Il libro dell`anno di Aurea Mediocritas

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Il libro dell`anno di Aurea Mediocritas
2013, che anno (non) è stato
Il 2013 ci ha salutato ormai da un mese ed è tempo di una riflessione su che anno sia stato, da un
punto di vista economico e sociale.
Per fare questa valutazione dobbiamo partire da più lontano e chiederci, che anno poteva essere
il 2013?
Nelle peggiori ipotesi il 2013 poteva essere l’anno della fine dell’euro, l’anno del default
americano, del riaprirsi di conflitti in Asia, del crollo del
sistema politico italiano, dell’intervento militare in Siria: in
sintesi un anno di profonda crisi dell’intero contesto
politico-economico internazionale e nazionale.
Ad anno concluso l’attenzione dovrebbe dunque spostarsi
su ciò che il 2013 non è stato.
Non è stato, nonostante i venti di crisi, l’anno del crollo
dell’euro; la moneta unica e l’Europa “politica” hanno retto
l’impatto con i mercati, non certo grazie alle istituzioni
comunitarie, fragili e inefficaci, non grazie ai governi
nazionali, miopi e raccolti entro i propri confini, quanto
piuttosto grazie al lavoro di Mario Draghi e della BCE, che
con il loro intervento hanno garantito stabilità al sistema.
Non è stato l’anno del default americano, dove un accordo
alla fine è stato raggiunto tra partiti e politici impantanati
nelle loro schermaglie.
Non è stato l’anno della crisi cinese, dove il partito
comunista è riuscito a rinnovarsi senza eccessivi spargimenti di sangue.
E’ stato un anno di normalità quindi? Tutt’altro. Un anno di transizione piuttosto, di ripartenza
forse.
Se in Italia, in Europa e nel mondo la politica saprà stare al passo dei cambiamenti in corso il 2014
potrebbe essere l’anno della ripresa.
Il 2013 non ci ha dimostrato che i cambiamenti non accadono, ci ha dimostrato invece che le cose
cambiano, cambiano molto in fretta, e sono spesso imprevedibili. Ma il 2013 ci ha mostrato anche
che le previsioni più catastrofiche sono quelle che più difficilmente si avverano.
Saprà il 2014 adattarsi ed accogliere i piccoli mutamenti d’ogni giorno, e apparentemente sempre
più “normali”? Questa è la sfida più grande che attende noi tutti, non solo la classe dirigente di
ciascuna nazione!
Panettone e Elezioni
I giornalisti amano coniare espressioni parossistiche, sintagmi esagerati che possano unire
abitudini popolari con raffinati concetti politologici. “Governo balneare”, formula ad indicare
governicchi democristiani della durata di un’Estate (un po’ come i fugaci amori nati sotto
l’ombrellone) in attesa di un più intelligente (?) esecutivo in Settembre, è senza dubbio la mia
espressione preferita.
“Mangiare il Panettone” è al secondo posto e a pensarci bene significa più o meno la stessa cosa.
Il Governo supera il Natale e riparte con fiducia a lavorare da Gennaio: Berlusconi nelle sue quattro
volte da Presidente del Consiglio di Panettoni ne ha mangiati giusto qualcuno in meno di Cavour
e De Gasperi, mentre Monti ha gustato quello dell’annata 2011 e quello dell’anno dopo gli è
risultato un po’ indigesto.
Il 2013 in Italia si apre con uno strillo urlato al mondo: elezioni! La XVI Legislatura termina con
qualche mese d’anticipo: il PDL toglie il sostegno al governo tecnico chi si ricorda più il motivo e
l’Italia si prepara ad una delle campagne elettorale più tortuose della sua storia repubblicana.
Tenetevi forte: il PD è sicurissimo di vincere sia alla Camera che al Senato, Bersani ha messo in
ombra l’irruento Matteo Renzi e si prepara a tagliare il traguardo di palazzo Chigi. Il PDL ha scelto
Alfano, che è un po’ tocco e ha il carisma di mia zia Germana.
Berlusconi si mette in disparte, ma un po’ tutti lo attaccano: il PD perchè così Prodi ha già vinto
(?) due volte, Monti perchè gli ha levato il cadreghino (ah già, il bocconiano dopo vari tira e molla
si presenta con l’UDC e conia Scelta Civica), Grillo perchè è lui il simbolo della classe politica da
mandare a fanculo dai palcoscenici d’Italia, Ingroia che scalpita all’estrema sinistra e fa da
baluardo della magistratura (che poi lo ripudia spedendolo ad Aosta) e Giannino va di programma
sperando che gli italiani ne capiscano d’economia.
