Una campagna per “Signorini”. Il gossip si politicizza. Marco

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Una campagna per “Signorini”. Il gossip si politicizza. Marco
XXVII Convegno SISP
Università di Firenze – Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali e Centro Interuniversitario di
Ricerca sul sud Europa
12 - 14 settembre 2013
Una campagna per “Signorini”. Il gossip si politicizza.
Marco Mazzoni e Antonio Ciaglia
1. Inquadramento teorico: il gossip partigiano nello scenario mediale italiano
Le democrazie contemporanee hanno visto crescere sensibilmente l’importanza del ruolo giocato dai
media nel dar forma ed influenzare gli equilibri partitico-politici. Gli stessi leader politici, sebbene con
tempi e modi diversi dipendenti da molteplici variabili, hanno riconosciuto la necessità di dover
padroneggiare adeguatamente le logiche mediali se vogliono coltivare la realistica possibilità di diventare
leader di successo. Ma, mai come in questo caso, padroneggiare i media non vuol dire utilizzarli a
proprio piacimento sulla base delle proprie convenienze personali e politiche. I media funzionano
diversamente. Come Mazzoleni e Schulz (1999) notano, laddove è vero che i politici hanno sviluppato
una crescente sensibilità nell’utilizzo della media logic a fini politici, è altrettanto vero che ne sono
diventati sempre più dipendenti.
Tuttavia, non va neppure commesso l’errore contrario. Se è vero che i media non si lasciano
padroneggiare, è anche vero che nel momento in cui la comunicazione viene applicata alla politica, nel
momento, cioè, in cui i media divengono parte integrante e ormai imprescindibile del gioco
democratico, il processo di generazione e circolazione di informazioni può prestarsi ad essere
governato, o comunque influenzato, da logiche squisitamente politiche. E uno degli elementi per capire
quanto questa “presa” sia salda è, tra gli altri, la misura in cui i contenuti mediali sono governati da
logiche mediali o politiche (Strömbäck, 2008). Il primo a dare un nome alle varie forme di interazione,
contiguità e sovrapposizione tra il sistema politico e il sistema dei media è stato Colin Seymour-Ure
(1974) con un’espressione particolarmente felice: parallelismo politico.
Il contesto in cui la nostra ricerca si colloca, l’Italia, è un sistema mediale ad elevato parallelismo
politico (Hallin e Mancini, 2004), caratterizzato da una significativa e duratura sovrapposizione tra
mezzi di comunicazione di massa e logiche di affiliazione politico-ideologica. L’emblema del
parallelismo politico dei media italiani è generalmente, e giustamente, individuato dalla situazione ad
alto rischio presente nel panorama televisivo italiano, un terreno mai del tutto esente da tentativi di
ingerenze politiche. Ne sono un valido esempio le pratiche lottizzatorie “scientifiche” all’interno del
servizio pubblico radiotelevisivo soprattutto a cavallo tra gli anni 70 e 80 (Mancini, 2009), nonché il
duopolio strutturale venutosi a creare negli anni successivi, che per lungo periodo ha permesso
all’azionista di maggioranza della principale emittente privata di avere una diretta influenza anche sulle
sorti della televisione pubblica in qualità di presidente del Consiglio (Ciaglia, 2013).
Tuttavia, come è ben noto, neppure la carta stampata è esente dal decennale processo di accavallamento
tra logiche comunicative ed esigenze o pratiche di fiancheggiamento politico-ideologico. D’altronde, la
stampa di partito ha trovato proprio nei paesi mediterranei con sistemi mediali a pluralismo polarizzato
(Hallin e Mancini, 2004), e in Italia in particolar modo, un terreno molto fertile per prosperare e veder
crescere la propria influenza. E, anche se negli ultimi decenni, insieme al disgregamento dei grandi
apparati ideologici novecenteschi, ha visto progressivamente scemare la propria incidenza nel dibattito
politico nazionale, è stata gradualmente affiancata da altri organi di informazione stampata, magari non
formalmente o direttamente riconducibili ad una precisa forza partitica, ma aventi una chiara e marcata
1 “linea editoriale”, portatrice di una visione politicamente ben definita e connotata. È questo il caso de il
Giornale e de la Repubblica. Questi casi testimoniano quanto la contiguità tra politica e media sia radicata
nel tessuto politico-sociale italiano, una prossimità che “trova la sua strada”, un modo per esprimersi
anche quando il sostegno granitico dei secolari moloch ideologici viene drammaticamente meno.
Tale contiguità, tuttavia, in Italia è portata all’estremo e sembra andare ben oltre i limiti dei news media
tradizionali. Prima di chiarire questo punto, va riconosciuto che numerosi studi (Delli Carpini, Williams,
2001; Zaller, 2003; Baum, 2005; van Zoonen, 2005; Jones, 2005; Riegert, 2007) rivelano come nelle
maggiori democrazie i politici tendano ormai a comparire con regolarità in media outlet e format
popolari, votati all’intrattenimento dei propri pubblici. In questi media outlet domina sempre più il
pettegolezzo (Pedote, 2013); pertanto spesso la loro lente di ingrandimento si focalizza anche sulla vita
privata del politico, che in questo modo diviene di dominio pubblico (Corner, Pels 2003). Il politico
non può più sfuggire ad una simile “intrusione mediale”, dato che la cultura dell’intrattenimento è
diventata lo strumento principale per capire e valutare la politica e la vita sociale più in generale
(Dalgren, 2000; Postman, 2002; van Zoonen, 2005). Notizie sul tempo libero del politico, sulla sua
famiglia, sulle sue vacanze circolano, con o senza il suo consenso, nel circuito dei mass media, al punto
che diventano decisive per la costruzione di quella visibilità su cui spesso il politico viene valutato
durante le competizioni elettorali (Stanyer, 2012). Il politico ora si trova a dover gestire la sua
“immagine privata” con lo stesso impegno con cui si occupa, ad esempio, della stesura e promozione
del suo programma elettorale (Langer, 2010). La gestione dell’”immagine privata” non è cosa semplice,
poiché frequenti sono gli inciampi, dovuti alla circolazione nei media di informazioni (private)
pericolose per la reputazioni del politico, che a volte, proprio per l’accanimento dei media outlet del
gossip, si possono trasformare i veri propri scandali che ne mettono a serio rischio la carriera politica
(Thompson, 2000; Entman, 2012; Allen, Pollack, 2012; Downey, Stanyer 2013).
L’evoluzione appena descritta avviene attraverso un processo di celebritization del politico, attraverso cui
il leader dismette i panni istituzionali e indossa quelli della celebrity, alla pari delle star dello sport e dello
spettacolo (West, Orman, 2003; Indiana, 2005; Mazzoni, Ciaglia, 2013). Come confermato da vari studi
(Marshall, 1997; Rojek, 2001; Street, 2003; Turner, 2004), lo status di celebrità sembra offrire al politico
una nuova forma di legittimazione sociale; in particolare John Street (2003, p. 86) sostiene che “the
[celebrity] politician is perceived as an actor performing a relevant persona, a self as revealed to others”.
