scheda 3 - Parrocchia San Bernardo
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scheda 3 - Parrocchia San Bernardo
Innovazioni struttrali Alcune “cifre” interpretative «Antoni Gaudì, architetto geniale e cristiano coerente, la cui fiaccola della fede arse fino al termine della sua vita, vissuta con dignità e austerità assoluta» (Benedetto XVI - Omelia per la consacrazione della Sagrada Família). «Mi ha commosso la sicurezza con la quale Gaudì, di fronte alle innumerevoli difficoltà che dovette affrontare, esclamava pieno di fiducia nella divina Provvidenza: “San Giuseppe completerà il Tempio”. Per questo ora non è privo si significato il fatto che sia un Papa il cui nome di battesimo è Giuseppe a dedicarlo» (Benedetto XVI - Omelia per la consacrazione della Sagrada Família). «Essa è un segno visibile del Dio invisibile, alla cui Gloria svettano queste torri, frecce che indicano l’assoluto della luce e di colui che è la Luce, l’Altezza e la Bellezza medesima» (Benedetto XVI - Omelia per la consacrazione della Sagrada Família). «In questo ambiente, Gaudì volle unire l’ispirazione che gli veniva dai tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente e come architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura ed il libro della liturgia» (Benedetto XVI - Omelia per la consacrazione della Sagrada Família). «Introdusse dentro l’edificio sacro pietre, alberi e vita umana, affinché tutta la creazione convergesse nella lode divina, ma, allo stesso tempo, portò fuori i “retabli”, per porre davanti agli uomini il mistero di Dio rivelato nella nascita, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo» (Benedetto XVI - Omelia per la consacrazione della Sagrada Família). «Antoni Gaudì superò la scissione tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza e realizzò tutto questo non con parole, ma con pietre, linee, superfici e vertici» (Benedetto XVI - Omelia per la consacrazione della Sagrada Família). «Gaudì, con la sua opera, ci mostra che Dio è la vera misura dell’uomo, che il segreto della vera originalità consiste, come egli diceva, nel tornare all’origine che è Dio. Lui stesso, aprendo in questo modo il suo spirito a Dio, è stato capace di creare in questa città uno spazio di bellezza, di fede e di speranza che conduce l’uomo all’incontro con Colui che è la Verità e la Bellezza stessa» (Benedetto XVI - Omelia per la consacrazione della Sagrada Família). «Come diceva Gaudì “una chiesa è l’unica cosa degna di rappresentare il sentire di un popolo, poiché la religione è la cosa più elevata nell’uomo”» (Benedetto XVI - Omelia per la consacrazione della Sagrada Família). Così dice Gaudì della Sagrada Família «La qualità essenziale dell’opera d’arte è l’armonia; nelle opere plastiche nasce dalla luce, che dà rilievo, decora. Sospetto che la parola latina decor significhi luce oppure qualcosa di molto vicino alla luce, qualcosa che esprime chiarezza». «Voglio che le volte siano dei paraboloidi iperbolici, e questo per molte ragioni. Si tratta di un magnifico simbolo della Santissima Trinità, perché sono formati da due generatrici rette e infinite, e da una terza generatrice, anch’essa retta ed infinita, che poggia sulle altre due: il Padre e il Figlio, uniti dallo Spirito Santo; tutte e tre ugualmente infiniti, tutte e tre una sola cosa». «Tutti gli stili sono complessi organici imparentati con la natura; tutti sono riconducibili al supporto essenziale, ossia la colonna e le parti orizzontali sostenute; l’insieme è l’albero, le cui proporzioni sono simili alla figura umana, di modo che non è l’albero - albero, bensì l’albero - uomo». «Le colonne della Sagrada Família seguono una linea di forza che costituisce la traiettoria della loro stabilità, il loro equilibrio; esse sono generate da una sezione a stella che ruota salendo; anche il loro movimento, dunque, è elicoidale, proprio come nei tronchi degli alberi». grande cipresso di