padre dehon chi sei? chi sei per noi?
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padre dehon chi sei? chi sei per noi?
TRATTI DELLA FIGURA DI PADRE DEHON PADRE DEHON CHI SEI? CHI SEI PER NOI? Gabriel Pisarek, scj Introduzione In questo contributo presentiamo alcuni esempi dell’originalità e complessità della personalità di p. Dehon. Grazie alla complessità e ricchezza del suo carisma ciascuno di noi può trovare nella persona del nostro fondatore qualcosa d’importante e significativo per se stesso. Grazie alla sua ricchezza possiamo affrontare anche le difficoltà. Tenendo presente le varie esperienze e mettendo l’accento sui diversi elementi della spiritualità dehoniana, vediamo che il nostro modo di vivere il carisma dehoniano è differente, e a volte trovare gli elementi comuni è difficile. 1. P. Dehon e la sua personalità In questa prima parte, possiamo trovare la risposta alla domanda chi è p. Dehon per me, e anche chi è la persona del fondatore per la mia comunità. Quali elementi del suo carisma sono per me importanti? Uomo forte o debole, delicato o potente? Considerando la personalità del nostro fondatore possiamo avere l’impressione che egli fosse una persona delicata, fisicamente debole, con una salute fragile, al quale piaceva accompagnare la mamma in chiesa o quando attendeva al suo lavoro nel giardino coltivando le piante. Mentre, suo 105 fratello maggiore Enrico passava il tempo con il padre durante le sue cavalcate 1. Questa immagine però non è vera e viene subito sfatata, basta ricordare che nonostante la debole salute, il nostro fondatore ha vissuto fino a ottantadue anni, ma la sua forza la cogliamo nella corrispondenza di p. Dehon col vescovo Duval. Da quel carteggio emerge il vero Leone che, con argomenti forti e chiari e con la sua forza interiore demolisce le obiezioni del vescovo contro l’approvazione definitiva della nostra Congregazione. In merito alla critica del vescovo che rimprovera: “la Congregazione per non aver saputo ancora realizzare nulla di solido”, p. Dehon risponde dicendo: “Il Collegio San Giovanni ha vent’anni di esistenza. Fra tutte le case di educazione non statale in diocesi, soltanto essa è solida. Chauny è chiusa. Laon è chiusa. Vervins agonizza. Il San Giovanni resiste bene (…). La casa del Sacro Cuore ha 19 anni di esistenza e nessun debito; Fayet ha 15 anni di vita; Sittard 14 anni; Lilla 13 anni; Val-des-Bois 10 anni, ecc. Molte Congregazioni sono state approvate prima di avere altrettante opere solide” 2. In un’altra obiezione, sempre lo stesso vescovo, sottolinea che gli alunni non hanno nessuna formazione teologica. P. Dehon ribatte: “Abbiamo 18 alunni a San Sulpizio. È forse là che essi sono privi di formazione?”. Poi continua: “Ne abbiamo 5 a Roma che frequentano l’Università Gregoriana, 7 a Lilla che vanno all’Università Cattolica, 14 a Lussemburgo ove seguono i corsi del seminario, un seminario d’élite che ha il valore di una facoltà teologica e che con l’assenso del Papa accorda il dottorato”3. In seguito egli domanda al vescovo Duval: “Qual è la diocesi che dà ai suoi seminaristi una formazione teologica migliore?” e continua con leggero sarcasmo: “Forse che a Soissons (diocesi del vescovo Duval) si giudicherebbero i nostri 80 scolastici dai due o tre che seguono un breve corso a San Quintino? Sarebbe giusto questo?” 4. Fra le varie critiche c’era anche questa: “I vostri soggetti abbandonano facilmente l’Istituto”. P. Dehon risponde in modo preciso: “Non più che altrove. In vent’anni, abbiamo fatto la vestizione a 350 soggetti, 200 ci sono 1 2 3 4 Cf. NVH 1, Ière Cahier, 6r-6v. A. VASSENA, «I rapporti di P. Dehon con i vescovi di Soissons», Studia Dehoniana 20 (1988), 186. Ibid., 187. Ibid., 187. 