luoghi di spettacolo e storia

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luoghi di spettacolo e storia
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Il teatro Toniolo è forse il luogo che con maggiore chiarezza esprime
il senso identitario di questa Città. Le cronache, i fermenti politici e
culturali della comunità si sono intrecciati alla storia di questo teatro,
scena e platea delle vicende di una Mestre in continua trasformazione.
Negli ultimi anni, grazie ad una sapiente gestione dell’Amministrazione
comunale, questo luogo è diventato punto di riferimento per tutta la
terraferma veneziana, guadagnandosi al contempo il prestigio nei
circuiti nazionali. Un successo meritato, non solo nei numeri. Credo
infatti che il tema su cui rilettere, il dato di cui compiacersi, sia
l’intensità del dialogo che Mestre, e dunque il suo teatro, hanno saputo
costruire con tutto il resto del territorio. Città viva, culturalmente
capace di imprimere il suo segno, di proporre le proprie idee, con il
Toniolo al centro di un’offerta culturale variegata.
Un lavoro lungo, che l’impegno e la determinazione dell’Amministrazione
comunale ha portato a frutto. Una scommessa vinta.
La cifra che appare più leggibile per il Toniolo è la sua “inclusività”.
Il cinema, la danza, la musica, il teatro: tutti i pubblici, tutte le
espressioni dell’arte, si sono accolti e consumati, abbracciando la vasta
platea della prosa dei concerti e dello spettacolo leggero, e quella forse
più esigente del cartellone classico. Senza preclusioni, con la capacità
di leggere anche le avanguardie e di respirare le novità che si sono
affacciate in questo tempo.
Cent’anni sono uno straordinario traguardo, ma mi piace considerarli il
miglior punto di partenza per consentirci di guardare in avanti con tutta
la forza che questo Teatro e questa Città possono ancora esprimere.
Giorgio Orsoni
Sindaco di Venezia
Le voci di dentro: non poteva esserci pièce più azzeccata per celebrare
i 100 anni del teatro Toniolo, aperto nel 1913 con Rigoletto, con il
borbottare scandalizzato, espressivo, isolato e per nulla rassegnato
ai mali del mondo; e insieme a questo il disincantato controcanto di
Arlecchino servitore di due padroni, dove per sopravvivere si fa lecita
ogni bugia e ogni capriola, dove si fa buon viso alla sorte e si trasforma
in un inno alla gioia anche un abito fatto di toppe colorate. Commedie
che raccontano un mondo antico ma che narrano anche i nostri giorni,
così tesi e confusi tra il benessere che credevamo di avere e la sida
malcerta del futuro.
È in tempi così nebbiosi, quando si sa cosa si è perso e non ciò che
ci aspetta, che un luogo come il teatro riacquista la sua attualità o,
piuttosto, rende evidente un’attualità mai perduta. Anche nell’anno
in cui nacque il Toniolo il futuro era incerto, tanto che presto la
sua esistenza ha assunto i caratteri di una forma di resistenza. La
compagine mestrina e veneziana ci si è ritrovata sempre, come dentro
a una capsula di sopravvivenza, alla vigilia e nei postumi di due guerre
e di almeno due crisi drammatiche, quelle iniziate nel 1973 e nel 2008.
Il pubblico non ha mai smesso di vivere le sue colonne di ingresso come
un saluto alla vita, come porte verso evasioni intelligenti e occasioni
di pensiero collettivo, come luogo di un pettegolezzo salace che,
quand’anche possa sembrare chiacchiericcio, stringe la rete sociale e
la trasforma in un gioco solidale.
Questo da sempre è il teatro, trovarsi insieme e sapere che accanto
a noi c’è chi affronta simili gioie o dificoltà. Non sempre si può
parlare di sé. A volte è meglio - e il teatro lo consente - non dire
niente e condividere in silenzio certe emozioni, che hanno un sapore
sia collettivo ma risuonano nell’individuo con un effetto diapason.
Questo, ancora, accade quando il teatro si identiica con un territorio
e contribuisce a costruire l’identità, a maggior ragione quando tale
identità è stata continuamente oggetto di rideinizioni, di dubbi, di una
supposta dipendenza culturale da Venezia e dalla sua appariscente
notorietà. La Terraferma è il polmone di Venezia, senza la quale
quest’ultima sarebbe già persa. Il Toniolo la testimonia come guscio
di umanità, di rilessioni e reazioni ai fatti storici, come luogo in cui lo
spettacolo dal vivo non cessa di generare un corpo a corpo con il reale,
anche passando attraverso la cruna della inzione o della distanza
tra palco e platea. Un teatro che sa vivere per un secolo racconta di
una comunità pulsante. Per chiunque si interroghi se Mestre abbia
saputo costruire una sua identità, non c’è prova migliore di questo
anniversario.
Angela Vettese
Assessore Attività culturali e Sviluppo del turismo
Fra gli ediici cittadini che testimoniano un rapporto privilegiato
con la storia, in virtù dei propri pregi o funzioni pubbliche, i teatri
occupano una posizione particolare; se i palazzi monumentali in
genere issano le radici di una comunità, i teatri incarnano luoghi di
continuo attraversamento, producono memoria aggiuntiva; le loro
mura diventano membrane permeabili alle trasformazioni dei gusti
e dei tempi. Il rapporto del Teatro Toniolo con la comunità di Mestre,
in questo senso, è del tutto particolare, e non può prescindere dalle
vicissitudini che hanno segnato la storia di un “luogo che non c’era”,
per diventarne un simbolo ricco di storia. Quando vide la luce agli inizi
del secolo scorso, infatti, Mestre, era agli albori delle trasformazioni
che l’avrebbero condotta ad un’identità urbana compiuta. Cresceva
rapidamente il numero degli abitanti, per via delle trasformazioni
sociali ed economiche: la borghesia imprenditoriale e commerciale
si affermava, a scapito del declino inarrestabile subito dalla nobiltà.
