Tartufo - Marche Teatro
Transcript
Tartufo - Marche Teatro
Cesare Garboli Tartufo di Molière, traduzione di Carlo Cecchi ( costumi Sandra Cardini, Sepe scena Francesco Calcagnini, musica Michele dall'Ongaro e con Alessandro Baldinotti, Vincenzo Ferrera, Francesco Ferrieri, Viola Graziosi, Francesca Leone, Rino Marino, Diego con Valerio Binasco, Carlo Cecchi, Iaia Forte, Angelica Ippolito, Licia Maglietta, regia di Tartufo ) COMUNE DI ANCONA REGIONE MARCHE PROVINCIA DI ANCONA PROVINCIA DI PESARO URBINO MINISTERO DEI BENI E ATTIVITÀ CULTURALI Tartufo di Molière traduzione di Cesare Garboli regia di Carlo Cecchi ������ ������� ����� �������� ����������������� ������� �� ������� �� �������������� ��� ���� �������� ( �� ������ presentano Madama Pernella Orgone Elmira Damide Marianna Valerio Cleante Tartufo Dorina Il Signor Leale Un Ufficiale Filippina Angelica Ippolito Carlo Cecchi Licia Maglietta Vincenzo Ferrera Viola Graziosi Francesco Ferrieri Alessandro Baldinotti Valerio Binasco Iaia Forte Rino Marino Diego Sepe Francesca Leone scena Francesco Calcagnini costumi Sandra Cardini musica Michele dall'Ongaro assistente alla regia Andrea Giannoni, assistente costumista Virginia Gentili, disegno luci / capo elettricista Giampaolo De Maria, macchinista Edoardo Romagnoli, sarta Marianna Peruzzo, direttore tecnico allestimento / direttore di scena Roberto Bivona, direttore di produzione Marta Morico, ufficio stampa Beatrice Giongo scenografo pittore Rinaldo Rinaldi, realizzazione scena D.exM. Laboratori (Calcinelli di Saltara, PU), costumi Tirelli Costumi (Roma) - Daniele Gelsi (Gualdo Tadino, PG) - Marianna Peruzzo, calzature Pompei (Roma), parrucche Rocchetti &Rocchetti (Roma), trasporti Mondial Trasporti (Roma) ( MikeMike Nei primi anni Sessanta lʼeditore Einaudi progettò una larga selezione del teatro molieriano in due volumi e mi chiese, nella persona di Renato Solmi, di occuparmene e di trovargli traduttori. Volevano un classico tradotto da una nidiata mista di poeti e prosatori. Un Millennio. Come prefatore suggerii Gadda, il quale si dichiarò tentato, ma riluttante al compito irrecusabile di denunciare le piaggerie di Molière nei confronti di Louis XIV. Fra i testi che avrei dovuto tradurre io cʼera il Tartuffe. Me lʼero attribuito di malavoglia. Mi sembrava che quel povero prete dal collarino sudicio avesse pochissimo da dirmi. Starnutivo al solo pensiero di tutta la polvere depositata dai secoli sul suo abituccio senza pizzi e ornamenti, nero e miserabile emblema espiatorio di tutti gli impostori venuti dopo di lui. Poi, per svogliatezza un poʼ mia e un poʼ dellʼeditore, il progetto fu accantonato. Ma col tempo, non ricordo come e perché, dopo aver percorso un lungo viaggio sotterraneo, il testo di Molière emerse dal letargo in cui lʼavevo lasciato cadere. Era il 1968. “Il ne faut pas livrer certaines questions graves à la canaille” – ricordo il fastidio che mi dava questa famosa opinione di Baudelaire, ritrovata in apertura di un breve saggio introduttivo di Macchia a un Tartuffe tradotto in prosa da Quasimodo per un volume della Rai. “Questions graves”? Era opinione di Baudelaire che il Tartuffe fosse un pamphlet davanti al quale qualunque ateo, “sʼil est simplement un homme bien élevé”, avrebbe fatto bene a storcere il naso. Oh là, un problema di classe? Di signorilità, di educazione? Lʼespressione “questions graves” è già una forma dʼipocrisia, e limitare il trattamento di certe questioni al raggio delle persone bene educate è una di quelle restrizioni che si possono perdonare alla cultura dellʼancien régime, un poʼ meno a quella dellʼOttocento, dove il perbenismo e lʼeccesso di sensibilità ) 5 campagne devastate e bruciate a recitare davanti a una spensierata famigliola la santità e la volgarità, attore insieme grande e mediocre, impenetrabile e sicuro di sé, intelligente, flessibile, austero, inventore di capziosi