1 Chi c`è dietro Beppe Grillo e il suo “movimento”

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1 Chi c`è dietro Beppe Grillo e il suo “movimento”
Chi c’è dietro Beppe Grillo e il suo “movimento”
da e di
Michele Di Salvo
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“non credete a tutto quello che vi viene detto, ma
informatevi!”.
Beppe Grillo
Questa è una storia che si innesta negli ultimi dieci anni di vita
politica e sociale del nostro paese.
Ne attraversa le fasi e ne traccia dei fili, che spesso sono
invisibili ai più.
Prologo – dieci anni prima
Era il luglio 2001.
Io ero il giovane editore di Cuore, e la mia redazione era tra le
testate accreditate al G8 di Genova.
La nostra redazione era alla Diaz, come quelle di molte testate
indipendenti, e come Liberazione, il Manifesto e altri…
Io accompagnavo la redazione, una rarità tra gli editori delle
testate periodiche.
Camminando per le stradine insieme a Jiga Melik, una delle
belle e intelligenti firme del “mio” settimanale di satira, ci
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fermiamo ad un bar tra i carrugi, in un caldo assolato giorno di
luglio.
Ci sediamo, casualmente, ad uno dei tavolini ed ascoltiamo,
altrettanto casualmente una telefonata.
Chi ci siede davanti era l’on. Crucianelli, il suo interlocutore,
Valter Veltroni.
“qui c’è un humus, un terreno fertile… una grande storia…
dobbiamo trovare il modo di metterci il cappello…”
Negli anni della sinistra al governo, forse l’idea più innovativa
la introducono C.V e F.R., i due consiglieri del premier
Massimo D’Alema.
La loro idea di mediazione con la politica, di “lobbying
all’americana” funziona.
Forse è anche più innovativa di quanto loro stessi possano
immaginare in quei primordi di “seconda repubblica” e
risolverebbe un grande problema, tanto politico quanto
mediatico della classe politica italiana: il finanziamento
pubblico.
Ma l’Italia, quella dei compromessi e delle tante micro
tangenti, ad un salto di qualità vero, e chiaro, non è pronta.
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Non lo sono i partiti, e soprattutto non lo sono ancora le
imprese e le associazioni imprenditoriali.
La loro idea di “lobbying” fa nascere una ricerca permanente e
ricorrente di un leader nuovo e progressista che possa
affrontare i nodi caldi della modernizzazione del paese, ed al
contempo possa portare ad un autentico e trasparente dialogo
tra imprese – quelle vere – e la politica.
In questa ricerca, nascono un giornale, finanziato da un noto
petroliere genovese, e una televisione satellitare, presto
trasferita nei ranghi del partito democratico.
Di quell’idea, e di quel progetto, nel senso più alto, non c’è più
traccia, se non la sua necessità.
In questo scenario, i vari partiti, ciascuno dei quali cambia
nome e schieramento.
La risposta più ovvia del modo di fare politica nel nostro paese,
più o meno da sempre, è quella di cambiare nome, simbolo,
alleanza.
Sono anni difficili in cui si completa il passaggio pci-pds-dspd.
In cui la DC si trasforma, dopo essersi frammentata e divisa.
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Sono gli anni della difficili “unificazione formale” del centro
destra e dello sdoganamento della destra al governo.
Passiamo da un sistema frammentato e consociativo, ad un
sistema maggioritario, bipolare.
Cambiano i linguaggi della politica.
Entrano in gioco sistemi di comunicazione e persuasione
nuovi, e potenti.
Chi non se ne accorge ne resta tagliato fuori.
Contemporaneamente cambia anche la vita economica italiana.
Cambiano con l’euro gli scenari e i livelli di competitività.
Chi sino a ieri era grande, oggi, nel confronto europeo, non
entra nemmeno nelle classifiche più generose.
L’idea stessa della “privatizzazione all’italiana”, dove con poco
controlli imprese molto grandi, non regge più, entrando players
di ben altre proporzioni.
Internet l’abbiamo inventata noi.
Come tante altre cose che poi hanno fatto la forza e la
grandezza di altri paesi.
Da noi la rete è interesse di pochi, e vista con sospetto.
Si diffonde generazionalmente, e non come servizio globale.
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Legata alla infrastruttura, subisce il rallentamento dettato dal
ciclope monoculare.
Nel 2004 nascono in quasi tutto il mondo i social network –
strutture in grado di mettere in connessione milioni di utenti tra
loro.
In modo apparentemente gratuito.
Chi si accorge del capitale e del potenziale inespresso, e della
conseguente arretratezza che ne deriva, sono giovani e
rampanti manager della comunicazione.
Questa storia parte da loro.
E da una piccola società della galassia Telecom Italia.
ROMA, 3 GIU 2004- It Telecom, controllata al 100% da
Telecom Italia, ha siglato oggi un accordo con Value Partners
per la cessione del 69,8% di Webegg, società che si occupa di
system integration, ad un prezzo pari a 43 milioni di euro. La
restante partecipazione del 30,2% è posseduta da Finsiel (79%
Telecom Italia). Lo rende noto un comunicato congiunto nel
quale si spiega che l' operazione rientra nel processo di
razionalizzazione del comparto information technology del
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gruppo Telecom finalizzato in particolare alla semplificazione
della struttura organizzativa. L' operazione prevede anche il
mantenimento da parte di Finsiel della partecipazione in
Webegg con il riconoscimento di reciproche opzioni di
compravendita tra Finsiel e Value Partners. Il perfezionamento
dell' operazione si realizzerà una volta ottenuta la prescritta
autorizzazione dell' Autorità Garante della Concorrenza e del
Mercato. Il gruppo Webegg, che include le controllate TeleAp
e Software Factory, si occupa di system integration, sviluppo di
applicativi e soluzioni web based per l' industria e le istituzioni
finanziarie. Value Partners è una società di consulenza
strategica di origine italiana e con l' acquisizione di Webegg
amplia la propria offerta nel settore informatico nel quale è già
presente con due società Vp Web e Vp Tech. (ANSA).
Il 9 giugno 2006 Value Partners si quoterà in borsa,
valorizzando oltre 200milioni di euro!
Sotto la lente di ingrandimento della Consob, proprio il
rapporto con Telecom. Il gruppo guidato da Marco Tronchetti
Provera ha rappresentato nel 2005 per Value Partners più della
metà dei ricavi consolidati (56%), seguito da Intesa (5%),
SanPaolo Imi, Pirelli e Unicredit (tutti con il 3%, Pirelli aveva
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il 10% nel 2003). Due anni prima VP aveva acquisito proprio
da TI per 61 milioni il 100% di Webegg ed è nato Value Team,
il braccio di VP dedicato a consulenza e servizi orientati all'IT
consulting, 71% del totale dei ricavi della società.
26 aprile 2011 - Value Team, il system integrator di proprietà
di Value Partners, è stata ceduta alla giapponese NTT Data,
colosso delle telecomunicazioni giapponese con un giro d'affari
pari a circa 9,5 miliardi di euro. L'operazione, stando a quanto
riportato dal quotidiano Nikkei, si perfeziona per un valore di
250 milioni di euro e riguarda l'intero pacchetto azionario di
Value Team.
