Presentazione di PowerPoint - Dipartimento di Comunicazione e

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Presentazione di PowerPoint - Dipartimento di Comunicazione e
Struttura, interazione, narrazione
nel talk show televisivo
Formati e Stili del Giornalismo Radiotelevisivo
Prof. Christian Ruggiero – a.a.2014-2015
Il talk, istruzioni per l’uso
Il talk show televisivo è «un macrogenere, che, a partire
dalla seconda metà degli anni ’70 e poi, con più decisione,
negli anni ’80 e ’90, modifica e ingloba l’informazione
politica (Samarcanda, Funari News, Milano, Italia, Porta a
Porta, Circus), economica (Maastricht Italia), sportiva (Il
Processo del lunedì, L’appello del martedì, Quelli che il
calcio…), culturale (Match, Sotto il divano, Fluff, Babele,
Parlato semplice), mette in scena il mondo privato della
gente comune (Amici, I fatti vostri) o di persone note
(Mezzanotte e dintorni, Sottovoce, Harem), o cerca di
problematizzare temi controversi (Tempi moderni)».
Grasso, 2002, p. 718
L’analisi conversazionale
La natura profonda del talk show sta nella stessa etichetta
che identifica questo formato – e nelle sue variazioni
concettuali. La parola e lo spettacolo, la parola che si fa
spettacolo, lo spettacolo della parola, o ancora meglio la
spettacolarizzazione della pratica discorsiva.
Quel che costituisce il motore narrativo del formato è
l’interazione dialogica tra diversi soggetti che
ricoprono un ruolo più o meno istituzionalizzato, e che
si scambiano parole all’interno di uno spazio
ritualizzato di discussione.
L’analisi conversazionale
Erving Goffman introduce il concetto di «mossa», come
«ogni segmento di parlato o di suoi sostituti che ha un
distinto rapporto unitario con qualche insieme di circostanze
in cui i partecipanti si trovano (con qualche “gioco” nel
senso peculiare usato da Wittgenstein), come un sistema di
comunicazione dei vincoli rituali, una negoziazione
economica, un “ciclo di insegnamento”. Ne segue che un
enunciato che costituisce una mossa in un gioco, lo può
essere anche in un altro o essere solo parte di una mossa
in quest’altro o contenere due o più mosse. E una mossa
può coincidere a volte con una frase e a volte con il parlato
all’interno di un turno, ma non necessariamente.
Goffman, 1987, p. 55
L’analisi conversazionale
Tanto il ruolo del parlante quanto quello dell’ascoltatore
vengono scomposti in :
• uno schema di produzione, che comprende e tre diverse
funzioni: «l’animatore (la funzione di parlante in quanto
macchina fonica), l’autore (l’entità che formula il testo) e
il mandante (colui che, in qualche capacità sociale,
assume piena responsabilità del contenuto del
messaggio)» (Giglioli, 1987: 16).
• un analogo formato di partecipazione, che distingue tra
ascoltatori ratificati e non-ratificati, a seconda del loro
“diritto” a prendere parte alla conversazione
Il talk, istruzioni per l’uso
Un conduttore, uno o più ospiti, un pubblico in studio,
qualcosa di cui parlare: sono questi gli elementi base di un
talk show televisivo (Haarman, 1999).
Come le categorie di parlante e ascoltatore nella riflessione
goffmaniana, anche questi elementi rivelano una
molteplicità di funzioni rituali.
A proposito del conduttore
La modalità in cui introduce e gestisce la discussione
dimostra uno stile autenticamente autoriale, rendendolo non
solo uno dei partecipanti alla discussione, ma il più
importante di essi, quello che più di tutti dimostra quelle
qualità di conoscenza (l’essere informato su ciò di cui si
parla) e performanza (l’essere in grado di sostenere
efficacemente le sue opinioni sulla scena),
A proposito del conduttore
Come rappresentante della trasmissione e in qualche
misura della rete che la manda in onda (soprattutto per
quanto riguarda i talk show in onda sulle reti del servizio
pubblico), il conduttore ha insita nel suo ruolo la possibilità
di diventare «qualcuno il cui punto di vista è definito dalle
parole pronunciate, qualcuno di cui sono state comunicate
le opinioni, qualcuno che si impegna nei riguardi di ciò che
le parole esprimono» (Goffman, 1987: 200).