Gaudí della Facciata della Natività. Per eliminare questo inconveniente, Vila-Grau ha dato priorità ai gialli, colori più luminosi che, concentrati nella parte centrale, rendono quasi impercettibile l’ombra del grande cipresso, mentre ai lati gli azzurri apportano l’equilibrio cromatico necessario. è importante evidenziare che questo finestrone è stato pensato come un tutto unico, in cui ciascuna vetrata non può essere vista che nella sua complementarietà con le altre. LA VETRATA DELLA VITA La vetrata a sud è dedicata alla vita, evocata dalla vibrazione della luce che attraversa la varietà di colori e tessiture delle vetrate. In questo caso, Vila-Grau ha creato delle vetrate che presentano una gamma di colori che spaziano nella parte bassa della vetrata, dai rossi e tonalità terrose ai verdi chiarissimi, che si aggiungono ai verdi della vetrata di fronte, dedicata alla povertà, e che trovano in tal modo un equilibrio con tutto l’insieme di vetrate del braccio di levante del transetto. La gradazione cromatica ascendente che passa dai caldi e potenti rossi fino ai verdi tenui e ai gialli chiari di cadmio culmina nel rosone, che con i suoi azzurri e azzurro-verdi suggerisce l’idea dell’alba che illumina la grande vetrata della Natività. «Le stelle seguono l’orbita che è la traiettoria del loro equilibrio. Le stelle vanno e vengono, poiché le orbite sono linee chiuse». «L’amore per la Verità deve essere superiore a qualsiasi altro». «La vita è una battaglia, per combattere c’è bisogno della forza e la forza è virtù che si sostiene ed aumenta solo coltivando lo spirito, ossia con le pratiche religiose». zone carenti di luce) nelle vetrate che danno a ponente, mentre nelle vetrate orientate a nordest predominano i toni freddi verdi e azzurri. Per quanto le tre vetrate centrali seguano le caratteristiche delle vetrate dell’abside, esse accentuano i colori caldi per creare un ambiente a sé stante, intimo e appropriato per il culto che si celebra quotidianamente in questo spazio. LA VETRATA DELLA POVERTÀ Vila-Grau ha ideato la vetrata della Povertà pensando alla figura di San Francesco d’Assisi, la cui vita è stata una testimonianza di costante dedizione ai più poveri e bisognosi. L’artista applica una base calda, colori gialli e aranciati per evocare una certa tenerezza e assicurare al contempo armonia cromatica con la vetrata della Natività. Man mano che lo sguardo percorre le vetrate spostandosi verso l’alto, i colori verdi e una serie di toni azzurri intensi si mescolano con sempre maggiore intensità per unirsi cromaticamente alle vetrate della navata che Vila-Grau sta già preparando per conferire un equilibrio a tutto l’insieme. LA VETRATA DELLA NATIVITÀ È stato necessario osservare con attenzione l’incidenza della luce nei vari momenti della giornata per poter risolvere il problema rappresentato dalla grande ombra proiettata al centro del rosone dal È importante aver presente che il cantiere della Sagrada Família è stata la sede per l’elaborazione di tutti i suoi progetti dal 1883 fino alla morte. La prosecuzione della costruzione della cattedrale fino ad oggi va collocata nell’orizzonte di una diretta connessione tra modernità e medioevo, grande tema ottocentesco interpretato con assoluta originalità da Gaudí. Il tempio porta questo nome perché dedicato a Gesù Cristo e ai suoi genitori terreni, Giuseppe e Maria, che insieme compongono il modello ideale della famiglia cristiana. Ritenendo questo edificio il più rappresentativo di un popolo credente, volle attuarvi la sintesi dell’immaginario simbolico cristiano, assimilato nella consuetudine alla partecipazione alla metria - per creare un’atmosfera di quiete, snellezza, elevazione in cui l’uomo e la donna si trovano vicino a Dio e si predispongono alla preghiera e alla celebrazione eucaristica. L’elaborazione delle VETRATE LA VETRATA DELLA LUCE Questa vetrata è composta da un’ellisse centrale e da quattro «oculi», sui quali si può leggere l’iscrizione «Io sono la luce», inserita nei due oculi inferiori. L’orientamento della vetrata verso sud è stato decisivo al momento della scelta dei colori (giallo, con sfumature rossastre e brune), tonalità che diventano sempre più chiare man mano che l’occhio si sposta verso l’alto; in tal modo di compone una vetrata che, con l’intensificarsi della luce del mezzogiorno, mette in risalto i colori caldi. Questi colori, specialmente i gialli, corrispondono all’idea della luce così come la concepiva Gaudí. LA VETRATA DELL’ACQUA La vetrata dell’Acqua è un’autentica sinfonia di colori e sfumature azzurre che rappresentano un’allegoria dell’acqua. Le parole iscritte nella grande vetrata stessa: «Io sono fonte di acqua viva», rafforzano il significato di questa vetrata e ci permettono di comprendere la diversità di sfumature verdi, gialle, rossicce e marroni della parte inferiore come l’interpretazione, da parte di VilaGrau, del potere dell’acqua di conferire la vita all’ambiente che la circonda. liturgia cattolica e alle devozioni popolari. Sono due e di natura squisitamente geometrica i principi fondamentali della logica costruttiva e della statica dell’edificio: la curva parabolica delle sezioni verticali, che consente lo slancio dello spazio interno verso l’alto; la conformazione del pilastro, inclinato perché disposto lungo tale curva parabolica e scomposto in più ramificazioni, cioè pilastri anch’essi inclinati e di più ridotte sezioni che sostengono le volte della chiesa, aperte al culmine in modo da lasciar vedere il cielo attraverso grandi oculi. Questi due principi, geometrici e statici al tempo stesso, furono elaborati a partire dallo studio condotto dall’architetto sul modello stereostatico a fili e contrappesi costruito per la chiesa di Santa Coloma de Cervelló. A partire dal 1914 abbandonò ogni altra attività per lasciare, ai successori nella direzione dei lavori, indicazioni sufficienti per concluderla. Alla morte di Gaudí, gli successe alla direzione del cantiere l’architetto Doménech Sugranyes già suo collaboratore, che completò entro il 1930 il coronamento delle torricampanili della Facciata della Nascita e molte sculture. Nel luglio del 1936 la furia iconoclasta dei protagonisti della guerra civile incendiò la cripta e distrusse il laboratorio di Gaudí. Vennero bruciati molti disegni; rovinata la maggior parte dei modelli in gesso e legno, direttamente modellati dall’architetto. Alla morte nel 1938 di Sugranyes il cantiere venne affidato all’architetto Francesc Quintana, che ricostruì la cripta del tempio; avviò il restauro dei modelli in gesso; co- LA VETRATA DELLA RESURREZIONE Vila-Grau ha ideato questa vetrata come un’esplosione di luce, che esprime il trionfo del Cristo sulla morte. Seguendo tale criterio, le vetrate della parte inferiore del finestrone ovale evidenziano un cromatismo denso, quasi opaco, che suggerisce l’idea di morte e seppellimento, trasmettendo al contempo il senso di seme sotterrato/vita, evocato anche da alcuni toni del verde. Alcune vetrate bianche fungono da cesura, consentendoci di «respirare» mentre guidano l’occhio fino alla grande esplosione di luce, simbolo della Resurrezione. LE FINESTRONE DELL’ABSIDE La colorazione delle finestrone delle cappelle nell’abside presenta gamme cromatiche basate sull’orientamento dell’edificio, con una preponderanza di toni caldi e luminosi (per compensare le struì, infine, la parete con il finestrone neogotico, nel braccio est del transetto. Nel 1954, a seguito di pressioni da parte di personalità di varie parti del mondo che ammiravano l’opera dell’architetto catalano, la Junta Constructora del Templo decise, pur tra contrasti, di avviare la costruzione della facciata della Passione. Si organizzarono raccolte di fondi per la continuazio- dello spazio e della situazione, oltre che del numero di colonne. Sulle volte della crociera, si staglia