Sappiamo che non è andata così: il 10 Gennaio Silvio Berlusconi pulisce lo scranno di Santoro,
pietrifica Travaglio e ride alle vignette di Vauro. E’ fatta! I sondaggi gli danno ragione e il PDL
ritorce contro tutte le accuse rivolte da tutti gli altri partiti al suo leader.
La vigilia del 24 Febbraio non è meno infuocata: Oscar Giannino sembra non si sia nemmeno
laureato e capitombola, Bersani prova la carta Grillo perchè da solo non ci crede nemmeno di
“smacchiare il Giaguaro”, Monti pasticcia con cani e tweet e Berlusconi promette di restituire l’IMU,
il Burghy e i Goonies.
10 milioni di italiani gli credono fortemente e delineano una complessa geografia elettorale: il PD
vince il premio di maggioranza e sta a posto alla Camera dei Deputati, ma il PDL gli ruba tanti
piccoli premi di maggioranza regionali al Senato e pure il Movimento 5 Stelle che in un puff
diventa il primo partito in Italia.
I numeri esemplificano perfettamente perchè la riforma elettorale che si doveva fare negli ultimi
mesi del 2012 era cosa buona e giusta: il PD vince di pochissimo e butta all’aria quasi 6 milioni di
voti che si pensava avesse all’atto di mangiare il Panettone, da solo non può governare e Bersani
tende la mano a Grillo. Il comico genovese non aspettava altro e consegna ai giornali l’ansa più
breve della storia: “sei un morto”.
Qualcuno per fortuna propone un’interpretazione più raffinata del risultato elettorale: è la
Seconda Repubblica ad essere morta, il bipolarismo e sembra pure il partitismo vengono
seppelliti con lei. Si affermano i leader, poli carismatici attorno al quale si costruisce un
programma e un’offerta politica. Uscire dall’Euro, Wi-fi libero, Tutti a casa alé e Ro-Do-Tà è quello
del partito più corteggiato nel dopo elezioni.
Già perchè fatto un Parlamento c’è da votare un nuovo Presidente della Repubblica. Giorgio
Napolitano promette da lungo tempo che non ripeterà, niente bis cari Obama, Bersani e Topo
Gigio. Anche perchè dopo 10 legislature da parlamentare, una presidenza della Camera in piena
Tangentopoli,
un
ministero
dell’Interno
fallimentare e 4 Governi incaricati in 7 anni fa un
po’ fatica ad immaginarsi ancora nell’ufficio al
“A me fa male quando vedo un prete o una suora
Quirinale.
con un'auto di ultimo modello: ma non si può!”
E invece alla fine dall’urna spunta ancora il suo
nome, dopo che nessuno ha seguito la
“Non abbiate paura della gioia! Quella gioia che
ci dà il Signore quando lo lasciamo entrare nella
candidatura di Rodotà dei grillini, Violante non
nostra vita, lasciamo che Lui entri nella nostra
l’ha considerato nessuno, Prodi ha ricevuto 101
vita e ci inviti ad andare fuori noi alle periferie
pallettate e non si sa da chi.
della vita e annunciare il Vangelo”
Vaticano chiama Italia
“Se una persona gay e cerca il Signore e ha
buona volontà chi sono io per giudicarla? Il
catechismo della chiesa cattolica dice che non si
devono discriminare queste persone per questo”
In quelle stesse settimane succede pure che Papa
Benedetto XVI abdica e la curia romana va a
pescare “quasi alla fine del mondo” l’argentino
Lettura: I Knew Pope Francis Was Good, But When
José Maria Bergoglio che sceglie per primo il
I Found Out Everything He Did in 2013, I Was
nome di Francesco.
Blown Away di Mark Pygas
Gli scandali ecclesiastici sono cancellati uno per
uno dal neo-Papa: pensa ad una riforma dello IOR, scherza con i bambini che interrompono le
sue Messe, è misericordioso con gli ammalati, i senzatetto e da da mangiare ai poveri il giorno
del suo 73esimo compleanno, si chiede “se qualcuno è gay e cerca Dio con animo disponibile, chi
sono io per giudicarlo?” (da qui anche le tante letterine scambiate con Eugenio Scalfari), prega
con le vittime di stupro, i motociclisti e gli atei, poi posa per un selfie a fianco di alcuni ragazzi.
