luoghi di spettacolo e storia
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luoghi di spettacolo e storia
www.teatrotoniolo.info Il teatro Toniolo è forse il luogo che con maggiore chiarezza esprime il senso identitario di questa Città. Le cronache, i fermenti politici e culturali della comunità si sono intrecciati alla storia di questo teatro, scena e platea delle vicende di una Mestre in continua trasformazione. Negli ultimi anni, grazie ad una sapiente gestione dell’Amministrazione comunale, questo luogo è diventato punto di riferimento per tutta la terraferma veneziana, guadagnandosi al contempo il prestigio nei circuiti nazionali. Un successo meritato, non solo nei numeri. Credo infatti che il tema su cui rilettere, il dato di cui compiacersi, sia l’intensità del dialogo che Mestre, e dunque il suo teatro, hanno saputo costruire con tutto il resto del territorio. Città viva, culturalmente capace di imprimere il suo segno, di proporre le proprie idee, con il Toniolo al centro di un’offerta culturale variegata. Un lavoro lungo, che l’impegno e la determinazione dell’Amministrazione comunale ha portato a frutto. Una scommessa vinta. La cifra che appare più leggibile per il Toniolo è la sua “inclusività”. Il cinema, la danza, la musica, il teatro: tutti i pubblici, tutte le espressioni dell’arte, si sono accolti e consumati, abbracciando la vasta platea della prosa dei concerti e dello spettacolo leggero, e quella forse più esigente del cartellone classico. Senza preclusioni, con la capacità di leggere anche le avanguardie e di respirare le novità che si sono affacciate in questo tempo. Cent’anni sono uno straordinario traguardo, ma mi piace considerarli il miglior punto di partenza per consentirci di guardare in avanti con tutta la forza che questo Teatro e questa Città possono ancora esprimere. Giorgio Orsoni Sindaco di Venezia Le voci di dentro: non poteva esserci pièce più azzeccata per celebrare i 100 anni del teatro Toniolo, aperto nel 1913 con Rigoletto, con il borbottare scandalizzato, espressivo, isolato e per nulla rassegnato ai mali del mondo; e insieme a questo il disincantato controcanto di Arlecchino servitore di due padroni, dove per sopravvivere si fa lecita ogni bugia e ogni capriola, dove si fa buon viso alla sorte e si trasforma in un inno alla gioia anche un abito fatto di toppe colorate. Commedie che raccontano un mondo antico ma che narrano anche i nostri giorni, così tesi e confusi tra il benessere che credevamo di avere e la sida malcerta del futuro. È in tempi così nebbiosi, quando si sa cosa si è perso e non ciò che ci aspetta, che un luogo come il teatro riacquista la sua attualità o, piuttosto, rende evidente un’attualità mai perduta. Anche nell’anno in cui nacque il Toniolo il futuro era incerto, tanto che presto la sua esistenza ha assunto i caratteri di una forma di resistenza. La compagine mestrina e veneziana ci si è ritrovata sempre, come dentro a una capsula di sopravvivenza, alla vigilia e nei postumi di due guerre e di almeno due crisi drammatiche, quelle iniziate nel 1973 e nel 2008. Il pubblico non ha mai smesso di vivere le sue colonne di ingresso come un saluto alla vita, come porte verso evasioni intelligenti e occasioni di pensiero collettivo, come luogo di un pettegolezzo salace che, quand’anche possa sembrare chiacchiericcio, stringe la rete sociale e la trasforma in un gioco solidale. Questo da sempre è il teatro, trovarsi insieme e sapere che accanto a noi c’è chi affronta simili gioie o dificoltà. Non sempre si può parlare di sé. A volte è meglio - e il teatro lo consente - non dire niente e condividere in silenzio certe emozioni, che hanno un sapore sia collettivo ma risuonano nell’individuo con un effetto diapason. Questo, ancora, accade quando il teatro si identiica con un territorio e contribuisce a costruire l’identità, a maggior ragione quando tale identità è stata continuamente oggetto di rideinizioni, di dubbi, di una supposta dipendenza culturale da Venezia e dalla sua appariscente notorietà. La Terraferma è il polmone di Venezia, senza la quale quest’ultima sarebbe già persa. Il Toniolo la testimonia come guscio di umanità, di rilessioni e reazioni ai fatti storici, come luogo in cui lo spettacolo dal vivo non cessa di generare un corpo a corpo con il reale, anche passando attraverso la cruna della inzione o della distanza tra palco e platea. Un teatro che sa vivere per un secolo racconta di una comunità pulsante. Per chiunque si interroghi se Mestre abbia saputo costruire una sua identità, non c’è prova migliore di questo anniversario. Angela Vettese Assessore Attività culturali e Sviluppo del turismo Fra gli ediici cittadini che testimoniano un rapporto privilegiato con la storia, in virtù dei propri pregi o funzioni pubbliche, i teatri occupano una posizione particolare; se i palazzi monumentali in genere issano le radici di una comunità, i teatri incarnano luoghi di continuo attraversamento, producono memoria aggiuntiva; le loro mura diventano membrane permeabili alle trasformazioni dei gusti e dei tempi. Il rapporto del Teatro Toniolo con la comunità di Mestre, in questo senso, è del tutto particolare, e non può prescindere dalle vicissitudini che hanno segnato la storia di un “luogo che non c’era”, per diventarne un simbolo ricco di storia. Quando vide la luce agli inizi del secolo