continua - Abbazia di Novacella

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continua - Abbazia di Novacella
piccoli numeri grandi vini: Kerner
ttrazione
A
atale
F
M
ai l’occhiello, cioè
la riga che sta sopra
al titolo, è stato più
azzeccato come in questo
caso. In Alto Adige c’è un
bianco, sconosciuto fino a
qualche anno fa, che sta facendo davvero faville. Amato dai viticoltori, di incredibile e più che giustificato
apprezzamento da parte del
pubblico.
Il vino si chiama Kerner, se
ne fanno al momento circa
300mila bottiglie da poco
meno di 50 ettari di vigneti
quasi interamente affacciati
sui due versanti della Valle
Isarco, tra Bolzano e Bressanone. È proprio intorno a
quest’ultima città che l’uva
sembra venire meglio, forse
perché la valle qui si amplia, diventa una conca, con
pendii molto più soleggiati
rispetto al resto della valle,
più chiuso, ripido, dove i filari sembrano appesi, sostenuti quasi sempre dai muri a
secco, molti dei quali rifatti
di recente grazie anche a finanziamenti locali.
Un grande bianco altoatesino
da un vitigno che fino a 30
anni fa era sconosciuto in Italia.
È il Kerner, già avviato verso
successi strepitosi
Un bianco
dal futuro roseo
“Il kerner è il futuro dei vitigni aromatici della Valle Isarco e di tutto l’Alto Adige”,
sintetizza Thomas Dorfmann,
responsabile della produzione della Cantina Valle Isarco
(135 conferitori, un milione
di bottiglie in tutto, di cui
circa 65mila di Kerner base
e 12mila nella versione superiore). “È assolutamente
il nostro vino di punta”, dice Gunther Kerschbaumer,
che ha un maso-cantina millenario, il Kofererhof, le cui
vigne scendono fin sui tetti
della sottostante Abbazia di
Novacella, a Bressanone. E
aggiunge deciso: “Lo sarà sicuramente anche negli anni
seguenti”. Gunther produce
30mila bottiglie di Kerner.
Fino al 1995 conferiva le uve
alle plurisecolari cantine della
sottostante Abbazia. Così come faceva Manfred Nössing,
un giovane produttore che nel
1999 ha poi messo su masocantina propria. Nössing, "enfant terrible" della viticoltura
della Valle Isarco sul kerner
ha subito puntato le sue carte.
Appena 6mila bottiglie ne fa
invece Peter Wachter, dall’ettaro di vigna a kerner che coltiva sui terreni ripidissimi poco
a sud di Bressanone, sempre
seguendo il corso dell’Isarco.
“Solo a Roma, da dove sono
appena tornato per un giro
di due giorni per enoteche,
me ne hanno chiesto di più
La culla del Kerner è la
conca di Bressanone, dove
la Valle Isarco si amplia e i
vigneti prendono più sole.
di quello che produco”, dice
con soddisfazione il giovane
titolare di Taschlerhof, bella
cantina rivestita d' ardesia.
Torniamo sul lato nord della
valle, nella conca di Bressanone, quasi sulla linea di confine tra gli ultimi vigneti e i
boschi fitti che s’inerpicano
sulle montagne. Arriviamo
così nel Maso Pacherhof, che
è un frammento di storia del
kerner. Pare che sia stato proprio herr Huber, il padrone di
casa (casa dell’anno 1142, che
è anche eccellente albergo) a
portare le prime piantine di
Kerner in Valle Isarco. Dalle
cantine del Maso escono ogni
anno circa 18mila bottiglie.
Anche queste fulminate in un
lampo dal mercato.
Un futuro dunque che è già
ampiamente cominciato. Bastano, per capirlo, oltre all’entusiasmo, anzi, alle certezze
dei produttori, due soli dati:
nel 1988 in tutta la Valle Isar-}
aprile 2010 Il mio vino
95
piccoli numeri grandi vini
co c’erano solo 2 ettari di quest’uva a bacca bianca. Oggi ce
ne sono circa 49, vale a dire
il 15% dell’intera superficie
vitata del territorio. Inoltre il
Kerner è il vino della zona più
venduto all’estero, per il 30%,
contro il 7% del Sylvaner e del
Müller Thurgau, vini che dell’area sono considerati storici.
L’Alto Adige sta puntando
sempre di più sui vini bianchi.
La schiava, anch’esso storico vitigno della regione ma a
bacca rossa, è sceso a occupare solo il 25% dei vigneti. Fino a qualche decennio fa stradominava. Il 53% dei vigneti
è ora occupato da uve bianche
e i loro vini stanno crescendo
con ottime percentuali su tutti
i mercati (regionale, italiano,
straniero), là dove la crisi lascia ancora brutte tracce. E
in questa scalata il Kerner,
aromatico, di grande struttura, fresco, minerale, fa da
capocordata, tirandosi dietro
i vecchi e un tempo più affermati compagni.
