il ribelle - Controvento Rieti

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il ribelle - Controvento Rieti
IL RIBELLE
LA VOCE
DELLA
CONTROINFORMAZIONE
A cura del Movimento Giovanile Tribù Ribelli di Rieti
Pubblicazione non periodica
Ciclostilata in proprio
Via Carlo Sforza 80 Rieti
Dicembre 2006
Libertà di parola, libertà di critica
Sabato
7
ottobre
2006:
Anna
Politkovskaia, la giornalista russa che
ha denunciato gli orrori della repressione
russa in Cecenia, viene assassinata.
Lei, russa, si batteva per i diritti dei
Ceceni senza nascondersi dietro l’alibi
dello scontro di civiltà.
Raro esempio di coerenza perché chi è
pronto a pagare la denuncia di soprusi
con la propria vita dimostra di mettere
l’etica al di sopra di ogni ragionamento.
Di fronte a questo coraggio morale, noi
giovani vediamo i nostrani mezzibusti
televisivi e ci cascano le braccia!
Di tutti gli epurati il solo Santoro è
tornato in Tv (grazie ad una sentenza
della Magistratura), gli altri non ancora.
Abbiamo nostalgia di Luttazzi e dei
Guzzanti.
Forza
Romano,
più
coraggio sulle Televisioni!
SOMMARIO
Libertà di parola
Bagliori nella notte
Guerra al Terrore
Le radici ca tieni
Oro blu
Una piccola storia Italiana
Guerre dimenticate
Nella nostra isola deserta
Invisibili
pag. 1
pag. 2
pag. 3
pag. 4/5
pag. 6/7
pag. 8/9
pag. 10
pag. 11
pag. 12
Pillole all’amatriciana
“Dilettanti allo sbaraglio”: è il giudizio del
Sindaco Emili sui colleghi della Giunta
Comunale di Rieti. Ci fidiamo del giudizio!
A quando una pubblica Corrida?
“Questa è casa mia e qui comando io!”
Questo è stato il caloroso benvenuto di
D’Antonio, amministratore della Eems, ai
Consiglieri
Comunali
che
chiedevano
rassicurazioni sul destino della fabbrica.
Ricevuto il messaggio, sono tornati a casa
bastonati e contenti.
NO COPYRIGHT. Le idee in Movimento non
sono di nessuno e sono di tutti.
Aiutaci a diffonderle!
La Libertà ha un prezzo!
Aiutaci a sostenerlo!
La distribuzione del giornalino è gratuita con
sottoscrizione volontaria.
Dedotte le spese, la raccolta di questa edizione sarà
consegnata all’Associazione
AMNESTY INTERNATIONAL.
1
Disperazione e speranza: bagliori nella notte
Camminare per la via.
Guardarsi intorno. Capita spesso. Non vedere
nulla di bello, nulla di interessante. La gente
spensierata parla di scarpe.
Intanto un’altra autobomba illumina una
piazza di Baghdad.
Qualcuno guarda una vetrina commentando
l’eccessivo prezzo; la colpa è dell’inflazione.
Gli spari squarciano la notte di Kabul.
Qualcuno si lamenta di un voto ingiusto, altri
del proprio lavoro.
Il fuoco violenta l’ennesima favela di
Caracas, spezzando le speranze di chi già non
aveva più sogni.
Qualcun altro sorride, ascoltando i dettagli di
un’avventura amorosa.
Ragazzi con un fucile in mano muoiono nelle
strade di Mogadiscio.
La gente ha smesso di pensare. Sorrisi e
disperazione. Le due facce della medaglia. I
due poli del mondo.
Sale una sensazione di disprezzo. Capita
spesso. Disprezzo verso l’ignoranza, verso la
falsa felicità prenatalizia, verso chi si limita a
guardare solo dentro casa.
Un bambino assetato cammina per una via di
Maputo.
Tornare a casa e accendere la televisione.
Sentire il telegiornale. Israele uccide 19 civili
palestinesi, donne e bambini. Un errore
tecnico.
Il Papa rimprovera il Governo di Israele. Lo
rimprovera per aver permesso il gay pride.
Occhi scuri colmi di rabbia, terreno fertile per
il terrorismo.
Grandi economisti parlano di PIL, di crescita
economica, di competitività.
I contadini colombiani coltivano tutto il
giorno la pianta della cocaina per pochi
centesimi. Chissà che farebbero se sapessero
che nel viaggio verso l’Europa il prezzo
aumenta di 10.000 volte.
Sale il rigetto verso una società marcia.
Nausea. Fastidio perché ci si sente nulli,
impotenti, diversi. Odio verso la massa
indifferente. Viene voglia di scappare, di
abbandonare tutto. Capita spesso.
Sconvolgimento.
Ritrovarsi di fronte ad un bel paesaggio. Un
tramonto che si trascina dietro la pineta.
Sensazione di pace. Non capita spesso.
In pochi istanti ci si rende conto che qualcosa
è rimasto. C’è ancora qualcosa per cui vale la
pena combattere. Sono lontani i tempi in cui
si poteva lottare per qualcosa di concreto, in
cui si credeva di poter cambiare il mondo.
L’assalto al cielo è fallito lasciandoci in
eredità solo rovine. La televisione ha
annullato la nostra rabbia.