I cittadini appartenenti ai nuovi ceti emergenti desideravano
riconoscersi in un centro urbano adeguato ai tempi nuovi: così, fra le
altre iniziative, costituirono un comitato per raccogliere fondi destinati
alla realizzazione di un nuovo teatro. Furono poi i fratelli Toniolo a
costruirlo, in un tempo relativamente rapido; i lavori iniziarono nel
1912 e il teatro venne inaugurato per la rappresentazione del Rigoletto,
il 30 agosto 1913, in occasione delle celebrazioni per il centenario
della nascita di Giuseppe Verdi. Il Toniolo poteva accogliere quasi 1000
spettatori e aveva, oltre alla platea, un ordine di palchi e una loggia.
La sua programmazione, in dall’inizio, era varia e non specializzata,
ospitando tutte le forme di spettacolo, dal cinema al teatro dialettale,
dall’operetta alla prosa, ino al teatro leggero. La programmazione
rimase sempre caratterizzata da questo eclettismo: grandi eventi in
un calendario un po’ casuale, così come accadeva spesso nei teatri di
paese di quegli anni. Non c’era nessun sostegno pubblico all’attività,
spesso destinata al progressivo declino e alla crisi; alla ine dell’ultima
guerra fu frequentemente adibito a sala da ballo.
Negli anni della “modernizzazione” di Mestre, quando ville, parchi
e riviere furono demoliti in nome della funzionalità al ine di creare
alloggi per i lavoratori del polo industriale di Marghera, il Toniolo
condivise la rapida evoluzione di quanto lo circondava.
Subì un drastico restauro; la sala fu ingabbiata in una struttura di
cemento armato che nascose i palchi, le inestre di coronamento delle
pareti laterali, il dipinto del Pomi e suddivise lo spazio in platea e
galleria. Al termine di questi lavori anche il foyer fu eliminato e venne
trasformato in appartamento per il gestore, il dott. Ferdinando Boer.
L’evoluzione dell’offerta cittadina di spettacolo, intanto, portò in quegli
anni all’inaugurazione del secondo cinema teatro di Mestre, il Corso,
gestito dalla famiglia Furlan. Fu siglato un patto di non belligeranza e
collaborazione tra le due diverse gestioni, e questo fece sì che il Toniolo
non si distinguesse in modo particolare con una programmazione
speciica e mantenesse ino agli anni ‘80 le caratteristiche di un buon
cinema teatro di provincia.
La stagione dei referendum di separazione tra Venezia e Mestre, i cui
inizi coincidono con la consultazione del 1979, spinse l’amministrazione
comunale ad impegnarsi direttamente in terraferma, ino ad allora
restia ad un impegno esplicito di valorizzazione culturale al di fuori dal
centro storico; in tal modo, maturò la decisione di prendere in afitto
il teatro Toniolo e curarne la programmazione. L’accordo garantiva
al gestore privato di mantenere la direzione operativa e riservava al
Comune il compito di programmare il cartellone. I primi cinque anni
di attività furono dificili e costellati da molti amari insuccessi. La
stagione di prosa era organizzata in collaborazione con l’Ente Teatrale
Italiano e non decollava. Memorabili i clamorosi lop dell’inaugurazione
della stagione di prosa 84/85, con Alberto Lionello sbigottito di fronte
a una platea semideserta, e i 16 spettatori presenti al concerto con
l’Orchestra del Teatro La Fenice e Severino Gazzelloni, durante il
Carnevale dell’86. Il punto di svolta arrivò nel 1989, quando si decise di
nominare Giorgio Gaber direttore artistico del teatro Goldoni di Venezia,
allora completamente gestito dal Comune di Venezia. Il suo incarico
prevedeva anche la deinizione del cartellone di prosa per il Toniolo
di Mestre. Un direttore artistico così autorevole e con una personalità
così fuori dal comune intuì subito le potenzialità del pubblico della
terraferma, individuando un target aperto, giovane, curioso e senza
pregiudizi. Ha inizio inalmente per l’intera dimensione culturale della
terraferma un lungo percorso di crescita, e deinizione di identità.
Alla ine del suo mandato, il grande successo della sua direzione aveva
lasciato in eredità la creazione di un pubblico deinito, e l’espansione
dell’orizzonte di azione del teatro. Alle iniziali stagioni si aggiunsero
nuove collaborazioni e il lavoro realizzato non venne sprecato, ma
fatto ulteriormente fruttare. Vennero inaugurate altre rassegne che
ampliarono la fascia di pubblico: partirono una stagione di teatro
comico e una di musica italiana d’autore, entrambe nel 1993, in
collaborazione con Venezia Spettacoli. Nel 1992 venne costituito il
nuovo Teatro Stabile del Veneto, di cui il Comune era socio insieme al
Comune di Padova e alla Regione del Veneto; fu nominato Giulio Bosetti
in sostituzione di Giorgio Gaber alla direzione artistica, furono separate
le due gestioni e Arteven divenne l’organizzatore della stagione di prosa,
alla quale si aggiunse nel 1998 la stagione di danza.
In quegli anni la stagione di Musica e Linguaggi in collaborazione con
il Circolo Caligola, chiusa dal 2010 per dificoltà di bilancio, portava a
Mestre concerti indimenticabili: Charlie Parker, Paco De Lucia, Cick
Corea, Michel Petrucciani e poi David Byrne, King Crimson, Ryiuki
Sakamoto, Noa e Richard Galliano sono alcuni fra i nomi degli artisti di
fama mondiale che si sono esibiti al Toniolo.
