Il libro dell`anno di Aurea Mediocritas
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Il libro dell`anno di Aurea Mediocritas
2013, che anno (non) è stato Il 2013 ci ha salutato ormai da un mese ed è tempo di una riflessione su che anno sia stato, da un punto di vista economico e sociale. Per fare questa valutazione dobbiamo partire da più lontano e chiederci, che anno poteva essere il 2013? Nelle peggiori ipotesi il 2013 poteva essere l’anno della fine dell’euro, l’anno del default americano, del riaprirsi di conflitti in Asia, del crollo del sistema politico italiano, dell’intervento militare in Siria: in sintesi un anno di profonda crisi dell’intero contesto politico-economico internazionale e nazionale. Ad anno concluso l’attenzione dovrebbe dunque spostarsi su ciò che il 2013 non è stato. Non è stato, nonostante i venti di crisi, l’anno del crollo dell’euro; la moneta unica e l’Europa “politica” hanno retto l’impatto con i mercati, non certo grazie alle istituzioni comunitarie, fragili e inefficaci, non grazie ai governi nazionali, miopi e raccolti entro i propri confini, quanto piuttosto grazie al lavoro di Mario Draghi e della BCE, che con il loro intervento hanno garantito stabilità al sistema. Non è stato l’anno del default americano, dove un accordo alla fine è stato raggiunto tra partiti e politici impantanati nelle loro schermaglie. Non è stato l’anno della crisi cinese, dove il partito comunista è riuscito a rinnovarsi senza eccessivi spargimenti di sangue. E’ stato un anno di normalità quindi? Tutt’altro. Un anno di transizione piuttosto, di ripartenza forse. Se in Italia, in Europa e nel mondo la politica saprà stare al passo dei cambiamenti in corso il 2014 potrebbe essere l’anno della ripresa. Il 2013 non ci ha dimostrato che i cambiamenti non accadono, ci ha dimostrato invece che le cose cambiano, cambiano molto in fretta, e sono spesso imprevedibili. Ma il 2013 ci ha mostrato anche che le previsioni più catastrofiche sono quelle che più difficilmente si avverano. Saprà il 2014 adattarsi ed accogliere i piccoli mutamenti d’ogni giorno, e apparentemente sempre più “normali”? Questa è la sfida più grande che attende noi tutti, non solo la classe dirigente di ciascuna nazione! Panettone e Elezioni I giornalisti amano coniare espressioni parossistiche, sintagmi esagerati che possano unire abitudini popolari con raffinati concetti politologici. “Governo balneare”, formula ad indicare governicchi democristiani della durata di un’Estate (un po’ come i fugaci amori nati sotto l’ombrellone) in attesa di un più intelligente (?) esecutivo in Settembre, è senza dubbio la mia espressione preferita. “Mangiare il Panettone” è al secondo posto e a pensarci bene significa più o meno la stessa cosa. Il Governo supera il Natale e riparte con fiducia a lavorare da Gennaio: Berlusconi nelle sue quattro volte da Presidente del Consiglio di Panettoni ne ha mangiati giusto qualcuno in meno di Cavour e De Gasperi, mentre Monti ha gustato quello dell’annata 2011 e quello dell’anno dopo gli è risultato un po’ indigesto. Il 2013 in Italia si apre con uno strillo urlato al mondo: elezioni! La XVI Legislatura termina con qualche mese d’anticipo: il PDL toglie il sostegno al governo tecnico chi si ricorda più il motivo e l’Italia si prepara ad una delle campagne elettorale più tortuose della sua storia repubblicana. Tenetevi forte: il PD è sicurissimo di vincere sia alla Camera che al Senato, Bersani ha messo in ombra l’irruento Matteo Renzi e si prepara a tagliare il traguardo di palazzo Chigi. Il PDL ha scelto Alfano, che è un po’ tocco e ha il carisma di mia zia Germana. Berlusconi si mette in disparte, ma un po’ tutti lo attaccano: il PD perchè così Prodi ha già vinto (?) due volte, Monti perchè gli ha levato il cadreghino (ah già, il bocconiano dopo vari tira e molla si presenta con l’UDC e conia Scelta Civica), Grillo perchè è lui il simbolo della classe politica da mandare a fanculo dai palcoscenici d’Italia, Ingroia