compromessi da gesuita e capace di dolcezze da portorealista, carico di odio contro tutti e pronto a dare il cuore in cambio della più piccola illusione di amore e di conquista, sommergeva qualunque bibliografia. Quali erano i pensieri di Tartuffe nel segreto della sua stanzuccia, nella sua tana, prima di entrare in scena? Che cosa aveva visto in lui un capofamiglia volgare, uno dei tanti borghesi, dei tanti tirannelli di Molière vessati, spiati, incompresi dai famigliari? Che cosa gli aveva prestato Molière di se stesso, che cosa aveva messo di suo nel servilismo, nella ribellione, nellʼastuzia, nella fame di potere, nella libidine di quel poveraccio in fuga, braccato come Don Giovanni? Se si pensa che il nesso dom Juan-Tartuffe, con MikeMike ( al discrimine sociale hanno sempre qualcosa di vagamente cafone. Mi conosco abbastanza per sapere quanto unʼespressione del genere possa invogliarmi a sfidarla. Lasciai perdere i primi due atti e mi buttai nel terzo. Cominciai a tradurre dallʼingresso in scena di Tartuffe: “Laurent, serrez ma haire avec ma discipline…”. Tartuffe fa aspettare due atti il suo ingresso in scena. Non cʼera da meravigliarsi che gli fosse stata necessaria una lunga anticamera per farsi notare da un postero che non si era mai curato di lui. Mi trovai fra le mani un copione sconosciuto, un oggetto che bruciava. Ogni battuta era una sorpresa. Nulla di ciò che era scritto sul Tartuffe avrebbe potuto illuminarmi più del nudo testo che avevo sotto gli occhi, tale era la sua spontanea appartenenza alle tenebre e ai sottosuoli del secolo che ci appartiene. La corrente di modernità che sentivo sprigionare dal quel povero ipocrita, misterioso e insolente anticorpo venuto dal fango di ) 7 foto MikeMike, montaggio modi di vedere ( le sue simmetriche corrispondenze speculari, tiene ancora oggi impegnate le mie energie e la mia volontà di lavoro, ci si può fare unʼidea del capogiro che mi dette allora tradurre il Tartuffe. Impostore? Ipocrita? Quel Rasputin col deserto alle spalle, pieno di austerità e di vitalità? Tartuffe trascende le categorie morali, e anche quelle tradizionalmente comiche. “Ce ne point parce que Tartuffe est hypocrite que sa victime est comique”, ha osservato così acutamente Ramon Fernandez. Comica non è la falsa devozione. Comico è il cortocircuito che si crea fra il nostro bisogno di serenità spirituale e la nostra incredulità, fra lʼanima di un credente e lʼanima di un babbeo, fra i nostri desideri e le favole del Tao e dello Zen. Comico è il nesso di pietà religiosa, lo slancio di carità, lʼagape che si celebra fra due esseri antitetici che si scambiano e si regalano, in una festa sublime dello spirito e dellʼimbecillità, uno – il borghese pieno di soldi – la malattia di vivere, la famiglia, gli affari, il cibo, la moglie; lʼaltro – il tonsurato ribelle – la povertà, la contemplazione, il peccato, la coscienza del male, la guarigione, il regno dei cieli. Che questo cortocircuito abbia creato scandalo e antipatia negli uomini di fede, nei benpensanti e negli atei bien élevés è del tutto ovvio. Ludovico Antonio Muratori, se la memoria non mʼinganna, ha speso parole di fuoco, di vero odio nei confronti di Tartuffe. Lo si può giustificare. Eʼ stato il capostipite di una tradizione. Con le sue ascendenze talari, consolidate dalla Controriforma, lʼintellettuale italiano è per definizione un nemico storico di Tartuffe, portato a limitare lʼimportanza culturale del personaggio di Molière e a ricondurla a un modesto episodio satirico di cattivo gusto. In sostanza, a cancellarla. La cultura italiana ha fatto di tutto per ignorare Tartuffe, per nasconderlo, lasciando che di questa ) 9 cortocircuito, ha messo in scena il teatro non solo nella sua finzione ma nella sua essenza. Non sapevo chi fosse Tartuffe. Un impostore? Un ribelle? La sua realtà non è altro che il modo in cui egli si presenta. Sapevo solo