Giornale del 30/10

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Giornale del 30/10
10110
L’ADOLESCENZA:
LO SVILUPPO COGNITIVO
Di Franco Pastore
AANNNNOO IIVV-- NN..1155
DDEELL 3300//1100//0099
* Lo sviluppo cognitivo
* Nihil novum sub sole
* La postura
* Nicodemo: La legge
* S.Seolcro: millenario
* Manzoni
* Euripide: Andromaca
* Racconto del mese
* Detti e modi di dire
* La donna nella lett.
* S.Mango Piemonte
* Isabella di Castiglia
* Favole in napoletano
* Eolo
* Sesso tra gli antichi
* Dal Libro dei libri
* Passeg. per Salerno
* Piatti tipici
n Lettere al Direttore
*
* Liliana Luchi
* Angolo del ricordo
* Rifless. antropolog.
Nel passaggio dall’infanzia alla pubertà si assiste ad una evoluzione del pensiero, che si fa più maturo, più razionale, con una certa
capacità di astrazione: è il pensiero logico formale o ipotetico deduttivo,
che si riflette sull’attività scolastica, sui rapporti con gli adulti e sulla
rappresentazione di sé e del proprio futuro.
Determinante in questo campo l’apporto dell’epistemologo Jean
Piaget, che descrive lo sviluppo dell'intelligenza, come la costruzione di
un sistema o insieme di strutture logiche da parte del soggetto, che
interagisce con l'ambiente.
La funzione dell'intelligenza è di permettere all'individuo di adattarsi all'ambiente, con un equilibrio tra l'assimilazione (con l’adattamento alle proprie possibilità) e l'accomodamento, quando il soggetto si
adatta all’ambiente, lasciandosi influenzare e pervenendo a nuove forme
di comportamento.
Per assimilazione Piaget intende tutte quelle iniziative prese dal
soggetto, per cercare di integrare l’ambiente nelle strutture già esistenti
nel proprio organismo. Gli oggetti e le idee nuove sono compresi e
assimilati, alla luce delle idee e dei concetti già acquisiti.
Per Piaget, tutti gli organismi lottano per raggiungere uno stato
d’equilibrio, che se viene turbato, come imbattendosi, ad esempio, in
qualcosa di nuovo, entrano in campo i processi di assimilazione e di
accomodamento per ripristinarlo.
L’assimilazione e l’accomodamento operano sempre insieme; da
prima il bambino tenta di comprendere un’esperienza nuova, ricorrendo
a idee e soluzioni vecchie (assimilazione), qualora queste non
funzionano, è costretto a modificare la modalità di interpretazione della
realtà.
Secondo Piaget lo sviluppo procede in modo discontinuo e si articola in quattro fasi :
• Lo stadio sensomotorio (dalla nascita ai 18 mesi)
• Lo stadio preoperativo (dai 18 mesi ai 7 anni)
• Lo stadio delle operazioni concrete (dai 7 ai 12 anni)
• Lo stadio delle operazioni formali (dai 12 anni)1
La sequenza dei stadi è universale, con il passaggio, poi, da una fase a
quella successiva, ha luogo una riorganizzazione fondamentale delle
modalità di costruzione e di interpretazione della realtà.
Quando passa da una fase a un’altra, il bambino acquisisce modalità qualitativamente nuove di comprensione del mondo. Anche se
l’ordine in cui le fasi si presentano non varia, esistono molte differenze
individuali nella velocità con la quale i bambini le percorrono.2 (continua)
____________
1 PETTER, “PROBLEMI PSICOLOGICI DELLA PREADOLESCENZA”. ED. LA NUOVA ITALIA.
2 GIDDENS, “MANUALE DI SOCIOLOGIA”. ED. IL MULINO 1997.
1
NIHIL NOVUM SUB SOLE
Avete mai immaginato una nave con due…tre capitani, al caos che ne deriverebbe, allo
sgomento dell’equipaggio ed all’incertezza della rotta ? Questo accade, in sintesi, alla famiglia
italiana. Le coppie giovani non avvertono un eccessivo disagio, perché appartengono a
quest’epoca e a questa logica, ma chi è nato ieri e l’altro ieri, difficilmente riesce ad adeguarsi.
La conflittualità dei ruoli conduce ad una sorta di menage, per il quale qualunque
dimostrazione di capacità organizzativa e culturale dell’uomo viene scambiata per maschilismo
prevaricatore; mentre, l’iniziativa della donna viene considerata espressione di matriarcato
imperante. Ed i figli? Poveretti, loro si che hanno capito tutto: con un po’ di televisione e tanto
telefono possono resistere all’infinito.
Una giornata in famiglia è come stare all’Opera, dove soprani e tenori cantano
contemporaneamente all’impazzata, mentre l’orchestra, infierisce follemente con piatti e
tamburi. Quando poi si giunge al momento cruciale, la sinfonia diviene apocalittica e temi
all’istante che il cervello schizzi fuori dalle orecchie.
I figli? Loro sono l’orchestra! Del resto, riflettono il disagio degli adulti e lamentano un’eredità
di valori che non hanno mai avuto, né dalla famiglia, né dalla scuola, quest’ultima divenuta
oramai povera nella didattica, nelle finalità e nei contenuti, dibattuta tra la stoltezza
riformatrice dei politici e la nescienza dei docenti.
La “dolce casa” è dunque un campo di battaglia, ove, a sentir la televisione, non mancano
né i morti, né i feriti: mala tempora currunt!
Se penso al rapporto che vi era tra i miei genitori, con tutte le lotte per sopravvivere alle
incertezze del dopoguerra, mi sembra a confronto rose e fiori!
Tuttavia, riflettendoci meglio, dobbiamo riconoscere che le difficoltà ed i contrasti sono
istintivi e confacenti, da sempre, ad ogni rapporto di coppia. Infatti, ve ne sono di esempi
illustri, passati alla storia!
Che dire di Socrate e Santippe? Quest’ultima, nell’immaginario collettivo, è divenuta
l’icona della donna bisbetica, irascibile ed irriverente per antonomasia. Si racconta, infatti, che
un giorno, nel mentre Socrate dialogava con un suo seguace, nel cortile di casa, giunse
Santippe e cominciò ad inveire contro di lui. Quindi, affacciandosi successivamente alla
finestra, gli rovesciò sul capo una brocca d’acqua. Il filosofo, imperturbabile esclamò: « Di che
cosa vi meravigliate? Dopo che Santippe ha tanto tuonato, era giusto che piovesse! »
Il povero Cicerone era sempre in lotta con la sua Terenzia, una donna dal carattere forte,
che prese parte alla carriera politica di suo marito, più di quanto permise a lui di prenderne
negli affari di famiglia. All'inizio del 46 a.C. Cicerone la ripudiò.
Catullo scriveva: « Lesbia parla malissimo di me, …ringhia e mi denigra…ce l’ha con
me…» E nei carmi: « Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et
excrucior » 1. A questo punto, non si può che concludere: « Nihil novum sub sole! »2.
Andropos
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1)
“Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che ciò accade, e mi tortura”. (Catullo, carme 85).
2) “ Niente di nuovo sotto il sole!” (Ecclesiaste – 1,9).
35° Festival di Musica Contemporanea di Bolzano
Festival Zeitgenössischer Musik,
in collaborazione con il Conservatorio di Musica “Claudio Monteverdi”
in Zusammenarbeit mit dem Konservatorium “Claudio Monteverdi”
in collaboration with the Conservatoire „Claudio Monteverdi” Bolzano / Bozen - domenica / Sonntag /
Sunday 25 ottobre / 25 Oktober / 25th October 2009 ore 10,30 Uhr / 10.30 am
Sala Michelangeli Saal / Michelangeli Hall
2
LO SAPEVATE CHE
LA POSTURA INFLUENZA IL NOSTRO SENSO
DI SICUREZZA
_____________
Dal punto di vista motorio, ogni essere vivente deve essere in grado di adattarsi
all'ambiente in cui si trova per sopravvivere e svolgere la propria attività statica e
dinamica. Tale adattamento richiede la possibilità di cogliere ciò che succede
nell'ambiente stesso e conseguentemente, di assumere le posizioni più consone alla
situazione e alle proprie esigenze di comportamento. Possiamo definire postura
ciascuna delle posizioni assunte dal corpo, contraddistinta da particolari rapporti tra i
diversi segmenti somatici.
Il concetto di postura, quindi, non si riferisce ad una condizione statica, rigida e
prevalentemente strutturale. Si identifica, invece, con il concetto più generale di
equilibrio inteso come “ottimizzazione“ del rapporto tra soggetto e ambiente
circostante, cioè quella condizione in cui il soggetto stesso assume una postura o una
serie di posture ideali rispetto alla situazione ambientale, in quel determinato momento
e per i programmi motori previsti.
Sedere con la schiena dritta non ci evita solo i mal di schiena, ma aumenta anche
il nostro senso di sicurezza. E' quanto hanno scoperto gli psicologi della Ohio State
University, Stati Uniti, che hanno trovato un collegamento tra la postura sul posto di
lavoro e la propria sicurezza e voglia di raggiungere obiettivi.
"Nel nostro studio, abbiamo chiesto a degli studenti di indicare tre tratti positivi o
negativi riguardanti la propria carriera futura", ha spiegato Richard Petty, autore dello
studio pubblicato sull'European Journal of Social Psychology.
"Abbiamo scovato una relazione tra postura e sicurezza: chi siede con la schiena dritta
è molto più sicuro di sè e tende ad avere pensieri positivi", ha aggiunto.
Risultati opposti invece per chi tiene la schiena curva oppure si accascia sulla scrivania.
"E' evidente che la nostra postura è qualcosa che influenza il modo in cui vediamo noi
stessi", ha detto Petty. "Si tratta comunque di qualcosa che è possibile migliorare: ci si
può allenare a sedersi correttamente, e questo porta dei benefici psicologici", ha
concluso.
(Da “pagine mediche”)
Elementi di epistemologia sociologica
di Natale Ammaturo
Uno dei problemi della conoscenza è l' autodefinizione: chiarire, cioè, quando
essa può definirsi scientifica e quali sono le condizioni della distinzione. Sulla conoscenza scientifica, a partire dalla seconda metà del XX secolo, si è prodotta
una riflessione imposta dagli sviluppi, avvenuti specie nelle scienze cognitive,
che hanno contribuito a superare non pochi ostacoli di natura epistemologica,
ma inevitabilmente a porne altri. La riflessione critica che la scienza ha di se stessa ha posto
questioni sulle quali, specie per le scienze sociali, non sempre si è pervenuti a facili soluzioni,
trovandosi così in alcuni casi di fronte a veri e propri paradossi.
3
LA LEGGE
di Renato Nicodemo (1)
BROADCAST
YOURSELF
PALAZZO S.AGOSTINO
INFORMAGIOVANI:
informagiovani@provi
ncia.salerno.it
MBUTONZONE
http://www.mbutozone.it/
SITO
DEGLI AUTORI
EMERGENTI
Prof. B.Bruno
Cava de’Tirreni
http://balbruno.alter
vista.org/index80.html
ATENEUM
- La legge è legge!
- E con ciò? Non dimenticare che essa è come l’onore
delle puttane (Malaparte).
- La legge è uguale per tutti!
- Ma stai esagerando! Sai bene che vi sono persone più uguali di
altre!
- Tutti gli Stati hanno le leggi.
- E noi ne abbiamo una serqua: Corruptissima repubblica plurimae
leges ( Tacito ) . Abbiamo persino leggi emanate per interpretare
altre leggi!!! E le troppe leggi, si sa, permettono la corruzione ed i
soprusi in quanto puoi fare tutto e il contrario di tutto…
legalmente: puoi addirittura ignorarle. (2)
- Ma tu, le leggi, le vuoi o no?
- Sì che le voglio, ma a condizione che, come avviene a Brobdingnag (3), ognuna abbia un numero di parole non superiore a quello
delle lettere dell’alfabeto, perché le lunghe leggi sono calamità
pubbliche (Saint-Just) e che siano formulate in termini così chiari e
semplici da non potervi scoprire più d’una interpretazione, in
quanto sappiamo che “mai poeta ha interpretato la natura così
liberamente come un giurista la realtà” (Giraudoux). Scrivere perciò un commento sopra una qualsiasi legge dovrebbe essere considerato un delitto capitale.
- Anche noi, a voler essere obiettivi, abbiamo delle buone leggi.
- A parte il fatto che in Italia, come disse il Poeta, “ Le leggi son, ma
chi pon mano ad esse?”, queste, come osservato, sono così tante
per cui in pratica ognuno di noi può comportarsi come un Papa
che, secondo il diritto canonico, può agire secundum jus, propter
ius, contra jus.
__________________
1) Renato Nicodemo – Nato a Laurito (Sa), risiede a Nocera Inferiore. Laureato in Pedagogia, è
Dirigente scolastico in pensione. Abilitato per l’insegnamento delle lettere negli istituti superiori, è autore di
articoli pedagogico-didattici, di legislazione scolastica e noterelle. Appassionato di studi mariani, cura la
pagina mariana di alcune riviste cattoliche. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, tra le quali ricordiamo:
La Vergine nel Corano, La Vergine nella Divina Commedia, Antologia mariana, Umile ed Alta, Il bel paese, I
nuovi programmi della Scuola elementare, Verso i nuovi Orientamenti ed altro. Osservatore attento e sagace
dei fatti umani, il Nicodemo riesce a cogliere, nella dinamica della vita, quelle peculiarità che di solito
sfuggono alla maggior parte degli uomini. Lo stile, semplice ed immediato, è perfettamente adeguato alla
vivacità ed all’arguzia del suo pensiero.
2) Una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che il cittadino non è punibile quando
si trova nell’obiettiva impossibilità di sapere che l’azione costituisce reato. In altre parole,
non è più valido il principio secondo cui “La legge non ammette ignoranza”. Il Governo
Berlusconi ha sentito la necessità di istituire addirittura un apposito Ministero Per ridurre e
semplificare le troppe e a volte oscure leggi.
3) SWIFT, I viaggi di Gulliver, Mondatori, MI 1982, p.299.
