Cuore Biancorosso 10

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Cuore Biancorosso 10
biancorosso
C
ssmaceratese.it
uore
rivista ufficiale N° 10 - Febbraio 2016
LE INTERVISTE
Il direttore sportivo
• Giulio Spadoni
I centrocampisti
• Fabio Foglia
• Rômulo Eugênio Togni
distribuzione gratuita - Foto Fabiola Monachesi
CARICA RITROVATA E NUOVI ARRIVI
CHE RIPARTENZA!
Piediripa-Macerata, Via Cluentina 16/aVendite,officina, carrozzeria, gommista, ricambi, revisioni 0733 286800
l’editoriale
di
Nazzarena
LUCHETTI
Quel gesto esemplare
di Bucchi a favore di Savini
P
ochi lo avrebbero fatto. E pochi lo fanno.
Non prendersi gli onori, lasciare che qualcun altro della squadra lo faccia a posto tuo.
Fare in modo che l’allenatore in seconda si goda
tutta la visibilità della stampa, delle TV, lasciare
che sia un altro ad esternare l’entusiasmo, commentare una vittoria cercata sopra ogni cosa e arrivata come
l’aria che di colpo rinfresca nell’afa d’agosto. Mister Bucchi,
dopo la partita contro la Lucchese, non è andato in sala stampa
preferendo lasciar parlare il suo vice Mirko Savini tra la sorpresa
e l’incredulità dei tanti giornalisti che hanno giustificato l’insolito
gesto ipotizzando un improvviso malore e addirittura una improbabile squalifica. Il significato del gesto del Mister della Maceratese
va ben al di là del semplice fair play tecnico, è frutto di una grande
professionalità e del rispetto dei valori etici. “Il successo non dipende mai da una sola persona. Credo sia giusto dare finalmente
una visibilità a chi sta sempre dietro le quinte, ci mette poca faccia
ma tanta sostanza”. Questa la sua spiegazione ufficiale. E da gentiluomo. Un rispettoso ed esemplare passo indietro che è una lectio
magistralis per un altro finale di partita dove l’aggressività verbale
del mister del Napoli (e lo dico con molto rammarico in quanto
sostenitrice della squadra di Sarri che pure aveva fatto parlare il
suo vice al termine della partita stravinta contro il Legia Varsavia)
e il dito medio alzato da Mancini sono stati, invece, un passo avanti verso il calcio più brutto. Lo Stadio Porta Elisa, insieme ad una
vincente Maceratese, ha fatto emergere una presidente di ferro che
dimostra ogni volta una grande competenza nel gestire la società
nel calcio professionistico anche nelle situazioni meno favorevoli.
Ma soprattutto ci ha fatto scoprire un grande condottiero capace
di far rinascere la squadra e rendere tutti protagonisti. Nel numero
6 di questa rivista abbiamo elencato dieci motivi per cui Mister
Bucchi suscita tanta ammirazione chiedendoci se fosse proprio lui
la chiave di questa inaspettata Maceratese. Probabilmente la risposta l’abbiamo trovata in quel raro gesto che spiega più di tante
tattiche, moduli e nuovi arrivi: la capacità di saper trovare sempre
nuove motivazioni prima, durante e dopo le tempeste, di non far
mai spegnere l’entusiasmo, di far sentire tutti parte di un grande
progetto. Senza perdere l’autorevolezza e confrontandosi sempre
con il suo staff. C’è molto da imparare da Cristian Bucchi.
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biancorosso
Punto di vista
di
Giancarlo Nascimbeni
TORNARE A VINCERE ALL’HELVIA RECINA
L
a Maceratese per la prima
volta nella sua storia quasi centenaria ha violato il
“Porta Elisa” di Lucca con una prestazione quasi al limite della perfezione
mostrando quella sicurezza nei propri mezzi che sembrava aver smarrito nelle ultime due gare in trasferta a
Santarcangelo e Savona conclusesi con
altrettante sconfitte che avevano creato più di una apprensione. La verità
è che la squadra deve giocare con la
massima concentrazione ed applicare
gli schemi già ampiamente collaudati,
altrimenti si troverà in difficoltà con
qualunque avversario: lo dimostrano
i successi conseguiti contro le squadre che occupano le prime posizioni
di classifica o comunque in trasferte
su campi difficili (vittorie con Spal,
Teramo, Carrarese, Siena, Pistoiese e
Lucchese) ed i prestigiosi pareggi conseguiti senza particolari sofferenze ad
Ancona e, soprattutto, a Pisa a fronte
di deludenti gare disputate con squadre di minore potenzialità quali Rimini, Tuttocuoio, Savona, Santarcangelo
e Lupa Roma. Un plauso, quindi, allo
staff tecnico ed alla squadra per quanto fatto a Lucca con un particolare
benvenuto al bomber Colombi autore
delle due reti che hanno consentito
di espugnare il “Porta Elisa”. Confido
che la squadra tragga ulteriore forza
dall’aver la società evitato la penalizzazione di un punto in classifica all’esito del processo sportivo cosiddetto
“Dirty Soccer” per quanto sembra aver
combinato, all’insaputa della società
e senza alcun suo interesse, uno degli
invincibili Mirko Garaffoni, ritenuto
colpevole in primo grado. Se la deci4
sione del Tribunale Federale non sarà
appellata dalla Procura Federale che
aveva richiesto la penalizzazione di
1 punto, credetemi, la cosa determinerà un accrescimento di fiducia perchè, vedrete, alla fine del campionato
se venisse confermato il trend attuale
quel punto potrebbe rivelarsi decisivo
per la partecipazione ai play off. Altra
buona notizia è che, finalmente, è finito il calcio mercato. Anche se da esso
è avvenuto il tesseramento di Colombi autore dei due goals a Lucca, sono
contrario a questo mercato invernale
così lungo. Va sicuramente abolito
perchè le squadre si formano d’estate
e non d’inverno e si dovrebbe tornare
ai vecchi tempi in cui erano consentiti piccoli aggiustamenti nei tre (dico
tre) giorni di riapertura a novembre
con divieto assoluto di trasferimento
di calciatori fra società partecipanti
allo stesso campionato. Poichè sono
in molti gli addetti ai lavori che la
pensano così, spero che nel prossimo
futuro si possa tornare all’antico: ne
beneficeranno sicuramente le società e credo anche i calciatori che non
verrebbero più distratti da notizie di
mercato che condizionano in negativo le loro prestazioni in quel lungo
periodo di oltre un mese nel cuore
del campionato. Tra l’altro il destino
vuole che proprio sabato prossimo
all’Helvia Recina si presenterà il Rimini con in campo il nostro Lasicki
a disposizione di mister Bucchi fino a
metà del mese di gennaio.
I precedenti con il Rimini
I ricordi della squadra romagnola
sono tanti per essere una delle squadre
del girone ad aver incontrato più volte
la Maceratese. Pensate, quando si costituì nel 1922 la U.C. Maceratese che
sarebbe poi per continuità l’attuale
S.S. Maceratese, il Rimini fu ospitato
in due occasioni (gennaio 1923 e gennaio 1926) a Piazza D’Armi, ovvero
all’attuale Campo dei Pini, in amichevoli che si conclusero entrambe con la
vittoria della Maceratese, all’epoca in
maglia azzurra, per 4-0 e 1-0. Il primo incontro di campionato fra le due
squadre, che fra l’altro indossano ora
maglie dello stesso colore (il Rimini a
scacchi, la Maceratese a righe), è avvenuto in Serie C nel 1936-1937 allorchè la Maceratese vinse in casa 2-0 e
perse a Rimini 1-0. Da allora in Serie
C unica, come quella attuale, si sono
incontrate in altri 12 campionati dal
1939 al 1973 che fu l’ultimo disputato
dalla Maceratese prima dell’attuale.
Al Campo dei Pini o all’Helvia Recina
la Maceratese ha vinto 8 volte, pareggiato 3 volte, perso in due sole occasioni (1967-68 e 1972-73).
Molte di queste partite le ho vissute
allo stadio sia a Macerata che a Rimini ma quelle che rimangono più vive
nella mia memoria sono le vittorie per
3-2 in un campionato sfortunato che
si concluse con la retrocessione in Serie D, per 1-0 nel campionato 196667 concluso al secondo posto dietro
al Perugia che salì in B con un solo
punto di vantaggio sulla nostra beneamata e con un perentorio 3-0 nel
1968-69.
Nella prima, le tre reti biancorosse furono siglate da Maurizio Mazzanti su
rigore, da Bruno Ragazzini (entrambi
più volte citati in precedenti articoli
di questa rubrica) e da Vittorio Rita-
ni, triestino di ottima classe, poi stabilitosi a Morrovalle dove vive dopo
aver svolto per tanti anni attività di
Vigile Urbano. Vorrei rivedere l’amico Vittorio in tribuna all’Helvia Recina e chissà che questa non sia l’occasione. Nella stagione meravigliosa
1966-67 l’1-0 fu siglato da Claudio
Turchetto, spesso presente quest’anno allo stadio, al termine di una gara
molto intensa come lo sono state
quasi tutte quelle disputate contro il
Rimini. La partita che si concluse 3-0
nel campionato 1968-69 fu dominata
dalla Maceratese con reti di Stelvio
Attili, Oreste Alessandrini e Giorgio
Olivieri, ma quel successo non evitò
un’altra amara retrocessione in Serie D. Le due squadre oltre ad essersi
incontrate tantissime volte vantano
anche un’altra tradizione: ben quat-
tro giocatori maceratesi sono passati,
direttamente o indirettamente, nella
loro carriera sportiva al Rimini. Il già
citato Lasicki è l’ultimo, ma prima di
lui la colonna difensiva Alberto Prenna, Gianni Zengarini e Paolo Guerrini
dopo essere stati biancorossi a strisce
sono diventati biancorossi a quadri.