A proposito di «esperti» e «testimoni»
Una posizione di protagonista per la “persona comune”
viene creata nel momento in cui il pubblico in studio
“racconta la sua storia”. Viene così costruita una figura
popolare di enunciatore entro la quale animatore, autore e
mandante sono la stessa persona, e in questo modo tale
figura acquisisce un potere comunicativo attraverso la
costruzione dell’autenticità [segue]
A proposito di «esperti» e «testimoni»
Dal momento che gli esperti parlano sovente in nome di altri
esperti, la loro figura è ridotta a quella di un portavoce,
l’animatore, che parla per altri esperti […] o, con vaghezza
ancora maggiore, parla in difesa della “competenza” o della
“professione” […] In poche parole, gli esperti parlano in
nome di altri mentre il pubblico parla in nome di se stesso.
Di conseguenza, è difficile per un esperto costruire sullo
schermo un personaggio credibile e autentico, e
simultaneamente le regole del discorso non riguardano più,
per esempio, l’argomentazione intellettuale o l’esperienza
certificata, ma piuttosto l’autenticità e la credibilità.
(Livingstone, Lunt, 1994: 129-130)
Il trionfo del senso comune
Il senso comune è un insieme di conoscenze, di regole, di
abitudini e di convinzioni che non hanno bisogno di essere
interrogate, e che formano il substrato della nostra
esistenza. Si tratta di presupposti taciti del nostro agire
quotidiano, tanto più efficaci quanto meno sono tematizzati.
(Jedlowski, 1994, p. 19)
Tipi di talk
1. Evening or celebrity format
The Tonight Show
(Johnny Carson, David Letterman, Jay Leno)
Maurizio Costanzo Show
2. Issue-oriented format
Jonathan Dimbleby
The Oprah Winfrey Show
Jerry Springer
3. Audience discussion format
Kilroy
(Haarman 1999)
The Tonight Show
Lo studio ha le sembianze di un teatro:
• un palco per il conduttore, che di norma prende posto
dietro una scrivania;
• poltrone e divanetti per gli ospiti, in genere personaggi
famosi o comunque “notiziabili”.
The Tonight Show
Il pubblico è collocato in un piano spazialmente separato
rispetto a quello del conduttore e dei suoi ospiti: il modello
teatrale di comunicazione è quindi formalmente rispettato.
Se nell’apertura gli interventi del pubblico, sotto forma di
fischi e applausi, sono numerosi, durante la discussione il
meccanismo del talk sembra richiedere al pubblico in sala il
rispetto di una performance, appunto, teatrale.
Issue oriented format
What kind of issue?
Current affairs
 Jonathan Dimbleby
Social issues in a personal perspective
 Oprah
Personal and social problems as spectacle
 Jerry Springer
Jonathan Dimbleby
Il controllo del conduttore sulla trasmissione
è dato non solo dalla posizione dominante
nel contratto comunicativo assegnatagli
dalla costruzione dello studio, ma anche e
soprattutto dalla sua capacità di gestire la
progressiva focalizzazione del tema
oggetto di discussione.
Oprah
A prevalere è la volontà del conduttore di creare e
coltivare un senso di profonda intimità con il pubblico.
«Esperti» come psicologi, terapeuti, avvocati,
giornalisti, medici e operatori del sociale offrono
spiegazioni e consigli con lo stile divulgativo che
utilizzerebbero nelle rubriche di una rivista femminile.
Il pubblico è elevato al rango di destinatario di
“confessioni” degli ospiti di Oprah.
