delle nuove scoperte.
-L’ urushi è una vernice estratta da un albero che cresce in alcune zone del Giappone. La lacca di
urushi viene deposta, strato dopo strato, su mobili e suppellettili. Nella cerimonia del tè anche la
creazione dell’oggetto è zen: per realizzare una ciotola servono da sei mesi a un anno di lavoro!
-Due proverbi cinesi: “Se tu mi pagherai come dico io, allora io lavorerò come dici tu” e “I cinesi
prima ti fanno lo sgambetto, ma poi ti aiutano a rialzarti”.
-Il Giappone conta circa 3mila isole e 3337 fari, tutti ormai automatici, l’ultimo guardiano è andato
in pensione: recentemente l' impianto di illuminazione di Meshima ha visto infatti ultimati i lavori
per automatizzare completamente il faro delle isole Danjyo, alimentandolo con batterie solari
invece che a nafta, e quindi la presenza di un sorvegliante è diventata superflua.
-Dura la vita per i regimi autoritari e morigerati d'Oriente. Due nuovi sex symbol sono Aya Kokumai dal
Giappone e l’attrice e modella Bai Ling dalla Cina. Entrambe bellissime, vogliono rappresentare
l'emancipazione della donna dalla solita immagine orientale di geisha, gran lavoratrice, madre di famiglia
senza pretese. Entrambe si battono contro i tabù e le discriminazioni verso le donne.
7
di Mamdouh
prima parte
Hiroshi Kumar è nato da un padre indiano (Dhananjay Kumar) e da una madre
giapponese (Kaori Muraji). Papà Dhananjay lasciò New Delhi nel 1980 per trasferirsi
in Giappone per lavorare presso una grande azienda. Si sposò con Kaori che rimase
incinta del piccolo Hiroshi nel 1984. Oggi Hiroshi ha 23 anni, è stato licenziato dal
lavoro per una donna che l’ha lasciato dopo un anno e mezzo di fidanzamento. Per lui
il fidanzamento è una cosa antiquata, però ha accettato di fidanzarsi con la ragazza
perché così vuole la tradizione di papà Dhananjay.
Rimasto senza donna e lavoro decide di….
-“Papà, vorrei prendermi una piccola pausa di riflessione”,
-“Cosa hai intenzione di fare?” chiede Dhananjay al figlio.
-“Vorrei usare i soldi della liquidazione per un viaggio”.
-“Verso dove?”
-“India!”
-“Vorresti andare in India?!”
-“Si, è un sogno nel cassetto, è da un po’di tempo che mi incuriosisce il tuo paese,
vorrei conoscerlo”.
-“Prenderai l’aereo, spero”.
“No, no, viaggerò con la mia moto”
“COOOOOOSAAAA?!!!”
Così Hiroshi decide di fare un lunghissimo viaggio dal Giappone fino l’India,
consapevole che non si tratta di un “viaggetto”.
Ma chi è Hiroshi Kumar? È un giovane con un carattere volubile e un po’ribelle,
orgoglioso e deciso. Quando si mette in testa una cosa è difficile fargli cambiare idea,
anzi, impossibile. Ha deciso di attraversare in moto l’Asia? Niente lo scoraggerà per
far sì che il suo sogno si realizzi.
È alto e snello come la madre, dalla quale ha preso gli occhi orientali e un po’ scuro
di carnagione come il padre. Veste sempre in pelle e porta i capelli sparati, come un
qualsiasi personaggio di fumetti manga. Se lo sai prendere è anche simpatico e
generoso, ma non lo fa vedere.
Traccia il suo lungo percorso su una cartina.
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-“Bene, partirò da Osaka domani mattina. La prima sosta sarà a Hiroshima, la
seconda a Shimonoseki, dove prenderò la nave diretta per la Corea del sud. Scenderò
a Pusan, da lì proseguirò con la moto”.
Osaka è una città di 2,7 milioni di abitanti, situata nella regione del Kansai nell’isola
di Honshu. Osaka è una dei maggiori distretti industriali e portuali, è in questa città
che è nato Hiroshi.
Sotto il centro di Osaka e la mappa del Giappone
Così incomincia il viaggio del giovane. Fino ad arrivare a Pusan (Corea del sud), per
proseguire in moto fino a Seul.
Seul o Seoul è la capitale della Corea del sud (10.628.00 abitanti) ed è un centro
economico del paese, culturale, sociale e politico. L’inquinamento è simile a quello di
Tokyo in Giappone ed inferiore a quello di Pechino in Cina.
Hiroshi pur essendo giapponese non ama Tokyo, capitale del Giappone, considerata
più una metropoli, piuttosto che una città. Strano? Per il suo carattere Tokyo
sembrerebbe l’ideale, ma lui si contraddice sempre, è così. Ama spesso una cosa in
contrasto con la sua personalità, forse il vero Hiroshi non è quello che crediamo di
conoscere. Il suo carattere ha mille sfumature.
12.544. 205 sono gli abitanti di Tokyo. Bellissima è la torre “Zoijo ji” o “Tokyo
tower”.
Da Seul a Kaesong nella Corea del nord, unica città del paese in cui Hiroshi fa sosta.
La capitale è Pyongyang (2741. 260 abitanti circa).
Hiroshi non lega molto con gli estranei, ed è per questo motivo che non fa amicizie
durante il suo viaggio dal Giappone fino alla Corea del nord. Si ferma solo un po’a
giocare a calcio con alcuni bambini, che lo osservano mentre lui si allontana con la
moto. Direzione? Cina.
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Sotto bambini della Corea del nord, la Torre di Tokyo e Seul
Dorme un po’ ovunque, dove si trova, per terra o in qualche piccolo albergo
economico. Per mangiare si ferma in piccoli locali dove può consumare cibi leggeri,
comincia a mancargli il suo sushi preparato da mamma Kaori. Viaggia con un
borsone sulle spalle e la moto non la perde mai di vista, è ormai la sua inseparabile
compagna di viaggio. Ogni tanto legge il suo piccolo dizionario di lingua hindi per
imparare alcune parole da poter usare in India, odia il fumo, anche se fuma qualche
sigaretta giusto per non addormentarsi e non sopporta la musica indiana, però ascolta
alcune canzoni registrate su Mp3 giusto per prepararsi per quando sarà in India.
Insomma, un ragazzo pieno di contraddizioni. Ve lo immaginate in India?
Sotto la Corea del sud e la Corea del nord
Continua…nel prossimo numero di Etnomondi
10
I Tuareg sono una leggendaria popolazione africana dedita al nomadismo, che vive nel deserto del
Sahara sudoccidentale, centrale e meridionale (soprattutto nel Mali e nel Niger ma anche in Algeria,
Libia, Burkina Faso e perfino nel Ciad, dove vengono chiamati Kinnin).
Sono circa 900.000 individui di razza berbera, e parlano un dialetto del berbero, il tamahaq,
tamashek o tamajeq e hanno una scrittura propria.
Il nome "twareg" è di origine araba: è un plurale arabo dalla parola Targi "abitante della Targa"
(targa in berbero significa "canale" e come toponimo indica il Fezzan). I Tuareg non si designano
con questo nome, ma semplicemente come Kel tamahaq, cioè "Quelli che parlano la tamahaq”.
Sono raggruppati in diverse confederazioni rette da un capo (un amenukal o un amghar, a seconda
delle tribù).
Sono di religione islamica ma hanno alcune usanze differenti, anche perché permangono dei residui
passati di animismo. I racconti intorno al fuoco, la danza e la musica rappresentano i loro
divertimenti.