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UN OSSERVATORIO
SUL MONDO
DELL’UNIVERSITA’
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http://www.andropos.e
u/PAGINAUNISA.html
Col nuovo anno, la rivista diventerà mensile, si rinnoverà con nuove ed interessanti rubriche:
“ La Commedia in napoletano”, “ L’evoluzione della
musica nel tempo” e “Racconti dalla Sacra Bibbia”.
Ma la novità più significativa è che, per due numeri all’ anno,
la rivista sarà anche cartacea, per essere inviata, a richiesta,
col solo costo della spedizione.
4
N O VITA’ D AL M O N D O
MILLENARIO DELLA DISTRUZIONE DELLA BASILICA DEL SANTO SEPOLCRO
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In questi giorni ricorre a Gerusalemme un millenario molto doloroso per la comunità cristiana della Terra Santa:
quello della distruzione della basilica costantiniana del Santo Sepolcro ad opera del sultano fatimide al-Hakim. Un
fatto destinato a cambiare in maniera radicale la fisionomia dei luoghi cristiani nella Città Santa, dal momento che –
anche se poi ricostruita – la basilica non avrebbe mai più ritrovato lo splendore che ebbe nella Gerusalemme del
primo millennio. Un luogo – in particolare – sarebbe andato perduto per sempre: il Martyrium, cioè la grande chiesa
in cui si faceva memoria della Passione di Gesù. A ricostruire la data esatta dell’anniversario è stato – sull’ultimo
numero della rivista Terrasanta – l’archeologo francescano padre Eugenio Alliata. Le cronache dell’epoca
raccontano, infatti, che la distruzione cominciò «il martedì il quinto giorno prima della fine del mese di Safar
nell’anno 400 dell’Egira». Annota padre Alliata: «L’anno dell’Egira 400 inizia il 25 agosto 1009 ed essendo Safar il
secondo mese dell’anno lunare islamico bisogna aggiungere 54 giorni per arrivare a martedì 18 ottobre, secondo il
calendario gregoriano (giorno ovviamente estrapolato, trattandosi di una data anteriore all’istituzione ufficiale del
medesimo)». Quella che il 18 ottobre 1009 si consumò a Gerusalemme fu una distruzione radicale: lo stesso Santo
Sepolcro – racconta sempre il cronista dell’XI secolo – «fu scavato e sradicato nella maggior parte».
Ma come mai mille anni fa (e quasi quattro secoli dopo la conquista araba di Gerusalemme), si arrivò a uno
scempio del genere? La risposta sta nella figura del sultano al-Hakim, che regnò al Cairo dal 1000 al 1021. Fu lui a
imporre una svolta nella politica dei fatimidi, dinastia appartenente alla corrente ismailita degli sciiti, che fino a quel
momento aveva mostrato tolleranza nei confronti sia dei sunniti sia delle altre minoranze religiose. Al-Hakim, al
contrario, tentò con ogni mezzo di imporre la propria fede. E ad essere più duramente colpiti furono soprattutto
cristiani ed ebrei: il sultano, ad esempio, portò all’esasperazione la legislazione sui<+corsivo> dhimmi<+tondo>. Ma
fu proprio la distruzione del Santo Sepolcro il culmine della sua intolleranza religiosa. Un fatto la cui eco rimbalzò
molto presto in Europa, divenendo una delle ragioni addotte per la convocazione della prima Crociata.
Quella del 1009 fu, dunque, una pagina nerissima nei rapporti tra islam e cristianesimo. Da ricordare, però, tenendo
presente che lungo i secoli ce ne sono state anche altre di segno opposto. Proprio la basilica del Santo Sepolcro
era stata testimone del gesto compiuto dal califfo Omar, quando nel 638, al momento della conquista araba di
Gerusalemme, scelse di non entrare a pregare in questo luogo santo, in segno di rispetto verso i cristiani (un fatto
questo molto importante, dal momento che se non si fosse comportato così la «madre di tutte le chiese» sarebbe
stata trasformata in moschea, come tanti altri luoghi di culto cristiani in Oriente). Va inoltre aggiunto che – anche
dopo lo scempio ordinato da al-Hakim – sotto il regno del suo successore al-Zahim fu comunque raggiunto un
accordo tra il sultano e l’imperatore bizantino Argyropulos in forza del quale già nel 1042 poté iniziare la
ricostruzione del Santo Sepolcro. Dettaglio interessante: l’intesa di dieci secoli fa prevedeva qualcosa di molto
simile a quello che oggi chiameremmo il principio della reciprocità. L’imperatore, infatti, concedeva contestualmente
il permesso di edificare una moschea a Costantinopoli.
I lavori di ricostruzione – terminati nel 1048 – si concentrarono solo sulla parte più venerata del complesso
costantiniano: la rotonda al cui centro era posto il Santo Sepolcro. Nell’edificio antico, consacrato nell’anno 336,
esistevano però anche altri due elementi distinti. Entrando dal cardo maximo, la strada principale della
Gerusalemme romana e bizantina, per prima cosa si accedeva al Martiryum, la grande chiesa a cinque navate. Dal
fondo di questo edificio sacro si entrava poi in un giardino, circondato da un triportico, dove nell’angolo di sud-est
era venerata all’aperto la roccia del Calvario, dove Gesù fu crocifisso. Oltre il giardino, infine, si apriva l’anastasis, la
rotonda con al centro il Santo Sepolcro. Per dare un’idea della grandiosità dell’intero complesso basti citare il fatto
che insieme queste tre parti sviluppavano un asse di circa 150 metri (tanto per dare un termine di paragone la
basilica di San Pietro è lunga 186 metri, dunque non molto di più). La scelta di concentrarsi sulla rotonda del Santo
Sepolcro fu confermata dai crociati: quando nel 1099 nacque il regno latino di Gerusalemme si affermò subito l’idea
di riportare la basilica all’antico splendore. Ma la struttura rimase comunque più piccola rispetto a quella
costantiniana: si decise di allargare l’anastasis, andando però a ricomprendere all’interno della chiesa solo la roccia
del Calvario, che prima si trovava – invece – nel giardino. Questo spiega la fisionomia attuale della basilica,
consacrata nel 1149 e poi rimasta sostanzialmente inviolata anche dopo la sconfitta dei crociati a Gerusalemme.
Il Martyrium, dunque, è il luogo santo che non c’è più. Luogo fondamentale della Gerusalemme bizantina, una
comunità di cui oggi in realtà si ricorda pochissimo. Invece era proprio qui che – tra il IV e l’inizio dell’XI secolo –
ogni domenica si riunivano i cristiani per celebrare l’Eucaristia. In una chiesa anch’essa ricca di simbolismi:
Eusebio, nella sua Vita di Costantino, racconta che l’elemento principale dell’intera opera era «un emisfero collocato
sulla parte più alta della basilica, cui facevano corona dodici colonne pari al numero degli Apostoli del Salvatore e
ornate in cima con enormi crateri d’argent o che l’imperatore aveva offerto personalmente quale bellissimo dono
votivo al suo Dio». Era la morte gloriosa di Gesù che nella Gerusalemme bizantina la Chiesa qui celebrava.
Fermando lo sguardo sulla sua Passione prima di correre al sepolcro vuoto della Resurrezione. Forse è proprio
questa l’idea più importante che un millenario così nascosto ci può aiutare a ritrovare.
(Giorgio Bernardelli da noi cattolici.it)
5
OMAGGIO AD UN GRANDE POETA
ALESSANDRO MANZONI
Nacque a Milano nel 1785 dal conte Pietro e da Giulia Beccaria. Il matrimonio dei suoi genitori era
stato combinato e dopo pochi anni, i due si separarono consensualmente. Giulia andò a vivere a
Parigi con Carlo Imbonati. Il piccolo Alessandro fu mandato in collegio. Nel 1805 andò a vivere a
Parigi con la madre e il suo compagno che morì in quello stesso anno. In suo onore, Manzoni compose il carme " In morte di Carlo Imbonati ". Ritornato a Milano nel 1807 incontrò e si innamorò di Enrichetta Blondel
con la quale si sposò l’anno dopo con rito calvinista. La coppia ebbe 10 figli, 8 dei quali morirono.
Nel 1810 la coppia si convertì alla fede cattolica.Nel 1833 muore Enrichetta e, dopo alcuni anni,
Manzoni si risposa con Teresa Borri Stampa. Nel 1860 lo scrittore è nominato senatore a vita. Manzoni morì a Milalano il 22 maggio del1873. Egli è considerato il padre della lingua italiana moderna.
LA MORTE DI ERMENGARDA
\
Sparsa le trecce morbide
Sull'affannoso petto,
Lenta le palme, e rorida
Di morte il bianco aspetto,
Giace la pia, col tremolo
Sguardo cercando il ciel.
Cessa il compianto: unanime
S'innalza una preghiera:
Calata in su la gelida
Fronte, una man leggiera
Sulla pupilla cerula
Stende l'estremo vel.
Sgombra, o gentil, dall'ansia
Mente i terrestri ardori;
Leva all'Eterno un candido
Pensier d'offerta, e muori:
Fuor della vita è il termine
Del lungo tuo martir.
Tal della mesta, immobile
Era quaggiuso il fato:
Sempre un obblio di chiedere
Che le saria negato;
E al Dio de' santi ascendere
Santa del suo patir.
Ahi! nelle insonni tenebre,
Pei claustri solitari,
Tra il canto delle vergini,
Ai supplicati altari,
Sempre al pensier tornavano
Gl'irrevocati dì;
Quando ancor cara, improvida
D'un avvenir mal fido,
Ebbra spirò le vivide
Aure del Franco lido,
E tra le nuore Saliche
Invidiata uscì:
Quando da un poggio aereo,
Il biondo crin gemmata,
Vedea nel pian discorrere
La caccia affaccendata,
E sulle sciolte redini
Chino il chiomato sir;
E dietro a lui la furia
De' corridor fumanti;
E lo sbandarsi, e il rapido
Redir de' veltri ansanti;
E dai tentati triboli
L'irto cinghiale uscir;
E la battuta polvere
Riga di sangue, colto
Dal regio stral: la tenera
Alle donzelle il volto
Volgea repente, pallida
D'amabile terror.
Oh Mosa errante! oh tepidi
Lavacri d'Aquisgrano!
Ove, deposta l'orrida
Maglia, il guerrier sovrano
Scendea del campo a tergere
Il nobile sudor!
Come rugiada al cespite
Dell'erba inaridita,
Fresca negli arsi calami
Fa rifluir la vita,
Che verdi ancor risorgono
Nel temperato albor;
Tale al pensier, cui l'empia
Virtù d'amor fatica,
Discende il refrigerio
D'una parola amica,
E il cor diverte ai placidi
Gaudii d'un altro amor.
Ma come il sol che, reduce,
L'erta infocata ascende,
E con la vampa assidua
L'immobil aura incende,
Risorti appena i gracili
Steli riarde al suol;
Ratto così dal tenue
Obblio torna immortale
L'amor sopito, e l'anima
Impaurita assale,
E le sviate immagini
Richiama al noto duol.
Sgombra, o gentil, dall'ansia
Mente i terrestri ardori;
Leva all'Eterno un candido
Pensier d'offerta, e muori:
Nel suol che dee la tenera
Tua spoglia ricoprir,
Altre infelici dormono,
Che il duol consunse; orbate
Spose dal brando, e vergini
Indarno fidanzate;
Madri che i nati videro
Trafitti impallidir.
Te, dalla rea progenie
Degli oppressor discesa,
Cui fu prodezza il numero,
Cui fu ragion l'offesa,
E dritto il sangue, e gloria
Il non aver pietà,
Te collocò la provida
Sventura in fra gli oppressi:
Muori compianta e placida;
Scendi a dormir con essi:
Alle incolpate ceneri
Nessuno insulterà.
Muori; e la faccia esanime
Si ricomponga in pace;
Com'era allor che improvida
D'un avvenir fallace,
Lievi pensier virginei
Solo pingea. Così
Dalle squarciate nuvole
Si svolge il sol cadente,
E, dietro il monte, imporpora
Il trepido occidente;
Al pio colono augurio
Di più sereno dì.
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A.Manzoni, ADELCHI- Coro Atto quarto
6
I TRAGICI GRECI
A cura di Franco Pastore
ll teatro tragico per i Greci era una rappresentazione drammatica dell'esistenza, ma soprattutto la "realtà
poetica" della polis. Sommi artefici della straordinaria produzione tragica furono Eschilo, Sofocle ed Euripide,
che in modo differente interpretarono la coscienza religiosa e la gloria di cui viveva Atene, mettendo a nudo le
ansie e le miserie, del popolo greco e rappresentando tutta l'anima e lo spirito di una civiltà. Il motivo della
tragedia greca è lo stesso dell'epica, cioè il mito, ma dal punto di vista della comunicazione essa sviluppa mezzi
del tutto nuovi: il mythos (µύθος, racconto) si fonde con l'azione, cioè con la rappresentazione diretta (δρᾶµα,
dramma, deriva da δρὰω, agire), in cui il pubblico vede con i propri occhi i personaggi che compaiono come
entità distinte che agiscono autonomamente sulla scena (σκηνή, in origine il tendone dei banchetti), provvisti
ciascuno di una propria dimensione psicologica. Rimangono, però, molti punti oscuri sull'origine della tragedia,
a partire dall'etimologia stessa della parola trago(i)día (τραγῳδία): si distinguono in essa le radici di τράγος
"capro" e ᾄδω "cantare", quindi il "canto del capro", forse in riferimento al capretto consegnato in premio al
vincitore della competizione tragica.
EURIPIDE (Εὐριπίδης)
Nacque, secondo la tradizione, a Salamina lo stesso giorno in cui avvenne la famosa battaglia,(480 a.C.) da una famiglia ateniese rifugiata sull'isola per sfuggire ai Persiani. Il suo
nome verrebbe dall'Euripe, il canale dove si svolse la battaglia. Aristofane suggerisce a più
riprese nelle sue commedie la bassa estrazione sociale del poeta,confermata da Teofrasto
contemporaneo di Socrate e suo amico. Si propose pubblicamente come tragediografo, a
partire dal 455 a.C.. La sua prima opera, Peliadi, ottenne il terzo premio. Divenne presto
popolare. Compose: La Medea, l’ Andromaca, l’Ecuba, l’Alcesti, le Supplici, l’Eracle, Le Troiane, L’ Elettra, l’Ifigenia in Tauride, l’Elena, Ione, l’Ione, le Fenicie, l’Oreste, l’Ifigenia in Aulide, le Baccanti, Il Ciclope e Reso. Morì a Pella, il 406 a.C..
