Relazione tecnica finale - Agricoltura Sviluppo Rurale e Pesca

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Relazione tecnica finale - Agricoltura Sviluppo Rurale e Pesca
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PROGETTO DI RICERCA
STUDIO DELL’EFFICIENZA PRODUTTIVA E RIPRODUTTIVA
DELLE VACCHE DA CARNE DI RAZZA MARCHIGIANA
E STIMA DEL SUO VALORE ECONOMICO
(approvato con i DDPF 60/TTS_10 del 1.03.2006 e 265/TTS_10 del 10/8/2006)
RELAZIONE TECNICA FINALE
30 SETTEMBRE 2010
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Capofila e coordinatore del progetto:
A.N.A.B.I.C.
Partner del progetto
Associazioni Provinciali Allevatori di Ascoli Piceno,
Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino
(MONITORAGGIO GENERALE in collaborazione con ANABIC)
Istituto Zooprofilattico Sperimentale
dell’Umbria e delle Marche
(MONITORAGGIO IGIENICO-SANITARIO
Istituto Zooprofilattico Sperimentale
dell’Umbria e delle Marche
(MONITORAGGIO IGIENICO-SANITARIO
Dip. SAIFET
dell’Università Politecnica delle Marche
(ANALISI DEGLI ALIMENTI)
CESAR
(ANALISI DEI COSTI ECONOMICI)
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RIASSUNTO
INTRODUZIONE – STATO DELLARTE ANTE RICERCA
La Marchigiana è una delle principali razze bovine italiane da carne, origina dal ceppo podolico
ed è stata ottenuta dall’incrocio con tori di razza Chianina e Romagnola e successivo meticciamento; agli inizi del XX secolo si è attivata un'intensa azione di selezione che ha portato alla razza odierna.
La Marchigiana è un ottimo bovino specializzato da carne, caratterizzato da notevole sviluppo
somatico ed ottima precocità. (1) Inoltre, per le sue peculiari caratteristiche di adattamento al pascolo e la spiccata capacità materna, è idonea per un impiego ottimale nella linea "vacca - vitello", per il recupero delle aree marginali e quale elemento importante per il mantenimento della
biodiversità. Queste sue doti la rendono apprezzata e presente anche in altri Paesi europei (Olanda) del nord e sud America (soprattutto Brasile e USA), Africa e Nuova Zelanda.
La razza è allevata oggi in Italia con 49.305 capi, di cui 22.480 vacche in selezione presenti in
2854 allevamenti (Dati ANABIC 2006). Nelle Marche sono presenti 24413 capi, di cui 11176
vacche, in 1173 allevamenti, che rappresentano quasi la metà (49,5% dei capi e 49,7% delle vacche) di tutto il capitale nazionale. Essa è presente inoltre in Campania, Abruzzo, Lazio, Molise,
Sicilia e in misura minore in altre sette regioni italiane. La consistenza media aziendale in Italia
degli allevamenti di Marchigiana è di 7,9 vacche e 17,8 capi , nelle Marche è lievemente superiore: 9,5 vacche e 20,8 capi. Una così ridotta media aziendale pone problemi nelle analisi (modelli
lineari e modelli misti) in cui si considerano gli effetti medi aziendali che sono spesso stimati in
modo poco robusto considerando l’effetto azienda-anno, quando si confrontano gli eventi entro
azienda per anno. Nelle Marche gli allevamenti con 1-5 fattrici sono 563 per 1509 vacche e quelli con 6-9 fattrici sono 225 con 1643 vacche. Questi due gruppi rappresentano il 67% degli allevamenti e il 28% delle fattrici e contribuiscono in maniera significativa al processo di selezione e
di miglioramento della razza, producendo sia madri di toro che tori per la Fecondazione Artificiale e per quella naturale.
Dal 1984 i tori destinati all’Inseminazione Artificiale sono valutati geneticamente tramite Prove
di Performance. La linea femminile è stata storicamente selezionata su base morfologica e negli
ultimi anni è stato introdotto l’Indice genetico di Selezione Vacca, basato sull’indice di selezione
Toro e di Morfologia. Gli aspetti riproduttivi sulle razze bovine da carne sono stati oggetto di alcuni studi in passato, prevalentemente per la descrizione dei parametri riproduttivi in popolazione (2,3) e per la stima dei loro parametri genetici (4).
L’alta incidenza dei fattori ambientali e lo stretto collegamento dei caratteri riproduttivi con la
fisiologia dell’apparato riproduttivo femminile hanno sempre portato ad affrontare le problematiche relative all’efficienza riproduttiva dovute ad aspetti clinico - veterinari o di alimentazione,
ma sempre in chiave di risoluzione di problemi specifici, al più di dimensione aziendale (8).
Mancano invece indagini di più ampio respiro che permettano di approfondire lo studio del comportamento genetico di questi caratteri e l’analisi dei criteri di scelta degli operatori che possono
influenzare (anche notevolmente) le “condizioni ambientali” che agiscono sulle fattrici e ne influenzano l’efficienza riproduttiva.
I valori ottimali di interparto per le fattrici da carne sono tra i 365 e i 420 giorni (12-14 mesi);
l’adozione progressiva del sistema pascolativo indirizza l’organizzazione della riproduzione verso i parti stagionali. Questo indirizzo permette di sfruttare il pascolo, da parte delle vacche, nei
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mesi primaverili, con maggiori risorse foraggere, mantenendo buone produzioni da parte della
madre per l’allattamento dei vitelli nati. In questi ultimi dieci anni si è registrata una generale
tendenza di aumento dell’età al primo parto, legata allo sviluppo dell’allevamento al pascolo con
il sistema semibrado (nella stagione estiva), e un allungamento dell’interparto medio delle fattrici
che presenta un andamento pressoché ciclico mostrando una netta divergenza tra le tre tipologie
di allevamento. Infatti quello a stabulazione fissa ha registrato, in dieci anni, un allungamento
dell’interparto di circa 35 giorni, passando da 450 a 485 giorni; l’allevamento a stabulazione libera, invece è l’unico che rispetto agli altri ha avuto in questi ultimi anni un lieve calo passando
da 480 giorni a 460, probabilmente per l’impiego dei gruppi di monta con il toro libero in mezzo
alla mandria. L’allevamento brado, infine, ha riportato un notevole aumento dell’interparto passando da 450 giorni nel 1995-97 a 490 giorni nel 2003-05 (Elaborazione dati LGN), evidenziando come sia urgente e doveroso intervenire a sostegno dell’allevatore per aumentare la produttività e per ridurre i costi legati alla prolungata inattività in stalla delle fattrici.
L’età media al primo parto per gli allevamenti a stabulazione fissa oscilla tra i 960 e i 990 giorni
(32-33 mesi); per gli allevamenti a stabulazione libera tra i 960 e i 1020 giorni (32-34 mesi); per
gli allevamenti semibradi tra i 1020 e i 1090 giorni (34-36 mesi) (Elaborazione dati LGN). L’età
al primo parto dipende dall’età di fecondazione delle manze che, a sua volta, è legata prevalentemente allo sviluppo somatico raggiunto (60-70% del peso adulto).
L’età media di riforma negli anni 2003-2005 risulta intorno ai 115 mesi (9,6 anni) di età con un
numero di parti pari a 4,5. L’incidenza delle fattrici scartate dopo il primo parto è del 14% e dopo il secondo parto analogamente del 13%. Ciò significa che oltre un quarto delle fattrici viene
scartato dopo aver prodotto solo uno o due vitelli. (Elaborazione dati LGN). Esistono vari metodi per la stima del valore genetico della longevità delle fattrici, ma essi sono stati usati sempre
sulle bovine da latte. Solo di recente sono stati avviati i primi studi sulle razze da carne italiane
(5,6).
La capacità materna di una vacca è la potenzialità che ha la fattrice di far crescere il vitello dalla
nascita allo svezzamento ed è quindi misurabile a partire dal peso del figlio stesso. L’evoluzione
delle condizioni d’allevamento verso forme libere (stabulazione libera, allevamento al pascolo)
rendono sempre più rischioso ed oneroso il rilievo del peso dei vitelli con i sistemi tradizionali
(bascula o fettuccia metrica).
Allo stato attuale, in merito all’analisi relativa alla gestione dell’allevamento da carne, sono state
effettuate delle rilevazioni periodiche tramite la Rete Contabile Agraria gestita dall’INEA grazie
alle quali sono rilevati ricavi, costi e redditi delle principali OTE (orientamenti tecnico economici) tra le quali figura anche la zootecnia da carne.
Tuttavia tali rilevazioni non distinguono i risultati in funzione della razza; pertanto mancano dei
dati specifici sulla gestione degli allevamenti da carne di razza Marchigiana ed in particolare
sull’allevamento secondo la linea vacca-vitello. (7)
Inoltre, la rilevazione in oggetto, non valuta alcuni parametri tecnico-economici particolarmente
importanti perché finalizzati al miglioramento della gestione della mandria.
Come primo approccio alla problematica della definizione del valore economico dei caratteri
biologici importanti nella produzione delle bovine da carne, è stata effettuata una valutazione
sulla Chianina (9,10, 11) sulla base di dati economici ottenuti da altri studi precedenti.