Jerry Springer
Offre la presa di parola ad esponenti di classi e gruppi
sociali ben definiti (operai o soggetti a basso livello di
istruzione, neri o ispanici), i cui tratti sono esasperati
da un registro linguistico che sconfina nella volgarità.
Nonostante i richiami formali all’ordine (“Watch your
language, you’re on national television”), si tratta
evidentemente di una scelta volta ad aumentare la
spettacolarizzazione della discussione attraverso
un’amplificazione dei suoi elementi conflittuali e trash.
Kilroy
Gli argomenti di discussione spaziano da
problemi politici e sociali come l’autonomia
scozzese a questioni intime e private
come il sesso occasionale – il che pone il
format a cavallo tra il modello “current
affairs” e quello “social issues and
personal problems”.
Nello studio, una disposizione
semicircolare di poltroncine, tra le quali il
conduttore può sia muoversi che prendere
posto, spostando fisicamente il focus della
discussione su uno dei partecipanti, sia
questi “riconosciuto” o “inconsapevole”.
Talk, Italia
Pezzini (1999) offre una tipizzazione del formato talk
(politico e non politico) basata su un’analisi di tipo
conversazionale.
• Il quadro comunicativo della conversazione
televisiva » setting + purpose
• Il quadro partecipativo della conversazione
televisiva » “ratified participants” vs “bystanders”
conduttore “vs” publico
Il setting
Cornice implicita: l’essere in televisione.
Le regole dell’interazione discorsiva rimangono valide,
ma sono calate entro un contesto comunque artificiale,
Cornice esplicita: la costruzione della scenografia.
Il fatto che il talk sia ambientato in un salotto piuttosto
che in una piazza, in uno studio che si dichiara
apertamente televisivo o che cerca di riprodurre nella
maniera più fedele possibile un luogo dell’interazione
quotidiana incornicia l’interazione in modo esplicito
Il setting
Ricostruire la scena di un luogo fisico, identificabile
all’interno della concreta esperienza quotidiana dello
spettatore (piazza o salotto)
 informazioni esperibili sul tipo di conversazione
messa in scena immediatamente rilevabili;
 competenze dello spettatore (o dell’analista
televisivo) immediatamente attivate in un processo
di cooperazione semiotica che lega la piazza ad un
confronto animato e “pubblico”, il salotto ad un
dibattito rilassato ed “intimo”, etc.
Il setting
Evidenziare la cornice dell’enunciazione televisiva,
attraverso una strategia di astrazione:
 lo spazio del programma è costruito ed arredato per
essere anzitutto uno studio televisivo, un luogo a
metà tra il contesto di produzione e di ricezione;
 le distanze tra la regia del programma, o la
redazione giornalistica che ne produce e ne cura i
contenuti, e lo spettatore, sono ridotte al minimo;
 una sovrabbondanza di monitor, schermi, postazioni
multimediali gestiscono un flusso di dati in entrata e
in uscita.
Lo scopo (purpose)
Un talk condotto in un «salotto» avrà lo scopo di
mettere in luce gli aspetti più privati dei protagonisti
della “chiacchierata” (Amici, ma anche Porta a Porta).
Un talk condotto in una «piazza» darà maggior spazio
al confronto con le voci del pubblico in studio e a casa,
e quindi, potenzialmente, al conflitto tra la Piazza e il
Palazzo (Michele Santoro, Gad Lerner).
Un talk che avvenga in uno studio marcatamente
televisivo giocherà su accorgimenti tecnici che
enfatizzino il ruolo e la potenza del mezzo (Mixer).
«Ratified participants» vs «bystanders»
I partecipanti alla discussione possono essere o no
“ufficialmente” ammessi a farne parte;
 nel primo caso, Goffman (1987) parla di ratified
participants (partecipanti riconosciuti)
 nel secondo, di bystanders (astanti).