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2012 – elezioni amministrative in Italia
Il partito di un ex-comico, che oggi si definisce “megafono”
diventa secondo i sondaggi la terza forza politica italiana.
Di fatto, alle elezioni amministrative, arriva a percentuali a due
cifre quasi ovunque.
Dietro di lui, in via nota e dichiarata, cinque “super consulenti”
del mondo del web.
Ecco chi sono coloro che il 22 gennaio 2004 fondano la
Casaleggio Associati.
Gianroberto Casaleggio, già Amministratore Delegato e
Direttore Generale della Webegg
Luca Eleuteri, tra il 2000 e il 2003 lavorava nella Direzione
Generale di Webegg.
Mario Bucchich, fino al settembre 2003 è stato Responsabile
Comunicazione e Immagine del Gruppo Webegg.
Enrico Sassoon, già Direttore Responsabile della rivista Affari
Internazionali e membro dell’American Chamber of Commerce
in Italia, entra il 15 gennaio 2001 nel Consiglio di
amministrazione di Webegg.
C'è poi anche Maurizio Benzi, Marketing di Webegg e
organizzatore dei Meetup di Grillo a Milano.
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La vera anima, e filosofo del gruppo è Gianroberto Casaleggio.
Gianroberto Casaleggio inizia la sua carriera nell’Olivetti di
Roberto Colaninno, diventa amministratore delegato di
Webegg, all’epoca joint venture tra Olivetti e Finsiel, a fine
giugno 2002 Olivetti cede la propria quota (50% del capitale)
in Webegg Spa a I.T. Telecom Spa, che nel 2000 ha dato vita a
Netikos Spa del cui CdA Casaleggio fa parte con Michele
Colaninno (secondogenito di Roberto e presente nel CdA
Piaggio).
È lui il manager che ha persuaso Grillo (inizialmente scettico)
dell’utilità della Rete.
La società che presiede, la Casaleggio Associati, ha l’obiettivo
dichiarato di «sviluppare in Italia la cultura della Rete».
Ha creato e gestisce, tra le altre cose, non solo il blog di Beppe
Grillo (nato nel gennaio 2005), la distribuzione di tutti i suoi
gadget, ma ha anche ideato, secondo indiscrezioni, lo stesso VDay!
Ed è sempre presente anche agli incontri del comico con i
«MeetUp» locali. Piccolo particolare: l'organizzatore del
gruppo di Milano Maurizio Benzi lavora, manco a dirlo, per la
stessa società di Casaleggio.
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Una piccola curiosità. Il blog di Grillo è tradotto anche in
inglese. Ottimo e funzionale. Ha solo un’altra lingua in cui è
tradotto: il giapponese! E giapponese come abbiamo visto è la
proprietà della webegg oggi!
Appassionato di storia, fumetti e fantascienza, ha voluto una
casa nelle valli del Canavese vicino Ivrea – ancora legatissimo
ai suoi esordi professionali.
Lì possiede un bosco tutto suo. Autore di libri come «Il web è
morto, viva il web», assieme al fratello Davide e a Mario
Bucchich (anche loro soci della Casaleggio associati).
L’idea di essere eminenza grigia della lobbying politica gli
venne già.
All’inizio non pensava a Grillo, o forse gli occorrevano dati ed
esperienza per non bruciare la sua carta.
Nel gennaio 2006, il manager convinse il ministro e leader di
Idv ad aprire un suo blog che diventa ben presto ricco degli
stessi contenuti e delle parole d’ordine di Grillo oggi. Ed è
curato sempre dalla Casaleggio associati (sino al 2010).
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A Casaleggio la Telecom è rimasta nel sangue, nel cuore e… e
nel bilancio.
Così come il fatturato indotto che era in grado di produrre.
Gli attacchi alla nuova gestione subentrata ai Colaninno si
fanno sempre più forti.
Si dice che siano stati proprio uomini legati a Casaleggio a fare
uscire lo scandalo sul dossieraggio Telecom (ovvero le
intercettazioni abusive operate dalla security telecom in danno
a privati).
Tra gli intercettati abusivamente proprio Grillo… e alcuni altri
“giornalisti indipendenti”, tra cui Marco Travaglio (con cui
inizierà un sodalizio veicolato anche grazie ad Antonio Di
Pietro, e che lo legherà alla Casaleggio anche editorialmente)
.
Nel momento di maggiore debolezza dell’azienda il 12
settembre 2006 Grillo lancia la share-action per “riprendersi
Telecom”.
Travolto dagli scandali “per il bene dell’azienda” TronchettiProvera lascia la presidenza e ogni incarico in Telecom Italia.
Miracolosamente, con l’uscita di scena di Tronchetti Provera,
muore senza commenti (nemmeno sul suo blog) e senza alcuna
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spiegazione anche l’iniziativa di Grillo – che da quelle
dimissioni su Telecom Italia non parla più!
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Con chi lavora la Casaleggio?
Facciamo un passo indietro.
Già dal 2004 – ovvero dalla sua nascita - la Casaleggio
annuncia la partnership con Enamics, una società statunitense
fondata nel 1999, leader del Business Technology Management
(BTM). La Enamics ha come clienti potenti corporation del
calibro di: Pepsico, JP Morgan, Northrop Grumman, US
Department of Tresury (Dipartimento del Tesoro USA), BNP
Paribas, American Financial Group, ecc. Tra le società citate,
quella che più interessa è la banca d’affari JP Morgan, perché
rientra nell’impero dei Rockefeller.
[la JPMorgan è la stessa che aveva pronto il “piano spezzatino”
se la Fiat non fosse stata in grado di ricapitalizzare qualche
anno fa]
L’uomo marketing – e colui che “porta i clienti” (e quindi le
risorse!) - alla Casaleggio Associati (oggi e della Webegg
prima) è Enrico Sassoon, giornalista, dal 1977 al 2003 nel
gruppo Il Sole-24 Ore, già direttore responsabile di L’ImpresaRivista Italiana di Management, della rivista Impresa Ambiente
e del settimanale Mondo Economico. Da suo curriculum
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pubblico apprendiamo anche che «è stato direttore scientifico
del gruppo Il Sole-24 Ore».
Nel
1998
Sassoon
è
stato
amministratore
delegato
dell’American Chamber of Commerce in Italy, di fatto una
lobby indirizzata a favorire i rapporti commerciali delle
corporation americane in Italia.
Proprio nel consiglio di amministrazione dell’American
Chamber of Commerce in Italy si comprende quale sia uno dei
fattori di successo nelle relazioni della Casaleggio Associati.
La lista comprende tutte le maggiori corporation americane
presenti in Europa, le maggiori società italiane con rapporti in
USA. Attualmente Sassoon ne presiede il “Comitato Affari
Economici” – ovvero il nodo centrale in cui smistare e
coordinare le partnership di business.
Molti dei nomi presenti nell’American Chamber of Commerce
in Italy sono figure di spicco dell’Aspen Institute Italia, il
prestigioso pensatoio, creatura di Gianni Letta, presieduto da
Giulio Tremonti. E l’Aspen Institute pesa, ovunque agisca.