L’Andromaca (Ανδροµάχη)
Rappresentata intorno al 415 a.C.
Antagonista: Ermione
Ambientazione: l’Epiro
Personaggi d'aiuto: Peleo
Protagonista: Andromaca
Dopo l'uccisione del marito Ettore e del figlio Astianatte, Andromaca va prigioniera di Neottolemo, re
dell'Epiro e figlio di Achille. Dopo aver avuto un figlio con il re, Andromaca per la gelosia di Ermione,
sposa di Neottolemo, fugge con il figlio Molosso e si rifugia nel tempio di Teti. Una schiava la informa
che Menealo, padre di Ermione, la sta cercando per ucciderla. Andromaca chiede aiuto all'anziano re
Peleo, nonno di Neottolemo e fa nascondere suo figlio presso degli amici. Intanto, arriva Ermione e
accusa Andromaca di essere la causa della sua sterilità e dell'odio che suo marito le porta. Andromaca
replica che la ragione di ciò dipende, invece, dal suo orgoglio e dalla sua gelosia. Ermione, col fine di
ucciderla, istiga Andromaca ad uscire dal recinto sacro. Appare Menelao con il figlio di Andromaca e
questa, temendo per il figlio, esce allo scoperto e viene catturata. Arriva Peleo, che prende le difese di
Andromaca e di suo figlio e rimprovera Menelao di essersi lasciato rubare Elena, per la quale ha
scatenato una guerra, luttuosa per molte famiglie greche portano. Menelao risponde che Andromaca è la
moglie dell'uccisore di Achille, figlio di Peleo. Ma Peleo libera le mani di Andromaca e Menelao si
accinge a partire per Sparta, promettendo di ritornare quando Neottolemo sarà in casa, per chiedergli di
castigare Andromaca. Ermione, temendo di essere ripudiata da Neottolemo per il suo tentativo di
eliminare Andromaca, cerca di togliersi la vita. A questo punto, arriva Oreste, figlio di Agamennone e
Clitennestra, diretto verso l'oracolo di Dodona, che chiede notizie di Ermione, promessagli da Menelao,
prima che andasse sposa a Neottolemo. Ermione chiede la sua protezione ed insieme progettano l’uccisione del marito. Oreste diffonde tra la popolazione di Delfo la voce che Neottolemo vuole distruggere il
tempio di Apollo; quando egli giunge a Delfo per sacrificare al dio, viene trucidato dalla popolazione
inferocita. Appare Teti che ordina a Peleo affranto di farsi forza e di dedicarsi alla propria discendenza,
che riunisce il sangue di tre dinastie (quella di Zeus, di Ilio e la sua). Il re andrà a Delfo per inumare suo
nipote Nettolemo, mentre Andromaca sposerà Eleno, un figlio di Priamo, scampato al massacro di Troia,
ed andrà a vivere col figlio in Molossia. Infine, viene annunciato a Peleo, che, alla sua morte,
raggiungerà Teti in fondo al mare per essere assunto a divinità.
7
Sinossi: Euripide scrisse l'Andromaca quando la Guerra del Peloponneso era iniziata da poco, infatti
e' palpabile l'astio verso gli Spartani (Ermione e suo padre Menelao fanno una ben meschina figura nel
dramma). Nelle tragedie successive l'autore non parteggera' piu' per nessuno, scrivera' degli orrori
della guerra in generale, o evadera' nella parodia, determinando cosi' la fine stessa della Tragedia
Greca. La tragedia si snoda attraverso successivi colpi di scena: prima e' Andromaca in pericolo di
vita, poi, quando l'eroina che da' il nome al dramma esce di scena (e siamo solo a meta'
rappresentazione), salvata da Peleo (il vecchio eroe padre di Achille, quindi il nonno di Neottolemo), e'
Ermione a temere per la sua vita, una volta che il marito sara' di ritorno, perche' potrebbe punirla.
L’ANGOLO DELLA TENEREZZA
Come fosse l’ultimo
DESNUDA
Dalle montagne al mare,
come un potente mondare,
scroscia la pioggia sul cemento
come a portar via, in un momento,
l’estate dalle strade bagnate,
ieri, ancora assolate.
Pur questo giorno continua,
tra tempeste e schiarite,
folate di vento, sortite,
tra rumori e parole,
con il cuore che duole
di lontani ricordi,
con altri colori, ed accordi.
È ancora lungo il giorno,
con tante cose da dire…da fare.
Quando tornerà il sereno, scenderò
nel pulsare della mia contrada,
tra la gente che corre, che ride,
e non vive, come fosse l’ultimo,
il giorno che uccide.
Il tempo si è fermato
sul tuo seno,
mentre carezzo
la tua pelle bianca.
Sei calda
come il sole,
di mattina;
ti copri
con le mani
da bambina.
Non parli mai
quando ti carezzo,
nascondi gli occhi
sotto i tuoi capelli,
ancora soffici e neri,
come i miei pensieri.
(Da “LE TUE LABBRA” di F.Pastore)
POESIA E…CALDARROSTE
"Il Saggio" e la Pro-Loco San Martino Cilento, organizzano il 25 ottobre 2009, a San Martino
Cilento (SA), nella Saletta Comunale, alle ore 18.00, l' VIII edizione di " Serata delle caldarroste" con lo spettacolo "Poesia e storia in libertà". Chi declamerà una propria opera riceverà
un omaggio. Al termine dello spettacolo allieterà la serata il gruppo folk, con canti e balli, "I
figli del Cilento", con caldarroste fatte al momento e castagne lesse innaffiate con il vino della
zona.
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IL RACCONTO DEL MESE:
RADICI (Seconda parte)
Qualche mese più tardi, l'episodio esplosivo perse tutte le caratteristiche di un dramma e
tutti risero dei mutandoni bruciacchiati di mia zia e della sua accorata invocazione:
- Vade retro satana!Mi sentivo importante con il mio primo vestito nuovo, il giorno della mia prima comunione.
Sul muretto antistante alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, feci la mia brava fotografia ricordo ed il tutto fu
solennizzato da un buon pranzetto di mia madre. A quel tempo non avevo molto appetito, ma la carne la
mangiai, sia per il profumo dell'arrosto che era invitante, sia perché la mangiavamo soltanto di domenica.
Gli anni dopo le medie videro una totale trasformazione della mia casa che perse il suo bel balconcino
ottocentesco e quell'armonia tipica delle case di fine ottocento. La lavatrice fece scomparire certi odori di
liscivia, che caratterizzavano i cortili del mio paese, dove le donne stendevano il bucato, bianco, come neve al
sole. Benedette donne, che odoravano di casa, nel silenzio della loro miracolosa rassegnazione.
Con i miei cugini torinesi ci vedevamo ogni anno. Venivano d'estate a villeggiare e mio padre organizzava
allegre gite nella nostra stupenda costiera. Era una sorta di rituale che si ripeteva ogni anno, d'estate. Era
allora che si mobilitavamo tutti i parenti, per offrire la migliore delle ospitalità: dormivano da mio zio Vincenzo,
pranzavano da noi, cenavano a turno dai Trione e dai De Colibus. Allora, ero fidanzato con Anna, una tenera
ragazzina che abitava ai Carresi, di poco più piccola di me, ma sapeva incantarmi come la più esperta delle
sirene. Bionda, alta e sottile come un tenero alberello di pesco, aveva due labbra calde e rosse come due
ciliege di fine giugno. Dolce e disponibile, Anna montava sulla mia motocicletta e raggiungevamo in fretta la
parte alta di Sarno, dove mi donava tutte quelle dolcezze, che la gioia di vivere e l'età ci permettevano di
cogliere a piene mani. Una cinquecento blu, di terza mano, stravolse la mia vita, alle soglie degli anni settanta. Si viveva discretamente, allora, aggrappandosi ai sogni di un'epoca che prometteva cose spettacolari.
Riuscivo a recuperare i soldi della benzina con qualche lezione privata ai ragazzini delle scuole medie e, nei
periodi di magra, ricorrendo a mia zia Mariella. Bastavano cinquecento lire per raggiungere la periferia di
Salerno, dove mi attendeva Ines, una mia compagna di università. Contro ogni mia volontà, mi innamorai
pazzamente di lei, tanto che la presentai ai miei e ci fidanzammo ufficialmente.
Fu in quel tempo che la mia famiglia si trasferì a Salerno, dove mio padre aveva comprato un bell'appartamento alla Via Sorgenti, una zona splendida, con la montagna di Croce alle spalle ed il mare davanti, in
quel lungo tratto che forma il golfo e si va ad infrangere sulla marina di Vietri. Al mattino, i gabbiani salivano
su con la brezza del mare ed al tramonto e le rondini salutavano il sole morente, con voli sempre più rapidi,
tra i palazzi del rione. Salerno‚ a quel tempo‚ era una tranquilla cittadina di provincia: calda e pulita. La mia
partenza per il servizio militare offrì una parentesi di riflessione alla mia storia d'amore, che si sarebbe
conclusa definitivamente di li a qualche mese. Una fastidiosa bronchite asmatica‚ mal curata, abbreviò il mio
ultimo periodo di naia. Ritornai in caserma solo per ritirare un premio letterario‚che mi fu assegnato per una
raccolta di poesie. Durante una manifestazione davvero imponente, con tutte le dodici compagnie della mia
caserma schierate, fu un generale con le stellette rosse a consegnarmi il diploma con medaglia, ma ciò che
mi commosse maggiormente fu la presenza di mio pare in tribuna. Fu allora che partecipai, per volontà di mio
padre, al concorso magistrale che vinsi, con mia grande sorpresa‚ senza avere alcuna preparazione
pedagogica, avendo frequentato il liceo classico. A Serre‚ iniziai a fare il maestro elementare, nell' aprile dei
71, e fu lì che conobbi colei che sarebbe diventata la mia prima moglie. Iniziai a viaggiare con lei e, di li ad un
mese, facevamo pure all'amore.
Ci sposammo un pomeriggio di giugno, a fine anno scolastico, e fuggimmo per il viaggio di nozze, disertando il banchetto nuziale. A Pienza, comprammo le bomboniere, che avremmo poi distribuito ad amici e
parenti. Tutto sembrava procedere nel migliore dei modi, quando fui costretto a rientrare a Salerno per la
improvvisa malattia di mia madre. Nello spazio di qualche anno il nostro rapporto degenerò a tal punto che il
divorzio sembrò l'unica soluzione. Fu così che, nell'estate del 1983 mi ritrovai da solo in quello stesso piccolo
paese di provincia dove ero nato‚ con l'ingrato compito di ridisegnare la mia esistenza. Fu Angela che,
qualche anno dopo, mi strappò alla mia vita di single, divenendo la mia nuova compagna. In questa nuova
condizione, cercai di ripristinare quei rapporti affettivi che avevano riempito il mio universo di fanciullo;
incominciai così a frequentare zii, cugini, amici d'infanzia ed ex compagni di scuola, in un contesto fatto
di piccoli impegni sociali . Fu du-rante uno di questi pranzi che accadde qualcosa che non avrei mai più
dimenticato. La sala da pranzo rintronava di voci generose, che, nel giardino attiguo giungevano come
un fastidioso e caotico frastuono. Il forte accento sarnese(1) di Alfredo, il marito di mia cugina indispettiva
mio zio, che si chiamava allo stesso modo. Mia moglie Angela sembrava perfettamente a suo agio, in
quella miscellanea di dialetti e discorsi ad alta voce. (fine seconda parte)
(Da “IL GUSTO DELLA VITA” di Franco Pastore – Ed.Palladio – Sa 2006)
------------1) Sarnese: di Sarno, città dell'agro nocerino-sarnese, in provincia di Salerno
9
L'evoluzione della Musica nel tempo
di Willyam Borrelli
“L'uomo nel cui cuore la musica è senza eco,
e che non si commuove ad un bell'accordo, è
capace di tutto…”
(William Shakespeare)
Speriamo, di riuscire a proporre un punto di vista, quantomeno interessante, sulla Musica
e la sua evoluzione. Cercheremo di dimostrare come un percorso del genere rappresenta, in
realtà, una fonte preziosa d’informazioni sulla società e la cultura, nel “panta rei” storico, oltre
che sull’evoluzione artistica in sé.
Personalmente, da sincero appassionato, sento la necessità di chiarire, anzitutto, uno dei
punti fondamentali dei nostro progetto: la Musica ha origini così “nobili” e profonde, che
trascende la funzione d’ intrattenimento, o addirittura di sottofondo, cui è stata relegata. Ho
particolarmente a cuore questa tematica, anche se mi rendo perfet-tamente conto della sua
complessità. In ogni caso, partendo dal significato della Musica presso i Greci, seguiremo lo
sviluppo di quest'arte, parallelamente all'evoluzione dell’intera società. Giungeremo al nostro
secolo, seguendo lo sviluppo artistico dei suoni, dal mondo greco, per il quale la Musica, in
una forma espressiva particola-rmente significativa e profonda, era collegata al patos della
“dracodìas” (dracodìas).
A questo proposito, è doveroso fare riferimento al testo: “La nascista della tragedia dallo
spirito della musica” del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, che indica nello sviluppo della
tragedia la radice profonda, della musica. La prima parte del nostro percorso sarà dedicata al
mondo greco, ed alla relazione sostanziale, tra lirica, tragedia e musica. Sarà nel confronto
con l’oggi, che il discorso acquisterà un’ampia visione d’insieme, alla luce dell’evoluzione delle
tecniche e dei significati.
Che cosa è oggi e cosa è stata, nel tempo, la musica? Quali sono stati gli stili e quale la
sua funzione sociale? Fino a che punto è stata influenzata dalla cultura e dall’affermazione di
movimenti e filosofie? (Tardo Medioevo , il Rinascimento, il Barocco).
Il Cristianesimo e la sua liturgia rappresenteranno a lungo la maggiore fonte d’ispirazione
per i compositori, almeno fino all’affermazione della musica da camera nel XVII secolo. Da
questo periodo in poi la musica sacra rappresenterà soltanto una parte marginale della
produzione artistica, mentre quella strumentale profana, e poi quella lirica e sinfonica, saranno
le protagoniste delle corti, dei “nuovi” teatri e, poi, dei salotti.