Che gran figo!
La politica italiana non riesce a trovare un uomo altrettanto giusto per risollevare il Paese:
Napolitano il 24 Aprile, due mesi dopo le elezioni, riceve Enrico Letta per il giuramento da
Presidente del Consiglio. PD, PDL, Scelta Civica e alcuni tecnici sono chiamati ad intervenire con
energia per affrontare disoccupazione, divisioni, odi e mancanza di prospettive per il futuro. La
cerimonia solenne quanto impaludata è interrotta da uno sparo improvviso: Luigi Preiti, 49 anni,
senza lavoro, spara davanti a Palazzo Chigi e rimangono feriti due carabinieri.
La tensione è alle stelle: il secondo più giovane Presidente del Consiglio della storia repubblicana
incassa la fiducia e si mette sin da subito a lavorare.
Il programma prevede pochi punti: abolizione dell’IMU (fatto, ma con complicazioni successive),
stop agli aumenti dell’IVA (anzichè diminuire è aumentata al 23%), sostegno agli esodati (nì),
diminuzione del numero dei parlamentari (proprio no), blocco dei finanziamenti elettorali ai
partiti (se ne parla forse nel 2014) e riforma del parlamento con nuova legge elettorale (come
sopra).
Tenere il timone, governare la barca, equilibrare le vele tra l’ardire di spingersi verso il mare
aperto e la sicurezza della navigazione lungo la
costa: Enrico Letta ha dovuto più che altro fare
questo, sperando vivamente che nel frattempo i
Gramellini: «Un ragazzo, simpaticissimo, mi ha
mandato questa mail: “Io amo la mia Patria, anche
suoi ministri aggiustino le cose.
se lei mi trascura. Ma io sono cocciuto e fedele,
Qualcuno ha fatto pasticci ugualmente: Bonino e
non smetterò mai di amarla. Perciò resto qui,
Alfano si sono lasciati scappare la kazaka Alma
fermo e fiducioso, in attesa che la Patria bussi alla
mia porta con un lavoro».
Shalabayeva, figlia di un dissidente al governo
attualmente in carica, reimpatriata il 12 Luglio in
Calabresi: «E tu cosa gli hai risposto?»
fretta e furia senza che le autorità italiane
muovessero un dito; Cecile Kyenge, il ministro per
Gramellini: «Di andare nel mondo a cercarselo, il
lavoro. Lasciando sulla porta un biglietto con il suo
le Pari Opportunità di colore incalza sullo Ius Soli
numero di cellulare, casomai la Patria bussasse».
ma poi cade purtroppo nel più clamoroso dei
mutismi; togliere l’IMU e non toccare l’IVA creano
Da La Stampa, Dialogo semiserio sull’anno che
un buco di 8 miliardi che né Zanonato né
verrà
Saccomanni sono ancora riusciti a colmare; Josefa
Idem è scaricata dopo lo scandalo sul mancato pagamento dell’IMU per la propria casa fatta
figurare (erroneamente?) come palestra e il ministro della giustizia Cancellieri è scoperta aver
parteggiato per la figlia di Cesare Ligresti nel processo per falso in bilancio delle aziende di
famiglia e promosso la sua scarcerazione.
Il 2013 è l’anno nero per Silvio Berlusconi. Ma come il successo delle elezioni non ha inorgoglito
il suo animo? Non proprio, perchè nel corso dell’anno sono arrivate (nell’ordine) una condanna a
4 anni per frode fiscale nel processo Mediaset-diritti tv più 5 anni di interdizione dai pubblici uffici,
un’altra condanna a 7 anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione
e prostituzione minorile nel processo Ruby, conferma della sentenza del processo Mediaset-diritti
tv e decadenza dalla carica di senatore per via della Legge Severino.