Luogo di incontro fra intellettuali, economisti, politici,
scienziati e imprese. Nell’Aspen transita l’élite italiana, che
faccia riferimento al centro-destra o al centro-sinistra. Con
quali finalità? «L’internazionalizzazione della leadership
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imprenditoriale, politica e culturale del paese attraverso un
libero confronto tra idee e provenienze diverse per identificare
e promuovere valori, conoscenze e interessi comuni», si legge
nella mission dell’istituto. E in che modo? «Il “metodo Aspen”
privilegia il confronto e il dibattito “a porte chiuse”, favorisce
le
relazioni
interpersonali
e
consente
un
effettivo
aggiornamento dei temi in discussione. Attorno al tavolo
Aspen discutono leader del mondo industriale, economico,
finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di
assoluta riservatezza e di libertà espressiva»”.
Contemporaneamente Sassoon è anche Direttore Responsabile
della rivista Affari Internazionali. Perché è così rilevante?
Basta leggere chi c’è nel Comitato di Redazione di tale rivista
in quegli stessi anni. Intanto Tommaso Padoa-Schioppa,
Ministro dell’Economia, e tra i nominativi del Comitato
Editoriale: Giuliano Amato, Innocenzo Cipolletta, Domenico
Fisichella, Enrico Letta, Antonio Maccanico, Mario Monti,
frequentatore assiduo delle riunioni del Gruppo Bilderberg
Giorgio Napolitano, Fabrizio Saccomanni, Sergio Siglienti,
Giuseppe Zadra, Promotore della rivista, l’Istituto Affari
Internazionali.
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Attualmente Sassoon è anche “amministratore delegato” di una
casa editrice – la “Strategiqs Edizioni Srl” (che non ha
nemmeno un indirizzo mail, né un sito internet – ma che
pubblica l’edizione italiana della Harward Business Review in
Italia).
Di questa società è presidente un brillante napoletano,
Alessandro Di Fiore, che oltre a presiedere la casa editrice
presiede anche l’European Centre for Strategic Innovation.
Nato come product manager della Colgate-Palmolive fonda la
Venture Consulting che confluisce gruppo Tefen, oltre a
diventare prestissimo Vice Presidente di “The MAC Group”
(Gemini Consulting) – gruppo presieduto da Cesare Romiti,
anch’egli membro nell’American Chamber of Commerce in
Italy e dell’Aspen Institute.
Manco a dirlo, nel comitato di redazione della rivista figura
anche “Roberto” Casaleggio (hanno dimenticato il “gian”
iniziale!).
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Ma cosa fa “esattamente” la Casaleggio?
Si occupa di “sviluppare in Italia una cultura della Rete
attraverso studi originali, consulenza, articoli, libri, newsletter,
seminari e creazione di gruppi di pensiero e di orientamento.”
“Casaleggio Associati dispone di competenze specifiche sulla
Rete, tramite i suoi soci ed affiliati; della conoscenza del
territorio di applicazione, dovuta ai Rapporti e ai Focus di
settore; delle tendenze e delle best practice, grazie al network
di partner statunitensi.”
Il “filosofo” dell’azienda è Gianroberto – un tecnico, uno dei
massimi esperti in Italia della comunicazione sul web.
«L’organizzazione di Rete» dei modelli di e-business e il web
marketing sono tematiche che ha approfondito e applicato a
società italiane negli ultimi otto anni, anche grazie a una
relazione costante con i riferimenti mondiali del settore.
Per lui la Rete è un’ossessione, più che un media. Ne è un
teorico e uno dei guru delle nuove frontiere del marketing
digitale e di cosa si possa fare attraverso i social network grazie
a strategie di marketing virale, forma di promozione non
convenzionale che sfrutta la capacità comunicativa di pochi
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soggetti interessati per trasmettere il messaggio a un numero
esponenziale di utenti.
Casaleggio ha capito in anticipo, almeno per quanto riguarda il
mercato italiano, quali siano le potenzialità del web e dei social
network. E individua una nuova figura di venditore
propagandista in parte consapevole e in parte no: l’influencer.
“On line il 90 per cento dei contenuti è creato dal 10 per cento
degli utenti, queste persone sono gli influencer”, scrive in un
articolo Casaleggio, “quando si accede alla Rete per avere
un’informazione, si accede a un’informazione che di solito è
integrata
dall’influencer
o
è
creata
direttamente
dall’influencer.”
“L’influencer è un asset aziendale, senza l’influencer non si
può vendere, c’è una statistica molto interessante per le
cosiddette mamme online, il 96 per cento di tutte le mamme
online che effettuano un acquisto negli Stati Uniti, è
influenzato dalle opinioni di altre mamme online che sono le
mamme online influencer. “
Se andiamo ad analizzare il sistema di diffusione online del
fenomeno Beppe Grillo è facile constatare quanto questa
strategia sia efficace. E non solo per Grillo, visto che il numero
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dei clienti e delle partnership italiane e statunitensi vanno ben
oltre alla promozione del comico genovese.
Nel 2004, a pochi mesi dalla sua nascita, la Casaleggio
Associati annunciò pubblicamente attraverso le agenzie di
stampa la nascita della partnership con Enamics, società
statunitense leader in Business Technology Management
(Btm).
La Enamics ha una rete di relazioni aziendali impressionante
sia dirette che indirette grazie anche a una rete di partnership
consolidata e da più di 6 anni con due altre aziende del settore,
la Future Considerations e la Ibm Tivoli. Spiccano, come si
legge nel board sia di Enamics che dei sui partner, nomi come
Pepsico, Northrop, US Department of Tresury (Dipartimento
del Tesoro Usa), Bnp Paribas, American Financial Group e JP
Morgan, banca d’affari del gruppo Rockefeller. E poi ancora:
Coca Cola, Bp, Barclaycard, Addax Petroleum, Shell, Tesco,
Kpmg Llp, Carbon Tnist, Unido (United Nations Industrial
Development Organisation), London Pension Fund Authority
(Lfpa).
Ecco quindi la rete di relazioni, teoriche e aziendali, della
Casaleggio Associati con le aziende più quotate del settore
negli Stati Uniti. Comunicazione, e-cornmerce, reti web,
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sicurezza. Gli stessi settori della Webegg prima e di Casaleggio
e soci poi.
Sassoon e Casaleggio, sul rapporto dei due si gioca tutto il peso
del progetto della Casaleggio Associati. Da un lato l’uomo
delle relazioni «tradizionali» con il mondo della finanza e della
politica italiana, dall’altro il super-esperto con reti di rapporti
consolidate e partnership oltre oceano.
Non si tratta quindi solo di sperimentare nuove forme di
marketing, si tratta di una solida base di business. E questo la
Casaleggio Associati fa.
Se qualcuno pensava ancora che la Casaleggio Associati fosse
solo un gruppo di persone appassionate della comunicazione in
Rete che si dedica al blog di Beppe Grillo (e a quello
precedentemente, ricordiamolo, di Antonio Di Pietro).
Ritorniamo però alle strategie di marketing (politico e non)
della Casaleggio Associati, e agli influencer e all’importanza
che viene loro data, e non solo da questa società italiana.
