Tiberio Timperi, padre alla riscossa Una (possibile)
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Tiberio Timperi, padre alla riscossa Una (possibile)
imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Febbraio 2011 366 L’INTERVISTA Tiberio Timperi, padre alla riscossa di Claudio Pollastri A SCUOLA Una (possibile) valutazione formativa di Sergio Fenizia RISPONDE LA PSICOLOGA Dalla parte della coppia di Mariolina Ceriotti Migliarese LIBRI DI SCUOLA Latino che passione! di Francesco Pistoia JUKEBOX Playlist 2010: la musica di casa nostra di Paolo Ronchetti NON SOLO VIDEOGIOCHI Arte, dove la tradizione incontra la modernità Fogli - Via A. Stradivari, 7 - 20131 Milano Supplemento a Studi Cattolici n. 600 Febbraio 2011 Poste Italiane Spa - Spedizione in a. p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Perugia di Giuseppe Romano Pagina 1 ITINERARI MENSILI DI COSTUME ogli imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 2 ogli Febbraio 2011 366 in collaborazione con Andrea Beolchi EDITORIALE Claudio Pollastri 3 L’INTERVISTA Tiberio Timperi, padre alla riscossa Sergio Fenizia 4 A SCUOLA Una (possibile) valutazione formativa Mariolina Ceriotti Migliarese 8 RISPONDE LA PSICOLOGA Dalla parte della coppia Francesco Pistoia 10 LIBRI DI SCUOLA Latino che passione! Giovanna Armani 12 CASALINGHITÀ Ancora sulla pubblicità nei media Penelope 14 UOMINI L’uomo più anziano Aldo Maria Valli – Serena Cammelli 16 LEGGERE È BELLO Sette libri, non solo per svago Paolo Ronchetti 18 JUKEBOX Playlist 2010: la musica di casa nostra 22 Luisa Cotta Ramosino PICCOLO & GRANDE SCHERMO Il responsabile delle risorse umane Giuseppe Romano 24 NON SOLO VIDEOGIOCHI Arte, dove la tradizione incontra la modernità 26 FAES CHANNEL 28 DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Beolchi SEGRETARIO DI REDAZIONE: Fabio Ferrarini REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Edizioni Ares - Via Stradivari, 7 - 20131 Milano Tel. 02 29.52.61.56 - fax 29.52.01.63 - e-mail: [email protected] - sito internet http://www.ares.mi.it STAMPA: Tipografia Gamma S.R.L. - Città di Castello (Pg) PROGETTO GRAFICO: Alkimia Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano il 10 maggio 1986 con numero 244 © Edizioni Ares imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 3 E D I T O R I A L E Febbraio 2011 366 L’INTERVISTA Tiberio Timperi, padre alla riscossa di Claudio Pollastri A SCUOLA Una (possibile) valutazione formativa di Sergio Fenizia RISPONDE LA PSICOLOGA Dalla parte della coppia di Mariolina Ceriotti Migliarese LIBRI DI SCUOLA Latino che passione! di Francesco Pistoia JUKEBOX Playlist 2010: la musica di casa nostra di Paolo Ronchetti NON SOLO VIDEOGIOCHI Arte, dove la tradizione incontra la modernità di Andrea Beolchi Fogli - Via A. Stradivari, 7 - 20131 Milano Supplemento a Studi Cattolici n. 600 Febbraio 2011 Poste Italiane Spa - Spedizione in a. p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Perugia di Giuseppe Romano ITINERARI MENSILI DI COSTUME ogli Ultimo, in ordine di cronaca, l’incubo ancora vivo della scomparsa di Alessia e Livia, le gemelline svizzere di sei anni il cui papà si è tolto la vita a Cerignola, non tollerando la separazione dalla moglie e dalle bambine. Speriamo che non finisca in tragedia assoluta, e che le bimbe abbiano almeno salva la vita, ma ancora una volta torna violentemente alla ribalta il dramma della separazione coniugale che trascina con sé tanti altri drammi, alcuni dei quali ancor più insensati in quanto, questi almeno, potrebbero essere evitati se l’applicazione della legge sulla separazione dei coniugi non avvenisse, il più delle volte, a senso unico a favore non dei figli, che insieme ai genitori «falliti» sono le vittime più esposte del fallimento matrimoniale, ma della donna. Tiberio Timperi, celebre conduttore televisivo, questo dramma l’ha vissuto sulla propria pelle (e sulla pelle del figlio Daniele) e così ha deciso di mettere a disposizione la sua popolarità per aiutare chi non ha la possibilità di farsi sentire e ascoltare. «Voglio dare una mano», dice a colloquio con Claudio Pollastri, «a quelli che si trovano in mezzo a una strada a causa di un sistema che in caso di separazione privilegia le donne». Non possiamo sottoscrivere tutte le sue ragioni, ma non possiamo nemmeno escludere dal nostro orizzonte la problematica situazione di tante persone che ne sono drammaticamente coinvolte (e che poi magari sono nostro nipote, un collega o il vicino di casa). Basta un’occhiata al sito ufficiale dell’associazione «padri separati», che tutela «i diritti dell’uomo e dei minori», per rendersi conto dell’entità del fenomeno: «Su 650 posti letto nelle nostre strutture», vi racconta padre Clemente Meriggi, presidente della fondazione Fratelli di San Francesco che a Milano gestisce alcune strutture per il ricovero dei senzatetto, «80 sono occupati da padri italiani separati». Ci sono 4 milioni di papà separati in Italia; 800 mila vivono sotto la soglia della povertà. Si calcola che a Roma siano 5 mila. 1.200 quelli che a Milano vivono in stato di indigenza. I divorzi aumentano ogni anno in maniera esponenziale, e nella maggior parte dei casi a farne le spese sono proprio i papà. «Un capofamiglia che guadagna fino a 1.500 euro al mese», prosegue il rapporto, «stretto tra le spese di mantenimento dei figli e quelle legali, si ritrova spesso a dover vivere con meno di 400 euro. Quando, dunque, non può contare sui genitori che lo riprendono in casa, finisce per fare la fila davanti alle comunità di religiosi per un pasto caldo o un luogo dove dormire. Il 25% degli ospiti delle mense dei poveri sono separati e divorziati. Molti di questi dormono in auto e i più fortunati (circa 500 mila) sono tornati a essere ospiti delle loro famiglie d’origine. È un fenomeno che riguarda per lo più operai, impiegati e insegnanti. Le separazioni e i divorzi, dati gli obblighi economici e le spese che determinano, trasformano questi lavoratori in veri e propri clochard». E i figli? Difficile, spesso, poterli anche solo vedere. 3 imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 4 L’INTERVISTA TIBERIO TIMPERI, PADRE ALLA RISCOSSA di Claudio Pollastri Tiberio Timperi Tiberio Timperi, conduttore televisivo, giornalista e attore, è nato a Roma nel 1964. Inizia la sua carriera in radio ma presto approda alla TV. In Mediaset lavora al Tg4 e a Studio Aperto, per poi abbandonare la carriera giornalistica e dedicarsi al mondo dello spettacolo. Nel 2008 ha scritto, assieme all'avvocatessa Maria Pia Sabatini, il libro denuncia Amarsi sempre! Sposarsi? sul tema delle separazioni matrimoniali. Divorziato da Orsola Gazzaniga, con la quale ha avuto Daniele, dal 2006 Timperi si batte per i diritti dei papà separati. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 5 5 Ha il tono pacato ma deciso Tiberio Timperi, giornalista «in prestito» al mondo dello spettacolo, mentre parla della sua situazione di separato. La voce si vela di pianto e le parole escono a fatica quando parla del figlio Daniele di cinque anni, avuto dalla ex moglie Orsola Gazzaniga, che vede con «qualche difficoltà». Si sente un padre di serie B? Eh sì. Se perdi certi momenti importanti della vita con tuo figlio, sei un genitore di serie B. In particolare? Non potere tutte le sere rimboccargli le coperte, stargli accanto, parlargli, tifare magari per la stessa squadra. Beh, dipende per che squadra. Mi manca la quotidianità di stargli accanto. Accompagnarlo al campetto di calcio. Curarlo quando sta male. Tutto questo mi manca. Manca anche a suo figlio? Lui mi dice che sono il suo miglior amico. E questo mi fa venire le lacrime agli occhi. Non gli faccio mancare niente, però capisce che qualcosa non va. E penso che ne soffra. E lei? Sono cresciuto in una famiglia normale, solida, di sani e semplici princìpi: oratorio la domenica, rispetto per tutti e onestà. Le sono serviti? Devo ammettere che se non avessi avuto una formazione così solida, non so come avrei sopportato quello che mi sta accadendo. I miei genitori mi sono sempre stati vicino. Anche adesso? Racconto poco a mio padre. Ha 87 anni e non sta tanto bene. Vede poco suo nipote, e questo mi fa soffrire. Ma tutto sommato, riesco a mascherare bene la situazione. Mia madre se n’è andata tanti anni fa e mi manca ancora adesso. Chi le è stato vicino? Michele Guardì. L’ho sempre considerato un secondo padre. E infatti mi è stato vicino in silenzio, solo con sguardi pieni di solidarietà. E gli altri colleghi? Non frequento l’ambiente dello spettacolo. Non sono mai sui giornali di gossip, non ho una vita che fa notizia. E quindi ciascuno resta nel proprio guscio. Ma non è un’accusa. Per nessuno. Lei è credente? Continuo a essere credente, anche se non sono praticante. Soprattutto, sono rimasto fedele ai valori fondamentali ereditati dai miei. E li ha trasmessi a suo figlio. Certo: soprattutto onestà e rispetto verso il prossimo. Non fare agli altri... eccetera eccetera? Esattamente. Voglio che abbia la stessa corazza interiore che mi hanno costruito i miei e che adesso mi permette di andare avanti e affrontare tutto quello che mi sta accadendo. Gli insegnerà anche a pregare? Gli insegnerò esattamente quello che ho imparato da mio padre e da mia madre. Che cosa si aspetta dalla Chiesa? Dalla Chiesa mi aspetto un sostegno morale. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 6 L’INTERVISTA T I B E R I O T I M P E R I , PA D R E A Quante volte vede suo figlio? Mi spettano – secondo il tribunale – tredici giorni e dieci notti al mese. Ma in pratica, non è così. E com’è? È dovuto intervenire il Tribunale per ripristinare la legge. Situazione imbarazzante. Ho le spalle grosse e una forza interiore granitica. Non mi fermerò. Anzi. Crede ancora nel matrimonio? Certo. E credevo nel matrimonio quando mi sono sposato. Quando ho detto sì pensavo fosse per sempre. Davvero. Si è sposato in chiesa? No, in comune. La mia ex moglie aveva appena ottenuto l’annullamento dalla Sacra Rota del matrimonio precedente. E adesso divorzia da me. Come vive il divorzio? Come un fallimento. Per questo vorrei che venisse concesso in fretta. Così si risolverebbero subito i problemi con i figli, senza ostacoli. La legge sull’ffido condiviso è un ostacolo? È una legge di alto profilo, ma applicata in maniera ipocrita. E alla fine discrimina i papà. Il colpevole? Un femminismo anacronistico dove i padri possono – e forse devono – cambiare i pannolini, ma non possono quasi mai avere l’affido del figli. Così, è sceso in campo. Al grido di «diritto ai figli», voglio mettere a disposizione la mia popolarità per aiutare chi non ha la possibilità di farsi sentire, ascoltare. Voglio dare una mano a quelli che si trovano in mezzo a una strada a causa di un sistema che in caso di separazione privilegia le donne. Lei invece? Sono titolare di un provvedimento di affido condiviso. Che però non condivide. Un provvedimento ben fatto e illuminato, ma... Ma? Non è stato interpretato a favore di mio figlio. Ma sono problemi molto diffusi. Per esempio? Le madri possono facilmente ostacolare il rapporto con il padre. Basta un certificato medico o non rispondere al telefono. Lo fanno anche i padri. In Italia, nel 95% dei casi il figlio viene collocato con la madre. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 7 7 ALLA RISCOSSA Una giustizia ingiusta. La legge funziona solo se c’è buon senso da parte di tutti e due. Ma in caso di separazione giudiziale non è applicabile. Una legge sfacciatamente dalla parte delle mamma. Le mamme sanno che il 99,9% delle volte il figlio verrà collocato presso di loro. E molto spesso lo usano come una forma di vendetta. Un rimedio? Basterebbe fare come all’estero: l’arresto per il genitore che ostacola l’applicazione della legge. Invece in Italia? Al massimo una multa di 103 euro. Ma qui la mamma è sempre la mamma, anche per la legge. Appunto. La donna in Italia è super tutelata. La storia dice il contrario. Le donne in Italia hanno subìto violenze, soprusi, angherie. Ma non ci possiamo sdebitare solo al momento del divorzio. Perché così arrivano i problemi legali e psicologici. Per le donne, anche quelli economici. Le madri hanno l’affidamento del figlio nove volte su dieci. E con il bambino ottengono anche la casa. E il padre? Dopo avere lavorato una vita si trova all’improvviso senza un figlio, senza una casa. Madri parassite. Non sono tutte così, ovviamente. Ma è una parte della realtà che nessuno vuol vedere. Bambini come arma di ricatto? I figli sono un’arma di ricatto solo per chi sa di averli già in mano: in Italia è la madre. Spietato col «sesso debole». Ma quale sesso debole! I giudici devono cominciare a stabilire realmente chi è aggredito e chi aggredisce. Addirittura? Devono essere fatte delle perizie psichiatriche serie. E poi si deve decidere senza pregiudizi. Cioè? Affidare i bambini anche ai padri. Invece adesso? Gli ex mariti servono solo per pagare. Papà-bancomat? Tutto questo deve cambiare. Ci metto la faccia e il cuore. Ma la situazione dev’essere modificata. Per i figli. E per la famiglia. «Mattina e Mezzogiorno in famiglia», ma solo in Tv. Credo nella famiglia. E nel ruolo di padre. Per questo continuerò a battermi. Contro le ex? Contro una legge nobile interpretata con ipocrisia. C. P. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 8 A SCUOLA di Sergio Fenizia UNA (POSSIBILE) VALUTAZIONE F Le cicliche occupazioni di scuole da parte di adolescenti a volte inconsapevoli dell’illegalità oltre che dell’ingiustizia di certe prassi, erodono la coscienza democratica dei protagonisti e ne alimentano un’irresponsabilità che non mancherà di ritorcersi anche contro coloro che le tollerano, le sfruttano o ne gonfiano mediaticamente le dimensioni. L’entusiasmo dei giovani ha un che di affascinante. La foga con cui si buttano nelle imprese che li appassionano è, invece, preoccupante quando questa limita il loro orizzonte a ciò che semplicemente li eccita. Essere e sentirsi protagonisti, lo desideriamo tutti. Ma lanciarsi all’azione senza un’adeguata riflessione, comporta il rischio di illudersi di realizzare una cosa grande (occupare una scuola, bloccare un treno di pendolari che si erano alzati alle 5 del mattino ecc.) e ritrovarsi ad aver fatto una cosa cretina. Certo, accanto (o dietro) a chi l’azione irresponsabile l’ha compiuta, c’è chi l’ha pianificata, magari per fornire un supporto facile (e gratuito) a una manovra politica il cui nocciolo si gioca forse in un Parlamento. Ormai si sa che nel periodo prenatalizio di ogni anno chiunque può contare su una certa massa inerte di adolescenti, curiosi di fronte al nuovo (nuovo per loro), ansiosi di vivere la loro prima esperienza di «manifestazione», di «occupazione» ecc. Chi di noi non ha provato sensazioni simili o almeno analoghe, tra i manifestanti o gli anti-manifestanti! In un mondo scolastico che si orienta, però, sempre più verso panorami di maggiore efficacia ed efficienza del servizio pubblico offerto dai vari istituti, siano essi gestiti da enti pubblici o privati, non sembra fuori luogo proporre una possibile valutazione delle scuole anche alla luce di fenomeni come questi. Giovani che vandalizzano il proprio istituto, o che impediscono ai coetanei (a volte anche meno abbienti) di esercitare il proprio diritto allo studio, o che negano ai propri docenti il diritto alla libertà d’insegnamento ecc., questi giovani costituiscono, per quanto ridotto sia il loro numero, un oggettivo esempio di insuccesso (o per lo meno di parziale successo) educativo. I docenti delle scuole interessate da tali fenomeni, la cui sistematicità e consistenza ideologica ormai rasenta il ridicolo, potrebbero avviare una seria riflessione su alcuni esiti evidenti della propria azione educativa. Ogni docente si chiede spesso che senso abbia il proprio lavoro. Ma solo alcuni si chiedono anche che senso esso abbia per i propri alunni. Intendiamo dire che ogni studente dovrebbe essere consapevole che le competenze che la scuola lo aiuta ad acquisire non esauriscono l’aiuto che hanno diritto a ricevere per la propria crescita. Infatti non sono fini a sé stesse, ma pun- imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 9 9 E FORMATIVA tano a rendere migliore la sua persona e la sua vita, ad accrescere il contributo che lui può dare al bene e alla felicità di chi lo circonda e, in ultima analisi, al bene di tutta la società, a cominciare da quella piccola prima cellula della società che è la (sua) famiglia. Non tutti gli insegnanti, però, vedono (e vivono) la propria professione allo stesso modo. Inoltre, oggi i punti fermi sono meno numerosi e meno fermi anche per chi lavora nella scuola. È, quindi, opportuno che ci sia maggiore chiarezza sul reale progetto che famiglie e docenti si impegnano a condividere in ogni singolo istituto. Chiarezza alla quale dovrebbe corrispondere una effettiva libertà dei gestori di scegliere gli insegnanti e dei genitori di scegliere la scuola. Alcuni docenti, infatti, si sentono impegnati a favorire la formazione delle competenze degli allievi, in una prospettiva settorializzata nella quale trova spazio una «educazione» che si riduce ai «valori» minimi che in quel dato contesto sono socialmente condivisi da tutti, senza la «pretesa» di garantire il collegamento di ciò che si insegna con una verità ontologica. Altri colleghi, invece, intendono il proprio lavoro in un senso più forte. Non si accontentano di insegnare le competenze, per esempio, per progettare e realizzare un’impresa difficile disinteressandosi della bontà o meno del fine per il quale tali competenze verranno impiegate (un perfetto attentato terroristico... o un perfetto ospedale...). Tali insegnanti, in genere, sanno (e tremano di fronte a questa consapevolezza) che il soggetto-protagonista della loro azione di istruzione-educazione è un essere umano libero, dotato di risorse preziose, non ancora autonomo, «aperto» sempre al bene e al male. In questa prospettiva sono coscienti che la formazione operativa, disciplinare, che promuovono nei propri alunni è solo una componente molto importante del proprio lavoro, ma non costituisce il centro del processo educativo al quale sono chiamati a dare il proprio contributo. Riguardo alle proteste studentesche, pur da prospettive differenti, ciascun insegnante potrebbe riflettere sul significato del comportamento dei propri alunni nelle vicende in questione. Chiedersi se sono stati dei pecoroni che hanno seguito la moda, o se invece sono stati tra i promotori dei disordini e l’hanno fatto in modo irresponsabile o inconsapevoli di essere strumentalizzati. O se invece sono stati tra coloro che strumentalizzavano gli altri, e così via. Tali o analoghe domande potranno offrire interessanti spunti educativi alla luce di una valutazione in senso formativo che può ben avere per oggetto anche comportamenti non strettamente «scolastici». E se il confronto si estenderà dai colleghi anche agli stessi ragazzi, non mancherà di essere molto fruttuoso. S. F. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 10 RISPONDE LA PSICOLOGA DALLA PARTE DELLA C di Mariolina Ceriotti Migliarese Cara dottoressa, io e Marco siamo sposati da due anni. Siamo una coppia ben affiatata: ci conosciamo dall’università, abbiamo molti interessi in comune, un buon lavoro, una casa nostra. Tutto tra noi va bene. Eppure c’è una cosa che ci fa litigare piuttosto spesso: i nostri genitori. Non so bene come questo succeda, e perché: sia i genitori di Marco che i miei sono persone «normali» e piene di buone intenzioni; tutti hanno approvato il nostro matrimonio e tutti si prodigano per darci una mano. Forse anche troppo... La mamma di Marco, pensando di aiutarmi, cucina spesso anche per noi: dice che così non devo preoccuparmi quando torno tardi dal lavoro. Io però mi sento irritata, vorrei cucinare quello che mi pare, a modo mio, o magari non cucinare affatto e andare in pizzeria. Mio padre invece, sempre per aiutarci, arriva a casa nostra nei fine settimana per «fare i lavoretti». Ci hanno aiutato a comprare la casa, dice, e ora vuole aiutarci a metterla a posto come si deve. Io all’inizio gli ero grata di queste attenzioni, anche perché Marco non ha una grande passione per questo genere di attività. Ma ora inizio a pensare che Marco abbia ragione a considerarla un’invadenza… Siamo figli irriconoscenti, o qualcosa non va? (Alice e Marco ’78). Per chi come me ha l’occasione di ascoltare le confidenze di molte coppie, non è raro sentire che il rapporto con le famiglie di origine costituisce un elemento di conflitto. Non si tratta sempre e necessariamente della classica difficoltà tra suocera e nuora; nel caso di Alice e Marco per esempio la situazione appare diversa: ci sono genitori e suoceri che, felici dell’unione dei rispettivi figli, si danno un gran da fare per aiutarli con l’intenzione sincera di rendere più semplice la loro vita, oggi spesso molto complicata. Ci sono molte buone ragioni per giustificare questo comportamento: i figli lavorano entrambi fino a tardi; Alice ha sempre studiato e non ha imparato a cucinare, cucire, stirare; Marco