Le “Mappe Concettuali”
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Le “Mappe Concettuali”
LE “MAPPE CONCETTUALI” Le “mappe concettuali” (o “mentali”, “semantiche”) sono uno strumento concepito originariamente per aiutare le persone a organizzare le informazioni apprese (in un corso o attraverso la lettura di un libro) e, in questo modo, per facilitarne la memorizzazione. Sono ritenute molto efficaci. Per questo motivo possono essere utilizzate nella valutazione degli apprendimenti, dal momento che possono rappresentare i principali concetti approfonditi in un percorso formativo e anche la loro organizzazione cognitiva. In un percorso di formazione di operatori sociali, volto a fornire le competenze per un ruolo relativamente nuovo nel sistema socio-sanitario e sul quale si stava sperimentando anche il processo di sviluppo delle competenze, si decide di verificare quali informazioni – tra le tante fornite – sono state trattenute dai partecipanti e con quali collegamenti tra i concetti. L’idea era quella di compiere questa operazione e mettere poi a confronto i costrutti mentali dei partecipanti con quelli dei docenti, per verificare se questi ultimi avessero trasferito anche l’organizzazione delle idee, oltre alle stesse, ai partecipanti al corso. Si decise anche di proporre al gruppo classe di lavorare assieme per costruire le mappe mentali. Infatti si era poco prima della fine del percorso e si temeva che le singole persone potessero non aver trattenuto un numero sufficiente di informazioni per organizzarle in modo soddisfacente. In pratica, si è pensato che questa operazione avrebbe consentito anche di sviluppare meglio la fase di sintesi del percorso formativo. Nella realtà, le cose andarono in modo lievemente differente: i docenti non fornirono mai una loro mappa concettuale e non fu possibile quindi confrontarla con quella costruita dai corsisti; in cambio, però, il loro prodotto fu alla base di una dispensa che loro stessi completarono al termine del percorso formativo e che venne considerato dagli esperti un “prodotto eccellente”. Esempio di protocollo Allegato n° 2: Mappa Concettuale Mappa concettuale appositamente creata a titolo di esempio sul tema della valutazione dei gruppi di lavoro. Com’è fatto? Il prodotto del lavoro delle Mappe Concettuali è un foglio al centro del quale è posto il concetto cardine che si intende esplorare. Attorno a questo concetto sono disposti, in una forma spaziale che ha una logica, un determinato numero di “parole chiave” che rappresentano concetti collegati a quello centrale. Ciascuna di queste parole sarà scritta con uno stile ed un colore che rappresentano, in modo simbolico, l’accezione specifica con cui i termini vanno intesi. Questi segni grafici devono anche riuscire ad attrarre l’attenzione sui concetti più importanti, pur senza sostituirsi alle parole che rimangono il contenuto principale delle mappe mentali. I termini sono collegati tra loro con segni grafici (frecce, linee, insiemi, parentesi graffe…) che rappresentano, in modo convenzionale ed evocativo, i rapporti tra di essi: conseguenze temporali, nessi causali, associazioni per similarità ecc. Cosa “misura” Conoscenze: Le mappe mentali sono certamente una misura delle conoscenze, ma, come altri strumenti elencati in questa pubblicazione, ha un limite che rappresenta – allo stesso tempo – un grande pregio: lo strumento cerca infatti di enfatizzare l’aspetto di come le informazioni vengono collegate le une con le altre, piuttosto che esplorare la quantità delle stesse. 1 Pertanto, se la necessità è quella di valutare la quantità delle informazioni in possesso delle persone (come, ad esempio, quando è necessario conoscere tutti gli ingredienti di una ricetta salvo produrre un cibo di cattiva qualità), si farà ricorso ad uno strumento standard tipo “test”. Se invece, è importante che le conoscenze vengano ben organizzate tra di loro e rispetto al sapere precedente (un esempio potrebbe essere la conoscenza di una nuova procedura di lavoro che va a sostituire, ma solo in alcuni casi, una precedente), allora la Mappa concettuale diventa uno strumento prezioso. Abilità pratiche: La mappa concettuale non è uno strumento particolarmente valido per “misurare” il possesso di abilità pratiche. Può fornire qualche informazione qualora venga proposto sotto forma di “diagramma di flusso” (che non è propriamente una mappa concettuale) che ripercorra i passaggi di un’operazione concreta. Va però precisato che il conoscere in teoria i passaggi per eseguire un compito non può predire in modo fedele che la persona sia in grado di eseguirlo in maniera corretta. Rimangono infatti escluse tutte quelle capacità “corporee” di esecuzione di compiti manuali che non sono valutabili in una prova “carta e matita”. Attitudine al ruolo: Di nuovo, occorre sottolineare che la Mappa concettuale è una prova che mette in luce aspetti cognitivi delle persone. L’attitudine al ruolo prevede che, oltre a questi, si giochino anche caratteristiche della personalità dell’individuo oltre che buona parte di tutto il suo “mondo emotivo” (timori, ansie, desideri…). La mappa concettuale è però in grado di rendere espliciti quali sono i fattori che vengono associati dalle persone a determinati concetti che possono essere anche centrali in alcuni problemi lavorativi. Si pensi, ad esempio, all’importanza di quali concetti vengano associati al termine “giustizia” da parte di un agente di polizia locale e di come questi possano essere fortemente correlati ad un approccio più “repressivo” piuttosto che “conciliante”. A chi si propone Sebbene l’obiettivo sia la valutazione di un livello sofisticato delle conoscenza, non per questo va considerato uno strumento complesso e da utilizzare solo con persone di cultura e capacità intellettive superiori alla media. Questa affermazione trova radici in due tentativi riusciti di utilizzo delle mappe concettuali con persone con lieve ritardo mentale e disagio psichico. Ovviamente si tratta di semplificare le consegne: il modo migliore ci sembra possa essere quello di dare un compito per volta: elencare su singole etichette i termini collegati a quello dato; scriverli con il colore (e nel modo) più appropriato; individuare un simbolo che li rappresenti; incollare quindi le etichette prodotte su un foglio che riporta al centro il tema chiave, facendo attenzione alla distanza e alla posizione (si possono disegnare dei cerchi concentrici e delle sezioni per agevolare il compito); unire nello stesso insieme i termini che fanno parte di categorie omologhe; tracciare delle frecce di collegamento tra i concetti o le categorie tra loro connessi; completare con altri segni ritenuti significativi. Quando lo si propone Può essere proposto in qualsiasi momento del percorso, anche prima dell’avvio. Infatti, salvo questioni molto tecniche e completamente sconosciute ai più, tutti colleghiamo i concetti che conosciamo, ad altri concetti che riteniamo coerenti. Vedere come evolvano questi collegamenti, scoprire che le persone modificano il proprio quadro concettuale, che vi aggiungono nuovi concetti sinora ignoti oppure conosciuti ma ritenuti lontani. Tutto questo è possibile proponendo – nell’arco di un corso sufficientemente lungo – più volte la costruzione di mappe mentali individuali o in piccoli gruppi. 2 Come si prepara La preparazione è piuttosto semplice, da un punto vista delle informazioni da raccogliere: si tratta di condividere con lo staff dei docenti quale sia il tema centrale attorno al quale concentrare l’attenzione dei corsisti. Ci si assicuri soltanto di riuscire a rendere ben esplicito il tema anche per persone che potrebbero – soprattutto in una fase iniziale del corso - fraintendere le terminologie più specifiche. Si tratta, a questo punto, di procurare il materiale necessario per il lavoro. Se questo è proposto individualmente, potranno essere sufficienti dei fogli A4 (anche se sono da preferire fogli più grandi, tipo A3). Si proporrà alle persone di lavorare direttamente sul foglio e quindi, per migliorare il lavoro finale, si raccomanderà loro di utilizzare inizialmente la matita, nel caso poi volessero spostare alcuni concetti per avvicinarli o allontanarli da altri. Saranno infine necessari dei colori per completare, da un punto di vista grafico, il lavoro. Se invece la si propone come un’attività di gruppo, allora sarà necessario dotarsi di una lavagna a fogli mobili, così da affidare a ciascun gruppo