L’impegno
di Novacella
Per saperne di più su questo
vitigno e sul vino che riesce
a dare, ci fermiamo all’Abba-
L'uva kerner nacque negli anni '30, da un incrocio tra riesling
renano, uva a bacca bianca, e la schiava, uva a bacca rossa.
zia di Novacella, per incontrarne il direttore, Urban von
Klebelsberg. Non solo perché
nelle cantine dell’affascinante - e visitabile - monastero,
anch’esso dell’anno 1142, si
produce quasi la metà - ovvero 130 mila bottiglie all’anno
- dell’intera produzione altoatesina di Kerner. Non solo
perché molti piccoli produttori autonomi sono in sostanza
“figli” della cantina stessa (nel
senso che in passato hanno
dato le uve al Convento) e
quindi da qui hanno attinto
direttive ed esperienze. Ma
soprattutto perché lo stesso
Urban vK – per semplificare
– è stato il maggior sostenitore del kerner in zona, il motore che l’ha portato avanti.
Un vitigno
d’alta quota
Non pensiate che il direttore
sia un vecchio enologo, anzi;
è il kerner a essere un vitigno
giovane, presente in Alto Adige solo dagli anni ’80. All’inizio in maniera assolutamente
clandestina, quasi da extracomunitario, considerando che è
nato in Germania da un padre
bianco, il riesling renano, e
una madre di colore, la schiava, che è uva a bacca rossa.
A creare l’incrocio, nel 1929,
fu uno studioso di viticoltura, Herold, impegnato pres-
Etichette da non perdere
Alto Adige Doc
Kerner 2008
Abbazia di Novacella
Via Abbazia 1
39040 Varna (Bz)
tel. 0472.836189
fax 0472.837305
www.abbazianovacella.it
9,10 euro
Alto Adige Doc Kerner 2008
Azienda Vitivinicola
Niklas-Weingut
Via Brunnen
39052 Caldaro sulla Strada
del Vino (Bz)
tel. 0471.963432
www.niklaserhof.it
10 euro
Alto Adige Doc Valle Isarco
Kerner “Aristos” 2008
Cant. Prod. Valle Isarco
Località Coste 50
39043 Chiusa (Bz)
tel. 0472.847553
fax 0472.847521
www.cantinavalleisarco.it
11 euro
Alto Adige Doc
Kerner 2008
Pacherhof
Località Novacella 1
39040 Varna (Bz)
tel. 0472.835717
fax 0472 .801165
www.pacherhof.com
11.50 euro
Paglierino intenso e riflessi
d'oro. Aromi di mughetto
e glicine, erbe balsamiche
e pompelmo. In bocca è
elegante, con un gusto
che riporta agli agrumi.
Paglierino intenso con
riflessi dorati. Aromi di
albicocca, banana e toni di
erba fresca. In bocca nota
minerale intensa, quasi
salata. Finale fruttato.
Paglierino molto intenso.
Profumi di pompelmo,
note di pesca e note
vegetali fresche. In bocca
alcool, acidità e mineralità.
Finale assai pesistente.
Paglierino intenso dai
riflessi dorati. Profumi
floreali decisi ed eleganti.
In bocca acidità, toni
fruttati - specie di mela - e
balsamici. Assai fresco.
96 Il mio vino aprile 2010
Vigneti intorno il Convento di
Sabiona, nei pressi di Chiusa.
Il kerner si può coltivare
anche intorno ai 1200 metri.
nel 1990 gli ettari occupati
dal kerner erano saliti a 7mila, il 7% dell’intera superficie
vitata tedesca. Niente male
per un quasi esordiente! Ma i
viticoltori tedeschi esagerarono, si fecero prendere la mano: piantarono vigne spesso
su terreni non adatti, fidando
sull’adattabilità del vitigno, e
soprattutto puntarono a rese
superiori a 200 quintali di uva
per ettaro. Risultato: un vino
banale, vuoto, neanche buono
per essere mescolato con altri.
Fatto sta che il kerner cominciò subito a scivolare giù. Nel
1997 la superficie vitata si era
sostanzialmente dimezzata e
notizie recenti dicono che sia
ancora in fase decisamente
calante.
valide e sovrapponibili”, racconta Urban von Klebelsberg.
“La prima dice che a portare
le barbatelle dalla Germania
siano stati i proprietari del
Maso Pacherof. All’inizio degli anni ‘80 in Valle Isarco
ci furono gelate micidiali e il
90% dei vitigni piantati morirono. Dal Pacherof andarono
alla Camera di Commercio di
Bolzano a chiedere consigli e
nuove soluzioni e lì si sentirono sostanzialmente rispondere: provate col kerner, lo piantano in Germania e dicono sia
particolarmente resistente al
freddo. Così fecero”. (Per la
cronaca, il titolare del Pacherof ci aveva già accennato a
questa vicenda).