Bibliografia:
1- L. Guidi e S. Mondini, “La razza bovina Marchigiana”, Ed. Regione Marche, 1986
2- F. Filippini: “Bovini da carne: l’età al primo parto”, Taurus n°5/1995;
3- F. Filippini: “Indagine preliminare su alcuni caratteri riproduttivi delle razze bovine italiane
da carne ai fini del miglioramento genetico, Taurus n°6/1995;
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4- Franci O., Panella F., Acciaioli A., Filippini F., Pugliese C., Bozzi R., Lucifero M. (1998) Estimates of genetic parameters for some reproductive traits in Chianina beef cattle. Zoot. Nutr.
Anim, Edagricole Bologna, 24, 31-39
5- F. Forabosco, A. F. Groen, R. Bozzi, J. A. M. Van Arendonk, F. Filippini, P. Boettcher, P. Bijma: “Longevità, caratteri morfologici e produttivi nella razza Chianina”, Atti IV° Congresso
Mondiale delle razze bovine italiane da carne.
6- F. Forabosco, R. Bozzi, F. Filippini, P. Bijma, J. A. M. Van Arendonk, P. Boettcher: “Confronto tra modelli nella valutazione genetica dei tori di razza Chianina per il carattere longevità”,
Atti IV° Congresso Mondiale delle razze bovine italiane da carne.
7- C. Pieramati, M. Fioretti, F. Forabosco, F. Filippini: “Stima del peso all’età di svezzamento e
capacità materna”, Atti IV° Congresso Mondiale delle razze bovine italiane da carne.
8- P. Polidori, C. Caproli, G. Fabbrizi, G. Lebboroni: “Valutazione di alcuni parametri riproduttivi in bovine di razza Marchigiana”, Atti IV° Congresso Mondiale delle razze bovine italiane da
carne.
9- F. Forabosco, R. Bozzi, P. Boettcherl, F. Filippini, P. Bijma, J. A. M. Van Arendonk: “Valori
economici di alcune variabili biologiche nelle vacche di razza Chianina”, Atti IV° Congresso
Mondiale delle razze bovine italiane da carne.
10- A. Falaschini, M. F. Trombetta, S. Mattii, P. A. Accorsi: “Pubertà e variazioni endocrino metaboliche in manze Marchigiane”, Atti XII° Congresso Nazionale ASPA.
11- De Roest K, Montanari C., Corradini E., Federici C.: “Costi di produzione e redditività
dell’allevamento della razza Chianina”, Atti IV° Congresso Mondiale delle razze bovine italiane
da carne.
OBIETTIVI PREVISTI DELLA RICERCA
- Acquisire la conoscenza dei fattori ambientali e gestionali che influenzano l’eliminazione delle
fattrici e la scelta della rimonta.
- Mettere a punto modelli di analisi per la stima dei valori genetici e dei valori economici dei caratteri produttivi e riproduttivi delle fattrici con particolare attenzione agli allevamenti bradi.
- Creare strumenti tecnici per individuare i punti critici e rendere più efficiente la gestione delle
vacche e quindi la scelta della rimonta.
OBIETTIVI RAGGIUNTI
- Conoscenze: Acquisizione delle informazioni relative a:
- gestione dell’azienda (ordinamento agronomico), alimentare e riproduttiva del bestiame;
- età e cause di scelta e di scarto delle fattrici su un campione di aziende rappresentativo della
popolazione.
- Informazioni sulle caratteristiche chimiche e fisiche dei foraggi.
- Monitoraggio stato igienico sanitario di un campione di aziende.
- Verifica dello stato sanitario degli allevamenti in monitoraggio, stima delle prevalenze delle
principali malattie infettive negli allevamenti monitorati e strategie di miglioramento, tramite i
seguenti punti:
- Stimare il tasso di mortalità negli allevamenti bovini marchigiani;
- Individuare le principali cause di mortalità negli allevamenti selezionati come rappresentativi;
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Valutare la presenza e stimare la prevalenza delle più importanti patologie diffusive
dell’allevamento bovino marchigiano;
- Mettere a punto protocolli per la diagnosi in caso di morte improvvisa, e per la diagnosi
degli aborti, delle sindromi enteriche e respiratorie.
- Rilevazione dei dati contabili su 10 aziende prese a campione, di cui almeno 5 con pascolo; definizione degli indicatori economici costo di mantenimento della vacca/die e di quelli relativi ai
parametri riproduttivi: costo per calore (21gg), per interparto medio dell’allevamento.
- Definizione delle razioni medie giornaliere somministrate alle fattrici;
- Prima stima assoluta dei fabbisogni alimentari delle fattrici di razza marchigiana nelle diverse
fasi fisiologiche.
- Stima degli effetti dei principali fattori ambientali rilevati ed analizzati sui parametri riproduttivi.
- Stima degli effetti dei criteri di scelta delle manze da rimonta sulla longevità.
- Stima degli effetti dei criteri di scarto delle fattrici sui parametri riproduttivi.
- Stima delle ereditabilità dei parametri riproduttivi.
- Determinazione dei parametri dei principali fattori ambientali per migliorare l’efficienza riproduttiva.
Divulgazione:
- Convegno “Marchigiana: l’efficienza riproduttiva, gestione e valore”, Abbadia di Fiastra, Tolentino Mc, 28-09-2010.
- Atti del convegno (in corso di realizzazione), comprensivo di un manuale di “Corretta gestione
dell’allevamento di fattrici da carne” per tecnici ed allevatori, che espone le indicazioni per le
tecniche e le pratiche di allevamento.
MATERIALI E METODI
E’ stato scelto un campione di 120 allevamenti, 30 per ciascuna delle quattro provincie: Ancona,
Ascoli Piceno (- Fermo), Macerata, Pesaro-Urbino, stratificati per dimensione, tipologia di stabulazione, efficienza riproduttiva media (anni 2003-06). I rilievi e le interviste sono stati effettuati
da ANABIC e da UNIVPM, con il supporto tecnico delle APA.
MONITORAGGIO DELLA GESTIONE AZIENDALE
Tramite un’intervista con l’allevatore sono stati rilevati su scheda aziendale i parametri relativi a:
1) Dati generali dell’azienda e piani agronomici:
a) Ubicazione, codici e conduzione
b) superficie per tipologia di foraggio o coltura da granella;
c) nel caso di uso dei pascoli, organizzazione dei pascoli in recinti e punti di abbeverata;
2) tipologia dei ricoveri, situazione e pratiche igienico sanitarie;
a) tipo stabulazione: fissa, box, paddock, pascolo;
b) disinfezioni, derattizzazioni, quarantena, tutto pieno-tutto vuoto,
c) gestione e stato della lettiera;
d) ricambio aria, luminosità e temperatura dei ricoveri;
Composizione della mandria (vacche, manze, giovane bestiame, tori, eventuali balie, altre razze);
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per ogni categoria di animale :
e) tipo stabulazione: fissa, box, paddock, pascolo;
f) lettiera, grigliato, cemento, grigliato (se box) cemento, terra o prato (se paddock);
g) dimensioni, larghezza fronte mangiatoia, spazio disponibile zona riposo, numero animali
per box/paddock;
h) presenza autocatture;
i) stato nutrizionale medio della categoria;
inoltre per i vitelli ante svezzamento:
j) sempre con le madri;
k) eventuale integrazione alimentare;
l) età e peso allo svezzamento (maschi e femmine);
m) mortalità neonatale e patologie nel primo mese di vita;
inoltre per i vitelli dopo lo svezzamento:
n) età e peso alla vendita (maschi e femmine);
3) gestione della riproduzione;
a) Fecondazione artificiale /naturale ;
Se F. Artificiale:
b) Numero vacche/anno;
c) Veterinario libero prof, ASL, o fecondatore laico;
d) Disponibilità bidone seme in azienda
Se F. Naturale:
e) Numero vacche/anno;
f) Stagione monta, mese inizio e fine;
g) Monta controllata; gruppi di monta con singolo toro o promiscui;
h) N. vacche/gruppo di monta;
Su tutte le fattrici:
i) Uso prostaglandine;
j) Motivo impiego prostaglandine;
k) Sincronizzazione;
l) Accertamento di gravidanza e metodo;
m) Periodo di servizio;
n) Interventi fecondativi per gravidanza;
o) Ritorni in calore osservati, numero, regolari, irregolari;
p) Interparto medio e massimo dichiarati;
q) Aborti: numero o percentuale in ultimi 2 anni; se precoci o tardivi e note;
r) Peso medio alla nascita per maschi e femmine
s) Facilità o assistenza al parto: percentuali di tipo parto (4 categorie), tipo di aiuto, note;
t) Vitalità dei nati, maschi e femmine, % nati morti, % e tipo anomalie;
u) Percentuali di: Ritenzioni di placenta, Prolassi dell’utero o della vagina, mastiti;
v) Interventi e diagnosi veterinarie per problemi riproduttivi;
w) Durata media carriera fattrici in anni;
x) Tori preferiti e tori non graditi e note sulla scelta dei tori;
Avviamento alla riproduzione delle manze:
a) Età al primo calore, alla prima inseminazione e al primo parto;
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b) Criteri di scelta del momento di avvio alla riproduzione (sviluppo, età, mese dell’anno);
c) Criteri di scelta delle manze relativi alla madre e alla manza stessa;
Scarto delle fattrici
a) Principali motivi di scarto (15 opzioni più note);
b) Età media di riforma;
c) Primipare scartate e motivi.