è un ingegnere, ma con i lavoretti di casa non ha l’esperienza pratica né l’abilità e la passione del suocero… Ecco allora che le famiglie si attivano facendo le cose al posto loro, proprio come quando i ragazzi vivevano in casa e il loro unico compito era quello di studiare e portare a casa buoni risultati. Ma è proprio questo l’aiuto di cui la nuova famiglia ha bisogno? Formare una famiglia nuova e metterla in condizione di durare nel tempo non è un’impresa da poco: si tratta di dar vita a qualcosa di completamente inedito a partire da due identità separate, che si sono formate nel corso del tempo all’interno di ceppi familiari diversi, caratterizzati da abitudini, modi di fare, di sentire e di pensare differenti tra loro. Tutta la prima fase della vita insieme ci mette di fronte alla sfida di conoscere l’altro in questa complessa trama di piccole cose, e di confrontarci con lui perché poco alla volta da un io e da un tu così diversi nel concepire ogni piccolo atto della quotidianità possa nascere un noi comune, nostro, unico, che fonde in maniera personale e inedita elementi che provengono dal mondo di entrambi. Perché questo possa avvenire con successo non è però ininfluente l’atteggiamento delle famiglie di origine. Dal momento del matrimonio il compito dei genitori cambia: non è più infatti quello di stare dalla parte del proprio figlio o figlia, ma diventa quello di imparare a schierarsi sempre, anche e soprattutto nei momenti difficili, dalla parte della imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 11 11 COPPIA loro relazione, e quindi di quella creatura fragile e delicata che è ogni famiglia nuova. Fragile oggi più che mai, perché il tessuto sociale non la valorizza, non la sostiene e non la aiuta a sviluppare pensieri utili a prevenire e quando necessario a superare le inevitabili difficoltà. La capacità di cogliere da un lato il valore davvero sacro di ogni nuova famiglia e dall’altro la sua potenziale fragilità dovranno farci da guida nel nostro tentativo di essere d’aiuto; questo comporta in primo luogo renderci conto davvero che i nostri ragazzi hanno tutto il diritto di trovare un modo tutto «loro» di gestire la vita in comune: poco importa allora se Alice non sa cucinare o se Marco non sa fare piccoli lavoretti… Forse messi finalmente nella necessità di cavarsela come coppia inizieranno a sviluppare nuove abilità: Alice potrebbe finalmente divertirsi a fare esperimenti in cucina, per far contento Marco senza doversi confrontare con i risultati almeno inizialmente più brillanti di madre e suocera; altrettanto potrebbe succedere a Marco con il bricolage domestico, visto che in fondo è pur sempre un ingegnere… Oppure questi ragazzi troveranno modi diversi di affrontare la questione, modi che a noi potranno apparire poco adeguati, dispendiosi, inefficienti, «sbagliati», ma che sarà doveroso rispettare senza alcun pensiero e commento negativo. Quello che conta davvero è che siano capaci di trovare tra loro un accordo che funziona per entrambi, fino a nuova verifica: l’uomo e la donna oggi hanno infatti un ampio margine di contrattazione per quanto riguarda la distribuzione dei compiti e dei ruoli nella vita domestica, ma si tratta di materia francamente opinabile, dove ciò che conta è che la soluzione non lasci scontento l’uno o l’altro dei due. È poi importante che nelle famiglie di origine mamma e papà si aiutino a vicenda a valorizzare i punti di forza del marito (moglie) della propria figlia (figlio), così come si fa con i propri figli, facendone in questo modo a tutti gli effetti un nuovo membro della famiglia. Una volta accettato davvero, e non solo formalmente, il loro diritto di essere diversi da noi anche nel modo di gestire le questioni quotidiane, possiamo poi per quanto possibile metterci un po’ a disposizione: non una disponibilità incondizionata e in fondo deresponsabilizzante, ma una disponibilità realistica, che tenga conto del fatto che anche noi abbiamo la nostra vita fatta della nostra coppia, di eventuali altri figli, di un lavoro, di interessi personali che è legittimo e doveroso coltivare. Una disponibilità però concreta e precisa, su cui si sperimenta di poter contare davvero. A questo punto saranno loro stessi a chiederci con libertà e semplicità quello di cui hanno bisogno e noi faremo del nostro meglio, sicuri almeno di non essere, tra i molti possibili, uno degli elementi di conflitto all’interno della coppia. M. C. M. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 12 LIBRI DI SCUOLA di Francesco Pistoia L AT I N O C H E P A S S I O N E ! Latino Semplice! È possibile rendere semplice l’insegnamento e l’apprendimento del latino? Il problema è ben presente ai cultori e ai docenti delle lingue classiche: si pensi ai tanti esperimenti di latino lingua viva, effettuati con testi, CD, dvd, con giornalini e fumetti, con notiziari radiofonici, con dizionari semplici. Esperimenti che si estendono anche al greco (Christophe Rico, Polis: parlare il greco antico come una lingua viva, con CD audio, Edizioni San Paolo 2010). Docenti, cultori, esperti di didattica mossi dal desiderio di contribuire alla diffusione della lingua e della cultura latina: non mancano. Antonio Pepe e Rosa Luzzi credono in un latino semplice; Irene Scaravelli lavora a testi semplici e rigorosi. Autori che si propongono di offrire ai ragazzi che si avviano allo studio del latino uno strumento agile e – perché no? – piacevole; sono convinti che, se si riesce a impostare una nuova didassi della lingua di Roma, possono cadere tanti pregiudizi e venir meno tante difficoltà. Non possono non avere il plauso di chi crede in una scuola seria. Irene Scaravelli con Video Vides e Antonio Pepe e Rosa Luzzi con Latino Semplice* presentano le «prime esperienze di latino» e un «percorso graduale di conoscenza della lingua latina»: guardano agli alunni della scuola secondaria di primo grado con interesse, sensibilità pedagogica, passione per la scuola. Va detto subito che tali testi andrebbero benissimo anche per le classi iniziali dei licei. Pepe-Luzzi comincia con una pagina dal titolo intrigante, «Il latino intorno a noi», centrata sulla poesia Saluto a Venezia (1763) del giovane Mattia Butturini, che è scritta in latino e si legge in italiano! «Un esempio chiaro della discendenza diretta dell’italiano dal latino». Un richiamo al dizionario del Devoto conduce l’allievo a esplorare il bosco delle parole e coglierne la provenienza. La mancata educazione al vocabolario, di cui ci si rende responsabili in tanti ambienti scolastici, priva i ragazzi di una risorsa straordinariamente utile alla conquista del sapere. E Pepe-Luzzi stimola ricerca e curiosità. Mette conto riportare il brano di pagina 7: «C’era una volta un professore che se ne stava a un symposium all’estero, e uno dei factotum della Rai un giorno gli telefona per dirgli che gli sembrava la persona ad hoc, anzi, tanto per invoglialo, il non plus ultra, aggiunge, per una trasmissione in diretta sulla lingua italiana, che sarebbe stata per uno come lui una sinecura eccetera. “Noi”, diceva, e voleva dire la Rai, con plurale maiestatis, “ti chiediamo di decidere così, seduta stante. La fretta è tanta”. C’era già il placet della Direzione generale, occorreva, pro forma, l’adesione di massima del professore. Un bel rebus per lui, tra l’altro innervosito quel giorno da un herpes in fieri, decidere hic et nunc. Transeat, per qualche sera, ma un impegno in toto di mesi! Un bel busillis. Gli promettevano mirabilia sul piano della notorietà. Il che interessava poco al professore, un tipo riservato, che non andava in visibilia per la popolarità. Perciò se ne stava sul quamquam. Perché seguire, perinde ac cadaver, il richiamo dei mass media?». Il racconto di G. L. Beccaria (da Italiano Antico e Nuovo), letterato noto e apprezzato, prosegue con ritmo irresistibile! Latino Semplice, fatto di pagine vive, di stile attraente, di metodo, cura con attenzione il rapporto italiano-latino, con riferimenti al latino che è nell’italiano, e con una ricca e sensata guida al vocabolario. Video Vides conduce un discorso lineare sulla lingua latina sulla genesi e sullo sviluppo dell’italiano in termini di attualità, in piena consonanza col modo di sentire dei ragazzi e con le esigenze della didattica. Il latino visto come lingua robusta e carica di senso logico, il imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 13 13 latino come educazione alla logica, il latino in rapporto non solo all’italiano ma anche a tante lingue moderne. Gli esercizi obbediscono a un criterio puntuale che porta l’alunno all’interno di un mondo affascinante sviluppando in lui il desiderio di andare avanti e approfondirne momenti essenziali. Latino Semplice fa riferimento al Primo Dizionario (latino-italiano/italianolatino) di Cosimo Pierri della stessa Editrice Mandese; Video Vides aggiunge al testo un dizionarietto comprensivo di tutti i termini utilizzati negli esercizi: nel pieno rispetto della tradizione didattica classica (ma si può fare ricorso con profitto a Il primo latino, di Valentina Mabilia e Paolo Mastandrea, con CD-ROM, edito dalla Zanichelli). L’uno e l’altro libro contengono pagine di civiltà: Latino Semplice si conclude con Percorsi di civiltà, che potrebbe essere considerato anche a parte, nella sua autonomia, come schizzo di storia di Roma e della sua cultura; in Video Vides ciascuno dei sette capitoli tematici contiene una verifica finale su temi di grammatica e di civiltà con schede illustrate. Tra i temi di civiltà: cucina, scuola, teatro, giochi, lavoro e mestieri, abbigliamento, comunicazioni, società, religione… Non scholae sed vitae discimus. Bene. La parte riservata agli esercizi va considerata con attenzione particolare: ogni frase, ogni proposizione lascia tracce talvolta indelebili nei ragazzi. E sul piano educativo altro è Vita agricolarum beata est o Puella cum diligentia mensam parat, altro è Hostes in sinistrum cornu exercitus impetum fecerunt o Gladiorum acer sonitus cives terrebat. Nelle opere in parola il ricorso a temi e momenti di vita militare (alle storie di guerre, ai racconti di imprese e avventure sostanziate di forza e di violenza) è moderato, direi sobrio. Gli autori tengono presente la psicologia degli scolari e agli scolari si rivolgono con testi significativi che fanno riferi- mento alla natura, al paesaggio, al lavoro, agli affetti, all’amor di patria, alla virtù, al bene, alla scuola, alla bellezza, alla poesia. Illustrazioni, «finestre», grafici, sunti, box (Ricorda!, Attenzione!, Osserva)... tengono desta l’attenzione dell’alunno e lo invitano a riflettere, a cogliere il senso delle cose, a trasformare la fatica dello studio nella gioia della conquista. F. P. * ANTONIO PEPE - ROSA LUZZI Latino Semplice, Mandese, Taranto 2010, pp. 360, € 16,50; IRENE SCARAVELLI Video Vides, Zanichelli, Bologna 2005, pp. 256, € 17,00. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 14 C A S A L I N G H I T A ’ ANCORA SULLA PUBBLICITÀ Se un’azienda vuole trarre guadagno da un prodotto nuovo, deve investire molto per «lanciarlo», sfruttando i più raffinati mezzi di persuasione delle moderne tecniche di marketing. Tuttavia, non sempre ciò che è pubblicizzato è conveniente e utile per i consumatori, spesso influenzabili con immagini volte a suscitare fantasie o bisogni superflui. Molti ricorderanno quando Renzo Arbore presentò in un suo spettacolo televisivo un certo Cacao Meravigliao, con un motivetto cantato da ballerine brasiliane in costumi succinti: il giorno dopo quel prodotto, in realtà inesistente, fu richiesto nei negozi da centinaia di persone ansiose di provarlo. Per evitare di lasciarsi incantare dalle sirene della Tv e dei media, conviene quindi usare prudenza: da parte mia, come già promesso, continuerò a effettuare prove riferendo su ciò che è apparso meritevole tra le novità proposte. Altre si sono rivelate negative, ma su queste purtroppo sarà necessario tacere, per ovvi motivi, sperando che il silenzio dell’informazione possa bastare a mettere in guardia contro le «bufale». di Giovanna Armani VISTO, APPROVATO, SEGNALATO * La longevità di un marchio presente sul mercato da molti anni rappresenta di solito un merito, specialmente se si è evoluto continuando ad adattarsi al mutare dei tempi. Mi sono piaciute le ultime proposte di Pompadour, azienda nata in Germania nel 1882, la prima a presentare il tè in bustina doppia, che a contatto con l’acqua bollente cede proprio tutti i princìpi contenuti. Giunta in Italia nel 1964, ha continuato a proporre infusi e tisane in bustine, finché nell’anno appena trascorso ha aggiunto una nuova linea di tè, alcuni piacevolmente aromatizzati, che si affiancano a 22 infusi, gradevoli bevande naturali per concedersi brevi pause di relax corroborante, e a 6 tisane che uniscono alla piacevolezza del sapore l’efficacia delle erbe contenute, ciascuna con caratteristiche benefiche, in totale assenza di teina per renderle adatte a tutti. Per alleviare con l’aiuto della natura piccoli disturbi, c’è quella depurativa, la digestiva, la diuretica, la rilassante che concilia il sonno, la snellente per calmare l’appetito. Di particolare interesse l’ultima nata, che controlla la regolarità con la presenza di finocchio, liquirizia, rabarbaro, prugna e malva, ingredienti noti per essere amici della buona digestione. Per conoscere tutta l’ampia gamma dei prodotti Pompadour, reperibili nella grande distribuzione e nei negozi di generi alimentari, cliccare www.pompadour.it. * Ha incontrato interesse la notizia apparsa su Fogli di novembre, in cui avevo segnalato la bilancia «parlante» di Termozeta, preziosa per chi ha problemi di vista e di forme molto... arrotondate, che impediscono la visuale del peso. Della stessa azienda propongo oggi una bilancia «verde» che piacerà a chi è interessato al risparmio energetico e all’eliminazione delle fonti d’inquinamento rappresentate dalla batterie esauste presenti nelle bilance normali, mentre questa ne è priva. Elegante nel disegno essenziale e fornita di tecnologia avanzata, Lux di Termozeta è alimentata imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 15 15 À NEI MEDIA da 2 celle fotovoltaiche, ed è dotata di 4 sensori Strain Gauge che assicurano un’alta precisione nel rilevamento del peso corporeo, arrivando a sopportare fino a 180 kg. Dopo avere esposto le celle a una fonte luminosa per circa 10 minuti, queste iniziano a trasformare in energia la luce del sole o di una normale lampada, consentendo alla bilancia di entrare in funzione: il peso è rilevato appena si sale sulla pedana, con spegnimento automatico dopo che si è scesi. La ricarica è illimitata e l’autonomia totale, come se si realizzasse il sogno di chi si occupa della casa: che gli oggetti siano davvero al nostro servizio, senza richiedere interventi. * Una novità rivoluzionaria per l’Italia, mentre all’estero è nota da lungo tempo, è la cottura a induzione, ottenuta con uno speciale piano contenente una bobina che genera un campo magnetico, in grado di sollecitare le molecole di metallo del recipiente sovrastante, producendo energia in grado di cuocere i cibi senza calore. I vantaggi sono numerosi: cottura più veloce, senza dispersione di energia come accade con gli altri tipi, e quindi risparmio energetico; inoltre la piastra è fredda, perciò si evitano i rischi di scottature, senza contare la sicurezza rappresentata dall’assenza di gas. Nessuno, inoltre, dimentiche- rà di spegnere i fornelli, perché il funzionamento s’interrompe da sé, appena si toglie il recipiente dalla piastra o se un liquido trabocca. C’è anche, però, il rovescio della medaglia: il costo degli apparecchi è almeno per ora piuttosto alto, non si possono usare recipienti di rame, alluminio, ceramica o vetro, che non lascerebbero passare l’energia, mentre servono solo quelli con fondo di ferro o acciaio. Inoltre, poiché la cottura a induzione richiede una potenza elettrica superiore, non sono sufficienti i 3 KW normalmente usati dalle famiglie italiane, ma occorre chiedere il passaggio a 4,5 o a 6 KW, il che comporta un costo maggiore per le quote fisse e il prezzo unitario. Confrontati i pro e i contro, ritengo tuttavia che la sicurezza e la rapidità offerta dalla cottura a induzione la farà crescere anche in Italia, com’è avvenuto con quella a microonde, sulla quale si nutriva all’inizio molta diffidenza. * In attesa che questo accada, propongo a chi deve scegliere una nuova batteria per cucina o intende sostituire la propria, una collezione di utensili per la cottura già pronti per il futuro. Si chiamano «Taormina» le nuove pentole presentate da Ballarini, che possono essere usate con ogni fonte di calore e anche nel forno, perché i manici in silicone e acciaio possono resistere alle più alte temperature. L’antiaderente Keravis Titanium di cui sono rivestite ha raggiunto il più alto standard di resistenza, perfino contro gli utensili di metallo, e poi sono perfette anche per la cottura a induzione a ridotto impatto ambientale. Meglio quindi prepararsi in tempo, non è vero? G. A. *** Gli oggetti presentati sono reperibili nei migliori negozi di casalinghi e articoli per regalo, e nella più ampia grande distribuzione. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 U O M I N I Pagina 16 L’UOMO PIU’ANZIANO di Penelope Nonostante possa sembrare un caso simile a quello trattato nella puntata precedente, ma con termini invertiti, si tratta in realtà di due situazioni diverse. Iniziamo esaminando la condizione psicologica di colei che ha un marito molto più anziano. È chiaro che la ventenne col quarantenne sta benissimo, perché generalmente non si tratta ancora di età in cui le differenze si notano; anzi, l’esperienza dell’uomo e il senso di protezione che può esercitare, l’indulgenza, la gratificazione che gli deriva dall’avere accanto una creatura splendente di giovinezza, creano un rapporto ideale. Le prime avvisaglie di qualche possibile incrinatura si avvertono in seguito, quando lei appena quarantenne si sentirà nel pieno della propria maturità, mentre lui comincerà a manifestare gli acciacchi dell’andropausa. E allora? ANALISI PSICOLOGICA DELLA SITUAZIONE Se la donna all’inizio del rapporto ha valutato a fondo, proiettandolo nel futuro, il problema rappresentato dalla differenza di età e l’ha superato accettandolo, è probabile che non si aspetti che lui mantenga a lungo la spensieratezza e l’allegria iniziali. In questo caso, lei è probabilmente un tipo riflessivo, che ha dato maggiore peso alla prospettiva sia pure lontana di un rapporto tranquillo, senza la pretesa che il marito conservi intatti nel tempo i comportamenti, la mentalità e le prerogative di quando lo ha conosciuto: solo una donna immatura, dal carattere vacuo e infantile potrebbe aspettarsi che lui non cambi mai. Se comunque la donna non fosse stata abbastanza saggia da prepararsi ai mutamenti che l’avanzare dell’età avrebbe comportato, non traumatici quando s’invecchia insieme movendo da età abbastanza simili, potrebbe trovarsi a disagio dopo un certo numero di anni. Sentendosi ancora giovane, comincerebbe forse a rilevare il peso di una differenza non avvertita inizialmente, e magari si sentirebbe delusa nel notare che il suo uomo è meno vitale, che comincia ad avere bisogno di comprensione e assistenza, quasi a chiedere la restituzione di quanto ha dato negli anni precedenti. Se l’amore era profondo all’inizio, ed è rimasto vivo, il sacrificio può essere sostenuto senza difficoltà, inducendo lei ad adeguarsi alle nuove abitudini; certo prova tenerezza per il marito, e sente come un debito di gratitudine il dovere di stargli accanto da amica, senza fargli pesare le differenze, senza evidenziarle, ma anzi imponendosi di non vederle, e facendo in modo che lui stesso non dia a queste un peso eccessivo. C’è anche, però, il caso contrario delle donne che hanno perduto l’iniziale dedizione, forse perché l’amore non era autentico, o perché si è manifestato in loro un fondo di egoismo che le spinge a evitare i doveri non preventivati, oppure si tratta di un residuo infantile d’immaturità che le porta a rifiutare il cambiamento naturale del marito, senza volersi rassegnare. C’è poi la possibilità abbastanza comune che l’uomo, divenuto anziano, soffra di gelosia nei confronti della moglie più giovane, per la sua vitalità ancora intatta, e diventi sospettoso quando vede che si occupa del proprio aspetto in modo secondo lui eccessivo. Rassicurarlo dicendogli «Lo faccio per te» potrebbe essere la risposta più naturale, però non abbastanza convincente. Sarebbe invece opportuno spiegargli che dedicare attenzione al mantenimento della propria forma esteriore è un diritto che influisce positivamente sull’umore e sulla vanità femminile che, se contenuta nei giusti limiti, rappresenta quasi un dovere per evitare di cadere nella trascuratezza e nella pigrizia, primo passo verso la vecchiaia nella sua forma peggiore. PROGETTI DI COMPORTAMENTO Dinanzi a una possibile gelosia maschile è indispensabile impegnarsi a tranquillizzare l’uomo, facendogli capire che l’amore verso di lui è sempre vivo e inalterato, e che la loro storia possiede tali pregi, che nessuno la potrebbe danneggiare; si ricordi che occorre dirglielo con chiarezza, perché non basta sperare che lo capisca da sé, mentre converrà ripeterglielo come un dolce leitmotiv in grado di confortarlo. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 17 17 È inutile e dannoso rimpiangere i tempi in cui lui era sempre disponibile a progetti divertenti, rilevando che il suo carattere sta peggiorando: occorre invece capire che è venuto il momento di cercare insieme altri motivi d’interesse, altre soddisfazioni in grado di piacere a lui, ma anche a lei, per quello spirito di adattamento che rappresenta una delle più preziose prerogative femminili. Ogni stagione della vita può offrire gioie che forse, quando gli anni erano pochi, non si era in grado di apprezzare, ma che alla fine si rivelano appaganti, adeguate del resto ai bisogni che il trascorrere del tempo ha reso diversi da quelli del passato: potrà quindi essere gratificante scoprire attività in grado di soddisfare le esigenze di entrambi, trascurate in precedenza per mancanza di tempo o per impegni lavorativi. L’Università della terza età presenta una ricca scelta di corsi adeguati a ogni interesse, da quelli di approfondimento culturale, tra cui l’apprendimento o il perfezionamento nelle lingue straniere, ad altri di recitazione o di composizione letteraria, per chi ha sempre sognato di diventare attore o scrittore. Ci sono inoltre sport adatti anche per chi non è più giovane, e poi offerte di viaggi, che a prezzi agevolati consentono di trascorrere vacanze distensive su navi da crociera, cure termali da praticare in località amene, dove è possibile non solo curare certi piccoli malanni, ma anche dedicare tempo alla forma fisica. Se infine l’uomo si è impigrito e sembra privo di stimoli, senza i quali la decadenza progredisce più rapidamente, la moglie saggia farà il possibile per aiutarlo a riscoprire quelli che sono stati i suoi hobby del passato, provando a sua volta a interessarsi a essi, per il piacere di una condivisione che farà bene a entrambi. In realtà, la vera saggezza raggiunta attraverso l’esperienza si dimostra quando si riesce a individuare le piccole soddisfazioni della vita, e a goderle nella loro piacevolezza mai immaginata prima. P. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 18 L E G G E R E È B E L L O SETTE LIBRI, NON SOLO P Dieci piccoli indiani Dieci piccoli indiani di Agatha Christie (Oscar Mondadori, 188 pagine, 7,80 euro) è un libro giallo pieno di misteri e di tensione, e per questo mi è piaciuto. È la storia di dieci persone invitate su un’isola deserta da un personaggio invisibile. Sull’isola c’è una sola casa, dove i dieci, pur non conoscendosi, scoprono di essere accomunati da qualcosa di terribile che riguarda il loro passato. Come dice una filastrocca per bambini, tutti gli ospiti, uno dopo l’altro, vengono uccisi. Chi è stato? Ed è mai possibile che il probabile assassino sia anche una delle vittime? Nel leggere ho avuto un po’ paura, ma più forte della paura è stato il desiderio di arrivare alla fine per svelare il mistero. di Serena Cammelli Aldo Maria Valli Laura (figlia, 11 anni) Una barca nel bosco Gaspare Torrente è un ragazzo speciale. A soli tredici anni ha una preparazione molto superiore alla media. Merito di un’ottima insegnante e del padre, semplice pescatore ma anche studioso. Sull’isola del Sud Italia dove Gaspare vive, però, il liceo non c’è, così per poterlo frequentare si trasferisce a Torino, ma la nuova realtà è una delusione. Insegnanti mediocri, compagni che si preoccupano solo di essere alla moda e programmi di studio insensati avvolgono il ragazzo in un’atmosfera ben diversa da quella della sua isola. Nella grande città del Nord Gaspare si sente fuori posto, come una barca in un bosco, e all’università la situazione non migliora. Una barca nel bosco di Paola Mastrocola (Guanda, 266 pagine, 8,50 euro), Premio Campiello 2004, è un romanzo sulla scuola, sui giovani e su questo nostro mondo che troppo spesso emargina l’intelligenza e la sensibilità per lasciare spazio solo al conformismo e alla superficialità. Bellissimo il dialogo finale di Gaspare con il padre ormai morto. Anna (figlia, 14 anni) Pedofilia Da quando, in diverse parti del mondo, sono venuti alla ribalta casi di abusi sessuali commessi a danno di minori da alcuni preti, il tema della pedofilia è di grande attualità. Tuttavia sull’argomento resta molta confusione. A fare chiarezza contribuisce il saggio Chiesa e pedofilia. Una ferita aperta (Edizioni Ancora, 128 pagine, 13 euro) scritto da due gesuiti della rivista La civiltà cattolica: Giovanni Cucci e Hans Zollner, entrambi studiosi di psicologia e docenti all’Università Gregoriana di Roma. Per quanto sia difficile tracciare un quadro della personalità pedofila, le ricerche mettono in luce alcuni punti fermi: l’abusatore è in stragrande maggioranza di sesso maschile, spesso vittima a sua volta di un abuso, e gli abusi avvengono per lo più all’interno della famiglia. In generale il pedofilo si giustifica dicendo che vuole bene al bambino o alla bambina, ma la verità è che si tratta di una persona incapace di avere rapporti umani, affettivi e sessuali con un pari. Ha bisogno di esercitare un potere, e per questo sceglie un minore. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 19 19 P E R S VA G O Quanto alla pedofilia nella Chiesa, i dati dicono che dal 2001 al 2010 sono stati denunciati alla Congregazione per la Dottrina della fede circa tremila abusi compiuti da preti cattolici nell’ultimo mezzo secolo. Le misure adottate sono al centro di polemiche. Alcuni vescovi sono stati accusati di aver coperto o insabbiato, e al Vaticano si rimprovera di non aver proceduto con il necessario rigore. Pur ammettendo l’esistenza di sbagli e negligenze, Cucci e Zollner spiegano che quello che viene bollato come ritardo è invece prudenza, perché il più delle volte è difficile provare la gravità delle accuse. Inoltre il vescovo, che è un padre e non un funzionario o un amministratore, proprio in quanto padre ha come prima preoccupazione non quella di precipitarsi a denunciare il figlio, ma di capire che cosa sia accaduto, ascoltando le parti in causa. Infine, il motivo per cui viene raccomandata la segretezza nelle procedure non è la volontà di insabbiare, ma la tutela degli imputati, la cui colpevolezza va resa nota solo dopo essere stata provata. Sfatato il luogo comune secondo il quale ci sarebbe un nesso tra pedofilia e celibato (in realtà gli abusi sono commessi per lo più da uomini sposati e con figli), il libro si sofferma, giustamente, sulla necessità di una formazione adeguata dei candidati al sacerdozio ministeriale: «La Chiesa deve riconoscersi peccatrice non soltanto punendo gli abusatori, ma anche chiedendosi quali preti vuole avere e come fare per formarli in modo sano». Si tratta di conoscere i candidati anche sotto il profilo affettivo e sessuale, perché la maturità umana e la padronanza degli impulsi sono requisiti fondamentali per l’uomo di Dio. Di qui la consapevolezza che lo scandalo pedofilia, per quanto doloroso, è «necessario e importante, forse anche purificatore, per i pastori e per coloro che si preparano a diventarlo». Aldo Maria Valli (papà) Libertà Dario Antiseri è un filosofo cattolico-liberale. Giulio Giorello invece dipinge sé stesso come ateo protestante. Una bella coppia di pensatori non allineati. Era forse inevitabile, quindi, che unissero le loro forze e, senza nascondere le diversità, scrivessero un libro su ciò che li accomuna, l’amore per la libertà. Nasce così Libertà. Un manifesto per credenti e non credenti (Bompiani, 194 pagine, 17 euro) nel quale il senso della vigilanza nei confronti di un valore così decisivo si trasforma in una sorta di check up all’idea di libertà oggi, per capire qual è il suo stato di salute, con un occhio di riguardo alla teologia e alla metafisica. In questo quadro, particolarmente interessante è il capitolo dedicato al relativismo secondo Joseph Ratzinger, dove si spiega che l’attuale Pontefice, il quale ha ingaggiato una battaglia contro quella che ha definito la «dittatura del relativismo», riconosce tuttavia che la politica, in quanto campo dell’opinabile e del perfettibile, non può vivere di assoluti. Se si assolutizza un partito o un’ideologia, si cade nel totalitarismo. Tuttavia anche la politica, come ogni altro àmbito dell’agire umano, ha bisogno di una base morale, ed è precisamente qui, sul terreno della imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 20 L E G G E R E È B E L L O SETTE LIBRI, NON SOLO P morale, che secondo Ratzinger l’uomo non può permettersi di cadere nel relativismo. La sacralità della vita e la difesa della persona umana sono, per il Papa, assoluti che vanno riconosciuti da tutti, perché se questo riconoscimento non c’è si apre la strada dell’ingiustizia e della discriminazione. Mi sembra ce ne sia abbastanza per alimentare salutari discussioni, purché non si parta da posizioni preconcette. Giovanni (figlio, 23 anni) Ascensori & civiltà Spesso una storia ben raccontata dipinge una realtà molto meglio di trattati e studi specialistici. È il caso di Scontro di civiltà per un ascensore in piazza Vittorio dell’algerino, ma romano di adozione, Amara Lakhous (edizioni e/o, 192 pagine, 12 euro), gustosissimo mix di romanzo giallo e satira sociale ambientato in uno stabile multiculturale dove, con il pretesto dell’indagine su un misterioso omicidio, si entra in una Roma in cui la necessità della convivenza fa i conti con le incomprensioni che scaturiscono da vecchi pregiudizi alimentati da ignoranza e paura. Scritto e pubblicato prima in Algeria e poi riscritto in italiano, il libro è stato un successo, come si dice, del passaparola, e ne è stato tratto anche un film. E proprio sulla scia del successo è nato un secondo libro, Divorzio all’islamica in viale Marconi (188 pagine, 13,80 euro) dove il mistero si dipana attorno a un attentato progettato da un gruppo islamico, ma il vero nucleo del racconto sta sempre nella nuova Italia multietnica. Giulia (figlia, 25 anni) Le affinità elettive Ho incominciato a leggere Le affinità elettive di Goethe (Acquarelli edizioni, 284 pagine, 4,65 euro) perché ne avevamo parlato a scuola e la trama mi aveva incuriosito. A prima vista la trama sembra quella di un romanzo di Jane Austen. In un castello di un’indefinita regione tedesca abita Edoardo con la moglie Carlotta. La coppia invita prima un amico di gioventù di Edoardo, «il Capitano», poi