In Italia, tuttavia, come si diceva, ossia in un contesto a parallelismo politico estremo, l’impressione è
che il processo di celebritization si realizzi solo in parte. In altri termini, anche quando il politico compare
su (specifici) programmi e riviste pop, questi sembra mantenere prevalentemente il suo ruolo politico,
venendo quindi trattato secondo logiche di appartenenza politica, e, nei casi più estremi, come si
cercherà di dimostrare, secondo logiche partigiane.
2. Domanda di ricerca e metodologia
Il quesito a cui questo lavoro di ricerca ambisce a fornire una risposta è il seguente:
Nello scenario politico-mediale italiano, attraverso quali modalità il fenomeno del parallelismo politico
travalica la soglia dei mainstream news media e si applica ai mezzi di comunicazione popolari?
Il concetto di parallelismo politico dei media, sia nella formulazione originaria di Colin Seymour-Ure,
sia nelle sue successive rielaborazioni e ramificazioni, si applica in maniera pressoché esclusiva
all’ambito dei mainstream news media. Questo studio, invece, intende dimostrare che in Italia, a causa di
una forte e radicata tradizione di partigianeria dei media, ulteriormente acutizzata da un intreccio
anomalo tra politica e media incarnato nella figura di Silvio Berlusconi, anche mezzi di comunicazione
che “per vocazione” dovrebbero essere alieni a questioni e personaggi della politica finiscono per
mettere in atto precise strategie di fiancheggiamento politico. Queste sono le principali ragioni alla base
della scelta di Chi, rivista di proprietà del gruppo Mondadori guidato da Marina Berlusconi, come caso
di studio. L’obiettivo è di mettere in risalto il ruolo duale giocato dalla rivista capitanata da Signorini:
arena di self-promotion per personaggi pubblici e ricettacolo di gossip, in perfetta linea con la mission che
2 generalmente si attribuisce alle riviste patinate. Ma anche, e soprattutto, vera e propria macchina da
guerra, vero e proprio braccio armato politico della galassia Berlusconi. Una macchina da guerra
“guidata” dal direttore della rivista, Alfonso Signorini, anche lui espressione del parallelismo politico.
Signorini, infatti, pur essendo da molti considerato il “principe del gossip”, è un direttore di parte. Ne è
una conferma quanto sostenuto da Massimiliano Panarari (2009, p. 673): “Alfonso Signorini è il
ministro della Propaganda di Silvio Berlusconi. […] A edificare l’immagine, al tempo stesso glam e pop,
di Silvio Berlusconi come un sovrano (e della sua famiglia quale dinastia regnante), ha contribuito infatti
in maniera magistrale proprio il lavoro del settimanale di Signorini, convinto che, anche nelle esangui e
disorientate postdemocrazie liberali odierne, le favole dei re continuino a pagare”.
In tal senso si colloca anche la scelta del periodo d’analisi: 1 settembre 2012 – 28 febbraio 2013. La
campagna elettorale è il momento democratico per antonomasia in cui le forze politiche “marcano il
territorio”, enfatizzano le differenze, polarizzano lo scontro. È il momento democratico in cui ci si
aspetti che la partigianeria politica trovi la sua massima espressione, tanto all’interno del sistema politico
che del sistema dei media. La ricerca si articola in due fasi. Nella prima fase sarà analizzata la quantità di
coverage riservata ad attori politici o a personaggi politicamente rilevanti da parte di Chi. Con il termine
“personaggio politicamente rilevante”, abbiamo identificato giornalisti e personalità ricorrenti
all’interno delle cronache politiche, anche non appartenenti ad alcuna forza politica o non aventi alcuna
carica istituzionale. Ma soprattutto, data la tipologia di medium preso in esame, abbiamo incluso anche
familiari, partner e congiunti di personaggi politici, in quanto sono proprio costoro, spesso, i soggetti a
cui è affidato il “vero” messaggio politico. Per ogni reportage o articolo è stato individuato l’attore
centrale, ossia il soggetto sul quale l’articolo verte maggiormente.
Nella seconda fase, procederemo con l’identificazione di quattro modelli di coverage realizzati da Chi
sulla base dei diversi personaggi di volta in volta trattati. Per ciascuna categoria sarà selezionato e
analizzato nel dettaglio il reportage più lungo in termini di pagine, al fine di far emergere l’approccio
differente messo in atto dal settimanale di Signorini nei confronti di diverse personalità politiche. Un
approccio che certamente varia in base all’appartenenza politica dei personaggi, ma che, soprattutto, si
mostra drammaticamente sensibile a quanto tali personaggi – al di là del partito a cui appartengono - si
pongono in rotta di collisione con il capo indiscusso, Silvio Berlusconi.
3. Risultati e riflessioni
3.1 Il ruolo di Chi come arena preferenziale di personal self-promotion
Se è vero che oggi la capacità di padroneggiare adeguatamente gli strumenti di comunicazione e l’abilità
di mettere in atto tempestive ed efficaci strategie di (auto)promozione rappresentano requisiti
imprescindibili per chiunque ambisca a rivestire ruoli politici di primo piano, è altrettanto vero che la
campagna elettorale rappresenta ancora il “momento democratico” in cui le risorse comunicative
devono essere usate al massimo. Tra le risorse comunicative a disposizione del politico moderno, un
ruolo di preminenza è oggigiorno rivestito, come abbiamo visto, dalle riviste di gossip, ossia da quegli
strumenti che un numero sempre maggiore di personaggi pubblici vede come perfettamente funzionali
ad una promozione a tuttotondo della persona privata prima ancora che dell’uomo pubblico. Tale
tendenza, che è stata ampiamente testimoniata in altri studi che abbiamo condotto (Mazzoni e Ciaglia,
2012; 2013), trova un ulteriore riscontro nella campagna elettorale per le elezioni Politiche tenutesi in
Italia il 24 e il 25 febbraio 2013. Alcune ricerche (Itanes, 2013; Diamanti, 2013) infatti si sono
ampiamente incaricate di dimostrare come da un lato la televisione non abbia esaurito la propria spinta
propulsiva di medium “tradizionale” di riferimento in campagna elettorale, e dall’altro come le
piattaforme “social” garantiscano un flusso ormai costante di dichiarazioni, sound bites, provocazioni, ed
esternazioni di qualunque genere, che, da un momento all’altro, possono assumere rilevanza politica,
travalicando la soglia del social network grazie ad un continuo gioco di rimpalli con i media tradizionali,
generando ciò che Chadwick (2010) ha chiamato “sistema ibrido”.