Di questi, Gianni Zengarini, nativo di
Monte San Giusto prodotto del vivaio
di Tonino Seri, ha giocato in Serie B
con la squadra romagnola, mentre il
più volte citato in questa rubrica Paolo Guerrini fu determinante per la
vittoria del campionato 1975-76 che
vide il Rimini salire in Serie B. Sabato
prossimo siederà in tribuna all’Helvia
Recina sicuramente Alberto Prenna,
come spesso gli accade, e cercherò
di rintracciare Zengarini e Guerrini
che mi farebbe molto piacere rivede-
re dopo tanti anni. Sicuramente sarà
in campo Lasicki al quale il pubblico
dovrà tributare l’applauso che merita per essersi comportato in modo
esemplare in questi mesi di permanenza a Macerata. Mi raccomando,
biancorossi di Bucchi queste citazioni
che appartengono al ricordo di tanti
sportivi devono costituire per voi un
ulteriore stimolo per vincere sabato
prossimo e proseguire nella meravigliosa cavalcata che avete inaspettatamente intrapreso: il vostro destino si
farà all’Helvia Recina dove giocherete
ancora 8 volte, dovendo invece andare in trasferta solo 6 volte, per cui il
sostegno del pubblico sarà determinante per raggiungere i play-off. Se
ciò avverrà, credetemi, anche voi farete la storia della Maceratese e non sarà
cosa di poco conto.
Lo staff tecnico della Maceratese. L’abbraccio dell’allenatore Cristian Bucchi con la presidente Maria Francesca Tardella dopo la vittoria 2-1 contro la Lucchese.
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Passaggi di palla
di Lorenzo Ottaviani
Girone B. Il punto del campionato
T
oscana, dolce Toscana. La
Rata conferma anche a Lucca che, al di la’ dell’Appenino, in questa stagione le soddisfazioni
non mancano; dopo le vittorie esterne
a Pistoia e Siena e lo splendido pareggio di Pisa arriva anche il successo da
“6” punti al Porta Elisa. Nella partita
più difficile di questo scorcio di stagione si è rivista la Maceratese di inizio campionato: tosta, volitiva, determinata e tatticamente impeccabile. A
valorizzare il lavoro di squadra poi in
attacco ci ha pensato la premiata ditta
Colombi-Kouko che ha imperversato sulla difesa Lucchese. Che Daniel
fosse un “top player” per la categoria
ce ne eravamo accorti da tempo ed in
ogni stadio oramai è un susseguirsi di
stupore per le sue giocate da parte degli addetti ai lavori che ancora non lo
conoscono. Ma la vera scoperta è stato
il “cobra” Colombi. Arrivato dall’Oltrepo’ Voghera con uno “score” niente
male, 15 gol in 21 partite, si è calato
subito nella parte con la maglia biancorossa non solo per le 2 reti ma per
il contributo di generosità dispensato
nelle partite e un immediato feeling
con Kouko. In generale comunque una
partita che ha valorizzato il concetto di
vittoria del gruppo ed il primo esempio
lo ha portato mister Bucchi: nel dopo
gara ha affidato le “luci della ribalta” di
una vittoria così importante e sentita
dopo il periodo di risultati non brillanti al suo vice Mirko Savini. Come
dire “davanti alle critiche rispondo io
mettendo sempre la faccia ma le vittorie sono di tutti quelli che collaborano
con me” ed allora meritatissimo pas-
saggio nel dopo
più alto punteggara per il buon
gio di tutti i giroMirko. E adesso
ni della Lega Pro)
sotto con il Ricon un significamini che magari
tivo + 9 sul Pisa
tatticamente obfanno pensare che
blighera’ i biansolo la Spal pocorossi ad una
trebbe buttare via
partita differenla serie B diretta.
te dal punto di
Alle spalle si apre
vista tattico ma
la bagarre playoff:
è ora di ritora 35 il Pisa redunare al successo
ce da una doppia
pieno all’Helvia
sconfitta consecuRecina che i titiva. Nonostante
fosi attendono
un mercato altidal 6 dicembre,
sonante il team
gara contro la
di Gattuso fatica
Mirko
Savini
allenatore
in
seconda
della
Maceratese
Carrarese.
La
a trovare il passo
stella polare è, e rimane, la salvezza giusto forse risentendo anche della
ma la classifica continua a strizzare grande pressione della piazza. A quota
l’occhiolino alla Rata a conferma del 33, dietro la Rata, si assesta l’Ancona
detto latino homo faber fortunae suae. di Cornacchini che riscatta, proprio
La Rata infatti è ancora solitaria al ter- con il convincente successo contro il
zo posto in classifica a quota 34 grazie Pisa, un avvio di 2016 da dimenticare.
anche allo scongiurato pericolo di pe- Segna il passo la Carrarese mentre rinalizzazione: i biancorossi rischiavano sale ancora il Siena, altra squadra che
di vedersi scalato un punto per via del ha spinto forte sul mercato non celancoinvolgimento dell’ex capitano Ga- do le sue ambizioni di un campionato
raffoni nell’inchiesta Dirty Soccer ma da protagonista.
l’ottimo lavoro dell’avv. Nascimbeni Coda della classifica.
è riuscito a tramutare il tutto in una In questo ambito classifica, stravolta
semplice multa.
dalle penalizzazioni a seguito dell’inTesta del campionato.
chiesta “Dirty Soccer”, rimane ultimo
La Spal ha sgommato e salutato la il Savona a quota 9 nonostante 3 vitcompagnia; il neo acquisto ed ex Asco- torie (Prato, Maceratese, Carrarese) di
li Grassi (e che acquisto!) regala alla grande spessore. I liguri ora sono a tre
capolista un successo in extremis a Pi- punti dalla Lupa Roma e proveranno a
stoia che sa tanto di fuga decisiva. Per mettere nel mirino le altre penalizzate,
gli estensi oramai sembra un percorso L’Aquila con punti 14 e Santarcangiosenza ostacoli; 44 punti in classifica (il lese, punti 17.
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biancorosso
Il Direttore Sportivo
GIULIO SPADONI
IL BUONO, IL BRUTTO
E IL CATTIVO
Buono deve essere il fiuto per capire quali sono i giocatori con un ottimo
rendimento pur spendendo cifre ragionevoli. Il brutto è quanto ti ritrovi a dire
addio ai calciatori che hanno trascorso la prima parte di campionato nella squadra.
Il cattivo? “Quello che spara sentenze…”
di Nazzarena Luchetti
È
il supervisore dell’area tecnica della società, abile nelle trattative di acquisto come
in quelle di cessioni di calciatori, perfettamente in sintonia con il Mister e
stesso fiuto di mercato della Presidente Maria Francesca Tardella che lo ha
voluto accanto a sé un anno fa per far
volare la squadra biancorossa. Giulio
Spadoni, 49 anni, direttore sportivo
della Maceratese, è appena tornato
dal calcio-mercato milanese. L’ultimo
giorno si è portato a casa l’attaccante
Nicola Talamo dal Latina e il portiere
Giuseppe Ficara dal Catania che vanno
ad aggiungersi ai nuovi Sabato, Togni,
Colombi, Cerrai, Potenza. Ceduti invece De Angelis, Djibo, Di Vincenzo,
Belkaid, Ganci, Lasicki e Sarr. Insieme
all’amministratore delegato della società biancorossa Marco Nacciarriti lavoravano da giorni pensando al futuro
biancorosso. Obiettivo: impreziosire
l’attacco e blindare la porta mantenendo i conti in equilibrio.
Direttore, come è nata la scelta dei
due nuovi giocatori?
Ci servivano due under importanti in
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porta e in attacco. Ficara era un obiettivo da giorni mentre Talamo è stato
un blitz delle ultime ore di mercato.
Lo volevano diversi club si Lega Pro,
su tutti il Catania. Il suo allenatore, del
Latina, non voleva privarsene. Siamo
stati abili a chiudere la trattativa anche grazie ai buoni rapporti con i suoi
procuratori Peppe Galli e Ciro Caruso.
Talamo è un nazionale in B e giocatore
di prospettiva. Lo scorso anno anche
l’attuale ds del Napoli Giuntoli aveva
messo gli occhi su di lui ma il Latina fu
più veloce a prenderlo.
Togni, Sabato, Colombi, Cerrai, Potenza. Come si inseriranno tutti?
I nuovi si stanno integrando bene con il
gruppo e saranno una spinta importante. Mi auguro di fare un grande campio-
l’intervista
nato e di dare soddisfazioni ai tifosi della Rata con i quali ho sempre avuto un
ottimo rapporto. Anche quando sono
venuto da avversario mi hanno sempre
riservato una splendida accoglienza.
Direttore, primo bilancio di questa
Maceratese. E’ soddisfatto di quello
che sta realizzando?
Molto e il bilancio è positivo. In estate,
parlando con tanti personaggi del calcio e presentando il progetto e il badget
della Maceratese, alcuni pronosticavano la retrocessione a dicembre. Invece
siamo andati oltre le più rosee aspettative. Orgoglioso di aver costruito insieme al Mister un gruppo di uomini
veri che sicuramente sta dando e darà
grandi soddisfazioni a società e tifosi.
Dove possiamo arrivare non lo so, ma
spero più lontano possibile. Ringrazio
la Presidente Tardella per la fiducia
concessami già dallo scorso anno e per
l’autonomia tecnica con la quale mi
permette di lavorare.
Dica la verità, si sono dovute rivedere
alcune ambizioni…
Credo che la cosa migliore sia pensare
sempre alla salvezza stando il più lontano possibile dalle zone a rischio della
classifica. Poi, ottenuta quella, tutto è
permesso.
tante società. Come si possono evitare questi meccanismi?
È difficile dare un giudizio, l’inchiesta è
ancora in atto. I nomi sono altisonanti.
In maniera semplice credo che ognuno di noi nel suo piccolo debba avere
atteggiamenti corretti e leali nel rispetto delle regole scritte, e non, di questo
sport. Solo così si può ambire a una
sorta di moralizzazione
L’inevitabile associazione calcio e business non rischia di offuscare il valore etico del gioco?
Sicuramente il calcio soprattutto a certi livelli, è spettacolo e di conseguenza
business, però credo che chi lo pratica come calciatore, dirigente e tecnico
comunque non perda mai la passione.
E’ sempre la passione che muove tutto al di là dei soldi. Chi lo fa solo per
denaro si scopre subito e perde credibilità.
Perché alla fine sono sempre le stesse
squadre ad esercitare la supremazia?