Si legge sul sito web della Microsoft: a uno studio della società
statunitense Rubicon Consulthg ha tracciato il profilo degli
influencer, la loro diffusione e le modalità di comunicazione e
di propagazione dei loro messaggi. Le comunità online, gli
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spazi dove agiscono gli influencer, non sono tutte uguali,
ognuna ha peculiarità proprie. Non si capisce se questo brano
l’abbia scritto Gianroberto Casaleggio stesso o se a questo testo
del gigante statunitense si sia rifatto.
E poi l’articolo della Microsoft prosegue: Le comunità online
originate dalle connessioni, come Facebook, sono le più
frequentate (25 per cento degli utenti) e le più importanti per i
giovani sotto i 20 anni, seguono, con circa il 20 per cento,
quelle con attività in comune e condivisione di interessi. La
maggior parte degli utenti delle comunità ha un’età tra i 20 e i
40 anni. In questo contesto operano gli influencer.
Ecco fatto il ritratto del militante grillino tipo.
E chi sono gli influencer di Grillo, dove si muovono, dove
agiscono?
All’inizio sulla rete di Meetup, la piattaforma a pagamento
statunitense molto pubblicizzata dalla Casaleggio Associati e
dai loro partner statunitensi è praticamente obbligatoria per chi
voglia aderire alla rete degli amici di Grillo.
[per intenderci, meetup è stata la piattaforma usata per lanciare
in USA il fenomeno dei tea-party]
Poi su YouTube e Facebook.
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E qui che si è creata la fortuna del messaggio di Grillo, nell’uso
controllato capillarmente dalla Casaleggio Associati di questi
mezzi.
Gli ‘influenzatori’, formati e preparati dalla Casaleggio alla
scuola della Webeggs e soprattutto dei nuovi media-guru
americani, sono giovani operatori stipendiati per ‘creare’
opinione. Tali personaggi sono pagati per scrivere articoli,
rilasciare commenti, subissare di ‘Mi Piace’ o ‘Non Mi Piace’
e creare videoclip con il preciso obiettivo di influenzare la
opinione degli altri utenti, in particolare quel 90% di fruitori
inattivi. Il tutto, nella maggior parte dei casi spacciandosi per
utenti casuali e sottacendo il dettaglio di essere degli spot
pubblicitari viventi. Farebbero ciò che da anni fanno molti
giornalisti, politici e accademici.
Facciamo una piccola premessa.
Tutti coloro che fanno web marketing hanno dei gost writer,
del
webwriters,
dei
content-manager,
che
per
lavoro
inseriscono contenuti, diffondono e condividono messaggi,
replicano e commentano.
Il limite che un po’ tutti si danno, è quello della moderazione
(da un lato) e dell’autenticità del profilo.
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Creare dei “fake” è come diffondere una notizia “falsa” –
perché tale è il commento ed il profilo che contribuisce a creare
la fisionomia web del messaggio.
In genere strategie così aggressive vengono adottate da aziende
“molto grandi” per scopi “non sempre trasparenti” – in primo
luogo
appunto
quello
non
di
“vendere”
un
prodotto/bene/servizio, bensì creare e condizione l’opinione
pubblica su singoli temi, e spostarla.
La caposcuola di questa filosofia di opinion marketing virale è
un’azienda americana - La Bivings Group specializzata in
attività di lobbying internet, leader nel social network e nel
web marketing che per mezzo della rete manipola la opinione
pubblica, utilizzando falsi cittadini e finte associazioni al fine
di promuovere gli interessi di una clientela che risponde a nomi
quali Monsanto, Philip Morris o BP Amoco. E molte altre
corporation che per oggetto sociale (tabacco, alcool…) hanno
visto limitata la propria capacità di accesso ai normali
strumenti pubblicitari, o che operano in settore in cui è
fortissima una posizione sociale scettica (nucleare, armamenti,
ogm, ricerca genetica).
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La Bivings opera attraverso circa mille siti internet
direttamente o indirettamente registrati e strutturati, con oltre
8.000 finti profili web che nematicamente sono radicati in oltre
12.000
forum
di
discussione.
Operativamente
lavora
principalmente con altri due partner americani.
The Bricks Factory e la Enamics – il cu partner italiano è
appunto la Casaleggio.
Invenzione della Bricks è l’e-buzzing, blogger di ogni cultura
cedono alle lusinghe dei post pubblicitari in cui qualcuno dice
loro cosa scrivere e come scriverlo, in cambio di soldi. Sono
attori i ‘casi umani’ che la televisione spaccia per persone
comuni o vincitrici di grosse somme nei giochi a quiz.
Probabilmente sono attori i personaggi accampati con giorni
d’anticipo di fronte agli store per accaparrarsi un nuovo
modello di telefonino. Chissà quante interviste televisive a
‘campione’ sono in realtà finte o perlomeno selezionate e
assortite in modo tale da suscitare una precisa emozione in chi
le guardi. Frotte di attori dilettanti si lasciano arruolare nelle
vesti di attivisti spontanei per contestare o applaudire il politico
di turno davanti a solerti telecamere, o per mandare in malora
una manifestazione compiendo azioni violente.
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La persuasione funziona meglio quando è invisibile. Il
marketing più efficace è quello che si fa strada nella nostra
coscienza, lasciando intatta la percezione che abbiamo
raggiunto le nostre opinioni e fatto le nostre scelte in maniera
indipendente.
In un manuale di presentazione ai propri clienti, la Enamics
presentando la propria capacità di diffusione virale e le sue
partnership spiega che “ci sono alcune campagne in cui
sarebbe opportuno o persino disastroso lasciare che il
pubblico sappia che la vostra organizzazione è coinvolta
direttamente … semplicemente non è un modo intelligente di
muoversi. In casi come questo, è importante prima “ascoltare”
ciò che viene detto online … Una volta che siete collegati in
questo mondo, è possibile effettuare dei commenti in questi
forum che presentino la vostra posizione come una parte non
direttamente coinvolta. … Forse il più grande vantaggio del
marketing virale è che il messaggio viene inserito in un
contesto in cui è più probabile essere considerata seriamente.”
“Un alto dirigente della Monsanto è citato sul sito Bivings,
ringrazia la società di pubbliche relazioni per il suo”
straordinario lavoro ” .
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Un esempio concreto di come opera il “metodo Bivings”
Il
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novembre
dello
scorso
anno,
due
ricercatori
dell’Università della California di Berkeley hanno pubblicato
un articolo sulla rivista Nature, che ha rivelato che il mais
nativo in Messico, era stato contaminato, attraverso grandi
distanze, dal polline geneticamente modificato. L’articolo fu un
disastro per le aziende biotech che cercano di convincere il
Messico, il Brasile e l’Unione europea di togliere il loro
embargo sulle colture geneticamente modificate.
Anche prima della pubblicazione, i ricercatori sapevano che il
loro lavoro era pericoloso.
Uno di loro, Ignacio Chapela, è stato avvicinato dal direttore di
una società messicana, che per primo gli ha offerto un posto
scintillante di ricercatore, se distruggeva i suoi documenti, poi
gli disse che sapeva dove trovare i suoi figli. Negli Stati Uniti,
gli avversari di Chapela hanno scelto una diversa forma di
assassinio.