Il lavoro di radicamento del teatro nella città, unito al maturare di una
diversa situazione tra gli eredi della proprietà del teatro, creò le basi
afinché l’amministrazione comunale potesse pensare all’acquisto del
teatro, per il quale urgevano radicali restauri. L’acquisto del teatro
attraverso la società Immobiliare Veneziana cambiò ancora una volta
in positivo lo scenario d’azione e il destino del Toniolo. L’indagine
strutturale afidata ad un gruppo di professionisti rivelò l’urgenza di
realizzare interventi strutturali impegnativi. Dovevano essere sostituiti
impianti, arredi ed era necessario eliminare in parte gli elementi del
restauro degli anni Cinquanta, per svelare la struttura originale. L’idea
vincente fu quella di decidere di non interrompere la programmazione
durante il periodo del restauro ma di suddividere in stralci esecutivi
gli interventi comprimendo la durata delle stagioni artistiche per
consentire l’esecuzione dei lavori. Nessun teatro si era mai lanciato
in una sida così ardita, per tre stagioni consecutive il periodo di
programmazione fu ridotto a sei mesi l’anno. Dal 2001 al 2005
mentre il cantiere assicurava colpi di scena e imprevisti dificilmente
dimenticabili per chi li ha vissuti in prima persona, il pubblico del
Toniolo aumentava del 46%. La sida vinta accresceva di anno in anno
il legame del teatro con la città, da sempre suo grande punto di forza.
Il Toniolo cominciò a rappresentare per Mestre la dimostrazione
concreta di un percorso di crescita collettiva, la bandiera dell’identità
e del proprio carattere distintivo, un luogo aperto di incontro e di
riconoscimento.
Sono gli anni in cui il Toniolo entra a pieno titolo nei primi posti della
classiica Agis delle sale dai 500 ai 900 posti, e da allora non l’ha più
lasciata.
Anche oggi il Comune di Venezia è impegnato attivamente nel settore
teatrale tramite il sostegno alla gestione di teatri storici quali La
Fenice e il Goldoni, e la partecipazione diretta al circuito comunale dei
teatri del quale il Toniolo è l’elemento catalizzatore. Ne fanno parte
il teatro Momo, il Fondamenta Nuove, il teatro Aurora di Marghera, il
teatrino della Murata, ognuno portatore di una propria programmazione
e vocazione speciica. Teatri impegnati a dialogare, collaborare,
condividere servizi e coordinare le proprie offerte per dare ai cittadini
l’offerta di una grande metropoli culturale.
Angela Fiorella
Dirigente Settore Produzioni Culturali e Spettacolo
Direzione Teatro Toniolo
30 agosto 1913
Il primo spettacolo
I fratelli Toniolo, imprenditori edili e
proprietari dell’immobile, portano a
termine i lavori in diciassette mesi.
Il progetto è afidato all’arch. Giorgio
Francesconi. La sala ospita 865 spettatori
e dispone di un unico ordine di palchi
e una loggia. Le decorazioni a tempera
del foyer e della sala sono eseguite dal
pittore mestrino Alessandro Pomi.
Dieci repliche del Rigoletto
di Giuseppe Verdi, sotto la
conduzione di Antonio Gallo.
L’assalto al botteghino
costringe l’impresario a
lanciare un “avvertimento”
al pubblico: “Chi no ga
palchi e scagni torni
indrio!”. Per l’occasione
vengono organizzate corse
suppletive serali del tram
per le città vicine: Mirano,
Treviso e la Riviera del
Brenta.
1912
Settembre 1913
Inizio attività
cinematograica
Storica proiezione
del colossal Quo Vadis?
di Enrico Guazzoni
e prodotto dalla Cines
1913
Coll. privata Famiglia Brunello
12 aprile 1912
Posa della prima pietra
1917
1924
1930 Sbarca il sonoro
Il teatro è acquistato dagli
industriali Giovanni Rossetto
e Giuseppe Scarabellini,
e rivenduto nello stesso
anno alla contessa Beatrice
Bianchini in Di Rosa.
Sulla scorta del successo
ottenuto a Milano da Il cantante
di jazz di Al Jolson, primo ilm
sonoro della storia del cinema,
seguito dall’esordio italiano
del genere con La canzone
dell’amore di Gennaro Righelli,
Giovanni Furlan decide di
attrezzare il sistema di proiezione
del Toniolo con le primissime
apparecchiature di riproduzione
sonora. Il teatro si dota di
entrambe le varianti tecnologiche
disponibili all’epoca:
il Vitaphone e il Movietone.
Domenico Toniolo
diventa unico
proprietario
del teatro.
1925
1926
La gestione
del teatro passa
a Giovanni Furlan.
Alfredo Semprebon
subentra quale
nuovo proprietario
dell’immobile.
Coll. privata Famiglia Iosa
1917
Ottobre 1913
Dicembre 1913
Fregoli presenta il Fregoligraph,
sistema brevettato dall’attore romano per
proiettare brevissimi ilm a chiusura dello
spettacolo, con il consenso dei produttori,
i fratelli Lumière.
La Compagnia di
Ferruccio Benini
mette in scena
I Recini da Festa
1924
1925
1926
1930
Il “muro del suono”
Il passaggio dal cinema muto al sonoro conobbe una fase intermedia, comune nelle
sale più capienti e logisticamente più versatili, come il Toniolo. Dietro lo schermo, sul
palcoscenico, si muovevano i cosiddetti “rumoristi” che con materiali e oggetti di ogni
genere riproducevano in sala alcuni effetti sonori. Al Toniolo era stata predisposta una cassa
di legno mobile ripiena di oggetti metallici, sorretta da ruote a stella, per riprodurre con
realismo l’effetto dello sferragliare dei carri armati (usata ad esempio per la proiezione de
La guerra nostra, Istituto Luce, 1925). C’era poi un motore che veniva azionato per imitare
il passaggio di altri veicoli, con qualche effetto collaterale come la dispersione di fumo in
sala e i conseguenti disagi, specie nelle prime ile. Un altro effetto di grande eficacia era
il rumore della mitragliatrice, ottenuto da un marchingegno di falegnameria a superici
battenti, utilizzato anche in qualche cortometraggio d’azione, come The Cameraman di
Buster Keaton (1928). Fondamentale, nel lavoro dei rumoristi, era la sincronizzazione con
le immagini sullo schermo; problema che si presentò anche agli albori del sonoro vero
e proprio, in quando non si riuscì a issare la traccia audio direttamente sulla pellicola.
