Tiberio Timperi, padre alla riscossa Una (possibile)

Transcript

Tiberio Timperi, padre alla riscossa Una (possibile)
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Febbraio
2011
366
L’INTERVISTA
Tiberio Timperi,
padre alla riscossa
di Claudio Pollastri
A SCUOLA
Una (possibile)
valutazione formativa
di Sergio Fenizia
RISPONDE LA PSICOLOGA
Dalla parte della coppia
di Mariolina Ceriotti Migliarese
LIBRI DI SCUOLA
Latino che passione!
di Francesco Pistoia
JUKEBOX
Playlist 2010:
la musica di casa nostra
di Paolo Ronchetti
NON SOLO VIDEOGIOCHI
Arte, dove la tradizione
incontra la modernità
Fogli - Via A. Stradivari, 7 - 20131 Milano
Supplemento a Studi Cattolici n. 600
Febbraio 2011
Poste Italiane Spa - Spedizione in a. p. D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Perugia
di Giuseppe Romano
Pagina 1
ITINERARI MENSILI DI COSTUME
ogli
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 2
ogli
Febbraio
2011
366
in collaborazione con
Andrea Beolchi
EDITORIALE
Claudio Pollastri
3
L’INTERVISTA
Tiberio Timperi, padre alla riscossa
Sergio Fenizia
4
A SCUOLA
Una (possibile) valutazione formativa
Mariolina Ceriotti Migliarese
8
RISPONDE LA PSICOLOGA
Dalla parte della coppia
Francesco Pistoia
10
LIBRI DI SCUOLA
Latino che passione!
Giovanna Armani
12
CASALINGHITÀ
Ancora sulla pubblicità nei media
Penelope
14
UOMINI
L’uomo più anziano
Aldo Maria Valli – Serena Cammelli
16
LEGGERE È BELLO
Sette libri, non solo per svago
Paolo Ronchetti
18
JUKEBOX
Playlist 2010: la musica di casa nostra
22
Luisa Cotta Ramosino
PICCOLO & GRANDE SCHERMO
Il responsabile delle risorse umane
Giuseppe Romano
24
NON SOLO VIDEOGIOCHI
Arte, dove la tradizione incontra la modernità
26
FAES CHANNEL
28
DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Beolchi
SEGRETARIO DI REDAZIONE: Fabio Ferrarini
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Edizioni Ares - Via Stradivari, 7 - 20131 Milano
Tel. 02 29.52.61.56 - fax 29.52.01.63 - e-mail: [email protected] - sito internet http://www.ares.mi.it
STAMPA: Tipografia Gamma S.R.L. - Città di Castello (Pg)
PROGETTO GRAFICO: Alkimia
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano il 10 maggio 1986 con numero 244
© Edizioni Ares
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 3
E D I T O R I A L E
Febbraio
2011
366
L’INTERVISTA
Tiberio Timperi,
padre alla riscossa
di Claudio Pollastri
A SCUOLA
Una (possibile)
valutazione formativa
di Sergio Fenizia
RISPONDE LA PSICOLOGA
Dalla parte della coppia
di Mariolina Ceriotti Migliarese
LIBRI DI SCUOLA
Latino che passione!
di Francesco Pistoia
JUKEBOX
Playlist 2010:
la musica di casa nostra
di Paolo Ronchetti
NON SOLO VIDEOGIOCHI
Arte, dove la tradizione
incontra la modernità
di Andrea Beolchi
Fogli - Via A. Stradivari, 7 - 20131 Milano
Supplemento a Studi Cattolici n. 600
Febbraio 2011
Poste Italiane Spa - Spedizione in a. p. D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Perugia
di Giuseppe Romano
ITINERARI MENSILI DI COSTUME
ogli
Ultimo, in ordine di cronaca, l’incubo ancora vivo della scomparsa di Alessia
e Livia, le gemelline svizzere di sei anni il cui papà si è tolto la vita a Cerignola,
non tollerando la separazione dalla moglie e dalle bambine. Speriamo che non
finisca in tragedia assoluta, e che le bimbe abbiano almeno salva la vita, ma
ancora una volta torna violentemente alla ribalta il dramma della separazione
coniugale che trascina con sé tanti altri drammi, alcuni dei quali ancor più
insensati in quanto, questi almeno, potrebbero essere evitati se l’applicazione della legge
sulla separazione dei coniugi non avvenisse, il più delle volte, a senso unico a favore non
dei figli, che insieme ai genitori «falliti» sono le vittime più esposte del fallimento matrimoniale, ma della donna. Tiberio Timperi, celebre conduttore televisivo, questo dramma
l’ha vissuto sulla propria pelle (e sulla pelle del figlio Daniele) e così ha deciso di mettere
a disposizione la sua popolarità per aiutare chi non ha la possibilità di farsi sentire e
ascoltare. «Voglio dare una mano», dice a colloquio con Claudio Pollastri, «a quelli che
si trovano in mezzo a una strada a causa di un sistema che in caso di separazione privilegia le donne». Non possiamo sottoscrivere tutte le sue ragioni, ma non possiamo nemmeno escludere dal nostro orizzonte la problematica situazione di tante persone che ne
sono drammaticamente coinvolte (e che poi magari sono nostro nipote, un collega o il
vicino di casa). Basta un’occhiata al sito ufficiale dell’associazione «padri separati», che
tutela «i diritti dell’uomo e dei minori», per rendersi conto dell’entità del fenomeno: «Su
650 posti letto nelle nostre strutture», vi racconta padre Clemente Meriggi, presidente
della fondazione Fratelli di San Francesco che a Milano gestisce alcune strutture per il
ricovero dei senzatetto, «80 sono occupati da padri italiani separati». Ci sono 4 milioni
di papà separati in Italia; 800 mila vivono sotto la soglia della povertà. Si calcola che a
Roma siano 5 mila. 1.200 quelli che a Milano vivono in stato di indigenza. I divorzi
aumentano ogni anno in maniera esponenziale, e nella maggior parte dei casi a farne le
spese sono proprio i papà. «Un capofamiglia che guadagna fino a 1.500 euro al mese»,
prosegue il rapporto, «stretto tra le spese di mantenimento dei figli e quelle legali, si
ritrova spesso a dover vivere con meno di 400 euro. Quando, dunque, non può contare
sui genitori che lo riprendono in casa, finisce per fare la fila davanti alle comunità di
religiosi per un pasto caldo o un luogo dove dormire. Il 25% degli ospiti delle mense
dei poveri sono separati e divorziati. Molti di questi dormono in auto e i più fortunati
(circa 500 mila) sono tornati a essere ospiti delle loro famiglie d’origine. È un fenomeno
che riguarda per lo più operai, impiegati e insegnanti. Le separazioni e i divorzi, dati gli
obblighi economici e le spese che determinano, trasformano questi lavoratori in veri e
propri clochard». E i figli? Difficile, spesso, poterli anche solo vedere.
3
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 4
L’INTERVISTA
TIBERIO TIMPERI,
PADRE ALLA RISCOSSA
di Claudio Pollastri
Tiberio Timperi
Tiberio Timperi, conduttore televisivo, giornalista e attore, è nato a Roma nel 1964. Inizia la sua carriera in radio ma presto approda alla TV. In Mediaset lavora al Tg4 e a Studio Aperto, per poi abbandonare la
carriera giornalistica e dedicarsi al mondo dello spettacolo. Nel 2008 ha scritto, assieme all'avvocatessa Maria Pia
Sabatini, il libro denuncia Amarsi sempre! Sposarsi? sul tema delle separazioni matrimoniali. Divorziato da
Orsola Gazzaniga, con la quale ha avuto Daniele, dal 2006 Timperi si batte per i diritti dei papà separati.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 5
5
Ha il tono pacato ma deciso Tiberio Timperi, giornalista «in prestito» al mondo dello spettacolo, mentre
parla della sua situazione di separato. La voce si vela di pianto e le parole escono a fatica quando parla del
figlio Daniele di cinque anni, avuto dalla ex moglie Orsola Gazzaniga, che vede con «qualche difficoltà».
Si sente un padre di serie B?
Eh sì. Se perdi certi momenti importanti della vita con tuo figlio, sei un genitore di serie B.
In particolare?
Non potere tutte le sere rimboccargli le coperte, stargli accanto, parlargli, tifare magari per la stessa squadra.
Beh, dipende per che squadra.
Mi manca la quotidianità di stargli accanto. Accompagnarlo al campetto di calcio. Curarlo quando
sta male. Tutto questo mi manca.
Manca anche a suo figlio?
Lui mi dice che sono il suo miglior amico. E questo mi fa venire le lacrime agli occhi. Non gli faccio mancare niente, però capisce che qualcosa non va. E penso che ne soffra.
E lei?
Sono cresciuto in una famiglia normale, solida, di sani e semplici princìpi: oratorio la domenica,
rispetto per tutti e onestà.
Le sono serviti?
Devo ammettere che se non avessi avuto una formazione così solida, non so come avrei sopportato
quello che mi sta accadendo. I miei genitori mi sono sempre stati vicino.
Anche adesso?
Racconto poco a mio padre. Ha 87 anni e non sta tanto bene. Vede poco suo nipote, e questo mi fa
soffrire. Ma tutto sommato, riesco a mascherare bene la situazione. Mia madre se n’è andata tanti
anni fa e mi manca ancora adesso.
Chi le è stato vicino?
Michele Guardì. L’ho sempre considerato un secondo padre. E infatti mi è stato vicino in silenzio,
solo con sguardi pieni di solidarietà.
E gli altri colleghi?
Non frequento l’ambiente dello spettacolo. Non sono mai sui giornali di gossip, non ho una vita che
fa notizia. E quindi ciascuno resta nel proprio guscio. Ma non è un’accusa. Per nessuno.
Lei è credente?
Continuo a essere credente, anche se non sono praticante. Soprattutto, sono rimasto fedele ai valori
fondamentali ereditati dai miei.
E li ha trasmessi a suo figlio.
Certo: soprattutto onestà e rispetto verso il prossimo.
Non fare agli altri... eccetera eccetera?
Esattamente. Voglio che abbia la stessa corazza interiore che mi hanno costruito i miei e che adesso
mi permette di andare avanti e affrontare tutto quello che mi sta accadendo.
Gli insegnerà anche a pregare?
Gli insegnerò esattamente quello che ho imparato da mio padre e da mia madre.
Che cosa si aspetta dalla Chiesa?
Dalla Chiesa mi aspetto un sostegno morale.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 6
L’INTERVISTA
T I B E R I O T I M P E R I , PA D R E A
Quante volte vede suo figlio?
Mi spettano – secondo il tribunale – tredici giorni e dieci notti al mese. Ma in pratica, non è così.
E com’è?
È dovuto intervenire il Tribunale per ripristinare la legge.
Situazione imbarazzante.
Ho le spalle grosse e una forza interiore granitica. Non
mi fermerò. Anzi.
Crede ancora nel matrimonio?
Certo. E credevo nel matrimonio quando mi sono sposato. Quando ho detto sì pensavo fosse per sempre.
Davvero.
Si è sposato in chiesa?
No, in comune. La mia ex moglie aveva appena ottenuto l’annullamento dalla Sacra Rota del matrimonio
precedente. E adesso divorzia da me.
Come vive il divorzio?