In questo gioco di sponde multimediali, che spesso si presta ad essere innescato da un semplice
pettegolezzo, le riviste di attualità, costume, e gossip trovano un ambiente ideale all’interno del quale
3 sfruttare la loro caratteristica distintiva, la loro expertise di riferimento, ossia pubblicizzare il privato,
rendere pubblico ciò che non è (o dovrebbe essere) di pubblico interesse. Come detto nella sezione
dedicata alla discussione del framework teorico, il politico intravede in questo processo la possibilità di
una self-promotion a tuttotondo. Ai format tradizionali è relegata l’attività di comunicazione politica
canonica, l’attività di advocacy, di promozione delle proprie istanze e di posizionamento politico, alle
riviste di gossip è relegata la promozione dell’uomo virtuoso. O meglio, non a tutte le riviste, ma a
quella considerata la vetrina preferenziale, il magazine sul quale si deve apparire una volta che si è deciso
di giocare a questo gioco: Chi. E le regole del nuovo gioco sembrano essere ormai osservate da figure
politiche ed istituzionali aventi background estremamente variegati.
Giunti a questo punto, diventa necessario dare uno sguardo ai primi venti soggetti politici o
politicamente rilevanti comparsi in veste di attore centrale su Chi nei sette mesi che precedono il voto.
Si tratta di un’operazione volta a comprendere da un lato come le dinamiche giornalistiche del
settimanale si siano evolute nel periodo di competizione elettorale, e dall’altro chi sono i politici che nel
lungo periodo tendono ad apparire più spesso su uno dei più controversi mezzi di comunicazione
politica non convenzionale. La Tab. 1 ci aiuta a rispondere a questi interrogativi.
Tab. 1 – Primi venti personaggi politici (o politicamente
rilevanti) apparsi su Chi tra il 1 settembre 2012 e il 28
febbraio 2013
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34,5,
Prendendo come prospettiva di riferimento un arco di tempo di più lungo raggio è possibile intravedere
delle tendenze di massima, che saranno meglio esplicitate in seguito con la presentazione di alcuni
“servizi speciali” realizzati dal settimanale di Signorini nel corso del periodo considerato. Si rilevi,
tuttavia, come, tra il 1 settembre 2012 e il 28 febbraio 2013, Berlusconi sia stabilmente in cima alla
graduatoria dei personaggi politicamente rilevanti a cui Chi dedica maggiore attenzione. Ma questo è
dato che non sorprende, in quanto Chi è la rivista di “famiglia”, è un “strumento” del berlusconismo,
quindi, come in qualunque nucleo che si rispetti, il capofamiglia è sempre il capofamiglia: viene prima di
tutti nonostante tutto.
4 Il Cavaliere, con 51,5 pagine in totale, è quasi prossimo al doppiaggio di Mario Monti (32,5), personalità
apparentemente schiva e riservata, ma secondo solamente a Berlusconi come numero di presenze nella
rivista patinata per antonomasia. Provando ad avanzare una primissima (e del tutto parziale)
interpretazione, si potrebbe dire che se da un lato il professore sembra “ammorbidirsi” ed
“umanizzarsi” nell’accettazione delle nuove regole del “gioco politico”, concedendosi a taccuini diversi
rispetto a quelli cui è abituato, dall’altro è anche vero che le sue apparizioni su Chi non sempre sono il
frutto di una sua precisa volontà o della messa in atto di una specifica strategia di visibilità. È anche Chi,
al contempo, a cercare il professore bocconiano con maggiore insistenza. Questo tenderebbe a
suggerire che neppure le riviste di gossip, quando si occupano di politica, sfuggono del tutto a quel
regolamento giornalistico non scritto incarnato dai valori-notizia e dai criteri di notiziabilità. Più
prestigiosa e “di peso” è la carica (politica) rivestita da un personaggio, maggiore è la possibilità che lo
stesso diventi oggetto di crescente attenzione da parte non solo dei news media, ma di tutti i media che
fanno comunicazione politica.
Proseguendo con la nostra disanima, è possibile notare che, nella rivista di famiglia, la famiglia (per
l’appunto) di Berlusconi detiene sempre e costantemente un ruolo di primo piano. I Berlusconi
continuano ad essere ritenuti soggetti altamente notiziabili da parte delle riviste di attualità e gossip, e a
maggior ragione da Chi. In questa tabella è possibile trovare, infatti, Barbara Berlusconi (40 pagine) in
quarta posizione, Veronica Lario (18,5), ex moglie del Cavaliere, in settima, e Pier Silvio Berlusconi (11
pagine) più in basso. Inoltre, con la sola eccezione del Segretario del Popolo della libertà, Angelino
Alfano, è interessante notare come tra i primi 20 personaggi politicamente rilevanti apparsi su Chi
nell’arco dei cinque mesi considerati, sia ricorrente la presenza di personaggi politici di sesso femminile,
prevalentemente appartenenti al partito di Berlusconi. Tra queste figurano Nicole Minetti (31,5) in terza
posizione, Nunzia de Girolamo (11), Mara Carfagna (9,5) e Giorgia Meloni (9,5).
C’è anche spazio per i nemici del Cavaliere, anche se si tratta di personalità – e, di conseguenza, di livelli
di inimicizia, parecchio differenti tra loro. C’è spazio per i “nemici giurati” tra i quali spiccano Antonio
Di Pietro, con ben 16,5 pagine, e Michele Santoro (8). Nelle sezioni successive, sarà interessante
comprendere in che modo si articolano i servizi aventi come soggetto protagonista le personalità qui
indicate, e soprattutto in che modo differiscono da quelli incentrati sulla “cerchia berlusconiana”.
Un peso rilevante è detenuto anche da altre tipologie di avversari: avversari politici, avversari che sono
tali soltanto perché appartenenti ad un altro schieramento, ma verso i quali il Cavaliere non nutre
probabilmente un sentimento di “lontananza antropologica”, come nel caso dei tre soggetti descritti
precedentemente. In questa categoria rientrano (parzialmente) i ministri uscenti Elsa Fornero (10,5) e
Paola Severino (11), il premier uscente Monti e sua moglie Elsa (25.5), nonché esponenti del Partito
democratico come Anna Paola Concia (10), Anna Finocchiaro (12), e il Sindaco di Firenze, Matteo
Renzi, addirittura in quinta posizione (28,5). Le posizioni di vertice detenute da personalità alla stregua
di Monti e di Renzi inducono ad una riflessione più attenta. Sono sempre più numerosi i politici che,
indipendentemente dalla loro natura di personalità pubbliche già abbondantemente affermate o di rising
stars aventi un futuro brillante già segnato, quando scelgono di rendere pubblico il loro lato privato, e di
promuovere le loro virtù umane, oltre che politiche, vanno su Chi. Nel panorama della comunicazione
politica italiana, la rivista di Signorini sembra aver ormai assunto uno “status” di Quarta Camera, una
sorta di “corrispettivo gossip” del Porta a Porta dei primi tempi: il politico che vuole farsi conoscere un
po’ meglio, che vuole addolcire la propria immagine rendendola più umana e digeribile al grande
pubblico, il personaggio che ambisce a svelare il proprio lato umano, tende a privilegiare Chi. Non è
difatti un caso, come vedremo a breve, che Mario Monti e Matteo Renzi siano due tra i personaggi
pubblici che più di altri hanno volontariamente e deliberatamente aperto le porte di casa propria o del
proprio privato alla macchina da guerra capitanata da Signorini.