Eppure c’è ancora qualcosa per cui vale la
pena combattere. Anche se non si ottiene
nulla, l’importante è mantenere ancora viva la
fiaccola della speranza che illumina il buio
della notte e della mente. Un barlume di
lucidità contro il menefreghismo moderno.
I tempi cambiano. Capita spesso.
Prima o poi qualcuno inizierà a guardarsi
attorno, sempre con più forza combatterà
l’impotenza, la schiavitù delle menti, spezzerà
le catene dell’ignoranza. Allora la gente aprirà
gli occhi, capirà. Finalmente qualcosa
cambierà. Non si può vivere senza questa
speranza. La speranza di un futuro diverso. È
solo questo per cui vale ancora la pena di
combattere. La speranza.
Gabriele Bizzoca
2
Guerra al Terrore
Anche quest’anno la
guerra al terrore è stata
usata come strumento per
continuare a violare i
diritti umani in tutto il
mondo. La non volontà di
tutelare i diritti dei
cittadini da parte dei
governi ha avuto come
unico
risultato
la
mancanza di sicurezza e il
proliferare di violazioni e
abusi.
I governi, nel tentativo di
rendere
legali
le
violazioni
dei
diritti
umani, hanno continuato
con la retorica secondo
cui tali diritti sono un
ostacolo alla sicurezza, e
non
un
requisito
essenziale.
Si è arrivati al punto che
nel Regno Unito qualcuno
ha presentato alla Camera
dei Lords un progetto di
legge che avrebbe reso
ammissibili prove estorte
con la tortura.
Anche negli U.S.A. il
governo Bush è stato
fortemente contestato per
le torture commesse sui
prigionieri sospettati di
terrorismo.
Inoltre, grazie anche
all’opinione pubblica, è
stata smascherata la prassi
della “rendition” secondo
la
quale
i
paesi
“occidentali” lasciano il
lavoro sporco, quello di
torturare i prigionieri, a
paesi come
l’Arabia
Saudita,
lo
Yemen,
l’Egitto e la Siria noti per
l’utilizzo
sistematico
della tortura nelle carceri.
Alcuni giornalisti hanno
rilevato l’esistenza di
“buchi
neri”
ossia
prigioni segrete gestite
dagli
stessi
U.S.A.,
probabilmente
dalla
C.I.A., in Afghanistan,
Iraq, Giordania, Pakistan,
Thailandia,
Uzbekistan
nelle quali si sospetta ci
siano
dei prigionieri
“scomparsi”.
Una sola cosa è chiara in
tutto ciò, che le politiche
repressive e le violazioni
in nome della guerra
preventiva al terrore
hanno fallito: secondo il
Dipartimento di Stato
degli U.S.A. nel 2005 ci
sono stati 11.000 attentati
terroristici che hanno
causato oltre 14.600
vittime, di cui 8.300 in
Iraq.
Inoltre
la
lotta
al
terrorismo ha legittimato
molti governi a reprimere
minoranze politiche e
attivisti di diritti umani
come in Uzbekistan dove
nel maggio 2006 le forze
governative hanno aperto
il fuoco sulla folla che
protestava
contro
il
governo del presidente
Karimov
uccidendo
centinaia di civili .
In alcuni paesi asiatici
come
la
Cina
la
repressione ha raggiunto
anche i media come
Internet dove aziende
come Yahoo, Google e
Microsoft hanno dovuto
adattare i loro prodotti per
impedire alla popolazione
di accedere, attraverso i
loro portali, a siti non
graditi alle autorità.
Purtroppo la “guerra al
terrore” ha creato un
mondo dove l’individuo
viene
discriminato,
accusato e condannato più
sulla base di quello che
rappresenta che su fatti
realmente compiuti.
Nonostante
tutto
la
situazione
dei
diritti
umani nel mondo è
leggermente
migliorata
ma la strada è lunga e più
si è in compagnia più la si
percorre meglio.
David Dehghan Tarz
3
Atto D’amore Per Rieti
Woody Guthrie, il cantore dei diseredati e dei braccianti americani, scriveva Questa terra è la
mia terra. Solo chi è innamorato della bellezza riesce ad amare la propria terra e,
contemporaneamente, rispettare quella altrui. Nascemmo reatini (e su queste radici siamo
ben radicati) e siamo diventati cittadini del mondo.
Fieri delle nostre due anime, presentiamo il testo di una canzone dei Sud Sound System che
esprime al meglio questa sintesi di radici, ali e desiderio di notti stellate.
LE RADICI CA TIENI (Album: Lontano)
LE RADICI CHE HAI
Se nu te scierri mai delle radici ca tieni
rispetti puru quiddre delli paisi lontani!
Se nu te scierri mai de du ede ca ieni
dai chiu valore alla cultura ca tieni!
Simu salentini, dellu munnu cittadini,
radicati alli messapi cu li greci e bizantini,
uniti intra stu stile osce cu li giamaicani:
dimme mo de du ede ca sta bieni!
Se non ti dimentichi mai delle radici che hai
rispetti pure quelle dei paesi lontani!
Se non ti dimentichi mai da dove vieni
dai più valore alla cultura che hai!
Siamo salentini, del mondo cittadini,
radicati ai messapi con i greci e bizantini
uniti in questo stile oggi ai giamaicani:
dimmi adesso da dove è che stai venendo!