Come un fallimento. Per questo vorrei che venisse concesso in fretta. Così si risolverebbero subito i problemi
con i figli, senza ostacoli.
La legge sull’ffido condiviso è un ostacolo?
È una legge di alto profilo, ma applicata in maniera
ipocrita. E alla fine discrimina i papà.
Il colpevole?
Un femminismo anacronistico dove i padri possono –
e forse devono – cambiare i pannolini, ma non possono
quasi mai avere l’affido del figli.
Così, è sceso in campo.
Al grido di «diritto ai figli», voglio mettere a disposizione
la mia popolarità per aiutare chi non ha la possibilità di
farsi sentire, ascoltare. Voglio dare una mano a quelli
che si trovano in mezzo a una strada a causa di un sistema che in caso di separazione privilegia le donne.
Lei invece?
Sono titolare di un provvedimento di affido condiviso.
Che però non condivide.
Un provvedimento ben fatto e illuminato, ma...
Ma?
Non è stato interpretato a favore di mio figlio. Ma sono problemi molto diffusi.
Per esempio?
Le madri possono facilmente ostacolare il rapporto con il padre. Basta un certificato medico o non
rispondere al telefono.
Lo fanno anche i padri.
In Italia, nel 95% dei casi il figlio viene collocato con la madre.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 7
7
ALLA RISCOSSA
Una giustizia ingiusta.
La legge funziona solo se c’è buon senso da parte di tutti e due. Ma in caso di separazione giudiziale
non è applicabile.
Una legge sfacciatamente dalla parte delle mamma.
Le mamme sanno che il 99,9% delle volte il figlio verrà collocato presso di loro. E molto spesso lo
usano come una forma di vendetta.
Un rimedio?
Basterebbe fare come all’estero: l’arresto per il genitore che ostacola l’applicazione
della legge.
Invece in Italia?
Al massimo una multa di 103 euro.
Ma qui la mamma è sempre la mamma, anche per la legge.
Appunto. La donna in Italia è super tutelata.
La storia dice il contrario.
Le donne in Italia hanno subìto violenze, soprusi, angherie. Ma non ci possiamo sdebitare solo al momento del divorzio. Perché così arrivano i problemi legali e psicologici.
Per le donne, anche quelli economici.
Le madri hanno l’affidamento del figlio nove volte su dieci. E con il bambino ottengono anche la casa.
E il padre?
Dopo avere lavorato una vita si trova all’improvviso senza un figlio, senza una casa.
Madri parassite.
Non sono tutte così, ovviamente. Ma è una parte della realtà che nessuno vuol vedere.
Bambini come arma di ricatto?
I figli sono un’arma di ricatto solo per chi sa di averli già in mano: in Italia è la madre.
Spietato col «sesso debole».
Ma quale sesso debole! I giudici devono cominciare a stabilire realmente chi è aggredito e chi aggredisce.
Addirittura?
Devono essere fatte delle perizie psichiatriche serie. E poi si deve decidere senza pregiudizi.
Cioè?
Affidare i bambini anche ai padri.
Invece adesso?
Gli ex mariti servono solo per pagare.
Papà-bancomat?
Tutto questo deve cambiare. Ci metto la faccia e il cuore. Ma la situazione dev’essere modificata. Per
i figli. E per la famiglia.
«Mattina e Mezzogiorno in famiglia», ma solo in Tv.
Credo nella famiglia. E nel ruolo di padre. Per questo continuerò a battermi.
Contro le ex?
Contro una legge nobile interpretata con ipocrisia.
C. P.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 8
A SCUOLA
di Sergio Fenizia
UNA (POSSIBILE) VALUTAZIONE F
Le cicliche occupazioni di scuole da
parte di adolescenti a volte inconsapevoli dell’illegalità oltre che dell’ingiustizia di certe prassi,
erodono la coscienza democratica dei protagonisti e ne alimentano un’irresponsabilità che non
mancherà di ritorcersi anche contro coloro che le
tollerano, le sfruttano o ne gonfiano mediaticamente le dimensioni.
L’entusiasmo dei giovani ha un che di affascinante.
La foga con cui si buttano nelle imprese che li
appassionano è, invece, preoccupante quando
questa limita il loro orizzonte a ciò che semplicemente li eccita.
Essere e sentirsi protagonisti, lo desideriamo
tutti. Ma lanciarsi all’azione senza un’adeguata
riflessione, comporta il rischio di illudersi di realizzare una cosa grande (occupare una scuola,
bloccare un treno di pendolari che si erano alzati alle 5 del mattino ecc.) e ritrovarsi ad aver
fatto una cosa cretina.
Certo, accanto (o dietro) a chi l’azione irresponsabile l’ha compiuta, c’è chi l’ha pianificata,
magari per fornire un supporto facile (e gratuito) a una manovra politica il cui nocciolo si
gioca forse in un Parlamento. Ormai si sa che
nel periodo prenatalizio di ogni anno chiunque
può contare su una certa massa inerte di adolescenti, curiosi di fronte al nuovo (nuovo per
loro), ansiosi di vivere la loro prima esperienza
di «manifestazione», di «occupazione» ecc. Chi
di noi non ha provato sensazioni simili o almeno analoghe, tra i manifestanti o gli anti-manifestanti!
In un mondo scolastico che si orienta, però,
sempre più verso panorami di maggiore efficacia
ed efficienza del servizio pubblico offerto dai vari
istituti, siano essi gestiti da enti pubblici o privati, non sembra fuori luogo proporre una possibile valutazione delle scuole anche alla luce di
fenomeni come questi.
Giovani che vandalizzano il proprio istituto, o
che impediscono ai coetanei (a volte anche meno
abbienti) di esercitare il proprio diritto allo studio, o che negano ai propri docenti il diritto alla
libertà d’insegnamento ecc., questi giovani costituiscono, per quanto ridotto sia il loro numero,
un oggettivo esempio di insuccesso (o per lo
meno di parziale successo) educativo.
I docenti delle scuole interessate da tali fenomeni, la cui sistematicità e consistenza ideologica
ormai rasenta il ridicolo, potrebbero avviare una
seria riflessione su alcuni esiti evidenti della propria azione educativa.
Ogni docente si chiede spesso che senso abbia il
proprio lavoro. Ma solo alcuni si chiedono anche
che senso esso abbia per i propri alunni.
Intendiamo dire che ogni studente dovrebbe
essere consapevole che le competenze che la
scuola lo aiuta ad acquisire non esauriscono
l’aiuto che hanno diritto a ricevere per la propria
crescita. Infatti non sono fini a sé stesse, ma pun-
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 9
9
E FORMATIVA
tano a rendere migliore la sua persona e la sua
vita, ad accrescere il contributo che lui può dare
al bene e alla felicità di chi lo circonda e, in ultima analisi, al bene di tutta la società, a cominciare da quella piccola prima cellula della società
che è la (sua) famiglia.
Non tutti gli insegnanti, però, vedono (e vivono)
la propria professione allo stesso modo. Inoltre,
oggi i punti fermi sono meno numerosi e meno
fermi anche per chi lavora nella scuola. È, quindi, opportuno che ci sia maggiore chiarezza sul
reale progetto che famiglie e docenti si impegnano a condividere in ogni singolo istituto.
Chiarezza alla quale dovrebbe corrispondere una
effettiva libertà dei gestori di scegliere gli insegnanti e dei genitori di scegliere la scuola.
Alcuni docenti, infatti, si sentono impegnati a
favorire la formazione delle competenze degli
allievi, in una prospettiva settorializzata nella
quale trova spazio una «educazione» che si riduce ai «valori» minimi che in quel dato contesto
sono socialmente condivisi da tutti, senza la
«pretesa» di garantire il collegamento di ciò che
si insegna con una verità ontologica.
Altri colleghi, invece, intendono il proprio lavoro in un senso più forte. Non si accontentano di
insegnare le competenze, per esempio, per progettare e realizzare un’impresa difficile disinteressandosi della bontà o meno del fine per il
quale tali competenze verranno impiegate (un
perfetto attentato terroristico... o un perfetto
ospedale...). Tali insegnanti, in genere, sanno (e
tremano di fronte a questa consapevolezza) che
il soggetto-protagonista della loro azione di
istruzione-educazione è un essere umano libero,
dotato di risorse preziose, non ancora autonomo, «aperto» sempre al bene e al male. In questa
prospettiva sono coscienti che la formazione
operativa, disciplinare, che promuovono nei
propri alunni è solo una componente molto
importante del proprio lavoro, ma non costituisce il centro del processo educativo al quale sono
chiamati a dare il proprio contributo.
Riguardo alle proteste studentesche, pur da prospettive differenti, ciascun insegnante potrebbe
riflettere sul significato del comportamento dei
propri alunni nelle vicende in questione.
Chiedersi se sono stati dei pecoroni che hanno
seguito la moda, o se invece sono stati tra i promotori dei disordini e l’hanno fatto in modo
irresponsabile o inconsapevoli di essere strumentalizzati. O se invece sono stati tra coloro che
strumentalizzavano gli altri, e così via. Tali o
analoghe domande potranno offrire interessanti
spunti educativi alla luce di una valutazione in
senso formativo che può ben avere per oggetto
anche comportamenti non strettamente «scolastici». E se il confronto si estenderà dai colleghi
anche agli stessi ragazzi, non mancherà di essere
molto fruttuoso.
S. F.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 10
RISPONDE LA PSICOLOGA
DALLA PARTE DELLA C
di Mariolina Ceriotti Migliarese
Cara dottoressa, io e Marco siamo sposati da due anni. Siamo una coppia ben affiatata: ci conosciamo dall’università, abbiamo molti interessi in comune, un buon lavoro, una casa nostra. Tutto
tra noi va bene. Eppure c’è una cosa che ci fa litigare piuttosto spesso: i nostri genitori.
Non so bene come questo succeda, e perché: sia i genitori di Marco che i miei sono persone «normali» e piene di buone intenzioni; tutti hanno approvato il nostro matrimonio e tutti si prodigano
per darci una mano. Forse anche troppo... La mamma di Marco, pensando di aiutarmi, cucina
spesso anche per noi: dice che così non devo preoccuparmi quando torno tardi dal lavoro.
Io però mi sento irritata, vorrei cucinare quello che mi pare, a modo mio, o magari non cucinare
affatto e andare in pizzeria.
Mio padre invece, sempre per aiutarci, arriva a casa nostra nei fine settimana per «fare i lavoretti».
Ci hanno aiutato a comprare la casa, dice, e ora vuole aiutarci a metterla a posto come si deve.
Io all’inizio gli ero grata di queste attenzioni, anche perché Marco non ha una grande passione
per questo genere di attività. Ma ora inizio a pensare che Marco abbia ragione a considerarla
un’invadenza…
Siamo figli irriconoscenti, o qualcosa non va? (Alice e Marco ’78).