4) Altre specie allevate e presenti in azienda;
5) Gestione dell’alimentazione della mandria:
a) Quantità e tipo di fieno consumato per giorno;
b) Luogo e organizzazione della conservazione dei foraggi;
c) Razione giornaliera per categoria di animale;
d) Per ogni tipo di foraggio: stato di conservazione e quantità per categoria di animale;
e) Farine aziendali: stato di conservazione e quantità per categoria di animale;
f) Composizione dei mangimi aziendali per alimenti e per categoria di animale;
g) Quantità e periodicità di preparazione dei mangimi aziendali;
h) Integrazione vitaminico minerale per le fattrici e impiego del selenio;
i) Uso del carro miscelatore per la distribuzione degli alimenti e per quali categorie di animali;
6) Interventi sanitari
a) Vaccinazioni: malattie, prodotti, età o periodo di somministrazione;
b) Trattamenti antiparassitari: prodotti, età o periodo di somministrazione;
c) Trattamenti antibiotici: patologie, prodotti, età o periodo di somministrazione;
d) Altri fattori di rischio (contatti con selvatici);
e) Anamnesi patologica dell’allevamento (ultimi 12 mesi) per forme intestinali e respiratorie;
f) Anamnesi degli eventuali aborti;
7) Dati e considerazioni dell’imprenditore
a) Età, studi compiuti;
b) Preparazione e aggiornamento professionale (corsi, viaggi, letture);
c) Considerazioni sulla redditività dell’azienda;
d) Intenti di miglioramento dell’azienda;
e) Altre considerazioni.
I dati rilevati sono stati registrati in un file excel, con più fogli elettronici.
Dai dati dell’alimentazione, facendo riferimento alle tabelle INRA per i singoli alimenti, sono
stati calcolati i principali parametri nutritivi della razione giornaliera: SS, UFL, PG, PDIE,
PDIN, NDF, NSC, Calcio e Fosforo, concentrazione energetica e proteica della razione.
ANALISI DEI FORAGGI
La procedura che è stata attuata relativamente al campionamento degli alimenti è quella normalmente applicata al fine di ottenere un campione sufficientemente rappresentativo delle materie
prime conservate in azienda. La scelta delle aziende presso le quali sono state campionate sia
fieni, materie prime utilizzate per la preparazione di mangime aziendale che razioni, è stata det-
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tata dalle informazioni iniziali inerenti ai dati di base sulla riproduzione e dal fatto che, in alcune
aziende, l’inserimento di alcune materie prime nella formulazione della razione non era usuale.
Una volta recapitati in laboratorio, i fieni ed i concentrati sono stati sottoposti all’analisi di: Umidità, Proteine, Estratto etereo, Fibra grezza, NDF, ADF, ADL e ceneri secondo le metodiche
indicate dalla Commissione ASPA per la valutazione degli Alimenti (1985), utilizzando le apparecchiature presenti presso il laboratorio della Sezione di Genetica agraria e Produzione animale
del SAIFET. Al fine di avere un’ulteriore informazione, è stata effettuata l’analisi della digeribilità in vitro della sostanza organica utilizzando la metodica di Aufrere che ha permesso, assieme
alle frazioni fibrose, di valutare meglio il valore nutritivo dei fieni. Nel periodo di attività relativa
al progetto sono stati analizzati 87 campioni tra fieni, materie prime e razioni (unifeed). Nello
specifico sono stati analizzati 59 campioni di fieno di I, II taglio e di medica, 9 campioni di unifeed prelevati direttamente dalla mangiatotia e 19 campioni tra granella e sfarinati che rappresentavano le materie prime usate per la preparazione del concentrato utilizzato ad integrazione della
razione delle fattrici caratterizzata in maggiore percentuale da fieno di I taglio. Dal secondo anno
si è affiancata all’analisi chimica una valutazione soggettiva dei campioni di fieno che prevedeva la compilazione di una scheda nella quale venivano registrati i giudizi dei valutatori sulle caratteristiche dei fieni quali: colore, odore, rapporto foglie/steli, stato fenologico (se possibile) ,
presenza di polvere, muffe.
MONITORAGGIO SANITARIO E ANALISI DI LABORATORIO.
Le attività svolte dall’IZSUM sono state le seguenti:
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sono state individuate le aziende da includere nel campione ed è stato definito il numero
di capi all’interno di ogni azienda da testare per valutare lo stato sanitario;
sono state individuate le patologie da indagare per avere un quadro completo dello stato
sanitario delle aziende;
è stata predisposta una scheda anagrafica ed anamnestica da compilare per il primo sopralluogo in azienda;
sono stati predisposti protocolli diagnostici per uniformare le attività in caso di morte improvvisa, di aborti, di presenza in allevamento di sindromi enteriche o respiratorie;
sono stati effettuati sopralluoghi preliminari, per valutare lo stato sanitario complessivo
delle aziende campione tramite controlli sierologici a campione per le più importanti patologie diffusive ed esami parassitologici dalle feci;
sono state indagate le cause di mortalità degli animali deceduti. Sono stati inoltre valutati
gli eventuali problemi sanitari o produttivi verificatisi per avviare le corrette pratiche di
risoluzione.
Sono stati analizzati i dati riguardanti le indagini e le attività diagnostiche effettuate nelle
aziende selezionate nel corso delle attività. Nella fase finale del progetto, i dati complessivi saranno analizzati per la produzione di un report.
Nell’ambito del progetto sono stati effettuati sopralluoghi preliminari negli allevamenti selezionati per valutarne lo stato sanitario complessivo. All’interno delle aziende di bovini di razza
Marchigiana iscritti al Libro Genealogico, sono stati effettuati controlli sierologici per le più importanti patologie diffusive e controlli delle feci per valutare le infestazioni da parassiti. Nel corso del primo anno sono state indagate, con l’uso delle moderne tecniche diagnostiche a disposizione, e basandosi sui protocolli diagnostici già predisposti, le cause sanitarie che influenzano
l’eliminazione delle fattrici e la scelta della rimonta nonché tutte le cause patologiche che hanno
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riguardato gli animali allevati. I dati riguardanti le indagini e le attività diagnostiche effettuate
nelle aziende selezionate sono stati analizzati, nel corso delle attività, per valutare l’andamento
del progetto e fornire utili informazioni di ritorno a coloro che seguono le aziende. In particolare
sono stati presi in considerazione i più importanti patogeni responsabili di gravi quadri patologici. Lo studio della loro prevalenza è stato effettuato attraverso l’utilizzo di diversi test diagnostici
di seguito riportati.
Il numero totale dei bovini sottoposti ad indagine all’interno dei 32 allevamenti campionati ammonta a circa 2200 capi.
Popolazione di riferimento: capi bovini allevati nelle Marche negli allevamenti da carne di linea
vacca –vitello
Periodo di riferimento: l’indagine è stata realizzata nel periodo compreso tra il 2008 ed il 2010
31 dicembre 2007.
Tipo studio: indagine trasversale per lo studio della prevalenza delle seguenti malattie:
IBR o rinotracheite infettiva dei bovini
Virus respiratorio sinciziale
BVD o Diarrea virale bovina
Parainfluenza 3
Leptospirosi
Clamidiosi
Neosporidiosi
Paratubercolosi
e per la valutazione della concentrazione ematica media di selenio per monitorare eventuali predisposizioni per la miodistrofia.
Campionamento: è stato utilizzato un campionamento a cluster a uno stadio, sono stati selezionati 22 allevamenti all’interno dei quali sono stati saggiati tutti i capi di età superiore a 12 mesi. Gli
allevamenti posti sotto indagine sono stati scelti in modo non casuale, ma sulla base della disponibilità a collaborare da parte degli allevatori.
Fonte dei dati: i dati relativi alle determinazioni analitiche di tipo sierologico e chimico provengono dagli archivi del Sistema Informativo di Gestione dei Laboratori di Analisi (SIGLA). I dati
relativi alle anagrafiche degli allevamenti, alla loro posizione geografica, all’età e razza dei capi
testati provengono dal Sistema Informativo Veterinaria e Alimenti (SIVA) della Regione Marche. I dati relativi al management degli allevamenti e alle sindromi presenti provengono da schede di rilevamento dati che sono stati compilati per ogni allevamento sotto studio.
Elaborazione dei dati: i dati sono stati elaborati con il software EpiInfo versione 3.3. Per la stima
dei valori di prevalenza della popolazione di riferimento è stata utilizzata la funzione c.complex.
Nella tabella sottostante vengono riassunti sulla base dell’agente eziologico il test sierologico
utilizzato e il numero di campioni testati:
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Agente Eziologico
Test Sierologico Utilizzato
N° Campioni
BHV1
ELISA indiretta
2426
BVD antigene
ELISA NSP2-3 e E0
1585
VRSB
ELISA indiretta
1841
PI3
ELISA indiretta
1786
PTBC
ELISA indiretta
1769
NEOSPORA
ELISA indiretta
1744
CLAMIDIOSI
FDC
1360
LEPTOSPIROSI
MAL
1599
Per quanto riguarda le indagini di tipo diretto sugli animali venuti a morte, nella tabella sottostante vengono riportati il numero e le indagini di diagnostica diretta svolte nell’ambito del progetto.
Diagnostica Diretta
N° Campioni
Esami Anatomo-Patologici
77
Esami Coprologici
164
Elisa Rotavirus-Coronavirus
51
PCR
188
Esami Istologici
200
ANALISI ECONOMICA
Rilievo dei dati di contabilità e di bilancio nelle aziende prescelte e loro registrazione.
Il Ce.S.A.R., con la collaborazione dell’ANABIC, ha selezionato 10 aziende che rientrassero
nella banca dati della RICA e allo stesso tempo svolgessero attività di allevamento di bovini di
razza Marchigiana. È stata poi fatta un’analisi dei dati contabili della banca dati RICA, distinguendo le voci di costo che contribuiscono a determinare il bilancio degli allevamenti. Il lavoro
si è concentrato su 10 aziende, differenti per dislocazione territoriale, ordinamento produttivo,
complessità di struttura, maturità gestionale e commerciale dell’imprenditore.