che la sua immagine, pura incarnazione del teatro, mi appariva capovolta rispetto a uno stereotipo tradizionale. Allʼorigine di questo mutamento di prospettiva cʼera una scintilla prodotta dallʼincontro di tempi, luoghi, civiltà, culture diverse. Mi sembrava che il testo di Molière mi restituisse nella sua purezza originaria una realtà mostruosa, mista di Seicento e di Novecento. La ripugnanza di Tartuffe si eclissava e cambiava aspetto. Diventava una fonte di seduzione. CESARE GARBOLI Il brano è tratto dal Poscritto che chiude il volume Un poʼ prima del piombo, Sansoni Editore, Milano 1998 ) 11 foto Bobo Antic, montaggio modi di vedere ( immagine del profondo se ne occupassero molto più i mangiapreti che non gli storici del teatro. In un certo senso, debbo dirmi fortunato. La riduzione di Tartuffe al cliché dellʼipocrita ebbe per effetto di consegnarmelo come nuovo. La sua immagine mi arrivò addosso con la forza di quelle impressioni che scuotono lʼabituale rappresentazione che ci facciamo delle cose, con la stessa forza – non trovo paragone migliore – con cui si presentavano a Proust le immagini dipinte da Elstir (e i personaggi di Dostoievschi): non secondo un ordine logico e casuale, bensì “dans lʼordre des nos perceptions”. Come “unʼillusion qui nous frappe”, un “effet” che viene prima della causa che lo produce. Si sa, il teatro è il regno degli effetti che arrivano prima della loro causa. Ma nel Tartuffe il teatro trionfa ben al di là del suo regime ordinario. Mettendo in scena un attore che recita la simulazione, Molière ha creato un Bobo Antic ( ) 13 ( Bobo Antic note di regia Spesso mi domandano perché ritorno così volentieri a Molière. Come Shakespeare, Molière ha scritto per gli attori, e io sono un attore che lavora con altri attori. Una commedia di Molière si rivela in scena, grazie agli attori. Le sue battute sono battute per un copione, non per un libro. Cosa cʼè di più emozionante e di più esaltante per un attore che accogliere quel dono che, alcuni secoli fa, due attori lasciarono a coloro che sarebbero venuti; ossia il dono di alcune pièces e di alcuni personaggi che gli attori futuri avrebbero potuto rendere presenti sulla scena? Ma tutto rimarrebbe lettera morta se, nel tempo, non nascessero grandi attori e grandi traduttori. Per nostra fortuna – e mia in particolare – è successo, nellʼultimo trentennio del secolo scorso, che il genio di un grande critico affondasse le sue radici in una vocazione teatrale fortissima; che una lettura critica di straordinaria intelligenza e originalità, fosse accompagnata dal talento mimetico di un grande attore: così abbiamo le traduzioni di Cesare Garboli. Le note di regia sono unʼ enorme seccatura: uno spettacolo parla, se parla, da sé; non ha bisogno delle spiegazioni del “regista”. Chi è Tartufo lo decidano gli spettatori. Noi, così comʼ è implicito nella traduzione di Garboli, oltre che nei suoi numerosissimi scritti su Tartufo, abbiamo cercato di mantenere, alla commedia e al personaggio, la loro sostanziale ambiguità; superando il cliché dellʼipocrisia e vedendo il personaggio di Tartufo anche “in positivo”: un servo che usa lʼintelligenza e gli strumenti della politica per fare carriera e diventare, da servo, padrone. Ma tutto questo, e le risonanze contemporanee che la commedia e il personaggio possono produrre, è solo attraverso il teatro che lo si può cogliere. Figuriamoci poi in una commedia come Tartufo, dove il teatro è talmente importante da diventarne, forse, il tema principale. CARLO CECCHI ) 15 Bobo Antic ( foto Bobo Antic, montaggio modi di vedere “Chi lo segue ritrova una pace profonda, e il mondo se lo scorda, come fosse concime. […] Tartufo mʼinsegna a non amare niente, distacca la mia anima da qualsiasi emozione”1. È davvero tutta qui, come lui stesso la descrive, la ragione della magnifica ossessione del ricco Orgone per Tartufo, “finto credente” – così