3.2 Quattro facce della stessa medaglia. Verso un’identificazione di modelli di coverage
Se la tabella precedentemente illustrata si è rivelata utile per comprendere i soggetti politici ed
istituzionali (e le personalità a questi più strettamente connesse) verso i quali si è diretta con maggiore
frequenza l’attenzione del settimanale diretto da Alfonso Signorini, è altrettanto vero che la tabella, da
5 sola, non fornisce molte indicazioni in merito alla qualità del coverage. Come è stato illustrato
precedentemente, infatti, la rivista di gossip, il magazine popolare, può rappresentare una potentissima
arma di self-promotion a cui i politici possono pensare di ricorrere per instaurare un canale di
comunicazione con fasce di pubblico tendenzialmente lontane dalla politica, che difficilmente
potrebbero essere raggiunte attraverso il ricorso a canali di comunicazione politica più canonici e
tradizionali. Ma questo obiettivo si presta ad essere raggiunto soltanto se il politico ha delle virtù da
promuovere, degli aspetti positivi da enfatizzare e se le riviste in questione adottano un atteggiamento
“benevolo” verso il politico in questione. Infatti, a differenza dei qualities, il coverage delle riviste di
costume e attualità non sempre (o quasi mai) è strettamente dipendente dall’accadimento di episodi di
cronaca (politica).
Un esponente politico può finire in prima pagina senza che si sia necessariamente reso protagonista di
eventi rilevanti (intesi secondo l’accezione dei criteri canonici di notiziabilità). Una passeggiata in
centro, una vacanza con la famiglia, una giornata di shopping, possono essere avvenimenti più che
sufficienti per scatenare il chiacchiericcio patinato. Ma è evidente che in quel caso la vera differenza la
fa l’atteggiamento del giornale nei confronti della personalità in questione, un atteggiamento che si
riflette pienamente nella scelta dei particolari, nell’identificazione degli aspetti da enfatizzare e
trasmettere al proprio pubblico, nel giudizio moralmente connotato che si attribuisce ad attività
soltanto in apparenza neutre ed avulse da possibili ulteriori implicazioni. In altre circostanze, come
detto in precedenza, può essere il politico stesso a facilitare involontariamente questa operazione,
rendendosi protagonista di scandali che, per definizione, finiscono per attrarre un coverage
negativamente connotato.
Ma, come si avrà modo di illustrare nelle sezioni sottostanti, la forte discrezionalità mostrata da Chi
nella scelta delle tonalità a seconda delle personalità considerate, lascia intendere un forte desiderio da
parte della rivista di Signorini di collocarsi a monte e governare il processo di news dissemination,
adottando una precisa strategia: associare determinate tipologie di attori a determinati attributi. E la
prospettiva da cui la rivista opera è quella del quartier generale berlusconiano, della galassia Berlusconi.
Nello specifico, le personalità che maggiormente spiccano nel coverage di Chi sono essenzialmente
riconducibili a quattro categorie:
1) Berlusconi e “i suoi”;
2) Le donne del Pdl;
3) I nemici giurati;
4) I nemici “ma non troppo”.
3.2.1 Berlusconi e “i suoi”
La prima categoria è quella che probabilmente stupisce di meno. Berlusconi e la sua corte hanno
mantenuto nel corso degli anni un altissimo livello di notiziabilità tanto in televisione quanto sulla carta
stampata patinata e non, indipendentemente sia dalla carica rivestita dal leader di Arcore che
dall’effettivo coinvolgimento della famiglia Berlusconi in avvenimenti o fatti di cronaca. I servizi e i
reportage realizzati da Chi nell’arco di tempo qui preso in esame su Berlusconi o su personalità affini
all’ex presidente del Consiglio hanno toni marcatamente positivi, e sembrano prevalentemente orientati
a veicolare un’immagine di tranquillità e di serena normalità, nonostante le circostanze prese in esame
siano tutt’altro che rispondenti a criteri di normalità. In questo aspetto sembra nuovamente emergere
un fenomeno che è stato approfonditamente trattato in altre sedi. Ci riferiamo alla “tensione” tra
l’intrinseco “eccezionalismo berlusconiano”, incarnato dalla villa di Arcore, dalle sterminate ricchezze,
da tutto ciò intorno a cui gravita e si sviluppa la vita di Silvio Berlusconi, e tra la costante cura nei
confronti della costruzione e diffusione di un messaggio di normalità, specificamente volto ad entrare in
contatto con gli italiani “normali”, gli italiani esclusi dalle élite dominanti (di sinistra), gli italiani che
vivono di calcio e che leggono Chi. Traducendo questa dinamica in un ossimoro, si potrebbe dire che il
messaggio che Berlusconi affida a Chi è il seguente: l’eccezionalismo può essere un traguardo a portata
di una qualunque persona normale.
6 Entrando nello specifico dei servizi selezionati, nell’edizione di Chi del 20 febbraio 2013, a pochi giorni
dall’apertura delle urne per le elezioni Politiche, compare un reportage di 5 pagine intere (con richiamo
in prima) interamente incentrato su Francesca Pascale, nuova fidanzata di Silvio Berlusconi. Il reportage
si apre con una foto a tutta pagina della nuova coppia, in cui il Cavaliere appare estremamente a suo
agio, sorridente, sereno (a dispetto di tutte le bufere in cui nemici politici e non cercano
quotidianamente di coinvolgerlo). Al suo fianco, la fidanzata Francesca lo guarda, sfoggiando un sorriso
altrettanto sfolgorante e lasciando trasparire un’estrema naturalezza, una sorta di “normale complicità”
che caratterizza tutte le coppie di questo mondo. In alto compare un riquadro più piccolo in cui i due si
scambiano effusioni. D’altronde, l’amore, così come la vita di coppia, si nutre di passione. L’articolo è
essenzialmente rivolto a chi vuole saperne di più. In altri termini, è teso a rendere il popolo di Chi più
familiare con l’immagine e il background della nuova compagna del Cavaliere, una donna che tutti
conoscono, ma di cui si conosce molto poco. È questo un classico esempio di articolo svincolato,
scollegato dalla cronaca: è un pezzo del tutto e in tutto tarato sul personaggio su cui si concentra.
L’articolo è un viaggio nella vita (amorosa) di Francesca Pascale, senza alcun richiamo ad eventi recenti
che possano aver avuto un suo coinvolgimento. Per tale ragione, come detto poco sopra, le sfumature
attraverso cui il personaggio sarà dipinto e reso sono totalmente dipendenti dall’approccio che la
redazione decide di assumere nei confronti del personaggio in questione. E l’approccio è
indubbiamente positivo. Il titolo è essenziale: “Il ritorno di Francesca”, ma l’incipit già fornisce qualche
elemento di interesse, qualche indizio riguardo all’immagine della Pascale che il lettore ricaverà al
termine del reportage.