Perché sono le più ricche! E’ normale
che il fatturato di certi club permetta di
poter avere i migliori calciatori, allena-
Chi è
Giulio Spadoni, anconetano, ex allenatore del settore giovanile, esordisce
nel 1984, a soli 18 anni, diventando
allenatore della squadra di parrocchia
l’Azzurra in cui gioca anche Cristian
Bucchi. Nel 1990 passa alla Sambenedettese come responsabile della
Scuola Calcio e settore giovanile per
diventare, dopo pochi anni, collaboratore del DS Andrea Iaconi. Da li la
svolta e la scelta di fare il DS. Questo
è il sedicesimo campionato di cui ben
8 vinti. Nel 1997 a Coverciano consegue l’abilitazione da DS Professionista. Sambenedettese a più riprese,
Sangiorgese, Tolentino, Fermana, Civitanovese, Maceratese (dal 2004 al
2006) Santegidiese, Gubbio e Verona,
dalla Prima Categoria alla Serie B. Da
gennaio 2015 è direttore sportivo della
Maceratese.
tori e staff tecnico. Poi, però, servono
competenza e progettualità, oltre alla
voglia di arrivare. Inevitabile il gap tra
i grandi club e le piccole realtà, però il
Carpi, il Frosinone e tante altre realtà
di piccole dimensioni riescono a fare
grandi cose lo stesso. Segno che volere
è potere.
Le si presenta una scelta: entusiasmo
e armonia all’interno dello spogliatoio oppure malumori ma giocatori
di talento?
In queste categorie avere uomini di carattere a volte è meglio che avere ottimi
giocatori che non fanno “gruppo”. Non
è detto, comunque, che i giocatori di talento non possano mettere la loro qualità al servizio del gruppo e della squadra e creare un grosso affiatamento.
Un suo parere in merito all’ultima
inchiesta calcistica “Fuorigioco” che
mette in evidenza un sistema collaudato per evadere le tasse da parte di
Nella foto, a sinistra il team manager Massimo Clementoni, il DS Giulio Spadoni,
il Mister Cristian Bucchi, l’AD Marco Nacciarriti.
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biancorosso
Perché si investe poco nei vivai giovanili? Si potrebbero formare i ragazzi
più di talento con risparmi notevoli
per le società…
Non credo sia solo un fatto di investimenti, mancano i progetti, le strutture
e credere veramente nel vivaio. Mi piacerebbe che ci fossero spazi di formazione come un tempo, come oratori e
cortili dove giocare liberamente per ore
e alimentare il talento e reclutare più
ragazzi possibili da avvicinare a questo
sport. Andrebbe fatta una analisi profonda: in Italia, come al solito, siamo
indietro rispetto a Francia, Olanda,
Germania e Inghilterra.
Direttore, ha risposto con le rime alle
accuse del giornalista Criscitiello in
riferimento di una Maceratese mal
costruita.
Non credo che volesse dire che la Maceratese è mal costruita, tutt’altro. Il
campo è quello che determina il merito. Mi spiace, come ho specificato sui
social, che abbia sparlato solo
perché mosso da ripicche personali. Per il resto i suoi giudizi
non mi preoccupano, ho fatto
una dura gavetta senza scendere mai a compromessi che
avrebbero velocizzato la mia
carriera. Se oggi, ma anche in
passato, mi tolgo delle soddisfazioni queste derivano anche
dalla mia testardaggine, determinazione e aver frequentato
con la stessa professionalità
categorie più basse, cosa di
cui vado fiero. Per quanto mi
riguarda la questione finisce
qui. Non amo i saccenti, quelli che sparano sentenze senza
conoscere a fondo le situazioni
e pensano di poter decidere le
vite degli altri. Le affermazioni
di Criscitiello soprattutto non
hanno fatto onore alla sua professionalità. Per il resto parla il
campo, giudice supremo.
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Lei si era già dovuto difendere come
diesse della Sambenedettese che nel
2013 trasforma la promozione in una
retrocessione…
Non è proprio corretto. Io, la squadra
e lo staff abbiamo vinto con merito, e
tra mille difficoltà, il campionato sul
campo. Poi in estate nessuno è riuscito
a costituire una società solida che potesse seguitare il progetto in Lega Pro e
la società non si è iscritta per assenza di
fideiussione. Io avevo già interrotto il
mio rapporto con la società, poi qualche personaggio squallido, per coprire
proprie colpe, ha messo in giro la calunnia che avessi ostacolato la cordataLotito nell’acquisizione della società.
Mai cosa fu più falsa. Comunque, dopo
tanta sofferenza, è una gran gioia vedere che il popolo rossoblu sta per festeggiare l’ennesima vittoria del campionato e il ritorno tra i professionisti.
Come è entrato nel mondo del calcio?
Ho giocato fino a 18 anni: ero bravo
ma svogliato e con poca voglia di allenarmi e fare sacrifici fisici. Un amico
mi chiese di allenare dei ragazzini nella squadra di parrocchia e iniziai il 3
gennaio del 1984. Nel calcio non attivo
sono diventato, invece, uno stakanovista: lavoro tantissimo e ho sempre voglia di migliorare.
Cosa la emoziona di più?
Sicuramente le vittorie di campionato,
tutte bellissime, la più bella? La prossima! Un ricordo, comunque, che ancora mi emoziona è quel 26 marzo del
2005, giorno del mio 39 esimo compleanno: da DS della Maceratese abbiamo
vinto il derby con la Civitanovese 1-0
gol di Crocetti e vinto il campionato
con 6 partite di anticipo davanti a 4/5
mila persone. Sicuramente uno dei ricordi più belli.
Un consiglio ai ragazzi che giocano
nei campionati giovanili…
Divertitevi con passione e professionalità, provando a fare del
vostro meglio, ma senza mai
far soffocare la passione da
eccessive aspettative. Anche
se non si diventa campioni il
calcio insegna tanto.
Il suo motto
Per quanto riguarda il calcio:
“Meglio vincere giocando
male che perdere giocando
bene”. Nella vita privata, invece, credo che una persona
sia veramente felice se riesce
a dare poca importanza alla
materialità e più ai sentimenti, alla salute e al piacere
di stare tra la gente che ama
e condividere cose semplici e piacevoli. I miei nonni
erano contadini e i racconti
delle loro tradizioni, semplici e vere, mi hanno sempre
affascinato. E guidato.
biancor
C
GIUSEPPE FICARA
Portiere - Catania
L
A
N
U
O
V
A
R
O
S
A
LORENZO CERRAI
Centrocampista - Lupa Roma
uore
NICOLA TALAMO
Attaccante - Latina (Serie B)
FRANCESCO POTENZA
Attaccante - Lumezzane
FRANCESCO
FORTE (P)
NICOLAS
CANTARINI (P)
VASCO
FAISCA (D)
RICCARDO
FISSORE (D)
FRANCESCO
KARKALIS (D)
GIANLUCA
CLEMENTE (D)
MATTIA
ALTOBELLI (D)
MARCO
MASSEI (D)
EMANUELE
D’ANNA (D)
RAFFAELE
IMPARATO (D)
ROCCO
SABATO (D)
LORENZO
CAROTTI (C)
FABIO
FOGLIA (C)
MATTEO
CESCA (C)
GIOVANNI
GIUFFRIDA (C)
EUGÊNIO RÔMULO
TOGNI (C)
CRISTIAN
BUONAIUTO (A)
FRANCESCO
ORLANDO (A)
DANIEL
KOUKO (A)
MATTEO
COLOMBI (A)
GIORDANO
FIORETTI (A)
ISNIK
ALIMI (A)
RICCARDO
CALAMITA (A)
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m
Inchiesta Dirty Soccer.
Le decisioni del tribunale
Federale: nessun punto di
penalizzazione per la Maceratese
AMICI DELLA RATA
Nasce l’Associazione
“Amici della Rata”
S
L
a Maceratese conserva tutti i 34 punti e se la cava
con una ammenda minima di 3 mila euro. E’ quanto ha stabilito il Tribunale Federale Nazionale della
Figc nell’inchiesta chiamata Dirty Soccer. “Una giusta decisione quella espressa dal tribunale federale che in accoglimento della tesi difensiva ha ritenuto eccessiva ed iniqua la
sanzione alla SS Maceratese richiesta dalla Procura Federale
nonostante il tesserato Mirko Garaffoni sia stato condannato
a 3 anni di squalifica - fa sapere il legale della Società Massimo Nascimbeni esprimendo piena soddisfazione. “Sono
molto contento – prosegue l’avvocato Massimo Nascimbeni
(nella foto) – oltre che per la Società anche per l’allenatore
Cristian Bucchi e l’intera squadra perché la penalizzazione in
questa fase cruciale del campionato, sarebbe stata punitiva sul
piano della classifica”. Si tratta di una decisione di primo grado e suscettibile di appello sia da parte della Società che dalla
Procura Federale. Nel Girone B le squadre che hanno subito
una penalizzazione sono l’Aquila con 13 punti in meno e 150
mila euro di ammenda, Santarcangelo, con 6 punti in meno e
70 mila euro di ammenda e il Savona con meno due punti e
10 mila euro di sanzione.
ostenere la squadra del cuore, dare una
spinta ancora più forte alla squadra della
nostra città. Non solo con la passione ma
anche con l’impegno. Per questo abbiamo
pensato di costituire l’Associazione “Amici della
Rata”. L’idea, nata dalla volontà di un gruppo di tifosi, è quella di unire, senza scopo di lucro ma unicamente con finalità culturali, sportive e ricreative,
tutte le persone che vogliono promuovere e sostenere la SS Maceratese. L’obiettivo è quello di contribuire alla crescita della squadra biancorossa non solo
con l’entusiasmo ma anche mettendo a disposizione
la professionalità di ognuno per rendere la nostra
realtà calcistica ancora più propositiva. L’Associazione non si sostituisce alla Società della SS Maceratese, ma la affianca, perché tutti, unendosi per un
unico obiettivo, possono dare un contributo alla
propria squadra, così come sta avvenendo da tempo
in altre società calcistiche italiane ed europee.
Atto costitutivo e Statuto, predisposti dall'avvocato Massimo Nascimbeni, sono stati già sottoposti
all'approvazione e alla condivisione degli altri promotori dell'iniziativa, una ventina di professionisti
e imprenditori di Macerata e di altre città vicine al
capoluogo. Nei prossimi giorni sarà perfezionata la
costituzione dell’Associazione dinanzi al Notaio.
L’invito a far parte di questo progetto come socio
fondatore e sostenitore è esteso a tutti coloro che
hanno la Rata nel cuore e vogliano partecipare per
un vero lavoro di squadra.