Sono alti e di corporatura robusta, la pelle puo’ essere sia scura che molto chiara, a seconda dei vari
ceppi. Sono anche soprannominati “Uomini Blu”, con riferimento alla tradizione degli uomini di
coprirsi il capo ed il volto con un velo blu (la tagelmust), di cui rimangono alcune tracce sulla loro
pelle. E’ l’uomo e non la donna ad avere il volto coperto.
La loro società è gerarchizzata e la loro storia è costellata di innumerevoli battaglie per il
predominio delle oasi sahariane. I Tuareg hanno mantenuto inalterate le loro tradizioni, ma i nobili
e fieri dominatori del Sahara, resi “eroi romantici” dalla letteratura e dal cinema, rischiano di
scomparire,
schiacciati dalla civiltà moderna che sta cancellando la loro cultura secolare. Le lunghe carovane
con cui si spostavano un tempo sono scomparse. Le piste del deserto sono oggi percorse da
fuoristrada carichi di turisti e nell'Africa di oggi sembra non esserci spazio per un popolo di nomadi
che si mantiene tenacemente legato alla propria cultura e indipendenza.
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INTERVISTANDO…AMIR: L’ITALIA 20 ANNI FA
Etnomondi – Amìr com’era l’Italia 20 anni fa?
Amìr- Era completamente diversa. Sono arrivato nel 1986 dal Marocco e qui in Italia non
c’erano ancora molti stranieri.
Etnomondi – Come si comportava con voi la gente?
Amìr – Erano tutti molto gentili, mi guardavano con compassione, o forse facevo pena,
non so, dicevano “Poverino, di dove sei?” rispondevo che sono marocchino e loro
“Marocchino? Chissà la miseria dalle vostre parti”. Rispondevo che in Marocco non si
stava così male come credevano. Pensavano che non ci fosse la Tv, la luce, il gas.
Etnomondi - Soliti luoghi comuni, almeno fino a qualche anno fa.
Amìr – Esatto. E poi al bar mi offrivano tutte le mattine il caffè, o cappuccino e cornetto,
perché credevano che non avessi una lira. C’era ancora la lira, che nostalgia, con l’euro
davvero i soldi finiscono subito. Per vivere bene se hai moglie e figli come me, devi per
forza fare due lavori, se no non riesci ad andare avanti.
Etnomondi – E dell’Islam cosa conoscevano?
Amìr – Poco o nulla. Oggi c’è troppa informazione, purtroppo distorta.
Etnomondi- Raccontaci di quegli anni, erano gli anni 80, li abbiamo vissuti anche noi di
Etnomondi perché abbiamo più o meno la tua età. Quanti anni hai adesso?
Amìr- 38
Etnomondi- Allora eri giovanissimo quando sei arrivato, solo 18 anni.
Amìr – Ebbene si, ero uno “sbarbato” come si diceva a quei tempi. Il computer non
esisteva, solo in banca, negli uffici. I cellulari non li ho mai visti, solo i primi anni 90, o forse
a metà? Credo nel 1995. All’inizio li usavano solo i businessman ed erano enormi.
Etnomondi – E’ vero. Sono apparsi i primi cellulari tra il 1993 e il 1995.
Amìr- Gli stranieri sono aumentati nel 1995, ricordo che c’è stato il “boom”. La gente oggi
è completamente diversa da 10 o 20 anni fa, anche la vita, un po’ tutto è cambiato.
Preferisco sinceramente la società degli anni 80, anche 90, guadagnavo di più.
Etnomondi – Tutti un po’ più spensierati ed ingenui. Tu eri così?
Amìr – Sicuro! Ero poco più di un bambino e guardavo la vita in modo diverso.
Etnomondi – Cosa è rimasto di quel ragazzino ingenuo di 18 anni appena arrivato dal
Marocco?
Amìr – (ride con un filo di malinconia negli occhi) Niente, proprio niente.
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È giusto fare satira sull’Islam e sulle le altre religioni?
È giusto fare satira sull’Islam? No, non è giusto, come non lo è sulle altre religioni,
perché i credenti di una fede si possono offendere quando viene preso di mira un
simbolo religioso al quale credono.
La satira possono farla sulle persone comuni, sulle usanze –basta che non siano
offensive- di un popolo se vogliono, anche su quello italiano, non sulle le usanze
religiose, su un Profeta, un Libro religioso.
È scorretto, è ingiusto. Come quando hanno fatto satira con quelle vignette sul
Profeta Muhammad (Maometto) o sul Papa. Perché prendere in giro qualcosa o
qualcuno importante per una comunità religiosa?
Di solito la satira proviene dal mondo laico, non religioso, bene, se il laico non crede
in questa o quella religione è affare suo, che non tocchi però cose che non gli
appartengono, che non conosce. Facendo satira sul Papa, per esempio, è come
prendere in giro il Papa, ridicolizzarlo. Il credente ci rimane male, si offende. Non
capisco perché fanno satira anche sugli altri profeti, sui versetti di un Libro come la
Bibbia o sui santi cristiani. Come non capisco il motivo della satira su Maometto,
sulla preghiera del musulmano, sul velo islamico e su Allah, che è poi lo stesso Dio
dei cristiani, degli ebrei e di tutte le altre creature da Lui create.
Quindi basta con la satira sui simboli religiosi, basta ridicolizzare e offendere.
Vorrei vedere con reagirebbero quelle persone che fanno satira se qualcuno prende in
giro la loro madre, un familiare, qualcuno al quale tengono molto. Ci rimarrebbero
male, sicuramente. Bisogna capire meglio la mentalità delle persone.
Sono a favore della satira, ma su altre cose, è giusto scherzare e sdrammatizzare certi
problemi della vita, ci vuole solo più attenzione su quello che si dice, più sensibilità e
scegliere gli argomenti giusti.
Quindi a favore della satira ma non sulle religioni.
Mamdouh
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Estasia
“Stasi”
Loudness
“Thunder in the east”
Toby love
“Toby love”
Rihanna
“Music of the sun”
Yusuf
“An other cup”
Yusuf Islam
“Footsteps in the Light”
Zain Bhikha
“Allah Knows”
Raihan
“Tawakkal”
Arash
“Arash”
Bon Bon Blaco
“Yura Yura Yureru”
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ESTASIA - “Stasi” (Polydor) Occupiamoci di questo interessante gruppo indipendente veneto, anche se
sono passati circa 10 anni dall’uscita di questo disco. Particolare e insolita la proposta degli EstAsia, che ci
fa venire in mente come unico paragone i Dead Can Dance e qualcosa di Antonella Ruggiero. Brani ricchi di
suggestioni, di contaminazioni, di rimandi al passato, riletti con strumenti antichi e moderni, suoni speziati,
etnici, un miscuglio di arabeschi orientali (India, Islam, Cina) e una voce dolcissima in italiano (Romina
Salvadori). Un nostro conoscente li ha visti dal vivo all’epoca, è rimasto letteralmente ipnotizzato e ha
pensato che lei fosse pazza, un “insetto urlante”, veramente coinvolgenti in concerto. Il loro suono etereo
manda veramente in estasi. Tra i brani: “Solidea”, “Il Gange” e “Le iene”.
LOUDNESS – “Thunder in the east” (Flying Records). Ancora dal passato, i Loudness, il “più grande
gruppo metal giapponese” qui al suo top, era il 1985 e il disco, leggendario, un energico power-heavy metal
con alcune composizioni più melodiche, cantato in inglese, ebbe un enorme successo anche in Occidente,
cosa atipica per un gruppo del Sol Levante. Guidati dal virtuoso chitarrista Akira Takasaki, tra alti e bassi e
cambi di formazione, hanno pubblicato parecchi dischi, alcuni anche in doppia versione inglese o giapponese
e hanno appena pubblicato un nuovo cd. Mitico il singolo “Crazy nights”.