lo indica Molière nella tavola dei personaggi – che si è tirato in casa e a cui sta concedendo tutto, come accade in ogni vera - e dunque cieca – dedizione amorosa? Il testo non aiuta a formulare rassicurazioni in tal senso. Se il vertice dellʼimpostura di Tartufo si compie attraverso lʼammissione – e addirittura lʼamplificazione - di quanto realmente accaduto, verità e menzogna sono piani tanto intersecati da confondersi. Unica certezza è lʼeffetto che sortisce da tale confusione: “comico è il cortocircuito che si crea fra il nostro bisogno di serenità spirituale, fra lʼanima di un credente e lʼanima di un babbeo, fra i nostri desideri e le favole del Tao e dello Zen. Comico è il nesso di pietà religiosa, lo slancio di carità, lʼagape che si celebra tra due esseri antitetici che si scambiano e si regalano, in una festa sublime dello spirito e dellʼimbecillità, uno – il borghese pieno di soldi – la malattia di vivere, la famiglia, gli affari, il cibo, la moglie; lʼaltro 1. Molière, Tartufo, – il tonsurato ribelle – la povertà, la contemplazione, il traduzione di C. Garboli, Einaudi, peccato, la coscienza del male, la guarigione, il regno Torino 1974, dei cieli”2. Comica è la struttura stessa dellʼopera. pp.25-27 “Chi è Tartufo? Un impostore o un eroe? Unʼimmagine 2. C. Garboli, Un poʼ del profondo, o un piccolo arrampicatore sociale, arprima del piombo, Sansoni, Milano rivato senza scarpe nella famiglia che lo ospita? Un 1998, pag.352 bersaglio satirico o il giustiziere di una finzione che 3. C. Garboli, si ripete allʼinfinito?”, si chiede Cesare Garboli al Prefazione a Molière, momento di pubblicare la sua traduzione dellʼopera Tartufo, cit., pag.XVII nel ʼ74, traduzione che confessa di aver condotto “sfacciatamente, il viso sconciato da quella sghignazzata che di regola definisce i criminali sul punto di avere esaurito le cartucce, e di essere ammanettati”3. Anche oggi, alla prova della scena, la domanda di Garboli risuona inevasa. Chi è ) 19 ( 4. C. Garboli, Bobo Antic Tartufo? Non è dato saperlo. Si può solo prendere atto del Storie di seduzione, Einaudi, Torino dilagare definitivo di un disorientamento, ammettere che 2005, pag.296 lʼambiguità si è fatta così spessa da essere impenetrabile. Ma “per sorprendere il Tartuffe, e coglierlo nella sua vera essenza di copione ancora medievale e di farsa tragicomica così lungimirante, così diagnostica della psicologia moderna, ci vuole un forte istinto teatrale”4: solo il teatro è il luogo in cui Tartufo può far esplodere tutta intera lʼambiguità della sua natura, riaprendo la porta alle infinite interpretazioni. “Nel Tartuffe”, continua ancora Garboli, “il teatro trionfa ben al di là del suo regime ordinario. Mettendo in scena un attore che recita la simulazione, Molière ha creato un cortocircuito, ha messo in scena il teatro non solo nella sua finzione, ma nella sua essenza. […] Tartuffe non ha identità. La sua teatralità trionfa vicino a personaggi che recitano se stessi, che hanno 5. C. Garboli, un corpo e unʼanima identificabili secondo uno schema Un poʼ prima del piombo, cit., pp. 353-361 teatrale codificato. Basta però che Elmire, nella scena 6. C. Garboli, Falbalas, in cui finge di cedere, decida a sua volta di recitare la Garzanti, Milano 1990, simulazione e di trasformarsi in unʼattrice al quadrato, pag.135 perché il grande personaggio si sciolga nel niente”5. Proprio perché il gioco del Tartufo è tutto intessuto di ipocrisia ha bisogno del teatro, perché “il palcoscenico (lo spettacolo) è solo il momento e il luogo dove un sistema illimitato dʼipocrisia riesce a manifestarsi nel suo fulgore e nella sua oscenità, spiegando un sorriso trionfale grazie al quale lʼipocrisia si smentisce e si rivela. Lʼipocrisia si confessa a teatro, si scopre, e si libera nella festa e nel gioco”6. Chi è, dunque, Tartufo? Forse il teatro stesso, gioco bello e terribile. GILBERTO