Per informazioni: [email protected]
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biancorosso
EUGÊNIO RÔMULO TOGNI
A MACERATA
VOGLIO LASCIARE
UN
“Sono felice di indossare questa maglia”, dice il centrocampista brasiliano, “voglio dare ai biancorossi il meglio di me”.
E ai tifosi maceratesi: “Siate il cuore e l’anima della squadra”.
Q
di Luca Muscolini
uando al Milan ingaggiarono Kakà molti ironizzarono sul nome d’arte: “Non avremmo mai potuto far giocare con noi uno che si chiama così”, fu
il commento di un noto direttore sportivo. Che però
ebbe torto marcio. Kakà di allori ne ha mietuti parecchi. Tanto da far ipotizzare un suo arrivo tris nel centrocampo rossonero necessitante fosforo. Mutatis mutandis, alla Maceratese
si è forse un po’ ridacchiato all’arrivo di Togni che potrebbe,
nell’immaginario collettivo, rimandare all’arte circense. Ma
Rômulo Eugênio Togni (“si pronuncia semplicemente così,
all’italiana”) di numeri ne intende fare solo sul tappeto di gioco. Con la palla fra i piedi. Con il solo intento di prendere per
mano il pacchetto centrale biancorosso che di fosforo ne ha,
sì, soprattutto nel “Savicevic destro” Buonaiuto, per restare
nella metafora rossonera, per continuare con il “russo”, in
senso letterario, Carotti, i mastini D’Anna e Foglia, l’Orlando
“furioso”, Alimi, il giovane Cesca ed il nuovo arrivato Cerrai, ma che potrebbe beneficiarne di altro, di spiccata qualità,
necessario per offrire a Cristian Bucchi soluzioni di gioco in
più quando il brasiliano arriverà al top della condizione. Al
“Mauro Pierucci” di Moie, il carioca mostra subito il suo lato
gentile, rendendosi disponibile, nel pre test amichevole con
il Moie Vallesina, ad una breve ma intensa chiacchierata sul
Togni personaggio. Che parte da lontano. “Sono nato a Porto
Alegre, nel sud del Brasile. Ricordo ancora il campetto vicino
a casa mia, dove ho trascorso tanti momenti felici della mia
infanzia”.
14
L’intervista
Chi è
Togni Rômulo Eugênio,
brasiliano di Porto Alegre,
nato il 9/09/1982 e alto
1,83. Centrocampista, ha
militato nel Bellunoponte
(23 presenze e 3 gol in serie D), Manfredonia (4 stagioni in D, C2 e due anni in
C1 con 94 presenze totali e
7 gol), Arezzo (4 stagioni in
B e 3 in C1 con 74 presenze e 5 gol), Sorrento (C1,
33 pres. e 7 gol), Pescara
(1 in B e 1 in A con 21 + 17
pres. e 1 + 2 gol), Avellino
(B, 13 pres. 0 gol), Spal (C,
30 pres. e 3 gol), Avellino
(B, 0 pres. e 0 gol).
15
biancorosso
Porto Alegre ricorda squadre nobili…
Sì, l’Internacional del “Divino” Paulo
Roberto Falcao ed il Gremio. È un bel
derby. Qualche volta ho un po’ di nostalgia di Porto Alegre, dove vive tutta la
mia famiglia con cui ho un legame molto forte e che vedo una volta all’anno,
ma questa è la vita. Ognuno deve percorrere la propria strada. Comunque
sto vivendo un periodo sentimentale
sereno. Ho la fidanzata, Margherita, di
Bologna, che intendo sposare a breve.
Gli occhi azzurri tradiscono avi nordici.
In effetti ho i bisnonni paterni di Cremona e materni di Valdobbiadene
(Treviso, ndr).
Trasferendoti dall’Avellino a Macerata, stai risalendo lo “Stivale”
A Macerata mi trovo molto bene, è una
città carina, con gente a posto. Sono stato contento di aver lasciato l’Avellino al
termine di un trasferimento non facile,
ma alla fine sia la società irpina che io
siamo rimasti soddisfatti. Mister Bucchi, con la sua fiducia nei miei confronti, dimostratami a partire da quando ha
allenato il Pescara in serie A, ha contribuito in maniera sensibile alla mia scelta maceratese.
Qual è il tuo ricordo calcistico più bello da quando giochi in Italia?
La punizione al 92’ con la maglia del
Pescara (non esita neanche un secondo
nel riportare alla memoria la sua prodezza) che ha contribuito a farci vince16
re a spese del Catania, in serie A. Finì
2-1 grazie al mio gol risultato decisivo
nell’extratime, la mia prima prodezza
nel massimo campionato, dopo tanta
gavetta.
Quali sono gli allenatori che non riesci a dimenticare?
Sono molti: Zeman, Conte, Sarri. Da
loro ho ricevuto tanti insegnamenti che
spero di mettere a frutto nel mio futuro.
Le squadre o gli avversari che non vorresti mai incontrare?
Non esistono perché l’importante per
me è essere in mezzo al campo. Non ho
vecchie ruggini.
Passiamo alle curiosità. Il colore che ti
ispira di più?
Il verde”. Mi infonde tranquillità.
Un Animale?
Il cane, soprattutto il Labrador. Pochi
sanno amarti così incondizionatamente.
L’ oggetto dei desideri?
Una bella Lamborghini (qui Togni se
la ride…). Guidare un’auto così penso
possa essere uno dei piaceri più grandi.
Un libro che ti ha lasciato il segno?
Il libro “Open” di Agassi. Parla del tennis ma si riferisce in generale allo sport
come una scuola di vita. Mi ha fatto capire che ogni cosa serve: anche l’esperienza che può sembrarti più negativa
ti insegna qualcosa
Il tuo giocatore preferito?
Sono stato innamorato di Redondo. E’
stato giudicato con la maglia del Real
Madrid miglior giocatore di un’edizione di Champions League, poi passato al
Milan, ebbe una serie di guai fisici che
non gli fecero esprimere il suo indubbio
potenziale. Un giocatore un po’ sfortunato: lasciò il calcio dopo aver tentato,
purtroppo senza successo, di tornare ai
vertici con la maglia rossonera.
La squadra del cuore?
L’Internacional di Porto Alegre in cui
ho militato fino a 15 anni. Lì sono cresciuti i vari Falcao, Dunga, Taffarel.
Poi sono passato al Gremio, dove sono
transitati altri campioni del calibro di
Ronaldinho ed Emerson. Vi ho vissuto i
tre anni che hanno preceduto l’ingresso
in prima squadra.
Se non avessi fatto il calciatore che
cosa saresti diventato?
Ingegnere civile. Ho anche provato
l’esame di ammissione. Lo reputo molto creativo. I numeri sono un bel campo. Però ormai è tardi per percorrere
questa strada. Quando smetterò di fare
il calciatore mi piacerebbe rimanere nel
mondo del calcio. Vorrei allenare”.
Calceresti l’ipotetico rigore del salto
in serie B?
Magari! Non è uno strano sogno perché
questa Maceratese può arrivare lontano. Ha la mentalità giusta delle squadre
vincenti. Anche se è d’obbligo rimanere
con i piedi per terra”.
Il messaggio che vuoi inviare al pubblico di Macerata?
Ho vissuto sulla mia pelle il pubblico fin
troppo caloroso del sud, ma quì è un’altra realtà. In sud America non importa
se vinci o perdi, il pubblico è sempre lì,
allo stadio, pronto a sostenerti. Ai tifosi
della Rata dico: restate tranquilli e stateci vicini, perché vi faremo vivere delle
belle emozioni.
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21A GIORNATA
Sabato 6 Febbraio - ore 15.00
a cura di Alessandro Savi
RIMINI
L'opinione
di Mirko Savini
ALESSANDRO POLIDORI
FRANCESCO TORELLI
MISTER LEONARDO ACORI
Nonostante sia una neopromossa
come noi, il RIMINI calcio aveva
altri obiettivi in questa stagione.
Non nascondo che vedere questa squadra barcamenarsi in zona
play-out è per me – come per tutti gli addetti ai lavori – una grossa sorpresa in negativo. E’chiaro
che la società vuole tirarsi fuori
al più presto da tale situazione di
classifica, non è un caso se Acori
– dopo Pane e Brevi – è il terzo
allenatore che si avvicenda sulla
panchina romagnola. E’in atto una
sorta di rivoluzione proprio in questi giorni, con giocatori che vanno
e vengono quasi quotidianamente
(tra questi il “nostro” Igor Lasicki)
per cui la squadra che affronteremo all’Helvia Recina sarà di sicuro
profondamente diversa. Un avversario da prendere con le molle
perché se, da un lato, possiamo
intuirne il modulo (Acori predilige
il 4-3-3), dall’altro gli attori che lo
interpreteranno sono in continua
evoluzione. L’unica cosa certa è
che, a dispetto della classifica,
avremo di fronte una squadra determinatissima.
LA ROSA
PORTIERI: Francesco Anacoura (1994); Lorenzo Ferrari (1996); Marco Azzolini (1997).
DIFENSORI: Alessandro Albertini (1994); Vladut Nicolae Marin (1995);
Riccardo Martinelli (1991); Ivan Pedrelli (1986); Francesco Todisco (1995);
Andrea Signorini (1990); Mickael Varutti (1990); Roberto Di Maio (1982);
Gilberto Martinez (1979); Igor Lasicki (1995).
CENTROCAMPISTI: Davide Bariti (1991); Davide Carcuro (1987);
Gianluca Esposito (1995); Denis Kumih (1996); Gabriele Puccio (1989);
Francesco Torelli (1994); Matteo Sapucci (1998); Nicola Mancino (1984).
ATTACCANTI: Luigi Andrea Della Rocca (1984); Alessandro Polidori (1992);
Daniele Ragatzu (1991); Alfredo Bifulco (1997); Ameth Fall (1991);
Davide Di Molfetta (1996).
ALLENATORE: Leonardo Acori.