Egnu dellu salentu e quannu mpunnu parlu dialettu
e nu mbede filu no ca l’italianu nu lu sacciu
ca se me mintu cu riflettu parlu lu jamaicanu strittu
perche l’importante e cu sai nu pocu de tuttu
anche se de tuttu a fiate me ne futtu
ma se na cosa me interessa su capace puru me fissu,
se ete quiddhru ca oiu fazzu me mintu ddhrai e fazzu cè
pozzu
perche addrhu bessere ieu ca decidu te mie stessu
ca la vera cultura è cu sai vivere
cu biessi testu ma sempre sensibile
puru ca la vita ete dura è meiu sai amare
puru quannu te pare ca ete impossibile.
Vengo dal Salento e quando tocca a me parlo dialetto
e non è che l’italiano non lo conosco
perché se mi metto a pensare parlo giamaicano stretto
perché l’importante è sapere un poco di tutto
anche se di tutto a volte me ne fotto
ma se una cosa mi interessa sono capace anche di fissarmi,
se è quello che voglio fare mi metto lì e faccio quel che
posso
perché devo essere io che decido di me stesso
perché la vera cultura è saper vivere
essere tosto ma sempre sensibile
anche se la vita è dura è meglio saper amare
anche quando ti sembra che è impossibile.
Me la difendu, la tegnu stritta cullu core
la cultura mia rappresenta quiddru ca é statau e ca ha
benire.
Intra stu munnu, a du nu tene chiui valore
ci parla diversu o de diversu ede culure,
te ne leanu tuttu puru la voglia de amare,
cussi ca tanta gente a pacciu modu stae a regire!
Te ne leanu tuttu puru le ricchie pe sentire
ci chiange e chiede aiutu pe li torti ca stae a subire.
Te ne leanu puru la terra de sutta li piedi,
se cattanu tuttu quiddru a cui tie nci tieni
Me dispiace pe tuttu quiddru ca ne sta gliati
ma stamu ancora quai,
de quai nu ne limu mai sciuti!
Me la difendo, la tengo stretta al cuore,
la cultura mia rappresenta quel che è stato e quel che
deve venire.
In questo mondo, dove non ha più valore
chi parla diversamente o è diverso di colore,
ti tolgono tutto anche la voglia di amare,
così che tante gente reagisce in modo pazzesco!
Ti tolgono tutto, anche le orecchie per sentire
chi piange e chiede aiuto per i torti che sta subendo.
Ti tolgono anche la terra da sotto i piedi
si comprano tutto quello a cui tu tieni.
Mi dispiace per tutto quello che ci state togliendo
ma stiamo ancora qui,
da qui non ce ne siamo mai andati!
E riu della terra a du nce sempre lu sule
a du la gente cerca umbra ca la po defrescare.
Stae scrittu sulle petre quiddru ca aggiu capire
su parole antiche percé l’uomu nu po cangiare!
Memoria ede cultura e bede quistu ca ole:
Arrivo dalla terra dove c’è sempre il sole,
dove la gente cerca ombra per rinfrescarsi.
Sta scritto sulle pietre quel che devo capire
sono parole antiche perché l’uomo non può cambiare!
Memoria è cultura, ed è questo che vuole:
4
recorda ce ha successu cussì pueti capire,
lu boia denta vittima puru dopu menz’ura
ma la vittima denta boia se nu tene cultura!
ricorda quel che è successo così puoi capire,
il boia diventa vittima anche dopo mezzora
ma la vittima diventa boia se non ha cultura!
Su ste radici nui stamu ben radicati,
ni fannu amare populi mai canusciuti,
ni scosta de ci medita l’odiu e la guerra
ma de sti criminali la mente mia nu se scerra!
Su queste radici noi stiamo ben radicati,
questo ci fa amare popoli mai conosciuti,
ci scosta da chi medita l’odio e la guerra
ma di questi criminali la mia mente non si dimentica!
Quannu poi difendila!
E’ la terra toa, amala e difendila!
Ntorna moi, difendila!
Quannu poi difendila!
E’ la terra toa, amala e difendila! De cine?
De ci ole cu specula e corrompe, difendila!
De ci ole sfrutta l’ignoranza, difendila!
De ci ole svende l’arte noscia, difendila!
De ci nu bole crisca ancora, difendila!
Pe ci nu tene chiù speranza,
pe ci ha rimastu senza forza, difendila!
Pe ci nu pote ma nci crite, difendila!
Pe ci nu te pote secutare, difendila!
Quando puoi difendila!
E’ la terra tua, amala e difendila!
Di nuovo, difendila!
Quando puoi difendila!
E’ la terra tua, amala e difendila! Da chi?
Da chi vuole speculare e corrompere, difendila!
Da chi vuole sfruttare l’ignoranza, difendila!
Da chi vuole svendere la nostra arte, difendila!
Da chi non vuole che cresca ancora, difendila!
Per chi non ha più speranza,
per chi è rimasto senza forza, difendila!
Per chi non può ma ci crede, difendila!
Per chi non ti può seguire, difendila!