“A dispetto delle voci che la volevano fuori scena per non ostacolare la campagna elettorale di Berlusconi, al di là delle
chiacchiere che vedevano la sua vicenda sentimentale con il leader del PDL come una semplice trovata mediatica,
Francesca Pascale è e rimane al fianco di Silvio”.
Due sono le chiavi di lettura che sono qui richiamate con un certo vigore e con inequivocabile
chiarezza. L’amore tra Silvio e Francesca è reale, al di là delle facili ironie in merito alla differenza d’età
o alla convenienza elettorale messe in giro da qualche invidioso o da qualche nemico. Seconda chiave di
lettura, Francesca è una persona che sa il fatto suo. Sono noti i guai del Cavaliere, le pressioni a cui egli
è sottoposto pressoché quotidianamente, gli attacchi spietati da parte di avversari (nemici?) politici e
magistratura. Nonostante questo, Francesca è ed intende rimanere al fianco dell’uomo che ama. Se non
è un amore vero e solido questo...
L’operazione “normalità” condotta dalla rivista di Signorini sul personaggio Pascale trova attuazione
soprattutto attraverso l’enfatizzazione di tre aspetti attinenti alla figura della compagna di Berlusconi: la
famiglia, l’impegno politico, e l’amore con Berlusconi. Per quanto concerne il primo aspetto, si rivela
che Francesca ha due sorelle, entrambe lavorano. Vengono fornite informazioni anche sul padre e la
madre, scomparsa quando lei aveva venti anni. C’è anche spazio per qualche informazione sulla
giornata-tipo di Francesca Pascale:
“In questo ritratto privato, scopriamo che ha due sorelle, ai fornelli è bravissima, detesta la palestra e ama nuotare.”
La ragazza, inoltre, è caratterizzata da una grande fede calcistica nei confronti del Napoli. L’operazione
“normalità” prosegue a gonfie vele. Nonostante sia la compagna di un uomo ricchissimo, di certo non
ordinario, Francesca si cimenta nella cucina, e detesta andare in palestra. Quanti di noi preferiscono
andare in palestra anziché apprezzare la buona cucina? Molto pochi. Magari qualche star con
l’ossessione della bellezza e della forma fisica, lontana anni luce dalla vita vera di tutti i giorni. Di certo
non Francesca, che del Paese reale sembra far parte in toto. Il secondo aspetto mostra, inoltre, che
Francesca Pascale non è estranea alla politica. Al contrario, ha tutte le carte in regola per consigliare il
suo partner, e magari un giorno rivestire posizioni di responsabilità. È infatti tesserata di Forza Italia
della prima ora, e muove i suoi primi passi nelle istituzioni al Consiglio comunale di Fuorigrotta
Bagnoli, e poi al Consiglio provinciale di Napoli. Infine, il terzo punto attiene alla relazione con il
Cavaliere, di cui, in parte, si è già detto. Qui vale la pena aggiungere che vengono forniti particolari sul
7 primo incontro tra Francesca e Silvio, e che Berlusconi stesso, forte della sua nota generosità e
benevolenza, si è adoperato in prima persona per sostenere la ragazza dopo la malattia della madre,
occorsa qualche tempo dopo che i due si erano conosciuti.
Questo servizio è emblematico dell’approccio che Chi adotta nei confronti della categoria “Berlusconi e
i suoi”. L’articolo è in tutto e per tutto creato sul personaggio, quasi mai ispirato dal personaggio o da
eventi che lo coinvolgono. E proprio perché (auto)generato, lascia enormi margini di discrezionalità alla
redazione nel decidere le sfumature con cui connotare il protagonista e nel suggerire le chiavi di lettura
con cui decriptarlo. Nel caso del Cavaliere e del suo entourage, la chiave di lettura prevalente è quella
della normalità, e di quella serenità fisiologica di cui sono dotati i vincenti.
3.2.2 Le donne del Pdl
La seconda categoria, quella delle donne del Pdl, presenta numerosi elementi di intersezione con quella
di Berlusconi e “i suoi”. Ricerche precedenti (Mazzoni e Ciaglia, 2013) hanno chiaramente mostrato
come l’attenzione delle riviste di costume e gossip tenda a riversarsi in maniera più insistente verso
celebrità di genere femminile. Questa logica sembra riproporsi perfettamente anche quando al centro
dell’attenzione delle riviste di gossip si collocano personaggi ed esponenti politici, ma, nel caso di Chi,
con accenti diversi a seconda della natura delle personalità in questione. I tratti con cui gli esponenti
politici del Pdl di sesso femminile sono presentati nei reportage realizzati da Chi stridono in maniera
ancor più rilevante se raffrontati al modo in cui il settimanale di Signorini dipinge e connota altre
donne, rientranti in altre categorie “politiche”, come avremo modo di illustrare a breve.
Per ora, occorre rilevare che, mentre nel caso di Berlusconi “e i suoi” l’immagine che il settimanale
sembrava voler veicolare con maggiore insistenza è quella della serenità e della normalità, nel caso delle
donne pidielline (o comunque di area centrodestra), sembra prevalere l’intenzione di diffondere un
messaggio di successo, stile, eleganza, soprattutto in opposizione a quello di una sinistra all’insegna della
sua storica miscela tra tasse e odio. Un messaggio veicolato, a tratti urlato, da Chi con servizi a tutta
pagina, foto piene di colore, toni ridondanti e titoli strillati. Ad esempio, l’edizione di Chi del 20
febbraio 2013 si sofferma sull’occorrenza di San Valentino in tempo di elezioni. Come vivono i politici
la festa degli innamorati in un momento così delicato per le sorti del paese? È presto detto. Allo scopo
di lanciare la sua candidatura calla Camera dei deputati nelle liste del Pdl, Romana Liuzzo invita tutti a
cena “sotto il segno di Cupido”. Tuttavia - e qui emerge in tutta la sua evidenza la commistione, il
parallelismo tra politica e media nell’era della celebrity politics perfettamente incarnato da Chi – c’è anche
spazio e modo per ricondurre il tutto ad un preciso messaggio, un preciso slogan politicamente ben
definito e connotato.
Al grido solo l’amore ci salverà dalle tasse di Monti e dalla patrimoniale di Bersani, la neo candidata del PDL, Liuzzo
ha organizzato una festa con special guest Carfagna, Cicchitto e Ravetto.