I passaggi giudiziari sono seguiti con grande fermento dai media italiani ed esteri: le uscite dal
tribunale di Berlusconi, i paralleli con Il Caimano di Nanni Moretti, i videomessaggi tristi ed i
comizi di una nostalgica energia, l’affidamento ai servizi sociali. Il leader del PDL prova anche a
far cadere il Governo Letta ottenendo le dimissioni dei propri ministri Alfano, Lupi e Saccomanni,
salvo poi rimangiarsi tutto in una tragica seduta parlamentare il 29 Settembre in cui assiste inerme
alla spaccatura del proprio partito tra Nuovo Centrodestra e il ritorno di Forza Italia. Per lui si
prospetta una inesorabile uscita di scena, confermata dall’impossibilità di candidarsi alle Elezioni
Europee di Maggio in un collegio non italiano.
Quarantenni versus ottantenni
Il 6 Maggio muore a Roma Giulio Andreotti all’età di 94 anni: sfiorisce l’ultimo caposaldo delle
Prima Repubblica, lui che si porta nella tomba innumerevoli segreti legati agli Anni di Piombo e
un posto da spettatore privilegiato della nascita e della fine della Seconda Repubblica.
Giorgio Napolitano in Agosto nomina quattro senatori a vita dei cinque possibili (Mario Monti lo
aveva nominato nel suo precedente incarico): l’architetto Renzo Piano, la neurobiologa Elena
Cattaneo (protagonista tra l’altro del caso Stamina all’Ospedale di Brescia), il direttore d’orchestra
Claudio Abbado recentemente scomparso ed il fisico Carlo Rubbia. E’ il riconoscimento che gli
italiani possono ancora essere grandi se non immensi in campo internazionale, ma anche la più
sincera ammissione che nel Bel Paese emergere e mettersi in mostra diventa ogni anno sempre
più difficile.
Con la nomina di quattro senatori a vita Napolitano rientra nei compiti di sua pertinenza come
Presidente della Repubblica, ma con l’arrivo dell’Autunno dal Quirinale fuoriescono fior fior
messaggi, bigliettini, strigliate al PD, ammonimenti al PDL e per finire l’irrituale lettera
confidenziale inviata ai Presidenti delle Camere in cui punta il dito contro gli emendamenti al
decreto Salva-Roma, quell’insieme di norme pensate per appianare il deficit del Comune di Roma
ma poi divenuto casa per provvedimenti ad hoc, con qualche spruzzatina di lobbysmo.
Insomma anche la fine dell’anno ci riserva esempi poco edificanti ed abitudini di una classe
politica che mangia tonnellate di Panettone infischiandose non poco dei problemi del Paese.
I quarantenni hanno vinto: Renzi (38 anni) guida a modo suo il PD, Alfano (43 anni) svela il
Nuovo Centrodestra in attesa di vedere quale strategia ha in mente per le Europee, Letta (47 anni)
suona la campanella e incensa la sua generazione. “Nel 2013 s’è affermata una generazione di
quarantenni senza alcun precedente nella storia repubblicana, se non nell’immediato
Dopoguerra. Come generazione non possiamo fallire e non abbiamo alibi”.
E da Gennaio si è ripartiti con legge elettorale entro le Europee, revisione della Bossi-Fini, riforme
costituzionali, legge sul conflitto di interessi, taglio delle tasse eccetera eccetera. Vero, Letta ha
ceduto il testimone a Renzi, ma le cose da fare restano le stesse. Sono tante e c’è sempre meno
tempo. Cosa stiamo aspettando?
Far from Europe
“L'arte di negoziare con i prìncipi è così importante che il destino degli stati dipende dal modo di
condurre le negoziazioni e dalla capacità dei negoziatori.”
François de Callières
L'anno 2013 del calendario gregoriano, o il 1434 per quello islamico, o ancora il 4709, anno del
serpente, per quello cinese (dando il dovuto spazio all'etnia più numerosa sul globo) ci ha già
abbandonato e ci ha lasciato in eredità un quantitativo di eventi interessanti a livello
internazionale, da analizzare sia attraverso la lente macroscopica del sistema internazionale, sia
tramite quella, forse meno “entusiasmante”, delle italiche vicende.
L'anno trascorso di sicuro non verrà ricordato negli annali dei grandi eventi, sia politici che
economici, ma varie tessere sparse alla spicciolata qua e la ci mostrano un quadro molto
interessante dell'evoluzione, o meglio dell'involuzione, del panorama internazionale. Un sistema
che sta lentamente logorando l'unipolarismo statunitense, ormai ridotto ad una rete dalle maglie
troppo larghe (allentate sicuramente dalle problematiche finanziarie interne) che vede una
regionalizzazione degli affari internazionali sempre più spiccata.