La musica incontrerà il teatro con la nascita dell'operistica ma tale unione, seppur felice
artisticamente, non avrà nulla a che vedere con il connubio originario del periodo greco.
Quanto ai salotti, essi caratterizzeranno la musica e la cultura dell'Ottocento, in linea con il
ritorno della concezione elitaria dell'intellettuale e dell'artista. La musica, dal canto suo, tenderà
a differenziarsi in musica “ufficiale” colta e musica popolare, ma ciò sarà approfondito a tempo
debito.
SECONDO CONVEGNO IN WEB DELLA CULTURA DELLA TERRA DEL VESUVIO
1709 - 2009
300 anni dalla scoperta della città romana di Ercolano - Un grande momento per celebrare
tutto il fascino e la ricchezza culturale dell’ARCHEOLOGIA VESUVIANA
I lavori dovranno pervenire al sito al seguente indirizzo [email protected] entro il 20
di novembre . Per inf.: [email protected].
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PROVERBI E MODI DI DIRE
•
•
•
•
Dora Sirica
Antonio della
Rocca
I TAMBURANOVA
______
Ermanno Pastore
voce e tammorra
Nuccia Paolillo
voce e ballo
Cristiana Cesarano
voce e ballo
Michele Barbato e
Giovanni del Sorbo
chitarre
A. Benincasa
Bassoacustico
Pasquale Benincasa
percussioni
Enrico Battaglia
mandolino e violino.
Un
UN INCONTRO
FELICE
CON LA MUSICA
DELLA NOSTRA
TERRA
B
Blluuee TTeeaam
m
http://www.bluteam.net
Tanta vota va ‘a maneca c’’a lancèlla ‘0 puzzo…
Nun se trase ‘nda scuzzetta do’ prevete.
Chi tròppe s’annaréa, tròppe scacatéa.
Truòvete ‘o paràgge, o muòre cull’arràgge.
Esplicatio: Insistere nell’errore può essere fatale, non è consigliabile
entrare nei fatti altrui. Chi troppo in alto si colloca, sovente rischia di
parlare da sciocco ed inconcludente: la presunzione è degli asini. Ad ogni
buon fine, è consigliabile scegliere amici e compagni al tuo livello,
altrimenti l’ignoranza ti schiaccia; soprattutto se trattasi della scelta del
compagno o della compagna per la vita.
Analisi semantica:
MÀNECA: sost. fem. per manica ed anche gruppetto. Dal latino manus +
suff. di pertinenza ica ( come còzz-eca, dummén-eca). Fraseologia: ‘na
maneca ‘e fetiénte.
LANCÈLLA: sost. femm., secchio, brocca per acqua. Etim. dal latino
lanx-lancis (piatto) più suffisso dim. ella.
PUZZO: sostantivo masch., pozzo. Dal latino puteu-m, da cui il latino
volgare putjum, con evol. del gruppo tj, tra vocali, in zz.
SCUZZÈTTA/O: nuca, occipite, lessema formato da s intensiva+ cuzzètto,
per la forma tonda.
PRÈVETO: sost. masch. prete, etim. dal latino presbite-r, divenuto prèbite,
con evol. di labiale b in v.
ANNARIÁRSI: da annarià, levarsi in alto. Etim. in – ariare, con
raddoppio di n (come annammurarse); usato anche metaforicamente, per
inalberarsi, alterarsi progressivamente.
SCACATĖA: denom., dal latino neutro cacātiu-m (escremento, sterco) più
s intens. usato metaf. come il napol. scacazzare, col significato di schiamazzare, fare il verso. Fraseol.: ‘a gallina fa l’uovo e ‘o gallo scacatéa.
PARÀGGIA: forma popolare di paraggio. Dal latino pāries (secondo
alcuni), ma è più esatto il riferimento a par = uguale. in francese paràge.
ARRÀGGE: ira, rabbia. Da ad-rabia-habeo, per evol. ad+r = arr e habeo
in aggio = ho > ar-ra-ggia. Derivati: arraggiàrse, arraggiàto, arraggiùso,
arraggiatura.
TRUVA’: trans., trovare, reperire. Etimologia controversa: l’Ascoli fa
derivare il lessema da truàre (girare col mestolo), dal latino trua e dal suo
corrispettivo greco τορύνω / τορυνά
τορυνάω ( rimescolare); il Paris, e noi siamo
della stessa idea, dal b. latino tropàre (trovare tropi, variazioni), come
facevano appunto i trovatori. IL Baist, in sintonia, si riporta alla voce
ricorrente nelle leggi visigote: con-tropàre, col significato di comparare
esaminare. Il Diez si richiama al latino turbare, che si riferirebbe alla
situazione di agitazione della ricerca, del frugare. Derivati: truvatiélle.
In poesia:
Io vulesse truvà pace;
ma na pace senza morte.
Una, mmiez’a tanta porte,
s‘arapesse pè campà !
Eduardo de Filippo
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di Franco Pastore (Andropos)
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“SAPORI D’ALTRI TEMPI”
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[email protected]
Leda, secondo la leggenda, si era accoppiata con Zeus sotto
l’aspetto di un cigno; tuttavia, nella stessa notte aveva avuto un rapporto
amoroso anche col marito. Dalla secondo rapporto Leda generò
Clitennestra e Elena, ma dall'uovo che aveva concepito con Zeus
nacquero i dioscuri: Castore e Polluce (Κάστωρ κάι Πολυδεύκης).
Clitennestra sposò in prime nozze Tantalo, figlio di Tieste e re di Pisa
(nel Peloponneso), ucciso in guerra da Agamennone. Clitennestra
sposa in seconde nozze l'uccisore del marito. Dall'unione dei due
nacquero: Elettra, Ifigenia, Crisotemi ed Oreste.
L’episodio del sacrificio ad Artemide, poi non consumato, di Ifigenia,
per imposizione degli altri re, pronti a partire contro Troia, ed il consenso
di Agamennone ad immolare la figlia, produsse in Clitennestra un odio
feroce verso il marito, incoraggiato, tra l’altro, dalle insidie del cugino di
lui, Egisto, figlio di Tieste. Egisto e Agamennone erano discendenti di
Pelope, un ceppo comune, sul quale gravava una maledizione che
avrebbe colpito i discendenti.
Infatti, finita la guerra, Agamennone torna a casa con Cassandra,
figlia di Priamo, come schiava, e con lei viene ucciso in una congiura
ordita, appunto, da Egisto e Clitennestra. Agamennone sarà vendicato
dai figli, Elettra e Oreste .
Personaggio di grande rilievo, Clitennestra incarna il rancore
femminile, la gelosia ed il sentimento materno. I poeti tragici, ne hanno
celebrato forza del suo carattere in opere immortali.
Clitennestra ricopre un ruolo di rilievo nella mitologia greca, pur
avendo episodi limitati nei grandi miti.
Approfondimenti:
Circolo Culturale
Mario Luzi
Boccheggiano(Gr)
[email protected]
-Omero, Odissea: “Telemaco si reca da Menelao per avere informazioni
sul padre Ulisse, loro compagno di battaglia nell'Iliade. Menelao
racconta a Telemaco ciò che ha appreso dal gigante Proteo: non solo le
notizie su Odisseo, ma anche sugli altri eroi greci, tra i quali
Agamennone, ucciso dalla moglie Clitemnestra, sposatasi con Egisto,
figlio di Tieste.
- Omero, Odissea: “ L'incontro di Odisseo con le anime dei defunti, tra
cui quella di Agamennone, che racconta la sua morte.
- In Eschilo Clitennestra compare nella tragedia “ L’Agamennone”.
- In Sofocle: compare nell’Elettra.
- In Euripide: Clitennestra la ritroviamo nell’Ifigenia, nell’Oreste e
nell’Elettra.
- In Livio Andronico ritroviamo il personaggio di Clitennestra nell’ Egisto.
http://www.partecipiamo.it
PARTECIPIAMO.IT
Concorso di Poesia - Concorso di Pittura - I 2 Colli
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ALTRA MUSA
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http://www.altramusa.com/
Con il patrocinio della Provincia di Terni, Comune di Terni Assessorato alla
Cultura e Assessorato al Turismo L’Associazione culturale” I 2Colli” bandisce
: Riservato ai soli vincitori dei premi nazionali, internazionali di poesia . Il
premio della Vittoria consiste in un’opera in bronzo dello scultore professore
Viscione Giulio, di grande valore artistico, rappresentante l’emblema della vittoria. Si aggiudicherà il premio il poeta che avrà vinto più concorsi nazionali,
internazionali di poesia. [email protected]
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SALERNO, UNA PROVINCIA DA SCOPRIRE
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SAN MANGO PIEMONTE
Il paese, situato ai piedi dei Monti Picentini, alle pendici del monte Tubenna,
in una pianura degradante sino ai piedi delle colline di Giovi, fu fondato nell’88
a.C., in seguito alla distruzione della città di Picentia ad opera dei Romani.
Gli abitanti superstiti fuggirono sui monti intorno alla antica città, determinando
la nascita di numerosi nuclei abitativi nelle vallate dominate dai Monti Picentini. L'attuale toponimo San Mango Piemonte deriva dall'allitterazione ed abbreviazione dell'antico nome di Terra Sancti Magni Pedemontis, dal nome del Santo Patrono (San Magno) e dalla
ubicazione del più antico nucleo abitativo, alle pendici del Monte Tubenna.
La tradizione popolare vuole, infatti, che Magno, Vescovo di Trani martirizzato nel
251 d. C., fuggendo da persecuzioni, sia passato in queste terre, rifugiandosi in una grotta sul
monte, che oggi ha il nome di San Magno e che domina, insieme al Monte Tubenna, l'abitato.
Si racconta che, dopo la morte, il Santo sia apparso ai fedeli, indicando la grotta come luogo
dove voleva che sorgesse un eremo, poi costruito e divenuto meta di pellegrinaggio nel giorno
della festa patronale.
San Mango, inizialmente un paese legato alle vicende della vicina città di Salerno,
e un modesto abitato che dista dalla città di provincia appena 13 chilometri. Tuttavia, nel XII
secolo, assunse un ruolo importante nel sistema difensivo del Principato di Salerno,
conquistando una forte identità che portò all'istituzione di una propria Universitas. Il paese
crebbe nei secoli successivi, con la signoria dei Santomango che, con le loro fortune,
favorirono il distacco del paese dal Principato di Salerno e la formazione di una autonoma
Baronia di Santo Mango. Successivamente, il territorio, signoria dei Sanseverino, dei Caracciolo e infine dei Cavaselice che si fregiarono del titolo di Marchesi di San Mango e ne furono
signori fino al XVIII secolo.
Il comune, era denominato semplicemente San Mango fino al 1862, divenne San
Mango Piemonte con Regio Decreto n. 935 del 1862.
SUCCESSO INGLESE DEI TAMBURANOVA
Il gruppo musicale dei “Tamburanova”, sapientemente capitanato dal capogruppo, il maestro Ermanno Pastore(1), nella seconda decade di ottobre, si è esibito in Inghilterra, ospite di
una Federazione di Italiani, a Peterborough, che ha festeggiato i 50 anni dall’arrivo del primo emigrante in Inghilterra.
Siccome la Federazione accoglie, tra i numerosissimi iscritti, Pugliesi, Calabresi,
Molisani e Napoletani, lo spettacolo ha offerto, oltre ai noti classici napoletani,
tutta una vasta gamma di musiche e canti del sud dell’Italia, che hanno ricreato i
colori ed i suoni della nostra bella terra. Preziosissime le coreografiche danze dei
“Danzanova di Mangano”, che hanno notevolmente arricchito lo spettacolo.
Andropos
___________________________________
1) Ermanno Pastore, nato a Salerno, si è diplomato al “Galizia” di Noc.Inf ed ha completato gli studi presso il Conservatorio di Salerno. Con
decennale esperienza, come baritono, al S.Carlo di Napoli, si è esibito sia in Italia che all’estero (Cina, Giappone, Inghilterra, America).
Docente di discipline musicali, è Direttore artistico di “Andropos in the World “ ed autore di sigle di lavori teatrali , quali: La moglie dell’Oste e
Una strana famiglia.
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DONNA ISABELLA DI CASTIGLIA
Regina consorte di Sicilia dal 1469 al 1504, regina di Castiglia dal 1474 al 1504,
regina consorte di Aragona, Valencia, Sardegna, Maiorca, regina titolare di Corsica, Contessa consorte di Barcellona e delle contee catalane dal 1479 al 1504,
nacque a Madrigal de las Altas Torres, il 22 aprile del 1451. Appartenente al
casato di Trastámara, era figlia del re di Castiglia e León Giovanni II e di Isabella del Portogallo.
Quando i suoi genitori si sposarono, il 17 agosto del 1447, a Madrigal de las Altas
Torres, suo padre Giovanni II era vedovo di Maria d'Aragona, figlia del re Ferdinando I d'Aragona e da lei aveva avuto un figlio, Enrico, nato nel 1425. Quando il padre era via, sua madre,
la regina Isabella, faceva dormire i bambini con lei nello stesso letto. Era un'abitudine che
teneva per evitare qualsiasi dubbio di adulterio.
Nel 1454 Giovanni II morì lasciando orfani Isabella e suo fratello Alfonso, rispettivamente
di 3 anni e 1 anno. La morte del marito gettò sua madre, Isabella in un profondo stato di malinconia, tanto che decise di rinchiudersi nel castello di Arévalo, dove sarebbe rimasta per 42
anni, fino alla morte. Al trono salì il fratellastro, Enrico IV, mentre suo fratello germano Alfonso,
sempre nel 1454, ricevette il titolo di Principe delle Asturie, quello dell'erede al trono.
Nel 1455 Enrico IV si sposò (in seconde nozze) con Giovanna del Portogallo, figlia del re
del Portogallo Edoardo e di Eleonora d'Aragona, figlia del re d'Aragona Ferdinando I. Da
questa unione, nel 1462, nacque finalmente il legittimo erede al trono, una figlia: Giovanna.Una parte di nobili della corte che già chiamava il principe delle Asturie Alfonso XII,
sfruttando molto abilmente la voce che Enrico IV fosse impotente, aveva messo in giro la
diceria, molto probabilmente inventata, che la figlia di Giovanna del Portogallo fosse figlia non
di Enrico IV, ma di uno dei migliori amici di Enrico, Beltrán de la Cueva, che in quegli anni
aveva fatto una rapida carriera alla corte castigliana e, da allora, le fazioni contrarie al re
Enrico IV cominciarono a denominare la figlia Giovanna, a cui il padre aveva dato il titolo di
principessa della Asturie, col soprannome Beltraneja.