Per chi come me ha l’occasione di ascoltare le confidenze di molte coppie, non è raro
sentire che il rapporto con le famiglie di origine
costituisce un elemento di conflitto. Non si tratta sempre e necessariamente della classica difficoltà tra suocera e nuora; nel caso di Alice e
Marco per esempio la situazione appare diversa:
ci sono genitori e suoceri che, felici dell’unione
dei rispettivi figli, si danno un gran da fare per
aiutarli con l’intenzione sincera di rendere più
semplice la loro vita, oggi spesso molto complicata. Ci sono molte buone ragioni per giustificare questo comportamento: i figli lavorano
entrambi fino a tardi; Alice ha sempre studiato e
non ha imparato a cucinare, cucire, stirare;
Marco è un ingegnere, ma con i lavoretti di casa
non ha l’esperienza pratica né l’abilità e la passione del suocero… Ecco allora che le famiglie si
attivano facendo le cose al posto loro, proprio
come quando i ragazzi vivevano in casa e il loro
unico compito era quello di studiare e portare a
casa buoni risultati.
Ma è proprio questo l’aiuto di cui la nuova famiglia ha bisogno?
Formare una famiglia nuova e metterla in condizione di durare nel tempo non è un’impresa da
poco: si tratta di dar vita a qualcosa di completamente inedito a partire da due identità separate, che si sono formate nel corso del tempo
all’interno di ceppi familiari diversi, caratterizzati da abitudini, modi di fare, di sentire e di pensare differenti tra loro. Tutta la prima fase della
vita insieme ci mette di fronte alla sfida di conoscere l’altro in questa complessa trama di piccole cose, e di confrontarci con lui perché poco alla
volta da un io e da un tu così diversi nel concepire ogni piccolo atto della quotidianità possa
nascere un noi comune, nostro, unico, che
fonde in maniera personale e inedita elementi
che provengono dal mondo di entrambi.
Perché questo possa avvenire con successo non è
però ininfluente l’atteggiamento delle famiglie
di origine.
Dal momento del matrimonio il compito dei
genitori cambia: non è più infatti quello di stare
dalla parte del proprio figlio o figlia, ma diventa
quello di imparare a schierarsi sempre, anche e
soprattutto nei momenti difficili, dalla parte della
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 11
11
COPPIA
loro relazione, e quindi di quella creatura fragile e
delicata che è ogni famiglia nuova. Fragile oggi
più che mai, perché il tessuto sociale non la valorizza, non la sostiene e non la aiuta a sviluppare
pensieri utili a prevenire e quando necessario a
superare le inevitabili difficoltà.
La capacità di cogliere da un lato il valore davvero sacro di ogni nuova famiglia e dall’altro la sua
potenziale fragilità dovranno farci da guida nel
nostro tentativo di essere d’aiuto; questo comporta in primo luogo renderci conto davvero che
i nostri ragazzi hanno tutto il diritto di trovare un
modo tutto «loro» di
gestire la vita in comune: poco importa
allora se Alice non sa
cucinare o se Marco
non sa fare piccoli
lavoretti…
Forse messi finalmente nella necessità di
cavarsela come coppia
inizieranno a sviluppare nuove abilità: Alice
potrebbe finalmente
divertirsi a fare esperimenti in cucina, per far
contento Marco senza doversi confrontare con i
risultati almeno inizialmente più brillanti di
madre e suocera; altrettanto potrebbe succedere a
Marco con il bricolage domestico, visto che in
fondo è pur sempre un ingegnere…
Oppure questi ragazzi troveranno modi diversi
di affrontare la questione, modi che a noi
potranno apparire poco adeguati, dispendiosi,
inefficienti, «sbagliati», ma che sarà doveroso
rispettare senza alcun pensiero e commento
negativo. Quello che conta davvero è che siano
capaci di trovare tra loro un accordo che funziona per entrambi, fino a nuova verifica: l’uomo e
la donna oggi hanno infatti un ampio margine
di contrattazione per quanto riguarda la distribuzione dei compiti e dei ruoli nella vita domestica, ma si tratta di materia francamente opinabile, dove ciò che conta è che la soluzione non
lasci scontento l’uno o l’altro dei due.
È poi importante che nelle famiglie di origine
mamma e papà si aiutino a vicenda a valorizzare
i punti di forza del marito (moglie) della propria
figlia (figlio), così come si fa con i propri figli,
facendone in questo modo a tutti gli effetti un
nuovo membro della famiglia.
Una volta accettato davvero, e non
solo formalmente,
il loro diritto di
essere diversi da noi
anche nel modo
di gestire le questioni quotidiane,
possiamo poi per
quanto possibile
metterci un po’ a
disposizione: non
una disponibilità
incondizionata e
in fondo deresponsabilizzante, ma una disponibilità realistica, che
tenga conto del fatto che anche noi abbiamo la
nostra vita fatta della nostra coppia, di eventuali
altri figli, di un lavoro, di interessi personali che
è legittimo e doveroso coltivare. Una disponibilità però concreta e precisa, su cui si sperimenta di
poter contare davvero. A questo punto saranno
loro stessi a chiederci con libertà e semplicità
quello di cui hanno bisogno e noi faremo del
nostro meglio, sicuri almeno di non essere, tra i
molti possibili, uno degli elementi di conflitto
all’interno della coppia.
M. C. M.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 12
LIBRI DI SCUOLA
di Francesco Pistoia
L AT I N O C H E P A S S I O N E !
Latino Semplice! È possibile rendere
semplice l’insegnamento e l’apprendimento del
latino? Il problema è ben presente ai cultori e ai
docenti delle lingue classiche: si pensi ai tanti
esperimenti di latino lingua viva, effettuati con
testi, CD, dvd, con giornalini e fumetti, con
notiziari radiofonici, con dizionari semplici.
Esperimenti che si estendono anche al greco
(Christophe Rico, Polis: parlare il greco antico
come una lingua viva, con CD audio, Edizioni
San Paolo 2010).
Docenti, cultori, esperti di didattica mossi dal
desiderio di contribuire alla diffusione della lingua e della cultura latina: non mancano.
Antonio Pepe e Rosa Luzzi credono in un latino
semplice; Irene Scaravelli lavora a testi semplici e
rigorosi. Autori che si propongono di offrire ai
ragazzi che si avviano allo studio del latino uno
strumento agile e – perché no? – piacevole; sono
convinti che, se si riesce a impostare una nuova
didassi della lingua di Roma, possono cadere
tanti pregiudizi e venir meno tante difficoltà.
Non possono non avere il plauso di chi crede in
una scuola seria.
Irene Scaravelli con Video Vides e Antonio Pepe e
Rosa Luzzi con Latino Semplice* presentano le
«prime esperienze di latino» e un «percorso graduale di conoscenza della lingua latina»: guardano agli alunni della scuola secondaria di primo
grado con interesse, sensibilità pedagogica, passione per la scuola. Va detto subito che tali testi
andrebbero benissimo anche per le classi iniziali
dei licei. Pepe-Luzzi comincia con una pagina
dal titolo intrigante, «Il latino intorno a noi»,
centrata sulla poesia Saluto a Venezia (1763) del
giovane Mattia Butturini, che è scritta in latino e
si legge in italiano! «Un esempio chiaro della
discendenza diretta dell’italiano dal latino». Un
richiamo al dizionario del Devoto conduce l’allievo a esplorare il bosco delle parole e coglierne
la provenienza. La mancata educazione al vocabolario, di cui ci si rende responsabili in tanti
ambienti scolastici, priva i ragazzi di una risorsa
straordinariamente utile alla conquista del sapere.
E Pepe-Luzzi stimola ricerca e curiosità. Mette
conto riportare il brano di pagina 7: «C’era una
volta un professore che se ne stava a un symposium all’estero, e uno dei factotum della Rai un
giorno gli telefona per dirgli che gli sembrava la
persona ad hoc, anzi, tanto per invoglialo, il non
plus ultra, aggiunge, per una trasmissione in
diretta sulla lingua italiana, che sarebbe stata per
uno come lui una sinecura eccetera. “Noi”, diceva, e voleva dire la Rai, con plurale maiestatis, “ti
chiediamo di decidere così, seduta stante. La fretta è tanta”. C’era già il placet della Direzione
generale, occorreva, pro forma, l’adesione di massima del professore. Un bel rebus per lui, tra l’altro innervosito quel giorno da un herpes in fieri,
decidere hic et nunc. Transeat, per qualche sera,
ma un impegno in toto di mesi! Un bel busillis.
Gli promettevano mirabilia sul piano della notorietà. Il che interessava poco al professore, un
tipo riservato, che non andava in visibilia per la
popolarità. Perciò se ne stava sul quamquam.
Perché seguire, perinde ac cadaver, il richiamo dei
mass media?».
Il racconto di G. L. Beccaria (da Italiano Antico
e Nuovo), letterato noto e apprezzato, prosegue
con ritmo irresistibile!
Latino Semplice, fatto di pagine vive, di stile
attraente, di metodo, cura con attenzione il rapporto italiano-latino, con riferimenti al latino
che è nell’italiano, e con una ricca e sensata guida
al vocabolario. Video Vides conduce un discorso
lineare sulla lingua latina sulla genesi e sullo sviluppo dell’italiano in termini di attualità, in
piena consonanza col modo di sentire dei ragazzi e con le esigenze della didattica. Il latino visto
come lingua robusta e carica di senso logico, il
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 13
13
latino come educazione alla logica, il latino in
rapporto non solo all’italiano ma anche a tante
lingue moderne. Gli esercizi obbediscono a un
criterio puntuale che porta l’alunno all’interno
di un mondo affascinante sviluppando in lui il
desiderio di andare avanti e approfondirne
momenti essenziali. Latino Semplice fa riferimento al Primo Dizionario (latino-italiano/italianolatino) di Cosimo Pierri della stessa Editrice
Mandese; Video Vides aggiunge al testo un dizionarietto comprensivo di tutti i termini utilizzati
negli esercizi: nel pieno rispetto della tradizione
didattica classica (ma si può fare ricorso con profitto a Il primo latino, di Valentina Mabilia e
Paolo Mastandrea, con CD-ROM, edito dalla
Zanichelli).
L’uno e l’altro libro contengono pagine di civiltà: Latino Semplice si conclude con Percorsi di
civiltà, che potrebbe essere considerato anche a
parte, nella sua autonomia, come schizzo di storia di Roma e della sua cultura; in Video Vides
ciascuno dei sette capitoli tematici contiene una
verifica finale su temi di grammatica e di civiltà
con schede illustrate. Tra i temi di civiltà: cucina,
scuola, teatro, giochi, lavoro e mestieri, abbigliamento, comunicazioni, società, religione…
Non scholae sed vitae discimus. Bene. La parte
riservata agli esercizi va considerata con attenzione particolare: ogni frase, ogni proposizione
lascia tracce talvolta indelebili nei ragazzi. E sul
piano educativo altro è Vita agricolarum beata est
o Puella cum diligentia mensam parat, altro è
Hostes in sinistrum cornu exercitus impetum fecerunt o Gladiorum acer sonitus cives terrebat. Nelle
opere in parola il ricorso a temi e momenti di
vita militare (alle storie di guerre, ai racconti di
imprese e avventure sostanziate di forza e di violenza) è moderato, direi sobrio. Gli autori tengono presente la psicologia degli scolari e agli scolari
si rivolgono con testi significativi che fanno riferi-
mento alla natura, al paesaggio, al lavoro, agli affetti, all’amor di patria, alla virtù, al bene, alla scuola,
alla bellezza, alla poesia. Illustrazioni, «finestre»,
grafici, sunti, box (Ricorda!, Attenzione!, Osserva)...
tengono desta l’attenzione dell’alunno e lo invitano a riflettere, a cogliere il senso delle cose, a
trasformare la fatica dello studio nella gioia della
conquista.