Egnu de lu salentu e quannu mpunnu parlu dialettu
e nu bete pecce ca l’Italianu nullu sacciu
ca se buenu me recordu do parole de woolof africanu
chep gen è lu risu cullu pisce ca se mangia culle manu
e “mu nu mu cu bbai” vuol dire nun ne pozzu fare a menu
Vengo dal Salento e quando tocca a me parlo dialetto
e non è che l’italiano non lo conosco
perché se mi ricordo bene due parole di woolof africano
chep gen è il riso col pesce che si mangia con le mani
e “mu nu mu cu bbai” vuol dire non ne posso fare a
meno
e ”man gi dem man gi dem” vuol dire sciamu, moi sciamu e ”man gi dem man gi dem” vuol dire andiamo, ora
andiamo
a du ete ca uei basta ca rispettu purtamu
dove vuoi, basta che portiamo rispetto
e ca ne facimu rispettare pe quiddhri ca simu
e che ci facciamo rispettare per quel che siamo
ca la cultura vera è cu sai itere
perché la cultura vera è saper vedere
la realtà pe quiddhra ca ete,
la realtà per quel che è,
sia ca è facile sia ca è difficile:
sia che sia facile sia che sia difficile:
la cultura vera è cu sai capire
la cultura vera è saper capire
ci tene veramente besegnu e ci ete lu chiu debole.
chi ha veramente bisogno e chi è il più debole.
Me la difendu, stritta e forte cullu core:
quista e’ la poesia ca crea sta terra cull’amore.
Quiddra ca muti, tenenu modu te sentire
grazie a ci la porta in giru, oci a quai la po saggiare.
Me la difendo, stretta e forte al cuore:
questa è la poesia che crea questa terra con l’amore.
Quella che molti hanno modo di sentire
grazie a chi la porta in giro, oggi qui la può assaggiare.
E riu della terra a du nce sempre lu sule
e alla gente ca ria nci pensa sempre lu mare!
A quai stae scrittu sulle petre ce aggiu capire
cercu cu te le spiegu, perché nu ta scerrare!
E arrivo dalla terra dove c’è sempre il sole
e alla gente che arriva ci pensa sempre il mare!
Qui sta scritto sulle pietre quel che devo capire
cerco di spiegartelo, perché non devi dimenticarlo!
Quannu poi difendila!
E’ la terra toa, amala e difendila!
Ntorna moi, difendila!
Quannu poi difendila!
E’ la terra toa, amala e difendila!
Quando puoi difendila!
E’ la terra tua, amala e difendila!
Di nuovo, difendila!
Quando puoi difendila!
E’ la terra tua, amala e difendila!
5
L’ORO BLU
L’acqua come il petrolio?
Immaginate che sia estate.
Caldo, molto caldo. State sudando e cercate
qualcosa per rinfrescarvi.
Aprite il rubinetto, lasciate scorrere l’acqua
finché non diventi fresca e ne bevete un bel
bicchiere. Quale miglior cosa potreste fare?
Beh, pensate che oggi molte persone non
possono farlo.
È per questo che oggi l’acqua potabile sta
diventando un problema mondiale. Nel 2020
saranno addirittura tre miliardi di persone che
non avranno accesso a fonti di acqua potabile.
Le principali cause di tutto ciò sono
l’inquinamento, l’aumento della popolazione
terrestre e i cambiamenti climatici. Come al
solito, quando c’è un problema sociale molto
vasto, nessuno cerca una soluzione perché
nessuno la vuole trovare. Considerate che nel
2020 la popolazione terrestre ammonterà a 8
miliardi di persone e quindi più di 1/3 sarà
senza acqua.
Chi controllerà le fonti d’acqua avrà in mano
un potere inimmaginabile. Controllare l’acqua
significa controllare la vita umana perché
senza acqua non si può vivere.
Oggi si fanno le guerre, violentando la parola
“democrazia”, per il petrolio e domani?
Questa gente senza scrupoli avida di denaro e
quindi di potere credete che si fermerà qui?
Domani si combatterà per l’acqua. Fin adesso
si è sempre parlato di “oro nero” ma ora si
comincia a parlare di “oro blu”.
Come al solito quando ci sono interessi
economici così grandi entrano in gioco le
multinazionali. Le più grandi del settore sono
la Vivendi e la Ondeo, entrambi francesi.
Hanno un fatturato di oltre 70 miliardi di euro
e hanno una posizione di tutto rispetto sulla
scena internazionale. La Ondeo è presente in
circa 20 paesi e gestisce il servizio idrico in
14 grandi città come Manila, Budapest e
Indianapolis.
Queste aziende hanno proliferato in quei paesi
dove si è preferito privatizzare il servizio
idrico, come la Francia o l’Inghilterra, dove il
costo dell’acqua è aumentato mediamente del
50% con picchi massimi del 154% nella città
di Parigi. Questa gestione privatistica ha
creato anche casi paradossali come quello di
Manila dove il costo è diminuito per i ricchi e
aumentato per i poveri.
Di fronte ad un così alto aumento di prezzo
chiunque immagina un miglioramento del
servizio. Purtroppo non è così. Queste aziende
hanno pensato solo ai propri interessi di
guadagno a scapito dei consumatori e quindi
delle persone. Come succede per il petrolio,
anche per l’acqua non si pensa ai problemi di
chi consuma ma solo ai guadagni di chi
produce infatti si comincia a parlare
addirittura di petrolizzazione dell’acqua. Ciò
succede perché l’acqua non è considerato un
bene necessario per la vita ma un bene di
mercato.
Certo, il mercato è il miglior meccanismo di
regolazione del prezzo basandosi sulla
domanda e sull’offerta dei beni, ma l’acqua
non è un bene di cui si può fare a meno, non
lo si può sostituire con un altro, magari di
prezzo inferiore. L’acqua è un bene primario,
necessario per la vita, ed è per questo che non
può essere visto come un bene di consumo su
cui avere esorbitanti guadagni.