TOBY LOVE – “Toby Love” (Sony BMG Latin) E’ il primo disco solista dell’ex membro degli strafamosi
Aventura, americani d’origine dominicana. Ritmi molto ballabili e un nuovo genere da lui stesso ribattezzato
crunkchata, cioè rhythm and blues in chiave bachata. La sua idea sta avendo molto successo, specialmente
col singolo “Tengo un amor”.
RIHANNA – “MUSIC OF THE SUN” (Def Jam) Rihanna è il nome d'arte di Robyn Rihanna Fenty,
giovanissima artista pop col viso di bambola, nata nel 1988, che sta avendo un enorme successo negli ultimi
mesi. Proviene dai Caraibi, Isola di Barbados. "Pon De Replay" è il primo singolo, che, nello slang delle
Barbados vuol dire "suonala di nuovo". L’album è un insieme di ritmi caraibici, di dance e di R'n'B.
YUSUF– “AN OTHER CUP” (Ya Records/Polydor) Ritorna l’ex Cat Stevens dopo ben 28 anni di silenzio
- progetti religiosi a parte - lasciando però lo “scomodo cognome” Islam. Collabora anche Youssou N’Dour
in questo disco di ritorno al pop in cui non mancano passione e talento, rimasti immutati, ma forse manca un
po’ di fantasia. Da ascoltare comunque con attenzione senza fare troppi paragoni col passato.
YUSUF ISLAM- “FOOTSTEPS IN THE LIGHT” (Jamal Records) Esce contemporaneamente ad “An
other cup” questa raccolta come Yusuf Islam di 14 Nashìd (canti islamici): “I look I see”, “Seal of the
Prophets”, “Angel of war”, “Peace of train”, “A is for Allah” e molti altri. Giusto per ricordare il Yusuf più
religioso e meno quello recente in stile Cat Stevens. Tutti Nashìd dal 1981 al 2006. “A is for Allah” è stata
scritta nel 1981 da Yusuf per la figlia Hasanah, le più recenti sono “Angel of war” e “Wild world”.
ZAIN BHIKHA “ALLAH KNOWS” (Jamal Records) Questo CD è stato realizzato per i giovani ( e i
giovani di cuore). In questo album ritroverete artisti come Dawud Wharnsby Ali, Abdul Malik Ahmad e
Rashid Bhikha (figlio di Zain –vedi articolo “Artisti di Nashìd” in questo numero-). Debuttano in questo
album Naadira Alli e il giovane Muhammad Bhikha (un altro della famiglia Bhikha). 10 nashìd per aiutare i
giovani che affrontano i primi misteri della vita e cambiamenti sociali. La versione CD include 19 tracce di
solo percussioni e voce: “Allah Knows”, “Flowers are red”, “Can’t U see”, “A child’s prayer” fra i brani.
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RAIHAN “TAWAKKAL” (Raihan Records) Quasi a sorpresa i Raihan pubblicano questo nuovo album
prodotto da Farihin Abul Fattah e Abu Bakr. Tra i nashìd: “Tawakkal” e Doa Makan”. Sulla splendida
copertina c’è scritto il nome “Raihan” in arabo.
ARASH “ARASH” (Warner) Il suo nome deriva da un eroe mitologico persiano. Arash Labaf è
iraniano di Teheran ma vive in Svezia. E’ un cantante, ballerino, produttore e showman. Questo è il suo
primo album, con i singoli Boro Boro (Go Away) e Temptation ha spopolato anche in Europa con suoni
dance/hip hop orientaleggianti.
BON BON BLANCO – “YURA YURA YURERU” (Bouncy Records) Il Giappone ci sorprende ancora:
tra una miriade di gruppi “gothic pop” che tanto vanno di moda, troviamo anche questo quintetto di
ragazzine giapponesi dal look etnico, che basano la loro musica sulle percussioni e su strumenti piuttosto
atipici per il pop (marimba, bonghi, congas, ecc). Formatesi nel 2002, dopo 4 album e un periodo di calo,
sono ritornate recentemente con un’immagine un po’ più sexy e con questo singolo trascinante, come sempre
in giapponese.
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Artisti di Nashìd
I Nashìd, come saprete sono i canti religiosi islamici, che letteralmente significa
“Poema”, ma useremo “Canti” per rendere più facile la comprensione del termine da
parte del lettore. Gli Artisti di Nashìd sono tanti, alcuni li avete trovati sulla pagine di
questo giornale nei numeri precedenti, come: Sami Yusuf, Yusuf Islam, Zain Bhikha,
i Raihan, i Aa-shiq al Rasul, i Native Deen e Mesut Kurtis.
I Nashìd sono cantati in lingua araba, inglese, malese, indiana ed anche in italiano,
come il nostro Mamdouh.
Sono spesso canti tradizionali, accompagnati da alcune percussioni, come il Doff,
oppure eseguite acapella (solo voci) o con altri strumenti musicali come il liuto, il
piffero, la chitarra, le tastiere.
Altri artisti per noi nuovi sono: Adem Ramadani, Ahmad Abd-Raffur, Iman, Inteam,
Khaleel Muhammad, Qatrunada, 786, Shaam e Rashìd Bhikha, figlio di Zain Bhikha.
Alcuni di questi artisti fanno anche hip-hop e non sono solo cantanti, anche gruppi.
Chi sono gli Aa’shiq-al-Rasul? Il nome significa “Coloro che amano il Profeta” e si
sono formati nell’estate 1998. I componenti sono Amran Ellahi, Sheraz Yaqub,
Kamran Ellahi e Tahir Khan di Birmingham, Inghilterra. Cantano in arabo, urdu e
inglese. Il loro primo album si intitola “Blessed Mustafa” del 1998, l’album ha
ricevuto elogi dalla critica e consensi dal pubblico, seguono “Divine Lights” del
1999, “The Chosen One” del 2001 e “Lord of the world” del 2003. Ogni album
contiene anche alcune cover. Si sono esibiti con successo di fronte ad un pubblico
vasto, non solo di musulmani. Indimenticabile la loro partecipazione con Yusuf Islam
per due album con la presenza dei Raihan, Sabri brothers Qawwal, Arshad Mehmood,
Khaleel Muhammad, Sami Yusuf, Mecca2Madina e Zain Bhikha.
17
Sotto gli Aa’shiq-al-Rasul e Yusuf Islam
Rashìd Bhikha ha 13 anni ed è il figlio di Zain Bhikha, che ha debuttato nell’album
del padre “Our world” del 2002, da allora non si è più fermato. Ha cantato con Yusuf
Islam nell’album “I look I see”, aveva solo 10 anni. Ha inciso una canzone dal titolo
“Can’t U See”. Il suo primo album si intitola “Allah knows” dove ha partecipato il
padre, Abdul Malik Ahmad dei Native Deen e Dawud Warnsby Ali. Non c’è solo la
musica per lui, anche lo studio e la passione per il football.
Vi consigliamo di visitare questo sito con tutti gli artisti:
http://www.thenasheedshop.com/artists/rashid-bhikha.php
Sotto Rashìd Bhikha
18
Sotto gli Iman, gli Inteam e gli Shaam
I Qatrunada,Ahmad Abd-Raffur e i Seve8Six (786)
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ANIME GIAPPNESI
CAPITAN HARLOCK
“L’universo è la mia casa…la voce sommersa di questo mare infinito mi invoca, e mi invita a
vivere senza catene… la mia bandiera è un simbolo di libertà”.