SANTINI ) 21 Bobo Antic Bobo Antic MikeMike ANGELICA IPPOLITO CARLO CECCHI tra i più importanti saggisti e critici letterari del Novecento, nasce a Viareggio nel 1928. La sua produzione è incentrata essenzialmente sullo studio e la critica di alcuni dei maggiori autori italiani, tra i quali Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Sandro Penna, Antonio Delfini, Roberto Longhi, Mario Soldati e Giovanni Pascoli. Ha scritto di poesia, teatro e arti figurative. Ha insegnato nelle Università di Roma, Macerata e Zurigo. Amplissima anche la sua attività di curatore editoriale per le maggiori case editrici italiane, per le quali ha spesso riportato alla luce testi rari e dimenticati. Ha tradotto per il teatro opere di Shakespeare, Marivaux, Gide, Pinter e, con la sua attività di traduttore e saggista, in particolare con le originali “ipotesi” circa Tartufo e Don Giovanni, ha determinato la rinascita dellʼinteresse per il teatro di Molière. Di questo autore, ha tradotto un ampio corpus di opere, la cui raccolta completa è in preparazione presso lʼeditore Einaudi. Muore a Roma, nellʼaprile del 2004. Nata a Napoli, si trasferisce bambina a Roma, dove vive attualmente. Nel 1967 frequenta lʼAccademia dʼArte Drammatica e nel ʼ68 partecipa al primo “Granteatro”, compagnia formata da Cecchi, Graziosi e Hartmann. Nel ʻ68/ʼ70 entra nella compagnia di Eduardo De Filippo dove resterà per circa dodici anni recitando quasi tutto il repertorio eduardiano; al teatro alterna varie apparizioni televisive, fra cui il ciclo del Teatro di Eduardo. Nel cinema lavora con registi quali Zampa, Lattuada e Damiani. Nel 2001 lavora nuovamente con Cecchi, a Palermo, nel Leonce e Lena di Büchner; tra il 2003 e il 2006 recita nella messa in scena di Sei personaggi in cerca dʼautore di Pirandello con la regia di Carlo Cecchi. Nato a Firenze e cresciuto fra Napoli e Roma, dove vive attualmente. Dopo aver frequentato, allʼinizio degli anni Sessanta, lʼAccademia Nazionale dʼArte Drammatica come allievo attore, dal 1968, anno di fondazione del suo proprio teatro, ha diretto molti spettacoli e recitato molti ruoli. Si ricordano qui: Il borghese gentiluomo, Il misantropo di Molière (con le traduzioni di Cesare Garboli), Woyzek e Leonce e Lena di Büchner, Il bagno di Majakovski, Lʼuomo, la bestia e la virtù di Pirandello, Il compleanno di Pinter, Finale di partita di Beckett e molte volte Shakespeare, fra cui una trilogia: Amleto, Sogno di una notte dʼestate, Misura per misura. Con il Teatro Stabile delle Marche ha in repertorio, dopo quattro stagioni, Sei personaggi in cerca dʼautore di Pirandello. Bobo Antic Cesare Garboli, foto effigie ( CESARE GARBOLI ) 29 ( LICIA MAGLIETTA VINCENZO FERRERA VIOLA GRAZIOSI FRANCESCO FERRIERI Si laurea in architettura mentre debutta in teatro con Mario Martone in Tango glaciale, poi Otello, Coltelli nel cuore, Alphaville e Rasoi nella versione anche cinematografica. Lavora ancora con Toni Servillo, Elio De Capitani e Carlo Cecchi in La Locandiera e Leonce e Lena. Dirige e recita in Delirio Amoroso di Alda Merini (sua la regia della ripresa televisiva), Lʼuomo atlantico di M. Duras, Lamìa di L. Stella, Vasta è la prigione di A. Djebar, Digiunare e divorare di A. Desai, Una volta in Europa di J. Berger. Con alcuni musicisti della Scala mette in scena il concerto Casa Schumann. Nel cinema debutta in Morte di un matematico napoletano, poi in Lʼamore molesto di M. Martone. Protagonista in Le acrobate, Pane e tulipani e Agata e la tempesta di S. Soldini, in Luna Rossa di A. Capuano e Nel mio amore di S.Tamaro. Alcuni film per la televisione. Palermitano, studia alla scuola del teatro Biondo di Palermo diretta da Roberto Guicciardini. Con il Gruppo della Rocca recita negli spettacoli Sogno di una notte di mezza estate e Le furberie di Scapino. Dopo aver lavorato con registi come Scaparro, Glauco Mauri, Savary, Thierry Salmon, approda