L’ora del dilettante. Varietà prima del coprifuoco.
LUOGHI DI SPETTACOLO E STORIA
A Mestre ci si arrangiava “in proprio”, anche senza chiamare artisti da fuori che con le vicissitudini del secondo conlitto mondiale avrebbero fatto
fatica a raggiungere la città. Quattro risate ed un po’ di serenità, tra un coprifuoco e l’altro, arrivavano da uno spettacolo che al Teatro Toniolo andava in
scena di tanto in tanto la domenica pomeriggio. L’ora del dilettante non aveva la pretesa di essere un varietà, anche se alla ine puntava sul talento dei
partecipanti, volontari, pronti a salire sul palcoscenico. Giovanni Giovanìn Sartori era il regista della rappresentazione e pure il talent scout, colui che
selezionava gli apprendisti artisti. Musicisti, cantanti, barzellettieri (con l’obbligo di non raccontarle sporche o che parlassero di politica) ed anche attori.
Proprio Sartori era uno dei numeri issi di questo varietà: nei panni del fachiro Jarto Jova intratteneva il pubblico inilzandosi con spilloni da donna per
capelli, lunghi venti centimetri, da una guancia all’altra attraverso la lingua, oppure sulle braccia; non usciva un goccio di sangue e non dava il minimo
segno di sentir dolore. Chiudeva lo spettacolo facendosi seppellire dentro una cassa coperta da vero e proprio “sabion”. A quel punto entrava in scena
il mago Toni Barlese, che inizialmente non badava a quella cassa ed eseguiva tranquillamente i suoi numeri. Trasformava gli orologi degli spettatori
in colombi, centinaia di fazzoletti annodati diventavano ombrellini e così via. Fino a quando non si ricordava del fachiro seppellito. Nel silenzio assoluto
del pubblico, procedeva ad estrarre dalla cassa uno Jarto Jova quasi moribondo. Che poi però si riprendeva, giusto in tempo per prendersi con Barlese
dieci minuti buoni di applausi.”
(da Stefano Pittarello, ‘Drio casa - Diario web di Mestre’)
Incontro con Alfredo Furlan
Famiglia Furlan e Teatro Toniolo: un sodalizio che attraversa la storia del ‘900
mestrino…
I due primi pilastri, quindi, di una vicenda
imprenditoriale per molti versi unica, furono Toniolo e Excelsior…
Il che signiicava, fra le varie soluzioni che
allora si affacciavano sul mercato, puntare su quella destinata ad affermarsi...
Sì, è una lunga storia, che ha inizio a metà degli
anni ‘20. Montavano venti di crisi; la gestione
era afidata alla famiglia Rongaudio, che a un
certo punto si trovò in dificoltà e decise di lasciare.
In quegli anni mio padre si preoccupò di armonizzare l’offerta; al Toniolo lasciò invariata una
duplice caratterizzazione di teatro e di cinema,
mentre all’Excelsior pensò di concentrare, accanto al cinema, un’offerta d’intrattenimento
più brillante, costruendo un palcoscenico ad
hoc per l’avanspettacolo.
Per il Toniolo, mio padre intratteneva rapporti
di collaborazione con la Fenice, con un offerta
di spettacolo sinfonico e lirico di tutto rispetto.
All’epoca c’erano due sistemi che si contendevano il mercato: il Vitaphone e il Movieton.
Il Toniolo si dotò di entrambi. Il primo sistema
era dall’inizio più problematico, perché il sonoro era in un disco; con l’inevitabile rottura e
reincollatura delle parti di pellicola saltava la
sincronizzazione, e il proiezionista doveva improvvisarsi un po’ disk jockey. Più tardi fummo
tra i primi a introdurre la tripla macchina di
proiezione, il maxischermo al San Marco, poi
arrivò il Dolby Stereo e tutto il resto; e poi abbiamo sempre puntato sulla diversiicazione,
su una varietà non ripetitiva.
Andare al cinema o a teatro a Mestre, anche
oggi, dovrebbe mantenere un sapore particolare di familiarità con la sua storia e i suoi luoghi;
spazi vivi, non contenitori senz’anima.
È un periodo di grande fervore, che coincide con l’inizio dell’urbanizzazione in
terraferma.
Sarebbe utile fare un passo indietro, per comprendere meglio l’intero intreccio di luoghi e
persone, in quello scenario di inizio secolo.
A qualche centinaio di metri, una quindicina d’anni prima lo zio Vittorio aveva costruito
l’Excelsior, e la gestione era stata afidata a mio
padre Giovanni, che qualche tempo dopo, in occasione del passaggio di proprietà alla famiglia
Semprebon, entrò anche al Toniolo.
La sensibilità per l’evoluzione della tecnica e del gusto ha rappresentato da sempre il tratto distintivo del vostro rapporto
col pubblico mestrino.
Restare in contatto coi tempi è fondamentale, meglio ancora anticiparli. Nel ‘28 il Toniolo
inaugurò il cinema sonoro a Mestre.
1930
Anni ’30
Accanto al teatro tradizionale
si affacciano nuove forme di
intrattenimento più popolari, come
spettacoli di boxe col ring montato
sul palcoscenico e spettacoli circensi
senza animali, con la partecipazione di
giocolieri, acrobati e clown. Di grande
richiamo in quel decennio anche i
veglioni di Capodanno, allestiti con i
tavoli per il cenone sul palcoscenico
e ben due orchestre. Il Toniolo nel
frattempo si afferma come luogo
d’elezione per occasioni di aggregazione
pubblica, punto di riferimento per la vita
sociale della comunità mestrina.