Nell’elaborazione dei dati, oltre alle interviste, sono state utilizzate informazioni ottenute dalla
banca dati RICA. Per gli anni di analisi (campagne 2007-2008) solo la metà delle aziende sono
state rilevate dalla RICA, per cui la disponibilità dell’allevatore a cooperare ed a rendersi disponibile per la registrazione e raccolta delle informazioni è stata fondamentale per il recupero delle
informazioni mancanti.
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Dal punto di vista della localizzazione, le realtà coinvolte nell’indagine risultano così distribuite:
cinque aziende della provincia di Macerata, tre aziende della provincia di Pesaro – Urbino, una
di Ascoli Piceno e una di Ancona.
Il costo di produzione dei bovini da carne di razza Marchigiana è stato calcolato sulla base dei
dati tecnici ed economici rilevati mediante questionario rivolto ai campioni di allevamenti ubicati nelle diverse aree di indagine, costituite dalle quattro province marchigiane. Essendo
l’indirizzo produttivo identico per tutte le aziende è stato predisposto un unico questionario.
Nonostante la disponibilità da parte della rete contabile RICA, la verifica critica della moltitudine dei dati si è rilevata lunga e laboriosa. A causa della mancanza delle rilevazioni contabili
RICA riferite al 2007 -2008 per alcune delle aziende facenti parte del campione, il rapporto si è
dovuto avvalere dell’ulteriore contributo degli allevatori per la realizzazione e definizione dei bilanci aziendali.
L’analisi, finalizzata alla determinazione dei parametri economici più significativi per la valutazione del costo di produzione aziendale, racchiude nella parte passiva del bilancio le seguenti
voci di costo:
spese specifiche per gli allevamenti: comprendono tutti i costi espliciti sostenuti per
l’allevamento inerenti l’alimentazione ed attribuendo alle quantità dei diversi alimenti i relativi
prezzi di mercato; il costo delle prestazioni veterinarie ed i costi espliciti sostenuti per le spese
sanitarie;
spese di coltivazione per reimpieghi: sono le spese finalizzate all’acquisto di semente destinata alla produzione dei reimpieghi aziendali incluse quelle sostenute per la coltivazione delle
suddette colture. Tale voce di costo è inoltre supportata dalle spese inerenti alle operazioni colturali a carico delle foraggiere utilizzate per l’alimentazione del bestiame;
altre spese di gestione: fanno riferimento alle spese generali di conduzione limitatamente
alla SAU. In questo caso i costi complessivi rilevati sono stati rapportati alla % di SAU funzionalmente connessa alla produzione zootecnica bovina;
quote di reintegrazione per le macchine e le attrezzature di interesse generale: definite
con criterio di ripartizione lineare del costo a nuovo. In questo caso i costi complessivi rilevati
sono stati rapportati alla % di SAU funzionalmente connessa alla produzione zootecnica bovina;
quote di reintegrazione macchine ed attrezzature limitatamente a quelle utilizzate per la
coltivazione della SAU;
quote di reintegrazione capitale fondiario: riferito esclusivamente alle strutture
dall’allevamento;
quote di manutenzione: per i suddetti capitali elencati quantificabili in un 2,5% del valore
a nuovo sulle macchine e le attrezzature aziendali e in uno 0,5% sulle strutture d’allevamento;
costo della manodopera salariata imputabile alla attività zootecnica valutato in € 10,50
l’ora ;
retribuzione per il lavoro autonomo in ragione di € 8,50 oraria;
interessi sul capitale di anticipazione quantificati nel 3% del totale costi espliciti;
interessi sul capitale bestiame quantificati nel 3% del valore di stalla;
interessi sul capitale agrario: quantificati nel 3% del valore attuale del capitale macchine
ed attrezzature di dotazione aziendale;
interessi sul capitale fondiario: stimati nell’1% del valore attuale d’inventario dei fabbricati aziendali e della superficie destinata a foraggiere.
Uno dei problemi affrontati nella metodologia è stato il trattamento dei costi congiunti nel caso
che l’azienda non fosse completamente specializzata nell’allevamento dei bovini. Su tutte le voci
di costo che lo necessitavano, è stata determinata l’incidenza attribuibile all’allevamento bovino
e alla produzione aziendale di foraggere reimpiegate per l’alimentazione del bestiame.
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- -- 13 -
- 13 -
INTEGRAZIONE DELLE INFORMAZIONI E ANALISI STATISITICHE
Tutte le informazioni derivate dai singoli settori di indagine (monitoraggio generale, analisi dei
foraggi, monitoraggio sanitario, analisi economiche) sono state registrate in fogli di lavoro formato excel.
Le analisi statistiche sono state effettuate con il pacchetto statistico SAS 9.1 (2002-03).
Le informazioni del monitoraggio generale sono state formattate, verificate e standardizzate per
essere utilizzate nell’analisi statistica; analogamente quelle del monitoraggio sanitario.
Gli archivi centrali del Libro Genealogico Nazionale delle Razze Bovine Italiane da Carne sono
stati utilizzati per creare alcuni dataset relativi alle fattrici di razza Marchigiana allevate nelle
Marche e poi ristretti ai soli allevamenti monitorati.
Sono state sviluppate le procedure per calcolare le statistiche per allevamento (e per allevamento/anno e per allevamento/periodo pluriennale) dei principali parametri riproduttivi. Sono stati
calcolati:
- interparto ;
- periodo di servizio (parto fecondazione successiva) calcolato sia in giorni che come numero di
calori passati sin alla fecondazione utile al parto successivo;
- fecondità (numero parti su numero vacche presenti in allevamento nell’anno);
- età al primo parto;
- età all’ultimo parto;
- numero di parti per carriera chiusa (vacche eliminate);
- periodo di riforma (ultimo parto-riforma).
Per le fattrici considerate sono state ricostruite le genealogie.
Le variabili registrate nel monitoraggio sono state analizzate come frequenza (quelle discrete) e
per le principali statistiche di base, media, dev. Standard (quelle continue).
Si è proceduto ad integrare in primo luogo le informazioni del monitoraggio generale con le statistiche riproduttive elaborate.
Sono state quindi analizzate, tramite modelli lineari, le componenti delle varianze dei parametri
riproduttivi (variabili dipendenti o “y”) in funzione delle variabili derivate dalle informazioni
del monitoraggio (variabili indipendenti o “x” o fattori ambientali), per verificare se queste ultime avessero un’influenza significativa sulla prima.
Dopo aver individuato i fattori ambientali significativi, sono stati elaborati i modelli misti per
stimare l’ereditabilità dei parametri riproduttivi (“y”) tramite BLUP animal model.
I risultati sanitari sono stati organizzati per matricola dei bovini testati e quindi inseriti nei file
con i dati riproduttivi (singoli parti e carriere riproduttive) e successivamente analizzati per verificarne l’effetto sulla efficienza riproduttiva.
I risultati delle analisi di costo di produzione sono stati accoppiati con le medie riproduttive di
allevamento per calcolarne i valori economici.
VISITE VETERINARIE E PROBLEMATICHE RIPRODUTTIVE
I veterinari delle APA hanno provveduto ad effettuare le visite veterinarie e ad effettuare i prelievi di campioni di foraggi per la successiva consegna al laboratorio dell’Università Politecnica
della Marche per l’analisi chimica.
In tutte le aziende aderenti al progetto, con particolare riferimento a quelle con problemi di fertilità, si sono analizzate le cause che hanno contribuito a diminuire la fertilità, l’efficienza ripro-
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duttiva e la longevità delle fattrici. Uno strumento utile per facilitare tale attività è stato l’utilizzo
dati produttivi e riproduttivi desunti dal programma “Datagest” dell’ANABIC, che ha consentito
di individuare i soggetti con periodi di interparto lunghi ed altre informazioni utili.
I veterinari APA hanno effettuato visite ginecologiche sia post-partum che come diagnosi di gravidanza (manualmente e/o con ecografo), alle vacche ed alle manze e quindi hanno approfondito
le problematiche relative gli aspetti riproduttivi (ritorni in calore, ritenzioni di placenta, difficoltà
di parto, anestri ed altro).
Per ogni azienda, dalla definizione del quadro riproduttivo delle singole bovine e
dell’allevamento, è stato possibile:
•
individuare anticipatamente lo stato di gravidanza;
•
valutare lo stato di fertilità della bovina;
•
intervenire con immediatezza in caso di patologie dell’apparato riproduttivo (come ad esempio metrite, piometra, cisti ovariche, ecc.);
•
intervenire anche in caso di problemi legati al post-partum: ritenzioni di placenta, prolassi
dell’utero o della vagina;
•
fornite le prime indicazioni sul razionamento alimentare e sull’integrazione vitaminicominerale necessarie al fine di ripristinare una corretta funzionalità della fase ovarica.
I principali problemi riscontrati sono:
- Ritenzioni di placenta, in molti casi risolti direttamente dall’allevatore; dal veterinario se presente in allevamento, in occasione delle visite o in caso di complicazioni;
- Prolassi dell’utero o della vagina;
- Cisti ovariche e corpi lutei persistenti nel post-partum.
Più rare in generale, ma in alcuni allevamenti frequenti, sono mastiti e metriti.