che scalpita all’estrema sinistra e fa da baluardo della magistratura (che poi lo ripudia spedendolo ad Aosta) e Giannino va di programma sperando che gli italiani ne capiscano d’economia. Sappiamo che non è andata così: il 10 Gennaio Silvio Berlusconi pulisce lo scranno di Santoro, pietrifica Travaglio e ride alle vignette di Vauro. E’ fatta! I sondaggi gli danno ragione e il PDL ritorce contro tutte le accuse rivolte da tutti gli altri partiti al suo leader. La vigilia del 24 Febbraio non è meno infuocata: Oscar Giannino sembra non si sia nemmeno laureato e capitombola, Bersani prova la carta Grillo perchè da solo non ci crede nemmeno di “smacchiare il Giaguaro”, Monti pasticcia con cani e tweet e Berlusconi promette di restituire l’IMU, il Burghy e i Goonies. 10 milioni di italiani gli credono fortemente e delineano una complessa geografia elettorale: il PD vince il premio di maggioranza e sta a posto alla Camera dei Deputati, ma il PDL gli ruba tanti piccoli premi di maggioranza regionali al Senato e pure il Movimento 5 Stelle che in un puff diventa il primo partito in Italia. I numeri esemplificano perfettamente perchè la riforma elettorale che si doveva fare negli ultimi mesi del 2012 era cosa buona e giusta: il PD vince di pochissimo e butta all’aria quasi 6 milioni di voti che si pensava avesse all’atto di mangiare il Panettone, da solo non può governare e Bersani tende la mano a Grillo. Il comico genovese non aspettava altro e consegna ai giornali l’ansa più breve della storia: “sei un morto”. Qualcuno per fortuna propone un’interpretazione più raffinata del risultato elettorale: è la Seconda Repubblica ad essere morta, il bipolarismo e sembra pure il partitismo vengono seppelliti con lei. Si affermano i leader, poli carismatici attorno al quale si costruisce un programma e un’offerta politica. Uscire dall’Euro, Wi-fi libero, Tutti a casa alé e Ro-Do-Tà è quello del partito più corteggiato nel dopo elezioni. Già perchè fatto un Parlamento c’è da votare un nuovo Presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano promette da lungo tempo che non ripeterà, niente bis cari Obama, Bersani e Topo Gigio. Anche perchè dopo 10 legislature da parlamentare, una presidenza della Camera in piena Tangentopoli, un ministero dell’Interno fallimentare e 4 Governi incaricati in 7 anni fa un po’ fatica ad immaginarsi ancora nell’ufficio al “A me fa male quando vedo un prete o una suora Quirinale. con un'auto di ultimo modello: ma non si può!” E invece alla fine dall’urna spunta ancora il suo nome, dopo che nessuno ha seguito la “Non abbiate paura della gioia! Quella gioia che ci dà il Signore quando lo lasciamo entrare nella candidatura di Rodotà dei grillini, Violante non nostra vita, lasciamo che Lui entri nella nostra l’ha considerato nessuno, Prodi ha ricevuto 101 vita e ci inviti ad andare fuori noi alle periferie pallettate e non si sa da chi. della vita e annunciare il Vangelo” Vaticano chiama Italia “Se una persona gay e cerca il Signore e ha buona volontà chi sono io per giudicarla? Il catechismo della chiesa cattolica dice che non si devono discriminare queste persone per questo” In quelle stesse settimane succede pure che Papa Benedetto XVI abdica e la curia romana va a pescare “quasi alla fine del mondo” l’argentino Lettura: I Knew Pope Francis Was Good, But When José Maria Bergoglio che sceglie per primo il I Found Out Everything He Did in 2013, I Was nome di Francesco. Blown Away di Mark Pygas Gli scandali ecclesiastici sono cancellati uno per uno dal neo-Papa: pensa ad una riforma dello IOR, scherza con i bambini che interrompono le sue Messe, è misericordioso con gli ammalati, i senzatetto e da da mangiare ai poveri il giorno del suo 73esimo compleanno, si chiede “se qualcuno è gay e cerca Dio con animo disponibile, chi sono io per giudicarlo?” (da qui anche le tante letterine scambiate con Eugenio Scalfari), prega con le vittime di stupro, i motociclisti e gli atei, poi posa per un selfie