Venti di guerra. Retata in teatro
Teatri e cinema, in tempo di guerra
civile, rappresentano bersagli naturali
per episodi repressivi, comprese retate
e perquisizioni. Nel 1944, in seguito a un
attentato dinamitardo contro una sede
della questura in Piazza Barche, le brigate
nere disposero un blocco stradale e
sbarrarono le uscite del Toniolo.
Nell’occasione, rimase nella memoria
collettiva l’episodio di un partigiano che,
conoscendo bene il teatro, trovò scampo
adattandosi alle cavità meccaniche del
grosso orologio posizionato allora sul
frontone del palcoscenico.
1951
Primo restauro
1955
L’avvento della trasmissione
televisiva Lascia o raddoppia,
complice l’estrema popolarità
di Mike Buongiorno e la scarsa
diffusione di apparecchi tv ad
uso domestico, porta i luoghi
pubblici ad attrezzarsi; in
particolare i cinema, dopo
aver ottenuto lo spostamento
del programma dal sabato al
giovedì per il calo d’incassi dei
ine settimana, organizzano
proiezioni televisive in sala.
Anche il Toniolo si adegua
installando una TV sul palco.
Su progetto
dell’ing. Nini Marzetti
i due ordini di palchi
vengono demoliti e
sostituiti da un’unica
galleria in cemento
armato che mantiene
la forma originaria
a ferro di cavallo.
Ricostruita anche la
cabina di proiezione.
1945
1945
Verso la ine della guerra gli
alleati occupano il teatro e
organizzano spettacoli per
risollevare l’animo delle truppe.
Alla ine dell’occupazione la
gestione torna alla famiglia
Furlan, che mantiene
un’attenzione particolare per la
destinazione d’uso teatrale.
1951
1955
1951
Cambio gestione
Sospensione temporanea della
gestione Furlan e concessione
in locazione del teatro a
Ferdinando Boer e Mario Seno.
Nel contratto è compresa
l’area scoperta adiacente per
le proiezioni cinematograiche
estive. Resta escluso
l’avancorpo dell’ediicio, con
l’impegno a non utilizzarne
impropriamente lo spazio in
attività di potenziale disturbo,
come feste da ballo o altre
occasioni di festa mondana.
QUANDO IL TEATRO È DI CASA
Incontro con Marzia Boer Santon
Prof.ssa Boer, parlarle del Toniolo signiica parlare anche della sua infanzia
Le viene in mente un ricordo particolare
di quegli anni?
Sì, attorno al Toniolo e alla sua storia prende
vita un intreccio familiare piuttosto complesso.
Mio padre, Ferdinando Boer, acquisì la gestione
della sala nel 1951 da mio nonno (che era anche suo suocero), Alfredo Semprebon, cui era
intestata la proprietà dell’immobile.
Be’, io ero molto giovane. Ricordo bene l’appuntamento settimanale col varietà.
Quando andammo ad abitare in teatro, in un
appartamento ricavato negli spazi ora occupati
dal foyer, al giovedì c’era un turno di avanspettacolo piuttosto “popolare”.
I miei genitori mi vietarono espressamente di
metterci piede, cosa che invece regolarmente
accadeva; il fascino di tutto ciò che è proibito,
per un bambino, è sempre irresistibile. Solo in
seguito il teatro brillante alzò di molto il suo livello, con l’arrivo dei vari Bramieri, Fo, Tognazzi.
Vicissitudini che hanno segnato la vita di
un luogo da sempre speciale, nell’immaginario mestrino...
1955
Allora, quando entrò mio padre nella gestione,
io ero molto piccola. La mamma non voleva abitare in campagna, papà per un po’ ha fatto il
pendolare, inché nel ’56 ci trasferimmo in teatro. Ricordo bene quell’anno; per via dei lavori
di ristrutturazione, feci la prima magistrale in
collegio.
Negli spazi
del foyer viene
realizzato un
appartamento
per ospitare la
famiglia Boer.
Coll. privata Famiglia Brunello
L’idea di abitare in un teatro fa un certo
effetto...
L’intreccio fra la storia del Toniolo e la nostra
famiglia è variegato, va al di là dei ruoli ricoperti nella sua proprietà e gestione. Mia suocera
Alba Vallenari negli anni ’20 recitava al Toniolo
con l’Unione Filodrammatica di Mestre, un circolo che si riuniva negli spazi della sala da ballo, l’attuale foyer, prima che ci ricavassero l’abitazione; conservo ancora la locandina di uno
spettacolo, con le irme dell’intera compagnia,
donata ad Alba nel giorno del suo matrimonio.
Un intreccio che poi si evolve ino ad anni
più recenti; si affaccia il Comune, spunta
la direzione artistica di Gaber…
Sì, io curavo la parte amministrativa nella
Simco, società di cui facevo parte, che aveva
ereditato nel frattempo la proprietà. Ricordo
con molta simpatia il periodo di Giorgio Gaber.
Qualche episodio in particolare?
Era una persona speciale, anche al di là della sua straordinaria dimensione artistica. Una
volta ci fu una controversia sulla gestione del
guardaroba, con un’impuntatura di mia sorella
sulle competenze. Gaber risolse la questione a
suo modo, senza alcun problema, chiamando a
smistare i cappotti sua iglia: sempre e prima di
tutto, il rispetto per il pubblico.
In quegli anni poi maturarono delle iniziative di
coinvolgimento dei giovani a teatro. Ricordo che
dopo aver assistito alla prima dello spettacolo, gli studenti del liceo Franchetti incontravano gli attori a scuola. Personaggi come Salvo
Randone, Silvio Orlando o Mariangela Melato si
intrattenevano volentieri con numerose classi.
Un’esperienza che ancora oggi i miei ex allievi
ricordano con piacere.