Quando suo fratello Alfonso morì improvvisamente il 5 luglio del 1468 per cause
sconosciute, Isabella venne designata erede al trono di Castiglia da Enrico IV in un trattato
(Tratado de los Toros de Guisando) nel quale Isabella aveva accettato la clausola che avrebbe
sposato il re del Portogallo Alfonso V, mentre Enrico di fatto riconosceva l'illegittimità della
figlia Giovanna. Però i pretendenti alla mano di Isabella erano due: oltre ad Alfonso V vi era il
cugino di Isabella Ferdinando, unico figlio maschio nato al duca di Peñafiel, re di Navarra e re
della corona d'Aragona Giovanni II dalla sua seconda moglie Giovanna Enriquez, figlia dell'ammiraglio di Castiglia, signore di Medina de Rioseco e Conte di Melgar Federico Enriquez
(1473). Isabella preferì il secondo, così il 19 ottobre 1469, senza l'approvazione del fratellastro
Enrico IV, Isabella e Ferdinando si sposarono segretamente. Irritato, Enrico IV diseredò
Isabella e giurò pubblicamente, assieme alla moglie, che Giovanna la Beltraneja era sua figlia
legittima e la proclamò erede al trono.
Alla morte improvvisa di Enrico IV, si scatenò una vera e propria guerra di successione,
finché Isabella il 13 dicembre 1474 fu proclamata regina di Castiglia e Ferdinando divenne re
consorte con il nome di Ferdinando V di Castiglia, mentre la Beltraneja, che ugualmente
reclamava la corona, era stata promessa ad Alfonso V del Portogallo. il re del Portogallo,
dichiarato re di Castiglia e León dai partigiani della moglie nonostante Isabella fosse già stata
incoronata regina col marito, invase la Castiglia per difendere i diritti di sua moglie, ma fu
sconfitto. Isabella morì a Medina del Campo, il 26 novembre del 1504.
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GIOCANDO CON I CLASSICI
A cura di andropos
Αἴσωπος (Esopo) visse nel VI secolo a.C., nell'epoca di Creso e Pisistrato. Le sue opere ebbero
una grandissima influenza sulla cultura occidentale. Ancora oggi, le sue favole sono attualissime e piuttosto note. Della sua vita si conosce pochissimo, e alcuni studiosi hanno persino messo in dubbio che il corpus di favole che gli viene attribuito sia opera di un solo autore.
L’asino e il leone
ù
Traduzione dal greco - Fatta società, il leone e l’asino uscirono insieme a caccia. Giunti dinanzi ad una caverna dove c’erano
delle capre selvatiche, il leone si fermò davanti all’entrata per prenderle a mano a mano che uscivano, mentre l’asino entrava e,
balzando in mezzo ad esse, ragliava per spaventarle. Quando il leone le ebbe prese quasi tutte, l’asino venne fuori e gli chiese se
non si era mostrato un valoroso guerriero nella cacciata delle capre. “Ma sai”, gli rispose il leone, “che persino io avrei avuto
paura di te, se non avessi saputo che eri un asino?”.
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Liibbeerraa rriidduuzziioonnee ddeellllaa ffaavvoollaa iinn nnaappoolleettaannoo
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‘O CIUCCE E ‘O LIONE
‘Nu ciuccio, millantatore e gran buffone,
vantava ‘a forza sòia e ’o curaggio,
a ‘nu liòne ch’era di passaggio.
Chìste chiedètte ’e fa ’na società,
e po’ assiéme jèttere a caccià.
Quando arrivère annànze a ’na caverna,
l’asino trasétte d’nte cumm’o fesso,
ma ‘o liòne se fermàje all’ingresso.
Spaventate de’ ragli e do’ casìno
‘e crape s’agitère cumm’’e pazze
e ascère fòre ’e còrza, paunàzze.
‘O liòn ca ‘o varche l’aspettàje
e un’a une tutte s’’e magnàje.
Dòppe tanta fatica, l’asinello
jètt’ a brucà l’erba da strunzètto,
e ‘o liòne, piuttosto cattivèllo
se strafucàje2 ‘e crapre
In un banchetto.
____________
1) Da “Esopo e Fedro in natoletano”
di Franco Pastore
2) divorò
Vesuvioweb.com
Cultura, arte, ricerche di sapore antropologico, sulla vasta area tra il vulcano
ed il mare - La porta di Capotorre – Villa Angelica – Le torri aragonesi – Vico
Equense -Sorrento e Capri - I Funari – La villanella – Diz.rio torrese.
----------NOVITA’: Pillole linguistiche, Vesuvioweb in blu, A fresella.
ED ANCORA:
Omaggio a Torre del Greco, La pesca del corallo e Vesuvius on line.
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15
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miiittthhhooosss lllooogggooosss (((dddiiissscccooorrrsssooo sssuuulll m
miiitttooo)))
aa ccuurraa ddii FFrraannccoo PPaassttoorree
EOLO, eponimo (dal greco επόνγµοσ, composto di epí "sopra" e dal dorico
óνyµa "nome"; cioè "soprannominato") di elleno, era considerato, nella mitologia greca, il dio dei venti.
Nato da Posidone e Melanippa, la figlia di Eolo padre, il capostipite degli Eoli,
con il fratello gemello Beozio, fu allevato da un mandriano, tale Ippote, poiché Posidone non volle far sapere ad Eolo padre di essere suo genero.
Intanto, Metaponto, re di Ikarìa, un'isola nell'Egeo centroorientale, aveva minacciato di
ripudiare sua moglie Teano, poiché era sterile. Teano allora si fece dare da Ippote i due
gemelli, fingendo che fossero suoi e Metaponto ci credette. Quando, poi, a Teano nacquero
due gemelli suoi, vedendo la predilezione di Metaponto per i primi due, per gelosia, tentò di
uccidere Beoto ed Eolo con il veleno. Ma i due, se ne accorsero in tempo e diedero da bere il
veleno ai due fratellastri, e Teano si trafisse il petto per il dolore. Eolo e Beoto si rifugiarono
dapprima da Ippote, ma poi, quando Metaponto seppe da Posidone come erano andate
veramente le cose, sposò Melanippe e adottò i due gemelli.
Dopo un periodo felice, Metaponto decise di ripudiare Melanippe per sposare Autolita, ma i
gemelli la uccisero e scapparono: Beozio tornò da nonno Eolo che gli affidò la parte meridionale del suo regno, la Beozia, ed Eolo scappò a occidente, nelle isole che da lui si chiamarono
Eolie. Quì divenne famoso come consigliere degli dei e domatore di venti. Viveva a Lipari, una
isola galleggiante, insieme ai suoi dodici figli, sei maschi e sei femmine, tutti sposati fra di loro.
Quando Zeus decise di rinchiudere i venti in delle anfore, sua moglie Era (Ἥρα) gli suggerì di
nasconderli in una grotta del mar Tirreno, affidandone la custodia ad Eolo. Nell'ora della sua
morte Eolo, ritenuto troppo prezioso da Zeus, rimase a guardia dei venti nella grotta delle isole
Eolie. Per Era Eolo era al pari degli altri dei dell’Olimpo, ma Poseidone lo considerava un
intruso, poiché si riteneva lui il padrone del mare e dell'aria.
Riferimenti Culturali:
- Omero, libro X dell’Odissea : Dopo l’ avventura con Polifemo, Ulisse riprende la navigazione e
giunge presso Eolo, re dei venti,che gli concede un vento favorevole per ritornare a casa. Ma,
in prossimità di Itaca, i compagni aprono, di nascosto, l' otre dei venti che Eolo ha regalato a
Odisseo e il viaggio viene vanificato. Si ritrovano nuovamente da Eolo, che questa volta li respinge.
- Virgilio, Eneide, libro I:
«Eölo, poi che 'l gran padre del cielo
a tanto ministerio ti prepose
di correggere i vènti e turbar l'onde,
gente inimica a me, mal grado mio,
naviga il mar Tirreno; e giunta a vista
è già d'Italia, al cui reame aspira;
e d'Ilio le reliquie, anzi Ilio tutto
seco v'adduce e i suoi vinti Penati.
Sciogli, spingi i tuoi vènti, gonfia l'onde,
aggiragli, confondigli, sommergigli,
o dispergigli almeno. Appo me sono
sette e sette leggiadre ninfe e belle;
e di tutte piú bella e piú leggiadra
è Deiopèa. Costei vogl'io, per merto
di ciò, che sia tua sposa; e che tu seco
di nodo indissolubile congiunto,
viva lieto mai sempre, e ne divenga
padre di bella e di te degna prole».
(vv 109-127)
16
IL SESSO NEL CORSO DEI MILLENNI
a cura di Franco Pastore
Lo scopo della ricerca è l’analisi dei comportamenti degli antichi in tema di sessualità, per evidenziare,
attraverso documenti scritti, il “sovramondo” culturale nel quale la società ha sempre proiettato la sua idea del
reale. Comunque, nleggiamo nell’Eautòntimorumenos di Terenzio, che traduceva Menandro: “homo sum,
humani nihil a me alienum puto”, sono un uomo ed in quanto tale, ritengo che nulla di umano mi debba essere
estraneo.”
Ovidio (*)
Pigmalione e Galatea
Pigmalione, re di Cipro e scultore eeccelso, aveva modellato una statua d’ avorio di donna,
nuda che egli stesso aveva chiamato Galatea, (dal greco gala, galaktos, latte). Avvenne che se
ne innamorò pazzamente, facendone il proprio ideale femminile, tanto da dormire accanto ad
essa, con la speranza che Afrodite un giorno la trasformasse in una donna vera.
“…Mentre viva gli par, tende la mano,
E vuol co'l dito esperienza farne,
E come habbia à sentir, tocca pian piano,
Ché non le vuol far livida la carne.
E se ben non gli par poi corpo humano,
Non però vuol certo giudicio darne.
La bacia, le favella, e poi si duole,
Che non può trar da lei baci, e parole.
Le fa mille carezze, e le da lode,
Stà però sol, ne vuole esser veduto;
E di palparla, e di adornarla gode,
Sol v'entra, s'ei gli accenna, un fido muto.
Un muto,che non parla, e, che non ode,
Ma ben servente accorto, et aveduto.
E quando il Re gli accenna, che stia cheto,
Non palesa co'l cenno il suo secreto.
……………………………………………
Te vò compagna far de la mia sorte,
Non sol del letto mio, ma del mio regno.
Tosto, che splender fa l'eterna corte
Ne l'alto cielo ogni stellato segno,
Spoglia la sposa, e ne le ricche piume
La pon, qual fosse viva, e spegne il lume.
Così nel letto suo locolla, e tenne
Da questo tempo in poi passato il giorno,
Fin che quel dì sempre honorato venne,
Ch'unir fa il regno Ciprio d'ogn' intorno,
Con pompa à venerar ricca, e solenne
Bacia l'amata bocca, e tocca il petto,
E gliela par sentir tepida alquanto.
Prova di novo, e con maggior diletto
Men duro, e più carnal le sente il manto:
E mentre bene anchor creder no'l puote,
Sente, che 'l petto il polso alza, e percuote.
Come se preme alcun la cera dura,
L'ammolla con le dita, e la riscalda,
E per poter donarle ogni figura,
Viene ogn'hor più trattabile, e men salda:
Cosi premendola ei, cangia natura
La statua, e vien più morbida, e più calda.
Ei sta pur stupefatto, e tenta, e prova,
Tanto, che viva al fin la scorge, e trova.
…………………………………………
Move allhor lieto il Re l'alte parole,
Ringratia la sua Dea con santa mente:
E mentre viva anchor baciar la vuole,
La vergine vien rossa, e no'l consente.
Alza ella il lume al lume, e scorge il Sole,
E la stanza apparata, e risplendente.
E co'l dì, che mai più non vide avante,
Vede nel letto star l'acceso amante.
Il Re la sposa, e poi seco soggiorna,
E v'è con Himeneo la Cipria Dea.
Nove volte rifè Delia le corna,
Dal dì solenne, e pio di Citherea,
Quand'ella mandò fuor bella, et adorna
La prole, che nel sen matura havea.
Pafo il figliuol nomar, ch'al giorno venne,
Da cui tal nome poi l'isola ottenne…”
_________
( Ovidio, Le Metamorfosi,lib x, vv 238 e seg.)
17
DAL LIBRO DEI LIBRI
I SETTE GIORNI DELLA CREAZIONE - « Non possiamo immaginare il nulla.
Esso non è spazio, non è abisso, non è tempo. Dio soltanto esisteva, nell’eternità… » (1)
EDITRICE
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Cultura
vesuviana
di A.Langella
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LETTERARI
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« In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le
tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia
la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle
tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo
giorno.
Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle
acque». Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento,
dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento
cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e
appaia l'asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle
acque mare. E Dio vide che era cosa buona. E Dio disse: «La terra produca
germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto
con il seme, ciascuno secondo la sua specie». E così avvenne: la terra produsse
germogli, erbe che producono seme. ciascuna secondo la propria specie e alberi
che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era
cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla
notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano da luci
nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne: Dio fece le due luci
grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte,
e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo, per illuminare la terra e per regolare
giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.
E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra,
davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri
viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli
uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse:
«Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino
sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame,
rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così avvenne: Dio fece le bestie
selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i
rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. E Dio disse:
«Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del
mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i
rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio
lo creò;maschio e fem-mina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e
moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli
uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra».Poi Dio disse:
«Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in
cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche,
a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito
di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto,
ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Allora
Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo
giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in
esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto. Queste leorigini del
cielo e della terra, quando vennero creati. Così furono portati a compimento il cielo e
la terra e tutte le loro schiere. Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro
che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il
settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli
creando aveva fatto… » (2)
------------1) La Sacra Bibbia, Edizione Larus, Bergamo 2002 – Imprimatur del 30 agosto 2002.
2) Genesi, 1-31.