Questo è il motto di Capitan Harlock (Uchu Kaizoku). Chi non si ricorda di lui? Ha accompagnato
l’infanzia di molti 30 e 40enni di oggi. Personaggio misterioso, avvolto nel suo mantello che quasi
nasconde il suo volto, incorniciato da lunghi capelli che gli coprono l’occhio destro, coperto da una
benda che nasconde una lunghissima e profonda cicatrice. È il pirata dello spazio ed è stato creato
da Leiji Matsumoto (vero nome Akira Matsumoto, nato nel 1938), che lo fa comparire su quasi tutti
i fumetti della sua produzione, compreso “Galaxy Express 999”. Harlock non ha un passato, ma più
passati, poiché la storia del Manga, dell’Anime e del Movie sono differenti. La prima serie
televisiva di 42 episodi, realizzata nel 1978 e trasmessa in Italia nel 1979 (o 1978) dalla RAI, è
abbastanza simile al Manga (1977), il Movie e la seconda serie invece, sono un capitolo a parte.
Trama:
Anno 2977 (o 2976), la terra è governata da un unico governo centrale giapponese, la natura sta
morendo, la terra è costretta ad importare il cibo da altri pianeti, gli uomini perdono i valori più
importanti e vengono serviti da macchine, insomma, apatia, un vero disastro. Harlock combatte
tutto questo, dopo l’incontro con Tochiro –conosciuto un giorno in un saloon, mentre un gruppo di
persone giocava a poker e lo prendeva in giro, Harlock lo difese- , l’amico sta costruendo
un’astronave speciale, l’Alkadia.
Tochiro è il suo migliore amico e spiega perché ha scelto quel nome per l’astronave:
"Gli antenati di Harlock erano cavalieri erranti, vissuti in una favolosa terra tutta foreste e laghi
chiamata 'Alkadia'. Quando gli esseri umani cominciarono a volare, superando in quest'arte persino
gli uccelli, quei cavalieri erranti percorsero gli spazi a bordo di un astronave che battezzarono
'Alkadia, nostra giovinezza'. Ooyama, in omaggio al suo migliore amico Harlock, battezzò la sua
nave 'Alkadia'.".
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Alkadia significa in italiano “Arcadia”, cioè “terra di poeti, filosofi, artisti…terra di uomini liberi”.
L’Alkadia viaggerà nello spazio e combatterà i nemici che si apprestano ad attaccare la terra, fra
questi le manzoniane- popolo di esseri vegetali, comandato dalla Regina Raflesia dell’onnipotente
Manzone-. Nella serie Tv Harlock avrà degli incontri ravvicinati con le manzoniane e si occuperà
della piccola Mayu “la bimba con l’ocarina” rimasta orfana. Il primo avversario sarà il Ministro
Kirita del governo terrestre. Mayu è nata dall’amore tra Tochiro –che perderà la vita- ed Esmeralda
–non si saprà mai se sia realmente morta-. Tochiro ed Esmeralda – o Emeraldas- si conobbero
proprio lo stesso giorno nel saloon con Harlock. Tochiro raccomandò prima di morire:
"Esmeralda! Harlock! Addio! Voi pensate che io stia morendo, ma non preoccupatevi, io sto solo
partendo per un viaggio verso un mondo differente dal vostro. Esmeralda, porta Mayu sulla Terra,
sulla nostra grande valle verde...".
La salma di Tochiro viene lanciata nello spazio. Esmeralda scrive una lettera ad Harlock: "Addio
amici miei. Non voglio abbandonare Tochiro, gli sarò sempre vicino. Harlock, ti prego di prenderti
cura di Mayu. Se è possibile, portala su quella che Tochiro chiamava 'la grande valle verde', la
Terra. Perché cresca fra quella natura che amava tanto. Lo seguirò sempre.". Esmeralda seguì la
capsula di Tochiro, nello spazio. Harlock rispettò il volere di Tochiro ed Esmeralda.
La serie in Italia è stata censurata per riadattarla per un pubblico di bambini, in realtà –come per la
maggior parte di Anime giapponesi- Capitan Harlock era destinato ad un pubblico più maturo.
Altri personaggi della serie:
-Dayu (Tadashi Daiba o Daiwa), è uno dei compagni di Harlock e pilota dello Space Wolf.
-Yuki Key è la bionda assistente di Harlock alla guida dell’Arcadia ed è innamorata di lui
segretamente.
-Yattaran è lo strano e spassoso timoniere di bordo, cicciotto e basso di statura.
-Meeme (Met) sicuramente aliena, dai capelli lunghi e blu, pallida in viso, parla nonostante non
avesse la bocca, vede pur essendo priva di pupille - simile un po’ nell’aspetto alle manzoniane,
completamente verdi-. È stata salvata da Harlock, unica sopravvissuta di un pianeta distrutto (vedi
lungometraggio “L’Arcadia della mia giovinezza”). Umanizza la figura di Harlock, che intrattiene
con conversazioni che fanno riflettere
Altre serie:
Arcadia della mia giovinezza
Rotta infinita SSX
Anello dei nibelunghi
Cosmo Warrior zero
Sotto “Galaxy Express 999”: un treno spaziale, un ragazzo e un sogno: la vita eterna.
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Palestina/ Israele: La Terra Santa contesa
Come avevamo promesso nel numero scorso vi racconteremo la storia della Palestina. Non è
un’impresa facile, a dire il vero, cercheremo di raccontarvela in modo obbiettivo.
Stiamo parlando della Terra Santa, la terra degli ulivi, che custodisce segreti, tradizioni, grandi
storie di personaggi che hanno segnato la storia nel mondo. Questo è un paese spirituale, dove
convivono non in modo pacifico purtroppo, le tre grandi religioni monoteiste: ebraismo,
cristianesimo e islamismo.
In Palestina è nato Gesù, è avvenuto il viaggio Miracoloso di Muhammad (Maometto) e sarà il
luogo del Giorno del Giudizio.
I libri di storia non sono molto d’aiuto per poter descrivere questo paese, poiché ognuno racconta la
sua versione, quale è allora la vera storia della Palestina?
Potrebbe essere questa.
Nel periodo del Paleolitico medio, fu l’uomo di Neanderthal ad insediare la Palestina, sede delle più
antiche civiltà agricole e urbane (Neolitico 8000- 6000 a.C.). L’arrivo dei popoli semiti cominciò
nel 3000 a.C. I Semiti non sono solo gli ebrei, anche gli arabi, questo particolare molti non lo sanno
o fingono di ignorarlo.
Gli ebrei sovrappostisi ai Cananei, arrivarono alla metà del secondo millennio a.C.
Gli ebrei considerano Israele la loro patria da secoli, per loro è la Terra Promessa, la Terra Santa e
loro il popolo eletto da Dio, i figli d’Israele.
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Anche per i palestinesi la Palestina è la Terra Santa, ma considerano anche Israele la loro Palestina.
Per loro gli ebrei non sono il popolo eletto, poiché tutta l’umanità è importante d’avanti a Dio,
nessuno è superiore ad un altro. Questo è il pensiero dei palestinesi cristiani e musulmani.
In questo paese è nato l’ebraismo e il cristianesimo e contiene luoghi importantissimi per le tre
religioni: il Muro Occidentale del pianto per gli ebrei, il Santo Sepolcro e la Basilica della Natività
per i cristiani, la moschea Al Aqsa (foto sotto al titolo) per i musulmani.
L’Impero Romano cacciò gli ebrei dalla loro patria e da Gerusalemme, loro capitale.
Sotto il Muro del pianto e la Basilica della Natività
I palestinesi oggi sono oltre cinque milioni. La Palestina è una distesa grande quanto la Sardegna,
tra il Giordano, il golfo di Aqaba e il Mediterraneo. I palestinesi sono discendenti degli Amriti,
Cananei, Aramiti ed Arabi e vivevano già in questo paese da molti secoli prima che gli ebrei
provenienti da est occupassero il centro ed il nord (1500 a.C.).
La Palestina è la terra dei Profeti.