Il Pdl, quindi, fa squadra. Deputati e senatori vecchi e nuovi si incontrano, festeggiano, parlano tra loro
nella notte di San Valentino, all’insegna dell’amore, che è poi la vera e propria differenza antropologica
con la solita sinistra che, nel ventennale vocabolario berlusconiano, incarna il partito dell’odio. Ma,
come si può constatare, c’è molto di più nel reportage qui preso in esame. Non viene soltanto marcata
la differenza antropologica con il cupo mondo della sinistra, ma si prende una chiara posizione politica
(ed elettorale) nei confronti dei principali avversari politici che il Cavaliere dovrà fronteggiare
nell’appuntamento elettorale di fine mese. Nello specifico, Pierluigi Bersani e Mario Monti. Il popolo
(femminile) del Pdl, quindi, si pone in questa circostanza in una posizione di netta alternativa tanto nei
confronti delle sciagure passate (le tasse introdotte da Monti e dai suoi tecnici), quanto di quelle che
potrebbero verificarsi in futuro (l’introduzione della tassa patrimoniale) nel caso in cui la sinistra
dovesse effettivamente affermarsi alle elezioni, come le rilevazioni demoscopiche sembrerebbero
indicare.
Naturalmente, poiché l’arena in cui questo scenario prende forma è quella di Chi, il messaggio politico
non ha vita a se stante, ma va ad incastonarsi in un mosaico fatto di donne raggianti, vestiti di alta
8 fattura, accessori accuratamente scelti e perfettamente spiegati. Le immagini di due parlamentari di
primo piano all’interno del Pdl, Mara Carfagna e Laura Ravetto, spiccano con decisione nel reportage
qui preso in esame. Le due donne sono di gran lunga le più fotografate in questo servizio. Inoltre, ai
lettori vengono fornite molteplici e particolareggiate informazioni in merito agli abiti scelti (soprattutto
dalle donne presenti alla festa), e allo stile delle borse, che spazia da Chanel, nel caso di Laura Ravetto, a
Louis Vuitton, nel caso di Mara Carfagna. Il tutto viene descritto al fine di far risaltare l’estrema
eleganza e accuratezza nella scelta e nell’allestimento dell’outfit.
3.2.3 I nemici giurati
Se, tuttavia, il quadro che emerge in relazione tanto a Berlusconi e ai suoi congiunti, quanto alle donne
del Pdl, rispecchia in un certo senso le aspettative con cui uno studioso di comunicazione politica (pop)
potrebbe verosimilmente avvicinarsi allo studio di Chi, è altrettanto vero che molteplici (e sorprendenti)
elementi di interesse emergono dall’analisi del modo in cui Chi si rapporta ai nemici e agli avversari di
Berlusconi. E anche in questo non si può non ravvisare un elemento di contiguità con il fenomeno del
parallelismo politico. Il parallelismo politico dei media non si basa esclusivamente sul fiancheggiamento
politico-ideologico del leader o dell’area politica di riferimento, ma anche – e soprattutto – sulla
definizione di una linea volta a combattere, danneggiare e distruggere politicamente l’avversario.
L’operazione politica messa in atto da Chi durante la campagna elettorale per le elezioni Politiche del
2013 è, se possibile, ancor più sofisticata. La rivista di Signorini, infatti, sembra calibrare i toni e le
sfumature del proprio coverage (negativo) sulla base della natura dell’avversario in questione. A
seconda, cioè, se di fronte c’è un nemico giurato, oppure un semplice avversario.
Paradossalmente, i nemici giurati del Cavaliere, quelli veri, si collocano prevalentemente al di fuori
dell’alveo partitico o comunque politico-istituzionale italiano. Nello specifico, quelli “presi di mira” da
Chi tendono a concentrarsi all’interno della magistratura, come Ilda Boccassini, o nel mondo del
giornalismo televisivo, come Michele Santoro. In particolare, uno dei servizi incentrati su Ilda
Boccassini desta particolare interesse, se raffrontato all’approccio tenuto dalla rivista di Signorini nei
confronti delle parlamentari del Pdl. Nell’edizione di Chi del 26 dicembre 2012, il settimanale dedica un
intero servizio al magistrato del tribunale di Milano, intitolato: “Shopping di classe”. Come emergerà
dal contenuto fotografico e didascalico di cui si compone il reportage, il titolo ha evidenti intenti
allusivi, nonché ironici. Andando un po’ più a fondo nell’analisi dell’articolo, è possibile leggere frasi
come:
Il PM cede alla tentazione di fare acquisti nel lussuoso quadrilatero della moda di Milano. Intanto l’amata sigaretta
finisce per terra.
Per cominciare, in una sola frase si mettono in risalto ben due comportamenti riprovevoli del
procuratore aggiunto. Alla Boccassini non solo piace fumare (l’amata sigaretta), ma, nel farlo, viene
anche meno a norme basilari di senso civico, buttando a terra il mozzicone consumato. Il servizio
immortala il magistrato milanese alle prese con lo shopping in via Montenapoleone, all’interno del
quadrilatero milanese della moda. Inoltre, le uniche sezioni scritte del reportage sono affidate ad un
riquadro sottostante in cui vengono passate in minuziosa rassegna – indicandone anche il prezzo - i
capi e gli accessori che Ilda Boccassini indossa mentre esce dal negozio in cui ha fatto compere: occhiali
Ray-Ban, sciarpa Faliero Sarti (300 euro), calze Gallo (21 euro), borsa Car Shoe collezione 2011/2012,
scarpe stringate in camoscio. Il riquadro reca un titolo altrettanto (se non più) emblematico rispetto al
reportage generale: “Questione di stile”. Il servizio in questione, piuttosto significativo già se preso in
sé, spicca con maggior risalto se raffrontato con il reportage sulla festa di San Valentino organizzata da
Romana Liuzzo. In quel caso vestiti e borse erano additati come emblemi di classe e di buon gusto; nel
caso della Boccassini, il vestito e l’accessorio di marca cadono in secondo piano rispetto al loro prezzo e
alla condotta civica del magistrato. Non è un caso, inoltre, che a casa Liuzzo, le parlamentari pidielline
sfoggino meravigliosi sorrisi, posando dinanzi al fotografo del settimanale, mentre, al contrario, la
Boccassini è “beccata” a fare shopping nella via più lussuosa di Milano. È interessante notare, pertanto,
9 come, a seconda delle circostanze e dei personaggi coinvolti, le logiche del parallelismo politico
applicate al coverage della stampa rosa possano addirittura attribuire a circostanze simili (il vestito e
l’accessorio di lusso) connotati tra loro opposti. Richiamando la nota tipologia di Stanyer (2012), infatti,
si potrebbe dire che, come conseguenza del modo in cui Chi confeziona i reportage, i due servizi
ricadono in due categorie diverse: il coverage di Carfagna e Ravetto ricade nella categoria
consensuale/non-scandaloso, mentre in quello di Boccassini tende a prevalere la componente nonconsensuale/scandalosa.