NB. laddove i ratified participants occupano uno spazio
ben definito sulla scena, separato da quello del
pubblico e collocato in posizione utile per dialogare
con il conduttore, i bystanders, per accedere alla
discussione, devono essere introdotti
«Ratified participants» vs «bystanders»
La «presa di parola» del pubblico può essere gestita
dal conduttore secondo tre strategie:
 riconoscendo il “disturbatore” come partecipante alla
discussione e inserendolo nel circuito delle prese di
parola (Dimbleby);
 blandendolo per indurlo a rientrare nel suo ruolo,
attraverso l’arma dell’ironia (Costanzo);
 censurando il suo intervento e rivendicando il
proprio ruolo di autorità garante del rispetto delle
regole della conversazione (Vespa).
Tipi conversazionali:
Incontro/conversazione
Setting: salotti più o meno artificialmente borghesi
Quadro partecipativo: conduttore centrale, con
adiuvanti il cui ruolo è sempre molto ben definito
Modelli di interazione: colloquialità a vari grado,
modello dominante cooperativo-consensuale
Esempi: Maurizio Costanzo Show, Harem
I. Pezzini, La Tv delle parole. Grammatica del talk show, RAI-ERI, Roma, 1999
Tipi conversazionali: Incontro/discussione
Setting: studi televisivi, di cui talvolta viene svelato il
retroscena, es. la cabina di regia
Quadro partecipativo: ruolo dominante del
conduttore, che riconosce l’importanza dell’esperto o
del leader d’opinione
Modelli di interazione: simmetria degli scambi
presentata come un valore; conflittualità solo evocata
Esempi: Funari News, Uomini e donne
I. Pezzini, La Tv delle parole. Grammatica del talk show, RAI-ERI, Roma, 1999
Tipi conversazionali: Incontro/intervista
Setting: salotti virtuali, incontri al caffè, semplici sedie
in ambiente neutro
Quadro partecipativo: intervistatori-conduttori, il cui
ruolo è dar spazio agli ospiti, che siano personaggi
pubblici o “testimoni comuni”
Modelli di interazione: atmosfera colloquiale; modello
dominante cooperativo, effetti passionali ricercati e
stimolati nel pubblico
Esempi: Le news di Funari, I fatti vostri
I. Pezzini, La Tv delle parole. Grammatica del talk show, RAI-ERI, Roma, 1999
Tipi conversazionali: Faccia a Faccia
Setting: ambientazioni neutre volte a confermare il
pubblico come destinatario reale dell’interazione
Quadro partecipativo: protagonismo dei partecipanti,
conduttori che abdicano al ruolo di moderatori per
divenire interlocutori
Modelli di interazione: dissimmetria stabilita per
contratto, mantenuta o meno in funzione del tono
generale da dare all’incontro
Esempi: Mixer, Braccio di ferro
I. Pezzini, La Tv delle parole. Grammatica del talk show, RAI-ERI, Roma, 1999
Tipi conversazionali: Dibattito
Setting: spazi semicircolari che enfatizzano la loro
natura di spazi televisivi
Quadro partecipativo: forte autorialità del conduttore
verso la trasmissione e la conduzione del dibattito
Modelli di interazione: controllo dell’interazione
affidato a “custodi del dibattito” o “padroni di casa”
Esempi: Il rosso e il nero, Porta a Porta
I. Pezzini, La Tv delle parole. Grammatica del talk show, RAI-ERI, Roma, 1999
Tipi conversazionali: Allocuzione/Invettiva
Setting: spazio fortemente figurativo, che cerca una
connotazione precisa
Quadro partecipativo: conduttori soli o assistiti da
astanti destinati a tacere anche se interpellati
Modelli di interazione: valorizzazione della
competenza dell’enunciatore
Esempi: Cartolina, Sgarbi quotidiani
I. Pezzini, La Tv delle parole. Grammatica del talk show, RAI-ERI, Roma, 1999
Una proposta di ri-lettura
Incontro conversazione
Incontro discussione
Dibattito
Incontro intervista
Faccia a faccia