Isacco costruì una casa di adorazione per Allah in Shàm è “Bàytu l-Màqdis”, la moschea al-Aqsa,
come suo padre Abramo e suo fratello Ismaele avevano costruito una casa per Allah alla Mecca.
Giacobbe lo soprannominarono “Israìl”, Servo di Dio. Nel sonno gli apparve una scala che univa la
terra al cielo, sulla quale gli angeli salivano e scendevano e una voce celeste che gli ordinò di
elevare un edificio, la Casa Santa. Giacobbe ebbe 12 figli, due dalla schiava Balha e due da Zilfah e
da questi discesero le 12 tribù.
Il compito di Mosè era di liberare assieme al fratello Aronne i figli d’Israele dalla miseria e
dall’oppressione e di predicare la vera religione al Faraone.
Gesù figlio di Maria nacque e visse in Palestina. Alcune fonti dicono che fosse israeliano, altre
palestinese. Ebreo o non ebreo è sempre stato un grande Profeta, amato particolarmente dai cristiani
e musulmani. Per i primi è morto in croce per salvare l’umanità, figlio di Dio e Dio fatto uomo, per
i secondi non è morto in croce e non è Dio, né figlio di Dio, ma un Profeta Messaggero di Dio. Dio
Rivelò a Gesù il Vangelo.
Muhammad (Maometto) fu condotto dall’Arcangelo Gabriele a Gerusalemme. Nel recinto
dell’Aqsa pregò Allah con Abramo, Mosè e Gesù e tutti gli altri profeti e poi ascese fino al
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“Sidràtu-l-muntahà” (Il loto del limite) che si trova alla destra del trono di Allah. Muhammad ebbe
un colloquio con l’Altissimo.
“Quando il Loto fu ricoperto completamente da ciò che lo ricopre, l’occhio non vacillò, né si sviò.
In verità egli (Muhammad) osservò, di tutti i segni del suo Signore, il più grande”. (Corano LIII, v.
16/18)
I musulmani arrivarono nel 634.
Il Califfo Abd Al-Malik ordinò di costruire a Gerusalemme una nuova moschea a fianco della
moschea “Al Aqsa” ovvero “la più lontana”, dal nome “moschea di Omar”, così è chiamata oggi. Si
dice che al suo posto si trovava la moschea costruita in legno edificata da Omar, demolita da Abd
Al- Malik.
Saladino (Salah al dìn) nato nel 1138 e morto nel 1193, liberò il 2 ottobre 1187, la Palestina dai
crociati, che occuparono Gerusalemme da Goffredo Di Buglione. Nel 1099 si concluse la prima
crociata. Saladino aveva persino ordinato, dopo la liberazione dalla Palestina, di non fare del male
ai cristiani e di proteggere le chiese: “I cristiani così sapranno e ricorderanno la nostra gentilezza
con loro”. Purtroppo viene spesso descritto dai libri di storia come “Saladino il terribile e
sanguinario”, non fu così. Non mangiava i bambini e non distruggeva le chiese.
In seguito la Gran Bretagna controllò soprattutto il canale di Suez, ed usò –preoccupata per la
penetrazione francese nel Medio Oriente- il colonialismo ebraico negli anni del Sionismo. Il
ministro degli esteri Balfour appoggiò pienamente il progetto sionista nel 1917 per la creazione
dello Stato ebraico. I paesi arabi reagirono. Il 29 novembre 1947 nacque lo Stato d’Israele, senza il
libero consenso dei palestinesi e di alcune nazioni lì vicino.
L’Onu aveva previsto di dividere la Palestina in due stati: lo Stato ebraico e lo Stato arabo, proposta
rifiutata dal mondo arabo. Il 9 aprile 1948 gli israeliani comandati da Begin, sterminarono a Der
Yassin –villaggio di 300 abitanti-, presso le alture ad Ovest di Gerusalemme 250 palestinesi, fra
questi donne e bambini. Questo per convincere i palestinesi ad abbandonare la zona. Da allora
iniziò l’esodo di massa dei palestinesi.
Il 14 maggio 1948 Ben Gurion proclamò la nascita dello Stato d’Israele, riconosciuto
immediatamente dagli Usa, Urss e dalle altre nazioni.
Subito dopo la decisione di riconoscere lo Stato d’Israele, gli eserciti della Lega araba (Egitto, Iraq,
Libano, Siria, Transgiordania e Arabia Saudita) accerchiarono il territorio israeliano e lo invasero.
Iniziò così il conflitto ebrei contro arabi che dura ancora oggi . Nel Luglio 1949 Israele conquistò
anche i territori che l’Onu aveva assegnato ai palestinesi.
Dopo 30 anni di dominazione inglese in Palestina, la comunità ebraica diventò 12 volte più grande
che nel 1917 e rappresentava quasi un terzo della popolazione. Occuparono anche una parte della
Cisgiordania, assegnata ai palestinesi nel 1967 dall’ONU. Tra il 1924 ed il 1932 arrivarono ebrei
dalla Polonia ad aggiungersi agli altri.
Le fonti ebraiche invece raccontano che nel 1968 gli ebrei (20 mila) abbandonarono costretti la
Polonia, circa un quarto emigrò in Israele, il resto se ne andarono in Svezia, Danimarca e in Usa. È
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dalle ceneri della Shoa che Israele è nato, per dare agli ebrei di tutto il mondo una patria e per
garantire la fine definitiva della Shoa.
Le fonti arabe invece dicono tutt’altro. Per questo ritenuti anti-israeliani, che negano la Shoa e
l’esistenza dello Stato d’Israele.
Il 5 giugno 1967 scoppiò la guerra dei sei giorni. Le forze israeliane attaccarono sotto la guida di
Dayan e Rabin simultaneamente le forze egiziane, giordane e siriane che persero. Gli israeliane
occuparono Sinai, Golan, Cisgiordania e Gaza. 180 mila sono ormai gli ebrei a Gerusalemme su
250 mila abitanti. La guerra dei sei giorni attirò l’attenzione degli USA, che aiutò Israele, loro
fedele alleato. L’Egitto così si ritirò.
Il 6 ottobre 1973 l’Egitto e la Siria ripresero ad attaccare Israele, con l’aiuto dei sauditi, iracheni,
kuweitiani, libici, marocchini, algerini e giordani. Questo attacco colse di sorpresa Israele che stava
festeggiando la cerimonia più sacra del calendario ebraico, lo Yom Kipper, nonostante questo
costrinsero Egitto e alleati a ritirarsi.
La prima Intifada dei palestinesi contro Israele iniziò nel 1988, la seconda nel 2000. Palestinesi ed
israeliani in eterno conflitto fra loro.
Il leader politico palestinese Yasser Arafàt in realtà era di origine egiziana, nato al Cairo – o a
Gerusalemme?- il 4 o 24 agosto 1929 e morto in Francia l’11 novembre 2004. Salì alla guida
dell’OLP nel 1969 diventando capo di Al Fath.
Lo Sheikh Ahmed Yassin nacque nel 1937 ed è stato assassinato da Israele il 22 marzo 2004. E’
stato uno dei fondatori e capo spirituale di Hamàs, non sempre era in totale accordo con Arafàt.
Continua ancora oggi la lotta disperata dei palestinesi contro l’esercito israeliano, e purtroppo anche
gli attacchi suicidi. A quando la Pace? Salàm, Shalòm = Pace.
Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo
Nei numeri precedenti: Tunisia (n. 13) Siria (n. 14) Egitto (n. 15) Iraq (n. 16) Turchia (n. 17)
Marocco (n. 18) Yemen (n. 18). Nei prossimi numeri: Afghanistan, Libano, Giordania, Algeria,
Libia, Arabia Saudita, Iran, Pakistan, Bangladesh, Senegal, Somalia.