L'evento catalizzatore dell'anno tuttavia è stata la crisi siriana di fine agosto/settembre, che ha
riportato alla luce tensioni geopolitiche e strategiche fra USA e Federazione Russa, portandole ad
un punto di quasi non ritorno con la dichiarazione del presidente Obama di un intervento armato
nel paese Mediorientale, con conseguente schieramento di ingenti forze russe nel Mediterraneo;
un panorama da terza guerra mondiale, sventato più che da Putin (abile comunque nell'ottenere
una vittoria politica netta) dalla mancanza di volontà del gigante d'oltre oceano di dover gestire
campagne impegnative, sia per uomini che per mezzi economici, col rischio non solo di rivivere
l'incubo americano di Vietnam, Afghanistan e Iraq, ma di andare a svegliare forze ben più
agguerrite dello squassato paese di Assad.... ma si sa economia regnat! (con grande disappunto
di Netanyahu, che all'intero globo appare come ansioso di lanciare il fiammifero nella polveriera,
per far fuori definitivamente i nemici di sempre... ma senza USA non si fa un passo!)
Problematiche ancor maggiori per le relazioni internazionali statunitensi ha portato il caso
Snowden, che ha rivelato al mondo una serie interminabile di intercettazioni, materiale rubato,
informazioni recuperate illegalmente da parte della NSA, l'agenzia per la sicurezza nazionale, che
senza il minimo ritegno ha indiscriminatamente estratto informazioni dai gabinetti più importanti
del mondo, amici o nemici che fossero, causando l'imbarazzo di Washington e le richieste di
spiegazioni di mezzo mondo occidentale e non solo.
Ad approfittarne ancora una volta è Putin, che mentre applica politiche assai criticabili all'interno,
sembra muoversi con disinvoltura negli affari esteri, concedendo asilo alla talpa statunitense,
vincolandola al silenzio.
La politica dello scudo spaziale in est Europa, da sempre indigesta per l'inquilino del Cremlino, è
fra i tanti motivi della nuova opposizione della Russia alle politiche USA, contro le quali anche la
rinnovata minaccia missilistica di Mosca, col posizionamento di ICBM a Kaliningrad, e un tassello
della grande macchina di pressione di Putin.
Quest'anno è stato un anno in cui la parola prevalente è stata REGIONE. Regione intesa come
una parte del mondo, globalizzato economicamente ma che si regola per settori di questo, privo
di attori in grado di dominare in maniera stabile aree intere; la Russia domina il suo vicinato,
imponendo la sua politica sull'artico, sulle ex repubbliche sovietiche (vedi Ucraina) e
permettendosi di farsi avanti a difesa di vecchi alleati; la Francia interviene direttamente in luoghi
storicamente ed economicamente legati a lei.
Gli USA, nel tentativo di non soffocare sotto il peso dei loro problemi finanziari, cercano di essere
timidamente presenti in ogni affare internazionale e l'Europa dei 28 continua nelle sue politiche
di allargamento a paesi con sempre meno criteri di adesione soddisfatti in una spasmodica paura
di rimanere chiusa fra le morse che l'anno incatenata fino agli anni 90, andando in contro così a
problemi ben più profondi e minando addirittura la propria stabilita...memento Greciae!!
L’eterna polveriera d’Africa
Ma l'anno trascorso è stato anche l'anno della fine
dell'illusione delle Primavere Arabe. In quasi
tutti i paesi toccati dal fenomeno, si è avuta una
recrudescenza delle violenze, soprattutto a
carattere antidemocratico, come gli assassini di
eminenti leader politici in Tunisia, le infinite faide
tra tribù nella Libia liberata da Gheddafi, che
ancora è in preda ad attentati e a violenze. Il caso
più eclatante tuttavia è il fallimento dell'Egitto:
tornato a libere elezioni solo l'anno scorso dopo
Grazie al blogger Ozan Ozkan, abbiamo seguito
con particolare vicinanza le proteste in Turchia
oltre 50 anni di dittatura militare, vi è stato
della scorsa Primavera:
ricondotto con la forza a causa del “tradimento”
della rivoluzione da parte dei fratelli mussulmani,
The real history of turkish protest
poi ostracizzati e repressi dalla polizia; in
Tanto rumore per…?
democrazia governa chi vince, ma spesso ci
scordiamo che la democrazia e il potere, spesso militare, in questi paesi non vanno proprio a
braccetto. Pare poi del tutto indifendibile la scelta di giustificare l'accaduto da parte di molti
leader Europei e Statunitensi, ricusando la definizione di quello che in sostanza si è perpetrato in
Egitto: un colpo di stato.