Pezzini (1999)
Macchina della verità
Bionda et alii (1998)
C. Ruggiero, La macchina della parola, 2014
Un modello di analisi testuale del talk show televisivo
C. Ruggiero, La macchina della parola, 2014
Il salotto
Porta a Porta, di Bruno Vespa
Nato dall’esplicita volontà di mettere in scena la commistione tra
informazione politica e intrattenimento, declina in forma
spettacolare e personalistica elementi del discorso informativo quali
l’intervista, la testimonianza e la biografia
L’incipit: attenzione al programma, alla capacità spettacolare del
mezzo, all’istanza autoriale del conduttore
Il setting: Il tavolo stile notiziario televisivo implica un riconoscimento
della professionalità di Vespa come giornalista, le poltroncine e la
presenza di un maggiordomo rimandano all’interazione amichevole
tipica di un talk show
Il salotto
Porta a Porta, di Bruno Vespa
Un modello narrativo così riassumibile:
«un protagonista (la Tv, il conduttore), ospita un soggetto che
diviene co‐protagonista (il politico) e lo mette in scena in un
confronto con degli antagonisti (altri politici, i giornalisti) e degli
adiuvanti (i testimoni) perché mostri le sue competenze, che
sono soprattutto competenze televisive (saper rispettare le
regole, sapersi mettere in gioco) di fronte a un pubblico che
osserva con attenzione e valuterà personalmente in un futuro
(con il suo voto)»
M. L. Bionda, A. Bourlot, V. Cobianchi, M. Villa, Lo spettacolo della politica,
ERI, 1998, p. 84
La macchina della verità
Lo sguardo indiscreto della telecamera
Mixer, di Giovanni Minoli
Incipit: nella sigla compare il nome del
conduttore, elemento non solo di
riconoscibilità ma di garanzia e fiducia
Modalità interattiva prevalente: il faccia a
faccia, l’intervista incalzante
L’escamotage spettacolare: l’immagine
del politico riflessa nel videowall
La macchina della verità
Lo sguardo indiscreto della telecamera
Mixer, di Giovanni Minoli
Minoli si pone come l’unico attore sulla scena in grado di
chiarificare la realtà della politica, l’unico nel diritto di controllare la
punteggiatura della trasmissione
Al politico è richiesto «di fare da vittima, di esporsi allo sguardo:
non gli si chiede una vera competenza ma soltanto di esserci e si
getta poi questa sua nuda presenza interamente sul palcoscenico»
M. L. Bionda, A. Bourlot, V. Cobianchi, M. Villa, Lo spettacolo della politica,
ERI, 1998, p. 103
La macchina della verità
L’inchiesta come lavoro di squadra
Linea3, di Lucia Annunziata
Il setting: la presenza di schermi televisivi,
di un telefono e delle poltroncine rosse
destinate agli ospiti rimandano alla
costruzione di uno spazio marcatamente
televisivo
La redazione del programma, visibile
attraverso la parete di vetro che costituisce il
fondo della visione prospettica dello
spettatore, indica la volontà di invocare una
istanza autoriale diffusa
La macchina della verità
L’inchiesta come lavoro di squadra
Linea3, di Lucia Annunziata
«La mossa strategica del testo sta nel raccogliere con
certosina pazienza tutte quelle informazioni utili per
comprendere l’agire politico, le sue decisioni. Il luogo della
raccolta è l’arena mediale, è qui che si può (si deve?) andare
a caccia di informazioni, non altrove»
M. L. Bionda, A. Bourlot, V. Cobianchi, M. Villa, Lo spettacolo della politica,
ERI, 1998, p. 116
La piazza
Il setting: il quadro comunicativo genera
spettacolarità
• richiamando luoghi reali come la piazza
(ma anche il cantiere) e quindi stili
conversazionali non regolati;
• introducendo diverse gerarchie di
partecipanti ratificati, fisicamente dislocati a
distanze diverse dal centro dell’azione.