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“Pecore nere” di autori vari, Laterza, pagg.148, € 9,50 . Le pecore nere del titolo sono i quattro
autori di questo libro di 8 racconti, la prima generazione di figli di immigrati, nata o cresciuta in
Italia: un’identità divisa e molte culture.
“In una lontana città” di Jiro Taniguchi, Rizzoli, pagg. 406, € 17,90. Un viaggio nel tempo e nel
passato che concede al protagonista un'impossibile seconda occasione, non solo per ripercorrere un
tratto della sua vita, ma anche per tracciarne un bilancio. Questo libro a fumetti è uscito
originariamente in due volumi, ripubblicati ora in uno unico.
“L’etica del bushido – Introduzione alla tradizione guerriera giapponese” di Mario Polia,
Cerchio, pagg. 146, € 15. Il mondo spirituale del bushido, la via del guerriero nelle sue relazioni col
buddhismo zen e con le grandi tradizioni guerriere dell’antico oriente.
“Mosé a Timbuctù” di Eric Salerno, Manifestolibri, pagg. 158, € 15. L’incontro casuale tra un
migrante africano e un viaggiatore europeo raccontato dai due protagonisti, un viaggio nel cuore del
Sahara, un intreccio di storie,identità e culture.
“La danza immobile” di Manuel Scorza, Universale Economica Feltrinelli, pagg. 200, € 7. Scorza
è uno dei maggiori poeti e scrittori peruviani e uno degli scrittori latinoamericani più letti in tutto il
mondo, autore del “ciclo andino”; è scomparso nel 1993 in un incidente aereo, dopo questo suo
ultimo libro, che vede il differente punto di vista di un guerrigliero e un ex guerrigliero.
“Gesù” di Yoshikazu Yasuhiko, Yamato, 3 volumi a fumetti a colori, pagg.144 ed € 15 ciascuno.
Yamato Edizioni presenta un nuovo volume per la collana “Grandi personaggi storici a fumetti”.
L’autore, tra i massimi maestri del fumetto giapponese, dopo Alessandro Magno interpreta la
passione di Cristo, basando la sua ricostruzione principalmente sul Vangelo di Marco, il primo dei
vangeli in senso cronologico, e su quello di Giovanni, importante fonte dal punto di vista storico.
“Sono come il fiume che scorre – Pensieri e riflessioni 1998-2005” di Paulo Coelho, Bompiani,
pagg.235, € 16. Una raccolta di racconti autobiografici e sulle convinzioni dell’autore di Rio De
Janeiro riguardo al destino del mondo, preceduti da un'introduzione in cui Coelho racconta come è
diventato scrittore. Dello stesso autore ed edizioni parliamo anche de “L’alchimista” che tanto
successo ha avuto (e ha ancora): storia dell’ iniziazione di un giovane pastorello andaluso, che
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intraprende un viaggio avventuroso, insieme reale e simbolico, Santiago incontrerà il vecchio
Alchimista e grazie a lui, a salire tutti i gradini della scala della sapienza nel processo di conoscenza
di sé e del mondo. Pagg.198, € 16.
“Pelé. Io, l'unico re” di Pelé, Mondadori, pagg. 328, € 17. L’autobiografia del grande campione
con le sue imprese epiche sul rettangolo di gioco. Il calcio nella sua forma piu' nobile, esemplare,
perfetta.
L’ETNICO IN TV E IN DVD
 TV Consigliamo di tenere d’occhio i tanti programmi etnici sulle reti via satellite (per chi se
le puo’ permettere) o sul digitale terrestre, eccone alcuni: Bazar su Discovery Travel &
Living: un programma che porta in giro per i mercatini del mondo; Asia – Le meraviglie
create dall’uomo su Discovery Channel o Inside – La città proibita e Arti Marziali su
National Geographic Channel. Il canale A1 e soprattutto il canale National Geographic sono
strapieni di programmi etnici.
 DVD Nanuk l’eschimese Ancora importante questo dvd della Ermitage Cinema girato
addirittura nel 1922, a meta' tra il film antropologico e il documentario didattico. Gli
eschimesi, una societa' alternativa alla nostra, tanto affascinante e complessa da non doversi
piegare di fronte a nessuno, una civilta' con tecniche proprie, come la costruzione di un
igloo, oppure il loro modo per ripararsi dalla tempesta.
Cambiando invece genere, se siete principianti e volete imparare a ballare la salsa, ecco Cuban
Salsa Vol.1 della Danza Y Movimento, girato a Cuba da un team del posto.
Buffalo Spirit Native Dance Theatre - Stories of the great Plains è un curioso dvd della
Pipestem di un suggestivo e coinvolgente spettacolo di danza e canti risalenti alle antiche tradizioni
degli Indiani delle pianure canadesi. Sempre sui pellerossa, Guerrieri Comanche della Medusa,
racconta come l'uomo bianco, in 50 anni di lotte, riusci' a fatica a sottomettere questo popolo
fiero.... La Medusa pubblica anche i documentari: Sud Africa, Messico, Cuba, India, Extreme
Hawaii. Quest’ultimo, in particolare, ci fa vedere un’immagine tutt’altro paradisiaca delle Hawaii:
dimora di correnti minacciose, onde travolgenti, frutti velenosi, temperature freddissime, uragani,
pericolosissimi squali e di terribili vulcani in costante attività. Il fascino estremo di un paradiso
lontano.
La Eagle Pictures è molto attiva in campo documentari e ci propone due serie interessanti che
consigliamo: World Heritage – Meraviglie del mondo (Eternal India, Pellegrinaggi in luoghi
sacri e Palazzi e città dell’antica Cina i tre titoli pubblicati) e Pilot Travel (Argentina, Brasile,
Messico-El Ocote,Patagonia, le grotte glaciali della Patagonia, Indonesia 1, Maldive & Sri
Lanka, Nord Tailandia & Laos, i titoli).
 GIOCHI Segnaliamo infine il videogioco Egypt III – Il destino di Ramses in dvd,
compatibile con qualsiasi lettore dvd e console, semplice e in italiano. Eccezionali effetti
grafici per un’avventura nei misteri dell’antico Egitto. Dalla Blue Label Entertainment.
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Da questo numero parleremo delle arterie della vita, cioè i grandi fiumi della Terra. Iniziamo il
nostro viaggio dal Rio Delle Amazzoni, che scorre per oltre 6000 Km nell’America Meridionale tra
Bolivia, Brasile, Perù, Colombia ed Ecuador. E' ancora in corso un dibattito sulla lunghezza totale
di questo fiume, che, forse, raggiungerebbe i 7000 Km. E’, per lunghezza, il secondo fiume del
mondo dopo il Nilo, ma è il primo per vastità del bacino idrografico, per volume di acqua
complessivo e per numero di affluenti; vi sfociano ben 10.000 altri fiumi. La sua portata, secondo le
stime, va da 34.000 a 121.000 m³ d'acqua al secondo.
La maggior parte di questo immenso spazio è ricoperta da una fitta foresta pluviale, particolarmente
ricca di specie vegetali ed animali. La rete navigabile offerta dal Rio delle Amazzoni e dai suoi
affluenti è di 50.000 km circa. Si hanno notizie che Pinzon raggiunse la foce del fiume nel 1500, ma
non è chiaro se abbia riconosciuto il fiume, in quanto parlò di costa, chiamandolo Mar de la Plata, e
non di riva di un fiume. Fondamentale la spedizione del “conquistador” Francisco de Orellana
(1540-1541) che gli diede questo nome a causa delle leggendarie donne guerriere indigene che disse
di aver incontrato. Le sorgenti del fiume vennero esplorate solo nel 1941 da Bertrand Flornoy.