18
A cura di Rosa Maria Pastore
Il Museo Archeologico Provinciale
di Salerno
Chiostro del Convento
di S. Benedetto
Salerno,
“La perla
del Tirreno”
CONCERTI e
SPETTACOLI
di
MIMI’ PALMIERO
http://it.youtube.com/profile
_videos?user=mimipalmiero
it&p=r
*
Le melodie di
NAPOLI
nel mondo
POESIE E
RACCONTI.IT
http://www.poesieeracconti.it
NAONISART
http://www.naonisart.it/
ALIDICARTA
Il Museo archeologico provinciale di Salerno si trova nella
zona del suggestivo complesso monumentale San Benedetto. Dal
1964 esso occupa parte dell’ex abbazia di origine longobarda,
molto nota in epoca medievale per i medici benedettini legati alla
celebre Scuola Medica, e alcuni superstiti locali della reggia di
Margherita di Durazzo.
Progettato nel 1867, fu istituito nel 1927 e aperto al pubblico
l’anno dopo, nel Palazzo del Governo , dove rimase fino al 1939. Fu
poi trasferito nella Casina dell’Orto Agrario e, a guerra finita, fu
sistemato nel Palazzo della Provincia fino al 1964.
Il Museo custodisce reperti archeologici di diverse epoche storiche e
di varie zone del salernitano, tra cui resti di tombe, terrecotte a
statue, ceramiche della Campania, del Sannio e della Lucania,
qualche testimonianza bizantina e longobarda.
Numerosissimi sono i reperti del periodo romano, tra i quali
troviamo il pezzo forte del museo: una testa bronzea raffigurante il
dio Apollo del I sec. a.C., ritrovata nei primi decenni del secolo
scorso nelle acque del golfo salernitano e attribuita all’artista
campano Pasiteles.
Una sezione è riservata alla numismatica e all'esposizione di
alcuni dipinti di autori spagnoli del XV - XVIII secolo.
Napoli – 7 ed 8 nov. 2009
Il 7 novembre, nel palazzo Salerno,Tavola rotonda
sul Tema “ La sicurezza stradale nei movimenti delle
forze armate in Italia e nelle missioni internazionali “. Apre
il convegno Pino Blasi, coordinatore dei Corsi Scuola di
Giornalismo dell’Ateneo Salernitano. Attesa la testimonianza di Pino Scaccia. Visita al Villaggio delle Forze
Armate ed ai mezzi storici dell’ANAS.
L’ 8 novembre 2009, in Piazza Plebiscito, vi saranno:
l’ alzabandiera, la gara podistica, una cerimonia militare di
un reparto inter-forze, con la presenza dei Bersaglieri, di
un gruppo cinofilo dei Carabinieri e della finanza e con un
aviolancio dei paracadutisti. Chiuderà la manifestazione
un gran concerto musicale.
19
LILIANA LUCKI
LA GRANDE ARTISTA ARGENTINA
Conclusión 1 - Serie Ensayo y Movimiento
L’arte di quest’artista esplode sulla
tela, con una forza rappresentativa
portentosa. Il dinamismo fantasmagorico domina la forma e si appropria
dei colori, con sfumature che accarezzano le immagini, rendendole si
plastiche, ma al tempo stesso vive e
pronte a raccontarsi della vita.
La riflessione catartica si evince dal
la struttura di ciascun’opera, là dove
la molteplicità dei temi evidenzia la
drammaticità di un rapido dispiegarsi
verso l’ignoto. Le bocche tacciono,
mentre gli occhi urlano arcani segreti.
Antiche e nuove trasparenze, alla
ricerca dell’oblio, proiettano fantasmi
generazionali e mistiche intese.
----------------
40 CM X 60 CM ( ÓLEO )
Nacida en San Miguel Pcia. de Bs. As. Egresada de
escuela Nacional de Bellas artes Augusto Bolognini de
Capital Federal en 1975. Se perfecciono en el taller de
dibujo de Enrique Valderrey. Cursos y talleres de
pintura y gra-bado con los profesores Samos, Pagano
y Felipe Noe. Radicada en Mar del Plata en 1983
ingresa en el taller de Juan Larrea 1984 -1986. Blog:
http://lilianalucki.blogspot.com/
El arte de este artista se abre y
estalla en el espacio, con una fuerza
representativa portentosa. El dinamismo fantasmagórico domina la forma
y se apodera colores, con matices
que acarician las imágenes, devolviéndolas él plásticos, pero al mismo
tiempo vivas y listas a contarse vida.
La reflexión catártica se deduce de
la estructura de cada obra, allá dónde la multiplicidad de los temas evidencia el dramatismo de un exprés
extenderse hacia lo desconocido.
Las bocas callan, mientras que los
ojos gritan secretos oscuros.
Antiguas y nuevas transparencias, a la búsqueda del olvido, proyectan fantasmas generacionales y místicos acuerdos.
Franco Pastore
(Andropos)
20
PIATTI TIPICI NELLA TERRA DEGLI AUSONI
a cura di Rosa Maria Pastore
La Camania - Terra degli Ausoni (Aurunci ) e degli Opici, verso l'VIII sec. a.C., fu invasa, sulle coste dai Greci,
che fondarono la città di Cuma e Partenope ( rifondata poi come Neapolis tra la fine del VI e l' inizio del V secolo
a.C) . Ma nel VI sec., le zone interne della regione furono occupate dagli Etruschi, che diedero vita ad una lega di
dodici città con a capo Capua. Nella seconda metà del V sec. a.C., iniziò l'invasione dei Sanniti, che conquistarono Capua (nel 440 circa) e Cuma (425 circa). Gli invasori imposero il loro dominio e la loro lingua, diventando così
un solo popolo: gli Osci. Quando una seconda ondata scese dalle montagne per invadere la Campania, Capua si
rivolse a Roma per essere difesa (343 a.C.). Iniziarono allora le guerre sannitiche (343-290 a.C.), il cui esito fu l'occupazione
romana di tutta la regione, sia interna che costiera, con la fondazione di numerose colonie. Con la discesa di Annibale, a nulla
valse organizzarsi contro Roma, durante la seconda guerra punica, la regione subì un profondo processo di romanizzazione, e
solo Napoli e Pompei conservarono le loro radici elleniche. Dopo aver fatto parte, con il Lazio, della prima regione d'Italia, la
Campania divenne sotto Diocleziano una provincia a sé, mantenendo la sua unità anche sotto gli Ostrogoti e i Bizantini. Con
l'occupazione longobarda di Benevento (570 circa), la regione fu divisa tra il ducato di Benevento, comprendente Capua e Salerno
e Napoli e la regione costiera centrale. Amalfi, invece, arricchitasi coi traffici marittimi, riuscì nei sec. IX-XI a divenire un fiorente
ducato indipendente. Dopo la definitiva conquista di Napoli, da parte dei Normanni, nel 1139, la Campania, nei sec. XII e XIII, fu
compresa nel regno di Sicilia, divenendo prima un possedimento degli Angioini e poi degli Aragonesi. Dal 1503 al 1707, fu dominio
della Spagna e, subito dopo, degli Austriaci (dal 1707 al 1734). Questa fusione di radici culturali, di usi e costumi di popoli diversi,
ha avuto una influenza benefica sulla bellezza delle donne campane e sull’arte culinaria, che può contare sia sulle ricchezze di un
mare pescoso, che sulle coltivazioni di frutta ed ortaggi delle pianure.
PRANZIAMO A…
San Mango Piemonte - Il paese, situato ai piedi dei Monti Picentini, alle pendici del monte
Tubenna, in una pianura degradante sino ai piedi delle colline di Giovi, fu fondato nell' 88 a.C., in
seguito alla distruzione della città di Picentia ad opera dei Romani. Il comune,era denominato semplicemente San Mango fino al 1862, divenne San Mango Piemonte con Regio Decreto n. 935 del
1862.
Un Primo piatto: PACCHERI ALLA GENOVESE
Ingredienti e preparazione ( per 4 persone):
Tagliare finemente 1 Kg. di cipolla, 250 gr. di carote e 1 gambo di sedano a tocchetti. In un’ampia
casseruola mettere il composto, 1 Kg. di girello, 3 foglie di alloro e il rosmarino. Rosolare la carne e
sfumarla col marsala secco facendo cuocere a fuoco lento per circa cinque ore (aggiungere durante la
cottura dei mestoli d’acqua). Alla fine passare il sugo al mixer. Lessare 320 gr. di paccheri, condirli col
composto e aggiungere il formaggio a piacere.
Un secondo piatto: GIRELLO ALLA GENOVESE
Ingredienti e preparazione:
Preparare un kg di girello secondo il procedimento descritto nella ricetta precedente. Tagliarlo a fettine
sottili che verranno servite cosparse con un cucchiaio di fondo di cottura.
Un contorno: PUREA DI PATATE
Ingredienti e preparazione:
Lessare 1 kg di patate e, dopo averle sbucciate, passarle al passaverdura. Aggiungere 1 bicchiere di
latte, 50 gr. di burro e il sale. Mettere al fuoco e sbattere fino ad ottenere una purea soffice e consistente. Lasciar cuocere qualche minuto, sempre mescolando, e servire ben caldo.
21
Un dolce: ROMBI DI SEMOLINO
Ingredienti e preparazione
Far prendere l’ebollizione a 1 l di latte con 180 gr. di zucchero e unire a pioggia 160 gr. di semolino.
Lasciar cuocere per 30 minuti, sempre mescolando perché il semolino non si attacchi. Aggiungere la
scorza di 1 limone grattugiata, ritirarlo dal fuoco, farlo raffreddare e unire i tuorli di 6 uova. Stendere il
composto su un piano di marmo (o in un piatto) bagnato a uno spessore di 2 cm e tagliarlo a rombi.
Passare i rombi nelle chiare sbattute, impanarli con pane grattugiato e friggerli in 80 gr. di burro. Appena
pronti e dorati, spolverizzarli con zucchero a velo vanigliato e servire. A piacere si può aggiungere al
semolino ritirato dal fuoco uvetta e pezzetti di cedro candito.
Vino: CODA DI VOLPE
Caratteristiche
Prodotto sulle aspre pendici del Monte Taburno, ammantate da vigneti ed oliveti, ha colore paglierino più
o meno intenso e un odore delicato caratteristico. Dal sapore asciutto e pieno, ha una gradazione
alcolica min.: 11%.
______________
La cucina della Campania “I nostri chef”, Il Mattino - Gastronomia salernitana di A. Talarco, ed. Salernum - Cucina dalla A
alla Z di L. Carnacina, Fabbri Editori - Le mille e una… ricetta, S. Fraia Editore - Mille ricette, Garzanti - L’antica cucina
della Campania , Il Mattino - Giorni ricchi d’ una cucina povera, ricette…/M. F. Noce, Editore Galzerano .
Redazione Aletti Editore & Rivista Orizzonti
Via Palermo, 27 , 00012 Villalba di Guidonia (RM)
tel. 0774/354400 ; fax 0774/357673 www.rivistaorizzonti.net
SE VUOI MANGIAR BENE
Roma -A tutti coloro che transitano sull’Aurelia, al km 23, nella zona commerciale di
Aranova, se vogliono mangiar bene e godere le gioie del palato, con arrosti prelibati
e primi piatti eccezionali, possono fermarsi
AL PAPERO GIALLO
Quì troveranno cortesia e sapori, genuinità e buonumore.
06.61774355 – 06.33247014 [email protected]
ACCADEMIA ROVERETANA DEGLI AGIATI
Convegno internazionale di studi su Antonio Rosmini:
DIRITTO E DIRITTI NELLE TRE SOCIETA'
Rovereto, 18-19-20 novembre 2009
Palazzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto Rovereto, Piazza Rosmini, 5 –
Interverranno, tra gli altri, S. E. mons. Francesco Coccopalmerio (Pontificio Consiglio per i Testi
legislativi), prof. Diego Quaglioni (Univ. di Trento) e prof. Francesco Traniello (Univ. di Torino) –
Coordinatore: prof. Paolo Marangon
Presiede: prof. Michele Dossi
Conclude il Prof. Alberto Peratoner (Facoltà Teologica del Triveneto) sul tema
La società teocratica in Rosmini, termine e condizione di un’ontologia del diritto
[email protected]
22
LA PAGINA MEDICA
QUANDO SI PARLA DI PREVENZIONE
-------------I dietologi parlano della necessità di assumere una dieta ricca di frutta e vegetali, con
ridotta concentrazione di grassi saturi e grassi totali. Nel contempo, è stata nuovamente e
decisamente posta l’attenzione sulla necessità di una restrizione significativa del sale negli
alimenti. Tale misura risulta di primaria importanza specialmente nel paziente affetto da
ipertensione arteriosa,fattore di rischio primario per le malattie cardiocerebrovascolari, prima
causa di morte nel mondo.
L’ipertensione è un fattore di rischio modificabile con il corretto uso di farmaci, ma
anche con il contributo di regimi comportamentali e dietetici appropriati. Un ruolo importante
riveste l’introduzione di sale negli alimenti, meccanismo già noto ai medici cinesi della dinastia
Han (II sec a.C.). Negli ultimi decenni sono stati numerosi gli studi clinici, randomizzati e
controllati con placebo, che hanno avuto per oggetto il rapporto fra ipertensione arteriosa e
l’introduzione di sale con la dieta con risultati spesso non univoci ( tra i più importanti gli studi
INTERSALT, TOHP I e II, DASH, TONE, NANHES III.)
J.H. Laragh1 ha verificato che la privazione di sodio riduce certamente i valori pressori,
ma solo in una parte dei pazienti questi valori si riducono in maniera molto significativa. È stato
accertato che all’interno di una popolazione omogenea, la risposta al carico sodico è diversa
da individuo a individuo. In circa il 50% dei soggetti esaminati, una modifica del contenuto di
sale determina una variazione significativa della pressione arteriosa. Tale risposta distingue i
soggetti in sodio sensibili e sodio resistenti, che al contrario non modificano i loro valori
pressori. Il soggetto sodio sensibile risponde ad una dieta a basso contenuto sodico con una
riduzione dei valori pressori di circa il 10% rispetto ai valori basali.