Il Toniolo è una sala
multifunzionale
1957
Proiezione del
ilm Il ponte sul
iume Kwai.
cui non di rado sono afidati i ilm
di maggior successo della stagione
cinematograica, proprio in virtù
delle sue caratteristiche di comfort
e di grande capienza. Spicca, nel
1957, la proiezione di uno storico
campione di incassi come Il ponte
sul iume Kwai di David Lean, cui
si associò un variopinto e paciico
assalto degli spettatori negli orari
di punta, rimasto negli annali degli
“assembramenti” storici più famosi
dell’adiacente Piazza Ferretto.
Coll. privata Boer
1957
1983
1984
Nasce Jazz & Dintorni.
Il festival, organizzato
in collaborazione con
il Circolo culturale
Caligola, suscita
un’immediata eco a
livello nazionale. Il
quotidiano La Repubblica
scrive: “Mestre, capitale
del blues”.
Locazione
del cinema
teatro Toniolo
al Comune
di Venezia.
1963
1983
Teatro di stagioni. I Primi Passi
1985
Nel 1984, il Comune di Venezia stipula una convenzione con la Simco, società proprietaria del teatro e
comincia a proporre una programmazione culturale coordinata, speciica per la città di Mestre. L’accordo,
rinnovato nel 1990, prevede, oltre al versamento del canone di locazione annuo, il pagamento di una
quota forfettaria per un utilizzo di 220 ore al mese, comprensivo dei servizi alle compagnie e al pubblico.
L’amministrazione comunale si occupa della programmazione artistica e della comunicazione degli eventi
mentre la gestione operativa rimane afidata alla Simco.
Fin dalla prima stagione il teatro riconferma la sua spiccata e congenita versatilità, unitamente ad una
particolare sensibilità nel dar voce alle nuove tendenze musicali. Il cartellone 1984-85 comprende, oltre
alla stagione di prosa, la rassegna di teatro comico Fosforina, la rassegna cinematograica Video e teatro
d’avanguardia, alcuni spettacoli di danza e concerti di musica classica, jazz e rock, con artisti del calibro di
Michel Petrucciani e Lester Bowie. Sorti alterne caratterizzano i dificili inizi, a cominciare dal clamoroso
lop del primo spettacolo di prosa, seguito immediatamente dopo dal rassicurante sold out del concerto
sinfonico dell’Orchestra della Fenice. Qualche anno più tardi, la direzione di Giorgio Gaber avrebbe
inaugurato l’inarrestabile ascesa del teatro nelle classiiche nazionali dell’AGIS.
Trasferimento della
direzione del teatro al
Comune di Venezia con
l’assegnazione formale
dell’incarico a Emanuele
Guariniello, già direttore
amministrativo del
teatro Goldoni, e la
creazione di un gruppo
di lavoro apposito.
La direzione artistica
della prosa è guidata
da Giantonio Cibotto
che si avvale della
collaborazione dell’ETI.
1984
1985
Anni ’60
Dicembre 1963
Anni ’60-70
1984-1985
6 novembre 1984
24 novembre 1984
1985-1986
La collaborazione
con la Biennale
Cinema porta ai
primi esperimenti
di decentramento
delle proiezioni
in terraferma,
destinati a
una fortunata
continuità.
La proprietà
passa alla Società
Simco degli eredi
Semprebon.
Con la ripresa della
gestione Furlan, accanto
al cinema, il Toniolo tende
a rafinare la propria
offerta d’intrattenimento,
dall’avanspettacolo a
forme più mature di
teatro brillante con il
coinvolgimento della scena
veneziana, in quegli anni
particolarmente vivace.
La prima
stagione di prosa
organizzata dal
Comune conta 13
titoli, 26 repliche,
130 abbonamenti
e registra una
media di 273
presenze.
Inaugura la stagione di prosa lo
spettacolo Divorziamo! di Victorien
Sardou, con Alberto Lionello e Erika
Blanc. Il giorno seguente il giornale
locale commenta: “Platea quasi
vuota al Toniolo. Sta fallendo appena
partita l’idea di un teatro per la città”.
Tutto esaurito per
la serata di gala
del ciclo esecutivo
dedicato all’integrale
sinfonica di Mahler,
con l’orchestra del
Teatro La Fenice
diretta dal maestro
Eliahu Inbal.
La seconda
stagione di prosa
viene trasferita
temporaneamente
al Cinema Corso
per consentire
al Comune di
riorganizzare le
attività e ripensare
nel suo complesso
l’offerta culturale
su Mestre.
foto Luigi Ciminaghi
1986
1986-1987
Settembre 1987
Prima stagione
organizzata in
collaborazione
con l’Associazione
Amici della
musica di Mestre;
apre l’Orchestra
di Padova e del
Veneto diretta
da Bruno
Campanella.
Anteprima
d’eccezione
La parte
del leone
monologo di e con
Dario Fo.
Dietro le quinte,
Franca Rame
annota gli appunti
di scena per lo
spettacolo.
1987
1989
1987-1988
1989-1991
Gestione unica Toniolo/Goldoni sotto
la direzione di Giorgio Gaber
foto G. Arici
Il Toniolo si riappropria
della stagione di prosa.
Il numero degli
abbonamenti sale
a 366, le presenze
medie a 464.