“La seconda storia”, continua
von Klebelsberg, “dice che
un contadino, sempre in quel
periodo di gelo, vide morire
tutte le sue viti tranne alcune,
sparse qua e là, che, a guardarle bene, avevano una conformazione leggermente diversa
dalle altre. Erano, quelle sopravvissute senza danni, piante di kerner, che nemmeno lui
sapeva di avere. Allora non si
andava per il sottile, era facile che un vivaista nel mazzo
delle barbatelle di una tipolo-}
so l’Istituto sperimentale di
Weinsberg, in Germania. Il
nuovo vitigno fu dedicato a
Justinus Kerner, un medico e
poeta tedesco vissuto a cavallo tra il 1700 e il 1800.
Il progetto (riuscito) di Herold
era quello di creare un vitigno
resistente al freddo, con rese
per ettaro elevate (allora contava fare quantità) e capace di
adattarsi anche a zone o terre-
ni non particolarmente sperimentati sulla vite. Un vitigno
pioniere, insomma, disposto a
colonizzare frontiere disagiate o sconosciute.
Fatte prove e sperimentazioni,
il vitigno fu registrato ufficialmente qualche decennio
dopo, negli anni ’70. In Germania cominciarono a coltivarlo alla grande, o meglio,
alla larga, considerando che
Alto Adige Doc
Kerner 2008
Hannes Baumgartner
Stresserhof - Unterrain 8
39040 Varna/Novacella (Bz)
tel. 0472.830804
fax 0472.830804
www.strasserhof.info
13 euro
Alto Adige Doc Kerner 2008
Taschlerhof Wachtler
Peter
Località La Mara 107
39042 Bressanone (Bz)
tel. 0472.851091
fax 0472.251007
www.taschlerhof.com
14 euro
Alto Adige Doc Kerner 2008
Tenuta Vitivinicola
Köfererhof
Via Pusteria 5
39040 Varna (Bz)
tel. 0472.836649
fax 0472.836248
www.koefererhof.it
14 euro
Alto Adige Doc Valle Isarco
Kerner 2008
Manni Nössing
Via dei Vigneti 66
39042 Bressanone (Bz)
tel. 0472.835993
fax 0472.835993
www.manni-noessing.com
14,50 euro
Paglierino con toni dorati.
Profumi accattivanti di
pesca, pera e glicine. In
bocca bella acidità con
finale balsamico e di
mandorla. Strutturato.
Paglierino di media
intensità con note brillanti.
Profumi eleganti di frutta
bianca e mela. In bocca
toni minerali, con un finale
ricco e corposo.
Paglierino intenso.
Albicocca, melone e glicine
gli aromi più evidenti,
poi toni di frutta esotica.
In bocca nota minerale
rilevante e acidità.
Paglierino intenso con
sfumature verdognole.
Profumi delicati di salvia
agrumi e frutta esotica.
Acidità e freschezza, con
finale al pompelmo.
Per scelta
o per caso?
L’eclettico direttore delle attività produttive di Novacella è
una ricca “miniera” di informazioni e curiosità. Gli chiediamo come il vitigno sia arrivato in Alto Adige. “Ci sono
due storie in merito, entrambe
aprile 2010 Il mio vino
97
piccoli numeri grandi vini
I vigneti ripidi che scendono
sulla Valle Isarco. In molti
casi sono sostenuti da spessi
muri di pietre "a secco".
gia di uva bianca ci mettesse,
casualmente o meno, anche
qualche piantina di altra tipologia bianca. Io scoprii il Kerner da ragazzino, andando in
campagna con mio padre. Lo
faceva un contadino che aveva
un campetto e un agriturismo.
Lo produceva per sé e per gli
ospiti che gli arrivavano al
maso. Il vino era ancora clandestino, le commissioni enologiche lo bocciavano sempre,
perciò non si poteva fare, non
era appetibile. Noi invece lo
trovavamo semplice ma buono, profumato; per mio padre
era il vino del cuore. Diverso
tempo dopo approdai a Novacella: avevo 27 anni e il ruolo
di amministratore. Cominciai
subito a girare per il convento,
per conoscere angoli, persone
e attività. Tra le spesse mura
il vecchio cantiniere, un vero
gran maestro, mi mostrò tini,
vasche, botti. Quasi tutte…
Scusi e quella piccola botte là
in fondo? No…lì…lì…niente,
tergiversava lui. Insomma era
kerner, da non far sapere a
nessuno. Lo assaggiai. Buonissimo. Quell’assaggio mi
fece tornare un po’ indietro
nel tempo e mi fece riflettere: se volevo fare qualcosa
di veramente diverso, dovevo
puntare le mie carte su quel
vitigno nuovo. La fortuna e
l’audacia giovanile mi hanno
aiutato. Non certo per merito
mio, ma il Kerner ottenne la
98 Il mio vino aprile 2010
Oggi il Kerner è il vino
bianco altoatesino più
apprezzato all'estero
Doc cinque anni dopo, nel
1992”.