106 ancora. Dunque il 60% è rimasto. Le statistiche pubblicate dicono che i Gesuiti ne conservano il 25% i Domenicani il 12% ed i Trappisti il 4%” e concludendo la sua risposta dice: ”Noi non siamo certamente gli ultimi” 5. Ho citato ampiamente questa corrispondenza soltanto per mostrare la forza e la capacità di p. Dehon di affrontare con coraggio la sua difesa legittima che non ha niente a che vedere con l’atteggiamento del ragazzino che passava la maggiore del suo tempo con la mamma. Da queste risposte emerge una personalità coraggiosa e forte. Quando ha dovuto difendere la Congregazione lo ha fatto senza esitazione. Ma come persona era molto umile e ha eseguito con un’obbedienza eroica l’illegittima e ingiusta decisione dello stesso vescovo, lasciando il Collegio San Giovanni in altre mani e allontanandosene per sempre, e andando ad abitare alla casa Sacro Cuore. Questo fu uno dei più grandi sacrifici della sua vita. Dopo sedici anni si dimise dalla direzione del collegio, dove aveva vissuto per lungo tempo. Per capire meglio questo travaglio dobbiamo ricordare che il vescovo decise che p. Dehon conservasse il titolo di superiore del Collegio San Giovanni e la responsabilità finanziaria, ma lasciasse la direzione e risiedesse in un’altra casa della Congregazione. Questo è certamente il segno della forza. “Scienziato” o “uomo d’azione”? Sappiamo tutti anche che p. Dehon era una persona colta, aveva conseguito quattro dottorati, conosceva varie lingue, amava studiare e durante il suo lavoro nella parrocchia a Saint-Quentin lamentava spesso di non avere tempo per studiare. Contemporaneamente il suo grande zelo apostolico non gli permetteva di chiudersi in biblioteca per fare ricerca scientifica, profonda e lunga durante tutta la sua vita. Egli era una persona attiva, buon organizzatore di Congressi e della vita parrocchiale, in altre parole un uomo d’azione, dunque non uno studioso in senso stretto, sopratutto non aveva il carattere di uno scienziato. 5 Ibid., 188. 107 Questo lo vediamo anche analizzando i suoi scritti. Egli non ha mai fatto una sintesi del suo pensiero, ma ha scritto molto. I suoi scritti non sono il frutto dell’uomo che studia e ricerca, ma di un uomo d’azione 6. “Uomo d’azione” o “di contemplazione”? A volte p. Dehon si domandava se non fosse meglio dedicarsi alla vita religiosa contemplativa. Secondo padre Denis non si deve dare grande importanza a quest’aspirazione 7. Comunque egli aveva anche un desiderio di raccoglimento, silenzio, solitudine e preghiera. Questi desideri caratterizzano la vita religiosa, anzi la vita monastica; tuttavia questo tratto della sua personalità non va d’accordo con il suo permanente desiderio di visitare e viaggiare. Lui stesso confessa che: «… quando si è presentata l’occasione, ho fatto volentieri grandi viaggi» 8. Gli servono per studiare e capire meglio le varie società, ma questo comportamento può essere giustificato in vari modi. Uomo “dubbioso” o “sicuro di sé”? Secondo alcuni studiosi p. Dehon era una persona indecisa, perché durante il suo periodo parrocchiale ha cercato a lungo la sua vocazione, ripetendo ritiri, facendo un lungo discernimento per scegliere bene la sua vocazione religiosa. Anche questa opinione non è del tutto vera. Da anni egli conosceva la sua vocazione e ha sempre voluto diventare religioso. Questo desiderio lo sentiva dal tempo del Collegio a Hazebrouck. Nei suoi scritti racconta che voleva essere religioso e missionario 9. Questo desiderio lo accompagnò anche a Roma durante i suoi studi a Santa Chiara. 