Tali interventi hanno consentito di ridurre l’interparto nella bovina, migliorare la fertilità delle
femmine e quindi migliorare le performance produttive e riproduttive delle stesse.
Sulla base delle informazioni rilevate, per quanto riguarda lo stato sanitario e le indagini sui fattori ambientali e gestionali degli allevamenti in monitoraggio, sono state fornite a tutte le aziende
aderenti al progetto ulteriori indicazioni sulla disinfezione e sull’igiene degli allevamenti.
In sette aziende aderenti al progetto sono stati messi in atto i manuali della corretta prassi igienica secondo le vigenti normative e quindi favorito il miglioramento della qualità igienico-sanitaría
delle produzioni zootecniche.
DISCUSSIONE DEI RISULTATI
1. IL CAMPIONE
Il campione originale è composto da 120 allevamenti, di cui 11 sono stati aggregati con le aziende familiari di riferimento, in quanto, anche se distinti come unità produttive, hanno una gestione comune. Due aziende hanno chiuso l’allevamento e 6 non hanno fornito informazioni
congruenti. Nelle analisi ci si riferisce, quindi, a 101 allevamenti aggregati che ne rappresentano
112, per un totale di circa 7400 capi e oltre 3300 vacche, oltre il 30% del capitale di Marchigiana
allevata nella Regione Marche. Sono state considerate 1320 vacche con carriera chiusa, eliminate
dal 2005 al 2009.
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DIMENSIONI E ORDINAMENTI AGRONOMICI
Le aziende variano da 10 ad oltre 1000 ha, con una distribuzione per fasce riportata in tabella 1.
Tab. 1 DIMENSIONI DELLE AZIENDE E DEGLI ALLEVAMENTI
DIMENSIONI AZIENDALI
Ettari
N° Aziende Percentuale
<20
14
13,9%
20-49
32
31,7%
50-99
21
20,8%
100-199 16
15,8%
≥200
18
17,8%
DIMENSIONI ALLEVAMENTI
N° Vacche N°Aziende Percentuale
≤9
15
14,9%
10 - 19
28
27,7%
20 -29
17
16,8%
30 - 49
18
17,8%
≥ 50
23
22,8%
La maggior parte delle aziende, 82, è situata in collina, che varia dalla bassa collina anche litoranea a quella alta e più interna. In pianura vi sono 13 aziende, di cui 6 hanno anche una parte in
collina; in montagna insistono 6 aziende (che utilizzano il pascolo estivo).
La conduzione è per lo più diretta, con impiego di mano d’opera familiare, con una media di
2,06 addetti per azienda. Circa il 12% delle aziende ha anche salariati, fissi o stagionali.
L’ordinamento colturale prevede sempre la produzione di foraggi: medica, loietto e sorgo, e di
granelle per mangimi (cereali e proteaginose, favino e pisello in primis). Talora sono adottate
consociazioni orzo-pisello, avena-favino, più indicate in alta collina per la contemporaneità
della maturazione, o anche orzo-favino.
I pascoli sono recintati in 46 aziende, ed in 9 di queste vengono usati recinti mobili. I recinti elettrici sono in progressiva diffusione anche per cercare di contenere i selvatici (cinghiali soprattutto), problema molto sentito negli ultimi anni a causa del rapido aumento di questi animali.
Tab. 2 TIPOLOGIE COLTURALI NELLE AZIENDE
FORAGGI
COLTURA
Erba medica
Loietto
Prato
Pascolo
Mais insilato
Sorgo
GRANELLE
Aziende COLTURA
94,10% Orzo
7,90%
Avena
14,80% Mais granella
50,50% Favino
7,90%
Pisello
4,90%
Aziende
87,10%
18,80%
39,60%
32,70%
19,80%
Le aziende sono in genere autosufficienti per la produzione di foraggi, tranne che in pochissimi
casi. La produzione di granella è attuata in quanto ritenuta economicamente più conveniente rispetto all’acquisto di materie prime o mangimi. La tipologia di coltura è condizionata dalla disponibilità di terreni irrigui e dalla giacitura: il mais è coltivato solo nel 39,6% delle aziende per
il 7,6% della superficie coltivabile, mentre sono preferite le colture che non richiedono irrigazione: l’orzo prevale nettamente (87% delle aziende per il 16% della superficie coltivata), soprattutto in collina.
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RICOVERI PER GLI ANIMALI
Le stalle tradizionali con posta fissa rappresentano ancora la maggioranza dei casi (67% delle aziende e 46% delle fattrici) ed è la regola negli allevamenti con meno di 20 fattrici (42 su 45 aziende). In 27 aziende la posta fissa costituisce il sistema di ricovero invernale dopo la stagione
pascolativa, dove gli edifici sono di costruzione meno recente e in 8 di queste è affiancata da box
o paddock. In altre 13 aziende la stabulazione a posta fissa per le fattrici è affiancata da box o
paddock, che spesso ne ospitano la parte più consistente; il 44% delle aziende con stabulazione
libera presenta sistemi di autocattura per le vacche ed il 40% presenta sistemi di autocattura per
le manze mentre il 10% ed il 26% delle aziende non ha alcun sistema di autocattura.
Tab. 3 FREQUENZE AUTOCATTURE PER VACCHE E MANZE
AUTOCATTURE VACCHE
SI
NO
Poste
Fisse
N°
Aziende
42
10
44
AUTOCATTURE MANZE
Percentuale
43,8%
10,4%
SI
NO
Poste
Fisse
45,8%
N°
Aziende
36
24
31
Percentuale
39,6%
26,4%
34,1%
Le stalle più moderne sono tutte a stabulazione libera con ampie aperture per favorire il ricambio dell’aria e con adeguati ripari dai venti dominanti. I box sono dotati di paddock esterni in
cemento o in terra (se di dimensioni ampie >1000mq) e consentono in genere la suddivisione
della mandria per stato riproduttivo: vacche da coprire insieme ad un toro, vacche gravide, vacche prossime al parto in box o recinti dedicati quale sala parto. Sono frequenti le soluzioni miste
per gli spazi di riposo delle fattrici, con più tipi di stabulazione presenti nella medesima azienda
in stalle diverse o nella stessa, in parte modificata in epoca successiva alla sua costruzione. La
soluzione prevalente è quella della lettiera in paglia su pavimenti pieno (mattoni o cemento). I
paddock sono in terra o prato solo se molto ampi (> 1000 mq). Il grigliato non è mai adottato per
le vacche.
Per quanto riguarda le dimensioni, 30 aziende su 65 con posta fissa hanno poste con lunghezza
compresa tra 1,7 e 1,9 m (progettata per le vacche da latte ma non molto adeguata per le vacche
Marchigiane), le restanti 35 le hanno uguali o superiori ai 2 metri e quindi adeguate. Nei box le
fattrici dispongono in media di 7mq a testa, nei paddock esterni da 2 a 15 mq per i paddock collegati ai box della stalla, da 40 a 1000 mq per i recinti più ampi indipendenti dai box, ma in alcuni casi collegati alla stalla per la alimentazione delle fattrici.
Tab. 4 DIMENSIONI SPAZI PER RIPOSO DELLE FATTRICI
LUNGHEZZA
VACCHE
N°
Aziende
<2
30
2 - 2,1 27
> 2.1 8
Metri
POSTE
SUPERFICIE BOX VACCHE
Percentuale
46,2%
41,5%
12,3%
Metri
Quadri
≤4
5-6
>6
N°
Aziende
3
12
22
Percentuale
8,1%
32,4%
59,5%
SUPERFICIE
VACCHE
Metri
Quadri
<6
6 - 15
16 - 99
≥ 100
N°
Aziende
4
9
6
12
PADDOK
Percentuale
12,9%
29,0%
19,4%
38,7%
- 16 -
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Anche per le manze, il 48% delle 65 aziende a stabulazione fissa ha una lunghezza delle poste
inferiore ai 2m e solo il 13% superano i 2,1m. I box dedicati alle manze hanno superficie inferiori ai 4mq nel 46% delle aziende e superiore ai 6mq nel 21% dei casi. Per quanto riguarda i
paddock, nel 44% dei casi sono inferiori ai 6mq e nel 40% superano i 100mq.
Tab. 5 DIMENSIONI SPAZI PER RIPOSO DELLE MANZE
LUNGHEZZA POSTE MANZE SUPERFICIE BOX MANZE
SUPERFICIE PADDOK MANZE
N°
Aziende
<2
25
2 - 2,1 20
> 2.1 7
Metri
Quadri
<6
6 - 15
16 - 99
≥ 100
Metri
Percentuale
48,1%
38,5%
13,5%
Metri
Quadri
≤4
5-6
>6
N°
Aziende
20
14
9
Percentuale
46,5%
32,6%
20,9%
N°
Aziende
11
2
2
10
Percentuale
44,0%
8,0%
8,0%
40,0%
Le stalle più recenti sono contraddistinte da ottima ventilazione e luminosità; quelle costruite tra
gli anni ‘60 ed ’80 presentano spesso problemi di ricambio d’aria legato alle correnti dominanti.