Domanda d’obbligo: “scusi e
il gran capo, ovvero l’abate a
cui lei deve ancora oggi riferire, cosa disse?”.
“L’abate era una persona liberale e aperta. Il primo giorno
che misi piede qui mi diede
un gran suggerimento: semina fiducia e raccoglierai oro.
In sostanza, quando pensai di
provare a coltivare seriamente
kerner, avevo già avuto il tempo di conquistarmi sul campo
la sua fiducia. Così mi lasciò
fare. Per fortuna il primo vino
venne bene. Lo portavo alle
degustazioni dei vini dell’Alto Adige e lo infilavo, senza
farmi vedere, in mezzo agli
altri vini bianchi. Assaggia di
qua, assaggia di là, alla fine
tutti tornavano a prendersi un
secondo bicchiere di Kerner,
con un’espressione tra la sorpresa e la beatitudine”.
Una riqualificazione
del vigneto
Ovviamente, visti gli errori
commessi dai tedeschi, Urban
von Klebelsberg, fece l’esatto
contrario: convinse i viticoltori locali che conferivano le
uve alla cantina a dimezzare
drasticamente le rese per ettaro e a piantare i nuovi vigneti
di kerner non su terreni da
patate, ma in aree selezionate.
Anche l’ettaro e mezzo del
convento da cui aveva attinto
l’uva kerner il vecchio cantiniere dell’Abbazia per il suo
esperimento nascosto, venne
riconvertito. Unica concessione rimasta, l’altitudine. “In
effetti il kerner è il vitigno che
sfida il grande freddo”, spiega
il direttore. “Cresce ad altezze
ragguardevoli, sopra gli 800
metri e ci sono un paio di posti, sempre in Alto Adige, dove
arriva anche a 1200 metri. Da
record”. L’uva, per sua natura,
germoglia tardi, quando il pericolo delle gelate primaverili
è scongiurato, e matura tardi,
intorno alla metà di ottobre,
quando i temporali estivi e le
grandinate si sono già sfogate.
La vendemmia va fatta quando la maturazione è proprio al
punto giusto, al massimo con
un giorno o due di tolleranza,
sennò il vino prende un sapore
amaro. Per fortuna l’uva stessa mostra questo sapore, così
il viticoltore se ne accorge subito, basta masticare un acino.
“Da tempo prendiamo l’uva
da un’associazione di circa 50
vignaioli locali, rappresentati
da un bravo presidente. Questo vuol dire avere un contatto e un contratto solo, ed è
facile comunicare le linee da
seguire, cloni, concimazioni,
lavorazioni varie. Se dovessimo parlare con ciascuno dei
50, sparsi nei piccoli masi,
sarebbe un problema. Metterli d’accordo tutti richiederebbe il tempo e la pazienza
che nessuno ha. È vero che
ogni tanto qualcuno ci lascia
per mettersi in proprio e fare
vino con la sua etichetta, ma
questo in fondo ci fa piacere,
vuol dire che anche noi abbiamo seminato bene e più gente produce, maggiori sono le
possibilità di confrontarsi, di
richiamare persone, di affrontare il mercato. Tra i piccoli
produttori ci sono poi molti
giovani determinati, che sperimentano, rinnovano cantine, fanno degustazioni in giro
per il mondo, vanno a vedere
cosa fanno gli altri, e anche
questo è un gran bene”.
La cantina dell’Abbazia vende negli Stati Uniti Kerner in
misura doppia rispetto alla
vendita del suo Pinot Grigio,
un vino che negli Usa è considerato il principe dei bianchi.
“Il merito è prima di tutto della qualità del Kerner”, spiega
Urban von Klebelsberg, “che
ha una gamma di aromi molto
varia e articolata, è strutturato, è minerale. Ma poi va
attribuito ai ristoratori e agli
enotecari che lo servono al
bicchiere. Anche se ha un
grado alcolico elevato lo vedo sempre più proposto come
aperitivo, attraente per la sua
sapidità e la sua freschezza.
Eppoi c’è un altro vantaggio
offerto dalla forza dell’uva:
c’è una buona resa qualitativa
in vigna anche in annate che
per altri vitigni risultano difficili. Insomma, un vino che ci
fa stare tranquilli, non poteva❦
mo sperare di meglio”.