scorso, infatti, Mestre, era agli albori delle trasformazioni che l’avrebbero condotta ad un’identità urbana compiuta. Cresceva rapidamente il numero degli abitanti, per via delle trasformazioni sociali ed economiche: la borghesia imprenditoriale e commerciale si affermava, a scapito del declino inarrestabile subito dalla nobiltà. I cittadini appartenenti ai nuovi ceti emergenti desideravano riconoscersi in un centro urbano adeguato ai tempi nuovi: così, fra le altre iniziative, costituirono un comitato per raccogliere fondi destinati alla realizzazione di un nuovo teatro. Furono poi i fratelli Toniolo a costruirlo, in un tempo relativamente rapido; i lavori iniziarono nel 1912 e il teatro venne inaugurato per la rappresentazione del Rigoletto, il 30 agosto 1913, in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita di Giuseppe Verdi. Il Toniolo poteva accogliere quasi 1000 spettatori e aveva, oltre alla platea, un ordine di palchi e una loggia. La sua programmazione, in dall’inizio, era varia e non specializzata, ospitando tutte le forme di spettacolo, dal cinema al teatro dialettale, dall’operetta alla prosa, ino al teatro leggero. La programmazione rimase sempre caratterizzata da questo eclettismo: grandi eventi in un calendario un po’ casuale, così come accadeva spesso nei teatri di paese di quegli anni. Non c’era nessun sostegno pubblico all’attività, spesso destinata al progressivo declino e alla crisi; alla ine dell’ultima guerra fu frequentemente adibito a sala da ballo. Negli anni della “modernizzazione” di Mestre, quando ville, parchi e riviere furono demoliti in nome della funzionalità al ine di creare alloggi per i lavoratori del polo industriale di Marghera, il Toniolo condivise la rapida evoluzione di quanto lo circondava. Subì un drastico restauro; la sala fu ingabbiata in una struttura di cemento armato che nascose i palchi, le inestre di coronamento delle pareti laterali, il dipinto del Pomi e suddivise lo spazio in platea e galleria. Al termine di questi lavori anche il foyer fu eliminato e venne trasformato in appartamento per il gestore, il dott. Ferdinando Boer. L’evoluzione dell’offerta cittadina di spettacolo, intanto, portò in quegli anni all’inaugurazione del secondo cinema teatro di Mestre, il Corso, gestito dalla famiglia Furlan. Fu siglato un patto di non belligeranza e collaborazione tra le due diverse gestioni, e questo fece sì che il Toniolo non si distinguesse in modo particolare con una programmazione speciica e mantenesse ino agli anni ‘80 le caratteristiche di un buon cinema teatro di provincia. La stagione dei referendum di separazione tra Venezia e Mestre, i cui inizi coincidono con la consultazione del 1979, spinse l’amministrazione comunale ad impegnarsi direttamente in terraferma, ino ad allora restia ad un impegno esplicito di valorizzazione culturale al di fuori dal centro storico; in tal modo, maturò la decisione di prendere in afitto il teatro Toniolo e curarne la programmazione. L’accordo garantiva al gestore privato di mantenere la direzione operativa e riservava al Comune il compito di programmare il cartellone. I primi cinque anni di attività furono dificili e costellati da molti amari insuccessi. La stagione di prosa era organizzata in collaborazione con l’Ente Teatrale Italiano e non decollava. Memorabili i clamorosi lop dell’inaugurazione della stagione di prosa 84/85, con Alberto Lionello sbigottito di fronte a una platea semideserta, e i 16 spettatori presenti al concerto con l’Orchestra del Teatro La Fenice e Severino Gazzelloni, durante il Carnevale dell’86. Il punto di svolta arrivò nel 1989, quando si decise di nominare Giorgio Gaber direttore artistico del teatro Goldoni di Venezia, allora completamente gestito dal Comune di Venezia. Il suo incarico prevedeva anche la deinizione del cartellone di prosa per il Toniolo di Mestre. Un direttore artistico così autorevole e con una personalità così fuori dal comune intuì subito le potenzialità del pubblico della terraferma, individuando un target aperto, giovane, curioso e senza pregiudizi. Ha inizio inalmente per l’intera dimensione culturale della terraferma un lungo percorso di crescita, e deinizione di identità. Alla ine del suo mandato, il grande successo della sua direzione aveva lasciato in eredità la creazione di un pubblico deinito, e l’espansione dell’orizzonte di azione del teatro. Alle iniziali stagioni si aggiunsero nuove collaborazioni e il lavoro realizzato non venne sprecato, ma fatto ulteriormente fruttare. Vennero inaugurate altre rassegne che ampliarono la fascia di pubblico: partirono una stagione di teatro comico e una di musica italiana d’autore, entrambe nel 1993, in collaborazione con Venezia Spettacoli. Nel 1992 venne costituito il nuovo Teatro Stabile del Veneto, di cui il Comune era socio insieme al Comune di Padova e alla Regione del Veneto; fu nominato Giulio Bosetti in sostituzione di Giorgio Gaber alla direzione artistica, furono separate le due gestioni e Arteven divenne l’organizzatore della stagione di prosa, alla quale si aggiunse nel 1998 la stagione di danza. In quegli anni la stagione di Musica e Linguaggi in collaborazione con il Circolo Caligola, chiusa dal 2010 per dificoltà di bilancio, portava a Mestre concerti indimenticabili: Charlie Parker, Paco De Lucia, Cick Corea, Michel Petrucciani e poi David Byrne, King