Le multinazionali si sono gettate a capofitto
nel problema della mancanza di acqua
potabile.
6
Problema che spesso e volentieri è causato
dalla politica dei stessi governi come ad
esempio in Cina dove sono presenti il 40 %
delle risorse idriche mondiali ma 1/3 dei
fiumi è inquinato e nella metà delle città
l’acqua non è potabile. Ciò a causa della
politica che
sta attuando
il governo di
Pechino.
Come tutti
sanno
la
Cina è in
pieno boom
economico a
tal punto che
sta diventando una delle
più grandi
potenze
economiche
mondiali.
Questo perché il governo ha messo al primo posto la politica
industriale e il suo sviluppo.
Bello, importante, giusto direbbero in molti
ma purtroppo si sono dimenticati di un
dettaglio fondamentale: l’inquinamento.
Il governo cinese ha messo completamente
da parte la tutela dell’ambiente. Come al
solito chi ne approfitta? Le nostre “care”
multinazionali. Non potendo bere l’acqua di
rubinetto i cinesi sono costretti a comprare
l’acqua imbottigliata e i maggiori produttori
sono proprio la Nestle, la Danone e la Coca
Cola.
L’acqua è un problema mondiale che
riguarda tutti, e che inizia a riguardarci
molto da vicino. Anche in Italia infatti si è
parlato molto di privatizzare l’acqua con
svariate promesse di miglioramenti dei
servizi, promesse di creare società in parte
pubbliche e in parte private per scongiurare
l’ipotesi che imprenditori avidi di guadagni
controllino l’acqua. Tutte balle.
Si è visto cosa succede a privatizzare
l’acqua. Si crea una società in parte pubblica
e in parte privata e quindi si crea qualche
“poltrona” in più da occupare, si fa in modo
che a rappresentare la parte pubblica siano
persone che stanno al gioco dei privati e il
gioco è fatto: gli imprenditori fanno sempre e
comunque il comodo loro.
Da tutti questi fatti emerge una cosa chiara:
l’acqua DEVE essere necessariamente
pubblica specialmente in paesi come il nostro
dove problemi molto grandi non ce ne sono
(fortunatamente non moriamo di sete anzi
sprechiamo molta acqua).
L’acqua è vita. 2/3 del pianeta Terra e il 70%
del corpo umano sono fatti di acqua. Ogni
essere vivente deve poter accedere all’acqua
e non solo pochi. Ma soprattutto deve poterlo
fare liberamente senza nessun controllo,
guadagno o restrizione da parte di qualcuno.
L’acqua è un diritto dell’umanità non
possiamo farcelo “rubare” dai soliti noti che
si mascherano da salvatori e da eroi solo per
fare i propri interessi. In molti dicono che la
soluzione a questo problema è una soluzione
politica da parte dei governi ma i governi e la
politica la fanno le persone.
Noi, gente comune, dobbiamo risolvere il
problema facendo valere i nostri diritti.
Svegliamoci, non facciamo finta di niente. Il
problema dell’acqua esiste ed è gravissimo.
Se non si trova una soluzione potremmo
ritrovarci in
mezzo
ad
una guerra
per l’acqua e
magari, nel
2020,
ritrovarci in
quei
3
miliardi
di
persone che
non hanno
accesso
all’acqua.
Francesco Cenami
7
Una piccola storia tutta Italiana
Alla voce massoneria, il dizionario riporta:
“associazione di persone legate da reciproci
interessi”; questa definizione può essere
considerata vera ma largamente approssimativa e
alquanto riduttiva.
La massoneria nasce intorno al ‘700 in
Inghilterra, quando un gruppo di persone
dell’alta società decidono di riunirsi in un
associazione segreta di tipo iniziatico.
Tutto bene fin qui, ma con il tempo il gruppo si
ampia e iniziano a nascere ramificazioni in tutti i
paesi industrializzati, fino a raccogliere tutti i
principali esponenti dell’occidente,
fino a
contenere tutto il potere necessario per diventare
la chiave del mondo.
Specificatamente in Italia, grande importanza
acquisisce la Loggia Propaganda 2 (P2).
Nata agli inizi del ‘900, si sviluppa
enormemente dopo la seconda guerra mondiale,
quando viene sfruttata dai Servizi Segreti
americani per inserire uomini sotto copertura
nella società italiana allo scopo di prevenire la
minaccia comunista che avrebbe danneggiato
gli interessi nordamericani in Italia.
A partire da questo momento, la Loggia P2
cresce in modo esponenziale, anche grazie al
contributo di Licio Gelli, un piccolo
imprenditore dal passato dichiaratamente
fascista (volontario Franchista in Spagna e
agente di collegamento con i nazisti in
Jugoslavia), il quale riunisce nella P2 tutte le
piccole logge deviate ed in breve tempo ne
diventa Gran Maestro Venerabile. Inizia così,
uno dei capitoli più bui della storia d’Italia.
Centinaia di esponenti di spicco della politica,
della magistratura, della finanza, senza contare i
generali dei carabinieri, dell’esercito, ammiragli
della marina e dirigenti dei Servizi Segreti,
entrano in contatto e vengono iniziati.
E’ il 1981 quando la P2 viene scoperta e scoppia
lo scandalo.