Il giorno in cui è stato pubblicato l’articolo, iniziarono a
comparire messaggi in un listsever di biotecnologia utilizzato
da più di 3000 scienziati, chiamati AgBioWorld. Il primo
veniva da un corrispondente di nome “Mary Murphy”. Chapela
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è nel consiglio di amministrazione del Pesticide Action
Network e, quindi, ha affermato, “non è esattamente quello che
si dice uno scrittore imparziale.”1Il suo intervento è stato
seguito da un messaggio da un “Andura Smetacek”,
sostenendo, falsamente, che il documento di Chapela non era
stato redatto in modo equo, che era “prima di tutto Chapela è
un attivista”, e che la ricerca era stata pubblicata in collusione
con gli ambientalisti. Il giorno successivo, un’altra e-mail da
“Smetacek” ha chiesto la sua nota spese, “quanti soldi si
prende Chapela per parlare? Quante spese di viaggio e altre
donazioni … per il suo aiuto in fuorvianti le campagne di
marketing basate sulla paura?”
I messaggi da Murphy e Smetacek stimolarono centinaia di
altri, che ripetevano o abbellivano le accuse che avevano fatto
i due di cui sopra. biotecnologi Senior chiesero di licenziare
Chapela da Berkeley. AgBioWorld lanciò una petizione contro
la pubblicazione:
“Ci sembrano essere problemi metodologici nella ricerca di
Chapela e il suo collega David Quist , ma questo non è affatto
senza precedenti in una rivista scientifica. Tutta la scienza è e
deve essere, oggetto di sfida e di confutazione.” Ma in questo
caso la pressione su Nature fu così forte che il suo editore fece
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una cosa senza precedenti nella sua storia di 133 anni: il mese
scorso ha pubblicato, insieme a due documenti impegnativi
Quist e Chapela, una ritrattazione, nella quale ha scritto che la
loro ricerca non avrebbe mai dovuto essere pubblicata.
Così la campagna contro i ricercatori è stata uno straordinario
successo, ma chi la iniziò precisamente? Chi sono i “Murphy
Mary” e “Andura Smetacek”?
Entrambi affermano di essere cittadini comuni, senza legami
societari.
La Bivings Group dice di “non essere a conoscenza di loro”.
“Mary Murphy” utilizza un account Hotmail per inviare
messaggi a AgBioWorld. Ma un messaggio satirico a
oppositori di biotech, inviato da “Mary Murphy” allo stesso
indirizzo hotmail a un altro server di due anni fa, contiene
l’identificazione bw6.bivwood.com . Bivwood.com è di
proprietà della Bivings Woodell, che fa parte del Bivings
Group.
Smetacek ha, in diverse occasioni, dato il suo indirizzo come a
“Londra” e “New York”.
Ma le liste elettorali, elenchi telefonici e dati relativi alle carte
di credito sia a Londra che tutti gli Stati Uniti non rivelano
“Andura Smetacek”. Il suo nome appare solo su AgBioWorld e
29
pochi altri listserver, su cui ha pubblicato decine di messaggi
che accusano, falsamente, gruppi come Greenpeace di
terrorismo.
Un indizio sulla sua identità è suggerito dalla sua costante
promozione del “Center for Food and Agricultural Research”.
Il centro non sembra esistere, se non come un sito web, che
accusa ripetutamente i verdi di tramare violenza. Cffar.org è
registrato a qualcuno di nome Manuel Theodorov. Manuel
Theodorov è il “regista delle associazioni” a Bivings Woodell.
Anche il sito su cui è stato lanciato la campagna contro
l’articolo su Nature ha attirato sospetti. Il suo moderatore, il
professore appassionato biotech CS Prakash, sostiene di non
avere alcuna connessione con il Bivings Group.
Da una ricerca degli archivi del sito si riceve il seguente
messaggio di errore: “Impossibile connettersi al server MySQL
su ‘apollo.bivings.com’”. Apollo.bivings.com è il server
principale del Bivings Group.
“A volte”, si vanta Bivings, “vinciamo premi. A volte solo il
cliente conosce il ruolo preciso che abbiamo giocato.”
30
[credits: lavoro di indagine svolto da Jonathan Matthews e dal
giornalista free lance Andy Rowell – si ringrazia George
Monbiot per la segnalazione]
31
Come presenta i suoi servizi la Casaleggio
Relazione Digitale
Identificare una strategia di web marketing significa studiare il
target di riferimento, il messaggio da veicolare e i canali da
utilizzare. Questo permette di identificare gli obiettivi tattici da
raggiungere con
l'impiego integrato delle tecniche di
webmarketing (motori di ricerca, linkpopularity, campagne
banner, sponsorizzazioni di aree tematiche, direct emailing,
news online). Casaleggio Associati assiste le aziende nella
creazione della struttura per gestire campagne di web
marketing di lungo termine, identificando le metriche da
monitorare e le leve da utilizzare per raggiungere i diversi
obiettivi.
Organizzazione
Definire un'organizzazione in rete significa ripensare la sua
struttura,
il
suo
funzionamento
ed
i
suoi
obiettivi.
L'organizzazione in rete è un nuovo modo di gestire
un'azienda. Tutti i processi aziendali possono essere gestiti on
line sia verso le persone che vi lavorano che verso tutti gli
stakeholder esterni. Casaleggio Associati assiste le aziende
32
nella realizzazione dei nuovi processi on line e nel
cambiamento organizzativo dell'azienda.
Mission
Casaleggio Associati ha la missione di sviluppare consulenza
strategica di Rete per le aziende e di realizzare Rapporti
sull'economia digitale.
La consulenza strategica ha l'obiettivo di indirizzare le aziende
nelle scelte rese necessarie dalla Rete e di consentire la
definizione di obiettivi misurabili in termini di ritorno
economico, in modo da determinare lo sviluppo del business
dell'azienda, sia nel medio, sia nel lungo termine.
I Rapporti e i Focus di Casaleggio Associati offrono
informazioni puntuali sullo sviluppo della Rete nei diversi
settori di mercato in Italia e nel mondo.
I dati e le modalità di utilizzo della Rete contenuti nei Rapporti
e nei Focus consentono alle aziende la valutazione del contesto
in cui operano, scelte basate su casi di successo e la conoscenza
dei reali percorsi di attuazione.
33
Vision
La Rete, intesa come l'utilizzo di Internet e la sua integrazione
con le reti aziendali, rende necessaria, per ogni organizzazione,
una visione strategica di lungo termine in cui definire priorità,
fattibilità,
attuazione
e
valutazione
del
ritorno
degli
investimenti.
Casaleggio Associati ritiene che una corretta strategia di Rete
sia il fattore vincente di ogni azienda che voglia sfruttarne le
opportunità per sviluppare il suo business, diminuire i costi
strutturali ed aumentare l'efficienza.
Una strategia di Rete presuppone una visione di insieme in cui
modelli di business, intranet e web marketing siano valutati
congiuntamente.
Una visione a cui va associata un'analisi di fattori, propri della
Rete,
come:
usabilità,
sicurezza,
misurabilità,
social
networking, knowledge management e content management.
Strategia
Per indirizzare le aziende in Rete è necessario disporre di una
conoscenza puntuale dell'evoluzione in atto, sia a livello
nazionale che internazionale.