6 7 8 9 Cf. J. DE B. BRAGA, «Contemplazione e azione di padre Dehon», Dehoniana 1 (1999), 71. Cf. M. Denis, «Saggio storico sul programma apostolico di P. Dehon», Studia Dehoniana 5 (1973), 4-5. L. DEHON, Ricordi del 14 marzo 1912, n° 389. Cf. NHV 1, Ière Cahier, 29r . 108 P. Dehon considerava la vita religiosa come la sua vocazione specifica. Questa idea è presente come un ritornello nel diario di questo periodo 10. Nel periodo parrocchiale ha riflettuto molto su quale potesse essere il modo e il momento in cui abbracciare la vita religiosa. Non aveva dubbi sul fatto di dovere diventare religioso. Possiamo dire con certezza che la materia della scelta non era essere religioso o no, ma come e in quale modo diventare religioso, perché egli aveva dichiarato molte volte la sua volontà di entrare in una congregazione. Vari impegni apostolici lo hanno trattenuto dal realizzare il suo desiderio. Il periodo di lavoro in parrocchia a Saint-Quentin si conclude con la fondazione della Congregazione. In seguito, egli non ebbe mai dubbi e turbamenti spirituali che riguardassero la sua missione di fondatore. Molte volte egli dichiara: «Dio mi ha affidato l’Opera del Sacro Cuore, vuole che vi trovi la mia santificazione»11. La fondazione della Congregazione era per p. Dehon la conclusione di una lunghissima ricerca e del discernimento spirituale. Essa diventerà una sintesi dell’equilibrio che cercava dai tempi del seminario a Roma. La fondazione della Congregazione lo aiuta a immergersi nella contemplazione e, in seguito, ad impegnarsi nell’azione apostolica 12. 2. P. Dehon e alcuni tratti della sua spiritualità I riferimenti sopra ricordati mostrano una grande ricchezza e complessità della persona di p. Dehon e del suo carisma. Ora vorrei presentare quello che unisce le varie idee e vari elementi del carisma dehoniano. 10 11 12 Cf. Y. LEDURE, «Un homme, une idée, une congrégation. Le père Léon Dehon», Studia Dehoniana 36 (1994), 105; S. JARZYNA, «Genesi della nostra Congregazione», Dehoniana 2 (1977), Ed. ital., 85-86. NQ 3, XXV/1910, 43. Cf. J. DE B. BRAGA, ID., 69. 109 Uomo convinto che Dio lo ama Non pretendo di essere molto originale dicendo che il filo che unisce e mette insieme tutti gli elementi dalla spiritualità di p. Dehon è l’amore. Quest’amore lo vediamo nei suoi scritti, nel suo insegnamento e in tutte le sue azioni apostoliche. L’amore per Dio e per le anime spinge continuamente la sua spiritualità di oblazione riparatrice e tutte le sue preoccupazioni e attenzioni sociali. P. Dehon vede l’amore in tutti i momenti della sua vita, in tutti gli avvenimenti, a volte drammatici. Questa sua capacità di percepire l’amore di Dio in ogni momento e in ogni situazione della vita ci stupisce e meraviglia. Si tratta di un dono di Dio. Questa è la grande originalità di p. Dehon. Una grande esperienza dell’amore di Dio, che non è comune a tutti ma soltanto alle anime predilette. Possiamo dire che egli ha “toccato” quest’amore così “reale”, da non avere nessun dubbio, e anche le numerose difficoltà e croci non hanno potuto scuoterlo. Questa esperienza dell’amore di Dio è soprannaturale ed è un dono. Qui troviamo la sorgente del suo zelo apostolico, la sorgente dello spirito riparatore e la sorgente del suo impegno sociale. Tutto questo è un dono di Dio, che lui sperimentava in modo straordinario e incredibile. La preghiera – il modo di sperimentare l’amore di Dio La preghiera è per p. Dehon il modo più adatto di sperimentare l’amore di Dio. Egli scrive che le meditazioni dei misteri della vita di Gesù Cristo aiutano a trovare le tracce del suo amore e questo permette di amare meglio Gesù e capire meglio il suo amore 13. Anche la preghiera con la Sacra Scrittura lo conduce verso l’amore di Dio. Egli meditava moltissimi brani dell’Antico e del Nuovo Testamento nella luce dell’amore di Dio. Ovviamente il primo mistero del Nuovo Testamento che lo conduce verso questo amore è il mistero dell’Incarnazione. Egli ha riflettuto in modo 13 Cf. L. DEHON, L’année avec le Sacré-Cœur I, in ID., Œuvres Spirituelles, vol. 3, ED, Andria 1983,190-191. 