Crimson, Ryiuki Sakamoto, Noa e Richard Galliano sono alcuni fra i nomi degli artisti di fama mondiale che si sono esibiti al Toniolo. Il lavoro di radicamento del teatro nella città, unito al maturare di una diversa situazione tra gli eredi della proprietà del teatro, creò le basi afinché l’amministrazione comunale potesse pensare all’acquisto del teatro, per il quale urgevano radicali restauri. L’acquisto del teatro attraverso la società Immobiliare Veneziana cambiò ancora una volta in positivo lo scenario d’azione e il destino del Toniolo. L’indagine strutturale afidata ad un gruppo di professionisti rivelò l’urgenza di realizzare interventi strutturali impegnativi. Dovevano essere sostituiti impianti, arredi ed era necessario eliminare in parte gli elementi del restauro degli anni Cinquanta, per svelare la struttura originale. L’idea vincente fu quella di decidere di non interrompere la programmazione durante il periodo del restauro ma di suddividere in stralci esecutivi gli interventi comprimendo la durata delle stagioni artistiche per consentire l’esecuzione dei lavori. Nessun teatro si era mai lanciato in una sida così ardita, per tre stagioni consecutive il periodo di programmazione fu ridotto a sei mesi l’anno. Dal 2001 al 2005 mentre il cantiere assicurava colpi di scena e imprevisti dificilmente dimenticabili per chi li ha vissuti in prima persona, il pubblico del Toniolo aumentava del 46%. La sida vinta accresceva di anno in anno il legame del teatro con la città, da sempre suo grande punto di forza. Il Toniolo cominciò a rappresentare per Mestre la dimostrazione concreta di un percorso di crescita collettiva, la bandiera dell’identità e del proprio carattere distintivo, un luogo aperto di incontro e di riconoscimento. Sono gli anni in cui il Toniolo entra a pieno titolo nei primi posti della classiica Agis delle sale dai 500 ai 900 posti, e da allora non l’ha più lasciata. Anche oggi il Comune di Venezia è impegnato attivamente nel settore teatrale tramite il sostegno alla gestione di teatri storici quali La Fenice e il Goldoni, e la partecipazione diretta al circuito comunale dei teatri del quale il Toniolo è l’elemento catalizzatore. Ne fanno parte il teatro Momo, il Fondamenta Nuove, il teatro Aurora di Marghera, il teatrino della Murata, ognuno portatore di una propria programmazione e vocazione speciica. Teatri impegnati a dialogare, collaborare, condividere servizi e coordinare le proprie offerte per dare ai cittadini l’offerta di una grande metropoli culturale. Angela Fiorella Dirigente Settore Produzioni Culturali e Spettacolo Direzione Teatro Toniolo 30 agosto 1913 Il primo spettacolo I fratelli Toniolo, imprenditori edili e proprietari dell’immobile, portano a termine i lavori in diciassette mesi. Il progetto è afidato all’arch. Giorgio Francesconi. La sala ospita 865 spettatori e dispone di un unico ordine di palchi e una loggia. Le decorazioni a tempera del foyer e della sala sono eseguite dal pittore mestrino Alessandro Pomi. Dieci repliche del Rigoletto di Giuseppe Verdi, sotto la conduzione di Antonio Gallo. L’assalto al botteghino costringe l’impresario a lanciare un “avvertimento” al pubblico: “Chi no ga palchi e scagni torni indrio!”. Per l’occasione vengono organizzate corse suppletive serali del tram per le città vicine: Mirano, Treviso e la Riviera del Brenta. 1912 Settembre 1913 Inizio attività cinematograica Storica proiezione del colossal Quo Vadis? di Enrico Guazzoni e prodotto dalla Cines 1913 Coll. privata Famiglia Brunello 12 aprile 1912 Posa della prima pietra 1917 1924 1930 Sbarca il sonoro Il teatro è acquistato dagli industriali Giovanni Rossetto e Giuseppe Scarabellini, e rivenduto nello stesso anno alla contessa Beatrice Bianchini in Di Rosa. Sulla scorta del successo ottenuto a Milano da Il cantante di jazz di Al Jolson, primo ilm sonoro della storia del cinema, seguito dall’esordio italiano del genere con La canzone dell’amore di Gennaro Righelli, Giovanni Furlan decide di attrezzare il sistema di proiezione del Toniolo con le primissime apparecchiature di riproduzione sonora. Il teatro si dota di entrambe le varianti tecnologiche disponibili all’epoca: il Vitaphone e il Movietone. Domenico Toniolo diventa unico proprietario del teatro. 1925 1926 La gestione del teatro passa a Giovanni Furlan. Alfredo Semprebon subentra quale nuovo proprietario dell’immobile. Coll. privata Famiglia Iosa 1917 Ottobre 1913 Dicembre 1913 Fregoli presenta il Fregoligraph, sistema brevettato dall’attore romano per proiettare brevissimi ilm a chiusura dello spettacolo, con il consenso dei produttori, i fratelli Lumière. La Compagnia di Ferruccio Benini mette in scena I Recini da Festa 1924 1925 1926 1930 Il “muro del suono” Il passaggio dal cinema muto al sonoro conobbe una fase intermedia, comune nelle sale più capienti e logisticamente più versatili, come il Toniolo. Dietro lo schermo, sul palcoscenico, si muovevano i cosiddetti “rumoristi” che con materiali e oggetti di ogni genere riproducevano in sala alcuni effetti sonori. Al Toniolo era stata predisposta una cassa di legno mobile ripiena di oggetti metallici, sorretta da ruote a stella, per riprodurre con realismo l’effetto dello sferragliare dei carri armati (usata ad esempio per la proiezione de La guerra nostra, Istituto Luce, 1925). C’era poi un motore che veniva