“L’effetto Gaber” produce una crescita superiore
al 120% degli abbonamenti che salgono da 900
a 2000. La prosa punta su grandi nomi come
Valeria Valeri e Paolo Ferrari, Enrico Maria
Salerno, Dario Fo e Franca Rame, Nino Manfredi,
Rossella Falk e Ugo Tognazzi. Una particolare
attenzione è riservata alla rivitalizzazione della
tradizione veneta con la riproposizione della
rassegna di teatro amatoriale Palcoveneto dal
Goldoni al Toniolo. Inalterato rimane il vivace
interesse per una proposta musicale ad ampio
spettro, da Paolo Conte a Francesco de Gregori,
da Tuck & Patty agli Oregon…
L’impronta di Gaber
La visione teatrale per Venezia e terraferma dell’artista milanese è ben documentata nelle sue dichiarazioni rilasciate alla stampa dell’epoca:
• “… Mi preoccuperò di creare una solida struttura organizzativa che consenta alla gente di stringere un rapporto più stretto con il teatro della propria
città. Non dimentichiamo che Venezia, con i suoi 60mila abitanti è una città di pendolari e che Mestre e Venezia, pur così vicine, non hanno quasi scambi
culturali tra loro. La mia utopia è di creare inalmente con la forza del teatro un rapporto, un dialogo tra le due realtà urbane che si ignorano a vicenda”
(Resto del Carlino 15 giugno 1989)
• “… Creare un interscambio di pubblico tra il Goldoni e il Toniolo ed evitare eventuali concorrenze, con programmazioni interessanti in contemporanea
[…] penso sia possibile creare un abbonamento unico per i due teatri proprio a testimoniare il legame tra la Laguna e Mestre.…”
(Il Gazzettino, 15 giugno 1989)
Il Toniolo assume una
isionomia propria
e indipendente dal
teatro veneziano e
inizia la collaborazione
con il Circuito teatrale
regionale Veneto,
Arteven.
Il teatro Goldoni si
struttura come ente
autonomo
e diventa Teatro
stabile del Veneto.
1992
Giugno 1998
Il Comune di Venezia
acquista il Toniolo
1994
Nasce Musica & Linguaggi,
stagione di concerti
coorganizzata con l’Associazione
Caligola, che si afferma punto di
riferimento per la musica extracolta distinguendosi in dall’inizio
per la varietà degli stili proposti
e una particolare sensibilità
nel riconoscere le novità più
stimolanti del momento.
Tra i molti concerti da tutto
esaurito e lunghe code al
botteghino, leggendaria la
performance del pianista e
compositore Ryuichi Sakamoto.
1994
2001
La società Il Teatro degli eredi
Semprebon cede il 98% delle
quote al Comune e il 2% alla
Immobiliare Veneziana;
onere pubblico che
si inserisce in un più ampio
progetto di valorizzazione e
riqualiicazione del centro
mestrino, dal rifacimento
di piazza Ferretto al
completamento dei lavori del
nuovo Centro culturale Candiani.
1998
1999
Inizio interventi di restauro. I lavori
sono eseguiti per stralci funzionali
al mantenimento dell’apertura del
teatro al pubblico; una decisione
controcorrente rispetto agli standard
operativi nazionali e non priva di una
certa dose di rischio.
La scelta di concentrare gli interventi
di risanamento per consentire il
normale andamento delle stagioni
si rivela una scelta vincente con
una crescita del 46% degli abbonati.
Nello stesso anno
apre il sito comunale
www.teatrotoniolo.info
2001
1992-1993
1992-1993
1999
Prima edizione
della rassegna
Note Italiane
coorganizzata con
la società Venezia
Spettacoli.
Tra gli ospiti
un giovanissimo
Lorenzo Jovanotti
e un passaggio
storico di Fabrizio
de Andrè.
Prima edizione della
stagione Comics &
Dintorni, con l’arrivo
a Mestre di artisti
emergenti come
Claudio Bisio e
Alessandro Bergonzoni,
e una memorabile
incursione di
Beppe Grillo.
Prima edizione della rassegna internazionale
di danza d’autore Verso l’universo
coorganizzata con Arteven.
26 ottobre 2013
2007
Conclusione del
restauro
A cento anni dal Rigoletto
d’esordio, l’opera di Verdi riporta
le sue suggestioni musicali fra
le mura del Toniolo a celebrare
il suo secolo di vita, in una
kermesse cameristica curata dal
Conservatorio di Venezia.
Una giornata di festa dedicata a
tutto il suo pubblico.
La riqualiicazione
dell’immobile si
accompagna al
ripensamento
del ruolo
dell’amministrazione
nel settore dello
spettacolo.
Il Toniolo diventa
il cardine
metropolitano del
circuito comunale dei
teatri veneziani.
2005
2007
2008
2005
2013
Mario Brunello
assume la
direzione artistica
della stagione di
musica sinfonica e
da camera.
2008
foto Roy Volkmann
foto M. Norberth
1992
Separazione
dal Goldoni
Con 46.482 spettatori e una media di 637
presenze a recita, la classiica Agis assegna
al Toniolo il 1° posto nel Veneto, il 4° a
livello nazionale, tra le strutture teatrali
della sua categoria, e il 23° nella classiica
generale assoluta dei teatri per spettatori.
Anni ‘30
(Archivio fotograico
Museo Fortuny - FMCV)
Interno Galleria
G. Matteotti
17 dicembre 1913
Programmazione cinematograica
(Comune di Venezia Archivio della
Comunicazione.
Fondo Centro Studi
Storici Stevanato)
(Archivio Comune di Venezia)
1925
22 novembre 1913
Programma concerto
(Archivio Comune di Venezia)
La gestione
passa a
Giovanni Furlan
(Archivio Comune
di Venezia)
1962-63
P.tta C. Battisti
Ristorante Geremia
dirimpetto
all’ingresso
del teatro
(Coll. privata
Famiglia Brunello)
Anni ‘60
Via Ospedale
Anni ‘60
Galleria
G. Matteotti
(Coll. privata
Famiglia Brunello)
1982
9 agosto 1920
Galleria G. Matteotti
P.tta
C. Battisti
Carnevale
della magia
(Coll. privata Boer)
(Comune di Venezia - Archivio della Comunicazione. Fondo Stevanato)
(foto Mark e Smith)
Anni ‘20
MEMORIE DI VIAGGIO.