Le ormai rare stalle tradizionali hanno il duplice problema di ricambio d’aria e luminosità dovuto
alle ridotte aperture. Particolarmente interessanti e di recente costruzione, (anche se talora costose a causa delle norme antisismiche) sono soluzioni che prevedono ricoveri aperti con strutture
ridotte alle sole pavimentazione e copertura, con protezioni laterali dai venti dominanti e pareti
costituite dai balloni di paglia posti sui lati lunghi dei ricoveri, o ancora stalle con grande sviluppo in altezza (5-7 metri) ed ampie superfici vetrate nella parte più alta: in questi ambienti vi è un
costante ricambio d’aria sia d’inverno che d’estate e non si percepisce alcun odore di ammoniaca. Alcune stalle, tradizionali o destinate in origine ad altre specie o all’ingrasso, hanno altezze
inferiori ai 3,5 metri e non garantiscono un sufficiente ricambio d’aria (con odore di ammoniaca
percepibile in presenza degli animali).
GESTIONE DELL’ALLATTAMENTO
I vitelli sono svezzati a 5,3±1,0 mesi di età con intervallo da 2 a 7 mesi. Solo 5 allevamenti svezzano tra i 2 e i 3,5 mesi, mentre 20 svezzano tra i 4 e i 5 mesi, 37 tra i 5 e i 6 mesi, 42 tra i 6 e i 7
mesi di età. I pesi allo svezzamento dichiarati dagli allevatori sono in media 243±48 kg per i maschi e 214±48 kg per le femmine. Il periodo dell’anno in cui si svezzano i vitelli è fortemente
condizionato dal tipo di conduzione delle fattrici: chi impiega il pascolo svezza in genere al rientro dal pascolo o prima dell’uscita, per ovvii motivi organizzativi. L’età dei vitelli non mostra invece differenze legate al pascolo. Chi attua uno svezzamento precoce (inferiore ai 4,5 mesi) lo fa
per ridurre l’intervallo interparto, dato che in molti casi le vacche restano vuote (o sono addirittura in anestro) sino allo svezzamento e necessitano di intervento veterinario per far ripartire i cicli
ovulatori.
I vitelli sono con le madri solo per i momenti di allattamento in 49 aziende durante tutto l’anno e
in altre 8 solo nei mesi invernali (al rientro dal pascolo); nelle altre 44 aziende sono sempre insieme alle madri per tutto l’anno. Nei casi di vitelli separati dalle madri, l’allattamento avviene in
genere 2 volte al dì (in 8 casi 3 volte al dì sino al secondo mese) e lo svezzamento è graduale con
una sola poppata nell’ultimo mese. In questo caso i vitelli che sono rinchiusi in box devono essere portati alla madre e questo determina una forte incidenza sul costo della manodopera
L’integrazione alimentare ai vitelli (foraggi e farine), nell’ultimo mese di allattamento, è praticata da tutte le aziende; in 27 casi si impiega un mangime specifico da svezzamento, 14 hanno ali-
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mentatori dedicati ai vitelli per il periodo in cui vivono insieme alle madri (stabulazione libera o
pascolo) e conseguono pesi medi allo svezzamento dei maschi di 235 kg a 4,8 mesi di età.
PRINCIPALI FATTORI ANALIZZATI PERCENTUALI SULLE VACCHE
Tra tutti quelli considerati, i fattori di cui si è tenuto maggiormente conto, per quello che riguarda la gestione degli
animali, si è riscontrato che il 50% delle vacche tenute a stabulazione fissa sono tenute in poste con una lunghezza
che va dai 2m in su e quindi adeguate ad animali da carne mentre il restante 50% è stabulato in poste con una lunghezza
PARAMETRO
FREQ. %
REGISTR. PARAMETRO
LUNGH. POSTA >= 2 m
50
AUTOCATTURE
93
VITELLI con le MADRI
69
ASSENZA
MORTALITA’
Nasc
54
SUP BOX > 5 mq
60
DIARREE NEI VITELLI
57.5
FORME RESPIR. VITELLI
34.6
DISINFEZIONI
88
CON CALCE
60
CON CREOLINA
27
CON VARECHINA
19
ESCHE TOPICIDA
75
TUTTO VUOTO
40
ISOLAMENTO ANIM
50
FREQ.
%
REGISTR.
PRINCIPALI FATTORI ANALIZZATI
PARAMETRO
MEDIA
SUP. PASCOLO/VACCA ha
N°
DISINFEZIONI
AREA
VACCHE
6.58
CON
SENZA
PASCOLO PASCOLO
3,37
0
5.96
7.41
N. CAMBIO LETTIERA/ANNO
273
LUMINOSITA’ STALLA
3.30
3.25
3.36
RICAMBIO ARIA STALLA
3.25
3.45
2.98
TEMPERATURA STALLA
3.06
2.79
3.42
SUP. BOX /VACCA mq
6.75
6.43
7.16
SUP. PADDOCK/VACCA mq
140.6
181.4
85.2
N. VACCHE/BOX
18.2
20.5
15.4
- 18 -
- 19 -
- -- 19 -
- 19 -
PRINCIPALI FATTORI ANALIZZATI PERCENTUALI SULLE VACCHE
PARAMETRO
FREQ %
FREQ %
PARTI STAGIONALI
NO 86
SI 14
MONTA STAGIONALE
NO 90
SI 10
FECONDATORE VETERINARIO / LAICO V. 81,8
FREQ %
L. 18,2
BIDONE SEME AZIENDALE
20
NUMERO DI VACCHE PER TORO
≤30 60
≥30 40
PERIODO DI SERVIZIO
35gg 20
40-50gg 39
≥60gg 41
ACCERTAMENTO DI GRAVIDANZA
SI 75,8
RARA 6,6
NO 17,6
PROSTAGLANDINE
NO 73
RARA 6
SI 21
VITALITA’ MASCHI
B 68,5
O 29,5
M2
VITALITA’ FEMMINE
B 49
O 48,6
M 1,4
PRINCIPALI FATTORI di SCELTA delle MANZE da RIMONTA
PARAMETRO
FREQ. %
REGISTR. PARAMETRO
CRITERI SCELTA MADRE
FREQ. %
REGISTR.
CRITERI SCELTA MANZA
LATTE
82
INTERPARTO
62
LONGEVITA’
27
ATTITUDINE MATERNA
80
DOCILITA’
66
DOCILITA’
40
CAPEZZOLI
11
CAPEZZOLI
13
MANTELLO
4
GROPPA
62
MUSCOLOSITA’
58
ARTI
73
ARTI
89
MOLE
38
MOLE
73
MORFOLOGIA
70
MORFOLOGIA
79
INDICI GENETICI
7
INDICI GENETICI
3
- 19 -
- 20 -
- -- 20 -
- 20 -
PRINCIPALI FATTORI di SCELTA e SCARTO
FREQ. %
REGISTR. PARAMETRO
PARAMETRO
CRITERI SCARTO
FREQ. %
REGISTR.
CRITERI SCARTO
NO GRAVIDANZA
91
SACRSO
FIGLI
ACCRESCIMENTO 12
ACICLIA
12
TEMPERAMENTO
41
ABORTO
20
ARTI
52
ABORTO RIPETUTO
RITENZIONE
PLACENTARE
16
DIFETTI MORFOLOGICI
27
PROLASSO UTERINO
47
3
CRITERI
PRIMIPARE
SCARTO
PROLASSO UT. RIPETUTO 15
NO GRAVIDANZA
29
PROLASSO VAGINALE
27
PROLASSO UTERINO
26
MASTITE
31
MANCANZA DI LATTE
26
MANCANZA DI LATTE
58
TEMPERAMENTO
21
ARTI
6
MANCANZA
RIPETUTA
DI
LATTE 5
PRINCIPALI CARATTERI ANALIZZATI
VACCHE IN PRODUZIONE ANNI 2005- 2009
PARAMETRO
FREQ % FREQ % FREQ %
INSEMINAZIONE NAT. /ARTIF.
N. 77,6
PARTI SPONTANEI
A 80.8
PARTI ASSISITI
B 18,1
GEMELLI
2,25
PARTI ASSISITI SE GEMELLARI
B 58,3
ABORTI
0,16
NATI MORTI
2,25
NATI MORTI IN PARTI GEM
8,16
A. 22.4
C 0,2
D 0,9
C0
D 1,9
- 20 -
- 21 -
- -- 21 -
- 21 -
PRINCIPALI CARATTERI ANALIZZATI
VACCHE IN PRODUZIONE ANNI 2005- 2009
PARAMETRO
N°
OBS
MEDIA DEV.
CON
SENZA
STANDARD PASCOLO PASCOLO
4625
ETA' 1° PARTO MESI
N° CALORI/GRAV. 1° - 2°
1534
PARTO
31,4
5,1
32,3
30,4
8,14
7,73
8,86
7,16
INTERPARTO 1° - 2° PARTO 1534
N° CALORI /GRAV. >=3°
5768
PARTO
500,7
156,6
515,3
480,9
6,05
6,70
6,03
6,06
5768
456,5
136,2
456,4
456,6
NUMERO PARTI/CARRIERA 1834
5,44
3,43
5,39
5,69
NATI PER VACCA
1834
5,35
3,38
5,05
5,60
ETA' ULTIMO PARTO
1834
8,34
4,23
9,08
7,81
VITELLI NATI/VACCA/ANNO 1834
0,64
0,15
0,63
0,65
1834
ETA' RIFORMA, ANNI
ULT.
PARTO-RIFORMA,
1834
MESI
9,24
4,28
9,79
8,64
9,36
6,50
9,96
8,51
INTERPARTO >=3° PARTO
2. EFFICIENZA RIPRODUTTIVA e GESTIONE DELLA RIPRODUZIONE
PARTI, INTERPARTI, ETA’ ED ORDINE DI PARTO
Per il periodo 2006-2009 sono stati considerati 9.196 parti di fattrici, nate da madri iscritte al
Libro Genealogico. L’età media al parto nel periodo è di 6,76 anni (6 anni e 9 mesi), il numero
medio di ordine di parto è di 4,07. Nel grafico 1 sono esposti gli andamenti per anno distinti per
allevamenti con e senza pascolamento estivo, oltre che le medie. Si nota come gli allevamenti
che adottano il pascolo hanno vacche più vecchie di circa un anno, ma con 0,5-0,7 parti in più,
dato che indica una maggiore età al primo parto.