azionato per imitare il passaggio di altri veicoli, con qualche effetto collaterale come la dispersione di fumo in sala e i conseguenti disagi, specie nelle prime ile. Un altro effetto di grande eficacia era il rumore della mitragliatrice, ottenuto da un marchingegno di falegnameria a superici battenti, utilizzato anche in qualche cortometraggio d’azione, come The Cameraman di Buster Keaton (1928). Fondamentale, nel lavoro dei rumoristi, era la sincronizzazione con le immagini sullo schermo; problema che si presentò anche agli albori del sonoro vero e proprio, in quando non si riuscì a issare la traccia audio direttamente sulla pellicola. L’ora del dilettante. Varietà prima del coprifuoco. LUOGHI DI SPETTACOLO E STORIA A Mestre ci si arrangiava “in proprio”, anche senza chiamare artisti da fuori che con le vicissitudini del secondo conlitto mondiale avrebbero fatto fatica a raggiungere la città. Quattro risate ed un po’ di serenità, tra un coprifuoco e l’altro, arrivavano da uno spettacolo che al Teatro Toniolo andava in scena di tanto in tanto la domenica pomeriggio. L’ora del dilettante non aveva la pretesa di essere un varietà, anche se alla ine puntava sul talento dei partecipanti, volontari, pronti a salire sul palcoscenico. Giovanni Giovanìn Sartori era il regista della rappresentazione e pure il talent scout, colui che selezionava gli apprendisti artisti. Musicisti, cantanti, barzellettieri (con l’obbligo di non raccontarle sporche o che parlassero di politica) ed anche attori. Proprio Sartori era uno dei numeri issi di questo varietà: nei panni del fachiro Jarto Jova intratteneva il pubblico inilzandosi con spilloni da donna per capelli, lunghi venti centimetri, da una guancia all’altra attraverso la lingua, oppure sulle braccia; non usciva un goccio di sangue e non dava il minimo segno di sentir dolore. Chiudeva lo spettacolo facendosi seppellire dentro una cassa coperta da vero e proprio “sabion”. A quel punto entrava in scena il mago Toni Barlese, che inizialmente non badava a quella cassa ed eseguiva tranquillamente i suoi numeri. Trasformava gli orologi degli spettatori in colombi, centinaia di fazzoletti annodati diventavano ombrellini e così via. Fino a quando non si ricordava del fachiro seppellito. Nel silenzio assoluto del pubblico, procedeva ad estrarre dalla cassa uno Jarto Jova quasi moribondo. Che poi però si riprendeva, giusto in tempo per prendersi con Barlese dieci minuti buoni di applausi.” (da Stefano Pittarello, ‘Drio casa - Diario web di Mestre’) Incontro con Alfredo Furlan Famiglia Furlan e Teatro Toniolo: un sodalizio che attraversa la storia del ‘900 mestrino… I due primi pilastri, quindi, di una vicenda imprenditoriale per molti versi unica, furono Toniolo e Excelsior… Il che signiicava, fra le varie soluzioni che allora si affacciavano sul mercato, puntare su quella destinata ad affermarsi... Sì, è una lunga storia, che ha inizio a metà degli anni ‘20. Montavano venti di crisi; la gestione era afidata alla famiglia Rongaudio, che a un certo punto si trovò in dificoltà e decise di lasciare. In quegli anni mio padre si preoccupò di armonizzare l’offerta; al Toniolo lasciò invariata una duplice caratterizzazione di teatro e di cinema, mentre all’Excelsior pensò di concentrare, accanto al cinema, un’offerta d’intrattenimento più brillante, costruendo un palcoscenico ad hoc per l’avanspettacolo. Per il Toniolo, mio padre intratteneva rapporti di collaborazione con la Fenice, con un offerta di spettacolo sinfonico e lirico di tutto rispetto. All’epoca c’erano due sistemi che si contendevano il mercato: il Vitaphone e il Movieton. Il Toniolo si dotò di entrambi. Il primo sistema era dall’inizio più problematico, perché il sonoro era in un disco; con l’inevitabile rottura e reincollatura delle parti di pellicola saltava la sincronizzazione, e il proiezionista doveva improvvisarsi un po’ disk jockey. Più tardi fummo tra i primi a introdurre la tripla macchina di proiezione, il maxischermo al San Marco, poi arrivò il Dolby Stereo e tutto il resto; e poi abbiamo sempre puntato sulla diversiicazione, su una varietà non ripetitiva. Andare al cinema o a teatro a Mestre, anche oggi, dovrebbe mantenere un sapore particolare di familiarità con la sua storia e i suoi luoghi; spazi vivi, non contenitori senz’anima. È un periodo di grande fervore, che coincide con l’inizio dell’urbanizzazione in terraferma. Sarebbe utile fare un passo indietro, per comprendere meglio l’intero intreccio di luoghi e persone, in quello scenario di inizio secolo. A qualche centinaio di metri, una quindicina d’anni prima lo zio Vittorio aveva costruito l’Excelsior, e la gestione era stata afidata a mio padre Giovanni, che qualche tempo dopo, in occasione del passaggio di proprietà alla famiglia Semprebon, entrò anche al Toniolo. La sensibilità per l’evoluzione della tecnica e del gusto ha rappresentato da sempre il tratto distintivo del vostro rapporto col pubblico mestrino. Restare in contatto coi tempi è fondamentale, meglio ancora anticiparli. Nel ‘28 il Toniolo inaugurò il cinema sonoro a Mestre. 