L'Africa però ci lascia in eredità non solo le problematiche della costa mediterranea, ma ci
riconsegna una nostalgica visione di un futuro sempre più vicino al passato. Mentre società di
tutto il mondo concludono affari per la gestione di risorse strategiche con i poverissimi stati sub
sahariani (cinesi in testa), il più vecchio protagonista dell'avventura coloniale del XIX secolo torna
a calcare il suolo dei suoi vecchi domini. A causa di un deficit di sovranità e di interessi economici
particolari, la Francia, per ben due volte (a gennaio e a dicembre) è dovuta intervenire in Mali
prima e in Repubblica Centrafricana poi, sedando le rivolte e inviando un contingente militare
assai cospicuo per aiutare le forze locali ad eliminare i ribelli; una mantenimento dello status quo
che, nonostante i sapori antichi da congresso di Vienna, pare solo indirizzato a far si che gli agenti
economici internazionali operino in sicurezza in terre straricche di risorse.
L’Italia e la politica estera. Promossa?
Ma veniamo ai fatti del vecchio stivale: l'Italia ha visto un cambiamento di governo a febbraio, che
ha portato al ministero degli esteri una figura non irrilevante, come Emma Bonino, un passato
alla commissione europea per gli affari umanitari, attivista su ogni fronte a favore dei diritti delle
donne e ministro già nel 2006 per le politiche europee e il commercio internazionale. Difficile
valutare il suo operato in un paese che da sempre snobba la politica estera come materia
secondaria, dedicando anima e corpo alla produzione di leggi e regolamenti interni che non fanno
che burocratizzare e inacidire il già difficile ambiente istituzionale italiano, lasciando le
collaborazione e l'apertura al mondo esterno in un angolo.
Pur non avendo materiale attraverso cui esprimere un giudizio sul ministro, non posso che
annotare due eventi che hanno chiaramente portato alla luce le deficienze italiane in questo anno
di grazia 2013: primo fra tutti è lo stallo nella vicenda dei marò in india; un misto di
incomprensioni ordini sbagliati e incapacità della nostra diplomazia di accelerare l'iter burocratico
indiano che vede i due soldati in attesa di giudizio da ormai quasi due anni. Non si vuole qui
assolvere ne colpevolizzare i due militari, solo sottolineare il sistematico fallimento di ogni
strategia adottata fin ora dalla diplomazia tricolore.
Il secondo e forse più eclatante caso è sicuramente il caso Shalabayeva, avvenuto nel luglio di
quest'anno. La moglie di un dissidente kazako prelevata con la forza all'insaputa del ministero
degli interni(?) da parte delle forze dell'ordine italiane su pressione di agenti diplomatici kazaki,
con il più totale disprezzo delle leggi in fatto di estradizione, ma soprattutto con una violazione
di sovranità territoriale che le forze dell'ordine non hanno nemmeno percepito, anzi hanno
realizzato controlli con una superficialità tale consentire l'espatrio della donna e della figlia
minore verso il Kazakistan in poco meno di 48 ore... fatti che probabilmente sono replicabili solo
in Somalia o in qualche altro stato fallito del sud del mondo.
Il ritorno a fine Dicembre in Italia della donna, dopo la corsa delle istituzioni italiane ed europee
per farle riavere un visto per l'area Schengen, seppur mascherato da vittoria diplomatica da molti
media, non nasconde l'inefficienza di un intero apparato istituzionale, e tanto meno la figuraccia
fatta dal nostro paese sul piano internazionale... tant'è che la signora, recuperati i suoi effetti nella
casa romana da cui era stata sostanzialmente sequestrata a luglio, è ripartita alla volta di Ginevra,
dove ha reputato essere più al sicuro.
Hanno contribuito:
Matteo Romagnoli
Nicolò Pellegatta
Riccardo Perin
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