Numerosi studi concordano nel ritenere i sodio sensibili a maggior rischio cardiovascolare, con maggior incidenza di ipertrofia2 ventricolare sinistra e proteinuria3, noti markers
di danno cardiaco e renale. In questi pazienti è inoltre maggiore la mortalità cardio e
cerebrovascolare. Le principali Linee Guida (B.H.S. EHS/ESC, JNC VII) consigliano di ridurre il
sale nella dieta. In un grammo di sale ci sono circa 0,4 g. di sodio. Normalmente il nostro
organismo elimina da 0,1 0,6 g. di sodio al dì, quantità che deve essere reintegrata con la
dieta. Tranne che nelle condizioni che causano eccessiva sudorazione, non sarebbe necessaria l’aggiunta di sale ai cibi in quanto già il sodio contenuto in natura negli alimenti potrebbe
essere sufficiente a coprire la necessità dell’organismo.
Un adulto italiano ingerisce in media 10g. di sale al dì (4g. di sodio), quindi quasi 10
volte in più di quello fisiologicamente necessario. Un consumo medio di sale pari a 6g. al
giorno, corrispondente ad un’assunzione di circa 2,4g. di sodio, rappresenta un buon
compromesso tra il soddisfacimento del gusto e la prevenzione dei rischi cardiovascolari legati
al sodio.
La Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa è in procinto di iniziare una campagna
anti-sale a livello nazionale coinvolgendo i panificatori, i cuochi di comunità e naturalmente gli
organismi sanitari preposti, con il proposito di mettere in atto una prevenzione, o almeno un
ritardo nell’esordio della malattia ipertensiva, che negli ultimi anni ha mostrato un trend in
progressiva crescita, avvicinandosi ad una prevalenza di circa il 40% della popolazione adulta.
Dott. Guglielmi Michele
(da paginemediche.it)
_______________
1) Laragh JH. Relation of left ventricular mass and geometry in uncomplicated essential hypertension. Ann Intern. Med 1991
2) Aumento delle dimensioni di un tessuto o di un organo, causato dall' incremento delle dimensioni delle cellule che lo costituiscono piuttosto che per il numero di queste.
3) Eliminazione attraverso le urine di una quantità eccessiva di proteine, ad esempio, di albumina. E' espressione di danno della
funzione renale.
23
ONOMASTICA E TOPONOMASTICA
_______________
ANIELLO:
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[email protected]
Associazione
i Meridiani
onlus
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www.imeridianio
nlus.org
nome proprio tipico dell’Italia, dal latino agnellus.
Varianti: Aniello, Anellino, Agnolo, Agnello; Agnella, Anella, Aniella,
Personaggi noti:
-Agnolo Poliziano: letterato
-Aniello Califano: cantante.
Paesi: Sant’Agnello di Napoli e Sant’Agnello di Sorrento.
Detti: Sant’Aniello, ‘nu passo‘e vetiélle (le giornate si allunganono).
TATIANA: nome proprio di persona italiano femminile. dai nomi
latini Tatiana e Tatianus, che significano "figlio di Tatius" (da cui l'italiano
Tazio). La forma italiana Tatiana, che deriva dal nome latino Tatiana, ha
tuttavia una tradizione slava e rappresenta la tra-duzione dal russo
Tatjana. Il nome Tania rappresenta l'ipoco-ristico russo Tanja di Tatjana.
Il nome Tania è presente anche in iscrizioni etrusche.
Personaggi noti:
-Tatiana Nikolaevna Romanova, seconda figlia di Nicola II di Russia,
uccisa insieme ai genitori e ai fratelli nel luglio 1918 a Jekaterin-burg.
-Tatiana: protagonista del romanzo in versi Eugenio Onegin di Alek-sàndr
Sergeevič Puškin.
- Tatiana di Casator, nel territorio dell’antica terra dei Sarrastri e nel
locus Tauraniae, ceduto dai principi Doria, per 60 ducati.
SANNIO: dall’osco Safinim, in latino Samnium, era una regione
storico-geografica dell’Italia centro-meridionale, abitata dal popolo dei
Sanniti, tra il VII-VI secolo a.C. e i primi secoli del I millennio d.C. Il
territorio dei Sanniti era fra l'Abruzzo il Molise, la Campania, la Lucania e
l’Apulia. Confinava a nord con le terre dei Marsi (Abruzzo centrale) e dei
Peligni; a sud con i territori dei Messapi (Lucania e Puglia) e delle colonie
greche; ad est con i territori dei Frentani (zone costiere dell'Abruzzo, del
Molise e della Puglia) e degli Apuli (Puglia settentrionale); ad ovest con le
terre dei Latini (Lazio centro-meridionale), dei Volsci (Lazio meridionale) e
degli Aurunci, Sidicini e Campani.
VESUVIO: dal greco Ὑησουυιòς (Üesouüios), che significa figlio di
Ὕης (Ües: Zeus, Giove per i latini), da cui deriva il latino Vesuvius .
Un’antica tradizione popolare vorrebbe, invece, che la parola derivi dalla
locuzione latina "Veh suis" ("Guai ai suoi"), poiché le eruzioni del vesuvio
avevano sempre preceduto o posticipato avvenimenti storici importanti,
quasi sempre nefasti per Napolie la Campania: La distruzione di Pompei ed
Ercolano, la rivolta di Masaniello.
ASSOCIAZIONE CULTURALE ARTSIDER
[email protected]
------------
Battipaglia (Sa)
Venerdì 30 ottobre, dalle h 21.30 alle h 24.30, si svolgerà
nei suggestivi spazi verticali della palestra di arrampicata B
Side Climbing village (via Ravina 28, Torino), la prima delle
quattro serate di qualificazione di CONTEST.A, competizione
artistica amatoriale organizzata dall’associazione culturale
ARTSIDER in collaborazione con l’Accademia Albertina delle
Belle Arti di Torino.
FARMASALUTE.IT
24
A.L.I.A.S.
*
ACCADEMIA
LETTERARIA
ITALO-AUSTRALIANA
SCRITTORI
*
MELBOURNE
AUSTRALIA
*
http://www.alias.org.au/
LETTERE AL DIRETTORE
« Ragazzi siamo in tanti che vogliamo morire. Sempre è stato così e lo
sarà per sempre. Gente che viene, che se ne va. Ognuno è libero di fare
quello che vuole della sua rognosa vita. Siamo diversi, soli, sperduti,
incazzati, velenosi… non abbiamo niente in comune con nessuno… la
sola cosa che ci accomuna è il desiderio di morire…. ma… io penso sia la
cosa più grande che puoi avere in comune con una persona!! Siamo soli
ma siamo soli insieme! Questo dovete capire prima di farvi fuori… questo
dovete considerare…
Se già l’avete fatto passate oltre… ma è una cosa grande! Pensate alla
forza delle persone che non temono la morte… ogni paura sparisce…
ogni obbligo finisce… e diventiamo immensi…
Penso questo…. ci fosse qualcosa che vogliamo fare in pochi ci
fermerebbero.. non la vedete cosi? »
(da “ www.letterealdirettore.it)
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Il processo
__________________
Un eccezionale
ed artistico fumetto
di
Paolo Liguori
Ediz. “andropos
in the world”
__________________
40 PAGINE
DI STORIA,
DI AVVENIMENTI
TRAVOLGENTI,
SAPIENTEMENTE
ARRICCHITI
DI PATHOS
E DI MISTERO.
UNA NOVITA’
NAZIONALE
----PER ACQUISTARE
UNA COPIA:
[email protected]
----
IL GUSTO
DELLA VITA
di
Franco Pastore
Ed.Palladio - Sa 2006
Si, è vero, i giovani hanno sempre avuto reazioni estreme, dettate
da particolari contingenze socio-storiche, ma mai come ora!
Il motivo? La società è troppo distratta per trasmettere valori e per
pensare ad essi. La crisi dell’adulto, lo sfaldamento della famiglia,
l’inefficacia dell’azione educativa, la disumanizzazione della
società, la velocità frenetica del vivere e la superficialità del
rapporto tra gli uomini hanno inibito l’amore per la vita. Or
dunque, è sempre e comunque una deficienza d’amore!
“…Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?...”
(Da “A Silvia”, di G.Leopardi)
"Io non so nè perchè venni al mondo; nè come; nè cosa sia il
mondo; nè cosa io stesso mi sia…Non so cosa sia il mio corpo; i
miei sensi, l'anima mia; e questa stessa parte di me che pensa ciò
c'hio scrivo, e che medita sopra di tutto e sopra sè stessa, non può
conoscersi mai. (Da “Uno, nessuno e centomila” di L.Pirandello)
GOCCE BIANCHE NEL NERO
progetto ideato dall'Ass. Culturale Guizart e
DeveloppementConcret.
Sono previste una serie di collettive d'ARTE con catalogo
e asta di beneficenza. Opere donate da vari artisti
al fine di raccogliere fondi per il progetto dei
bambini in AFRICA.http://www.developpementconcret.org
25
L’ANGOLO DEL RICORDO:
Renato
Carosone
TU VUO? FA L’AMERICANO
Puorte o cazone
cu 'nu stemma arreto
'na cuppulella
cu 'a visiera alzata.
Passe scampanianno
pe' Tuleto
camme a 'nu guappo
pe' te fa guardà!
Tu vuò fa l' americano!
mmericano! mmericano
siente a me, chi t' ho fa fa?
tu vuoi vivere alla moda
ma se bevi whisky and soda
po' te sente 'e disturbà.
Tu abballe 'o roccorol
tu giochi al basebal '
ma 'e solde pe' Camel
chi te li dà? ...
La borsetta di mammà!
Tu vuò fa l' americano
mmericano! mmericano!
ma si nato in Italy!
siente a mme
non ce sta' niente a ffa
o kay, napolitan!
Tu vuò fa l' american!
Tu vuò fa l' american!
Comme te po' capì
chi te vò bene
si tu le parle
'mmiezzo americano?
Quando se fa l 'ammore
sotto 'a luna
come te vene 'capa
e di:"i love you!?"
Tu vuò fa l' americano
mmericano! mmericano
siente a me, chi t'ho fa fa?
tu vuoi vivere alla moda...
Nisa - Carosone
Renato Carosone, compositore e cantante, è nato a Napoli il 3 gennaio 1920. Inizia prestissimo a studiare
musica per volontà del padre, l'11 maggio 1935 suona il
pianoforte in un teatrino dell'Opera dei Pupi, lavora
presso la casa editrice E. A. Mario come "ripassatore",
inse-gnando cioè le nuove canzoni ai cantanti, e nel 1937
si diploma in pianoforte presso il Conservatorio di San
Pietro a Majella. Viene scritturato da una compagnia di
arte varia, con cui si imbarca per l'Africa Orientale
Italiana; quando la compagnia si scioglie, Carosone
rimane tra Massaua e Addis Abeba per nove anni, prestando anche servizio militare per la seconda guerra
mondiale, al fronte della Somalia Italiana. Suona in varie
formazioni, conosce la futura moglie Lita, che gli darà il
figlio Pino, e nel 1946 torna a Napoli. Contro le
aspettative del padre Antonio, impresario al Teatro Mercadante, si trasferisce a Roma ottenendo una buo-na
notorietà nell'ambiente musicale romano.
Nel 1949 fonda il Trio Carosone, insieme a Peter Van
Wood e Gegè di Giacomo. I tre inaugurano lo Shaker
Club di Napoli, con un repertorio prevalentemente
americano. I grandi successi esplodono negli anni '50, in
particolare durante le trionfali stagioni della Bussola di
Viareggio, inaugurata proprio dal gruppo di Carosone nel
1955. Il primo grande successo commerciale è
Maruzzella. Le successive inci-sioni (O Sarracino, Torero,
Caravan Petrol, Tu vuo fa' l'americano) conquistano
rapidamente le classifiche di vendita europee e
nordameri-cane. Nel 1960, al culmine del successo,
decide di ritirarsi dalle scene per dedicarsi allo studio
della musica classica e alla pittura. Il silenzio musicale si
interrompe nel 1975, con uno spettacolo dal vivo che
ottiene un formidabile successo di pubblico e di critica.
Nel 1982 ritorna in sala d'incisione e registra Renato
Carosone 82. Renato Carosone divenuto celebre con il
famoso brano Tu vuo' fa l'americano, negli ultimi anni
della sua vita soffriva di disturbi respiratori e problemi
circolatori, che lo hanno tenuto lontano dal palco. si é
VIDEO
http://www.youtube.com/watch?v=BqlJ
wMFtMCs&hl=it
26
APPROFONDIMENTI LINGUISTICI:
L’EPISTEMOLOGIA
1
Paul Feyerabend
LILIANA
LUCKI
*
ARTISTA
ARGENTINA
[email protected]
PAGINE
MEDICHE.IT
***
Medicina
Prevenzione
Informazione
ACCADEMIA
ROVERETANA
DEGLI AGIATI
METEO.IT
http://www.ilmeteo.it/mete
o-video/
L'epistemologia è quella branca della filosofia che si occupa delle
condizioni sotto le quali si può avere conoscenza scientifica, nonché dei
metodi per raggiungere tale conoscenza. In modo più semplice, l'epistemologia può essere identificata come la filosofia della scienza, in quanto si
occupa dei fondamenti delle diverse discipline scientifiche.
L'epistemologia in senso stretto nasce col problema della demarcazione
tra ciò che è scienza e ciò che scienza non è: è la posizione del neopositivismo logico, che attribuisce un senso al discorso scientifico, lasciando
alla filosofia l'unico compito di chiarire i caratteri specifici della scienza,
con un'identificazione, quindi, della filosofia con l'epistemologia. Oggi, il
vasto complesso di analisi svolto dai neopositivisti costituisce il punto di
riferimento di tutta l'epistemologia contemporanea. Nell'ambito di questa,
sono rilevanti le posizioni di Hempel, Nagel e altri sostenitori del neoempirismo liberalizzato, che hanno abbandonato alcune tesi neopositivistiche (tra le quali il fisicalismo), pur continuando a muoversi nell'ambito concettuale caratteristico dei filosofi di Vienna. Più oltre si è spinto K.
R. Popper, che al principio di verificazione ha sostituito quello di "falsificazione"; l'epistemologia genetica di J. Piaget, scostandosi dal neopositivismo, assume invece come tema fondamentale "lo studio del passaggio
dagli stati di minore conoscenza agli stati di conoscenza più avanzata",
cioè il "costituirsi" della conoscenza scientifica. In netta pole-mica con la
epistemologia di origine empiristica si pone la teoria critica di Horkheimer,
Adorno e Habermas, nella quale la scienza è come un insieme di tecniche
di dominio della natura e della società, e l'epistemologia neoempiristica
come la razionalizzazione di questo dominio.