1930 Anni ’30 Accanto al teatro tradizionale si affacciano nuove forme di intrattenimento più popolari, come spettacoli di boxe col ring montato sul palcoscenico e spettacoli circensi senza animali, con la partecipazione di giocolieri, acrobati e clown. Di grande richiamo in quel decennio anche i veglioni di Capodanno, allestiti con i tavoli per il cenone sul palcoscenico e ben due orchestre. Il Toniolo nel frattempo si afferma come luogo d’elezione per occasioni di aggregazione pubblica, punto di riferimento per la vita sociale della comunità mestrina. Venti di guerra. Retata in teatro Teatri e cinema, in tempo di guerra civile, rappresentano bersagli naturali per episodi repressivi, comprese retate e perquisizioni. Nel 1944, in seguito a un attentato dinamitardo contro una sede della questura in Piazza Barche, le brigate nere disposero un blocco stradale e sbarrarono le uscite del Toniolo. Nell’occasione, rimase nella memoria collettiva l’episodio di un partigiano che, conoscendo bene il teatro, trovò scampo adattandosi alle cavità meccaniche del grosso orologio posizionato allora sul frontone del palcoscenico. 1951 Primo restauro 1955 L’avvento della trasmissione televisiva Lascia o raddoppia, complice l’estrema popolarità di Mike Buongiorno e la scarsa diffusione di apparecchi tv ad uso domestico, porta i luoghi pubblici ad attrezzarsi; in particolare i cinema, dopo aver ottenuto lo spostamento del programma dal sabato al giovedì per il calo d’incassi dei ine settimana, organizzano proiezioni televisive in sala. Anche il Toniolo si adegua installando una TV sul palco. Su progetto dell’ing. Nini Marzetti i due ordini di palchi vengono demoliti e sostituiti da un’unica galleria in cemento armato che mantiene la forma originaria a ferro di cavallo. Ricostruita anche la cabina di proiezione. 1945 1945 Verso la ine della guerra gli alleati occupano il teatro e organizzano spettacoli per risollevare l’animo delle truppe. Alla ine dell’occupazione la gestione torna alla famiglia Furlan, che mantiene un’attenzione particolare per la destinazione d’uso teatrale. 1951 1955 1951 Cambio gestione Sospensione temporanea della gestione Furlan e concessione in locazione del teatro a Ferdinando Boer e Mario Seno. Nel contratto è compresa l’area scoperta adiacente per le proiezioni cinematograiche estive. Resta escluso l’avancorpo dell’ediicio, con l’impegno a non utilizzarne impropriamente lo spazio in attività di potenziale disturbo, come feste da ballo o altre occasioni di festa mondana. QUANDO IL TEATRO È DI CASA Incontro con Marzia Boer Santon Prof.ssa Boer, parlarle del Toniolo signiica parlare anche della sua infanzia Le viene in mente un ricordo particolare di quegli anni? Sì, attorno al Toniolo e alla sua storia prende vita un intreccio familiare piuttosto complesso. Mio padre, Ferdinando Boer, acquisì la gestione della sala nel 1951 da mio nonno (che era anche suo suocero), Alfredo Semprebon, cui era intestata la proprietà dell’immobile. Be’, io ero molto giovane. Ricordo bene l’appuntamento settimanale col varietà. Quando andammo ad abitare in teatro, in un appartamento ricavato negli spazi ora occupati dal foyer, al giovedì c’era un turno di avanspettacolo piuttosto “popolare”. I miei genitori mi vietarono espressamente di metterci piede, cosa che invece regolarmente accadeva; il fascino di tutto ciò che è proibito, per un bambino, è sempre irresistibile. Solo in seguito il teatro brillante alzò di molto il suo livello, con l’arrivo dei vari Bramieri, Fo, Tognazzi. Vicissitudini che hanno segnato la vita di un luogo da sempre speciale, nell’immaginario mestrino... 1955 Allora, quando entrò mio padre nella gestione, io ero molto piccola. La mamma non voleva abitare in campagna, papà per un po’ ha fatto il pendolare, inché nel ’56 ci trasferimmo in teatro. Ricordo bene quell’anno; per via dei lavori di ristrutturazione, feci la prima magistrale in collegio. Negli spazi del foyer viene realizzato un appartamento per ospitare la famiglia Boer. Coll. privata Famiglia Brunello L’idea di abitare in un teatro fa un certo effetto... L’intreccio fra la storia del Toniolo e la nostra famiglia è variegato, va al di là dei ruoli ricoperti nella sua proprietà e gestione. Mia suocera Alba Vallenari negli anni ’20 recitava al Toniolo con l’Unione Filodrammatica di Mestre, un circolo che si riuniva negli spazi della sala da ballo, l’attuale foyer, prima che ci ricavassero l’abitazione; conservo ancora la locandina di uno spettacolo, con le irme dell’intera compagnia, donata ad Alba nel giorno del suo matrimonio. Un intreccio che poi si evolve ino ad anni più recenti; si affaccia il Comune, spunta la direzione artistica di Gaber… Sì, io curavo la parte amministrativa nella Simco, società di cui facevo parte, che aveva ereditato nel frattempo la proprietà. Ricordo con molta simpatia il periodo di Giorgio Gaber. Qualche episodio in particolare? Era una persona speciale, anche al di là della sua straordinaria dimensione artistica. Una volta ci fu una controversia sulla gestione del guardaroba, con un’impuntatura di mia sorella sulle competenze. Gaber risolse la questione a suo modo, senza alcun problema, chiamando a smistare i cappotti sua iglia: sempre e prima di tutto, il rispetto per il pubblico. In quegli anni poi maturarono delle iniziative di coinvolgimento dei giovani a teatro. Ricordo che dopo aver assistito alla prima dello spettacolo, gli studenti del liceo Franchetti incontravano gli attori a scuola. Personaggi come Salvo Randone, Silvio Orlando o Mariangela Melato si intrattenevano volentieri con numerose classi. Un’esperienza