un grande iperboloide con raggi radiali dorati, che sarà parte della futura rappresentazione della Gerusalemme celestiale, circondata da due cerchi composti da dodici iperboloidi ciascuno. Nel grande iperboloide dell’abside che consente di far arrivare la luce al presbiterio, i triangoli hanno toni azzurrognoli, con al centro le file di laterizi provenienti da due diverse direzioni che si incrociano per conseguire la rappresentazione del Dio creatore, formando un triangolo composto da rombi dorati e da un cerchio. Le navate della Sagrada Família rappresentano un contributo straordinario all’architettura dei secoli XX e XXI e la proposta gaudiniana consente di realizzare uno spazio di culto del nostro tempo, in cui la fanno da protagonisti la luce e le forme arborescenti - sintesi della natura, della struttura e della geo- ne dei lavori, guidati in un primo tempo da Francesc Quintana, poi da Isidre Puig Boada, infine da Lluis Bonet Garì. Entro il 1976 l’architettura dell’intera facciata, compresi i quattro campanili ma senza le sculture, era conclusa. I lavori proseguirono sotto la direzione di Puig Boada e Bonet Garì, fino a quando, nel 1981, questi passarono l’incarico, perché ormai ottuagenari, a Francesc Cardoner. Del 1985 fino ad oggi è progettista capo l’architetto Jordi Bonet i Armengol, che si è impegnato a rinsaldare le fondazioni su cui insiste la chiesa, a costruire le pareti che delimitano le navate, ad innalzare le colonne arborescenti, a chiudere lo spazio perché possa essere utilizzato per il culto. Simbologia nella Sagrada Família LA CROCE A QUATTRO BRACCIA In molte delle opere di Gaudí troviamo la caratteristica croce a quattro bracci, presumibilmente ispirata dal frutto del cipresso, l’«albero della vita». Secondo il progetto lasciato da Gaudí, questo tipo di croce deve ergersi anche a coronamento della torre più alta, dedicata a Gesù, nel Tempio della Sagrada Família. ABSIDE DEL TEMPIO DELLA SAGRADA FAMÍLIA Gaudí studiava i germogli, le spighe dei cereali e le erbe che crescevano attorno al Tempio, realizzando i modelli che in seguito sarebbero stati scolpiti nella pietra per diventare le balaustre e i pinnacoli che ornano oggi la Sagrada Família. Sul muro absidale, di stile neogotico, Gaudí adottò come elementi decorativi dei doccioni tutta una selezione di gasteropodi, anfibi e rettili tipici dell’habitat mediterraneo. FREGIO CON SIMBOLI DI MARIA, GESÙ E GIUSEPPE Sulla parte bassa delle pareti laterali della facciata della Natività, ispirandosi alle forme delle piante rampicanti che formano spire elicoidali, Gaudí disegnò un fregio che rappresenta le iniziali di Maria, Gesù e Giuseppe, simboli della Sacra famiglia. L’INTERNO DEL TEMPIO ASSOMIGLIA A UN GRANDE BOSCO Come riconosceva anche lo stesso Gaudí, la struttura portante dell’interno delle navate del Tempio assomiglia a un albero, con il tronco, i rami e un mare di foglie per tetto: «La do forme stellate definite da tali linee inclinate e trasformò i finestroni e le volte in un intreccio d’iperboloidi stellati uniti ai soli vertici. Per unire gli iperboloidi, egli situò fra gli stellati o piani triangolari, o un’altra superficie rigata di secondo grado, l’iperboloide. Con la combinazione di queste due forme e seguendo diverse soluzioni formali, egli poté conseguire i collegamenti fra le finestre, i lucernari e i capitelli delle volte, che sono iperboloidi stellati massicci situati all’apice dell’emicerchio finale delle colonne. Le volte della navata laterale sono state costruite in cemento armato gettato in situ, mentre gran parte delle restanti volte è stata realizzata con mattoni ricorrendo alla cosiddetta «volta alla catalana», con serie di laterizi che seguono le linee rette degli iperboloidi tangenti al cerchio, riempiendo gli spazi nel mezzo con triangoli verdi e dorati che rappresentano le foglie di palma con cui Gaudí intendeva decorare le volte. Le forme geometriche rigate