Immediatamente
il
Parlamento
scioglie
l’organizzazione, arrivano le prime condanne
(con i relativi NON arresti, o con le dovute
scarcerazioni immediate), ma soprattutto
vengono alla luce i primi documenti, per la
verità troppo pochi (basti pensare che si calcola
che gli iscritti fossero tra i 2500 e i 3000, mentre
nella lista ritrovata ne risultano poco più di 900).
Nella lista “ufficiale” troviamo 208 appartenenti
alle forze armate, 67 politici che diventano 130
se si contano anche i segretari dei partiti e i
dirigenti ministeriali, 49 banchieri, 27
giornalisti, 10 dirigenti RAI, 18 magistrati, e poi
dirigenti editoriali, provveditori agli studi,
presidenti di società pubbliche e private e così
via. Vengono fuori i primi nomi eccellenti, tra i
quali Maurizio Costanzo, Fabrizio Trecca,
Amilcare Fanfani, Arnaldo Forlani, Francesco
Cossiga, Antonio Amato, Vittorio Emanuele III
ed un giovane imprenditore dal nome ancora
anonimo e dal futuro glorioso: Silvio Berlusconi.
Molto chiacchierati, ma non certificati, i rapporti
con Giulio Andreotti e Giovanni Leone
(Presidente della Repubblica costretto alle
dimissioni per una tangente).
Vengono alla luce i procedimenti, attraverso i
quali progettano (e realizzano) i modi più
efficaci e rapidi per accaparrarsi ogni posto di
potere e che per lo più prevedono la selezione di
uomini da posizionare in punti chiave dello Stato
con lo scopo di assicurarsi ognuno la propria
zona di potere. Insomma, è una rete di potere
vera e propria.
Tra i documenti sequestrati salta all’occhio il
cosiddetto “Piano di Rinascita Democratica” in
cui troviamo gli obiettivi, che variano da stampa
a politica passando per Magistratura e forze
dell’ordine;
La cosa più interessante è dare uno sguardo al
programma dell’associazione: tra le emergenze
veniva riportata:
• la manipolazione della pubblica opinione
attraverso l’acquisizione di quotidiani e
8
settimanali (sempre attraverso la tattica del
posizionamento di 2 o 3 uomini strategici
nelle sedi dei giornali);
•
l’istigazione alla dissoluzione dei sindacati
CISL e UIL in favore di una futura
aggregazione di sindacati autonomi;
• la selezione di uomini da inserire nella
magistratura e nel governo per manipolare
ogni ambito della società;
• la dissoluzione della RAI in nome della libertà
di antenna e la creazione della TV via cavo
per controllare ed indirizzare l’opinione
pubblica media.
• L’inserimento di poche persone selezionate in
ciascun partito politico, o, ancor meglio,
attraverso la spinta alla creazione di nuovi
partiti in centro destra e in centro sinistra.
Se tutto questo può sembrare ormai passato
(dopotutto si tratta di quasi trent’anni fa), è
interessante seguire la dinamica politica italiana
che nel 1994 vede nascere un partito di centro
destra fondato proprio da quell’anonimo
imprenditore che tredici anni prima compariva
nella lista: Forza Italia che, dopo una breve
parentesi un po’ confusa, nel 2001 si ritrova al
governo fino al 2006. A dir poco inquietante è
guardare con attenzione le riforme attuate o
proposte durante la sua legislatura.
-
Spinta per far rientrare in Italia Vittorio
Emanuele III;
- Creazione del digitale terrestre;
- Riforma costituzionale del lavoro;
- Riforma della scuola abbandonando il sistema
egualitario in quanto provoca (secondo loro)
delusione e apatia nei giovani e il conseguente
ricorso alla droga;
Spostamento del potere dal Parlamento al
governo e nuovo ordinamento del governo con
maggiori poteri al Primo Ministro;
- Riforma dell’ordinamento giudiziario e del
Consiglio Superiore della Magistratura per la
separazione delle carriere dei magistrati;
- Incentivazione alla creazione di sindacati
autonomi
- Riforma tributaria
ATTENZIONE: Questa potrebbe sembrare la
lista delle riforme del governo Berlusconi, già
attuate o promesse nell’ultima campagna
elettorale: in realtà sono solo alcuni dei punti del
programma della Loggia massonica P 2.
È inevitabile constatarne la perfetta congruenza.
Si scoprirono poi implicazioni dirette o indirette
della P2 in molti tra gli eventi più deplorevoli del
dopoguerra Italiano, tra i quali sarebbero da
citare:
• le stragi del treno Italicus, di Bologna, di
Ustica, di Piazza Fontana, del rapido 904;
• gli omicidi Calvi, Pecorelli e Semerari;
• il colpo di stato in Argentina e i tentativi in
Italia di colpo di stato Borghese e della Rosa
dei Venti;
• il falso rapimento Sindona, implicazioni nei
depistagli durante il rapimento Moro,
rapimenti Bulgari, Ortolani, Amedeo, Danesi
e Amati;
• traffici vari di armi e droga; riciclaggio di
narcodollari;
• stretti rapporti con la banda della Magliana,
con la mafia, con la ‘ndrangheta, con la
camorra, con i servizi segreti internazionali
(tra i quali la CIA) e italiani (SIFAR, SISDE e
SISMI);
• crack Sindona, Banco Ambrosiano e
Finabank, caso Rizzoli-Corriere della Sera,
caso ENI-PETRONIM, scandalo dei Petroli;
• cospirazioni politiche di Viezzer, di Giudice e
di Musumeci;
• falsificazione documenti di La Bruna e chissà
quanto altro (dato che Licio Gelli
recentemente ha dichiarato che la parte più
consistente di documenti non fu mai ritrovata
perché portata in Brasile e bruciata).