nella compagnia di Carlo Cecchi allʼetà di ventidue anni (Trilogia Shakespeariana, Nozze di Cechov, Sik Sik di De Filippo). Negli ultimi anni ha preso parte alla compagnia di Toni Servillo nello spettacolo Sabato Domenica e Lunedì. Lavora in televisione e nel cinema; tra gli ultimi film: Viaggio segreto di Roberto Andò e Scorta QS21. Nata a Roma nel 1979 esordisce in teatro allʼetà di 16 anni con P. Maccarinelli in Una sera a Sorrento di Turgenev e lʼanno dopo con Carlo Cecchi nella Trilogia Shakespeariana (Amleto, Sogno dʼuna notte dʼestate, Misura per misura). Dopo tre anni di Trilogia si trasferisce a Parigi dove viene ammessa al Conservatore National Supérieur dʼArt Dramatique. Qui lavora, tra gli altri, con D. Valadié nellʼAgamennone di Eschilo, con A. Françon nei Drammi di guerra di E. Bond, con H. Vincent in Come vi piace di Shakespeare e con M. Maréchal in Ruy Blas di V. Hugo. Nel cinema lavora con F. Comencini in Le parole di mio padre, e in televisione con M. Soavi nel film sulla vita di S.Francesco dʼAssisi. Nasce a Roma nel ʼ76. Scrive ed interpreta a diciassette anni il suo primo testo teatrale dal titolo Puro, realizzato con la regia di R. Turchetta. La sua formazione prosegue alla Scuola del Teatro Stabile di Genova. Qui interpreta, tra le altre opere, Donne allʼassemblea di Aristofane (regia di A. Messeri), Anima buona del Sezuan di Brecht (regia di M. Sciaccaluga), Edipo Re di Sofocle (regia di M. Mesciulam). Con i Gloriababbi lavora in Take me away di G. Murphy e in Riccardo III di Shakespeare (regia di Filippo Dini). Dal 2003 fa parte del gruppo Narramondo diretto da N. Pannelli, con il quale prende parte alle Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea e collabora alla stesura di La Tragedia negata. Da Carlo Cecchi è stato scelto per il ruolo del Figlio nei Sei Personaggi in cerca dʼautore di Pirandello. ) 31 ( ALESSANDRO BALDINOTTI VALERIO BINASCO IAIA FORTE RINO MARINO Fiorentino, si diploma alla Civica Scuola dʼArte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano (Paolo Grassi) nel 1983. Lavora con Massimo Castri negli spettacoli Urfaust, J.G.Borkman, Il Berretto a sonagli, e Fede, speranza e carità. Partecipa a numerosi Festival Intercity del Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino diretto da molti registi stranieri. Fa parte della compagnia del Teatro Garibaldi di Palermo diretta da Carlo Cecchi prendendo parte a: Trilogia Shakespeariana, Le nozze e Leonce e Lena. Ha lavorato inoltre in spettacoli teatrali con i seguenti registi: Giancarlo Sepe, Armando Pugliese, PierʼAlli, Paolo Poli, Franco Però, Ferdinando Bruni, Massimo Navone, Barbara Nativi e Philippe Wilson. Nelle ultime quattro stagioni teatrali ha preso parte allo spettacolo Sei personaggi in cerca dʼautore di Pirandello con la regia di Carlo Cecchi. Si diploma alla Scuola del Teatro Stabile di Genova. Lavora intensamente con Carlo Cecchi, da Finale di partita di Beckett a La serra di Pinter e nella Trilogia Shakespeariana (Amleto, Sogno di una notte dʼestate, Misura per misura). Lavora con Franco Branciaroli (Re Lear di Shakespeare e Il revisore di Gogolʼ). Come regista, inizia come assistente di Carlo Cecchi per Nunzio di Spiro Scimone, di cui poi, firma la regia di Bar. La sua attività di attore e regista prosegue con lo Stabile di Genova, Firenze (Tradimenti di Pinter, Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg), Roma (regia de Il gabbiano di Cechov e attore in Edipo a Colono di Sofocle), con lo Stabile delle Marche (Lotta di negro contro cani di Kòltes) e Parma (Lo straniero di Camus, regista di Cara professoressa di Ljudmila Razumovskaja). Lavora alla radio e nel cinema; tra gli ultimi film: Lavorare con lentezza di Guido Chiesa e Texas di Fausto Paravidino. Nata a Napoli, diplomata al Centro Sperimentale di Cinematografia, ha debuttato in teatro con Toni Servillo, vincendo per Il Misantropo