che ancora oggi i miei ex allievi ricordano con piacere. Il Toniolo è una sala multifunzionale 1957 Proiezione del ilm Il ponte sul iume Kwai. cui non di rado sono afidati i ilm di maggior successo della stagione cinematograica, proprio in virtù delle sue caratteristiche di comfort e di grande capienza. Spicca, nel 1957, la proiezione di uno storico campione di incassi come Il ponte sul iume Kwai di David Lean, cui si associò un variopinto e paciico assalto degli spettatori negli orari di punta, rimasto negli annali degli “assembramenti” storici più famosi dell’adiacente Piazza Ferretto. Coll. privata Boer 1957 1983 1984 Nasce Jazz & Dintorni. Il festival, organizzato in collaborazione con il Circolo culturale Caligola, suscita un’immediata eco a livello nazionale. Il quotidiano La Repubblica scrive: “Mestre, capitale del blues”. Locazione del cinema teatro Toniolo al Comune di Venezia. 1963 1983 Teatro di stagioni. I Primi Passi 1985 Nel 1984, il Comune di Venezia stipula una convenzione con la Simco, società proprietaria del teatro e comincia a proporre una programmazione culturale coordinata, speciica per la città di Mestre. L’accordo, rinnovato nel 1990, prevede, oltre al versamento del canone di locazione annuo, il pagamento di una quota forfettaria per un utilizzo di 220 ore al mese, comprensivo dei servizi alle compagnie e al pubblico. L’amministrazione comunale si occupa della programmazione artistica e della comunicazione degli eventi mentre la gestione operativa rimane afidata alla Simco. Fin dalla prima stagione il teatro riconferma la sua spiccata e congenita versatilità, unitamente ad una particolare sensibilità nel dar voce alle nuove tendenze musicali. Il cartellone 1984-85 comprende, oltre alla stagione di prosa, la rassegna di teatro comico Fosforina, la rassegna cinematograica Video e teatro d’avanguardia, alcuni spettacoli di danza e concerti di musica classica, jazz e rock, con artisti del calibro di Michel Petrucciani e Lester Bowie. Sorti alterne caratterizzano i dificili inizi, a cominciare dal clamoroso lop del primo spettacolo di prosa, seguito immediatamente dopo dal rassicurante sold out del concerto sinfonico dell’Orchestra della Fenice. Qualche anno più tardi, la direzione di Giorgio Gaber avrebbe inaugurato l’inarrestabile ascesa del teatro nelle classiiche nazionali dell’AGIS. Trasferimento della direzione del teatro al Comune di Venezia con l’assegnazione formale dell’incarico a Emanuele Guariniello, già direttore amministrativo del teatro Goldoni, e la creazione di un gruppo di lavoro apposito. La direzione artistica della prosa è guidata da Giantonio Cibotto che si avvale della collaborazione dell’ETI. 1984 1985 Anni ’60 Dicembre 1963 Anni ’60-70 1984-1985 6 novembre 1984 24 novembre 1984 1985-1986 La collaborazione con la Biennale Cinema porta ai primi esperimenti di decentramento delle proiezioni in terraferma, destinati a una fortunata continuità. La proprietà passa alla Società Simco degli eredi Semprebon. Con la ripresa della gestione Furlan, accanto al cinema, il Toniolo tende a rafinare la propria offerta d’intrattenimento, dall’avanspettacolo a forme più mature di teatro brillante con il coinvolgimento della scena veneziana, in quegli anni particolarmente vivace. La prima stagione di prosa organizzata dal Comune conta 13 titoli, 26 repliche, 130 abbonamenti e registra una media di 273 presenze. Inaugura la stagione di prosa lo spettacolo Divorziamo! di Victorien Sardou, con Alberto Lionello e Erika Blanc. Il giorno seguente il giornale locale commenta: “Platea quasi vuota al Toniolo. Sta fallendo appena partita l’idea di un teatro per la città”. Tutto esaurito per la serata di gala del ciclo esecutivo dedicato all’integrale sinfonica di Mahler, con l’orchestra del Teatro La Fenice diretta dal maestro Eliahu Inbal. La seconda stagione di prosa viene trasferita temporaneamente al Cinema Corso per consentire al Comune di riorganizzare le attività e ripensare nel suo complesso l’offerta culturale su Mestre. foto Luigi Ciminaghi 1986 1986-1987 Settembre 1987 Prima stagione organizzata in collaborazione con l’Associazione Amici della musica di Mestre; apre l’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Bruno Campanella. Anteprima d’eccezione La parte del leone monologo di e con Dario Fo. Dietro le quinte, Franca Rame annota gli appunti di scena per lo spettacolo. 1987 1989 1987-1988 1989-1991 Gestione unica Toniolo/Goldoni sotto la direzione di Giorgio Gaber foto G. Arici Il Toniolo si riappropria della stagione di prosa. Il numero degli abbonamenti sale a 366, le presenze medie a 464. “L’effetto Gaber” produce una crescita superiore al 120% degli abbonamenti che salgono da 900 a 2000. La prosa punta su grandi nomi come Valeria Valeri e Paolo Ferrari, Enrico Maria Salerno, Dario Fo e Franca Rame, Nino Manfredi, Rossella Falk e Ugo Tognazzi. Una particolare attenzione è riservata alla rivitalizzazione della tradizione veneta con la riproposizione della rassegna di teatro amatoriale Palcoveneto dal Goldoni al Toniolo. Inalterato rimane il vivace interesse per una proposta musicale ad ampio spettro, da Paolo Conte a Francesco de Gregori, da Tuck & Patty agli Oregon… L’impronta di Gaber La visione teatrale per Venezia e terraferma dell’artista milanese è ben documentata nelle sue dichiarazioni rilasciate alla stampa dell’epoca: • “… Mi preoccuperò di creare una solida struttura organizzativa che consenta alla gente di stringere un rapporto più stretto con il teatro della propria città. Non dimentichiamo che Venezia, con i suoi 60mila abitanti è una città di pendolari e che Mestre e Venezia, pur così vicine, non hanno quasi scambi culturali tra loro. La mia utopia è di creare inalmente con la forza del teatro un rapporto, un dialogo tra le due realtà urbane che si ignorano a vicenda” (Resto del Carlino 15 giugno 1989) • “… Creare un interscambio di pubblico tra il Goldoni e il Toniolo ed evitare eventuali concorrenze, con programmazioni interessanti in contemporanea […] penso sia possibile creare un abbonamento unico per i due teatri proprio a testimoniare il legame tra la Laguna e Mestre.