un foglio sul quale lavorare. Sarà inoltre più semplice far scrivere i concetti su foglietti adesivi così che possano poi essere collocati sul foglio individuandone la collocazione per approssimazioni successive. Un ultimo suggerimento tratto dall’esperienza pratica: come documentazione di questi prodotti poco maneggevoli, può essere utile avere una piccola macchina fotografica digitale che permetta di allegare ad un eventuale rapporto conclusivo l’immagine originale della mappa concettuale prodotta. Come si propone Individuale o di gruppo? Come è già stato accennato in precedenza, può essere proposta sia ai singoli che a gruppi. Questi ultimi, ovviamente, saranno piuttosto piccoli (4-6 persone) per favorire la partecipazione al prodotto da parte di tutti i membri. Il setting individuale ha come criticità il rischio che le persone siano frettolose nel concludere il compito. Per ovviare a ciò, si suggerisce di presentare un passaggio per volta, dedicando un tempo adeguato per ciascuno di essi. È anche possibile introdurre piccole varianti che sfruttino l’efficacia del gruppo nel produrre idee: la parte di elencazione dei concetti collegati può essere fatta in gruppo, chiedendo poi ai singoli di sceglierne un certo numero fisso di particolarmente rilevanti e quindi di organizzarli sulla propria mappa concettuale personale. Il setting di gruppo, invece, non garantisce che tutti partecipino al lavoro. In particolare, questo potrebbe avvenire nella fase di riorganizzazione dei concetti, dove è necessario fare un continuo lavoro di negoziazione. Anche in questo caso si può usare un accorgimento per venire incontro ai gruppi, permettendo loro di produrre più di una mappa, così da permettere a ciascuno di rappresentare la propria idea. Chi lo presenta e come Sebbene la mappa concettuale sia uno strumento utilizzato anche (e soprattutto) in altri contesti (pedagogico, innanzi tutto, per sviluppare le capacità di apprendimento e memorizzazione), le persone si dichiarano spesso in difficoltà nel gestirlo. Pertanto, la pratica ci suggerisce di dare il compito della conduzione del momento di lavoro ad un operatore che abbia già sperimentato lo strumento, anche se non ha invece familiarità con i concetti da affrontare. Questa modalità ha anche la possibilità preziosa di lavorare in parallelo con i docenti e gli esperti e chiedere loro di produrre una mappa concettuale parallela da confrontare con quella prodotta dai singoli o dai gruppi. Chi ne raccoglie gli esiti e come Se viene accolta la precedente proposta di far condurre il processo di produzione delle mappe mentali ad un soggetto terzo che si occupa del processo, allora è naturale che la persona che le raccoglie sarà sempre lo stesso conduttore. 3 In questo caso, i docenti – o eventuali esperti – verranno chiamati comunque in causa e questo non sarà ovviamente celato ai corsisti. La restituzione, però, non sarà immediata, ma verrà fissata una sessione ad hoc per rivedere le mappe mentali prodotte dai gruppi con i commenti dei docenti. Come si raccolgono e rielaborano le informazioni Si possono descrivere due modalità di lavoro che presentano differenze anche significative: il lavoro in parallelo tra i corsisti e i docenti/esperti; il lavoro dei soli corsisti che viene poi affidato agli esperti per un commento guidato. Avendo la possibilità organizzativa, suggeriamo la prima modalità. Ovvero, l’esperto di conduzione del lavoro delle mappe concettuali troverà modo di lavorare anche con i docenti (o eventuali esperti della materia) in una sessione di un paio d’ore circa. In questo incontro, al docente verrà richiesto – analogamente a quanto viene chiesto ai corsisti – di elencare tutti i principali concetti che ritengono strettamente collegati a quello che si sta esplorando. Si lascerà ovviamente il tempo necessario a completare questo elenco. Si può anche proporre al docente di aiutarsi con i testi, così da avere un prodotto il più completo possibile. A questo punto – e sempre in parallelo con quanto verrà proposto ai partecipanti – si chiederà di trascrivere i concetti sul foglio che riporta al centro il concetto principale, posizionandoli in funzione della distanza/vicinanza dal centro e della relazione tra