L’intervallo interparto è una delle due variabili che esprime in modo sintetico l’efficienza riproduttiva di un popolazione o di un allevamento: l’altro indice è il tasso di gravidanza, che per
semplicità chiameremo fecondità, ovvero la percentuale di vacche gravide e che partoriscono sul
numero di vacche presenti in un anno in allevamento.
L’intervallo interparto è composto da due periodi: il periodo di servizio (parto-concepimento) e
la gravidanza. Assumendo costante la gravidanza (che ha in realtà un sua variabilità ma abbastanza contenuta), dall’interparto si ricava per differenza il periodo di servizio (che nel caso delle
monte naturali nei gruppi di monta non è direttamente rilevabile). Il periodo di servizio si può ulteriormente dividere in due fasi: dal parto sino alla comparsa del primo calore fertile (circa 35-40
giorni) e da questo al concepimento. Quest’ultimo periodo, diviso per 21 giorni (l’intervallo tra
due calori) e arrotondato all’intero più vicino, ci fornisce il “numero di calori” teorici che sono
passati sino al concepimento. Calori teorici perché in realtà la bovina può non manifestarli per
varie situazioni fisiologiche (cisti ovariche, corpi lutei persistenti, anestro), ma utili da un punto
- 21 -
- 22 -
- -- 22 -
- 22 -
di vista statistico e zootecnico per misurare il parametro riproduttivo. Essi sono stati calcolati per
interparti superiori a 239 giorni e vanno da 0 (interparti tra 240 e 344 giorni) per aumentare poi
per intervalli di 21 giorni sino a 19 (interparti tra 722 e 742 giorni); gli interparti più lunghi sono
stati raggruppati per valori indicativi di 25 calori (744-954 giorni), 35 calori (955-1162 giorni).
Gli intervalli interparto calcolati sui parti nel periodo 2006-09 (Grafico 2) mostrano un andamento decrescente dal primo al terzo intervallo (cioè tra il primo e il quarto parto), per poi stabilizzarsi. Nel grafico 3 si evidenzia come l’interparto tra il primo ed il secondo parto nelle aziende
con pascolo risulti più lungo di oltre 30 giorni rispetto alle altre ed è sempre significativamente
maggiore dei successivi, che invece tendono ad equivalersi nei due tipi di allevamento. Il trend
mostra una generale riduzione degli intervalli negli ultimi 2 anni considerati, in particolare per il
primo intervallo.
GRAFICO 1 – ETA’ ED ORDINE DI PARTO MEDI DEL CAMPIONE
Età e Ord. parto medi 2006-09
4,80
7,60
4,60
7,40
4,40
7,20
N
.ord
.P
arto
6,80
4,00
6,60
3,80
6,40
3,60
E
tà-A
n
n
i
7,00
4,20
6,20
3,40
6,00
3,20
5,80
3,00
2006
2007
2008
2009
Ord. Parto Stab
3,70
3,63
3,63
3,84
Ord Parto Pasc
4,17
4,30
4,29
4,49
Ord Parto media
4,00
4,04
4,03
4,22
Età Stab
6,00
5,91
5,93
6,16
Età Pasc
7,07
7,32
7,17
7,44
Età Media
6,67
6,78
6,67
6,91
5,60
Anno
GRAFICO 2 – INTERPARTI E N. CALORI PER ORDINE DI PARTO
520
500
GIORNI
480
460
440
420
400
380
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
INTPARTO
501
478
455
452
444
452
449
454
452
422
431
447
447
N CALORI
8,14
7,09
5,98
5,81
5,44
5,85
5,71
5,97
5,85
4,36
4,75
5,65
5,80
9,00
8,00
7,00
6,00
5,00
4,00
3,00
2,00
1,00
0,00
N.CALORI
INTERPARTI E N.CALORI MEDI PER ORDINE PARTO
N. ORDINE PARTO
- 22 -
- 23 -
- -- 23 -
- 23 -
GRAFICO 3 – PRIMO INTERPARTO E SUCCESSIVI PER TIPO DI ALLEVAMENTO (CON
E SENZA PASCOLO) ED ANNO
Interparti medi per anno e Pascolo
Interparti - giorni
540
520
500
480
460
440
2006
2007
2008
2009
Anno
Interp.1-2 Stab
Interp.1-2 Pas c
Interp.1-2
Interp. Stab
Interp.Pas c
Interp.
Nella tabella 5 vengono esposti, per anno, i principali parametri riproduttivi medi del campione,
riferito alle vacche presenti negli allevamenti e ai parti registrati. L’età media delle fattrici è di 6
anni e 9 mesi (6,76 anni) con 4,07 parti in carriera, con una lieve tendenza ad aumentare nei
quattro anni, probabilmente dovuta alla diminuzione percentuale delle primipare e delle secondipare: una prima indicazione che se ne ricava è che la razza Marchigiana gode di una soddisfacente longevità.
Tab. 5 PARAMETRI RIPRODUTTIVI MEDI DEL CAMPIONE – ANNI 2006-09
Anno N° Eta
al Ordine Primi- Secon- InterParti parto
di parto pare dipare parto
%
%
1°-2°
Anni
Giorni
Interparti N° calori N° calori Fec. Parti Nati
dopo
1°2° dopo
Artif. Gemel Morti
2° parto parto
2° parto %
%
%
Giorni
2006
2173 6,67±3,5
4,00±2,8 20,6
18,0
506±152 459±137
8,43±7,6
6,15±6,7
27,79 2,60
2,69
2007
2327 6,78±3,6
4,04±2,8 20,2
17,5
516±172 458±140
9,00±8,6
6,12±6,8
22,02 2,24
1,78
2008
2460 6,67±3,5
4,03±2,8 20,1
17,3
494±155 454±138
7,67±7,4
6,00±6,9
21,59 2,18
2,10
2009
2236 6,91±3,6
4,22±2,8 18,2
15,6
486±142 455±130
7,39±7,0
5,94±6,2
18,5
2,48
1,99
La fecondazione artificiale continua a diminuire a favore della monta naturale, data la progressiva evoluzione dei gruppi di monta con toro in mezzo alle vacche, sia al brado che in stabulazione
libera, soluzione meno impegnativa dal punto di vista gestionale. Anche i parti gemellari tendono
a diminuire: essendo poco desiderati dagli allevatori per le complicazioni che portano soprattutto
al pascolo, vi è la tendenza a non tenere le figlie delle vacche che partoriscono gemelli. La mortalità al parto oscilla intorno al 2-2,5%, dato non ottimale e legato sia ai parti gemellari (dove la
frequenza di vitelli morti al parto supera l’8%), sia ai parti distocici.
Considerando gli interparti si nota come quello tra il primo ed il secondo parto sia più lungo dei
successivi, anche se negli anni tende a ridursi, in modo significativo, di 20 giorni.
La frequenza degli ordini di parto (grafico 4) mostra forte incidenza di primi e secondi parti (20 e
16,9% rispettivamente), che indica un tasso di rimonta abbastanza alto, circa il 20%. Per contro
vi è una buona presenza di vacche longeve, dal sesto parto in avanti: 26,6% circa.
- 23 -
- 24 -
- -- 24 -
- 24 -
L’analisi del numero di calori trascorsi sino alla fecondazione, in funzione del numero di parto
(grafici 4 e 5), ci mostra come le vacche riducano il “numero di calori” con l’aumentare
dell’ordine di parto e come aumenti la percentuale di vacche con “numero di “calori” uguale o
inferiore a 4 (corrispondente ad interparto inferiore a 430 giorni). Si nota anche che la frequenza
di interparti di due anni (n. calori da 17 a 25) è decisamente più elevata per le secondipare, per
poi decrescere al terzo, quarto e quinto parto e stabilizzarsi in quelli successivi.
GRAFICO 4 – FREQUENZA DEI PARTI PER ORDINE DI PARTO E PER NUMERO DI
CALORI DEL PERIODO DI SERVIZIO
GRAFICO 5 – FREQUENZA DEI PARTI PER NUMERO DI CALORI DEL PERIODO DI
SERVIZIO E PER ORDINE DI PARTO
- 24 -
- 25 -
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- 25 -
VACCHE CON CARRIERA CHIUSA
Nelle 1320 vacche pluripare eliminate nel campione di indagine (Tab.6), l’età al primo parto è in
media di 32 ± 5,5 mesi e ed è aumentata di circa un mese dal 2005 al 2009. L’età dell’ultimo
parto è in media di 9,3 ± 3,8 anni e varia dai 3 ai 19 anni; parallelamente l’età media di eliminazione oscilla intorno ai 10 anni. Le vacche hanno avuto in media 6 ± 3,1 parti con punte massime
oltre i 15 parti; in carriera hanno registrato una media di 0,6 nati per vacca per anno di vita ed un
interparto medio di 452 ± 90 giorni; il periodo che intercorre tra la data dell’ultimo parto e quella
di eliminazione è in media di 12 mesi ed oscilla dai 1 ad oltre 24 mesi, fatto che indica come
l’allevatore tenda ad aspettare fino a 2 anni dall’ultimo parto prima di eliminare la vacca che non
resta gravida.