la nipote Ottilia. È a questo punto che le «affinità elettive» prendono il sopravvento sui legami precedentemente stabiliti. Infatti Edoardo s’innamora di Ottilia e Carlotta del Capitano. Il romanzo si snoda poi quieto, anche nei momenti potenzialmente più passionali, descrivendo minuziosamente i pensieri, le tendenze e i caratteri delle persone che di volta in volta si aggiungono alla comitiva di ricchi signori. I personaggi non sembrano mutare poi molto nei loro sentimenti. Solo Ottilia, che all’inizio si presenta come la più insignificante, emergerà nel corso della narrazione, diventando oggettivamente la protagonista del romanzo. Il libro è un classico. I giovani possono trovarlo noioso, ma non si può ignorarlo. Trovo che il imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 21 21 P E R S VA G O modo di scrivere di Goethe sia antiquato e difficile per noi. Quindi non è un romanzo da leggere per svago. Un merito è di essere pieno di belle frasi, di quelle che viene subito voglia di trascrivere da qualche parte. Silvia (figlia, 17 anni) Le età della vita Al cardinale Carlo Maria Martini piace un proverbio indiano che dice così: la vita si può dividere in quattro fasi; nella prima si impara, nella seconda si insegna e si servono gli altri, nella terza si va nel bosco ed è il tempo del silenzio e del ripensamento, infine nella quarta si impara a mendicare. È proprio attorno a questi quattro stadi che l’ex arcivescovo di Milano ha articolato il suo bel libro Le età della vita (Mondadori, 220 pagine, 18 euro), nel quale mette in luce l’importanza e la dignità di ogni fase della vita umana, non esclusa l’ultima, così difficile da accettare specialmente nel nostro mondo occidentale dominato dal mito dell’efficienza. I testi, alcuni dei quali già apparsi in altre raccolte, compongono un quadro dominato da un senso di totale fiducia nell’amore di Dio. Qualunque sia il tratto di strada che stiamo percorrendo, c’è su ognuno uno sguardo buono, lo sguardo di un padre che ama la sua creatura con tenerezza fugando le ombre della solitudine. Questo rapporto personale è il tratto del cristiano. Tristezza, dolore e sofferenza ci appartengono, ma non spetta a loro l’ultima parola. Martini racconta che i cinesi, quando si incontrano, non si scambiano formule convenzionali, ma si fanno una domanda: «Da dove vieni? Dove vai?». Sono anche le domande che il cristiano dovrebbe porsi in ogni fase della vita. Perché «è Gesù, il Signore risorto, il centro della nostra vita, la misura del nostro amore», ed è in lui che ci è chiesto di rinascere sempre di nuovo. Serena Cammelli, mamma imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 22 J U K E B O X di Paolo Ronchetti P L AY L I S T 2 0 1 0 : L A M U S I C A D I Sto ancora facendo indigestione di musica. Siamo sotto Epifania e il mio stereo, il mio computer e i miei iPod stanno lavorando incessantemente per definire una playlist di questo 2010 appena passato. Tanto per curiosità, e un po’ di vanagloria, lavorando con iTunes ho scoperto che tra i due natali (20092010) ho importato 8.482 brani di cui 6.629 acquistati nel 2010. Di questi, 3.047 sono i brani usciti nel 2010 per un totale di 256 album... Sono veramente tanti e sto provando a riascoltarli tutti per stilare un best dell’anno che non dimentichi nulla. Che non dimentichi album appena usciti, da ascoltare più volte, album complessi o controversi, anche questi da ascoltare con pazienza e più volte cercando di distinguere i trucchi del mestiere dalla qualità, e i dischi già giudicati, bene o male, un’ultima volta prima del «giudizio finale». E poi la lettura delle riviste italiane e straniere e dei siti internet per vedere che cosa posso aver tralasciato (per esempio lo splendido Queen of Denmark di John Grant, protagonista di molti best oltremanica) e, dopo giorni e giorni di lettura e ascolti, scoprire che le mie playlist non assomigliano a nessuna delle playlist lette. Lo sconcerto di vedere che il mio è realmente un gusto personale e indipendente dai consigli e dalle critiche anche più importanti. Con tutti i rischi dei personalismi connessi... Ma di questi dischi ne ho letto e ascoltato tanto in questi mesi e ora sto ricostruendone una scala di valori che cercherò di condividere con voi felice, ma anche un po’ spaventato, dalla mia autonomia di giudizio. Il lavoro definitivo, è solo un gioco ma ha le sue regole, sarà pubblicato nel prossimo numero quando l’opera di revisione e riascolto sarà finalmente terminata. Ma già ora possiamo parlare di alcuni album di assoluto valore. Trattiamo questo mese di musica italiana. Non è stato un anno indimenticabile qui da noi, ma… si parte! Band incredibile, ma così credibile da essere, in questo momento, «il» gruppo da esportazione dell’indie rock italiano, i «Calibro 35» sono stati pubblicati in Gran Bretagna e Usa, inseriti nella colonna sonora del blockbuster hollywoodiano «R.E.D.» e hanno ricevuto ottime recensioni ovunque con Ritornano quelli di… Calibro 35, loro secondo album, degno successore del bellissimo Calibro 35 (2008). I Calibro sono un supergruppo formato da alcuni tra i più interessanti musicisti del panorama italiano alle prese con un repertorio strumentale che si rifà alle musiche dei film poliziotteschi italiani degli anni ’70. Che ci crediate o no questo è uno (lo?) stile musicale che ha tipicizzato e interessato l’ascolto della musica italiana nel mondo negli ultimi trent’anni. I Calibro 35, tra cover e brani originali più veri degli originali, ci portano tra ritmiche funk, stacchi jazz, spunti prog e suoni vintage più freschi e allegri che mai, verso una musica potente e divertente che guarda al passato come al futuro. Se Ritornano quelli di… Calibro 35 è, a mio avviso, l’unico album indispensabile tra quelli usciti in Italia nel 2010, ci sono però altri album interessanti. Rimanendo in atmosfere internazionali segnalo l’italianissimo album di un musicista americano, Mike Patton, che, passando dal metal dei Faith No More al rumorismo vocal/futurista di Pranzo Oltranzista, dall’avanguardia con John Zorn al progetto Fantomas, quest’anno è approdato, complice l’amore che lo portò in Italia più di una decina di anni fa, alla produzione di questo Mondo cane, album tributo – tra ironia e rispetto, orchestra e suono vintage – alla musica italiana degli anni ’60 tra gemme dimenticate e grandi successi, da Senza fine alla divertente 20 km al giorno. Anche la pronuncia «americana» dà un fascino speciale a questo disco, che avrà un seguito in questo 2011. Nel 2010 il tour estivo di Patton, una delle voci più incredibili degli ultimi anni, ha fatto il pieno ovunque riempiendo anche l’Arena di Milano in una serata torrida e con prezzi non proprio popolari. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 23 23 CASA NOSTRA Alle atmosfere anni Settanta, a quanto pare un must quest’anno, è vicino il disco dei Baustelle I Mistici dell’Occidente. Non proprio un capolavoro, ma un disco che cresce con l’ascolto e che colpisce anche per alcuni particolari – sonori, melodici e di testo – che rimandano in modo preciso a una musica e una cultura a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Suoni che sembrano provenire da oscuri e dimenticati spaghetti western o da apparenti imitatori del De Andrè più orchestrale. Segnalazione anche per due cantautori affini ma diversi: Evasio Muraro e Gian Carlo Onorato. Il primo tra pop e autorialità si presenta con un disco maturo tra brani suoi e qualche splendida cover (Neil Diamond, Ivan Della Mea, Settore Out, Onorato). O tutto o l’amore* ha un songwriting personale e un suono asciutto e mai iperprodotto o troppo arrangiato. I contributi musicali sono sempre appropriati e un plauso particolare va a Fidel Fogaroli, tastierista bergamasco, già collaboratore dei Verdena, con una sensibilità unica che in Italia ha solo due precedenti: Mark Harris e Patrizio Fariselli (Area). Sentire per credere la ritmica e l’assolo di tastiera in Sussurrami canzoni; era da Diesel di Finardi (’77) – o da Nero a metà di Pino Daniele (’80) – che non si sentivano in Italia una tastiera e una sezione ritmica così belle! Onorato, tra i richiami baustelliani di Sasha e un incedere personale (solo vagamente «alla Battiato»), è sempre più maturo nel descrivere il rincorrere oscuro e torbido di pensieri e fantasmi, ossessioni e turbamenti, ed è perciò consigliato a un pubblico maturo. Tre veloci segnalazioni. Primitivi del futuro dei «Tre allegri ragazzi morti», ennesimo gioiello pop rock, questa volta virato reggae, in cui la band di Pordenone, sulla strada dal 1994, si dimostra capofila di un modo intelligente di fare pop in Italia (interessante è anche la rilettura in dub uscita a fine anno e scaricabile gratis sul loro sito); Beatrice Antolini con BioY che tra canzoni, piccole sperimentazioni, pop ed elettronica si presenta con un album dal suono internazionale – meno «virtuosistico» e narcisista del precedente, bellissimo, A Due (2008) – che colpisce ancora nel segno tra suoni wave e funk; infine «Le luci della centrale elettrica» di Vasco Brondi, con Per ora noi la chiameremo felicità, in cui disperazione nichilistica e ironia, purtroppo non colta da molti, vanno a braccetto in un album che partendo da Leo Ferrè, cui ruba la frase del titolo, Lolli e Rino Gaetano descrivono la parte più oscura e disincantata del vivere i nostri tempi. Ultima segnalazione per una bella e necessaria antologia in cui il giovane rock italiano e i nuovi autori possono finalmente avere la visibilità che meritano. La leva cantautoriale degli anni 0 (Ala Bianca Warner) è un ottimo compendio per capire che cosa è successo e che cosa succederà nei prossimi anni nella musica italiana di qualità. Il prossimo mese il meglio del pop rock internazionale. Non mancate. Miglior disco 2010: Calibro 35 - Ritornano quelli di… Calibro 35 Ghost Records Gli Altri 9 (in rigoroso ordine alfabetico): Baustelle - I mistici dell’Occidente - Warner Beatrice Antolini - BioY - Urtovox Records Evasio Muraro - O tutto o l’amore - Fragile Dischi /Universal Giancarlo Onorato - Sangue bianco - Lilium Produzioni/Venus Le luci della centrale elettrica - Per ora la chiameremo felicità - La Tempesta Micol Martinetz - Copenhagen - Discipline Mike Patton - Mondo cane - Ipecac Recording Perturbazione - Del nostro tempo rubato - Santeria Tre allegri ragazzi morti - Primitivi del futuro - La Tempesta P. R. * A scanso di equivoci denuncio il conflitto di interessi e confesso di aver partecipato a un brano del disco con un piccolissimo vocalizzo. Ma il giudizio, vi assicuro, è più che sincero e neutrale. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 24 P I C C O L O & G R A N D E S C H E R M O IL RESPONSABILE DELLE di Luisa Cotta Ramosino Uno dei tanti attentati che insanguinano Israele. Tra le vittime una donna che nessuno riconosce finché una busta paga macchiata di sangue porta a identificarla con una dipendente di origine rumena di un panificio di Gerusalemme. L’ondata di indignazione di fronte alla noncuranza dei principali obbliga il responsabile delle risorse umane a correre ai ripari, ricostruendo i movimenti della donna. Ma è solo l’inizio, perché il corpo va riportato in patria e qui il manager si trova alle prese con un viaggio tragicomico durante il quale sarà costretto a fare i conti con sé stesso e con i suoi improbabili compagni di viaggio: il figlio ribelle della defunta, un giornalista insopportabile, il marito rumeno della bizzarra console israeliana e naturalmente la bara. Il responsabile delle risorse umane (The Human Resources Manager) Regia di Eran Riklis sceneggiatura di Noah Stollman dal romanzo di Abraham B.Yehoshua con Mark Ivanir, Guri Afi, Noah Silver prodotto da 2-Team Productions/Pallas Film /Ez Films/Hai Hui Entertainment/Pie films; 103’; Israele/Germania/Francia 2010. Tratto da un interessante, ma imperfetto, romanzo di Abraham B. Yehoshua, il nuovo film del bravo regista Eran Riklis (suoi La sposa siriana e Il giardino di limoni) sceglie la strada del road movie internazionale (da Gerusalemme alla Romania) per raccontare uno squarcio di umanità nell’Israele di oggi in cui uno dei tanti attentati suicidi (una tragica e quasi quotidiana realtà per gli abitanti di quel Paese) diventa il punto di partenza per un’esplorazione di circostanze e sentimenti universali. La realtà di un’immigrazione non ebraica nell’unica democrazia (e nell’unico Paese economicamente dinamico) del Medio Oriente è presentata come una sfida alle «pretese» etiche di un luogo e una comunità che troppo spesso si finisce per esaurire nelle contrapposizioni politiche. Quando invece in un personaggio come quello del responsabile delle risorse umane (non a caso definito dal suo ruolo piuttosto che dal suo nome) si intravede molto di più: un malessere esistenziale che lo rende distante sul posto di lavoro come nella famiglia, la fatica (ma insieme anche il desiderio) di mettersi in contatto con l’altro sia esso un dipendente anonimo o un ragazzino ribelle con cui all’inizio non riesce nemmeno a comunicare. La promessa di questo racconto è potente e il volto intenso dell’interprete del manager riottoso (Mark Ivanir) coinvolge lo spettatore in un per- imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 25 25 RISORSE U M A N E corso di scoperta che si nutre di piccoli gesti (l’esplorazione della casa della donna misteriosa, la condivisione di un legame mai intenso ma platonico con un altro operaio) e sembra aprire a un viaggio prima di tutto esistenziale. Purtroppo, invece, dopo la partenza per la Romania e l’incontro con la bizzarra console locale, il racconto si sposta sui binari di un road movie in cui prevale il gusto del bizzarro mentre gli affondi sull’umano tormentato dei diversi personaggi si fanno meno efficaci e i fili del racconto tendono a perdersi, portando non a caso a un finale che lascia un poco insoddisfatti. Lo svelarsi dell’identità e dei sentimenti della donna morta (che si vogliono in qualche modo vicini a quelli del manager), il rapporto che si crea con il figlio di lei e in qualche misura anche con il giornalista impiccione non bastano a rendere necessaria questa peregrinazione dove gli ostacoli si moltiplicano forse un po’ troppo per volontà di autore, mentre si sente la mancanza di un approfondimento dell’interiorità del personaggio principale e dei suoi interlocutori. Così la pellicola tende a perdere coesione e interesse, inducendo lo spettatore a guardare l’orologio in attesa di una chiusura che arriva senza la necessaria benzina per ripagare l’attesa. L’apertura verso un destino e una vita diversi sono il frutto di un viaggio che non ci dice abbastanza né di chi lo compie né di chi lo condivide, bruciando un capitale narrativo che avrebbe meritato migliore articolazione. L. C. R. Elementi problematici per la visione: nessuno. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 N O N 23:04 Pagina 26 S O L O V I D E O G I O C H I di Giuseppe Romano ARTE, DOVE LA TRADIZIONE I L’arte ci immerge nella vita e nel mondo. Chissà, allora, che non sia questa la strada per superare quella certa diffidenza che molti di noi avvertono nei confronti dell’era digitale, dei suoi linguaggi, delle sue tecnologie. E per stare vicini a quei giovani «nativi digitali» che altrimenti si allontanano dalla fatica impacciata degli adulti in questi mondi nuovi e tuttavia umani fino in fondo. L’uomo li ha creati e deve socializzarli a forza di contenuti e incontri all’altezza delle migliori aspettative. Cominciamo con Art Academy, un software approntato da Nintendo per la console portatile Nintendo Ds, che è l’unica, nel mondo dei videogiochi, a sfruttare come modalità d’interazione il contatto di uno stilo con uno schermo tattile, touch screen (un secondo schermo, com’è noto, mostra altre porzioni del «mondo elettronico», si tratti di un gioco o di altro). Un metodo di comunicazione intuitivo e facile da apprendere: si tratta della trasposizione di qualcosa che facciamo tutti i giorni, dato che lo stilo può diventare matita, penna o pennello. Art Academy è una guida al disegno e alla pittura. È anche un vero e proprio corso di pittura in dieci lezioni. Conduce per mano all’uso delle tecniche, degli strumenti e dei generi pittorici, sfruttando le qualità della console in maniera che l’autoapprendimento di chi usa Art Academy sia sempre in primo piano, accompagnato però da istruzioni, consigli, risorse continuamente proposti per indirizzare e sostenere lo sforzo personale. Come questo avvenga, alla resa dei conti, è semplice e spontaneo constatarlo. Ma come molte cose semplici si tratta di una rivoluzione delle abitudini consolidate, che promette di aprire strade mai frequentate finora. Credo che uno strumento come questo sia un luminoso esempio dell’incontro fra tradizione e novità: non c’è niente di diverso dall’applicazione al foglio e alla tela, e al tempo stesso tutto è rinnovato e messo a disposizione con mai vista facilità. Inoltre è evidente che qui la tecnologia conta moltissimo (come si farebbe altrimenti?), ma non la fa da padrona, poiché è al servizio di un linguaggio, quello della pittura, assai sofisticato e assai umano. Ragioni per cui ritengo che Art Academy possa essere il grimaldello per schiudere diversi preziosi tesori. Il primo è quello che introduce un ragazzo alla pratica dell’arte, dandogli lo strumento per esercitarsi con profitto e con agio. Aiuta non poco il «ritmo» del programma, che dal mondo dei imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 27 27 E INCONTRA LA NOVITÀ videogiochi – pur non essendo propriamente uno di essi – ha preso la capacità di stimolare l’ap prendimento con sfide sempre più ardue e giudizi impegnativi. Con questo, per inciso, si mostra come i «videogiochi» siano realtà spesso più complesse e coinvolgenti di quanto si pensi prima di frequentarli. Il secondo tesoro che si cela dentro Art Academy è per me ancora più ricco e non riguarda i ragazzi. Riguarda invece quegli adulti che coltivano diffidenza e timore nei confronti dei prodotti che affollano l’èra digitale. Chi ama imbrattare fogli e tele si sor prenderà nello scoprire quanto sia appassionante farlo in un contesto così evoluto e così semplice. A conferma della qualità, la presentazione di questa tavolozza virtuale è avvenuta, poco più di un mese fa, nel contesto illustre della Pinacoteca di Brera, a Milano, che dal novembre scorso ha inserito tra le sue proposte educative per il fine settimana alcuni percorsi, con cadenza mensile, dedicati ai giovani in cui la Nintendo Ds funge da laboratorio virtuale. Dal momento che i modelli più recenti della console sono dotati di telecamera, il confronto con le opere d’arte della pinacoteca è concreto e immediato. I primi percorsi nei quali s’introduce l’utilizzo di Art Academy analizzano opere di Carlo Crivelli e di Silvestro Lega, per evidenziare l’importanza delle ombre nella costruzione pittorica. Nintendo ha messo a disposizione della Pinacoteca una trentina di console Ds per consentirne l’utilizzo ai visitatori, guidati dal personale del museo. Da un’arte all’altra. Furoreggia fin dal suo primo apparire Just Dance , un gioco che si dedica al ballo. Propone una cinquantina di brani musica li che fanno da base per lanciarsi nelle più ardite evoluzioni davanti allo schermo del televisore, tenendo in mano il «telecomando» della console Wii. Infatti è la «grande» di Nintendo a offrire la cornice entro cui sperimentare ritmi e danze in stile «Ballando sotto le stelle». L’obiettivo è imitare il ballerino che si muove nello schermo, offrendosi alla valutazione del programma, che verifica la fluidità e l’armonia dei movimenti attraverso il proprio sensore. È anche possibile ballare in due o in quattro, possibilità che ha fatto di Just Dance (prodotto da Ubisoft) una presenza gradita in feste e pomeriggi tra adolescenti. G. R. imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 28 FAES AURORA Asilo nido “Club FAES ARGONNE Scuola maschile FAES MONFORTE Scuola femminile dei Piccoli” Scuola Primaria Secondaria Primaria Secondaria dell’infanzia Liceo Scientifico Liceo Classico Via E. Nöe, 24 Via M. Gioia, 42 Via Zanoia 20133 Milano 02 266867232 20124 Milano 02 67071894 ang. Via Ponzio 20133 Milano 02 2367081 a cura di Claudio Marcellino - Segretario generale FAES Cari lettori, nel corso di un incontro, un commercialista lamentava nel proprio lavoro professionale una crescente difficoltà a conciliare controversie, a causa di una litigiosità in aumento e di una deresponsabilizzazione degli attori coinvolti, i quali preferiscono che sia un terzo, il giudice, a decidere e a prendersi la responsabilità della soluzione. Un tale atteggiamento è oramai comune anche ad altri ambiti dell’agire dell’uomo in società ed è frutto, in ultima analisi, di una mentalità relativista e scientista che rivela al suo interno contraddizioni profonde. Anche nel campo educativo, in particolare in quello delle relazioni familiari, vi è la tendenza a radicarsi nelle proprie posizioni, manifestando la pretesa di aver ragione al 100% e di essere noi stessi l’orizzonte veritativo della