a fianco di alcuni ragazzi. Che gran figo! La politica italiana non riesce a trovare un uomo altrettanto giusto per risollevare il Paese: Napolitano il 24 Aprile, due mesi dopo le elezioni, riceve Enrico Letta per il giuramento da Presidente del Consiglio. PD, PDL, Scelta Civica e alcuni tecnici sono chiamati ad intervenire con energia per affrontare disoccupazione, divisioni, odi e mancanza di prospettive per il futuro. La cerimonia solenne quanto impaludata è interrotta da uno sparo improvviso: Luigi Preiti, 49 anni, senza lavoro, spara davanti a Palazzo Chigi e rimangono feriti due carabinieri. La tensione è alle stelle: il secondo più giovane Presidente del Consiglio della storia repubblicana incassa la fiducia e si mette sin da subito a lavorare. Il programma prevede pochi punti: abolizione dell’IMU (fatto, ma con complicazioni successive), stop agli aumenti dell’IVA (anzichè diminuire è aumentata al 23%), sostegno agli esodati (nì), diminuzione del numero dei parlamentari (proprio no), blocco dei finanziamenti elettorali ai partiti (se ne parla forse nel 2014) e riforma del parlamento con nuova legge elettorale (come sopra). Tenere il timone, governare la barca, equilibrare le vele tra l’ardire di spingersi verso il mare aperto e la sicurezza della navigazione lungo la costa: Enrico Letta ha dovuto più che altro fare questo, sperando vivamente che nel frattempo i Gramellini: «Un ragazzo, simpaticissimo, mi ha mandato questa mail: “Io amo la mia Patria, anche suoi ministri aggiustino le cose. se lei mi trascura. Ma io sono cocciuto e fedele, Qualcuno ha fatto pasticci ugualmente: Bonino e non smetterò mai di amarla. Perciò resto qui, Alfano si sono lasciati scappare la kazaka Alma fermo e fiducioso, in attesa che la Patria bussi alla mia porta con un lavoro». Shalabayeva, figlia di un dissidente al governo attualmente in carica, reimpatriata il 12 Luglio in Calabresi: «E tu cosa gli hai risposto?» fretta e furia senza che le autorità italiane muovessero un dito; Cecile Kyenge, il ministro per Gramellini: «Di andare nel mondo a cercarselo, il lavoro. Lasciando sulla porta un biglietto con il suo le Pari Opportunità di colore incalza sullo Ius Soli numero di cellulare, casomai la Patria bussasse». ma poi cade purtroppo nel più clamoroso dei mutismi; togliere l’IMU e non toccare l’IVA creano Da La Stampa, Dialogo semiserio sull’anno che un buco di 8 miliardi che né Zanonato né verrà Saccomanni sono ancora riusciti a colmare; Josefa Idem è scaricata dopo lo scandalo sul mancato pagamento dell’IMU per la propria casa fatta figurare (erroneamente?) come palestra e il ministro della giustizia Cancellieri è scoperta aver parteggiato per la figlia di Cesare Ligresti nel processo per falso in bilancio delle aziende di famiglia e promosso la sua scarcerazione. Il 2013 è l’anno nero per Silvio Berlusconi. Ma come il successo delle elezioni non ha inorgoglito il suo animo? Non proprio, perchè nel corso dell’anno sono arrivate (nell’ordine) una condanna a 4 anni per frode fiscale nel processo Mediaset-diritti tv più 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, un’altra condanna a 7 anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione e prostituzione minorile nel processo Ruby, conferma della sentenza del processo Mediaset-diritti tv e decadenza dalla carica di senatore per via della Legge Severino. I passaggi giudiziari sono seguiti con grande fermento dai media italiani ed esteri: le uscite dal tribunale di Berlusconi, i paralleli con Il Caimano di Nanni Moretti, i videomessaggi tristi ed i comizi di una nostalgica energia, l’affidamento ai servizi sociali. Il leader del PDL prova anche a far cadere il Governo Letta ottenendo le dimissioni dei propri ministri Alfano, Lupi e Saccomanni, salvo poi rimangiarsi tutto in una tragica seduta parlamentare il 29 Settembre in cui assiste inerme alla spaccatura del proprio partito tra Nuovo Centrodestra e il ritorno di Forza Italia. Per lui si prospetta una