18
U
fficialmente fondato nel 1912, il
Rimini Calcio Football Club raggiunge per la prima volta la serie
B nel 1976 mantenendo la categoria per
alcune stagioni a cavallo tra gli anni settanta e ottanta. Al termine del campionato 1981/82 i biancorossi retrocedono in
C1 dove, tra alterne fortune, rimangono
per sette stagioni prima di retrocedere
in C2. In questo periodo – precisamente
nelle stagioni 1982/83 e 1984/85 - la
squadra romagnola è allenata da Arrigo
Sacchi che, pochi anni più tardi, vincerà ogni trofeo con il Milan e diverrà CT
della Nazionale azzurra. Il gradino più
basso del professionismo italiano ospiterà il Rimini per ben 14 anni, fino alla
stagione 2002/2003 quando la vittoria
in finale play-off contro il Gubbio sancirà
l’attesissimo ritorno in C1. Tra i protagonisti della promozione c’è il mister
Leonardo Acori che guiderà la squadra
per sei anni riuscendo a riconquistare la
serie B nel 2005 e a mantenerla fino alla
stagione 2008/2009. La retrocessione
avvenuta al termine di quel campionato
sarà l’ultimo dei problemi della società
giacché i biancorossi disputeranno una
sola stagione in Lega Pro Prima Divisione poi, a causa di serie difficoltà economiche, non riusciranno ad iscriversi
l’anno successivo. E’ così che nasce
l’attuale AC Rimini 1912 che – grazie al
terzo posto conquistato nel campionato
di serie D girone F 2010/2011 e alla vittoria nella finale play-off contro la Turris
– torna immediatamente tra i professionisti e vi rimane fino al 2014 quando la
riforma della Lega Pro impone ben nove
retrocessioni per ogni girone: il Rimini,
giunto tredicesimo, è costretto nuovamente a ripartire dai dilettanti. Dopo
appena undici mesi, grazie ad un campionato trionfale vinto con quattro turni
di anticipo, la squadra romagnola è di
nuovo in Lega Pro.
In trasferta
am
bi
22A GIORNATA
PONTEDERA 14 febbraio, ore 15,00
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Pontedera, chi Vespa prende 3 pere!
S
i torna in Toscana e si spera, citando Dante, a riveder le stelle biancorosse brillare.
La meta che il campionato propone è Pontedera: un paesone-fabbrica adagiato sulla
prima piana pisana in mezzo al turbinar dell’acque dell’Era, dell’Arno e dello Scolmatore. Se cercate patrimonio d’arte antica qui fate un po’
fatica (notevolissima è tuttavia la chiesa del Santissimo Crocifisso). Il fatto è che le sue glorie passate (pare
avesse la fortezza più munita di tutto l’agro pisano) sono
state cancellate dai terribili bombardamenti del secondo
conflitto mondiale. E ciò spiega come mai, pur essendo
nato qui uno dei massimi artisti toscani, Andrea Pisano
scultore e architetto e mastro del Campanile di Giotto a
Firenze delle sue opere non vi sia traccia. Vi hanno posto rimedio trasformando la città in una galleria di arte
contemporanea a cielo aperto: ci sono moltissime installazioni. Questo luogo era strategico: qui Rinaldo Piaggio
aveva spostato le produzioni aeronautiche. Pontedera è
grazie all’industria una capitale mondiale: qui è nata la Vespa, lo scooter più famoso e
venduto al mondo. Da Pontedera è passata mezza famiglia Agnelli e tanta nobiltà di cui
restano vestigia nelle ville del contado (Villa La Cava, Castran, Torregiani- Malaspina
per dirne alcune). La Vespa è Pontedera e allora per fare un po’ di tifo parafrasiamo un
vecchio spot: non chi Vespa mangia le mele, ma prende tre pere baincorosse! Vale la
pena di visitare il museo Piaggio custodito in quelle che erano le officine di montaggio
lì nel Villaggio Piaggio che è una città nella città. A proposito di villaggi, ce n’è anche
un altro quello degli ignudi, chiamato così perché ospitava le persone disagiate. Tra le
particolarità c’è anche la zona dove si trova lo stadio Mannucci: la chiamano La Cina
perché una volta era il quartiere popolare sorto attorno al villaggio Gronchi. Sì, Giovanni
Gronchi, che qui ebbe i natali, Presidente della Repubblica Italiana; i più lo ricordano
per un francobollo sbagliato, ma è stato un democristiano tosto, come tosto era sul ring
Alessandro Mazzinghi. Pontedera ha prodotto tanti campioni del pedale e del remo, molti
politici, poco calcio anche se i “granata” hanno nella loro storia un clamoroso successo
contro la nazionale in amichevole prima dei mondiali del 1994. E’ città vivace, attaccata
alle proprie radici tant’è che qui un pontederese è uno che viene da fuori mentre i nativi
si chiamano pontadaresi: una differenza che significa tantissimo, e se fate shopping tra il
piazzone, via Roma e Corso Matteotti avrete il meglio del made in Italy, molto prodotto
in queste zone soprattutto per quel che riguarda arredamento e design.
Se ora vi è venuta fame potete stopparla con questi
indirizzi. Al Melograno (Via
Tosco Romagnola 568, tel.
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davvero bene (Via San Gervasio 4, tel. 0587 482099),
assai piacevole è La Pergola (Via Roma 100, tel. 0587
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appetitoso segnatevi L’Osteria Numero 20 (Piazza del
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LA PREPARAZIONE DEL TERRENO
Il terreno sul quale semineremo e coltiveremo il nostro prato deve possedere delle caratteristiche piuttosto precise
per garantire uno sviluppo corretto della radice e per dare un rapporto equilibrato tra la parte ipogea (nel terreno)
ed epigea della pianta (apparato fogliare): piani di sgrondo corretti, giusto rapporto aria/acqua nel profilo
(drenaggio), corretto grado di acidità (pH tra 6-7 e 2-3% sostanza organica). Solo con una preparazione adeguata
del substrato si potrà ambire ad un tappeto erboso sano, vigoroso e duraturo negli anni.
Dopo aver conferito al terreno grossolanamente le linee di pendenza per garantire il deflusso delle acque, ed in
seguito aver provveduto alla realizzazione dell’impianto irriguo, occorre effettuare una fresatura del terreno con
sminuzzamento fine dello stesso poiché spesso il terreno del giardino proviene dallo scavo effettuato per la
realizzazione delle fondamenta dell’edificio. In questa fase è opportuno pensare ad incorporare i materiali giusti
per ottenere il nostro scopo: acidi umici concentrati, microelementi - che favoriscono la trasformazione dell’azoto
in forma assimilabile dalla pianta - e sabbia (fine 1-1,5mm, lavata e preferibilmente silicea) che garantisce la
macroporosità del substrato favorendo la penetrazione dell’aria e di conseguenza quella della radice. La
preparazione si completa con una rastrellatura grossolana per asportare eventuali pietre presenti e residui vegetali
fastidiosi ed una rastrellatura finale accurata atta ad eliminare qualsiasi avvallamento presente nel quale l’acqua
possa accumularsi.
A questo punto siamo pronti per seminare!
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Questo sogno
vogliamo sognarlo
insieme a te
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titolo rubrica
21
biancorosso
FABIO FOGLIA
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o
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a
l
l
que
“L’entusiasmo di quel giorno è stato indimenticabile e la carica che ci avete
trasmesso pure”, confessa il centrocampista biancorosso ai tifosi perché,
come cantano i Coldpaly, “ Then this adventure, more than I wanna share
with you”: Questa avventura, più che con me la voglio condividere con te.
di Alessandro Savi
omanda scontata: come
ti trovi a Macerata? Ti
piace la città, l’ambiente?
Mi trovo bene, decisamente. La città è
carina, non molto grande ma proprio
per questo è ancora vivibile. Vengo da
una città vicina, le culture sono piuttosto simili.
D
Una neopromossa che ha assaggiato
anche la vetta della classifica di Lega
Pro. Ciononostante un pubblico caloroso ma, da un punto di vista quantitativo, piuttosto deludente. Perché gli
spettatori a Macerata, ma in generale,
negli stadi di questa categoria) sembrano refrattari a venire allo stadio?
Le ragioni sono molteplici. In primo
luogo le misure di sicurezza che, come
dice mio padre, sono impressionanti.
Sembra che si stia per entrare in guerra piuttosto che allo stadio. Tutto ciò
è inspiegabile soprattutto se si tiene
conto del fatto che i tifosi delle squa24
dre avversarie sono 10, 20, al massimo
50. Altra causa è rappresentata dallo
“spezzatino”: alcune partite si giocano
la domenica, altre il sabato, molti tifosi hanno anche problemi di lavoro, è
comprensibile.
Anche Sportube non aiuta…
Certamente. E’chiaro che tante persone piuttosto che uscire al freddo preferiscono guardarsi la partita comodamente sedute sul divano di casa. E’ tutto un insieme di cose che spiega questa
scarsa affluenza allo stadio, soprattutto
in Lega Pro.
Com’è il gruppo, lo spogliatoio, state
bene insieme? Vi frequentate anche
fuori dal campo?
Ti dico la verità: il gruppo è unitissimo e compatto. Un gruppo così lo trovi raramente. Soprattutto noi che non
siamo del posto e abbiamo una casa a
Macerata ci troviamo spesso insieme.
Mi capita di uscire con molti dei miei
compagni, in particolare con Fissore,
Faisca, Giuffrida e Carotti.
Passiamo alle tue caratteristiche tecniche. Sei un centrocampista nato
come esterno, sia destro che sinistro,
ma ti adatti bene anche come centrale. Un vero e proprio jolly della
mediana o ti senti sacrificato nella
posizione che attualmente occupi in
campo?
Non mi sento affatto sacrificato perché
occupo questo ruolo fin dalle giovanili
anche se, come dici, mi hanno alternato tutti gli anni in più ruoli: esterno,
centrale, mezzala. Ho fatto anche il trequartista quindi posso adattarmi a tutto. Ovviamente è il mister che sceglie
ma io non ho problemi nel ricoprire
qualsiasi zona del centrocampo.
Arrivano Togni e Giuffrida: uno stimolo o una minaccia per Fabio Foglia?
Sicuramente uno stimolo! E’ arrivato
L’intervista
Chi è
Nato a Giulianova (TE) il 5 maggio 1989,
Fabio Foglia ha esordito nei professionisti con la maglia della Sangiovannese
(C2) nella stagione 2010/2011. Nelle
due stagioni precedenti era stato tesserato dal Piacenza (B) che non lo ha mai
utilizzato. Disputa il campionato 2011/12
nuovamente con il Piacenza (C1) totalizzando 30 presenze e realizzando 4 reti
prima di trasferirsi al Teramo (C2) dove
realizza il suo massimo score: 5 reti in
28 gare. Nel mese di novembre del 2013
veste la maglia della Torres (C2) e viene
confermato anche per la stagione successiva, alla corte di mister Bucchi. Dal
mese di luglio 2015 è un giocatore della
Maceratese.