I PARTNER RACCONTANO
Festeggiando il recente anniversario dei 25 anni di
gestione comunale, ci era piaciuto ricordare che
il teatro è un organismo vivente, fondato su un
intreccio complesso di ruoli e funzioni; e issare
l’asticella sul calendario, per un luogo come il
Toniolo, equivale a posizionare un segnalibro in
un lusso variopinto di vicende artistiche, piccole e
grandi storie. Qui, il festeggiato recupera orgoglioso
l’ingresso del suo proilo architettonico inconfondibile
nello scenario di una Mestre d’inizio secolo; una
Mestre Contemporanea che di fatto ancora non
c’era, ma cominciava a individuare i primi mattoni
simbolici su cui ediicare la propria storia futura,
fra i quali appunto l’icona e lo spazio riconoscibile
di un teatro cittadino. Settantantuno anni dopo il
Comune, deciso a indirizzare la propria politica
culturale nella valorizzazione della terraferma,
fu chiamato a individuare il teatro su cui puntare,
per offrire alla piazza mestrina stagioni di livello
comparabile alla sponda lagunare del Goldoni; e lì il
Toniolo spolverò la sua tempra originaria di luogosimbolo, resistito a due guerre e sopravvissuto
alle più profonde e spiazzanti evoluzioni di gusti e
sensibilità, stagioni mediali ed ere tecnologiche; lì
ebbe inizio un’esperienza che ci condusse al “più bel
risultato di una grande ed eficace collaborazione
fra assessorato e circuito teatrale Arteven”, come
avemmo già modo di scrivere; risultato di cui
siamo ieri, e da cui tutt’oggi traiamo ogni virtuosa
esperienza, per poter rinnovare un classico, ma
nient’affatto rituale dati i tempi,“cento di questi
giorni”.
Frequento il Toniolo da sempre. Certo non da 100 anni, ma
quando mi è stato detto che festeggiava il secolo di vita, ho
cercato di ricordare tutte le volte che per un qualsiasi motivo
ci sono stato.
Ci andavo negli anni ‘70, quando era prevalentemente un
cinema. Mi ricordo quando, con tutta la mia classe del liceo,
vidi “Porci con le ali”; in quel periodo di forte contestazione
giovanile, andare al cinema a vedere un ilm era anche un
fatto politico che accendeva discussione e dibattiti, e anche
quella volta fu così.
Negli anni ’80, ho alimentato la mia passione per il jazz
grazie ai tanti indimenticabili concerti che sono riuscito
a vedere; ricordo sempre con piacere la pulizia del suono
del sax di Sonny Rollins: io in galleria e lui sul palco. E’
innegabile che poterlo ascoltare senza il fruscio del vinile
sul giradischi sia stato un grande privilegio.
Mentre studiavo all’Università, il Toniolo è stato molte volte
anche il mio luogo di lavoro. Avevo cominciato ad inserirmi
nel mondo dei concerti e avevo trovato lavoro come facchino;
caricavo e scaricavo le attrezzature per pagarmi gli studi.
Negli anni ’90 ho iniziato la mia attività di organizzatore di
spettacoli, ho inito così di essere solo un frequentatore, e
sono diventato parte attiva nelle scelte artistiche.
Ho provato in questi giorni a fare un conto di quanti
spettacoli ho organizzato da allora al Toniolo. Faccio un
numero per difetto: almeno 500! Nel corso di questi anni
ognuno di noi ha trovato al Toniolo la realizzazione di almeno
un desiderio, la magia che solo lo spettacolo dal vivo sa
regalare. Il Toniolo rappresenta il centro della vita culturale
della Città, e per questo, in questa importante occasione,
non posso solamente fare gli auguri. Devo per forza
aggiungere un “grazie”.
Rispetto alla mutevolezza di “ritmo”delle
umane esperienze, gli anniversari hanno un
po’ la valenza dei metronomi: ricordano che
esiste una misura certa, nel telaio della storia,
rispetto a cui ogni variazione può ritrovare
il quadro riconoscibile delle proprie battute,
oltre le pause e le accelerazioni. In questo
senso, il secolo di storia del Toniolo richiama
le caratteristiche di una suite, dove la varietà
di stili e ritmi assicura la completezza inale
del viaggio sonoro. L’esordio verdiano del
1913, come un tema originale che alla ine
di un’avventura armonica ritorna arricchito
di ogni precedente passaggio, fornisce ora le
suggestioni per un appuntamento evocativo
del tutto particolare. Ci piace pensare che le
arie verdiane aprano e chiudano i primi cento
anni di una straordinaria avventura fra spettacolo
e storia, ne catturino simbolicamente gli echi
seminati lungo gli argini di un secolo; dal ritmo
sincopato delle sue fasi buie al parossismo delle
guerre, dall’andante con moto della ripresa ino
agli ultimi accordi sospesi, un po’ dissonanti,
dell’attuale periodo di “crisi” e incertezza.
Così, le note del “Rigoletto” risuonano dopo
100 anni per mano dei giovani musicisti del
Conservatorio di Venezia, giusto tributo al
rinnovamento delle generazioni e alla fedeltà
di un luogo al suo immaginario cittadino,
perché la musica “grande” resista dentro i
teatri, e nell’immaginario di ciascuno, come la
più naturale delle necessità.
Pieluca Donin
Arteven - Circuito Teatrale Regionale
Michele Foffano
Dalvivo
Alessandro Bonesso
Amici della Musica di Mestre
Il festeggiato ringrazia
per gli auguri ricevuti
il suo pubblico
i sostenitori di FB e Twitter
per i contributi di storia e memoria
Marzia Boer
Alessandro Cuk
Alfredo Furlan
per le immagini
Marzia Boer
Francesco Brunello
Franco Iosa
Massimo Massarenti
Stefano Pittarello
Archivio Comune di Venezia. Fondo Municipio di Mestre
Comune di Venezia - Archivio della Comunicazione. Fondo Centro Studi Storici Stevanato
Archivio fotograico Museo Fortuny - FMCV
Museo Casa Goldoni - FMCV
per la tenacia
tutto lo staff dei suoi ufici
per la redazione dei testi
Roberto Ranieri e Chiara Toso
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