loro. I concetti verranno trascritti nel colore e nel modo che il docente riterrà più opportuno e assocerà ad ogni concetto un simbolo grafico che lo rappresenti. Concluderà il prodotto con segni che indichino raggruppamenti tra concetti; linee che associno concetti in funzione di criteri che verranno esplicitati; altri segni grafici che indichino particolare caratteristiche rilevanti da segnalare del concetto esplorato. A questo punto, l’esperto di valutazione avrà a disposizione un termine di confronto ottimale con cui parametrare i prodotti dei singoli corsisti o dei gruppi. Definiamo questo termine di confronto il “documento master”. La comparazione sarà basata sulle seguenti variabili: - Numerosità dei concetti inseriti nella mappa (se non erano stati posti dei vincoli) - Presenza di concetti analoghi a quelli del documento master - Presenza di concetti innovativi e loro coerenza (quest’ultima valutata da un esperto della materia) - Grado di precisione della terminologia utilizzata per descrivere i concetti rispetto al documento master - Presenza di raggruppamenti tra concetti analoghi a quelli del documento master - Grado di precisione della terminologia utilizzata per definire i raggruppamenti rispetto al documento master - Analogie nell’utilizzo della simbologia che caratterizza di vari concetti. - Numerosità dei collegamenti segnalati in relazione a quelli segnalati dal documento master - Analogie nei collegamenti tra i vari concetti (con particolare riferimento ai collegamenti tra i concetti aggiunti da chi ha prodotto la mappa concettuale) - Posizionamento relativo dei concetti (si presta più attenzione alla dimensione lontananza/vicinanza piuttosto che alla collocazione spaziale sopra/sotto o destra/sinistra, salvo che non vi siano indicazioni specifiche in merito) Per tutte le analogie riscontrate, si può decidere che il valore di queste sia sicuramente positivo. Detto in altri termini, tanto più i prodotti dei singoli/gruppi assomigliano al documento master, tanto più positivo sarà il giudizio relativo all’apprendimento. Non vale però il contrario: laddove si individuino degli scostamenti, prima di definirli come negativi, occorre sottoporli a giudizio del docente/esperto. In questo modo si potranno discernere i contributi innovativi e originali (ma indicativi di apprendimento), dagli errori. 4 Le variabili indipendenti e le variabili dipendenti Essendo uno strumento sostanzialmente individuale, l’unica variabile anagrafica interessante dovrebbe essere la persona o il gruppo al quale si riferisce la valutazione. Possono essere presi in considerazione le esperienze precedenti, professionali e non, per aiutarsi ad interpretare i risultati: è infatti probabile che più la persona (o le persone del gruppo) hanno esperienze e conoscenze, maggiori saranno anche i concetti visualizzati attraverso collegamenti. Infatti, maggiore dovrebbe essere la probabilità di aver acquisito, nel tempo, idee ed esperienze in qualche modo ricollegabili ai temi trattati. Le variabili dipendenti, invece, saranno i giudizi forniti da coloro che valuteranno la discrepanza tra la mappa concettuale di riferimento (master) e quelle prodotte dalle persone (o dai gruppi) in funzione dei criteri più sopra elencati. Questi giudizi possono essere – qualora questo fosse utile – essere espressi attraverso scale numeriche o descrittive (da 1 a 5, oppure da “nessuna somiglianza” a “completa somiglianza”). Nel caso in cui non fosse disponibile un termine di confronto, allora si chiederà ai docenti o ad esperti di esprimere le proprie valutazioni in funzione di criteri analoghi a quelli presentati. Anche in questo caso le valutazioni potranno essere espresse in forma descrittiva (utile a motivare il giudizio) e attraverso forme sintetiche (utile a comparare i prodotti delle diverse persone/gruppi). Elaborazioni “quantitative” ed elaborazioni “qualitative” Le elaborazioni che si possono fare con le mappe mentali sono essenzialmente di tipo “qualitativo”. Si tratta, cioè, di mettere a confronto dei pareri che possono essere forniti anche in forma sintetica e attraverso numeri, ma che rimangono opinioni. Oppure, in forma ancor più “qualitativa”, si possono mettere a confronto i diversi