25
biancorosso
un giocatore importante dal passato
prestigioso che purtroppo, a causa
dei ben noti problemi con l’Avellino,
non è sceso in campo per tanti mesi.
Da questo punto di vista, un giocatore come Togni è uno stimolo per tutti,
non solo per me.
Con Giuffrida in passato abbiamo giocato insieme molte partite, altre volte il mister ha fatto scelte diverse. In
ogni caso, in questo gruppo nessuno si
sente minacciato dalla presenza di un
altro compagno: remiamo tutti verso la stessa direzione, verso lo stesso
obiettivo.
Quali sono secondo te le cause di questo momento difficile vissuto dalla
Maceratese?
C’è stato sicuramente un calo, è innegabile. Certamente non dovuto ad una
sensazione di appagamento o dall’esserci sentiti più forti degli altri. Tuttavia è vero anche che abbiamo iniziato
a pensare cose che prima non pensavamo…
A cosa avete iniziato a pensare?
Al fatto che giocando senza la stessa
intensità magari si sarebbe riusciti a
far risultato ugualmente. Non è così, lo
abbiamo capito. Non esistono squadre
facili così come non esistono squadre
impossibili da battere. Di certo non
ci ha fatto piacere vincere con la Spal
e pareggiare a Pisa per poi perdere a
Savona e a Santarcangelo. Dobbiamo
stare sempre con il massimo della con-
di calcio è una cosa veramente difficile
da sopportare. Spero di non rivivere
mai più un periodo così brutto.
centrazione e giocare come sappiamo,
tutto qui.
E’ la Spal la squadra più forte di questo girone?
Decisamente si. Non si è primi in classifica con questo vantaggio se non si
è forti. Hanno una rosa ampia e una
buona continuità e, anche quando non
giocano bene, il gol lo trovano sempre
e sanno difenderlo con ordine. Una
squadra importante, non c’è dubbio.
La tua carriera. Piacenza e Teramo
finora sono state le tappe migliori.
Quali sono stati i momenti più belli e
quelli meno della tua storia calcistica?
Il momento più bello l’ho vissuto a Teramo quando raggiungemmo i play-off
all’ultima giornata battendo la Salernitana. Dovevamo vincere con tre gol di
scarto, siamo andati sotto poi è finita
4-1. Quel giorno feci un gol e un assist
quindi una grande soddisfazione personale. Il momento brutto è arrivato
subito dopo perché sono rimasto praticamente fermo fino a novembre: cinque mesi di stop per chi, come me, vive
Quale squadra porti nel cuore e quali
sono i calciatori che più ammiri o hai
ammirato?
Sono juventino. Anzi: Juventinissimo.
Non a caso ritengo Marchisio un giocatore da massimo esempio. In passato
impazzivo per Alessandro Del Piero.
Il giocatore che più ammiri tra i tuoi
compagni di squadra?
Ce ne sono tanti, tutti forti e carismatici.
Risposta diplomatica, quasi da “politico”. A proposito di politica, prova a
sbilanciarti…
Non penso che la politica di oggi permetta a qualcuno di sbilanciarsi e di
schierarsi. E’ talmente marcia che non
lo merita proprio…
I tuoi hobby?
Molto semplici. Mi piace andare ogni
tanto a fare un giretto in centro storico,
al cinema o a mangiare una pizza con i
miei compagni di squadra. Mi piace la
musica: ascolto un po’ tutto ma prediligo i Coldplay e, tra i gruppi del passato, gli Oasis.
Leggi molto?
Quando posso leggo la Bibbia. Anzi,
cerco di studiarla approfonditamente.
Al momento è l’unico libro che leggo.
Vuoi chiudere con un appello alla tifoseria e alla città?
Volentieri. Ai tifosi biancorossi chiedo
di starci vicini. E’ fondamentale il loro
supporto a prescindere da quanti vengano allo stadio. La partita con la Spal,
ad esempio, è stata indimenticabile.
Ci hanno trasmesso una forza ed un
entusiasmo incredibili. Quanto vorrei
che in ogni gara ci fosse quella spinta,
quell’entusiasmo…
26
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“A meno 26 ve se gela lo m
Storia di un derby particolare: quello che il 26 marzo del
2005 affondò i cugini e sancì il ritorno in serie D della Rata
FRANCESCO
NOCERA
28
GUIDO
CROCETTI
Batticuore
maro, frà!”
di Alessandro Savi
ROBERTO
VAGNONI
l 26 marzo del 2005 è
un’altra data da “batticuore” per il popolo
biancorosso. Il derby
con la Civitanovese vinto
1-0 all’Helvia Recina di fronte a più
di 3000 spettatori segna, ad un tempo,
l’ennesima soddisfazione nei confronti dei cugini rossoblù e la matematica
certezza di aver finalmente abbandonato gli infimi campionati regionali. Il
nuovo millennio era iniziato malissimo per la Rata: retrocessione in serie
D dopo la disfatta di Faenza, retrocessione in Eccellenza dopo lo spareggio
con il Guidonia, ripescaggio e nuova
retrocessione sancita a Ladispoli. I
presidenti e le dirigenze si alternano
continuamente e, in città, le voci di un
possibile fallimento diventano sempre
più copiose con il passare dei giorni.
L’appello della tifoseria viene raccolto da Gaetano Malavolta, originario
di Ripatransone, imprenditore edile e
proprietario di una casa vinicola che
decide di acquistare la società e salvarla, così, da un fallimento quasi scontato.
Gaetano Malavolta, Giulio Spadoni
e Marco Nacciarriti
Il presidente chiama con sé Giulio
Spadoni come direttore sportivo e
Marco Nacciarriti come amministratore delegato (corsi e ricorsi della storia…) e allestisce una buona squadra
che, tuttavia, non parte certamente
con i favori del pronostico. Guido
Crocetti – autore del gol che sancì la
vittoria nel derby – lo ricorda perfettamente: “ero in macchina con Vagnoni
e stavo leggendo un articolo di giornale scritto da un allenatore che, fissando
la griglia delle otto squadre più attrezzate per il salto di categoria, escludeva
la Maceratese. Dissi a Vagnoni: “Non
ci hanno messo neppure tra le prime
otto!” Lui rispose deciso: “Questi non
hanno capito nulla. Vedrai che saremo noi a vincere il campionato”.
Spadoni sottolinea il momento difficile vissuto fino all’arrivo di Malavol-
I
ta: “Sono arrivato a Macerata grazie a
lui. Nella società c’erano anche Marco
Nacciarriti e Claudio Papa. La Maceratese stava vivendo una delle fasi più
delicate della sua storia e il presidente riuscì a portare serenità ad un ambiente piuttosto burrascoso. Facemmo
una buona squadra e, con un budget
non elevatissimo, riuscimmo a portare in biancorosso giocatori importanti
come Vagnoni, Pesic, e Castiglione”.
Mister Francesco Nocera e la carne
macinata nelle gambe
Come allenatore viene ingaggiato il
napoletano Francesco Nocera che
l’anno precedente era stato allenatore/giocatore del Camerino. Il mister
giocherà alcune partite anche con la
maglia della Maceratese facendosi apprezzare, tuttavia, più in panchina che
in campo: “Nocera era tesserato anche
come giocatore” – ricorda il capitano
Roberto Vagnoni – “spesso voleva
darci una mano. Io gli dicevo “mister, oramai nelle gambe hai la carne
macinata” ma lui insisteva e quando
giocava si staccava trenta metri e ci
costringeva a fare delle partite impostate su un’oscena difensiva”. Crocetti ricorda un aneddoto che descrive
meglio di ogni aggettivo la personalità
del tecnico: “un sabato mattina stavamo facendo l’allenamento di rifinitura
presso l’antistadio dell’Helvia Recina.
Faceva un freddo terribile che quasi ci
impediva di allenarci e c’era una persona tutta imbacuccata che seguiva il
nostro lavoro. Nessuno di noi poteva
immaginare che si trattasse di un tifoso, pensavamo piuttosto ad un osservatore avversario. Mister Nocera ci
chiamò a raccolta e ci disse: “Ok ragazzi, da adesso in poi fate tutto il contrario di ciò che vi ho sempre detto”.
Il derby di Guido Crocetti
La Rata arriva al derby del 26 marzo
con 17 punti di vantaggio sulla Vigor Senigallia e ben 26 lunghezze di
distacco su una Civitanovese che, sia
pur costruita per vincere, era a meno
6 dai play-off ma anche a meno 6 dai
29
biancorosso
play-out. Il tecnico Emili era subentrato ad Alessandro Porro al quale i
tifosi rossoblù non avevano mai perdonato la provenienza dal capoluogo.
I biancorossi avevano disputato una
gara in meno rispetto alle avversarie
e il derby, inizialmente previsto per
mercoledì 9 marzo, era stato spostato
al sabato proprio per favorire la massima partecipazione delle tifoserie.
Alla Maceratese mancavano, dunque,
appena due punti per conquistare matematicamente la serie D.
Il colpo d’occhio dell’Helvia Recina
conferma le aspettative della vigilia
e la bontà della scelta di non disputare la gare il mercoledì: più di 3000
spettatori (circa 400 i sostenitori della
Civitanovese) che danno vita ad uno
spettacolo entusiasmante sugli spalti.
Simpaticissimi gli striscioni esposti:
iniziano i biancorossi con un perentorio “Il potere è solo biancorosso” al
quale i rossoblu rispondono con “Noi,
provincia di nessuno”; ancora i supporters della Rata con “A meno 26
ve se gela lo maro” e pronta risposta
avversaria con “Anche a meno 26 calorosi”. Poi avanti ancora con “V’imo
doppiato” e “Teste di cozze”.