La piazza
Le gradinate che
compongono la scenografia
de Il Rosso e il Nero
(Rai 3, 1992-1994)
rendono virtualmente
possibile al conduttore
introdurre nel dibattito almeno
gli spettatori seduti nelle file
più interne.
La piazza
L’emiciclo a più livelli de Il Raggio Verde disloca gli ospiti stessi su
piani diversi, a seconda del segmento di trasmissione nei quali sono
chiamati a intervenire, o del ruolo a loro riservato,
La piazza
•
•
•
•
Il quadro partecipativo è animato
dalle diverse gerarchie attribuite agli ospiti;
dall’uso della diretta come segno dell’immediatezza della
ricezione delle sollecitazioni esterne;
dal massimo coinvolgimento possibile del pubblico
dalla scelta del moderatore di assumere un ruolo sempre più
“d’opinione” e sempre meno “di mediazione”.
Mediazione o conflitto tra politica e giornalismo?
La telepolitica in Italia, 2001-2006
L’8 maggio 2001, lo studio di Porta a Porta subisce una radicale
trasformazione: via la postazione centrale e le poltroncine, per far
spazio alla scrivania di ciliegio su cui Silvio Berlusconi firma, alla
presenza del notaio Vespa, il Contratto con gli Italiani.
Un vero media event,
annunciato e posizionato
con cura nel palinsesto.
La messa in scena del
simulacro degli «Italiani»
Mediazione o conflitto tra politica e giornalismo?
La telepolitica in Italia, 2001-2006
Il 12 marzo 2006, Berlusconi
si ribella allo stile d’intervista
di Lucia Annunziata:
«Lei adesso mi fa la cortesia
di lasciarmi parlare, sennò
mi alzo e me ne vado»
Annunziata perde ogni interesse nei confronti della scaletta della
puntata, rifiuta di parlare della campagna elettorale e pretende,
formalmente, che Berlusconi ritiri la sua affermazione
«Che lei si alzi e se ne vada è una cosa che non può dire».
Mediazione o conflitto tra politica e giornalismo?
La telepolitica in Italia, 2008-2013
A Porta a Porta, giovedì 10
aprile, Berlusconi tende una
trappola spettacolare a Vespa:
lo invita a “sentire col naso”
la mano che gli tende, ed
esclama verso il pubblico
“è odore di santità”
Mediazione o conflitto tra politica e giornalismo?
La telepolitica in Italia, 2008-2013
Il 9 gennaio 2013, è Vespa a mettere in campo una
strategia di delegittimazione: chiesto a Berlusconi perché
non abbia provveduto alle riforme nei suoi quattro anni di
governo, e di fronte alla risposta “standard” del Cavaliere,
lo fronteggia con un ironico
“Lei muove la bocca e io ripeto”
a “dimostrazione”
della perfetta sovrapponibilità
della funzione del giornalista
a quella del politico-format
Mediazione o conflitto tra politica e giornalismo?
La telepolitica in Italia, 2008-2013
Il 10 gennaio 2013, Berlusconi è a Servizio Pubblico:
chiede e ottiene di far seguire un suo monologo a quello di
Travaglio, e nella lettura di un testo preparato dai suoi
collaboratori lo definisce un «diffamatore di professione».
Il conduttore si infuria di fronte al mancato rispetto delle
regole concordate e allo “spreco” televisivo
(“Abbiamo buttato via un quarto d’ora di trasmissione”)
Alcune ipotesi interpretative
Manipolazione del setting della
trasmissione ad opera dell’ospite
Mancata cooperazione ospite/conduttore
Fallimento della
spettacolarizzazione televisiva
Manipolazione del setting della
trasmissione ad opera dell’ospite
Cooperazione ospite/conduttore
Felicità della spettacolarizzazione
televisiva