…” (Il Gazzettino, 15 giugno 1989) Il Toniolo assume una isionomia propria e indipendente dal teatro veneziano e inizia la collaborazione con il Circuito teatrale regionale Veneto, Arteven. Il teatro Goldoni si struttura come ente autonomo e diventa Teatro stabile del Veneto. 1992 Giugno 1998 Il Comune di Venezia acquista il Toniolo 1994 Nasce Musica & Linguaggi, stagione di concerti coorganizzata con l’Associazione Caligola, che si afferma punto di riferimento per la musica extracolta distinguendosi in dall’inizio per la varietà degli stili proposti e una particolare sensibilità nel riconoscere le novità più stimolanti del momento. Tra i molti concerti da tutto esaurito e lunghe code al botteghino, leggendaria la performance del pianista e compositore Ryuichi Sakamoto. 1994 2001 La società Il Teatro degli eredi Semprebon cede il 98% delle quote al Comune e il 2% alla Immobiliare Veneziana; onere pubblico che si inserisce in un più ampio progetto di valorizzazione e riqualiicazione del centro mestrino, dal rifacimento di piazza Ferretto al completamento dei lavori del nuovo Centro culturale Candiani. 1998 1999 Inizio interventi di restauro. I lavori sono eseguiti per stralci funzionali al mantenimento dell’apertura del teatro al pubblico; una decisione controcorrente rispetto agli standard operativi nazionali e non priva di una certa dose di rischio. La scelta di concentrare gli interventi di risanamento per consentire il normale andamento delle stagioni si rivela una scelta vincente con una crescita del 46% degli abbonati. Nello stesso anno apre il sito comunale www.teatrotoniolo.info 2001 1992-1993 1992-1993 1999 Prima edizione della rassegna Note Italiane coorganizzata con la società Venezia Spettacoli. Tra gli ospiti un giovanissimo Lorenzo Jovanotti e un passaggio storico di Fabrizio de Andrè. Prima edizione della stagione Comics & Dintorni, con l’arrivo a Mestre di artisti emergenti come Claudio Bisio e Alessandro Bergonzoni, e una memorabile incursione di Beppe Grillo. Prima edizione della rassegna internazionale di danza d’autore Verso l’universo coorganizzata con Arteven. 26 ottobre 2013 2007 Conclusione del restauro A cento anni dal Rigoletto d’esordio, l’opera di Verdi riporta le sue suggestioni musicali fra le mura del Toniolo a celebrare il suo secolo di vita, in una kermesse cameristica curata dal Conservatorio di Venezia. Una giornata di festa dedicata a tutto il suo pubblico. La riqualiicazione dell’immobile si accompagna al ripensamento del ruolo dell’amministrazione nel settore dello spettacolo. Il Toniolo diventa il cardine metropolitano del circuito comunale dei teatri veneziani. 2005 2007 2008 2005 2013 Mario Brunello assume la direzione artistica della stagione di musica sinfonica e da camera. 2008 foto Roy Volkmann foto M. Norberth 1992 Separazione dal Goldoni Con 46.482 spettatori e una media di 637 presenze a recita, la classiica Agis assegna al Toniolo il 1° posto nel Veneto, il 4° a livello nazionale, tra le strutture teatrali della sua categoria, e il 23° nella classiica generale assoluta dei teatri per spettatori. Anni ‘30 (Archivio fotograico Museo Fortuny - FMCV) Interno Galleria G. Matteotti 17 dicembre 1913 Programmazione cinematograica (Comune di Venezia Archivio della Comunicazione. Fondo Centro Studi Storici Stevanato) (Archivio Comune di Venezia) 1925 22 novembre 1913 Programma concerto (Archivio Comune di Venezia) La gestione passa a Giovanni Furlan (Archivio Comune di Venezia) 1962-63 P.tta C. Battisti Ristorante Geremia dirimpetto all’ingresso del teatro (Coll. privata Famiglia Brunello) Anni ‘60 Via Ospedale Anni ‘60 Galleria G. Matteotti (Coll. privata Famiglia Brunello) 1982 9 agosto 1920 Galleria G. Matteotti P.tta C. Battisti Carnevale della magia (Coll. privata Boer) (Comune di Venezia - Archivio della Comunicazione. Fondo Stevanato) (foto Mark e Smith) Anni ‘20 MEMORIE DI VIAGGIO. I PARTNER RACCONTANO Festeggiando il recente anniversario dei 25 anni di gestione comunale, ci era piaciuto ricordare che il teatro è un organismo vivente, fondato su un intreccio complesso di ruoli e funzioni; e issare l’asticella sul calendario, per un luogo come il Toniolo, equivale a posizionare un segnalibro in un lusso variopinto di vicende artistiche, piccole e grandi storie. Qui, il festeggiato recupera orgoglioso l’ingresso del suo proilo architettonico inconfondibile nello scenario di una Mestre d’inizio secolo; una Mestre Contemporanea che di fatto ancora non c’era, ma cominciava a individuare i primi mattoni simbolici su cui ediicare la propria