Una curiosa particolarità che gli indigeni chiamano “pororoca”: si forma un'enorme onda, un
enorme cavallone risalente l'estuario grazie alla straordinaria lentezza della corrente, dovuta alla
scarsa pendenza del bacino, solo
ottantadue metri dall'ingresso in
Brasile (dopo aver bagnato la
peruviana Iquitos) giù, sino al
livello del mare.
Le isole flottanti sono un’altra
caratteristica del fiume, sono cioè
isole lunghe anche centinaia di
metri sviluppate da alberi che si
sono uniti l'uno all'altro o per
l'unione di piante acquatiche
staccatesi per le inondazioni e
unitesi per le radici ad isole erbose
Il fiume è spesso solcato – nelle zone più sicure -da barche per il trasporto delle merci e da battelli
carichi di turisti, persino da navi da crociera, e lo spettacolo assolutamente più impressionante e
indimenticabile si vive alla confluenza delle chiare acque del Rio delle Amazzoni con quelle del
Rio Negro. Per alcuni chilometri - sotto lo sguardo curioso ed estasiato del viaggiatore, due colori
avanzano per conto loro, divisi, e, misteriosamente, non si confondono.
Il bacino dell’Amazzonia, dove scorre il fiume, è uno dei pochi polmoni verdi rimasti sulla Terra.
Oggi il Rio Delle Amazzoni è minacciato soprattutto dal riscaldamento climatico che ha causato
siccità e dall’ inquinamento del mercurio utilizzato dai cercatori d’oro.
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Nel numero scorso abbiamo privilegiato il cinema cinese, questa volta le uscite più
recenti, non disdegnando capolavori del passato. Vi segnaliamo il sito della
Differential Films: http://differentialfilms.com/index.html, una casa di produzione
indiana indipendente che vuole differenziare i suoi prodotti da quelli più
commerciali
di
Bollywood,
e
Bollywood
Actresses:
http://www.bollywoodactresses.in/ che è un altro sito indiano, pero’ più rivolto ai
film di Bollywood e soprattutto alle tante, splendide attrici, come Isha Koppikar.
Su Asia Express, Asian Feast e Hong Kong Express trovate invece le recensioni
dei film asiatici, i tre siti sono in italiano: www.asiaexpress.it , www.asianfeast.org e
www.hkx.it
LA LEGGENDA DELLA FORTEZZA DI SURAM (Ambavi Suramis Tsikhitsa) drammatico, U.R.S.S.,
1984, di Sergej Paradžanov (Սարգիս Հովսեպի Պարաջանյան in lingua armena) , durata: 93’. Con: Ignacio Toseli,
Mariana Anghileri, Óscar Núñez, Alicia Palmes. Distribuzione: International Film Exchange. Paradžanov è stato uno
dei più importanti registi cinematografici armeni. La sua opera, che affronta in chiave surrealista e visionaria le
tradizioni popolari delle regioni caucasiche, è stata soggetta a pesanti censure da parte delle autorità sovietiche. Il film,
di difficile reperibilità in Italia, è molto particolare, pieno di colori e simbolismi. Secondo una leggenda georgiana, la
fortezza di Suram crolla da sola ogni volta che viene eretta: solo murandone vivo un giovane all’interno, essa cesserà di
cadere. Costumi che ricordano l’oriente e l’India, ma anche l’Islam e il mondo arabo, una lingua tra il russo e il
giapponese (?!), il tutto in un medioevo feudale.
WATER (Water) drammatico, Canada/India, 2006, di Deepa Mehta, durata: 113’. Con: Lisa Ray, Seema Biswas,
Kulbhushan Kharbanda. Distribuzione: Videa. Ha avuto un inaspettato successo anche da noi questa triste vicenda di
sopravvivenza di una bambina finita tra le “senza casta”, le vedove hindi, ambientata nel 1938, quando Gandhi iniziava
la sua ascesa. Le canzoni sono di una nostra vecchia conoscenza, A.R. Rahman, e il film è stato girato nello Sri Lanka
per la difficoltà di girare in India. Molto belle le immagini.
APOCALYPTO (Apocalypto) avventura, U.S.A., 2006, di Mel Gibson, durata: 125’. Con: Dalia Hernandez, Mayra
Serbalo, Gerardo Taracena. Distribuzione: Eagle Pictures. Dopo il successo de “La passione di Cristo”, Gibson
ambienta questa nuova vicenda nel passato precolombiano della civiltà Maya di cui ripercorre l’estinzione. Girato in
Messico con attori locali appartenenti al mondo dei nativi americani e in dialetto yucateco, il film si è già attirato, come
il precedente, numerose critiche per l’eccessiva violenza.
LA STELLA CHE NON C’E’ (La stella che non c’è) drammatico, Ita/Svi/Fra, 2006, di Gianni Amelio, durata:
104’. Con: Sergio Castellitto, Wang Biao, Tai Ling, Hiu Sun Ha. Distribuzione: 01. Un film rigoroso e poetico che
consigliamo davvero per scoprire una profonda Cina, e, come dice la giovane protagonista all’italiano, straniero tra i
cinesi: “Che ne sai tu di Cina?” Un manutentore solitario ed ostinato si reca in Cina per trovare un guasto in un
impianto venduto ai cinesi, ma si troverà in una realtà straniante e lontana, aiutato solo da Liu Hua una giovane
interprete dapprima diffidente e imperscrutabile, in realtà con una grande forza d’animo.
GLI UOMINI CHE METTONO IL PIEDE SULLA CODA DELLA TIGRE
(Tora no o wo fumu otokotachi) drammatico, Giappone, 1945, di Akira Kurosawa, durata: 58’. Con:
Denjiro Okochi, Susumu Fujita, Kenichi Enomoto. Distribuzione: Toho. Noto anche con altri titoli
simili in italiano, è il terzo, breve, delizioso film in bianco e nero del maestro Kurosawa, che
abbiamo recuperato in dvd con molto piacere. 1185: il principe Yoshitsune con un gruppo di
samurai travestiti da monaci guerrieri cerca la fuga tra le montagne dopo essere stato tradito dal
fratello. Simpaticissimo il personaggio del portatore, una sorta di…Franco Franchi del Sol Levante, guardate il film e ci
darete ragione!
(ISHA KOPPIKAR FOTO A DESTRA)
LA GUERRA DEI FIORI ROSSI (Kan Shang Qu Hen Mei), commedia, Cina/Italia,2006, di Zhong Yuan,
durata: 92’. Con: Dong Bowen, Ning Yuanyuan, Chen Manyuan, Zhao Rui. Distribuzione: Istituto Luce.Protagonista
un bambino di 4 anni, un piccolo ribelle che deve adeguarsi alle regole e alle severe maestre del collegio. I piccoli fiori
rossi citati nel titolo sono dei fiori di carta velina che le maestre regalano ai bambini più giudiziosi dell'asilo. Un nuovo
film fresco e riuscito, realizzato in coproduzione con l’Italia.
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RISTORANTI ETNICI
 HAVANA CLUB Partiamo da Bergamo, più precisamente da Cavernago, con questo locale con serate
latinoamericane. La cucina propone piatti argentini e messicani da acquolina in bocca. Via Roma, 9.
www.havanaclub-cavernago.com
 SUSHITECA Aperto di recente (settembre), consigliato ristorante a gestione giapponese.Il menu
propone un'originale offerta degustazione comprendente 7 antipasti, un piatto di sushi e il dolce. Si
chiama omakase (letteralmente “ci penso io” o “decide lo chef”). Il sushi è fresco e la cucina curata. A
Milano in Via San Fermo Della Battaglia, 1 (zona Moscova).
 YOKOHAMA Altro nuovo giapponese e fusion nel centro di Milano, presso P.zza Diaz (Via
M.Gonzaga, 4). Interessante ambiente giovane ed economico con una sala “Tatami” per le feste.