110 profondo le parole della Scrittura “Ecce venio ed Ecce ancilla” che rimandano all’incarnazione, che era per lui l’opera dell’amore 14. P. Dehon aveva una grande familiarità e conoscenza della Parola di Dio. Leggeva la Scrittura fin dal tempo del suo soggiorno a Parigi, dove insieme con il suo amico Léone Palustre si svegliava alle cinque di mattina e iniziava la giornata con mezz’ora di lettura della Bibbia15. Le citazioni bibliche nelle sue opere sono numerose e si presentano in forme diverse. Molto spesso non cita la Scrittura in modo letterale. Quando si impegna in commenti non utilizza l’esegesi specialistica della Bibbia e i suoi commenti biblici presentano una caratteristica non scientifica, è l’uso che fa la persona che prega e che si alimenta ogni giorno con la Parola di Dio 16. Nonostante questo uso non sempre corretto e scientifico della Scrittura egli dice che dobbiamo studiare la Sacra Scrittura perché è una manifestazione del Sacro Cuore 17. Del vangelo scrive che è come la Santa Eucaristia, il sacramento del Cuore di Gesù. Dice che nelle Sante Parole è nascosto l’amore di Dio e le sue grazie 18. La lettura della Bibbia era per lui un’occasione per trovare l’amore di Dio. Questa tensione verso l’amore di Dio la vediamo anche durante i ritiri da lui fatti. Sugli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola, che fece spesso, scrive così: “Ho profondamente gustato questi esercizi, e non ho mai smesso di amarli. Hanno però qualche cosa che non si adatta al mio temperamento e neanche alla mia grazia: fanno attendere parecchi giorni prima di parlarci dell’amore di Dio”. «L’uomo è creato per lodare, onorare e servire Dio nostro Signore, e mediante questo, salvare la propria anima». Non saprei fermarmi là e il mio cuore mi dice subito che l’uomo è stato creato soprattutto per amare 14 15 16 17 18 Cf. J. BERNACIAK, Miłość i wynagrodzenie, Wydawnictwo Księży Sercanów Dehon, Kraków 2004, 72-81. Cf. NHV 1, IIe Cahier, 2v. A. PERROUX, Les grandes lignes d’une expérience spirituelle : Galates 2, 19-20 et Père Dehon, Dehoniana 1 (2011), 47. Cf. L. DEHON, Couronnes d’Amour au Sacré-Cœur Ière, in ID., Œuvres Spirituelles, vol. 2, ED, Andria 1983, 238. Ibid., 261-262. 111 Dio. Non era questo il fine principale che Dio aveva previsto? Non è questo che ci chiede per primo nel decalogo?” 19. Presentando le note dei suoi Esercizi Spirituali, vediamo che l’esercizio sul «Principio e fondamento», p. Dehon lo completa con il concetto di amore. Secondo lui Dio ha creato l’uomo per amarlo e lo scopo principale dell’uomo è amare Dio. Costatiamo, dunque, che il nostro fondatore, quasi con una specie d’impazienza, parla sovente dell’amore di Dio, prima di quanto suggerisca sant’Ignazio, anche se nelle idee del santo di Manresa si può sempre individuare l’amore di Dio, visto che tutti i concetti presenti nel fondamento del suo libro trovano la loro base nell’amore di Dio. Il fondamento è il primo esercizio che propone il santo di Manresa, mentre l’ultimo è la contemplazione «Ad amorem», che anche p. Dehon fece molte volte. Questa contemplazione fu per lui un’ispirazione a scrivere uno dei suoi testi spirituali. Nella prefazione della «Vie d’amour», scrive che, tramite questa opera, vorrebbe offrire aiuto alle persone a vivere nell’amore ricevuto durante gli Esercizi di sant’Ignazio, ma soprattutto in seguito alla contemplazione per