realtà. Al contempo, ci si ritrova a delegare decisioni importanti e intime che attengono ai genitori, all’esterno della famiglia. Il FAES cerca di aiutare le famiglie attraverso la sinergia di strumenti che adotta da trentacinque www.faesmilano.it anni (tutoring, formazione, istruzione) affinché ciascuna persona, in particolare lo studente, pos- Il nuovo canale sul mondo sa riuscire a formarsi un giudizio sulla realtà a dal punto di vista delle partire dal vero, dal bello, dal buono, dall’unità Scuole e famiglie FAES che vi è in essa e così crescere nell’esercizio della REDAZIONE LAURA COSTA, MANUELA BINAGHI, GIOVANNI DE MARCHI, PAOLA PREMOLI DE MARCHI, LICEALI FAES PROGETTO GRAFICO WWW.JIKI.IT [email protected] FAES CHANNEL é un inserto del mensile Ares “Fogli” tutti i diritti riservati FAES MILANO www.faesmilano.it faes channel 012011.indd 1 libertà, nell’assunzione di responsabilità e in tal modo diventare uomo e donna. Venite quindi numerosi a scoprire tutto ciò utilizzando l’opportunità della scuola aperta! imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 29 Campagna pubblicitaria FAES 2009-2010 - Agenzia Skeda 29 Quattro chiacchiere con Miriam Dubini a cura di Laura Costa Incontriamo Miriam a margine degli Open Day per bambini è un po’ come tornare in quel mondo delle scuole FAES, dove è intervenuta per svol- magico dove le persone si siedono e si ascoltano, gere alcune attività di laboratorio narrativo con i creando uno spazio dove lo stupore e la meraviglia bambini e le bambine degli ultimi due anni della scandiscono il tempo. primaria. Miriam è una giovane promessa della Leila Blue è la protagonista dei suoi roman- narrativa per ragazzi e con il suo primo romanzo zi, ci racconti i suoi tratti fondamentali. Leila Blue. L’incanto della prima strega ha ottenu- Leila è una ragazzina di undici anni, spettinata, to un buon successo. disordinata e sempre in movimento. Vive a Lon- Miriam Dubini è nata a Milano, dove si è laureata dra con suo papà che è un pilota d’aerei e quindi in semiotica con una tesi sulle fiabe. Ha scritto e è spesso in giro per i cieli di tutto il mondo. Così recitato per il Teatro dei ragazzi e collaborato con Leila trascorre molto tempo nel salone di bellez- la Disney nell’ambito della narrativa e dei fumet- za della nonna, la parrucchiera più amata dalle ti. Recentemente si è trasferita a Roma per scrive- londinesi di tutte le età! Qui lavorano anche zia re un film, ma ogni tanto torna a Milano dove la- Frenky, specialista in trattamenti erboristici ed vora per Art Attack e trasforma le cose, creando Elena, la manicure più veloce d’Inghilterra. A giocattoli con materiali di recupero. Leila non interessano molto questo genere di cose, preferisce passeggiare nel parco, parlare con gli Cara Miriam, come è nato in lei il desiderio scoiattoli o suonare l’arpa celtica ma da qualche di scrivere? giorno succedono cose strane a casa della nonna... Il mio bisnonno era un puparo, uno di quei can- ha scoperto che sotto al salone di bellezza c’è una tastorie che giravano la Sicilia con le loro marionette raccontando l’opera dei pupi viaggiando tra i villaggi, mio papà ha inventato intere saghe della buona notte per me e mio fratello, mia mamma mi ha regalato quintali di fiabe e alcuni amici di famiglia mi hanno raccontato i miti dell’antica Grecia e della tradizione celtica. Insomma, i ricordi più belli della mia vita sono legati a una storia che qualcuno ha recitato per me e poi... come la protagonista del mio libro, anche io non so resistere a un storia ben raccontata. Scrivere storie >>> continua nella pagina seguente 7-02-2011 12:19:02 imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:04 Pagina 30 >>> continua dalla pagina precedente cantina segreta dove ribollono calderoni e si mescolano Dall’incontro con i ragazzi delle scuole FAES porto a casa pozioni... Grazie all’aiuto del suo migliore amico Florian, due immagini molto belle. La prima si svolge nel centro geniale inventore e re degli scherzetti, Leila comprenderà scolastico femminile: le bambine che scoppiano a ridere la sua vera natura e imparerà ad amarla come le donne leggendo un brano del mio libro in cui consiglio di sta- delle sua famiglia lunare fecero prima che lei nascesse... re alla larga dalle borsette delle streghe cattive perché Come è cambiata la sua vita e quali obiettivi si mordono. La seconda nel centro scolastico maschile: i pone oggi? bambini giocano con un pallone sgonfio e uno di loro ab- La mia vita non è cambiata. L’incanto della prima strega bandona il calcio per chiedermi di firmare la sua copia del è il primo di sei libri, quindi continuo a lavorare molto. libro (!!!). Ringrazio moltissimo tutte le persone (genitori Ho obiettivi banali: vorrei che il mio libro piacesse a chi lo e dirigenti scolastici) che mi hanno regalato questi due legge e vorrei scriverne ancora. ricordi. Che impressione si è fatta delle scuole Faes? Periodo: dal 6 dicembre 2010 Luogo: Palazzo dell’Arengario, via Marconi 1 Orari: 9:00-19:30|lunedì 14:30-19:30|giovedì e sabato 9:3022:30 Informazioni: 02 88 44 40 61 Biglietti: interi € 5, ridotti € 3 Ingresso gratuito sino a 18 anni e per tutti ogni venerdì dalle 16:00 alle 19:30 Catalogo: Mondadori Electa Museo del Novecento ficio: in totale 400 opere su una superficie di 3.500 metri a cura di Alessandra Ballico Picasso, con opere della collezione Jucker, per passare quadrati. L’incipit è dedicato alle avanguardie, da Kandinskij a poi, nella Sala delle Colonne, alla straordinaria collezioIl nuovo spazio museale dedicato all’arte del XX seco- ne di Boccioni (tra cui Elasticità, manifesto pittorico del lo ha trovato la sua definitiva collocazione nel palazzo Futurismo) e al movimento futurista. dell’Arengario, architettura degli anni ’40 rimasta in- Si prosegue con l’arte degli anni ’20 e ’30: Carrà, Guidi, compiuta a causa della guerra. Alla base del recupero Martini, Melotti, Campigli, Casorati, fino a Morandi e architettonico dell’edificio è l’idea di “installazione”, di de Chirico. “luogo di contatto” del visitatore con le opere che vi sono Nel grande salone dalla torre, la Struttura al neon di Lu- esposte; e delle opere con la città e chi la vive, grazie cio Fontana, costruito per la IX Triennale del 1951. An- alle ampie vetrate che consentono un dialogo tra l’in- che il soffitto, proveniente dall’Hotel del Golfo dell’Isola terno e l’esterno dell’edificio. d’Elba, è una creazione dell’artista e diviene l’ideale ba- Il visitatore è invitato a compiere un percorso, a “co- samento della sovrastante sala Fontana, con i Concetti struire” il suo viaggio: per entrare deve percorrere spaziali degli anni ’50. una grande rampa elicoidale fino a incontrare il primo Il percorso continua con Burri e poi, nella passerella so- quadro, il Quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo spesa collegata a Palazzo Reale, con il Gruppo T, la Pop (1901). Quindi il percorso si snoda attraverso sale mo- Art italiana, la pittura analitica, fino all’ultima sezione, nografiche e a tema, dislocate sui diversi livelli dell’edi- dedicata all’Arte povera. faes channel 012011 indd 2 imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:05 Pagina 31 inserzione pubblicitaria 31 a cura di Matteo Moretti Evviva il museo! Cari lettori, Ciascun laboratorio dura un’ora e, nell’arco di vi segnalo una bella iniziativa per trascorrere una giornata, si può partecipare a due labo- una domenica con i propri figli, facendo qualco- ratori, compresi nel prezzo del biglietto di in- sa di utile ed interessante. gresso (7€). Per l’iscrizione è necessario recarsi Al Museo della Scienza e della Tecnica di all’infopoint del Museo il giorno stesso della Milano (Via S. Vittore, 21 www.museoscienza. visita (attenzione: i posti disponibili sono al org) vengono organizzati dei laboratori con di- massimo 25). verse attività per bimbi dai 3 ai 10 anni. Il buon livello organizzativo dell’iniziativa fa sì Le attività proposte spaziano dalla manualità che le attività proposte risultino accattivanti degli “scalpellini del duomo” alla robotica ap- anche per noi genitori. plicata ad una macchinina del Lego. 7-02-2011 12:19:35 imp.FEBBRAIO 9-02-2011 23:05 Pagina 32 EDIZIONI ARES MARIOLINA CERIOTTI MIGLIARESE LA FAMIGLIA IMPERFETTA Come trasformare ansie e problemi in sfide appassionanti pp. 160, € 12,00 Ogni figlio che viene al mondo desidera e merita il miglior rapporto possibile proprio con quei genitori che gli sono toccati in sorte, e non con altri ipotetici genitori più perfetti: solo su questa premessa si potranno edificare con successo il rispetto reciproco tra generazioni, la comprensione e la solidarietà fra tutti i componenti della famiglia, un’affettività che accompagni, con una creatività sempre maggiore, i bambini e gli anziani, i nonni e i nipoti, e quell’ironia che è bene che segua tutta la vita dell’uomo con il suo intelligente sorriso. GIUSI MANDUCA SORCI «TI PROMETTO UN VIAGGIO FELICE» pp. 232, € 14,00 Menfi, ultimi mesi del 1941. Una ragazza di quindici anni e un tenente di trenta si incontrano a una festa, ed è amore a prima vista. L’autrice ha sfogliato il toccante epistolario di Maria Antonietta e Guido, e lo restituisce in romanzo d’amore. «L’amore, quella misteriosa energia che tutto crea e tutto travolge», scrive Pupi Avati nella Prefazione, «lega le due anime che in queste pagine si dicono, in una vicenda intrisa di essenziale rispetto, in una mai esercitata o accennata sopraffazione dell’uno nei confronti dell’altra, preludio a un rapporto fatto di totale, reciproca, fiducia». GIUSI MANDUCA SORCI IL VESTITO DI ARLECCHINO pp. 224, € 12,00 «Raccontare l’amore attraverso le piccole cose» potrebbe sembrare a prima vista il tema del libro e, in effetti, gli episodi narrati, ricordi di una famiglia numerosa e vivace, pervasi spesso da un piacevole umorismo, sembrano i fili colorati che compongono una variopinta mappa temporale che prende in prestito alcuni colori (il bianco, il giallo, il grigio, il rosso, i colori dell’autunno e il colore del vento) per ridisegnare il sentiero attraverso il quale sono passati tanti amori della vita, prima ricevuti e poi, nel tempo, elaborati e offerti. Ma è anche uno stimolante invito al lettore a esaminare il ruolo che ciascuno assegna all’amore nella propria esistenza e il senso che decide di dargli. Gli abbonati di Studi cattolici e Fogli possono ottenere i volumi con lo sconto del 20% richiedendoli alle Edizioni Ares Via Stradivari, 7 - 20131 Milano – Tel. 02.29.52.61.56 – fax 02.29.52.01.63 – e-mail: [email protected]