Nonostante le condanne degli anni ’80, gli
esponenti della Loggia circolano e agiscono
ancora e il Gran Maestro Licio Gelli non ha mai
trascorso un solo giorno in carcere, anzi, dall’alto
della sua Venerabile persona, ogni giorno incontra
politici e imprenditori, viene invitato a cerimonie
e pranzi dell’alta società italiana e internazionale,
e rilascia interviste nelle quali si vanta del suo
passato.
Non c’è nulla di passato in tutto questo, ogni
giorno nascono nuove Logge e la massoneria
continua a vivere accanto e sopra di noi, senza che
nessuno la fermi o almeno la ostacoli. Queste
sono le Lobby, sono i poteri forti e occulti italiani
che strisciano nascosti dal velo della democrazia.
Checco
9
LE GUERRE DIMENTICATE
Quante e quali sono le guerre dimenticate?
Perché a fronte di milioni di vittime i mass
media mostrano indifferenza dando poco
rilievo a tali tematiche? Il valore della vita non
dovrebbe avere lo stesso peso a prescindere
dall’area geopolitica in cui in conflitti
avvengono?
I conflitti oggi in corso sono costati la vita,
finora, a più di cinque milioni e mezzo di
persone.
Se ai conflitti attuali aggiungiamo le guerre
conclusesi negli ultimi cinque anni (Sierra
Leone, Liberia, Sud Sudan, Congo Brazzaville, Eritrea-Etiopia, ) il bilancio delle vittime
sale a sette milioni e settecentomila morti.
La maggior parte delle guerre sono dimenticate perchè i nostri governanti non hanno
interessi economici che li spingano ad intervenire.
In Iraq invece l'intervento c'è stato, con la pretesa di voler portare la 'democrazia',
per salvaguardare il mercato del petrolio.
Il silenzio mediatico in aree di crisi è un argomento spinoso e scomodo, che, in una
realtà dominata dall’egemonia dei media che garantiscono il diritto di “esistenza”,
condanna alcune realtà alla totale invisibilità.
Per ricordare, solo per ricordare
Guerre
Congo R.D.-Kinshasa
Sudan
Ruanda
Somalia
Afghanistan
Burundi
Liberia
Filippine
Cecenia
Aceh (Indonesia)
Kashmir
Etiopia/Eritrea
Sri - Lanka
Iraq
Uganda
Irlanda del Nord
Nepal
Colombia
Rep. Centrafricana
Nigeria
Israele - Palestina
Haiti
Morti
2.500.000
2.150.000
1.000.000
500.000
400.000
300.000
250.000
150.000
140.000
90.000
70.000
70.000
64.000
12.000
10.000
3.300
1.800
1.200
N.D.
N.D.
N.D.
N.D.
di cui Civili
2.150.000
2.000.000
1.000.000
480.000
N.D.
N.D.
N.D.
N.D.
100.000
82.000
55.000
N.D.
N.D.
10.715
9.000
N.D.
1.800
1.150
N.D.
N.D.
N.D.
N.D.
10
…NELLA NOSTRA ISOLA DESERTA…
Autore: BandaBardò
Titolo: Fuori Orario
Si tratta di una raccolta delle canzoni più cantate e ascoltate della mitica
band fiorentina che ormai da anni riunisce ascoltatori di ogni parte
d’Italia per cantare e ballare insieme. Ogni brano sembra possedere una
propria individualità fatta di amore e spensieratezza, ma è proprio la
ricerca di questa tranquillità a riportare alla luce qualche pezzo di
malinconia e solitudine proprio di ogni uomo. E’ la straordinaria
capacità di riuscire a mettere insieme sfondi così diversi in un unico
lavoro senza lasciare mai la sensazione di ascoltare mondi opposti, a
rendere speciale questo gruppo. Quasi incredibile è il risultato, che porta
l’immaginazione a toccare sfondi indefiniti, mentre la ricchissima possibilità di interpretazione del testo porta
ogni singolo individuo a sfiorare i propri desideri e ad immaginare atmosfere sempre diverse accomunate da
un'unica voglia di allegria. E’ l’innata voglia di festa propria dell’uomo che riesce, comunque, a ritagliarsi il
suo spazio personale di pensieri e riflessioni, a trapelare da questo come dagli altri album. Dimostrano ancora
una volta di non badare al guadagno con questo doppio cd a prezzo stracciato comprendente anche qualche
inedito.
Autore: Paul Greengrass
Titolo: Bloody Sunday
Il cinema ha, tra i suoi innumerevoli compiti, quello di ricordarci dei passaggi
nodali della Storia. È il caso del film di Greengrass che passa da un film che si
potrebbe definire romantico come La teoria del volo a una cronaca dura e
realistica.
Irlanda del Nord, 30 gennaio 1972. Tredici persone muoiono e 14 vengono
ferite dalle pallottole dell’esercito britannico che reprime in questo modo una
manifestazione pacifica contro una legge che prevede la detenzione
preventiva.