F. P.
* ANTONIO PEPE - ROSA LUZZI
Latino Semplice, Mandese,
Taranto 2010,
pp. 360, € 16,50;
IRENE SCARAVELLI
Video Vides, Zanichelli,
Bologna 2005,
pp. 256, € 17,00.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 14
C A S A L I N G H I T A ’
ANCORA SULLA PUBBLICITÀ
Se un’azienda vuole trarre guadagno da
un prodotto nuovo, deve investire molto per
«lanciarlo», sfruttando i più raffinati mezzi di
persuasione delle moderne tecniche di marketing. Tuttavia, non sempre ciò che è pubblicizzato è conveniente e utile per i consumatori, spesso influenzabili con immagini volte a suscitare
fantasie o bisogni superflui.
Molti ricorderanno quando Renzo Arbore presentò in un suo spettacolo televisivo un certo Cacao
Meravigliao, con un motivetto cantato da ballerine
brasiliane in costumi succinti: il giorno dopo quel
prodotto, in realtà inesistente, fu richiesto nei
negozi da centinaia di persone ansiose di provarlo.
Per evitare di lasciarsi incantare dalle sirene della
Tv e dei media, conviene quindi usare prudenza:
da parte mia, come già promesso, continuerò a
effettuare prove riferendo su ciò che è apparso
meritevole tra le novità proposte. Altre si sono
rivelate negative, ma su queste purtroppo sarà
necessario tacere, per ovvi motivi, sperando che
il silenzio dell’informazione possa bastare a mettere in guardia contro le «bufale».
di Giovanna Armani
VISTO, APPROVATO, SEGNALATO
* La longevità di un marchio presente sul mercato da molti anni rappresenta di solito un merito,
specialmente se si è evoluto continuando ad
adattarsi al mutare dei tempi.
Mi sono piaciute le ultime proposte di
Pompadour, azienda nata in Germania nel 1882,
la prima a presentare il tè in bustina doppia, che a
contatto con l’acqua bollente cede proprio tutti i
princìpi contenuti. Giunta in Italia nel 1964, ha
continuato a proporre infusi e tisane in bustine,
finché nell’anno appena trascorso ha aggiunto una
nuova linea di tè, alcuni piacevolmente aromatizzati, che si affiancano a 22 infusi, gradevoli bevande naturali per concedersi brevi pause di relax corroborante, e a 6 tisane che uniscono alla piacevolezza del sapore l’efficacia delle erbe contenute,
ciascuna con caratteristiche benefiche, in totale
assenza di teina per renderle adatte a tutti.
Per alleviare con l’aiuto della natura piccoli
disturbi, c’è quella depurativa, la digestiva, la
diuretica, la rilassante che concilia il sonno, la
snellente per calmare l’appetito. Di particolare
interesse l’ultima nata, che controlla la regolarità
con la presenza di finocchio, liquirizia, rabarbaro, prugna e malva, ingredienti noti per essere
amici della buona digestione.
Per conoscere tutta l’ampia gamma dei prodotti
Pompadour, reperibili nella grande distribuzione
e nei negozi di generi alimentari, cliccare
www.pompadour.it.
* Ha incontrato interesse la notizia apparsa su
Fogli di novembre, in cui avevo segnalato la bilancia «parlante» di Termozeta, preziosa per chi ha
problemi di vista e di forme molto... arrotondate,
che impediscono la visuale del peso. Della stessa
azienda propongo oggi una bilancia «verde» che
piacerà a chi è interessato al risparmio energetico
e all’eliminazione delle fonti d’inquinamento
rappresentate dalla batterie esauste presenti nelle
bilance normali, mentre questa ne è priva.
Elegante nel disegno essenziale e fornita di tecnologia avanzata, Lux di Termozeta è alimentata
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 15
15
À NEI MEDIA
da 2 celle fotovoltaiche, ed è dotata di 4 sensori
Strain Gauge che assicurano un’alta precisione
nel rilevamento del peso corporeo, arrivando a
sopportare fino a 180 kg. Dopo avere esposto le
celle a una fonte luminosa per circa 10 minuti,
queste iniziano a trasformare in energia la luce
del sole o di una normale lampada, consentendo
alla bilancia di entrare in funzione: il peso è rilevato appena si sale sulla pedana, con spegnimento automatico dopo che si è scesi.
La ricarica è illimitata e l’autonomia totale, come
se si realizzasse il sogno di chi si occupa della
casa: che gli oggetti siano davvero al nostro servizio, senza richiedere interventi.
* Una novità rivoluzionaria per l’Italia, mentre
all’estero è nota da lungo tempo, è la cottura a
induzione, ottenuta con uno speciale piano contenente una bobina che genera un campo
magnetico, in grado di sollecitare le molecole di
metallo del recipiente sovrastante, producendo
energia in grado di cuocere i cibi senza calore.
I vantaggi sono numerosi: cottura più veloce,
senza dispersione di energia come accade con gli
altri tipi, e quindi risparmio energetico; inoltre la
piastra è fredda, perciò si evitano i rischi di scottature, senza contare la sicurezza rappresentata
dall’assenza di gas. Nessuno, inoltre, dimentiche-
rà di spegnere i fornelli, perché il funzionamento s’interrompe da sé, appena si toglie il recipiente dalla piastra o se un liquido trabocca.
C’è anche, però, il rovescio della medaglia: il
costo degli apparecchi è almeno per ora piuttosto
alto, non si possono usare recipienti di rame,
alluminio, ceramica o vetro, che non lascerebbero passare l’energia, mentre servono solo quelli
con fondo di ferro o acciaio. Inoltre, poiché la
cottura a induzione richiede una potenza elettrica superiore, non sono sufficienti i 3 KW normalmente usati dalle famiglie italiane, ma occorre chiedere il passaggio a 4,5 o a 6 KW, il che
comporta un costo maggiore per le quote fisse e
il prezzo unitario.
Confrontati i pro e i contro, ritengo tuttavia che
la sicurezza e la rapidità offerta dalla cottura a
induzione la farà crescere anche in Italia, com’è
avvenuto con quella a microonde, sulla quale si
nutriva all’inizio molta diffidenza.
* In attesa che questo accada, propongo a chi
deve scegliere una nuova batteria per cucina o
intende sostituire la propria, una collezione di
utensili per la cottura già pronti per il futuro.
Si chiamano «Taormina» le nuove pentole presentate da Ballarini, che possono essere usate con
ogni fonte di calore e anche nel forno, perché i
manici in silicone e acciaio possono resistere alle
più alte temperature.
L’antiaderente Keravis Titanium di cui sono rivestite ha raggiunto il più alto standard di resistenza, perfino contro gli utensili di metallo, e poi
sono perfette anche per la cottura a induzione a
ridotto impatto ambientale. Meglio quindi prepararsi in tempo, non è vero?
G. A.
***
Gli oggetti presentati sono reperibili nei migliori
negozi di casalinghi e articoli per regalo, e nella
più ampia grande distribuzione.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
U O M I N I
Pagina 16
L’UOMO
PIU’ANZIANO
di Penelope
Nonostante possa sembrare un caso simile
a quello trattato nella puntata precedente, ma con
termini invertiti, si tratta in realtà di due situazioni
diverse.
Iniziamo esaminando la condizione psicologica
di colei che ha un marito molto più anziano. È
chiaro che la ventenne col quarantenne sta benissimo, perché generalmente non si tratta ancora di
età in cui le differenze si notano; anzi, l’esperienza
dell’uomo e il senso di protezione che può esercitare, l’indulgenza, la gratificazione che gli deriva
dall’avere accanto una creatura splendente di giovinezza, creano un rapporto ideale.
Le prime avvisaglie di qualche possibile incrinatura si avvertono in seguito, quando lei appena
quarantenne si sentirà nel pieno della propria
maturità, mentre lui comincerà a manifestare gli
acciacchi dell’andropausa. E allora?
ANALISI PSICOLOGICA DELLA SITUAZIONE
Se la donna all’inizio del rapporto ha valutato a
fondo, proiettandolo nel futuro, il problema
rappresentato dalla differenza di età e l’ha superato accettandolo, è probabile che non si aspetti
che lui mantenga a lungo la spensieratezza e l’allegria iniziali.
In questo caso, lei è probabilmente un tipo riflessivo, che ha dato maggiore peso alla prospettiva
sia pure lontana di un rapporto tranquillo, senza
la pretesa che il marito conservi intatti nel tempo
i comportamenti, la mentalità e le prerogative di
quando lo ha conosciuto: solo una donna immatura, dal carattere vacuo e infantile potrebbe
aspettarsi che lui non cambi mai.
Se comunque la donna non fosse stata abbastanza saggia da prepararsi ai mutamenti che l’avanzare dell’età avrebbe comportato, non traumatici quando s’invecchia insieme movendo da età
abbastanza simili, potrebbe trovarsi a disagio
dopo un certo numero di anni. Sentendosi ancora
giovane, comincerebbe forse a rilevare il peso di
una differenza non avvertita inizialmente, e
magari si sentirebbe delusa nel notare che il suo
uomo è meno vitale, che comincia ad avere bisogno
di comprensione e assistenza, quasi a chiedere la
restituzione di quanto ha dato negli anni precedenti.
Se l’amore era profondo all’inizio, ed è rimasto
vivo, il sacrificio può essere sostenuto senza difficoltà, inducendo lei ad adeguarsi alle nuove
abitudini; certo prova tenerezza per il marito, e
sente come un debito di gratitudine il dovere di
stargli accanto da amica, senza fargli pesare le
differenze, senza evidenziarle, ma anzi imponendosi di non vederle, e facendo in modo che lui
stesso non dia a queste un peso eccessivo.
C’è anche, però, il caso contrario delle donne
che hanno perduto l’iniziale dedizione, forse
perché l’amore non era autentico, o perché si è
manifestato in loro un fondo di egoismo che le
spinge a evitare i doveri non preventivati, oppure
si tratta di un residuo infantile d’immaturità che
le porta a rifiutare il cambiamento naturale del
marito, senza volersi rassegnare.
C’è poi la possibilità abbastanza comune che
l’uomo, divenuto anziano, soffra di gelosia nei
confronti della moglie più giovane, per la sua
vitalità ancora intatta, e diventi sospettoso quando vede che si occupa del proprio aspetto in
modo secondo lui eccessivo.
Rassicurarlo dicendogli «Lo faccio per te» potrebbe essere la risposta più naturale, però non abbastanza convincente. Sarebbe invece opportuno
spiegargli che dedicare attenzione al mantenimento della propria forma esteriore è un diritto
che influisce positivamente sull’umore e sulla
vanità femminile che, se contenuta nei giusti limiti,
rappresenta quasi un dovere per evitare di cadere
nella trascuratezza e nella pigrizia, primo passo
verso la vecchiaia nella sua forma peggiore.