ricevere l’amore. Dice che le meditazioni del suo libro sono un mese di ritiro «Ad amorem». Aggiunge che non vuole sostituire gli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola, ma soltanto aiutare a conservare e moltiplicare i frutti ricevuti durante questi esercizi 20. Sant’Ignazio di Loyola nei suoi esercizi prevede una volta questo esercizio, dunque con la ripetizione l’esercitante deve dedicare per questo una mezza giornata; invece p. Dehon dedica a quello un mese, egli vorrebbe contemplare l’amore di Dio trenta giorni. Questo esempio mostra da solo questa tensione del nostro fondatore a contemplare l’amore di Dio. L’altro esempio degli scritti di p. Dehon, che in modo particolare presentano l’amore di Dio e dove p. Dehon chiede la grazia di amare Dio meglio, è «Couronnes d’Amour» 21. 19 20 21 NHV 3, IVe Cahier, 125. Cf. L. DEHON, De la vie d’Amour envers le Sacre Cœur de Jésus. Trente-trois Méditations pouvant servir pour le mois du Sacre-Cœur, in ID., Œuvres Spirituelles, vol. 2, ED, Andria 1983,9; A. BOURGEOIS, «Pour une Théologie de la charité et de la vie d’amour», Studia Dehoniana 16 (1990), 260. Questa opera troviamo in Œuvres Spirituelles, vol. 2, ED, Andria 1983, 175-290. 112 L’apostolato – segno dell’amore Ovviamente questa idea era presente non soltanto nella vita di preghiera del nostro fondatore ma anche nel suo apostolato. “In circa quattro anni e mezzo di apostolato a San Quintino, l’abbé Léon aveva fondato un Patronato e un Circolo Operaio, fatto accogliere in città le Ancelle del Sacro Cuore, disposto la nascita di un giornale cattolico, istituito l’Ufficio Diocesano delle Opere Cattoliche ed un Oratorio per sacerdoti; organizza un’Inchiesta diocesana per conoscere la situazione della Opere cattoliche esistenti in diocesi e promuove un piccolo Congresso a Liesse. Infine creò un Circolo studentesco” 22. Tutto questo egli lo fece perché voleva mostrare e annunciare l’amore di Dio. Nel suo apostolato egli non cercava se stesso, per lui le sue moltissime opere non erano un mezzo di mostrare la sua grandezza e saggezza; tramite loro egli non cercava di mostrare le sue capacità. Sappiamo questo perché voleva lasciarle. Nelle sue memorie p. Dehon menziona di aver scritto ai padri dell’Immacolata di Rennes e anche ai fratelli di San Vincenzo de’ Paoli e a molte altre famiglie religiose, chiedendo aiuto e verificando la possibilità di cedere loro le sue opere. Purtroppo ricevette sempre risposte negative. Egli ricorda che si sentiva come imprigionato nella parrocchia a San Quintino 23. I viaggi gli hanno offerto l’occasione di sperimentare l’amore di Dio. Nelle sue memorie possiamo leggere: “Questi grandi giorni della settimana santa a Gerusalemme sono più commoventi di quanto si possa esprimere. Si seguono tremando tutte le tappe della Passione e della Resurrezione. Ad ogni ora del giorno, contemplando i misteri sacri, si può dire: era lì. È lì che Gesù ci ha dato questo segno del suo amore” 24. Riassumendo possiamo dire che la sua preghiera, i suoi scritti, i viaggi e il suo lavoro apostolico erano ispirati dall’amore di Dio. Questo lo vediamo anche nella devozione al Sacro Cuore, che nella sua vita occupava un posto centrale. 22 23 24 A. VASSENA, «I rapporti di P. Dehon con i vescovi di Soissons II parte», Dhoniana 3 (1984), Ed. ital., 261. Cf. NHV 7, XIIe Cahier, 156. NHV 2, IVe Cahier, 1. 