triadiche per Gaudí guidano e agevolano i processi di produzione e costruzione. Ogni tipo di volta avrà delle caratteristiche proprie sulla base della forma e dei limiti GAUDÍ REALIZZA UNA NUOVA COLONNA Risolta la generazione della nuova colonna, Gaudí sperimentò vari bozzetti all’inizio, seguendo la crescita elicoidale a doppio giro. Per dare forma agli alberi, Gaudí crea una colonna nuova nella storia dell’architettura, la colonna a doppio giro, che lui trasforma partendo dalla sezione iniziale in un poligono dotato di così tanti lati da essere prossimo al cerchio. Dal punto di vista geometrico, la colonna è l’intersezione nello spazio di due colonne tortili o salomoniche con la medesima base ma che si sviluppano in senso inverso l’una all’altra. La colonna della navata centrale parte da un ottagono stellato con i vertici parabolici che, girando in modo elicoidale a destra e a sinistra, all’altezza di otto metri si trasforma in una sezione regolare da 16 vertici. Quattro metri più in alto, essa conterà 32 vertici, e dopo i successivi quattordici metri, 64. Con un numero infinito di giri si arriverebbe al cerchio. Questa colonna ha un diametro interno - costante su tutta l’altezza - di 140 cm con un’altezza di 14 metri, vale a dire con un rapporto di altezza/ diametro pari a 1:10. Tutte le colonne delle’arborescenza seguono lo stesso principio di generazione: partendo da basi differenti (poligoni regolari, stellati regolari, combinazioni di poligoni) terminano sempre con un poligono regolare da tutti i lati, prossimo al cerchio. Le colonne dell’arborescenza creata con questo sistema si intersecano in modo continuo, come se fossero strutture naturali, come nell’unione fra le mano e le dita. I FINESTRONI e le VOLTE Grazie alla struttura arborescente, le facciate delle navate restano libere dalle funzioni strutturali e negli spazi disponibili si aprono un gran numero di finestre. Sui soffitti, fra le colonne portanti Gaudí inserisce molti lucernari che alleggeriscono il peso delle volte e permettono l’ingresso della luce zenitale. In tal modo, egli intendeva ottenere quello che egli stesso definiva «il Tempio della luce armoniosa», della luce mediterranea che tanto apprezzava. Gaudí riteneva che la forma geometrica più idonea per far penetrare la luce nell’edificio fosse l’iperboloide a una falda, una superficie rigata generata da un’iperbole che si sviluppa attorno ad un asse verticale o per linee rette inclinate che si sviluppano attorno ad un cerchio o un’ellisse in senso orario e antiorario. Gaudí realizzò gli iperboloidi seguen- costruzione ha lo scopo di riparare dal sole e dalla pioggia; essi imita la funzione delle fronde di un albero, che egualmente raccoglie il sole e la pioggia. Tale imitazione concerne gli elementi costruttivi, in quanto le colonne sono state all’inizio degli alberi e poi, i capitelli, ornati di foglie. Tutto ciò spiega ancora una volta la struttura della Sagrada Família. La forma ramificata delle colonne e il gran numero provocheranno nei visitatori l’impressione di trovarsi realmente dentro un bosco». Nell’ultima soluzione progettata per le navate, emerge la sintesi della ricerca di un’architettura organica. L’architetto ricorre alle forme sinuose con elicoidi per generare le colonne e i paraboloidi e iperboloidi dei muri e delle volte. GEMINAZIONI Nei suoi studi sulla natura, Gaudí analizzò la cristallizzazione di diversi materiali quali la galena, la pirite, la fluorite eccetera, che cristallizzano formando un sistema di forme regolari poliedriche. Per il progetto dei nodi di corona- mento delle torri del Tempio, Gaudí scelse di lavorare sulle geminazioni di varie forme poliedriche. Per il progetto relativo ai nodi dei coronamenti delle torri sulle tre facciate, Gaudí scelse dei poliedri geminati, quale risultato dei suoi studi sulla cristallizzazione dei minerali. Allo stesso modo egli fece geminare le superfici rigate, come