PROGETTI DI COMPORTAMENTO
Dinanzi a una possibile gelosia maschile è indispensabile impegnarsi a tranquillizzare l’uomo,
facendogli capire che l’amore verso di lui è sempre vivo e inalterato, e che la loro storia possiede
tali pregi, che nessuno la potrebbe danneggiare;
si ricordi che occorre dirglielo con chiarezza,
perché non basta sperare che lo capisca da sé,
mentre converrà ripeterglielo come un dolce leitmotiv in grado di confortarlo.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 17
17
È inutile e dannoso rimpiangere i tempi in cui lui
era sempre disponibile a progetti divertenti, rilevando che il suo carattere sta peggiorando: occorre
invece capire che è venuto il momento di cercare
insieme altri motivi d’interesse, altre soddisfazioni
in grado di piacere a lui, ma anche a lei, per quello spirito di adattamento che rappresenta una
delle più preziose prerogative femminili.
Ogni stagione della vita può offrire gioie che
forse, quando gli anni erano pochi, non si era in
grado di apprezzare, ma che alla fine si rivelano
appaganti, adeguate del resto ai bisogni che il
trascorrere del tempo ha reso diversi da quelli del
passato: potrà quindi essere gratificante scoprire
attività in grado di soddisfare le esigenze di
entrambi, trascurate in precedenza per mancanza di tempo o per impegni lavorativi.
L’Università della terza età presenta una ricca
scelta di corsi adeguati a ogni interesse, da quelli di approfondimento culturale, tra cui l’apprendimento o il perfezionamento nelle lingue
straniere, ad altri di recitazione o di composizione letteraria, per chi ha sempre sognato di diventare attore o scrittore.
Ci sono inoltre sport adatti anche per chi non è
più giovane, e poi offerte di viaggi, che a prezzi
agevolati consentono di trascorrere vacanze distensive su navi da crociera, cure termali da praticare in località amene, dove è possibile
non solo curare certi piccoli malanni, ma anche dedicare tempo alla
forma fisica.
Se infine l’uomo si è impigrito
e sembra privo di stimoli,
senza i quali la decadenza
progredisce più rapidamente, la moglie saggia farà il
possibile per aiutarlo a
riscoprire quelli che sono
stati i suoi hobby del passato, provando a sua volta a
interessarsi a essi, per il piacere di una condivisione che
farà bene a entrambi.
In realtà, la vera saggezza raggiunta attraverso
l’esperienza si dimostra quando si riesce a individuare le piccole soddisfazioni della vita, e a goderle
nella loro piacevolezza mai immaginata prima.
P.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 18
L E G G E R E
È
B E L L O
SETTE LIBRI, NON SOLO P
Dieci piccoli indiani
Dieci piccoli indiani di Agatha Christie (Oscar
Mondadori, 188 pagine, 7,80 euro) è un libro
giallo pieno di misteri e di tensione, e per questo
mi è piaciuto. È la storia di dieci persone invitate
su un’isola deserta da un personaggio invisibile.
Sull’isola c’è una sola casa, dove i dieci, pur non
conoscendosi, scoprono di essere accomunati da
qualcosa di terribile che riguarda il loro passato.
Come dice una filastrocca per bambini, tutti gli
ospiti, uno dopo l’altro, vengono uccisi.
Chi è stato? Ed è mai possibile che il probabile
assassino sia anche una delle vittime?
Nel leggere ho avuto un po’ paura, ma più forte
della paura è stato il desiderio di arrivare alla fine
per svelare il mistero.
di Serena Cammelli Aldo Maria Valli
Laura (figlia, 11 anni)
Una barca nel bosco
Gaspare Torrente è un ragazzo speciale. A soli tredici anni ha una preparazione molto superiore alla
media. Merito di un’ottima insegnante e del
padre, semplice pescatore ma anche studioso.
Sull’isola del Sud Italia dove Gaspare vive, però, il
liceo non c’è, così per poterlo frequentare si trasferisce a Torino, ma la nuova realtà è una delusione.
Insegnanti mediocri, compagni che si preoccupano solo di essere alla moda e programmi di studio
insensati avvolgono il ragazzo in un’atmosfera ben
diversa da quella della sua isola.
Nella grande città del Nord Gaspare si sente fuori
posto, come una barca in un bosco, e all’università la situazione non migliora. Una barca nel bosco
di Paola Mastrocola (Guanda, 266 pagine, 8,50
euro), Premio Campiello 2004, è un romanzo
sulla scuola, sui giovani e su questo nostro mondo
che troppo spesso emargina l’intelligenza e la sensibilità per lasciare spazio solo al conformismo e
alla superficialità.
Bellissimo il dialogo finale di Gaspare con il padre
ormai morto.
Anna (figlia, 14 anni)
Pedofilia
Da quando, in diverse parti del mondo, sono
venuti alla ribalta casi di abusi sessuali commessi
a danno di minori da alcuni preti, il tema della
pedofilia è di grande attualità. Tuttavia sull’argomento resta molta confusione.
A fare chiarezza contribuisce il saggio Chiesa e
pedofilia. Una ferita aperta (Edizioni Ancora,
128 pagine, 13 euro) scritto da due gesuiti della
rivista La civiltà cattolica: Giovanni Cucci e
Hans Zollner, entrambi studiosi di psicologia e
docenti all’Università Gregoriana di Roma.
Per quanto sia difficile tracciare un quadro della
personalità pedofila, le ricerche mettono in luce
alcuni punti fermi: l’abusatore è in stragrande
maggioranza di sesso maschile, spesso vittima a
sua volta di un abuso, e gli abusi avvengono per
lo più all’interno della famiglia.
In generale il pedofilo si giustifica dicendo che
vuole bene al bambino o alla bambina, ma la
verità è che si tratta di una persona incapace di
avere rapporti umani, affettivi e sessuali con un
pari. Ha bisogno di esercitare un potere, e per
questo sceglie un minore.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 19
19
P E R S VA G O
Quanto alla pedofilia nella Chiesa, i dati dicono
che dal 2001 al 2010 sono stati denunciati alla
Congregazione per la Dottrina della fede circa
tremila abusi compiuti da preti cattolici nell’ultimo mezzo secolo. Le misure adottate sono al centro di polemiche. Alcuni vescovi sono stati accusati di aver coperto o insabbiato, e al Vaticano si
rimprovera di non aver proceduto con il necessario rigore. Pur ammettendo l’esistenza di sbagli e
negligenze, Cucci e Zollner spiegano che quello
che viene bollato come ritardo è invece prudenza,
perché il più delle volte è difficile provare la gravità delle accuse. Inoltre il vescovo, che è un
padre e non un funzionario o un amministratore,
proprio in quanto padre ha come prima preoccupazione non quella di precipitarsi a denunciare il
figlio, ma di capire che cosa sia accaduto, ascoltando le parti in causa. Infine, il motivo per cui
viene raccomandata la segretezza nelle procedure
non è la volontà di insabbiare, ma la tutela degli
imputati, la cui colpevolezza va resa nota solo
dopo essere stata provata.
Sfatato il luogo comune secondo il quale ci
sarebbe un nesso tra pedofilia e celibato (in realtà gli abusi sono commessi per lo più da uomini
sposati e con figli), il libro si sofferma, giustamente, sulla necessità di una formazione adeguata dei candidati al sacerdozio ministeriale: «La
Chiesa deve riconoscersi peccatrice non soltanto
punendo gli abusatori, ma anche chiedendosi
quali preti vuole avere e come fare per formarli in
modo sano». Si tratta di conoscere i candidati
anche sotto il profilo affettivo e sessuale, perché
la maturità umana e la padronanza degli impulsi
sono requisiti fondamentali per l’uomo di Dio.
Di qui la consapevolezza che lo scandalo pedofilia, per quanto doloroso, è «necessario e importante, forse anche purificatore, per i pastori e per
coloro che si preparano a diventarlo».
Aldo Maria Valli (papà)
Libertà
Dario Antiseri è un filosofo cattolico-liberale.
Giulio Giorello invece dipinge sé stesso come
ateo protestante. Una bella coppia di pensatori
non allineati. Era forse inevitabile, quindi, che
unissero le loro forze e, senza nascondere le
diversità, scrivessero un libro su ciò che li accomuna, l’amore per la libertà. Nasce così Libertà.
Un manifesto per credenti e non credenti
(Bompiani, 194 pagine, 17 euro) nel quale il
senso della vigilanza nei confronti di un valore
così decisivo si trasforma in una sorta di check up
all’idea di libertà oggi, per capire qual è il suo
stato di salute, con un occhio di riguardo alla
teologia e alla metafisica.
In questo quadro, particolarmente interessante è
il capitolo dedicato al relativismo secondo
Joseph Ratzinger, dove si spiega che l’attuale
Pontefice, il quale ha ingaggiato una battaglia
contro quella che ha definito la «dittatura del
relativismo», riconosce tuttavia che la politica, in
quanto campo dell’opinabile e del perfettibile,
non può vivere di assoluti. Se si assolutizza un
partito o un’ideologia, si cade nel totalitarismo.
Tuttavia anche la politica, come ogni altro àmbito dell’agire umano, ha bisogno di una base
morale, ed è precisamente qui, sul terreno della
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 20
L E G G E R E
È
B E L L O
SETTE LIBRI, NON SOLO P
morale, che secondo Ratzinger l’uomo non può
permettersi di cadere nel relativismo. La sacralità
della vita e la difesa della persona umana sono,
per il Papa, assoluti che vanno riconosciuti da
tutti, perché se questo riconoscimento non c’è si
apre la strada dell’ingiustizia e della discriminazione. Mi sembra ce ne sia abbastanza per alimentare salutari discussioni, purché non si parta
da posizioni preconcette.
Giovanni (figlio, 23 anni)
Ascensori & civiltà
Spesso una storia ben raccontata dipinge una
realtà molto meglio di trattati e studi specialistici.
È il caso di Scontro di civiltà per un ascensore in
piazza Vittorio dell’algerino, ma romano di adozione, Amara Lakhous (edizioni e/o, 192 pagine,
12 euro), gustosissimo mix di romanzo giallo e
satira sociale ambientato in uno stabile multiculturale dove, con il pretesto dell’indagine su un
misterioso omicidio, si entra in una Roma in cui
la necessità della convivenza fa i conti con le
incomprensioni che scaturiscono da vecchi pregiudizi alimentati da ignoranza e paura. Scritto e
pubblicato prima in Algeria e poi riscritto in italiano, il libro è stato un successo, come si dice, del
passaparola, e ne è stato tratto anche un film. E
proprio sulla scia del successo è nato un secondo
libro, Divorzio all’islamica in viale Marconi (188
pagine, 13,80 euro) dove il mistero si dipana
attorno a un attentato progettato da un gruppo
islamico, ma il vero nucleo del racconto sta sempre nella nuova Italia multietnica.
Giulia (figlia, 25 anni)
Le affinità elettive
Ho incominciato a leggere Le affinità elettive di
Goethe (Acquarelli edizioni, 284 pagine, 4,65
euro) perché ne avevamo parlato a scuola e la
trama mi aveva incuriosito.
A prima vista la trama sembra quella di un
romanzo di Jane Austen. In un castello di un’indefinita regione tedesca abita Edoardo con la
moglie Carlotta. La coppia invita prima un
amico di gioventù di Edoardo, «il Capitano», poi
la nipote Ottilia. È a questo punto che le «affinità elettive» prendono il sopravvento sui legami
precedentemente stabiliti. Infatti Edoardo s’innamora di Ottilia e Carlotta del Capitano.