inesorabile uscita di scena, confermata dall’impossibilità di candidarsi alle Elezioni Europee di Maggio in un collegio non italiano. Quarantenni versus ottantenni Il 6 Maggio muore a Roma Giulio Andreotti all’età di 94 anni: sfiorisce l’ultimo caposaldo delle Prima Repubblica, lui che si porta nella tomba innumerevoli segreti legati agli Anni di Piombo e un posto da spettatore privilegiato della nascita e della fine della Seconda Repubblica. Giorgio Napolitano in Agosto nomina quattro senatori a vita dei cinque possibili (Mario Monti lo aveva nominato nel suo precedente incarico): l’architetto Renzo Piano, la neurobiologa Elena Cattaneo (protagonista tra l’altro del caso Stamina all’Ospedale di Brescia), il direttore d’orchestra Claudio Abbado recentemente scomparso ed il fisico Carlo Rubbia. E’ il riconoscimento che gli italiani possono ancora essere grandi se non immensi in campo internazionale, ma anche la più sincera ammissione che nel Bel Paese emergere e mettersi in mostra diventa ogni anno sempre più difficile. Con la nomina di quattro senatori a vita Napolitano rientra nei compiti di sua pertinenza come Presidente della Repubblica, ma con l’arrivo dell’Autunno dal Quirinale fuoriescono fior fior messaggi, bigliettini, strigliate al PD, ammonimenti al PDL e per finire l’irrituale lettera confidenziale inviata ai Presidenti delle Camere in cui punta il dito contro gli emendamenti al decreto Salva-Roma, quell’insieme di norme pensate per appianare il deficit del Comune di Roma ma poi divenuto casa per provvedimenti ad hoc, con qualche spruzzatina di lobbysmo. Insomma anche la fine dell’anno ci riserva esempi poco edificanti ed abitudini di una classe politica che mangia tonnellate di Panettone infischiandose non poco dei problemi del Paese. I quarantenni hanno vinto: Renzi (38 anni) guida a modo suo il PD, Alfano (43 anni) svela il Nuovo Centrodestra in attesa di vedere quale strategia ha in mente per le Europee, Letta (47 anni) suona la campanella e incensa la sua generazione. “Nel 2013 s’è affermata una generazione di quarantenni senza alcun precedente nella storia repubblicana, se non nell’immediato Dopoguerra. Come generazione non possiamo fallire e non abbiamo alibi”. E da Gennaio si è ripartiti con legge elettorale entro le Europee, revisione della Bossi-Fini, riforme costituzionali, legge sul conflitto di interessi, taglio delle tasse eccetera eccetera. Vero, Letta ha ceduto il testimone a Renzi, ma le cose da fare restano le stesse. Sono tante e c’è sempre meno tempo. Cosa stiamo aspettando? Far from Europe “L'arte di negoziare con i prìncipi è così importante che il destino degli stati dipende dal modo di condurre le negoziazioni e dalla capacità dei negoziatori.” François de Callières L'anno 2013 del calendario gregoriano, o il 1434 per quello islamico, o ancora il 4709, anno del serpente, per quello cinese (dando il dovuto spazio all'etnia più numerosa sul globo) ci ha già abbandonato e ci ha lasciato in eredità un quantitativo di eventi interessanti a livello internazionale, da analizzare sia attraverso la lente macroscopica del sistema internazionale, sia tramite quella, forse meno “entusiasmante”, delle italiche vicende. L'anno trascorso di sicuro non verrà ricordato negli annali dei grandi eventi, sia politici che economici, ma varie tessere sparse alla spicciolata qua e la ci mostrano un quadro molto interessante dell'evoluzione, o meglio dell'involuzione, del panorama internazionale. Un sistema che sta lentamente logorando l'unipolarismo statunitense, ormai ridotto ad una rete dalle maglie troppo larghe (allentate sicuramente dalle problematiche finanziarie interne) che vede una regionalizzazione degli affari internazionali sempre più spiccata. L'evento catalizzatore dell'anno tuttavia è stata la crisi siriana di fine agosto/settembre, che ha riportato alla luce tensioni geopolitiche e strategiche fra USA e Federazione Russa, portandole ad un punto di quasi non ritorno con la dichiarazione del