La partita è equilibrata, entrambe le
squadre risentono dell’importanza
della posta in palio. Poi, esattamente
alla mezz’ora di gioco, Guido Crocetti fa esplodere l’Helvia Recina. “Presi
la palla nella trequarti” - racconta il
bomber visibilmente emozionato –
“ero spalle alla porta e feci un movimento strano rispetto alla soluzione
più naturale che era quella di passarla
dietro. Fui fortunato perché, favorito
da un rimpallo, la palla si alzò e mi
consentì di calciare direttamente in
porta. Sentii l’entusiasmo dei nostri
tifosi, realizzai di aver fatto una cosa
bellissima, forse la cosa più bella da
quando gioco a calcio.”
Il secondo tempo è caratterizzato dalla
costante pressione rossoblù alla ricerca del pareggio ma, complice anche
l’espulsione di Bissutti, la Civitanovese non riesce mai ad impensierire
l’attenta retroguardia della Rata e il
30
LE FORMAZIONI
MACERATESE: Albanesi, Capuano, Iommi, Vagnoni, Pesic, Santori, Castiglione,
Bucci, Di Giuseppe (61’ Lapponi), Pezzoli (80’ Oriente), Crocetti (77’ Massimi).
In panchina: Gambadori, Benfatto, Cacciatori, Marzetti. Allenatore: Nocera.
CIVITANOVESE: Paolini, Russo, Carassai, Strappini, Stabile (79’ Federini),
Fontana, Nasini (53’ Dell’Aquila), Pavoni,
Bissutti, Avallone, Ciarrocchi. In panchina: Mastrocola, Ruggeri, Tartufoli, Carrer, Ramaccini. Allenatore: Emili.
ARBITRO: Bianco di San Benedetto del
Tronto.
portiere Albanesi. Così quando l’arbitro Bianco di San Benedetto del Tronto fischia la fine, i tifosi locali possono
festeggiare la vittoria del derby e del
campionato con sei giornate di anticipo.
Amarcord
Giulio Spadoni ha ancora lucidamente
impresso il ricordo di quella giornata
e di quella stagione trionfale: “il momento più intenso di quel campionato
coincise curiosamente con il giorno
del mio 39°compleanno. Quella squadra era davvero tosta e ci regalò tantissime soddisfazioni compresa quella
di riportare allo stadio migliaia di persone in occasione del derby. Vincere il
campionato grazie ad una vittoria sui
rivali storici è qualcosa che rimarrà
indelebile nella memoria di tutti noi
che lo abbiamo vissuto”. Il DS biancorosso racconta un aneddoto a testimonianza del carattere e della grinta
dei biancorossi di Nocera: “All’ultima
giornata andammo in trasferta a Caldarola contro una squadra che aveva
bisogno della vittoria per agganciare i
play-off. Gli avversari si aspettavano la
classica partita di fine stagione con la
Maceratese poco interessata al risultato mentre invece pareggiammo al 90°
e li eliminammo dai play-off. Era nello spirito della squadra quello di voler
essere corretti fino all’ultimo secondo
dell’ultima partita”.
Anche l’amministratore delegato
Marco Nacciarriti ha impressa nella
memoria quella stagione, fotogramma
per fotogramma: “Il derby fu una partita entrata nella storia che ha fatto entrare nella storia quei ragazzi meravigliosi. Ricordo con grande affetto mister Nocera che aveva la duplice veste
di “sergente di ferro” in campo ma di
persona affabile e piacevole fuori; poi
il nostro siciliano, Peppe Castiglione
che era la nostra mezzala funambulo; Pasqualino Minuti, grandissimo
uomo e grandissimo calciatore. Infine
Roberto Vagnoni, l’anomalo bomber
che segnò tantissimi gol pur non essendo un attaccante.”
Già, Roberto Vagnoni. 17 reti di cui 3
su rigore e addirittura 14 direttamente da calcio di punizione. Un simbolo
di quella squadra e un uomo ancora
innamorato della Maceratese e della
città: “Macerata ti fa sentire sempre
un giocatore vero, a prescindere dalla
categoria. Ancora oggi sono orgoglioso di aver vestito quella maglia con la
fascia di capitano ed è stato veramente
bellissimo quando, nel recente passato, sono tornato da voi per vedere
qualche partita e i tifosi mi hanno riconosciuto e acclamato”. Quando gli
chiedo di ricordare quegli anni, Roberto è un fiume in piena: “C’è un solo
aggettivo per definire quella stagione:
strepitosa. E pensare che eravamo arrivati a Macerata e avevamo trovato
un ambiente piuttosto freddo perché
la Maceratese era reduce da stagioni
pessime. Poi fu una cavalcata trionfale che non potrò mai dimenticare”.
C’era quella mattonella, quello spicchio di campo che, se qualcuno andava giù e l’arbitro fischiava la punizione, avevi quasi matematica la certezza
che il pallone sarebbe entrato in rete.
“Dicevano che i palloni che utilizzavo
erano truccati” – ride di cuore il capitano – “pensavano ad una sorta di microchip inserito dentro di essi. Però
segnavo anche fuori casa, quindi ero
insospettabile”.
Grazie capitan Vagnoni. E stai tranquillo: li saluto io per te i tuoi vecchi
tifosi.
31
Miserie & Nobiltà
Cari cronisti vi dico:
“Se avete bene in mente cosa
volete dire, le parole verranno”
P
er un giornalista il rispetto
verso il suo pubblico (lettore o telespettatore che sia)
è Sacro ed addirittura, per scrivere, è
il primo comandamento. Dunque la
franchezza impone che vi dica che in
questo articolo non sarò attendibile.
Perchè in realtà, più che un articolo, è una dichiarazione di profondo
affetto verso una delle più adorabili
compagne della mia infanzia insieme,
ovviamente, al pallone, all’album delle figurine Panini, al Guerin Sportivo,
alla selezione dal Reader’s Digest, agli
lp dei Pink Floyd e dei Fleetwood Mac
ed anche, ci mancherebbe, alle copertine di PlayBoy (il massimo allora
della trasgressione). Un’avvertenza:
chiaramente gli over 40, nella lettura
di queste righe, saranno agevolati ma
cercherò di far comprendere, nell’epoca delle pay-tv, del mare magnum del
web che tutto offre e tutto ospita, dei
999 canali del digitale terrestre, cosa
potesse rappresentare Tv Koper Capodistria nell’era del “grigio” monopolio Rai. Non parliamo dell’anteguerra ma dei “mitici” anni Settanta
quando la cara televisione a valvole
proponeva solo il primo ed il secondo
canale: eppure noi eravamo dei privilegiati perchè riuscivamo a captare un
segnale che giungeva da Oltre Adriatico, esattamente dall’Istria, pochi passi
da Trieste a pensarci bene ma al di là
32
della cortina di ferro, la mai rimpianta
abbastanza ex Jugoslavia. Tele Capodistria trasmetteva in italiano ed il pezzo forte del suo palinsesto erano proprio i programmi sportivi ed i suoi mitici telecronisti, forse inconsciamente,
hanno fatto scuola nel Bel Paese considerando che eravamo abituati a digerire gli ingessatissimi Valenti, Vasino,
Vitanza, Martellini e Tonino Carino
(sic!!!). Ed allora, quando partiva la sigla del magico pifferaio di Lubiana che
annunciava l’inizio dei programmi era
una festa anche se le partite proposte
erano, fate conto, Velez Mostar-Borac
Banija Luka oppure Buducnost Titograd (ora Podgorica)-Hajduk Spalato
o al massimo il derby di Belgrado tra
Crvena Zvezda (Stella Rossa)-Partizan.
A commentarle, spesso, c’era il “Mammasantissima” assoluto ossia Sergio
Tavçar, per la verità specializzato nel
basket ma che non disdegnava “contaminazioni” calcistiche. Leggendario il
suo modo di raccontare lo sport, senza
peli sulla lingua, con una partecipazione emotiva trascinante e soprattutto
senza le sciocche inibizioni che spesso
condizionano i cronisti davanti ad un
campione. Non avrebbe avuto remore a dare del brocco, che so, a Cruijff,
Antognoni o Beckembauer o magari
ad incensare un pedatore semisconosciuto della Slovenia se non altro per
l’impegno e la volontà. Qualche esempio? Partiamo dalla pallacanestro: allora andava in voga Ratko Radovanovic,
campione più di fisico che di tecnica
ed infatti il Nostro, ogni volta, lo definiva “mano quadra”. Ricordate Romario? L’ex grande centravanti del Brasile? Dopo aver scartato mezza difesa, a
di
porta vuota, sbaglia un gol
già fatto. Commento di Tavçar : “Qualunque giocatore, anzi qualunque bipede
avrebbe segnato da quella
posizione.” Illuminante la
sua idea di sport grazie ad
una metafora pugilistica:
“Se devo scegliere un match
tra due pesi mosca ma di grande
tecnica oppure vedere uno scazzottaggio fra due scimmioni analfabeti
pesi massimi sceglierò, tutta la vita,
il primo combattimento.” Nell’87 ero
a Fiume (pardon Rijeka) ed andai in
“pellegrinaggio” alla sede di Tv Koper
qualificandomi per quello che ero, un
semplice telespettatore. Tavçar fu
cortesissimo e 20 anni dopo, approfittando del fatto che era nelle Marche, a P.S.Giorgio, per una partita
della Sutor, ricambiò la visita e fu mio
ospite negli studi di Tvrs. Fuori onda,
a cena, ci trovammo concordi sul fatto che “essere esperto di uno sport è
tutt’altra cosa dall’essere un buon telecronista” e da qui snocciolò le sue
tre leggi fondamentali (visto che non
è un decalogo si possono tenere bene
a mente).
1. Il telecronista è colui che descrive in tempo reale quanto succede in
campo (la colpa è disturbare l’attenzione del telespettatore parlandogli
di altro; se non si è, quindi, sicuri di
quanto è successo, è meglio tacere).
2. Un arbitro, in uno sport di squadra,
è un male necessario. Tradotto: il cronista non può essere un predicatore
che tramite il microfono diffonde il
suo credo così come chi ha il fischiet-
to in bocca deve bandire la saccenza
(meditate arbitri, meditate).
3. Riempire i tempi morti con la parola giusta al momento giusto: l’esercizio più difficile in assoluto.
Per finire gli chiedo come mai, quando riascolto una mia differita, raramente riesco a sopportarmi e trovo
mille difetti. “Bravo” - mi rispose, sorprendendomi - “Nella vita, a mio av-
“
1000 canali tv, radio,
streaming, sistemi digitali,
tablet, smarthphone, pc.