Il romanzo si snoda poi quieto, anche nei
momenti potenzialmente più passionali, descrivendo minuziosamente i pensieri, le tendenze e i
caratteri delle persone che di volta in volta si
aggiungono alla comitiva di ricchi signori. I personaggi non sembrano mutare poi molto nei loro
sentimenti. Solo Ottilia, che all’inizio si presenta
come la più insignificante, emergerà nel corso
della narrazione, diventando oggettivamente la
protagonista del romanzo.
Il libro è un classico. I giovani possono trovarlo
noioso, ma non si può ignorarlo. Trovo che il
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 21
21
P E R S VA G O
modo di scrivere di Goethe sia antiquato e difficile per noi. Quindi non è un romanzo da leggere per svago. Un merito è di essere pieno di belle
frasi, di quelle che viene subito voglia di trascrivere da qualche parte.
Silvia (figlia, 17 anni)
Le età della vita
Al cardinale Carlo Maria Martini piace un proverbio indiano che dice così: la vita si può dividere in quattro fasi; nella prima si impara, nella
seconda si insegna e si servono gli altri, nella
terza si va nel bosco ed è il tempo del silenzio e
del ripensamento, infine nella quarta si impara a
mendicare. È proprio attorno a questi quattro
stadi che l’ex arcivescovo di Milano ha articolato
il suo bel libro Le età della vita (Mondadori, 220
pagine, 18 euro), nel quale mette in luce l’importanza e la dignità di ogni fase della vita
umana, non esclusa l’ultima, così difficile da
accettare specialmente nel nostro mondo occidentale dominato dal mito dell’efficienza.
I testi, alcuni dei quali già apparsi in altre raccolte, compongono un quadro dominato da un
senso di totale fiducia nell’amore di Dio.
Qualunque sia il tratto di strada che stiamo percorrendo, c’è su ognuno uno sguardo buono, lo
sguardo di un padre che ama la sua creatura con
tenerezza fugando le ombre della solitudine.
Questo rapporto personale è il tratto del cristiano. Tristezza, dolore e sofferenza ci appartengono, ma non spetta a loro l’ultima parola.
Martini racconta che i cinesi, quando si incontrano, non si scambiano formule convenzionali,
ma si fanno una domanda: «Da dove vieni? Dove
vai?». Sono anche le domande che il cristiano
dovrebbe porsi in ogni fase della vita. Perché «è
Gesù, il Signore risorto, il centro della nostra
vita, la misura del nostro amore», ed è in lui che
ci è chiesto di rinascere sempre di nuovo.
Serena Cammelli, mamma
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 22
J U K E B O X
di Paolo Ronchetti
P L AY L I S T 2 0 1 0 : L A M U S I C A D I
Sto ancora facendo indigestione di musica.
Siamo sotto Epifania e il mio stereo, il mio computer
e i miei iPod stanno lavorando incessantemente per
definire una playlist di questo 2010 appena passato.
Tanto per curiosità, e un po’ di vanagloria, lavorando
con iTunes ho scoperto che tra i due natali (20092010) ho importato 8.482 brani di cui 6.629 acquistati nel 2010. Di questi, 3.047 sono i brani usciti
nel 2010 per un totale di 256 album...
Sono veramente tanti e sto provando a
riascoltarli tutti per stilare un best dell’anno che non dimentichi nulla. Che
non dimentichi album appena usciti, da
ascoltare più volte, album complessi o
controversi, anche questi da ascoltare
con pazienza e più volte cercando di
distinguere i trucchi del mestiere dalla
qualità, e i dischi già giudicati, bene o
male, un’ultima volta prima del «giudizio finale».
E poi la lettura delle riviste italiane e straniere e
dei siti internet per vedere che cosa posso aver tralasciato (per esempio lo splendido Queen of
Denmark di John Grant, protagonista di molti
best oltremanica) e, dopo giorni
e giorni di lettura e ascolti, scoprire che le mie playlist non
assomigliano a nessuna delle
playlist lette. Lo sconcerto di
vedere che il mio è realmente
un gusto personale e indipendente dai consigli e dalle critiche anche più importanti. Con
tutti i rischi dei personalismi
connessi... Ma di questi dischi
ne ho letto e ascoltato tanto in questi mesi e ora sto
ricostruendone una scala di valori che cercherò di
condividere con voi felice, ma anche un po’ spaventato, dalla mia autonomia di giudizio.
Il lavoro definitivo, è solo un gioco ma ha le sue
regole, sarà pubblicato nel prossimo numero quando l’opera di revisione e riascolto sarà finalmente
terminata. Ma già ora possiamo parlare di alcuni
album di assoluto valore. Trattiamo questo mese di
musica italiana. Non è stato un anno indimenticabile
qui da noi, ma… si parte!
Band incredibile, ma così credibile da essere, in questo momento, «il» gruppo da esportazione dell’indie
rock italiano, i «Calibro 35» sono stati pubblicati in
Gran Bretagna e Usa, inseriti nella colonna sonora
del blockbuster hollywoodiano «R.E.D.» e hanno
ricevuto ottime recensioni ovunque con Ritornano
quelli di… Calibro 35, loro secondo album, degno
successore del bellissimo Calibro 35 (2008). I
Calibro sono un supergruppo formato da alcuni tra
i più interessanti musicisti del panorama italiano
alle prese con un repertorio strumentale che si rifà
alle musiche dei film poliziotteschi italiani degli
anni ’70. Che ci crediate o no questo è
uno (lo?) stile musicale che ha tipicizzato
e interessato l’ascolto della musica italiana
nel mondo negli ultimi trent’anni. I
Calibro 35, tra cover e brani originali più
veri degli originali, ci portano tra ritmiche funk, stacchi jazz, spunti prog e
suoni vintage più freschi
e allegri che mai, verso
una musica potente e
divertente che guarda al
passato come al futuro.
Se Ritornano quelli di…
Calibro 35 è, a mio avviso, l’unico album indispensabile tra quelli usciti in Italia nel 2010, ci
sono però altri album
interessanti. Rimanendo in atmosfere internazionali segnalo l’italianissimo album di un musicista
americano, Mike Patton, che, passando dal metal
dei Faith No More al rumorismo vocal/futurista
di Pranzo Oltranzista, dall’avanguardia con John
Zorn al progetto Fantomas,
quest’anno è approdato, complice l’amore che lo portò in
Italia più di una decina di anni
fa, alla produzione di questo
Mondo cane, album tributo –
tra ironia e rispetto, orchestra
e suono vintage – alla musica
italiana degli anni ’60 tra
gemme dimenticate e grandi
successi, da Senza fine alla divertente 20 km al giorno. Anche la pronuncia «americana» dà un fascino
speciale a questo disco, che avrà un seguito in questo 2011. Nel 2010 il tour estivo di Patton, una
delle voci più incredibili degli ultimi anni, ha fatto
il pieno ovunque riempiendo anche l’Arena di
Milano in una serata torrida e con prezzi non proprio popolari.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 23
23
CASA NOSTRA
Alle atmosfere anni Settanta, a quanto pare un
must quest’anno, è vicino il disco dei Baustelle I
Mistici dell’Occidente. Non proprio un capolavoro, ma un disco che cresce con l’ascolto e che colpisce anche per alcuni particolari – sonori, melodici e di testo – che rimandano in modo preciso
a una musica e una cultura a
cavallo tra gli anni ’60 e ’70.
Suoni che sembrano provenire
da oscuri e dimenticati spaghetti
western o da apparenti imitatori
del De Andrè più orchestrale.
Segnalazione anche per due
cantautori affini ma diversi:
Evasio Muraro e Gian Carlo
Onorato. Il primo tra pop e
autorialità si presenta con un disco maturo tra
brani suoi e qualche splendida cover (Neil
Diamond, Ivan Della Mea, Settore Out,
Onorato). O tutto o l’amore* ha un songwriting
personale e un suono asciutto e
mai iperprodotto o troppo arrangiato. I contributi musicali sono
sempre appropriati e un plauso
particolare va a Fidel Fogaroli,
tastierista bergamasco, già collaboratore dei Verdena, con una
sensibilità unica che in Italia ha
solo due precedenti: Mark Harris
e Patrizio Fariselli (Area). Sentire
per credere la ritmica e l’assolo di tastiera in
Sussurrami canzoni; era da Diesel di Finardi (’77) –
o da Nero a metà di Pino Daniele (’80) – che non si
sentivano in Italia una tastiera e una sezione ritmica così belle! Onorato, tra i richiami baustelliani di
Sasha e un incedere personale (solo vagamente «alla
Battiato»), è sempre più maturo nel descrivere il rincorrere oscuro e torbido di pensieri e fantasmi,
ossessioni e turbamenti, ed è perciò consigliato a un
pubblico maturo.
Tre veloci segnalazioni. Primitivi del futuro dei «Tre
allegri ragazzi morti», ennesimo gioiello pop rock,
questa volta virato reggae, in cui la band di
Pordenone, sulla strada dal 1994, si dimostra capofila di un modo intelligente di fare pop in Italia
(interessante è anche la rilettura in dub uscita a fine
anno e scaricabile gratis sul loro sito); Beatrice
Antolini con BioY che tra canzoni, piccole sperimentazioni, pop ed elettronica si presenta con un
album dal suono internazionale
– meno «virtuosistico» e narcisista del precedente, bellissimo, A
Due (2008) – che colpisce ancora nel segno tra suoni wave e
funk; infine «Le luci della centrale elettrica» di Vasco Brondi, con
Per ora noi la chiameremo felicità,
in cui disperazione nichilistica e
ironia, purtroppo non colta da molti, vanno a
braccetto in un album che partendo da Leo
Ferrè, cui ruba la frase del titolo, Lolli e Rino
Gaetano descrivono la parte più oscura e disincantata del vivere i nostri tempi.
Ultima segnalazione per una bella e
necessaria antologia in cui il giovane rock italiano e i nuovi autori
possono finalmente avere la visibilità che meritano. La leva cantautoriale degli anni 0 (Ala Bianca Warner) è un ottimo compendio
per capire che cosa è successo e che
cosa succederà nei prossimi anni
nella musica italiana di qualità. Il prossimo mese il
meglio del pop rock internazionale.
Non mancate.
Miglior disco 2010:
Calibro 35 - Ritornano quelli di… Calibro 35 Ghost Records
Gli Altri 9 (in rigoroso ordine alfabetico):
Baustelle - I mistici dell’Occidente - Warner
Beatrice Antolini - BioY - Urtovox Records
Evasio Muraro - O tutto o l’amore - Fragile Dischi
/Universal
Giancarlo Onorato - Sangue bianco - Lilium Produzioni/Venus
Le luci della centrale elettrica - Per ora la chiameremo felicità - La Tempesta
Micol Martinetz - Copenhagen - Discipline
Mike Patton - Mondo cane - Ipecac Recording
Perturbazione - Del nostro tempo rubato - Santeria
Tre allegri ragazzi morti - Primitivi del futuro - La
Tempesta
P. R.
* A scanso di equivoci denuncio il conflitto di interessi e
confesso di aver partecipato a un brano del disco con un
piccolissimo vocalizzo. Ma il giudizio, vi assicuro, è più
che sincero e neutrale.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 24
P I C C O L O
&
G R A N D E
S C H E R M O
IL RESPONSABILE DELLE
di Luisa Cotta Ramosino
Uno dei tanti attentati che insanguinano
Israele. Tra le vittime una donna che nessuno
riconosce finché una busta paga macchiata di
sangue porta a identificarla con una dipendente di origine rumena di un panificio di
Gerusalemme. L’ondata di indignazione di
fronte alla noncuranza dei principali obbliga
il responsabile delle risorse umane a correre ai
ripari, ricostruendo i movimenti della donna.