prodotti, discutendo insieme le differenze e traendone delle conclusioni valutative. Che sono ovviamente argomentate ed eventualmente sintetizzabili, ma non riducibili ad un numero con cui fare delle operazioni. Con questi, insomma, non è possibile fare elaborazioni di carattere statistico. Termini di confronto dei risultati Come già ripetuto più volte, il termine di confronto più appropriato è la mappa concettuale del docente o dell’esperto. Questo consente un confronto tipo “benchmark” con l’eccellenza. Ovviamente è possibile utilizzare anche le altre possibilità di confronto, qualora l’organizzazione l’abbia previsto: il confronto cronologico tra due prodotti della stessa persona (o dello stesso gruppo) che consente di verificare eventuali cambiamenti nei processi cognitivi delle persone. Oppure in confronto tra le mappe mentali prodotte dalle diverse persone, così da mettere in risalto caratteristiche differenti tra i partecipanti. La rara opportunità di confrontare però il lavoro dei corsisti con il lavoro dei docenti, rende meno interessante quest’ultima possibilità di paragone presentata (confronto tra pari). Qualità delle informazioni raccolte Quanto sono valide? La questione è controversa: da un lato, le mappe concettuali sono un tentativo di andare oltre alla sola questione del possesso di conoscenze per esplorare anche le relazioni tra queste. Sono state oggetto di studio anche in ambito sperimentale. Vi sono dati che supportano questo modello: infatti, si è potuto dimostrare che le persone riescono a comprendere più rapidamente il significato delle parole se esse sono presentate in associazione ad altri termini con significati vicini. Ad esempio: se leggo la parola “faggio” nella frase: “nel giardino vi sono diverse piante: un tiglio, un abete ed un faggio”, ci metterò poche frazioni di secondo a comprendere che stiamo parlando di “un particolare albero ad alto fusto, dal fogliame rossastro, che non produce fiori né frutti commestibili, ma è spesso impiegato dall’industria del mobile”. Se invece la stessa parola mi appare nella frase: “ho fatto uno strano sogno, popolato da molti piccoli animali per i quali provo disgusto: c’erano ragni, mosche e formiche; molte lumache, dei vermi e un faggio, (…sul quale tutti erano posati e che forniva loro nutrimento)”, probabilmente la si dovrà rileggere un 5 paio di volte, andando fino alla termine della frase, per capire che il termine “faggio” ha un senso, si riferisce sempre alla pianta e non è un refuso dello scrittore (che peraltro non dimostra di eccellere per le doti di prosa…). Queste dimostrazioni portano a concludere che noi “archiviamo” le informazioni non a caso, ma secondo un ordine che le colloca più vicine a quelle che reputiamo simili per significato o per “ambito tematico” (“bosco” e “lupo nero” non hanno significati simili, ma tendiamo ad associarle con molta più celerità che con il termine “trigonometria”). Le mappe concettuali nascono come strumento che intende indagare proprio queste posizioni dei termini nel sistema concettuale delle persone, per capire se sono adeguate rispetto alle logiche proposte dagli esperti della materia. Che ci riescano effettivamente rimane ancora in parte da dimostrare: ci possono confortare in questo senso sia il fatto che vengano associate a studi di ricerca sperimentale di psicologia generale, sia il loro impiego come efficaci strategie mnemoniche; vanno però anche considerate le possibili distorsioni che la persona può introdurre – in fase di produzione grafica della mappa – per cercare di fornire le rappresentazioni che ritiene essere più “accettabili” per vari motivi. Complessivamente ci sembra che si possa dire che la validità dello strumento è buona e che dipende molto da un paio di fattori: la comprensione – e anche la familiarità – da parte del valutato delle mappe mentali e dei risultati da produrre; la disponibilità di tempi e delle corrette modalità di lavoro per realizzare una mappa soddisfacente e rappresentativa delle idee che le persone hanno in testa (cosa evidentemente tutt’altro che facile). Quanto sono attendibili? Anche in questo caso, per parlare di attendibilità dobbiamo rifarci alle applicazioni citate nella sezione dedicata alla