34
Casaleggio Associati dispone di competenze specifiche sulla
Rete, tramite i suoi soci ed affiliati; della conoscenza del
territorio di applicazione, dovuta ai Rapporti e ai Focus di
settore; delle tendenze e delle best practice, grazie al network
di partner statunitensi.
La credibilità di una strategia è, necessariamente, legata
all'ottenimento di risultati tangibili in tempi certi, per questo
Casaleggio Associati integra le competenze specifiche sulla
Rete con l'applicazione di metodi di valutazione del ROI ed
assiste il cliente nel roll out della strategia.
35
Come opera la Casaleggio nel caso di Grillo - Facciamo
alcuni esempi.
Pietro Ricca
Nel 2007 ci si è resi conto che in quella fase il sito, per la parte
degli interventi del pubblico, era “stagnante”, che a
commentare i post di Grillo erano sempre gli stessi, anche se
sempre tanti.
Viene chiamato allora a “dare una
mano” il blogger e
giornalista Piero Ricca.
Chiamato per moltiplicare le offerte sul sito e per attrarre nuovi
utenti e nuovi “conmentatori”. Come da accordi avrebbe
dovuto essere pagato dalla Casaleggio Associati. Duecento
euro a intervista forfettari spese incluse. Compenso che però,
secondo Ricca, non gli viene corrisposto nei termini concordati
all’inizio
e
Gianroberto
Casaleggio
ricontratterebbe
la
collaborazione chiedendogli di occuparsi della Comunicazione
di alcune aziende sanitarie.
Ricca rifiuta. Da qui secondo Ricca il conflitto, e non si
procede né sul piano economico né sulla ridefinizione del
rapporto contenutistico della collaborazione e la situazione
precipita.
36
Beppe Grillo è informato della decisione di Gianroberto
Casaleggio. Osserva che “negli aspetti manageriali” del blog
lui non entra. Ritiene però, fidandosi del gestore, che la
difficoltà non sia di natura economica. Forse il problema – dice
– è “l’eccessiva aggressività” di qualche intervista
Ricca scompare dal blog di Grillo.
Lo strano caso delle primarie di Milano
Filippo Pittarello (che lavora per la Casaleggio Associati e
segue Beppe nei suoi tour, nonché i contatti con i meetup) ha
dichiarato che il candidato ideale avrebbe dovuto avere più soft
skills che hard skills, cioè più attitudini che competenze. Una
volta eletto, doveva essere bravo con internet per mandare tutto
ad una 'squadra di esperti' che gli avrebbero detto cosa dire.
Il candidato che scaturisce dalle primarie interne effettuate via
web risulta Matteo Calise, ventenne, eletto democraticamente
con il metodo Condorcet,
Peccato che il metodo usato non sia stato applicato
correttamente perché sono state considerate valide anche le
schede in cui comparivano solo i nomi dei primi due, o di uno
solo (bisognava mettere gli 8 candidati in ordine di
37
preferenza...) in questo modo viene sballato il calcolo delle
preferenze.
Il metodo Condorcet è anche noto perché offre la possibilità,
all'occorrenza, di “rtoccare per arrotondamento tendenziale” il
risultato finale.
Ma non solo sono state chiamate all'appello tutte le truppe
cammellate il giorno prima, debitamente orientate.
Inoltre stranamente, proprio in quei giorni, la mail del blog per
la lista civica di Milano aveva problemi e così molti non sono
stati avvisati....
C.B. racconta “…un giorno, quando collaboravo alla campagna
elettorale delle regionali in Lombardia per le 5 stelle, piena
anch'io di tante speranze, ebbi l'onore di conoscerlo
[Gianroberto Casaleggio ndr.]. Erano solo due mesi che
partecipavo nel meetup e Vito Crimi (candidato alla presidenza
della Regione per il movimento 5 stelle) mi mandò dallo staff
di Beppe Grillo insieme ad altre due persone, le mie idee su
cosa fosse questo staff non erano ancora chiare. Beppe Grillo
aveva sempre parlato di 5 ragazzi... Ci rechiamo negli uffici
della Casaleggio Associati a Milano, Gianroberto, dopo averci
dato indicazioni sui temi che avrebbero dovuto affrontare i
38
candidati nell'evento di piazza Duomo, si alza, si gira e se ne va
senza neanche un grazie arrivederci. Quel giorno dissero anche
una frase che mi colpì molto. Dissero che al tabellone luminoso
in piazza Duomo avrebbero pensato loro [non la cassa del
movimento ndr], sapete quanto costa l'affitto di quel coso? La
cosa mi colpì ma volevo ancora aggrapparmi alla speranza che
con il movimento ci saremmo liberati della casta…”
Davide Casaleggio e “una certa gestione” dei liberi blog di
Grillo
Dalla prima ora Grillo ha dichiarato che il suo blog era “uno
spazio aperto” in cui parlare e confrontarsi.
Molti militanti e simpatizzanti hanno notato che alcuni temi
sono completamente spariti dal blog.
Se qualcuno sulla rete dei Meetup o nei commenti sul blog di
Grillo pone l’interrogativo si vedrà cancellare o non pubblicare
la propria opinione. E chi cura direttamente e capillarmente il
blog di Grillo e la rete dei Meetup? Il fratello di Gianroberto
Casaleggio, Davide.
39
Dopo tutto le regole della “moderazione” sul web le detta chi
mette in Rete una determinata piattaforma o sito. Funziona così
ovunque, funziona così anche sul sito di Grillo.
Certi argomenti, determinate domande non compaiono.
Abbiamo fatto personalmente una prova, postando sul blog di
Grillo determinati temi scomodi e il commento non veniva
approvato. Compariva solo se si utilizzava un determinato
termine spezzato dalla punteggiatura.
Ma anche in questo caso il commento dopo poco spariva.
Come su YouTube, dove video che criticano esplicitamente il
rapporto fra Casaleggio e Grillo scompaiono con frequenza
impressionante, così avviene per gli interventi nei Meetup più
“popolati”.
Il rapporto con IDV
Qualcosa intanto si è incrinato negli ultimi tempi anche nel
rapporto che la Casaleggio Associati ha instaurato con Antonio
Di Pietro e l’Idv. Delle crepe si erano manifestate già nel corso
della campagna elettorale per le europee.
40
Alcuni candidati “di peso” come Luigi de Magistris avevano
gentilmente rifiutato di affidarsi al modello Casaleggio
preferendo fare da sé.
La ragione era molto semplice. Il modello offerto dalla
Casaleggio Associati è estremamente centralizzato. A scatola
chiusa. Per lavorare con loro, per usufruire dei loro servizi, è
necessario affidarsi totalmente alla loro organizzazione. E
questo, inevitabilmente, può entrare in contrasto con le logiche
della politica.
Un contrasto, segnalano in molti dell’entourage di Di Pietro,
che avrebbe portato alla rottura, tanto che dal gennaio 2010 il
blog di Di Pietro non è più gestito dalla Casaleggio.
I temi stessi della politica dipietrista sono cambiati e si sono
articolati.
Manco a dirlo, da una media di 4500 articoli e interventi
quotidiani su internet, l’Idv è scesa circa 800!