Il centro dell'indagine epistemologica, quindi, è il rapporto tra organizzazione scientifica e strutturazione sociale, soggetto conoscente e società.
Mentre Gaston Bachelard, che sviluppa una riflessione centrale nel pensiero episte-mologico contemporaneo mira a un'epistemologia applicata e
aperta, senza rigidi modelli di riferimento, capace di rilevare i concreti risultati ottenuti dalla ricerca scientifica. Partecipe testimone dei grandi
eventi culturali del secolo, dalla psicoanalisi al surrealismo, Bachelard,
diventa l'assertore di un nuovo spirito scientifico, plurale e rigorosamente
operativo, attento all'estensione dei metodi e alla molteplicità degli oggetti.
In una diversa direzione procede il pensiero di Thomas Kuhn, anche se,
come Bachelard, mette l'accento sulla natura discontinua del progresso
scientifico. In La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962,) Kuhn rintraccia e distingue le fasi di "ricerca normale", che risulta "stabilmente
fondata su uno o più risultati raggiunti dalla scienza del passato. Più ardita
è la riflessione di Paul Feyerabend, che considera la scienza come "un'impresa essenzialmente anarchica". Nella sua opera più discussa, Contro il
metodo, Feyerabend giunge a considerare la scienza,libera da ogni presupposto metodologico che possa soffocarne lo sviuppo vincolandola. Un ruolo
molto importante nell'epistemologia ha l'interpretazione dei risultati scientifici: un esempio per tutte è il problema di interpretare vari risultati della
meccanica quantistica.
------------
1) Da epistème (επιστήµη) scienza e logos (λ
γοσ) discorso
λόγοσ
27
RIFLESSIONI SOCIO-ANTROPOLOGICHE
Il parcheggio selvaggio
di Gargano Sofia
E’ noto che gli italiani, sia ai supermercati, sia ad altri centri commerciali, se potessero
parcheggiare all’ingresso, con il portabagagli aperto, sarebbero ben lieti di farlo.
I salernitani, in verità, in questa nuova forma di gestione degli spazi son divenuti veri
maestri. Per gli interessati a questa particolare capacità (assurta ormai ad arte), nella giungla
urbana, può “tranquillamente” verificare, passeggiando per le vie del centro ed in qualche
traversina di periferia: macchine in doppia e anche terza fila, con le quattro frecce accese, messe
“ad arte” a bloccare il traffico, con automobilisti che imprecano, perché non riescono a
circolare; motorini parcheggiati sui marciapiedi o affiancati ai cassonetti, con le persone
costrette a camminare in strada con tutti i pericoli che ciò comporta.
Evviva il saper vivere!
Sembra un gigantesco tetris, un gioco di tanti anni fa, che molti sicuramente ricorderanno :
auto, ciclomotori e camion inseriti ad incastro in parcheggi improvvisati, nonostante che le
nostre amministrazioni abbiano provveduto, in maniera sufficiente e….gratuita, con capaci e funzionali parcheggi.
Ma come è possibile tutto questo? Cosa c’è che non va?
Sarà pigrizia, o “ furbizia all’italiana”, ma il comportamento è intollerabile
e non confacente al vivere civile, al rispetto delle regole di una comunità.
Qualcuno potrebbe obiettare che molti parcheggi comunali sono un po’ “ salati ”, ma è
questo il modo di salvaguardare la nostra economia?
E poi, cosa sono 2 o 3 euro per un parcheggio?
__________
Sofia Gargano, giornalista salernitana, formatasi nell’Ateneo della città. Ha al suo attivo una buona esperienza, maturata nella redazione di
“Cronache del Mezzogiorno” e di altri giornali. Attenta alla dinamica sociale, è mossa da un grande amore per il giornalismo e dall’idea che la
stampa sia strumento di formazione e di evidenziazione delle problematiche socio-ambientali. Il suo spirito critico la veicola verso una
concretezza espressiva gradevole ed accattivante.
Da “IL GLOBO” del 19/10/09
Cronache di Melbourne – Foto di alcuni dei vincitori del prestigioso concorso A.L.I.A.S., con ospiti e giuria. La
manifestazione, giunta alla XVII edizione, rappresenta, oggi, un forte esempio di comunione ed universalità della
cultura. Tutto ciò, per la volontà indomita della Presidentessa della Accademia A.L.I.A.S. Giovanna Li Volti
Guzzardi, al centro della foto, tra Alfredo Acquaro ed il dott. Fossati.
28
Cose dell’altro mondo
A un signore è morta la moglie che prima di morire chiese di fare,per lei ,un bell'annuncio nel gionale
locale. Dopo la morte l'uomo si reca a fare l'annuncio e chiede quanto costa.Signore più l'annuncio è
corto meno costa.Bene scriva; -Vilma morì!-Signore fino a cinque parole paga uguale!- A sii? Allora scriva..Vilma morì,vendo Fiat 500 -.
1
Quando il mondo è pazzo
Marito e moglie vanno a fare un giretto in barca in un laghetto vicino casa...Alcune ore dopo tornano a
casa. La mamma di lei chiede...Cos'è successo,figlia mia ,che hai la faccia tutta gonfia...
Mamma.., guarda,mi si è posata un'ape sulla guancia e..Ti ha punto? Chiede la mamma.Nooo! Luigi l'ha
uccisa col remo!!!
Sui nostri simpatici carabinieri
Carabiniere in attesa fuori dalla sala Parto. Dopo qualche ora esce l'infermiera:
- Ci congratuliamo con lei: è appena divenuto padre di due bellissimi Gemelli.
Passa il tempo e dopo circa due anni il primo figlio già dice le prime parole: "MAMMA, PAPA". Il
secondo emette solo suoni "MMM, MMM". Il papà Carabiniere dice a se stesso: - Imparerà con il tempo. Dopo altri due anni, il primo figlio già parla correttamente, ma il secondo continua ad emettere i soliti
suoni sconclusionati. Il Padre decide di portarlo dal dottore: - Ma lei si si accorge solo dopo quattro anni
che suo figlio è muto dalla nascita?- Il colpo è tremendo. Le visite dagli specialisti si susseguono a ritmo
incalzante fino a che, uno di essi dice chiaramente al carabiniere che solo un miracolo avrebbe potuto
guarire suo figlio. Queste dure parole non spengono la speranza dell’uomo che, ripensando alle parole
del medico, dopo ore di meditazione viene fulminato da un'intuizione: " SE E' VERO CHE SOLO UN
MIRACOLO LO PUO' GUARIRE, LO PORTO A LOURDES! -
Ne parla con la moglie e parte. Arriva al santuario in tempo per la processione e s'incammina con il figlio
verso la grotta fino a quando raggiunge la vasca dell'acqua miracolosa, ove vede una vecchietta
zoppicante che dopo aver immerso la gamba nell'acqua ricomincia a camminare. Nulla di più semplice:
prende il figlio e gli caccia la testa sott'acqua. Dopo poco il figlio, divincolandosi, urla al padre urla:
- MA SEI SCEMO!? - Il padre, pensando ad un miracolo, per sicurezza, prende di nuovo la testa al figlio e
la rimette sott'acqua. Di nuovo il figlio riemergendo:
- TE L'HO DETTO ANCHE PRIMA, MA ALLORA SEI PROPRIO SCEMO?!?
Il carabiniere raggiunge di corsa un telefono e chiama sua moglie:
- MARIA, MARIA! PARLA, PARLA!!!- Davvero? E cosa ti ha detto come prima parola?- M'HA DETTO SE SONO SCEMO!- Ed ha ragione perché quello muto è qua a casa ! –
Ci fai, o ci sei?
Un elefante sta camminando nella foresta, quando, inavvertitamente, passa sopra un formicaio ed
uccide migliaia di formiche. Queste, per vendicarsi, gli saltano tutte addosso, ma l'elefante si scrolla e le
fa cadere tutte tranne una, che gli rimane attaccata sul collo. Allora, tutte le altre formiche vedendo
l'intrepida compagna sul collo del pachidema, le urlano in coro: - Strozzalo, strozzalo, strozzalo…!-
Freddure
• Che cosa hanno in comune i negri e gli alberi di Natale? Hanno entrambi le palle colorate.
• Ogni volta che faccio l'amore, dopo un pò mi sveglio.
• - Dottore, negli ultimi mesi sono ingrassata 70 Kg –
- Non si preoccupi, apra la bocca e dica: ‘muuuuuh’• Chi trova un amico trova un tesoro. Ma chi trava il tesoro? Se ne frega dell’amico.
• La vera causa dei divorzi ?…Il matrimonio.
29
Ό χρεσµóσ
ανδρóπου
χρεσµ σ τού
το ‘ανδρ
ανδρ που
Ariete –
Dedicatevi di più agli affetti, vi daranno quella grinta necessaria per vincere le vostre battaglia quotidiane. Lo stato di salute è discreto, ma cercate di non prendere freddo ed attenti al fumo. La vita sentimentale
scorre come sempre, senza sorprese.
Toro – Occupatevi di più della vostra salute. Limitate le spese, non esagerando con gli acquisti.
Sarete invitati
ad una festa, accettate, vi farà piacere rivedere amici che non frequentavate da tempo. L’occasione per una nuova
amicizia non va ignorata.
Gemelli – Riceverete l’aiuto insperato di una persona che vi vuol bene, fidatevi, l’importante è
attendere
fiduciosi tempi migliori. Attenti alle vie respiratorie: è il vostro tallone d’Achille. E’ tempo di vivere più
intensamente: l’amore è indispensabile.
Cancro –
Non curatevi del giudizio dei saccenti. Cercate di favorire situazioni di incontro: nuovi amici vi
faranno sentire meglio. Non bastano i soldi per tutti gli acquisti, non prendetevela, l’importante e la salute. Notizie
insperate di una persona lontana vi metteranno di buon umore.
Leone Un incontro piacevole yi attende, nella seconda decade del mese. Non esitate a mettervi in dieta: qualche
chilo in meno esalterà la vostra pur naturale eleganza. Evitate le situazioni poco chiare, la tranquillità non ha
prezzo. Curate di più le vostre risorse.
Vergine – Abbiate più fiducia nelle vostre capacità ,
le avete già ampiamente dimostrate. La salute va bene, ma
sarà opportuno evitare gli inviti a cena. Siate fiduciosi novembre sarà per voi un mese ricco di emozioni e nuovi
incontri. Apritevi all’amore.
Bilancia –
Dedicate più attenzione a chi vi ama, un po’ di dolcezza non guasta mai. Cambiate il vostro modo
di apparire, e cercate di non aggredire, avrete più consensi. Non chiudetevi in voi stessi ed apritevi alla vita. Un
viaggio inatteso vi aspetta.
Scorpione –. –
E’ un buon mese per lo scorpione: avrete liete sorprese e spensierate ore in famiglia. Ma la
prudenza non è mai troppa! Evitate di esporvi in prima persona e di esprimere giudizi in pubblico. Evitate i peccati
di gola.
Sagittario –
Superate i piccoli screzi e sfruttare a pieno situazioni vantaggiose. Curate di più gli affetti,
potreste perderli irrimediabilmente. Attenti all’intestino: evitate alcolici, salse piccanti e fritture. Una visita inattesa
vi allillieterà un pomeriggio della seconda decade del mesi.
Capricorno - Certi doloretti sono comparsi coi primi freddi, consultate il medico, ma non preoccupatevi
troppo. Aspettate fiduciosi gli eventi. Un po’ di ginnastica dolce non vi farà male; sarà il caso di ricorrere ad un Kirocenter. Non rifiutate l’invito che vi farà un amico.
Acquario –
Scegliete nuovi amici e riconsiderate seriamente l’amore. Ore felici vi ricompenseranno del tempo
perduto. Lasciatevi andare, in fondo, la vita è pur sempre bella. Non preoccupatevi per l’inverno, comunque , di
tanto in tanto vi sarà il sole.
Pesci –
La buona salute vi sosterrà, a parte un fastidioso raffreddore. La situazione economica risente delle
ultime spese, ma è normale. Gli amici di cui vi fidate vi saranno vicini, ma siate cauti nel confidarvi, non tutti
potrebbero comprendervi.
30
La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD e la sua
rivista virtuale sono patrocinate dalla Provincia di
Salerno, dal Comune di Salerno, di Pagani e di San
Valentino Torio e dagli Enti: Carminello, Nuove
tecnologie educative e SS. Corpo di Cristo.
(Acquisto Spazio/web del 26/04/06 - Aruba S.P.A.)
Rivista della tele-web omonima:
http://www.andropos.it
in versione italiana
La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD e la sua
rivista non hanno finalità lucrative, né sono esse
legate ad ideologie politiche. Perciò, agiscono nella totale libertà di pensiero, in nome di una cultura,
che ha a cuore i valori che rappresentano il cardine
della società civile e della vita,nel pieno rispetto per
la persona umana e contro ogni forma d’idiosincrasia. Pro pace, sempre contra bellum.
The teleweb “Andropos In The World “ and his
News don't have gainful finality, neither hey have
tied to political ideologies. Insofar they act in the
fuller liberty of thou-ght, in the name of a culture,
that has to heart the values that are at the base of
the society and of the life, in the full respect for the
cultural difference, physics and religious.
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Leg. 675/96, il Suo indirizzo è stato reperito attraverso messaggi di posta elettronica che lo hanno
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Dal Dettato costituzionale: “ Tutti hanno diritto
a manifestare liberamente il proprio pensiero, con
la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure…” (Art. 21) - “La Costituzione italiana assume la cultura come valore fondamentale
e inserisce tra i principi fondamentali la disposizione che impegna la Repubblica a promuoverne lo
svi-luppo. Il patrimonio culturale di un Paese rappresenta la testimonianza visibile e tangibile della
storia di quella Nazione, nella sua evoluzione e nei
cambiamenti che in essa si sono susseguiti”. (art.9)
From the Dictated constitutional: “All have the
right to freely manifest his own thought with the
word, the writing and an every other half of diffusion.
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in versione europea
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Renato Nicodemo
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2
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