Ma, come abbiamo detto, il Cavaliere ha molti nemici, per cui il caso di Ilda Boccassini non può
rappresentare l’unico esempio di come il “gossip partigiano” si applica ai nemici giurati del Cavaliere. Si
ricorderanno, ad esempio, i servizi di Mattino Cinque e di Studio Aperto sul giudice Mesiano subito
dopo la sentenza del Lodo Mondadori. Ma, per restare in tema di carta stampata e – specialmente – di
Chi, la logica applicata alla Boccassini si ripropone quando sotto i riflettori finisce Michele Santoro,
anchorman di Servizio Pubblico, nemico numero uno del Cavaliere tra i giornalisti. Il servizio è
pubblicato sull’edizione dell’8 gennaio 2013, pochi giorni prima dell’epico scontro che avverrà proprio
negli studi della trasmissione de La7 tra Santoro e Berlusconi. Nel servizio dedicato al giornalista, si
susseguono diverse foto che lo immortalano mentre trascorre una settimana di vacanza a Cocoa Island,
alle Maldive. Foto del giornalista in acqua mentre fa il bagno si alternano ad altre immagini di Santoro
con la moglie sulla spiaggia. La location paradisiaca viene esaltata nel reportage, e il titolo predominante
è apparentemente neutro: “Una vacanza di relax tra snorkeling e letture straniere”. Tuttavia, anche qui
come nel caso precedente, e a differenza della festa di San Valentino, Chi fa i conti in tasca al
giornalista, sostenendo che il solo pernottamento in un bungalow in riva al mare sarebbe costato a
Santoro 9mila euro complessivi, volo escluso. L’esclusività della location è pertanto risaltata ed esaltata
non tanto come scelta di stile, ma come privilegio vip che in pochi possono permettersi. Il taglio
attribuito al reportage rappresenta un ulteriore esempio di coverage non volontario-scandaloso.
Scandaloso non in sé: Santoro non si rende protagonista di alcuno scandalo. Ma molto scandaloso in
base ai meccanismi interpretativi innescati dal gossip partigiano e alla diversa “strumentalità” con cui la
rivista elabora e tratta circostanze ed eventi tra loro anche molto simili.
3.2.4 I nemici “ma non troppo”
La tipologia qui proposta si chiude con la categoria dei nemici “ma non troppo”. Con questa
espressione, intendiamo identificare i semplici avversari politici, quei personaggi che sono nemici
perché devono esserlo (in quanto, ad esempio, militano in un altro partito), ma che non lo sono fino in
fondo per una variegata serie di ragioni. Ad esempio, il Cavaliere non ha mai nascosto la propria stima
nei confronti delle capacità (comunicative ancor prima che politiche) mostrate dal Sindaco di Firenze,
Matteo Renzi, uscito sconfitto ma con l’“onore” delle armi dalla battaglia delle primarie del Partito
democratico contro Pierluigi Bersani. Allo stesso tempo, un personaggio come Antonio Ingroia,
magistrato prestato alla politica, sebbene sia in tutto e per tutto un avversario politico, fa più paura in
termini di concorrenza elettorale al Partito democratico piuttosto che all’area berlusconiano. Anzi, ci si
potrebbe spingere a dire che una buona performance alle urne di Rivoluzione civile sia addirittura
auspicabile da parte di Berlusconi e del Pdl, in quanto gran parte dei voti verosimilmente proverrebbero
dalle file del maggior concorrente di Berlusconi, il Partito democratico. I servizi di Chi qui presi in
esame si riferiscono proprio a Matteo Renzi e ad Antonio Ingroia.
Oltre all’ormai celebre reportage su Matteo Renzi che posa vestito come (e assumendo atteggiamenti
alla) Fonzie di Happy Days, la rivista capitanata da Alfonso Signorini mostra particolare interesse nei
confronti del personaggio che Matteo Renzi ha saputo costruire. Sono, infatti, molteplici i servizi
dedicati al Sindaco di Firenze nell’arco del periodo d’analisi qui preso in considerazione. Come
anticipato, il reportage su Renzi che probabilmente si caratterizza per le tonalità più forti e colorite
appare ben dopo l’appuntamento elettorale di febbraio, ma vale la pena riportarlo in quanto racchiude e
sintetizza in maniera molto efficace il “manifesto del politico pop”. Nel reportage lungo cinque pagine,
rigorosamente con richiamo sulla prima di copertina, Renzi si lascia fotografare, come detto, in stile
Fonzie. Ma, oltre alle foto, di indubbio impatto visivo, spiccano le didascalie, tra cui una in particolare.
10 Dicono che assomiglio a Fonzie? Mi criticano perché sono andato ad amici? Sono polemiche radical chic. Io voglio parlare
ai giovani e agli anziani e per fare questo e per fare questo devo andare nelle trasmissioni che guardano, essere capace di
adoperare il loro linguaggio. Il mio dovere è essere diretto e non elitario.
Il rationale che sottende all’azione politico-comunicativa del politico pop moderno non potrebbe essere
sintetizzata meglio.
Ritornando al nostro periodo di indagine, ossia la campagna elettorale, l’edizione di Chi del 26
dicembre, curiosamente immediatamente dopo il reportage su Ilda Boccassini, compare un servizio
interamente dedicato a Matteo Renzi in vacanza sull’Abetone, mentre si cimenta nell’attività sciistica. Il
servizio, intitolato “Il sindaco sulle nevi” e lungo tre pagine, mostra un Renzi atletico, e al tempo stesso
sereno e sorridente mentre si diverte con la propria famiglia. Le tonalità allusive rintracciabili nei servizi
su Boccassini e Santoro qui svaniscono, per lasciare spazio ad un narrativa molto più pacata. Nessun
riferimento al possibile costo della vacanza è minimamente accennato. Resta, tuttavia il riferimento
all’attualità politica, sebbene, come le pagine di Chi ci dimostrano, il Sindaco sembra essersi ripreso alla
grande dalla sconfitta delle primarie.
Il primo cittadino, per nulla abbattuto dal risultato delle primarie del PD in cui è stato sconfitto (con onore) da Bersani,
ha deciso di andare in montagna a rilassarsi un po’. Renzi è un ottimo sciatore, come dimostrano le immagini di questo
servizio. […] Tra sogni di gloria all american e sciate, Renzi tiene caldi i muscoli e si allena in vista di altre, eventuali,
discese (in campo).
Qualche mese prima, nell’edizione di Chi del 17 ottobre 2012, era andato in scena un vero e proprio
capolavoro di politica pop: un “dialogo” tra il Sindaco Renzi e suo padre sulle pagine del settimanale di
Signorini. Sullo sfondo incombono le primarie per la leadership democratica del 25 novembre/2
dicembre. Il servizio di ben sette pagine merita anche la copertina di apertura del settimanale con il
titolo “Io, mio padre e il nostro sogno: un’Italia unita”. Il giornalista quasi si estranea dal contesto,
come se non ci fosse, quasi come stesse prendendo vita un dialogo vero tra i due, in una giornata
fiorentina qualunque, con la troupe di Chi che si trova a passare nelle vicinanze per caso.
Hanno discusso di politica davanti a un bicchiere di vino e ad alcune fette di salame, sul prato della casa di famiglia, nei
dintorni di Firenze.