“… gli indirizzi dei gestori tecnici dei domini beppegrillo.it e
antoniodipietro.it risultano tuttora domiciliati in via Jervis 77
a Ivrea, stesso indirizzo della sede storica di Olivetti.
Il fatto curioso è che i domini olivetti.it e olivetti.com risultano
41
appoggiati al gestore tecnico TELECOM ITALIA, domiciliato
a Taranto…”
[Giacomo Castellano aveva pubblicato questo quesito sul
meetup di beppe grillo per chiedere spiegazioni – messaggio
cancellato!
http://beppegrillo.meetup.com/boards/thread/3998947/30#1486
0101
Spiacenti, non siamo riusciti a trovare il post della bacheca
messaggi che hai richiesto. ]
42
Serenetta Monti (candidata a sindaco di Roma e grillina
della prima ora) ad Alessandro Gilioli (giugno 2011)
«Quella di Grillo e della Casaleggio – che fa il suo blog – è una
presenza troppo ingombrante. La famosa frase su PisapiaPisapippa ne è un esempio. Ha disorientato tutti, è una di quelle
leggerezze che non ci si possono permettere».
Ma nel movimento ci sono alcuni (o tanti) che la pensano come
te?
«All’interno del movimento ci sono tre tipi di persone. C’è una
parte che vede comunque in Grillo un personaggio che con la
sua notorietà consente di portare avanti delle battaglie civili e
politiche; ci sono altri che invece vorrebbero che Grillo si
facesse da parte già adesso; e ci sono infine persone che si sono
attaccate al carro di Grillo per cercare di guadagnare una
posizione di privilegio».
E che percentuali, che forze hanno nel movimento queste
componenti?
«Quelli che vorrebbero chiedere a Grillo di lasciare ormai sono
una buona percentuale, una presenza importante. Quel che è
successo in Veneto – con la lista di proscrizione dei candidati –
non è stato un fatto da poco».
43
Che cosa è successo in Veneto?
«Che l’anno scorso, prima delle regionali, è arrivato un ordine
di allontanare persone che avevano versato il sangue per questo
movimento, solo per imporre il candidato dall’alto».
A proposito, ma la questione dello statuto che non c’è
(insomma c’è una cosa chiamata non-statuto che di fatto non
prevede regole democratiche) è una questione che viene
discussa nel movimento?
«Il non-statuto in teoria dovrebbe garantire il fatto che il
movimento è una continua creazione dal basso, in realtà
l’assenza di regole crea risultati differenziati e non sempre
positivi. Si produce ad esempio la stasi di cui ti parlavo qui a
Roma, ma anche il fatto che le primarie a volte si fanno e a
volte no. Ma soprattutto, in questa assenza di regole alla fine
tutti i ragazzi si sentono vincolati alle dichiarazioni di Beppe e
del suo blog. E gli imbarazzi non mancano. Basta
un’affermazione di Grillo per mandare in frantumi il lavoro di
mesi di centinaia di ragazzi».
Ad esempio, quando si mette a litigare con altre voci della
coscienza civile e dell’opposizione italiana, da Saviano a De
Magistris, fino a Sonia Alfano?
44
«Sì, l’isolamento in cui si è rinchiuso Grillo è un’altra
questione calda. Ed è un limite enorme il fatto che lui non
scenda mai al confronto con nessuno, specie con il resto della
politica».
Ma quando dici che molte decisioni vengono prese ‘dall’alto’
esattamente cosa intendi? Grillo fa tutto da solo o ha un ‘inner
circle’ di collaboratori con cui prende le decisioni?
«Attorno a lui c’è solo lo staff della Casaleggio. Anche noi
candidati sindaci alla fine dovevamo rapportarci o direttamente
con lui o con loro. E non sono mancati gli attriti».
Ma secondo te che cosa dovrebbe fare Grillo per il bene del
movimento che ha fondato?
«Dovrebbe dire ‘grazie ragazzi, arrivederci, adesso il
movimento è vostro, è di chi porta avanti le battaglie’».
E lo farà mai secondo te?
«Lo farà quando la Casaleggio gli dirà che è ora di farlo».
Ma perché, Grillo prende ordini dalla Casaleggio?
«Temo di sì».
45
I rapporti con “Il Fatto Quotidiano” e “chiare lettere”
All’inizio abbiamo appena accennato al rapporto con Marco
Travaglio (che risultavano tra i dossierati da parte della
Telecom di Tronchetti Provera), favorito anche dagli stretti
rapporti con Antonio Di Pietro.
Casaleggio Associati sta gestendo anche la parte informatica di
Chiare Lettere, casa editrice che pubblica i libri del
vicedirettore Travaglio, e guarda caso ultimamente sta
pubblicando anche Grillo e Casaleggio, e come se non bastasse
è di recente entrata nell’azionariato del Fatto Quotidiano.
Il fatto quotidiano è da subito apparso, per il suo piano
industriale, un “prodotto atipico”.
Innovativo per la sua presenza massiccia sul web, per la sua
propensione al blogging ed alla interazione, fino alla formula
dell’abbonamento on-line.
E per primo, ha cavalcato lo slogan del rifiuto del contributo
pubblico.
Ecco cosa ha scoperto con una sua indagine personale l’amico
Stefano Montanari.
Dopo alcune ricerche mi sono reso conto che alcuni
“Influencer” sono presenti su ilfattoquotidiano.it
46
Come? ilfattoquotidiano.it utilizza per il suo forum la
piattaforma Disqus (www.disqus.com). Su questa piattaforma è
possibile visualizzare lo storico dei commenti di ogni utente
registrato,
semplicemente
visitando
l’URL
http://disqus.com/<nome utente=""></nome>
Bene, esistono i seguenti profili:
http://disqus.com/vespa200/
http://disqus.com/vespa201/
http://disqus.com/vespa202/
http://disqus.com/vespa203/
http://disqus.com/vespa204/
http://disqus.com/vespa205/
http://disqus.com/vespa206/
http://disqus.com/vespa207/
http://disqus.com/vespa208/
http://disqus.com/vespa209/
http://disqus.com/vespa210/
http://disqus.com/vespa211/
Già dai nomi, sembrerebbe palese che siano stati registrati
dallo stesso individuo. Basta fare una ricerca all’interno dei
messaggi di queste utenze, per accorgersi che dicono spesso le
stesse cose, spesso persino utilizzando le stesse parole. Questo
47
nonostante
i
nickname
che
compaiono
poi
sul
sito
sembrerebbero appartenere a diverse persone, uomini e donne.
Ecco l’elenco dei nickname corrispondenti:
napo orso capo
antonella
antitroll
Enzo Paolo
mafiosialmuro
clito ride
tonno011
Detestor
titti74
divergenze parallele
plonk
anti_troll
Si può anche notare che i messaggi scritti da questi account
vengono premiati con dei “like” provenienti dagli account
“gemelli”, ovviamente questo per dare più credibilità ai
messaggi. Inutile dire che i messaggi in questione fanno una
pubblicità sfacciata a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle.