presidente Obama di un intervento armato nel paese Mediorientale, con conseguente schieramento di ingenti forze russe nel Mediterraneo; un panorama da terza guerra mondiale, sventato più che da Putin (abile comunque nell'ottenere una vittoria politica netta) dalla mancanza di volontà del gigante d'oltre oceano di dover gestire campagne impegnative, sia per uomini che per mezzi economici, col rischio non solo di rivivere l'incubo americano di Vietnam, Afghanistan e Iraq, ma di andare a svegliare forze ben più agguerrite dello squassato paese di Assad.... ma si sa economia regnat! (con grande disappunto di Netanyahu, che all'intero globo appare come ansioso di lanciare il fiammifero nella polveriera, per far fuori definitivamente i nemici di sempre... ma senza USA non si fa un passo!) Problematiche ancor maggiori per le relazioni internazionali statunitensi ha portato il caso Snowden, che ha rivelato al mondo una serie interminabile di intercettazioni, materiale rubato, informazioni recuperate illegalmente da parte della NSA, l'agenzia per la sicurezza nazionale, che senza il minimo ritegno ha indiscriminatamente estratto informazioni dai gabinetti più importanti del mondo, amici o nemici che fossero, causando l'imbarazzo di Washington e le richieste di spiegazioni di mezzo mondo occidentale e non solo. Ad approfittarne ancora una volta è Putin, che mentre applica politiche assai criticabili all'interno, sembra muoversi con disinvoltura negli affari esteri, concedendo asilo alla talpa statunitense, vincolandola al silenzio. La politica dello scudo spaziale in est Europa, da sempre indigesta per l'inquilino del Cremlino, è fra i tanti motivi della nuova opposizione della Russia alle politiche USA, contro le quali anche la rinnovata minaccia missilistica di Mosca, col posizionamento di ICBM a Kaliningrad, e un tassello della grande macchina di pressione di Putin. Quest'anno è stato un anno in cui la parola prevalente è stata REGIONE. Regione intesa come una parte del mondo, globalizzato economicamente ma che si regola per settori di questo, privo di attori in grado di dominare in maniera stabile aree intere; la Russia domina il suo vicinato, imponendo la sua politica sull'artico, sulle ex repubbliche sovietiche (vedi Ucraina) e permettendosi di farsi avanti a difesa di vecchi alleati; la Francia interviene direttamente in luoghi storicamente ed economicamente legati a lei. Gli USA, nel tentativo di non soffocare sotto il peso dei loro problemi finanziari, cercano di essere timidamente presenti in ogni affare internazionale e l'Europa dei 28 continua nelle sue politiche di allargamento a paesi con sempre meno criteri di adesione soddisfatti in una spasmodica paura di rimanere chiusa fra le morse che l'anno incatenata fino agli anni 90, andando in contro così a problemi ben più profondi e minando addirittura la propria stabilita...memento Greciae!! L’eterna polveriera d’Africa Ma l'anno trascorso è stato anche l'anno della fine dell'illusione delle Primavere Arabe. In quasi tutti i paesi toccati dal fenomeno, si è avuta una recrudescenza delle violenze, soprattutto a carattere antidemocratico, come gli assassini di eminenti leader politici in Tunisia, le infinite faide tra tribù nella Libia liberata da Gheddafi, che ancora è in preda ad attentati e a violenze. Il caso più eclatante tuttavia è il fallimento dell'Egitto: tornato a libere elezioni solo l'anno scorso dopo Grazie al blogger Ozan Ozkan, abbiamo seguito con particolare vicinanza le proteste in Turchia oltre 50 anni di dittatura militare, vi è stato della scorsa Primavera: ricondotto con la forza a causa del “tradimento” della rivoluzione da parte dei fratelli mussulmani, The real history of turkish protest poi ostracizzati e repressi dalla polizia; in Tanto rumore per…? democrazia governa chi vince, ma spesso ci scordiamo che la democrazia e il potere, spesso militare, in questi paesi non vanno proprio a braccetto. Pare poi del tutto indifendibile la scelta