validità. Ipotizzare che lo strumento sia attendibile significa ammettere che, in condizioni simili, la stessa persona avrebbe realizzato una mappa pressoché identica. Data la complessità realizzativa delle mappe, la simbologia che prevede e che ha un rapporto “evocativo” con i significati che intende rappresentare, ci sembra che questa ipotesi sia in parte azzardata. È probabile che se potessimo riprodurre una condizione che rappresenti la verifica dell’attendibilità, non otterremmo mappe sempre simili. Le parole dovrebbero essere approssimativamente le stesse, così come si ipotizza nelle prove orali e scritte; la disposizione sul foglio, simboli e colori, invece, ci aspettiamo che possano essere più disomogenei. Il motivo sarebbe da ricercare nel fatto che non esistano dei codici precisi (a differenza di quelli linguistici) che indichino come un determinato colore, un piccolo simbolo (una stellina, un asterisco, una spirale…), una determinata posizione sul foglio rappresentino in modo esatto un significato. Qualche possibilità in più l’avrebbero forse le frecce che indicano le correlazioni tra termini, anche se è solo una pura intuizione. Va però rimarcato come si possa anche “passare oltre” rispetto a questo limite, proprio in funzione dell’obiettivo di questi segni grafici: non si tratta infatti di riprodurre (siamo sempre nella situazione tipo della prova di attendibilità) lo specifico “segno”, ma il senso che questo intende rimandare. Allora possiamo avvalerci dell’esperienza empirica nell’utilizzo di questo strumento: nella maggior parte dei casi in cui ci è capitato di utilizzare questo strumento, abbiamo poi trascritto gli esiti di quanto emerso nelle sessioni di realizzazione delle mappe mentali e restituito il tutto ai loro “creatori”. Questo è capitato anche a settimane di distanza, al limite anche dopo un paio di mesi. La reazione è sempre stata quella di un riconoscimento del prodotto, del proprio e di quello degli altri. Di materiale che, nonostante fosse “infarcito” di simbologia non convenzionalmente condivisa, evocava più o meno lo stesso significato. Documenti nei quali le persone continuavano a riconoscersi in termini più generali; magari, a distanza di tempo, avrebbero aggiunto qualche termine o qualche collegamento, ma la centralità di alcune idee e la correlazione con altri concetti veniva sostanzialmente ribadita. 6 Si può pertanto concludere che le mappe possono essere considerate uno strumento mediamente attendibile; che lo sono più in termini di rievocazione di idee e significati che in quanto a riproducibilità uguale a se stessa. Questo però, per le finalità che ci sono proprie, non va considerato un limite particolarmente significativo. Rimane però chiara l’indicazione di consentire alle persone di produrre la propria mappa mentale e di chiedere che la facciano anche “di getto”, così da rappresentare connessioni mentali quasi “istintive”; di lasciare però poi anche il tempo di ritoccarla – anche più volte – perché possano emergere le connessioni secondarie e per accrescere la possibilità che le persone si riconoscano in questa anche a distanza di tempo. In mancanza di meglio, chiameremo questa fedeltà al prodotto, “attendibilità”. Quanto sono sensibili? La sensibilità dovrebbe essere, soprattutto in confronto ad altre prove, il punto di eccellenza delle mappe mentali. Infatti esse introducono un elemento piuttosto rilevante come la relazione tra i concetti, che altre prove invece considerano in misura minore. Nel caso delle interviste si possono utilizzare domande che facilitino i collegamenti nell’esposizione dei soggetti valutati. Questi saranno però sempre lineari, seguendo un unico “filo del discorso”. Le mappe mentali, invece, sono in grado di rappresentare almeno uno spazio bidimensionale che facilità anche l’esplorazione di collegamenti tra più concetti; rende possibili le “triangolazioni” tra più di due concetti. Dà anche la possibilità di rappresentare raggruppamenti logici e categorizzazioni, a differenza di altri strumenti. In questo senso si ritiene che sia uno strumento piuttosto sensibile se impiegato al meglio. I dubbi espressi in precedenza sulla affidabilità ci inducono soltanto a non esprimere un punteggio massimo. 7