La giornata verrà ricordata e celebrata come la “Domenica di Sangue”.
Il film descrive in dettaglio gli eventi di quel giorno festivo seguendo quattro
personaggi: Ivan Cooper, un cattolico che lotta per i diritti civili; Gerry Donaghy, un cattolico che ama una
protestante; il generale MacLellan che guida le truppe britanniche e un soldato che si trova nell’occhio del
ciclone. Un film di guerra sulla lotta per la pace.
autore: Subcomandante Marcos e Paco Ignazio Taibo II
Titolo: Morti scomodi
Prendete il subcomandante Marcos, leader dell’esercito zapatista , che dal
Chiapas contatta Paco Ignacio Taibo II e gli propone di scrivere un romanzo
giallo a quattro mani.
Prendete due detective dalla parte dei “fottuti di sempre”, con i loro difetti fisici, le
loro difficoltà di linguaggio, le loro diverse esperienze.
Prendete il cattivo di turno, che questa volta ha come nome Morales, ma che in
realtà diventa paradigma del male, del malvagio, della sopraffazione.
Questi sono i concetti che animano “Morti scomodi”, l’affascinante esperimento
che può dirsi pienamente riuscito.
Morales è un nome dietro il quale si celano i torturatori, i corrotti, i violenti, gli
assassini, in una parola, il male.
È questa parola che viene investigata, sviscerata, condannata. Ed è contro questa parola che il subcomandante
Marcos rivolge i suoi strali: lo scrittore diventa politico e accusa senza mezzi termini il presidente del
Messico Fox e un’intera classe politica, senza risparmiare l’amministrazione Bush. Un libro sicuramente
11
interessante, arricchito dall’agile e viva traduzione di Pino Cacucci. Senza dimenticare che tutti i diritti
d’autore di “Morti scomodi” sono destinati alla realizzazione di progetti in Chiapas.
12
INVISIBILI
Minori migranti detenuti all’arrivo in Italia
protezione in ogni circostanza e gli standard
internazionali richiedono che i minori non
accompagnati non siano mai detenuti.
La ricerca svolta da Amnesty International
descrive un quadro allarmante.
Quando si parla di Amnesty International la mente
va a paesi lontani dove la violazione dei diritti
umani è sistematica. Ma ultimamente Amnesty
International ha lanciato una campagna che
riguarda da vicino l’Italia e le sue leggi. La
campagna si intitola INVISIBILI e riguarda
bambini e adolescenti fermati al momento dello
sbarco lungo le coste siciliane e detenuti nei Cpt
(Centri di Permanenza Temporanea).
Arrivano in Italia attraversando il Mediterraneo su
piccole barche insicure, insieme a più ampi gruppi
di adulti, in fuga dalla violenza e povertà. Sono
sia bambini che viaggiano tra le braccia dei
genitori richiedenti asilo politico, sia adolescenti
soli provenienti dall’Africa o dal Medio Oriente.
Perché Invisibili?
Dopo il loro arrivo in
Italia, sono rinchiusi
nei
centri
di
detenzione
per
migranti, in spregio
delle
norme
internazionali, per le quali la detenzione dei
minori è una misura eccezionale da applicare solo
in casi estremi.
Le leggi italiane li trascurano e le statistiche non li
contano rendendoli Invisibili.
Le
informazioni
raccolte
da
Amnesty
International e dalle altre organizzazioni
umanitarie parlano di oltre 900 casi che
riguardano la presenza di minori nei centri di
detenzione per stranieri e si ritiene che sia venuta
alla luce solo una piccola parte del fenomeno.
Amnesty International riconosce la potestà degli
Stati di controllare l’ingresso, la residenza e
l’allontanamento dei cittadini stranieri dal proprio
territorio; tuttavia questo diritto deve essere
esercitato nel rispetto dei diritti fondamentali di
migranti e richiedenti asilo soprattutto quando
parliamo di categorie vulnerabili, tra cui i minori.
La minore età, infatti, implica una particolare
condizione, alla quale spetta una speciale
Rispetto alla detenzione dei minori e richiedenti
asilo, si è preoccupati per le denunce che
riguardano:
• la dubbia legittimità della detenzione
dei minori applicata senza chiare basi
legali in un lasso di tempo ingiustificato
e senza modalità d’appello,
• la detenzione illegale e il trattamento
inadeguato verso i minori non
accompagnati
includendo
le
perquisizioni corporali e il sequestro di
beni personali all’arrivo,
• la ricorrente mancanza di separazione
tra minori e adulti estranei al nucleo
familiare,
• la scarsa informazione sui diritti dei
minori in Italia fornita ai minori stessi
e alle famiglie,
• il trattamento inadeguato sui minori
all’arrivo e durante il trasferimento
verso i centri di detenzione e le
condizioni di vita inadeguate nelle
strutture in cui viene detenuto il
minore.
E’ davvero giunto il momento che il governo
italiano ponga rimedio alle violazioni dei diritti
umani che si verificano contro i minori
immigrati. L’Italia deve dimostrare le sue buone
intenzioni abolendo tale Invisibilità consentendo
alle Organizzazioni umanitarie non governative di
entrare nei centri di detenzione. Deve inoltre porre
fine alla detenzione dei minori e adottare leggi
organiche per l’asilo e garantire la necessaria
protezione di questi bambini che già soffrono per
la fame e la miseria.
Simone Rossi
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