Specialità Dragon Maki, Sashimi e tanti altri piatti. http://www.sushiyokohama.it/
 LA GRANDE MURAGLIA Con un nome così, non poteva che essere cinese questo curato ristorante
con tanto di salone con acquario. Si preparano anche piatti da asporto. Nel centro di Sanremo (IM), Via
Roma, 136.
 GIARDINO DI GIADA Siamo tornati di recente ad uno dei più noti ed apprezzati ristoranti di
Milano, sempre affollato. Si trova vicino al Duomo, in Via Palazzo Reale, 5. Non ci ha deluso,
dall’ultima volta sono passati alcuni anni, si è rinnovato e ora propone anche alcuni piatti giapponesi e ha
una postazione internet. Personale giovane che parla bene l’italiano e piatti
sempre
soddisfacenti.
www.giardinodigiada.it
 LUCKY SEVEN Già “pubblicizzato” nei nostri primi numeri, abbiamo scoperto che resiste ancora.
Cucina cingalese, si mangia tipo mensa in un grande salone, tutto a buffet a volontà a prezzo fisso
(economico) bevande escluse: ma occhio al piccante e alle indigestioni! Non c’è molta aria, il tutto è un
po’ caotico e alla buona ma si puo’ provare, oltretutto è noto perché il giorno del proprio compleanno
non si paga nulla! A Milano in Via Pasinetti, 8, zona Ripamonti/Ortles.
 MITSUBA THE FAMILY (Via Scoglio Di Quarto,3 Milano) piccolo ristorante giapponese sui
Navigli, molto adatto per un assaggio di un piatto unico o per un aperitivo.

AQUARIUS Ristorante-pizzeria gestito da egiziani che, come spesso accade, propongono un menù
economico a prezzo fisso a mezzogiorno, e preparano anche i loro piatti tipici come cous cous, falafel o
scisckebab, oltre a piatti di pesce fresco. A Milano in Via Arnaldo Da Brescia, 5, zona Monumentale.
http://www.milanomia.com/VIA/aDABRESCIA/AQUARIUS/AQUARIUS.htm
 BHANGRABAR Abbiamo preso da un loro volantino il simpatico cuoco dell’immagine all’inizio
dell’articolo. E’ un raffinato locale che propone anche serate multietniche e che presenta
“Bhangrapassion”, tutti i giorni dalle 18,30 alle 21,30, aperitivo con buffet indiano ed internazionale e dj
set. A Milano in Corso Sempione,1 zona Arco Della Pace. www.bhangrabarmilano.com.
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“Alllooksame?/Tutttuguale?” Bizzarro il titolo di questa mostra torinese con opere provenienti da
Cina, Corea e Giappone. Alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Via Modane,16) dal 23/11
all’11/2. Collettiva di 40 artisti asiatici contemporanei: installazioni, fotografie, opere pittoriche,
video, e sculture.
“Marlene & Adji the sisters” è una mostra con una serie di foto di Patrizia Guerresi Maimouna
dedicata alle due figlie e alla loro multiculturalità, visto che le due sorelle sono di due padri diversi,
anche come cultura e religione. Si è svolta alla Galleria Paola Colombari di Via Maroncelli, 1 dal
3/12/06 al 10/1/07.
“Threshold of hap” Seconda mostra personale dell’iraniano Farhad Moshiri presso Extraspazio
(Via San Francesco Di Sales,16/a, Roma) pittura astratta ispirata dal mondo…pasticcero. L’autore è
noto per le ironiche interpretazioni degli ibridi tra le forme della tradizione iraniana e quelle del
consumo e della cultura pop globalizzata diffusa nel suo paese. Dal 24/11 al 13/1.
“Eredità dalla Cambogia” Finiamo addirittura a Bonn, Germania, dove, al Kunst Und
Ausstellungshalle, Museumsmeile Bonn, troviamo in questo periodo una mostra con duecento opere
d’arte che raccontano la storia della Cambogia dal ‘ 600 d.C. ad oggi.
“Egittomania” a Napoli, Museo Archeologico Nazionale, fino al 27/2. Una mostra interessante con
vari reperti, che testimonia il legame tra la città partenopea, la Campania e l’Egitto a partire dal IX
sec. A.C.
METROPOLI MULTIETNICA
Molto consistente la nostra rubrica su questo numero, dedicata alla Milano multietnica: se cercate
accessori, decori d’interno e abbigliamento dal Giappone, ma anche da altri paesi asiatici, ecco il
negozio che fa per voi, Suri Mono (www.surimono.it, vedi anche Etnomondi N.5) a Milano in C.so
Monforte 20/25 e a Bologna in Strada Maggiore 23. Sempre per gli appassionati di arredamento
giapponese e futon, ecco Urushi con punti vendita a Bologna, Roma e Milano. Per il significato di
questo nome vi rimandiamo a News from… www.urushistyle.com. Da Kayu (Via Lomazzo, 28)
trovate abbigliamento, accessori moda e per la casa in raffinato stile etnico. Di Vittorio Nove (Via
Di Vittorio, 9, Peschiera Borromeo –MI-) importa e vende etnico: oggettistica e complementi
d’arredo da India, Indocina, Indonesia e altri paesi lontani. Ha
aperto a Milano La Casa Del Habano, il più grande spaccio di
sigari cubani d’Europa, conservati in un ambiente ideale. Il locale si
trova in Via Anfossi 28 ed è anche una tabaccheria e ristorante
tipico.
Ci hanno parlato di un Bazar etnico in Via Abruzzesi, qualcuno ne
sa di più? Tallulah Studio si trova in Via Merlo, 1, è un misto tra
un bazar etnico, una galleria d'arte e uno showroom di design.
Niumba (Via Vespucci, 5) vende arredi e oggetti provenienti dall'Indonesia.
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Il Venezuela è una repubblica federale presidenziale dell’America meridionale con capitale
Caracas. Fu scoperto da Colombo nel 1498 e divenne colonia spagnola. Poi la scoperta del petrolio
aprì la via alla modernizzazione, dopo anni di dipendenza dalla Spagna, che terminò nel 1811 e
successivamente al raggiungimento dell’ autonomia degli Stati Uniti di Colombia (Venezuela e
Nuova Granata). Questa nazione divenne successivamente celebre per i regimi dittatoriali che si
susseguirono negli anni, per la crisi economica e per la corruzione. La lingua ufficiale è lo
spagnolo e la religione principale è la cattolica.
Il Venezuela è oggi diviso in 23 stati, più il Distretto della capitale (Distrito Capital) e le 11
dipendenze
federali
(Dependencias
Federales)
costituite
da
un'insieme di isole ed
isolotti al largo della costa caraibica
venezuelana, per lo più
disabitati. Le isole raggruppate nelle dipendenze
sono 72.
Il petrolio è la risorsa
principale, molto importanti anche le industrie e
l’agricoltura.
Curiosità:
il
nome
Venezuela deriverebbe dal fatto che, quando i
primi
esploratori
arrivarono nel Venezuela, videro delle case
galleggianti su palafitte, questo ricordò loro la citta di Venezia, perciò battezzarono la nazione come
“Piccola Venezia”! Il Venezuela possiede una geografia molto variata. Spiagge, pianure, montagne.
Il clima è molto diverso da un luogo all'altro. Si puó dire che ce n’è per tutti i gusti. Anche per la
cucina è così, con piatti di carne, o a base di pane e di formaggio, e la capacha, una sorta di
omelette. Il “pabéllon” (padiglione) è considerato il piatto nazionale, carne sminuzzata e condita,
servita con fagioli neri e riso.
HIROSHI KUMAR VI ASPETTA SUL PROSSIMO NUMERO DI ETNOMONDI
CON IL SUO VIAGGIO IN ASIA