di giustificare l'accaduto da parte di molti leader Europei e Statunitensi, ricusando la definizione di quello che in sostanza si è perpetrato in Egitto: un colpo di stato. L'Africa però ci lascia in eredità non solo le problematiche della costa mediterranea, ma ci riconsegna una nostalgica visione di un futuro sempre più vicino al passato. Mentre società di tutto il mondo concludono affari per la gestione di risorse strategiche con i poverissimi stati sub sahariani (cinesi in testa), il più vecchio protagonista dell'avventura coloniale del XIX secolo torna a calcare il suolo dei suoi vecchi domini. A causa di un deficit di sovranità e di interessi economici particolari, la Francia, per ben due volte (a gennaio e a dicembre) è dovuta intervenire in Mali prima e in Repubblica Centrafricana poi, sedando le rivolte e inviando un contingente militare assai cospicuo per aiutare le forze locali ad eliminare i ribelli; una mantenimento dello status quo che, nonostante i sapori antichi da congresso di Vienna, pare solo indirizzato a far si che gli agenti economici internazionali operino in sicurezza in terre straricche di risorse. L’Italia e la politica estera. Promossa? Ma veniamo ai fatti del vecchio stivale: l'Italia ha visto un cambiamento di governo a febbraio, che ha portato al ministero degli esteri una figura non irrilevante, come Emma Bonino, un passato alla commissione europea per gli affari umanitari, attivista su ogni fronte a favore dei diritti delle donne e ministro già nel 2006 per le politiche europee e il commercio internazionale. Difficile valutare il suo operato in un paese che da sempre snobba la politica estera come materia secondaria, dedicando anima e corpo alla produzione di leggi e regolamenti interni che non fanno che burocratizzare e inacidire il già difficile ambiente istituzionale italiano, lasciando le collaborazione e l'apertura al mondo esterno in un angolo. Pur non avendo materiale attraverso cui esprimere un giudizio sul ministro, non posso che annotare due eventi che hanno chiaramente portato alla luce le deficienze italiane in questo anno di grazia 2013: primo fra tutti è lo stallo nella vicenda dei marò in india; un misto di incomprensioni ordini sbagliati e incapacità della nostra diplomazia di accelerare l'iter burocratico indiano che vede i due soldati in attesa di giudizio da ormai quasi due anni. Non si vuole qui assolvere ne colpevolizzare i due militari, solo sottolineare il sistematico fallimento di ogni strategia adottata fin ora dalla diplomazia tricolore. Il secondo e forse più eclatante caso è sicuramente il caso Shalabayeva, avvenuto nel luglio di quest'anno. La moglie di un dissidente kazako prelevata con la forza all'insaputa del ministero degli interni(?) da parte delle forze dell'ordine italiane su pressione di agenti diplomatici kazaki, con il più totale disprezzo delle leggi in fatto di estradizione, ma soprattutto con una violazione di sovranità territoriale che le forze dell'ordine non hanno nemmeno percepito, anzi hanno realizzato controlli con una superficialità tale consentire l'espatrio della donna e della figlia minore verso il Kazakistan in poco meno di 48 ore... fatti che probabilmente sono replicabili solo in Somalia o in qualche altro stato fallito del sud del mondo. Il ritorno a fine Dicembre in Italia della donna, dopo la corsa delle istituzioni italiane ed europee per farle riavere un visto per l'area Schengen, seppur mascherato da vittoria diplomatica da molti media, non nasconde l'inefficienza di un intero apparato istituzionale, e tanto meno la figuraccia fatta dal nostro paese sul piano internazionale... tant'è che la signora, recuperati i suoi effetti nella casa romana da cui era stata sostanzialmente sequestrata a luglio, è ripartita alla volta di Ginevra, dove ha reputato essere più al sicuro. Hanno contribuito: Matteo Romagnoli Nicolò Pellegatta Riccardo Perin Continuate a seguirci per tutto il 2014 su http://inaureamediocritatis.wordpress.com/