Ma c’è di più: la piattaforma Disqus ha una caratteristica,
documentata qui http://docs.disqus.com/help/49/, sotto il titolo
48
“Flagged
Comment
Moderation”,
che
rende
possibile,
mediante il tasto “segnala” presente su ogni messaggio,
eliminare i messaggi.
In pratica, quando parecchi diversi account cliccano su quel
pulsante, il messaggio viene censurato SENZA dover passare
dalla moderazione. Si capisce ora com’è semplice, per
l’individuo di cui stiamo parlando, eliminare tutti i messaggi
scomodi utilizzando i suoi svariati account. Questo mi è
successo di notte (quando i moderatori non sono presenti),
quando ho visto scomparire in tempi velocissimi i miei
messaggi. Tutte le evidenze puntano al fatto che questi
individui lavorano sopratutto la notte (ma anche di giorno) per
“plasmare” indisturbati le discussioni del forum. Ecco il viral
marketing di Casaleggio.
Chi si occupa della moderazione del blog de “il Fatto”?
Valentina Gorla
Chi è?
Lavora per i-side – società collegata alla casa leggio –
specializzata in viral marketing, e nella gestione di gruppi di
persuader!
i-side srl. http://www.i-side.com/
49
L’analisi Nielsen
Un esempio di quanto sia capillare il monitoraggio, e la
capacità di intervento, del gruppo di influencer della
Casaleggio ce lo offre il blog di Francesco Nicodemo, del pd
napoletano.
Reo di aver semplicemente rilanciato un articolo di Valentina
Arcovio sulle “bufale scientifiche” del comico Grillo qualche
anno fa.
In meno di mezzora sono intervenuti con i seguenti commenti:
“Ormai vi attaccate a tutto, ma la rivoluzione è cominciata e
non sarei di certi tu a fermarla, legga dante legga manzoni
invece di criticare il nostro movimento” e “Grillo può anche
darsi che abbia dato informazioni sbagliate il che è tutto da
verificare, ma ricordiamo che è stato il primo a denunciare la
presenza di materiali pericolosi all’interno di alcuni alimenti di
alcuni grandi marchi italiani. Quindi NOI informiamo a
differenza dei partiti!”
Le firme? Flavio Cicerchia e Michele Tagliarame. Peccato che
nessuno dei due esista davvero, ed un terzo, Bruno Mancino, è
un clone di un profilo assolutamente normale su facebook!
50
Ci può aiutare a “quantificare” il fenomeno l’analisi periodica
della comunicazione via web che la Nielsen fa in ogni tornata
elettorale.
Dall’ultima (in pubblicazione) citiamo:
I social media sono da sempre stati per Beppe Grillo e il suo
Movimento, canale di comunicazione, di informazione, di
scambio, nonché "sede" del movimento stesso, luogo di
incontro e struttura organizzativa. Basti osservare l’ingente
volume di messaggi che il Movimento 5 Stelle genera
quotidianamente su internet, come emerge dall’analisi Nielsen
sul passaparola digitale.
Negli ultimi 12 mesi circa 210.000 messaggi su Beppe Grillo
hanno affollato la rete, con una media di quasi 600 post al
giorno e un andamento costante, che termina con l’evidente
exploit di aprile e della prima settimana di maggio, ove si
concentra il 27% dei messaggi totali.
Il ruolo dei social network non è tuttavia limitato alle sole
pagine ufficiali dei vari personaggi politici. Molte delle
discussioni sul Movimento 5 Stelle avvengono, oltre che sul
51
profilo e sul blog di Beppe Grillo o di altri politici (Bersani,
Berlusconi, Vendola), anche sui Wall Comments di altri profili,
quali ad esempio i profili di:
- siti di “contro-informazione”: Informare per resistere, I
segreti della casta di Montecitorio, Informazione Libera, Ecco
Cosa Vedo – Idee per una società etica, I hate Silvio
Berlusconi;
- giornalisti o testate giornalistiche: Il Fatto Quotidiano,
Corriere della Sera, Repubblica, L’Unità, La7, Marco
Travaglio.
I social network dunque sono i luoghi digitali nei quali si
concentra
la
grande
maggioranza
dei
post.
Un ordine di gerarchia che diventa ancora più netto in
prossimità della tornata elettorale dello scorso weekend. Solo
nella giornata di lunedì 7 maggio, giorno di chiusura dei seggi
e di diffusione dei risultati delle consultazioni, si sono generati
sul web circa 8.300 messaggi sul Movimento 5 Stelle, più del
doppio di quanti rilevati nello stesso giorno per il Partito
Democratico (poco più di 3.500 messaggi).
Una giornata inevitabilmente frenetica, durante la quale la
ricerca della notizia in tempo reale e dell’anticipazione o
52
indiscrezione ha potuto prendere luogo proprio sui social
network, con il 72% dei post su Beppe Grillo provenienti da
Facebook e il 24% da Twitter.
[credits Francesco Russo]
53
Epilogo
Grillo era Grillo quando parlava come Grillo e dei temi di
Grillo.
Da quando i suoi manager e finanziatori sono alle sue spalle, e
gli dettano l’agenda, sono spariti tutti i temi caldi.
Non si parla più delle e contro le multinazionali.
Non si prende alcuna posizione politica su cui schierarsi,
nemmeno sulla scuola.
Gli unici temi caldi sono “la lotta a questo Stato”.
L’opposizione non a questo o quel partito ma alla politica in sé
e per sé.
La platea di riferimento gli scontenti,e tutti i delusi.
Il bacino cui attingere, i giovani che non hanno esperienza
politica di alcun genere, e quindi non conoscenza della
dialettica, delle forme della democrazia interna, che non hanno
mai avuto spazio, e che non hanno competenze né esperienze, e
quindi di per sé riconoscenti e manipolabili.
Accanto a questo unico messaggio, l’unico vero tema che sta a
cuore a grillo è che l’Italia dichiari il default, non paghi il
proprio debito pubblico, e che esca dall’euro.
Che la cosa riesca o meno, conta poco.
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Fa appeal ed è un messaggio “facile da vendere”, soprattutto
nel web, senza contradditorio, e soprattutto se hai una schiera
pronta a fare da eco.
Temi simili che abbiamo ascoltato sino ad un certo punto anche
dai blog dell’IDV.
Slogan identici ripetuti dal sito de “il Fatto Quotidiano” e dalle
scelte editoriali di “Servizio Pubblico”.
Fai facili consensi, e nell’immediato raccogli quei voti che
tolgono ai partiti storici la possibilità di governare il Paese.
Chi ci guadagna in tutto questo?
I clienti della Casaleggio.
Quelle multinazionali che hanno tutto l’interesse a che una
moneta si svaluti, che un’altra si rafforzi, anche grazie ad una
incertezza o inaffidabilità politica.
Filippo Pittarello (che lavora per la Casaleggio Associati e
segue Beppe nei suoi tour, nonché i contatti con i meetup) ha
dichiarato che il candidato ideale avrebbe dovuto avere più soft
skills che hard skills, cioè più attitudini che competenze. Una
volta eletto, doveva essere bravo con internet per mandare tutto
ad una 'squadra di esperti' che gli avrebbero detto cosa dire.
Questa sarebbe la “democrazia dal basso” – quella della rete –
secondo la Casaleggio Assaciati.
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