Ma è solo l’inizio, perché il corpo va riportato
in patria e qui il manager si trova alle prese
con un viaggio tragicomico durante il quale
sarà costretto a fare i conti con sé stesso e con i
suoi improbabili compagni di viaggio: il figlio
ribelle della defunta, un giornalista insopportabile, il marito rumeno della bizzarra console
israeliana e naturalmente la bara.
Il responsabile delle risorse umane
(The Human Resources Manager)
Regia di Eran Riklis
sceneggiatura di Noah Stollman
dal romanzo di Abraham B.Yehoshua
con Mark Ivanir, Guri Afi, Noah Silver
prodotto da 2-Team Productions/Pallas Film
/Ez Films/Hai Hui Entertainment/Pie films;
103’; Israele/Germania/Francia 2010.
Tratto da un interessante, ma imperfetto, romanzo di Abraham B. Yehoshua, il nuovo
film del bravo regista Eran Riklis (suoi La sposa
siriana e Il giardino di limoni) sceglie la strada del
road movie internazionale (da Gerusalemme alla
Romania) per raccontare uno squarcio di umanità nell’Israele di oggi in cui uno dei tanti attentati suicidi (una tragica e quasi quotidiana realtà
per gli abitanti di quel Paese) diventa il punto di
partenza per un’esplorazione di circostanze e
sentimenti universali.
La realtà di un’immigrazione non ebraica nell’unica democrazia (e nell’unico Paese economicamente dinamico) del Medio Oriente è presentata come una sfida alle «pretese» etiche di un
luogo e una comunità che troppo spesso si finisce per esaurire nelle contrapposizioni politiche.
Quando invece in un personaggio come quello
del responsabile delle risorse umane (non a caso
definito dal suo ruolo piuttosto che dal suo
nome) si intravede molto di più: un malessere
esistenziale che lo rende distante sul posto di
lavoro come nella famiglia, la fatica (ma insieme
anche il desiderio) di mettersi in contatto con
l’altro sia esso un dipendente anonimo o un
ragazzino ribelle con cui all’inizio non riesce
nemmeno a comunicare.
La promessa di questo racconto è potente e il
volto intenso dell’interprete del manager riottoso
(Mark Ivanir) coinvolge lo spettatore in un per-
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 25
25
RISORSE U M A N E
corso di scoperta che si nutre di piccoli gesti
(l’esplorazione della casa della donna misteriosa,
la condivisione di un legame mai intenso ma
platonico con un altro operaio) e sembra aprire
a un viaggio prima di tutto esistenziale.
Purtroppo, invece, dopo la partenza per la
Romania e l’incontro con la bizzarra console locale, il racconto si sposta sui binari di un road movie
in cui prevale il gusto del bizzarro mentre gli
affondi sull’umano tormentato dei diversi personaggi si fanno meno efficaci e i fili del racconto
tendono a perdersi, portando non a caso a un
finale che lascia un poco insoddisfatti.
Lo svelarsi dell’identità e dei sentimenti della
donna morta (che si vogliono in qualche modo
vicini a quelli del manager), il rapporto che si crea
con il figlio di lei e in qualche misura anche con
il giornalista impiccione non bastano a rendere
necessaria questa peregrinazione dove gli ostacoli
si moltiplicano forse un po’ troppo per volontà di
autore, mentre si sente la mancanza di un approfondimento dell’interiorità del personaggio principale e dei suoi interlocutori.
Così la pellicola tende a perdere coesione e interesse, inducendo lo spettatore a guardare l’orologio in attesa di una chiusura che arriva senza la
necessaria benzina per ripagare l’attesa.
L’apertura verso un destino e una vita diversi
sono il frutto di un viaggio che non ci dice abbastanza né di chi lo compie né di chi lo condivide, bruciando un capitale narrativo che avrebbe
meritato migliore articolazione.
L. C. R.
Elementi problematici per la visione:
nessuno.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
N O N
23:04
Pagina 26
S O L O
V I D E O G I O C H I
di Giuseppe Romano
ARTE, DOVE LA TRADIZIONE I
L’arte ci immerge nella vita e nel
mondo. Chissà, allora, che non sia questa la strada per superare quella certa diffidenza che molti
di noi avvertono nei confronti dell’era digitale,
dei suoi linguaggi, delle sue tecnologie. E per
stare vicini a quei giovani «nativi digitali» che
altrimenti si allontanano dalla fatica impacciata
degli adulti in questi mondi nuovi e tuttavia
umani fino in fondo.
L’uomo li ha creati e
deve socializzarli a
forza di contenuti e
incontri all’altezza
delle migliori aspettative.
Cominciamo con Art
Academy, un software
approntato da Nintendo per la console
portatile Nintendo
Ds, che è l’unica, nel
mondo dei videogiochi, a sfruttare come
modalità d’interazione il contatto di uno
stilo con uno schermo tattile, touch screen (un secondo schermo, com’è
noto, mostra altre porzioni del
«mondo elettronico», si tratti di
un gioco o di altro). Un metodo
di comunicazione intuitivo e facile da apprendere: si tratta della
trasposizione di qualcosa che facciamo tutti i giorni, dato che lo
stilo può diventare matita, penna o pennello.
Art Academy è una guida al disegno e alla pittura. È anche un vero e proprio corso di pittura in
dieci lezioni. Conduce per mano all’uso delle
tecniche, degli strumenti e dei generi pittorici,
sfruttando le qualità della console in maniera che
l’autoapprendimento di chi usa Art Academy sia
sempre in primo piano, accompagnato però da
istruzioni, consigli, risorse continuamente proposti per indirizzare e sostenere lo sforzo personale. Come questo avvenga, alla resa dei conti, è
semplice e spontaneo constatarlo. Ma come
molte cose semplici si tratta di una rivoluzione
delle abitudini consolidate, che promette
di aprire strade mai
frequentate finora.
Credo che uno strumento come questo sia
un luminoso esempio dell’incontro fra
tradizione e novità:
non c’è niente di
diverso dall’applicazione al foglio e alla
tela, e al tempo stesso tutto è rinnovato e
messo a disposizione
con mai vista facilità.
Inoltre è evidente
che qui la tecnologia
conta moltissimo
(come si farebbe altrimenti?), ma non la fa da padrona, poiché è al servizio di
un linguaggio, quello della
pittura, assai sofisticato e
assai umano. Ragioni per
cui ritengo che Art Academy
possa essere il grimaldello
per schiudere diversi preziosi tesori.
Il primo è quello che introduce un ragazzo alla
pratica dell’arte, dandogli lo strumento per esercitarsi con profitto e con agio. Aiuta non poco il
«ritmo» del programma, che dal mondo dei
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 27
27
E INCONTRA LA NOVITÀ
videogiochi – pur non
essendo
propriamente
uno di essi – ha preso la
capacità di stimolare l’ap prendimento con sfide
sempre più ardue e giudizi impegnativi. Con questo, per inciso, si mostra
come i «videogiochi»
siano realtà spesso più
complesse e coinvolgenti
di quanto si pensi prima
di frequentarli.
Il secondo tesoro che si
cela dentro Art Academy è per me ancora più
ricco e non riguarda i ragazzi. Riguarda invece
quegli adulti che coltivano diffidenza e timore
nei confronti dei prodotti che affollano l’èra
digitale. Chi ama imbrattare fogli e tele si sor prenderà nello scoprire quanto sia appassionante
farlo in un contesto così evoluto e così semplice.
A conferma della qualità, la presentazione di
questa tavolozza virtuale è avvenuta, poco più di
un mese fa, nel contesto illustre della Pinacoteca
di Brera, a Milano, che dal novembre scorso ha
inserito tra le sue proposte educative per il fine
settimana alcuni percorsi, con cadenza mensile,
dedicati ai giovani in cui la Nintendo Ds funge
da laboratorio virtuale.
Dal momento che i modelli più recenti della
console sono dotati di telecamera, il confronto
con le opere d’arte della pinacoteca è concreto
e immediato. I primi percorsi nei quali s’introduce
l’utilizzo di Art Academy
analizzano opere di Carlo
Crivelli e di Silvestro Lega,
per evidenziare l’importanza delle ombre nella
costruzione pittorica.
Nintendo ha messo a
disposizione della Pinacoteca una trentina di console
Ds per consentirne l’utilizzo ai visitatori, guidati dal
personale del museo.
Da un’arte all’altra. Furoreggia fin dal suo primo
apparire Just Dance , un gioco che si dedica al
ballo. Propone una cinquantina di brani musica li che fanno da base per lanciarsi nelle più ardite
evoluzioni davanti allo schermo del televisore,
tenendo in mano il «telecomando» della console
Wii. Infatti è la «grande» di Nintendo a offrire la
cornice entro cui sperimentare ritmi e danze in
stile «Ballando sotto le stelle».
L’obiettivo è imitare il ballerino che si muove
nello schermo, offrendosi alla valutazione del
programma, che verifica la fluidità e l’armonia
dei movimenti attraverso il proprio sensore. È
anche possibile ballare in due o in quattro, possibilità che ha fatto di Just Dance (prodotto da
Ubisoft) una presenza gradita in feste e pomeriggi
tra adolescenti.
G. R.
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 28
FAES AURORA
Asilo nido “Club
FAES ARGONNE
Scuola maschile
FAES MONFORTE
Scuola femminile
dei Piccoli”
Scuola
Primaria
Secondaria
Primaria
Secondaria
dell’infanzia
Liceo Scientifico
Liceo Classico
Via E. Nöe, 24
Via M. Gioia, 42
Via Zanoia
20133 Milano
02 266867232
20124 Milano
02 67071894
ang. Via Ponzio
20133 Milano
02 2367081
a cura di Claudio Marcellino - Segretario generale FAES
Cari lettori,
nel corso di un incontro, un commercialista lamentava nel proprio lavoro professionale una
crescente difficoltà a conciliare controversie,
a causa di una litigiosità in aumento e di una
deresponsabilizzazione degli attori coinvolti, i
quali preferiscono che sia un terzo, il giudice, a
decidere e a prendersi la responsabilità della soluzione. Un tale atteggiamento è oramai comune
anche ad altri ambiti dell’agire dell’uomo in società ed è frutto, in ultima analisi, di una mentalità relativista e scientista che rivela al suo interno contraddizioni profonde. Anche nel campo
educativo, in particolare in quello delle relazioni
familiari, vi è la tendenza a radicarsi nelle proprie posizioni, manifestando la pretesa di aver
ragione al 100% e di essere noi stessi l’orizzonte
veritativo della realtà. Al contempo, ci si ritrova
a delegare decisioni importanti e intime che attengono ai genitori, all’esterno della famiglia.