si può vedere nei pinnacoli dei finestroni superiori della facciata delle navate, sovrapponendo svariati paraboloidi. I PINNACOLI DEL TEMPIO: BARCELLONA Pochi mesi prima di morire, Gaudí poté vedere terminato il pinnacolo della torre campanaria della Facciata della Natività, decorato con mosaici veneziani policromi. Di questo pinnacolo Gaudí disse: «Guardalo finito ...! Non pare forse che la Terra si incontri con il Cielo? Questo trionfo di mosaici è il primo che vedranno i naviganti quando si avvicineranno a Barcellona e sarà per loro un raggiante benvenuto». TUTTO UN SIMBOLO DELLA CITTÀ DI mare le vetrate neogotiche delle navate della Sagrada Família in una struttura più naturalistica che, al contempo, facilitava il passaggio della luce. IL PAROBOLOIDE IPERBOLICO Superficie generata da linee rette appoggiate su altre due poste su un altro piano. Per costruire un muro, i muratori hanno bisogno di due righe e di un filo a piombo, ma se le due righe o direttici non sono parallele, l’operaio crede di erigere una superficie piana, mentre in realtà la sta costruendo curva, vale a dire come un paraboloide. «La struttura che avrà la Sagrada Família, la provai prima con la Colonia Güell. Senza questa prima prova non mi sarei azzardato ad adottarla nel Tempio». LA RICERCA DELLA COLONNA IDEALE Dopo molti anni di ricerca sull’evoluzione elicoidale dei vegetali, una delle innovazioni più singolari di Gaudí fu quella di adottare tale movimento di crescita per le colonne dei suoi edifici. CURVE CONICHE Le curve che generano le superfici rigate, come le circonferenze, le ellissi, le parabole e le iperboli sono sezioni di diversi piani del cono. Questo tipo di curva, molto vicino alla catenaria, si può incontrare in tutte le opere di Gaudí, specialmente la parabola utilizzata come arco, date le sue ineguagliate proprietà meccaniche e per la sua valenza estetica. La geometria della natura nell’architettura della Sagrada Família POLIGONI Le forme poligonali, tanto comuni in natura, sono utilizzate da Gaudí come elementi decorativi e strutturali. GEOMETRIA RIGATA I pianoidi o falsi piani sono quelle superfici ritorte generate da linee rette che Gaudí chiamava «forme svirgolate». Già durante gli anni da studente, Gaudí aveva visto un grande potenziale nelle superfici rigate e cominciò a studiare intensamente tali superfici, paragonandole alla geometria che andava scoprendo nella natura e che lo indusse a tradurre queste forme nella sua architettura. «Mi ha dato molto da pensare il fatto che queste forme non fossero state utilizzate prima e che dovessi essere io il primo a farlo. Questa era la sola cosa, ad ogni modo, che mi potesse far dubitare. Nonostante ciò, e convinto com’ero della perfezione che rappresentano, ritenevo che fosse mio dovere utilizzarle». Il conoide è la superficie generata da una linea retta che si muove appoggiandosi su una curva e una retta, e si mantiene parallela ad un piano. IPERBOLOIDE DI UNA FALDA L’iperboloide ad una falda è la superficie rigata prodotta dalla rivoluzione generata dalla rotazione di un’iperbole o da una retta inclinata attorno a un asse di simmetria. Negli archi delle navate del Tempio, troviamo iperboloidi «pieni» come i capitelli delle colonne, oppure sul soffitto gli iperboloidi «vuoti» come i collarini da cui filtrerà la luce naturale durante il giorno e quella artificiale la notte. «I paraboloidi, iperboloidi ed elicoidi, variando costantemente l’incidenza della luce, hanno una loro ricchezza di sfumature». Facendo intersecare gli iperboloidi, Gaudí cominciò a trasfor- SPIRALI Grande osservatore della natura, Gaudí sapeva che movimenti cosmici, uniti alla forza di gravità, generano nella terra tutta una serie di movimenti a spirale, riprodotti anche nel regno animale e in quello vegetale. Attratto da questi fenomeni, Gaudí utilizzo la spirale per progettare strutture e decorazioni della maggior parte delle sue opere.