113 Ovviamente per p. Dehon il cuore di Gesù è un simbolo di amore incredibile, ma non soltanto. Scrive così: «Il cuore è, dunque, più che il simbolo dell’amore, l’organo più intimamente associato ai movimenti affettivi dell’anima. Si può dire che esso è il simbolo dell’amore, ma è un simbolo vivo e partecipe degli atti che simboleggia» 25. Per lui il Cuore trafitto non era soltanto il segno dell’amore, ma la vera fonte della nuova vita 26. Possiamo dire che era la vera fonte dell’amore. L’Eucaristia – segno e dono dell’amore di Dio Per p. Dehon, il più grande e importante segno dell’amore di Dio è l’Eucaristia. Per lui questo sacramento è un segno dell’iniziativa di Dio e il suo grande dono. La tratta come il mezzo migliore per ottenere l’unione con Dio 27. Secondo lui l’Eucaristia è un mezzo dell’unione dell’anima dell’uomo con Dio. L’Eucaristia sempre riempie l’anima della sua grazia 28. Dice anche che non si tratta di un semplice esercizio che i membri della Congregazione devono fare. La tratta come il momento più importante, culmine di ogni giorno, perché nell’Eucaristia Dio stesso si offre ed è offerto 29. Durante gli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio fece la contemplazione sulla Santa Messa che non è prevista da sant’Ignazio, ma p. Dehon scrive che questo esercizio è opportuno. Durante questo esercizio prega: “Datemi, Signore la piena intelligenza della grandezza del santo sacrificio, della santità infinita di questa azione in cui voi siete l’attore principale, in cui sono presenti gli angeli, adoranti e tremanti, in cui sono in gioco i più grandi interessi: la gloria di Dio, il bene della Chiesa, la salvezza dei vivi e dei morti. Perdonatemi, Signore, tutte le negligenze di cui mi sono reso colpevole e non permettete più che io ricada nella tiepidezza” 30. Questa 25 26 27 28 29 30 NQ 5, XXXIX/1915, 89. Cf. J. SCHROEDER, «Il Sacro Cuore simbolo dell’amore di Dio», Dhoniana 2 (1984), Ed. ital., 110. Cf. J. BERNACIAK, ID., 139. Cf. NQ 1, I/1868, 127-128. Cf. S. FALLEUR, «Cahiers. Conférences et sermons du Père Dehon aux novices, (9 novembre 1879-21 octobre 1881)», Studia Dehoniana 10 (1979), 114. NQ 1, RB/1893, 142. 114 preghiera presenta bene la grande devozione di p. Dehon all’Eucaristia. Questa contemplazione s’inquadra nella spiritualità dehoniana, dove l’Eucaristia, come segno dell’amore di Dio, occupa il posto principale. Quando parliamo sull’Eucaristia in p. Dehon dobbiamo sottolineare anche il posto privilegiato dell’adorazione eucaristica nella sua spiritualità. Egli si esprime così: “Avremo sempre le opere, ma la nostra occupazione principale sarà l’adorazione del Santo Sacramento” 31. Ovviamente questa affermazione di p. Dehon non significa che egli vorrebbe diminuire l’importanza del lavoro pastorale, perché lui stesso fu sempre un grande e infaticabile esempio di zelo apostolico. Dicendo così, egli vuole mettere in risalto la sorgente dalla quale ogni membro della Congregazione deve attingere la forza e le motivazioni per il suo servizio agli altri 32. Secondo p. Dehon l’adorazione eucaristica è la risposta di amore di ogni sacerdote del Sacro Cuore e di ogni uomo a questo amore di Dio 33. Come scrive nel suo diario: «In queste adorazioni noi offriamo al Cuore di Gesù ciò che egli domanda: un culto d’amore e di riparazione» 34. Un bel riassunto del pensiero di p. Dehon sull’Eucaristia lo troviamo nel “Direttorio Spirituale” (nn. 27, 39-41, 128-133, 198); invece l’influsso del suo pensiero lo troviamo nelle nostre Costituzioni (nn. 5, 17, 31, 59, 8084) 35. 31 32 33 34 35 S. FALLEUR, ID., 113. Cf. G. GIRARDI, «Il progetto di Dio nella vocazione e missione dei Sacerdoti del S. Cuore», Studia Dehoniana 8 (1975), 61. Cf. U. CHIARELLO, «Carisma del fondatore e spiritualità dehoniana », Studia Dehoniana 28 (1991), 92-93. NQ 3, XXV/1909, 5. Un commentario interessante di questi punti delle nostre Costituzioni lo troviamo nel libro di p. Avelino Diez Garcia SCJ, su “Eucaristia y comunidad S.C.J.”. 115