Il FAES cerca di aiutare le famiglie attraverso la
sinergia di strumenti che adotta da trentacinque
www.faesmilano.it
anni (tutoring, formazione, istruzione) affinché
ciascuna persona, in particolare lo studente, pos-
Il nuovo canale sul mondo
sa riuscire a formarsi un giudizio sulla realtà a
dal punto di vista delle
partire dal vero, dal bello, dal buono, dall’unità
Scuole e famiglie FAES
che vi è in essa e così crescere nell’esercizio della
REDAZIONE LAURA COSTA, MANUELA BINAGHI, GIOVANNI DE MARCHI,
PAOLA PREMOLI DE MARCHI, LICEALI FAES
PROGETTO GRAFICO WWW.JIKI.IT
[email protected]
FAES CHANNEL é un inserto del mensile Ares “Fogli”
tutti i diritti riservati FAES MILANO www.faesmilano.it
faes channel 012011.indd 1
libertà, nell’assunzione di responsabilità e in tal
modo diventare uomo e donna.
Venite quindi numerosi a scoprire tutto ciò utilizzando l’opportunità della scuola aperta!
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 29
Campagna pubblicitaria FAES 2009-2010 - Agenzia Skeda
29
Quattro chiacchiere con
Miriam Dubini
a cura di Laura Costa
Incontriamo Miriam a margine degli Open Day
per bambini è un po’ come tornare in quel mondo
delle scuole FAES, dove è intervenuta per svol-
magico dove le persone si siedono e si ascoltano,
gere alcune attività di laboratorio narrativo con i
creando uno spazio dove lo stupore e la meraviglia
bambini e le bambine degli ultimi due anni della
scandiscono il tempo.
primaria. Miriam è una giovane promessa della
Leila Blue è la protagonista dei suoi roman-
narrativa per ragazzi e con il suo primo romanzo
zi, ci racconti i suoi tratti fondamentali.
Leila Blue. L’incanto della prima strega ha ottenu-
Leila è una ragazzina di undici anni, spettinata,
to un buon successo.
disordinata e sempre in movimento. Vive a Lon-
Miriam Dubini è nata a Milano, dove si è laureata
dra con suo papà che è un pilota d’aerei e quindi
in semiotica con una tesi sulle fiabe. Ha scritto e
è spesso in giro per i cieli di tutto il mondo. Così
recitato per il Teatro dei ragazzi e collaborato con
Leila trascorre molto tempo nel salone di bellez-
la Disney nell’ambito della narrativa e dei fumet-
za della nonna, la parrucchiera più amata dalle
ti. Recentemente si è trasferita a Roma per scrive-
londinesi di tutte le età! Qui lavorano anche zia
re un film, ma ogni tanto torna a Milano dove la-
Frenky, specialista in trattamenti erboristici ed
vora per Art Attack e trasforma le cose, creando
Elena, la manicure più veloce d’Inghilterra. A
giocattoli con materiali di recupero.
Leila non interessano molto questo genere di cose,
preferisce passeggiare nel parco, parlare con gli
Cara Miriam, come è nato in lei il desiderio
scoiattoli o suonare l’arpa celtica ma da qualche
di scrivere?
giorno succedono cose strane a casa della nonna...
Il mio bisnonno era un puparo, uno di quei can-
ha scoperto che sotto al salone di bellezza c’è una
tastorie che giravano la Sicilia con le loro marionette raccontando l’opera dei pupi viaggiando tra i
villaggi, mio papà ha inventato intere saghe della
buona notte per me e mio fratello, mia mamma
mi ha regalato quintali di fiabe e alcuni amici di
famiglia mi hanno raccontato i miti dell’antica
Grecia e della tradizione celtica. Insomma, i ricordi più belli della mia vita sono legati a una storia
che qualcuno ha recitato per me e poi... come la
protagonista del mio libro, anche io non so resistere a un storia ben raccontata. Scrivere storie
>>> continua nella pagina seguente
7-02-2011 12:19:02
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:04
Pagina 30
>>> continua dalla pagina precedente
cantina segreta dove ribollono calderoni e si mescolano
Dall’incontro con i ragazzi delle scuole FAES porto a casa
pozioni... Grazie all’aiuto del suo migliore amico Florian,
due immagini molto belle. La prima si svolge nel centro
geniale inventore e re degli scherzetti, Leila comprenderà
scolastico femminile: le bambine che scoppiano a ridere
la sua vera natura e imparerà ad amarla come le donne
leggendo un brano del mio libro in cui consiglio di sta-
delle sua famiglia lunare fecero prima che lei nascesse...
re alla larga dalle borsette delle streghe cattive perché
Come è cambiata la sua vita e quali obiettivi si
mordono. La seconda nel centro scolastico maschile: i
pone oggi?
bambini giocano con un pallone sgonfio e uno di loro ab-
La mia vita non è cambiata. L’incanto della prima strega
bandona il calcio per chiedermi di firmare la sua copia del
è il primo di sei libri, quindi continuo a lavorare molto.
libro (!!!). Ringrazio moltissimo tutte le persone (genitori
Ho obiettivi banali: vorrei che il mio libro piacesse a chi lo
e dirigenti scolastici) che mi hanno regalato questi due
legge e vorrei scriverne ancora.
ricordi.
Che impressione si è fatta delle scuole Faes?
Periodo: dal 6 dicembre 2010
Luogo: Palazzo dell’Arengario, via Marconi 1
Orari: 9:00-19:30|lunedì 14:30-19:30|giovedì e sabato 9:3022:30
Informazioni: 02 88 44 40 61
Biglietti: interi € 5, ridotti € 3
Ingresso gratuito sino a 18 anni e per tutti ogni venerdì dalle 16:00
alle 19:30
Catalogo: Mondadori Electa
Museo del
Novecento
ficio: in totale 400 opere su una superficie di 3.500 metri
a cura di Alessandra Ballico
Picasso, con opere della collezione Jucker, per passare
quadrati.
L’incipit è dedicato alle avanguardie, da Kandinskij a
poi, nella Sala delle Colonne, alla straordinaria collezioIl nuovo spazio museale dedicato all’arte del XX seco-
ne di Boccioni (tra cui Elasticità, manifesto pittorico del
lo ha trovato la sua definitiva collocazione nel palazzo
Futurismo) e al movimento futurista.
dell’Arengario, architettura degli anni ’40 rimasta in-
Si prosegue con l’arte degli anni ’20 e ’30: Carrà, Guidi,
compiuta a causa della guerra. Alla base del recupero
Martini, Melotti, Campigli, Casorati, fino a Morandi e
architettonico dell’edificio è l’idea di “installazione”, di
de Chirico.
“luogo di contatto” del visitatore con le opere che vi sono
Nel grande salone dalla torre, la Struttura al neon di Lu-
esposte; e delle opere con la città e chi la vive, grazie
cio Fontana, costruito per la IX Triennale del 1951. An-
alle ampie vetrate che consentono un dialogo tra l’in-
che il soffitto, proveniente dall’Hotel del Golfo dell’Isola
terno e l’esterno dell’edificio.
d’Elba, è una creazione dell’artista e diviene l’ideale ba-
Il visitatore è invitato a compiere un percorso, a “co-
samento della sovrastante sala Fontana, con i Concetti
struire” il suo viaggio: per entrare deve percorrere
spaziali degli anni ’50.
una grande rampa elicoidale fino a incontrare il primo
Il percorso continua con Burri e poi, nella passerella so-
quadro, il Quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo
spesa collegata a Palazzo Reale, con il Gruppo T, la Pop
(1901). Quindi il percorso si snoda attraverso sale mo-
Art italiana, la pittura analitica, fino all’ultima sezione,
nografiche e a tema, dislocate sui diversi livelli dell’edi-
dedicata all’Arte povera.
faes channel 012011 indd 2
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:05
Pagina 31
inserzione pubblicitaria
31
a cura di Matteo Moretti
Evviva il museo!
Cari lettori,
Ciascun laboratorio dura un’ora e, nell’arco di
vi segnalo una bella iniziativa per trascorrere
una giornata, si può partecipare a due labo-
una domenica con i propri figli, facendo qualco-
ratori, compresi nel prezzo del biglietto di in-
sa di utile ed interessante.
gresso (7€). Per l’iscrizione è necessario recarsi
Al Museo della Scienza e della Tecnica di
all’infopoint del Museo il giorno stesso della
Milano (Via S. Vittore, 21 www.museoscienza.
visita (attenzione: i posti disponibili sono al
org) vengono organizzati dei laboratori con di-
massimo 25).
verse attività per bimbi dai 3 ai 10 anni.
Il buon livello organizzativo dell’iniziativa fa sì
Le attività proposte spaziano dalla manualità
che le attività proposte risultino accattivanti
degli “scalpellini del duomo” alla robotica ap-
anche per noi genitori.
plicata ad una macchinina del Lego.
7-02-2011 12:19:35
imp.FEBBRAIO
9-02-2011
23:05
Pagina 32
EDIZIONI ARES
MARIOLINA CERIOTTI MIGLIARESE
LA FAMIGLIA IMPERFETTA
Come trasformare ansie e problemi in sfide appassionanti
pp. 160, € 12,00
Ogni figlio che viene al mondo desidera e merita il miglior rapporto possibile proprio con quei genitori che gli sono toccati in sorte, e
non con altri ipotetici genitori più perfetti: solo su questa premessa si potranno edificare con successo il rispetto reciproco tra generazioni, la comprensione e la solidarietà fra tutti i componenti della famiglia, un’affettività che accompagni, con una creatività sempre maggiore, i bambini e gli anziani, i nonni e i nipoti, e quell’ironia che è bene che segua tutta la vita dell’uomo con il suo intelligente sorriso.
GIUSI MANDUCA SORCI
«TI PROMETTO UN VIAGGIO FELICE»
pp. 232, € 14,00
Menfi, ultimi mesi del 1941. Una ragazza di quindici anni e un tenente di trenta si incontrano a una festa, ed è amore a prima vista.
L’autrice ha sfogliato il toccante epistolario di Maria Antonietta e Guido, e lo restituisce in romanzo d’amore. «L’amore, quella misteriosa
energia che tutto crea e tutto travolge», scrive Pupi Avati nella Prefazione, «lega le due anime che in queste pagine si dicono, in
una vicenda intrisa di essenziale rispetto, in una mai esercitata o accennata sopraffazione dell’uno nei confronti dell’altra, preludio a
un rapporto fatto di totale, reciproca, fiducia».
GIUSI MANDUCA SORCI
IL VESTITO DI ARLECCHINO
pp. 224, € 12,00
«Raccontare l’amore attraverso le piccole cose» potrebbe sembrare a prima vista il tema del libro e, in effetti, gli episodi narrati, ricordi
di una famiglia numerosa e vivace, pervasi spesso da un piacevole umorismo, sembrano i fili colorati che compongono una
variopinta mappa temporale che prende in prestito alcuni colori (il bianco, il giallo, il grigio, il rosso, i colori dell’autunno e il colore del
vento) per ridisegnare il sentiero attraverso il quale sono passati tanti amori della vita, prima ricevuti e poi, nel tempo, elaborati e offerti.
Ma è anche uno stimolante invito al lettore a esaminare il ruolo che ciascuno assegna all’amore nella propria esistenza e il senso che
decide di dargli.
Gli abbonati di Studi cattolici e Fogli possono ottenere i volumi con lo sconto del 20% richiedendoli alle Edizioni Ares
Via Stradivari, 7 - 20131 Milano – Tel. 02.29.52.61.56 – fax 02.29.52.01.63 – e-mail: [email protected]