Il modo di trasmettere
il calcio cambia.
Lo stile dei grandi
radiocronisti resta
”
Andrea Verdolini
viso, bisogna sempre comportarsi come un eunuco
nell’harem: un uomo che sa
perfettamente cosa si dovrebbe fare per quanto non
ci riesca”. Tralascio, ma
solo per motivi di spazio, gli
altri fenomeni di Tv Koper,
da Sandro Vidrih a Bruno
Petrali (quest’ultimo capostipite della
scuola c.d dei rumori di fondo, ossia,
alla tedesca di lasciare ampio spazio
alle voci dello stadio). Poi, nel 1990,
arrivò la Fininvest che acquistò le frequenze per creare la prima tv italiana
a pagamento (ricordate Tele Più ?).
Da allora in Italia, Tele Capodistria si
può vedere solo in Friuli o al massimo
nel Veneto. Certo, direte voi, adesso la
scelta è infinita: il malato di calcio può
scegliere tra la partita del campionato
belga o quella del torneo sanmarinese.
Eppure, forse perchè è un ricordo di
gioventù, c’è un po’ di nostalgia per il
monoscopio che annunciava il collegamento con lo Stadio dei Lavoratori
di Skopije ed un mondo che sembrava
lontanissimo. Invece era a poche miglia marine da noi.
33
14 FEBBRAIO
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UN MERCOLEDÌ DA CAMPIONI
Incontra i tuoi giocatori preferiti! Ogni mercoledì, dalle 17 alle 19, un giocatore della Maceratese sarà presente
al Rata Point per firmare magliette e palloni. 10 febbraio: Lorenzo Carotti - 17 febbraio: Raffaele Imparato
Settore giovanile
I piccoli grandi uomini di Massimo Medei
di Luca Muscolini
“L
a categoria che mi è stata
affidata quest’anno, gli
Esordienti 2004, che mi
rendono orgoglioso di far
parte di questa società – afferma l’allenatore Massimo Medei – è delicata.
In questa fascia d’età molti ragazzini
affrontano la fase di maggiore sviluppo
fisico e della pubertà, per cui è possibile notare una grossa differenza tra
di loro sotto l’aspetto fisico, anche se
hanno tutti la stessa età. Il profondo
cambiamento fisico fa sì che i ragazzi
possano trovarsi disorientati anche dal
fatto che alcune capacità coordinative
acquisite possano sembrare smarrite e,
quindi, è importante seguire il ragazzo
anche sotto l’aspetto psicologico.
Per quanto riguarda il lato tecnico –
prosegue il trainer - la categoria Esordienti rappresenta all’interno dell’organigramma della struttura giovanile
federale l’apice di una piramide definita “attività di base”. Le mie linee guida
sono gioco, divertimento, entusiasmo,
passione, programmazione, cultura
sportiva e professionalità. La programmazione per gli Esordienti deve essere
dunque basata sul gioco, attività che
dovrà tendere all’assimilazione di certi
comportamenti, senza accentuare richieste e aspettative di prestazione.
Alla fine di questo percorso – è la metafora di Medei - è un po’ come finire
la scuola media e porre le basi per il
futuro alle superiori. Dopo la categoria Esordienti, infatti, i ragazzi passano
dalla Scuola calcio al Settore giovanile, dove avviene il completamento del
giovane calciatore che entra in una
dimensione calcistica legata più alla
performance ed al risultato agonistico.
È quindi inevitabile la selezione. Amplificata dal fatto – conclude mister
Medei – che, fatto da non trascurare,
giocando nella Maceratese, alcuni di
questi ragazzi di qui a breve andranno
a partecipare ad un campionato nazionale”. Con gli “in bocca al lupo” di
mister Medei che li sta vedendo crescere bene, giorno dopo giorno. Piccoli,
grandi uomini.
35
CLASSIFICA CANNONIERI - LEGA PRO - GIRONE B (dopo 20 giornate)
16
9
8
reti
Scappini (Pontedera)
reti
Tremolada (Arezzo) - Fioretti (Maceratese)
mini) - Bonazzoli (Robur Siena) - Mendicino (Robur Siena)
- Yamga (Robur Siena) - Guidone (Santarcangelo) - Petrella
(Teramo)
3
7
reti
Casiraghi (Ancona) - Pedrelli (Ancona) - Cori (Arezzo) - Madrigali (Arezzo) - Cais (Carrarese) - Gnahore (Carrarese) - Leccese (Lupa Roma) - Buonaiuto (Maceratese)
- Sinigaglia (Pistoiese) - Vettori (Pontedera) - Polidori (Rimini) - Bastoni (Robur Siena) - De Vena (Santarcangelo)
- Mora (Spal) - Da Silva (Teramo) - Di Paolantonio (Teramo) - Le Noci (Teramo) - Tempesti (Tuttocuoio)
6
2
reti
Infantino (Carrarese) - Sandomenico (L’Aquila) - Capello (Prato)
reti
Fanucchi (Lucchese) - Terrani (Lucchese) - Virdis (Savona) - Cellini (Spal) - Finotto (Spal)
reti
Kouko (Maceratese) - Varela (Pisa) - Shekiladze (Tuttocuoio)
5
reti
Cognigni (Ancona) - Dettori (Carrarese) - Perna
(L’Aquila) - Margiotta (Santarcangelo) - Cocuzza (Savona)
- Zigoni (Spal) - Moreo (Teramo)
4
reti
Gyasi (Carrarese) - Pozzebon (Lucchese) - Montella
(Pisa) - Verna (Pisa) - Cesaretti (Pontedera) - Ragatzu (Ri-
reti
Lombardi (Ancona) - Betancourt (Arezzo) - Capece
(Arezzo) - Defendi (Arezzo) - Greco (Arezzo) - Erpen (Carrarese) - Ceccarelli (L’Aquila) - De Sousa (L’Aquila) - Mancini (L’Aquila) - Triarico (L’Aquila) - Benvenga (Lucchese)
- Pasqualoni (Lupa Roma) - Colombi (Maceratese) - Lupoli
(Pisa) - Mannini (Pisa) - Ricci (Pisa) - Rovini (Pistoiese) Kabashi (Pontedera) - Chirico’ (Prato) - Gabbianelli (Prato) - Lisi (Rimini) - De Feo (Robur Siena) - Venitucci (Santarcangelo) - Castagnetti (Spal) - Di Quinzio (Spal) - Spighi
(Spal) - Scipioni (Teramo)
IL CAMMINO DELLA MACERATESE
ANDATA
RITORNO
1 Lupa Roma-Maceratese 0-1 (Kouko)
18 Maceratese-Lupa Roma 0-0
2 Maceratese-Savona 2-1 (2 Fioretti, 1 rig.)
19 Savona-Maceratese 4-2 (Buonaiuto, Kouko)
3 Maceratese-Lucchese 1-1 (Kouko)
20 Lucchese-Maceratese 1-2 (2 Colombi)
4 Rimini-Maceratese 1-0
21 (6/02/2016): Maceratese-Rimini
5 Maceratese-Pontedera 2-1 (Kouko, Fioretti)
22 (14/02/2016): Pontedera-Maceratese
6 Ancona-Maceratese 1-1 (Kouko)
23 (21/02/2016): Maceratese-Ancona
7 Maceratese-Teramo 3-2 (2 Buonaiuto, Fioretti)
24 (28/02/2016): Teramo-Maceratese
8 Robur Siena-Maceratese 0-1 (Orlando)
25 (6/03/2016): Maceratese-Robur Siena
9 Maceratese-Spal 1-0 (Fioretti)
26 (13/03/2016): Spal-Maceratese
10 Pistoiese-Maceratese 1-2 (Faisca, Buonaiuto)
27 (20/03/2016): Maceratese-Pistoiese
11 Prato-Maceratese 0-0
28 (24/03/2016): Maceratese-Prato
12 Maceratese-L’Aquila 1-1 (Fioretti)
29 (3/04/2016): L’Aquila-Maceratese
13 Tuttocuoio-Maceratese 2-1 (Foglia)
30 (10/04/2016) Maceratese-Tuttocuoio
14 Maceratese-Carrarese 4-1 (2 Fioretti, Carotti, Ganci)
31 (17/04/2016): Carrarese-Maceratese
15 Pisa-Maceratese 1-1 (Kouko)
32 (24/04/2016): Maceratese-Pisa
16 Maceratese-Arezzo 0-0
33 (1/05/2016): Arezzo-Maceratese
17 Santarcangelo-Maceratese 1-0
34 (8/05/2016): Maceratese-Santarcangelo
37
CLASSIFICA GENERALE - LEGA PRO
Girone B - 5.2.2016
Squadra
PT
SPAL
44
PISA (-1)
35
MACERATESE
34
ANCONA
33
CARRARESE
30
ROBUR SIENA
30
PONTEDERA
29
AREZZO
27
LUCCHESE
24
TUTTOCUOIO
24
TERAMO (-6)
23
PRATO
20
PISTOIESE
19
RIMINI
18
SANTARCANGELO (-6)17
L’AQUILA (-14)
14
LUPA ROMA
12
SAVONA (-14)
9
G
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
V
13
10
9
9
8
7
7
5
7
6
8
5
4
4
5
8
2
6
N
5
6
7
6
6
9
8
12
3
6
5
5
7
6
8
4
6
5
P
2
4
4
5
6
4
5
3
10
8
7
10
9
10
7
8
12
9
GF
32
27
25
21
30
22
28
24
25
15
25
16
13
14
18
23
14
16
GS
11
19
19
17
23
18
19
19
24
18
25
22
20
28
21
25
35
25
CUORE
BIANCOROSSO
Preventivi gratuiti
MACERATA
Registrazione Tribunale
di Macerata
n. 626 del 23.07.2015
Direttore responsabile
Nazzarena Luchetti
Redazione
Alessandro Savi,
Andrea Verdolini, Luca Muscolini,
Carlo Cambi, Lorenzo Ottaviani,
Giancarlo Nascimbeni,
Realizzazione grafica e
impaginazione
Stefano Ruffini,
Nazzarena Luchetti
Foto
Fabiola Monachesi
Massimo Zanconi
Per suggerimenti e opinioni
[email protected]
Stampa
Biemmegraf - Macerata
© Copyright
Tutti i diritti riservati
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