di Moliere il premio della critica come migliore attrice. Ha collaborato a lungo con il gruppo “Teatri Uniti”. Sempre in teatro ha lavorato con Leo De Berardinis, Mario Martone, Carlo Cecchi, Federico Tiezzi, Emma Dante, Valerio Binasco e Luca Ronconi partecipando a spettacoli tra i più premiati dalla critica degli ultimi anni. Ha esordito sul grande schermo con Libera di Pappi Corsicato, con cui ha interpretato anche I buchi neri, I Vesuviani e Chimera. Sempre al cinema ha lavorato con Nichetti, Ferreri, De Bernardi, Martone, De Maria, Risi ottenendo due Nastri dʼargento, un David di Donatello, e un premio Sacher come miglior attrice protagonista. Laureato in medicina e chirurgia, presso lʼUniversità di Palermo e specializzato in psichiatria, con la tesi “Drammaterapia: aspetti teorici e metodologici e riflessioni su unʼesperienza di drammatizzazione con pazienti cronici”, parallelamente allʼattività di medico, ha frequentato laboratori teatrali con Carlos Riboty, Gary Brackett (Living Theatre), Julian Vargas, Grant Mc Daniel, Yuriy Kordonskiy ed ha scritto, interpretato e diretto numerosi testi. Dirige la compagnia di pazienti con disagio psichico “Sukakaifa”, vincitrice di rassegne internazionali. Nel 2000 ha ricevuto il premio nazionale “Liolà”, per il teatro. Ha lavorato con Carlo Cecchi, come attore ed assistente alla regia, in Sei personaggi in cerca dʼautore di L. Pirandello, e con Paolo Graziosi ne La lezione, di E. Ionesco e Il teatrante, di T. Bernhard. ) 33 ( DIEGO SEPE FRANCESCA LEONE Inizia a lavorare da attore e regista con il laboratorio teatrale BarDeFé di Umberto Serra a Napoli, frequentato dal ʼ95 al ʼ98. In seguito da attore condivide con Pierpaolo Sepe un percorso articolato tra la messa in scena di classici (Antigone di Sofocle, Filottete nella riscrittura di H. Müller, Edoardo II di C. Marlowe, Finale di partita di S. Beckett) e lo studio di autori contemporanei (Per un pezzo di pane e Il soldato americano di R.W. Fassbinder, Mauser di H. Müller, La fine del Titanic di H. M. Enzensberger, La divina mimesis di P. P. Pasolini). Lavora tra gli altri con M. Martone, G. Vacis, G. Sepe, CossiaDiFlorioVeno, M. Plini, P. Zuccari, R. Keradmann e H. Taheri. Romana. Insegnante di professione si è dedicata al teatro per passione seguendo annualmente seminari e corsi. Ha partecipato a corsi di doppiaggio con Serena Michelotti e Giorgio Lopez. Con questʼultimo ha recitato in Memorie di uno scampato. Entra a far parte della compagnia di Carlo Cecchi nel ruolo dellʼattrice giovane in Sei Personaggi in cerca dʼautore. ANDREA GIANNONI (assistente alla regia) Nato a Firenze nel 1968. Dopo il diploma al Centro di Ricerca e Sperimentazione Teatrale di Pontedera sulle teorie e pratiche di Grotowsky con Oida Salmon, Bacci e Barba, si laurea in sociologia delle comunicazioni. Dal 1990 abbraccia professionalmente il Teatro, che riconosce in Carlo Cecchi. Nel 2001 fonda i MaTe – manufatti teatrali. Attualmente vive e lavora in Toscana, dove insegna alla scuola primaria e dirige un folto gruppo di attori istintivi con i quali rappresenta testi classici in spazi teatrali non convenzionali. ) 35 ( tournèe 2007 6, 7 febbraio - Urbino, Teatro Sanzio (anteprima) 9 > 11 febbraio - Ascoli Piceno, Teatro Ventidio Basso (anteprima) 14 febbraio 4 > marzo - Napoli, Teatro Mercadante (prima nazionale) 6 > 11 marzo - Firenze, Teatro della Pergola 13 marzo 1 aprile - Roma, Teatro Valle 2 > 4 aprile - Chieti, Teatro Maruccino 10, 11 aprile - Macerata, Teatro Lauro Rossi Un ringraziamento particolare a Lella Mazzoli, Assessore Cultura e Turismo della Città di Urbino ad Angelo Brincivalli, Maria Bertone, Bruno Alessandrini e Aldo Bernardini (Comune di Urbino). a Barbara Mancia e Daniela Castiglione (Amat) e a Stefano Miotto (Scuola di Scenografia Accademia di Belle Arti di Urbino) testi libretto a cura di Beatrice Giongo e Gilberto Santini