storia futura, fra i quali appunto l’icona e lo spazio riconoscibile di un teatro cittadino. Settantantuno anni dopo il Comune, deciso a indirizzare la propria politica culturale nella valorizzazione della terraferma, fu chiamato a individuare il teatro su cui puntare, per offrire alla piazza mestrina stagioni di livello comparabile alla sponda lagunare del Goldoni; e lì il Toniolo spolverò la sua tempra originaria di luogosimbolo, resistito a due guerre e sopravvissuto alle più profonde e spiazzanti evoluzioni di gusti e sensibilità, stagioni mediali ed ere tecnologiche; lì ebbe inizio un’esperienza che ci condusse al “più bel risultato di una grande ed eficace collaborazione fra assessorato e circuito teatrale Arteven”, come avemmo già modo di scrivere; risultato di cui siamo ieri, e da cui tutt’oggi traiamo ogni virtuosa esperienza, per poter rinnovare un classico, ma nient’affatto rituale dati i tempi,“cento di questi giorni”. Frequento il Toniolo da sempre. Certo non da 100 anni, ma quando mi è stato detto che festeggiava il secolo di vita, ho cercato di ricordare tutte le volte che per un qualsiasi motivo ci sono stato. Ci andavo negli anni ‘70, quando era prevalentemente un cinema. Mi ricordo quando, con tutta la mia classe del liceo, vidi “Porci con le ali”; in quel periodo di forte contestazione giovanile, andare al cinema a vedere un ilm era anche un fatto politico che accendeva discussione e dibattiti, e anche quella volta fu così. Negli anni ’80, ho alimentato la mia passione per il jazz grazie ai tanti indimenticabili concerti che sono riuscito a vedere; ricordo sempre con piacere la pulizia del suono del sax di Sonny Rollins: io in galleria e lui sul palco. E’ innegabile che poterlo ascoltare senza il fruscio del vinile sul giradischi sia stato un grande privilegio. Mentre studiavo all’Università, il Toniolo è stato molte volte anche il mio luogo di lavoro. Avevo cominciato ad inserirmi nel mondo dei concerti e avevo trovato lavoro come facchino; caricavo e scaricavo le attrezzature per pagarmi gli studi. Negli anni ’90 ho iniziato la mia attività di organizzatore di spettacoli, ho inito così di essere solo un frequentatore, e sono diventato parte attiva nelle scelte artistiche. Ho provato in questi giorni a fare un conto di quanti spettacoli ho organizzato da allora al Toniolo. Faccio un numero per difetto: almeno 500! Nel corso di questi anni ognuno di noi ha trovato al Toniolo la realizzazione di almeno un desiderio, la magia che solo lo spettacolo dal vivo sa regalare. Il Toniolo rappresenta il centro della vita culturale della Città, e per questo, in questa importante occasione, non posso solamente fare gli auguri. Devo per forza aggiungere un “grazie”. Rispetto alla mutevolezza di “ritmo”delle umane esperienze, gli anniversari hanno un po’ la valenza dei metronomi: ricordano che esiste una misura certa, nel telaio della storia, rispetto a cui ogni variazione può ritrovare il quadro riconoscibile delle proprie battute, oltre le pause e le accelerazioni. In questo senso, il secolo di storia del Toniolo richiama le caratteristiche di una suite, dove la varietà di stili e ritmi assicura la completezza inale del viaggio sonoro. L’esordio verdiano del 1913, come un tema originale che alla ine di un’avventura armonica ritorna arricchito di ogni precedente passaggio, fornisce ora le suggestioni per un appuntamento evocativo del tutto particolare. Ci piace pensare che le arie verdiane aprano e chiudano i primi cento anni di una straordinaria avventura fra spettacolo e storia, ne catturino simbolicamente gli echi seminati lungo gli argini di un secolo; dal ritmo sincopato delle sue fasi buie al parossismo delle guerre, dall’andante con moto della ripresa ino agli ultimi accordi sospesi, un po’ dissonanti, dell’attuale periodo di “crisi” e incertezza. Così, le note del “Rigoletto” risuonano dopo 100 anni per mano dei giovani musicisti del Conservatorio di Venezia, giusto tributo al rinnovamento delle generazioni e alla fedeltà di un luogo al suo immaginario cittadino, perché la musica “grande” resista dentro i teatri, e nell’immaginario di ciascuno, come la più naturale delle necessità. Pieluca Donin Arteven - Circuito Teatrale Regionale Michele Foffano Dalvivo Alessandro Bonesso Amici della Musica di Mestre Il festeggiato ringrazia per gli auguri ricevuti il suo pubblico i sostenitori di FB e Twitter per i contributi di storia e memoria Marzia Boer Alessandro Cuk Alfredo Furlan per le immagini Marzia Boer Francesco Brunello Franco Iosa Massimo Massarenti Stefano Pittarello Archivio Comune di Venezia. Fondo Municipio di Mestre Comune di Venezia - Archivio della Comunicazione. Fondo Centro Studi Storici Stevanato Archivio fotograico Museo Fortuny - FMCV Museo Casa Goldoni - FMCV per la tenacia tutto lo staff dei suoi ufici per la redazione dei testi Roberto Ranieri e Chiara Toso La nuova veste luminosa del Teatro Toniolo è offerta da Veritas Energia, la luce e il calore più vicini a te. Coop Adriatica insieme al Teatro Toniolo per i suoi 100 anni Scopri il risparmio delle offerte luce e gas di Veritas Energia. Visita il sito www.veritasenergia.it o chiama il numero 041 7293638. La cultura stimola la crescita individuale, la relazione e lo scambio tra persone, i legami all’interno di ogni comunità. La cultura è welfare, è solidarietà, è bene comune.