Matteo: “Tu e Bersani siete coetanei, ora dovete passare la mano”
Padre: “Non sei il primo che vuole cambiare le cose…”…
”Il mondo si trasforma, ma i politici sono sempre gli stessi” accusa Matteo.
Emerge qui l’immagine di un Renzi certamente determinato nel cambiare le cose, ma di certo non ostile
ad una generazione intera come parte dei media (e della politica) lo dipinge. Addirittura si confronta
sulla rottamazione con suo padre, esponente di quella generazione che vorrebbe far fuori, mangiando
pane e salame, e bevendo vino in uno scenario a tratti bucolico. Ma rispetto al servizio precedente, le
implicazioni politiche del reportage sono qui molto più spiccate. Renzi fa campagna elettorale in questo
momento. Ma non contro Berlusconi. Contro Bersani. Probabilmente è questo uno dei motivi per cui
la sta facendo su Chi.
Padre: “Sono orgoglioso della scelta di tuo fratello”.
Matteo: “Ti riferisci alla decisione di Samuele, medico, che ha lasciato Firenze per non essere accusato di essere un
raccomandato?”
Padre: “Sì. Non era scontato. Poteva giocarsi le sue carte nella sua terra. Invece, adesso, è in Svizzera e nessuno può
dirgli di esserci arrivato grazie alle spinte”.
Matteo: “Siete voi, la vostra generazione, a farci passare il messaggio che si trova lavoro perché si conosce qualcuno. Non
saremo quelli che cambieranno questo atteggiamento: voglio che i ragazzi trovino lavoro, perché conoscono bene qualcosa,
non perché conoscono qualcuno.
11 L’Italia che funziona con le raccomandazioni è un male che la generazione del padre di Renzi (e di
Bersani) ha contribuito a creare. L’unica speranza è rappresentata da persone come il fratello di Matteo
che, forti delle cose (e non delle persone) che conoscono, non hanno paura di allontanarsi da casa per
emergere e realizzarsi. Oppure da persone come Matteo stesso, che restano ma senza timori
reverenziali nei confronti di una generazione che ha retto il potere a lungo e male.
Per concludere, è doveroso un accenno anche al coverage realizzato da Chi nei confronti di Antonio
Ingroia, magistrato in stand-by, leader di Rivoluzione Civile. Nell’edizione di Chi del 30 gennaio 2013, si
può trovare un servizio di quattro pagine su Ingroia, il quale presenta se stesso e il suo privato al
pubblico di Chi, ma soprattutto – e questo è un elemento di estremo interesse nel contesto di questa
ricerca – fornisce al giornalista opinioni molto significative sui suoi avversari politici. Ingroia guida
Rivoluzione Civile, forza che qualche tempo fa sarebbe stata definita di estrema sinistra, ma, giusto per
sgombrare il campo da equivoci, immediatamente dichiara:
“[Non sono] mai stato comunista e nemmeno iscritto al partito”.
Il suo nemico numero uno? Non il leader del principale schieramento avversario, Berlusconi, ma
“Monti, che ha preso in giro gli italiani”. Berlusconi, invece, “come me, è sempre stato spiritoso”.
Bersani, invece, “è disposto a tutto per governare”. Queste poche parole sono emblematiche della
nuova frontiera del parallelismo politico applicata ai soft media. Finanche il leader della forza più a
sinistra dello spettro partitico italiano, se vuole comparire su Chi, deve assimilare le regole politicoeditoriali della rivista. Il leader che “esce meglio” dalle parole di Ingroia su questa intervista è quello da
lui politicamente più lontano. Infine, va notato un ulteriore aspetto: quando il coverage è positivo (nonscandaloso, secondo Stanyer), come nei casi di Berlusconi, Carfagna, Renzi, e Ingroia, i servizi sono
quasi sempre volontari, o per meglio dire, concordati: i leader posano nelle foto, aprono le porte di casa
propria, presentano la loro famiglia. Quando invece Chi mira a creare lo scandalo, anche laddove lo
scandalo non c’è, la rivista di Signorini caccia le proprie prede. Ed è sufficiente immortalarle nel corso
di una qualunque attività. Sarà poi la macchina da guerra a confezionare il delitto perfetto.
4. Conclusioni
L’Italia è un paese storicamente connotato da un forte accavallamento, se non da una vera e propria
sovrapposizione, tra sistema politico e sistema della comunicazione di massa. Questo legame fondativo
ha trovato inizialmente nella stampa di partito una delle sue massime e più evidenti espressioni, per poi
abbracciare in toto anche il sistema televisivo, dando vita all’anomalia per eccellenza, al ventennale
cortocircuito media-politica incarnato dalla figura di Silvio Berlusconi. Tuttavia, per quanto concerne la
carta stampata, il parallelismo politico dei media è sempre stato un fenomeno esclusivamente collegato
ai news media, a quegli outlet, cioè, il cui obiettivo primario è di informare il proprio pubblico in merito
alle principali questioni socio-politiche che animano il dibattito pubblico nazionale (e locale).
Come mostrato da questa ricerca, probabilmente a causa della radicata vocazione partigiana del sistema
italiano dei media e dell’“anomalo” ed irrisolto confitto di interessi che caratterizza parte di quel
sistema, il parallelismo politico italiano del nuovo millennio travalica la soglia dei mezzi di informazione
e abbraccia gli entertainment media. Questo processo trova in Chi la propria massima espressione, un
settimanale caratterizzato da una natura spiccatamente duale. Chi è innanzitutto una rivista pop, o
meglio, “la” rivista pop, il settimanale di riferimento per qualunque politico decida di “raccontarsi” al
pubblico della stampa patinata. Andare su Chi è garanzia di immettersi su un circuito ad alto potenziale
di penetrazione presso una certa tipologia di pubblico, un pubblico tendenzialmente lontano e
disinteressato nei confronti della politica. Ma Chi può essere (ed è) anche una rivista in grado di
“ragionare” ed assolvere al proprio compito giornalistico secondo logiche politiche piuttosto che
“popolari”. Anzi, secondo logiche di appartenenza politica. In tal senso, il settimanale di Signorini
smette di essere rivista patinata per trasformarsi in “macchina da guerra”, in “braccio armato politico”
della galassia Berlusconi. E gli effetti di tale cambio di veste possono essere chiaramente identificati,
12 come questo articolo ha mostrato, nelle diverse nuance con cui Chi inquadra, tratta, e rende al proprio
pubblico personaggi politici appartenenti a schieramenti politici diversi. Tuttavia, e qui emerge un
punto cruciale, il discrimine con cui la rivista di Signorini agisce è non solo e non tanto identificabile
nell’appartenenza politico-partitica delle proprie “vittime” o dei propri “eroi”, quanto piuttosto nel
grado di prossimità politica, antropologica, e finanche umana, che tali personalità mostrano rispetto al
vero e solo soggetto politico di riferimento per Chi e Signorini: non il centrodestra, non il Pdl, ma Silvio
Berlusconi.
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