progetto grafico A.M modi di vedere foto di scena Bobo Antic e MikeMike stampa Grafiche Martintype ) 37 ( ������ ������� ����� ������ FONDAZIONE “LE CITTÀ DEL TEATRO” - TEATRO STABILE DELLE MARCHE direttore Raimondo Arcolai soci fondatori direttore amministrativo Comune di Ancona David Alessandroni Regione Marche direttore della rete teatrale Provincia di Ancona Sandro Pascucci Provincia di Pesaro e Urbino responsabile amministrativo Comune di Fabriano Katya Badaloni Comune di Cagli responsabile produzioni Comune di Urbania e iniziative speciali Comune di Macerata Feltria Francesca Moretti Comune di Camerano responsabile distribuzione Comune di Loreto e organizzazione Comune di Numana Marta Morico Comune di Sirolo responsabile comunicazione Aethra s.p.A. e ufficio stampa Gruppo Moretti Comunicazione Beatrice Giongo Giampaolo Giampaoli responsabile teatro delle muse Gaetano Migliarini e organizzazione scuola di recitazione Annamaria Latilla responsabile gestione del personale consiglio dʼamministrazione e rapporti con il ministero presidente Simona Cianci Fabio Sturani responsabile sponsor e ufficio gruppi vice presidente Benedetta Morico Simonetta Romagna contabilità Gerardo Bendelari Giancarlo Galeazzi Laura Fabbietti Marta Monaci Claudia Meloncelli Sandro Giorgetti Cinzia Trafficante Italo Grilli responsabile tecnico Giorgio Moretti Mauro Marasà segretario amministrativo segreteria e assistenza promozione Lorenzo Ramadù Mariani Maria Vittoria Raffaelli organo di sorveglianza Daniele Grilli Katia Monceri Alessia Mariani Teatro Stabile delle Marche revisori dei conti via degli aranci 2 b - 60121 Ancona tel. + 39 071 5021611 presidente fax + 39 071 5021620 Paolo Furgiuele numero per il pubblico +39 071 5021630 Mauro Gabrielli www.stabilemarche.it [email protected] Giancarlo Ricci ASSOCIAZIONE TEATRO STABILE DELLA CITTAʼ DI NAPOLI SOCI FONDATORI Comune di Napoli Regione Campania Provincia di Napoli Comune di Pomigliano dʼArco Istituzione per la promozione della cultura del Comune di San Giorgio a Cremano CONSIGLIO DʼAMMINISTRAZIONE Rossana Rummo (Presidente) Laura Angiulli Angela Maria Azzaro Giulio Baffi Francesco Barra Caracciolo Giuliana Gargiulo Sergio Sciarelli COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI Francesco Nasta (Presidente) Fabio Benincasa Clementina Chieffo DIRETTORE Roberta Carlotto COMITATO ARTISTICO Renato Carpentieri Enzo Moscato PRODUZIONE E PROGRAMMAZIONE Mimmo Basso Marzia DʼAlesio Francesca Nicodemo AMMINISTRAZIONE Gilda Giannini Monica Verde SEGRETERIA Rosanna Cuomo Salvatore Cardarelli Antonio Devoto UFFICIO STAMPA, COMUNICAZIONE, EDITING Sergio Marra Stefania Maraucci PROMOZIONE Anna Minichino LOGISTICA Paolo Buffardi COORDINAMENTO TECNICO Fulvio DellʼIsola TECNICI Peppe Cino Marcello Iale Enzo Palmieri Luigi Sabatino BIGLIETTERIA E SERVIZI DI SALA S. Ferdinando s.r.l. Luciano DellʼIsola Donatella Maggio MANUTENZIONE E PORTINERIA Raffaele Braccio Ciro De Martino Mario De Serpis DʼAmato Giovanni Esposito Pasquale Femia Vincenzo Ranieri Alfonso Stefanelli PROGETTO COMUNICAZIONE Arkè Mercadante Teatro Stabile di Napoli piazza Municipio - 80133 Napoli tel. + 39 081 5510336 - 081 5524214 fax + 39 081 5510339 biglietteria tel.+ 39 081 55103396 www.teatrostabilenapoli.it [email protected] ) 39 assistente alla regia Andrea Giannoni, assistente costumista Virginia Gentili, disegno luci / capo elettricista Giampaolo De Maria, macchinista Edoardo Romagnoli, sarta Marianna Peruzzo, direttore tecnico allestimento / direttore di scena Roberto Bivona, direttore di produzione Marta Morico, ufficio stampa Beatrice Giongo pittore scenografo Rinaldo Rinaldi, realizzazione scena D.exM. Laboratori (Calcinelli di Saltara, PU), costumi Tirelli Costumi (Roma) - Daniele Gelsi (Gualdo Tadino, PG) - Marianna Peruzzo, calzature Pompei (Roma), parrucche Rocchetti &Rocchetti (Roma), trasporti Mondial Trasporti (Roma)