Tab. 6 CARRIERA RIPRODUTTIVA CHIUSA - VACCHE PLURIPARE
Anno
Elimin
N
Vac
che
Età
parto
Mesi
1 Età ultimo Età
– parto Anni Elimin
Anni
Ultimo
N Parti
Parto
Elimin.
Mesi
N. Figli
2005
288
31,0±5,0 8,94±3,74
2006
290
2007
236
2008
217
10,44
14,4±10,4 5,83±2,9
0,831
447 ± 126
31,1±5,4 9,50±3,67
10,77
13,3±10,3 6,25±3,0
5,70±2,9 0,621
6,12±3,0 0,625
0,818
449 ± 126
31,5±5,6 9,35±3,71
10,29
10,30±9,2 5,97±3,0
455 ± 140
31,6±5,2 9,48±3,90
11,26±8,9 6,16±3,1
5,86±3,0 0,609
6,05±3,1 0,620
0,805
10,48
0,815
456 ± 113
2009
289 32,3±5,8 9,22±4,05
Medie e
1320 31,98
9,3
Totali
10,22
10,60±9,0 5,88±3,3
5,81±3,3 0,606
0,824
457 ± 112
10,43
11,79
5,92
0,82
452
6,03
Nati
per Nati
per Int.parto
Anno vita Anno Car- medio
vacche
riera riprod
0,62
Nelle primipare, eliminate nel campione di indagine (Tab.7), l’età al primo parto è in media di 33
mesi ed oscilla dai 26 ai 39 mesi, l’età di eliminazione in media è di 47 mesi ma varia dai 42 ai
56 mesi e il tempo che intercorre dall’ultimo parto all’eliminazione è in media di 13 mesi e varia
da meno di un mese fino ai 22 mesi.
Tab. 7 CARRIERA RIPRODUTTIVA CHIUSA - VACCHE PRIMIPARE
Anno E- N Vacche
limin
Età
ultimo parto Ult. Parto - Eliminaz. Età Eli- Nati per Anno
Mesi
Mesi
min Mesi Vita
2005
56
32,73 ± 6,07
16,78 ± 12,09
56,04
0,377
2006
32
32,51 ± 5,03
15,52 ± 10,69
49,31
0,376
2007
34
32,06 ± 5,46
9,97 ± 9,66
42,11
0,384
2008
47
33,23 ± 6,30
11,98 ± 9,33
45,27
0,373
2009
Medie
Totali
44
32,59 ± 5,90
11,07 ± 8,34
44,73
0,380
213
33,04
12,65
47,16
0,38
e
GESTIONE DELLA RIPRODUZIONE
MOTIVI DI SCARTO DELLE FATTRICI
I criteri principali di scarto delle vacche negli allevamenti sono per il 90% l’assenza di gravidanza, per il 58% la mancanza di latte e per il 53% i difetti agli arti, poi viene preso in considerazione il prolasso uterino per il 46% dei casi e la docilità per un 40% dei casi.
- 25 -
- 26 -
- -- 26 -
- 26 -
Tab. 8 CAUSE DI SCARTO DELLE FATTRICI
CAUSE DI SCARTO DELLE VACCHE - % di ALLEVAMENTI
NO GRAVIDANZA
MASTITE
RITENZIONE PLACENTA
PROLASSO UTERINO
PROLASSO VAGINALE
METRITI
CORPI LUTEI
ACICLIA
90,4%
28,8%
3,1%
46,0%
28,1%
0,2%
3,0%
11,5%
ABORTO
DOCILITA'
NO LATTE
SCARSO ACCRESCIMENTO FIGLI
INDICE GENETICO
DIFETTI MORFOLOGICI
ARTI
LINEA SUPERIORE
19,0%
40,5%
58,4%
10,1%
1,9%
27,7%
53,3%
5,4%
I criteri principali di scarto delle primipare sono per il 28% l’assenza di gravidanza, per il 26% il
prolasso, per il 25% la mancanza di latte, per il 19% la docilità e per il 6% i difetti agli arti.
Tab. 8 CAUSE DI SCARTO DELLE FATTRICI PRIMIPARE
CRITERI
DI
SCARTO
DELLE PRIMIPARE - % di
ALLEVAMENTI
LATTE
25,3%
NO GRAVIDANZA
28,4%
PROLASSO
25,6%
DOCILITA'
19,1%
ARTI
6,2%
FACILITA’ (DIFFICOLTA’) DI PARTO
Circa l’81% dei parti viene dichiarato e registrato come facile o spontaneo, non richiede cioè
particolare assistenza dell’allevatore; il 18% richiede assistenza di una persona, solo lo 0,8% richiede intervento di 2 o più persone. Il parto cesareo è praticato solo nello 0,2% dei casi. Le percentuali dei parti cesarei o con assistenza di 2 o più persone raddoppiano per le primipare. Nel
caso di parti gemellari la percentuale di parti con assistenza sale dal 18% al 54%, dato che gli
allevatori tendono a seguire l’andamento del parto per evitare possibili complicazioni.
MORTALITÀ NEONATALE.
Solo 39 allevamenti dichiarano casi di mortalità neonatale negli ultimi anni, indicando in 10 casi
problemi sanitari, in 10 casi problemi legati al parto, in 5 casi cause accidentali e i restanti non
specificano i motivi. La mortalità dei vitelli registrata al parto è piuttosto bassa (oscilla tra il 1,8
e il 2,7%) ma la presenza del 5,9% di interparti di oltre 2 anni induce a supporre la presenza di
gravidanze non portate a termine con la nascita del vitello o di vitelli nati al pascolo e sbranati
dai selvatici (sono segnalate numerose presenze di cinghiali e di lupi nei pascoli sulla dorsale appenninica). Il 55 % dei vitelli registrati come morti al parto sono nati in parti cesarei o assistiti dall’allevatore.
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CRITERI DI SCELTA DELLE MANZE PER LA RIMONTA
Per la scelta delle manze da avviare alla riproduzione, vengono prevalentemente considerati dagli allevatori i seguenti caratteri sulle madri: per l’81% la produzione di latte, l’80% l’attitudine
materna, il 73% gli arti e il 70% la morfologia, poi vengono considerati per il 66% la docilità, il
63% l’interparto, e solo per il 6 l’Indice Genetico.
Tab. 9 CRITERI DI SCELTA DELLE MANZE
CRITERI DI SCELTA DELLE MANZE SULLE MADRI
LATTE
CAPEZOLI
81,3%
INTERPARTO
63,4%
ARTI
LONGEVITA'
26,5%
MOLE
ATTITUDINE MATERNA 79,7%
MORFOLOGIA
DOCILITA'
66,5%
INDICE GENETICO
11,5%
72,9%
35,8%
70,1%
6,5%
CRITERI DI SCELTA DELLE MANZE
ARTI
88,8% MORFOLOGIA
77,8%
MOLE
3,4%
72,0% MANTELLO
GROPPA
60,8% DOCILITA'
40,2%
MUSCOLOSITA' 58,4% INDICE GENETICO 2,7%
CAPEZZOLI
12,8%
I principali criteri di scelta considerati sulle manze per la rimonta sono: per l’89% la correttezza
degli arti, per il 78% la morfologia e per il 72% la mole, poi viene considerata la groppa per il
61% dei casi e la muscolosità per il 58% mentre l’indice genetico solo per un 3% dei casi.
In genere nella scelta delle manze prevale la valutazione della madre, di cui è stato possibile osservare la produzione e i caratteri d’interesse per gli allevatori: produzione di latte e attitudine
materna, docilità, regolarità di parto, morfologia; sulle manze prevale l’osservazione della morfologia (arti, mole e sviluppo, groppa e muscolosità).
ORGANIZZAZIONE DELLA RIPRODUZIONE
La fecondazione naturale è adottata in 66 aziende, di cui 54 impiegano il toro in mezzo alle fattrici (47 con gruppi di monta con 1 toro per gruppo, 7 con gruppi di monta promiscui con 2 o più
tori insieme). In 68 allevamenti viene applicata l’inseminazione artificiale, in tredici di questi
l’allevatore feconda direttamente (fecondatore laico o veterinario) e dispone del bidone aziendale
per il seme.
Le monte sono in genere distribuite in tutto l’arco dell’anno. Solo 11 allevamenti dichiarano di
effettuare la monta stagionale da aprile-maggio a novembre (o dicembre) o in un caso escludendo luglio-agosto.
La prima fecondazione post-partum delle vacche avviene a circa 40 giorni dal parto in 46 allevamenti, tra 40 e 60 giorni in 26 aziende, superiore a 60 in 17 casi, mentre gli altri non lo rilevano. La prostaglandina è usata in 22 aziende e raramente, in 5solamente, nel caso di vacche problema.
L’accertamento di gravidanza, per lo più manuale, viene effettuato correntemente in 76 aziende,
saltuariamente in 8 allevamenti. Negli allevamenti stabulati è periodico, a 40-60 giorni dalla inseminazione; in quelli con pascolo è spesso effettuato al rientro e/o prima dell’uscita al pascolo.
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La tab.10 riporta i tori in F.A., ordinati in base alle preferenze decrescenti, fornite dagli allevatori
insieme alla eventuale non desiderabilità ed ai motivi, sulla base dei nati e delle manze allevate.
Tab. 10 PREFERENZE ESPRESSE PER I TORI IN F.A., POSITIVE E NEGATIVE
TORO
Num
C.T. Prefer
Prima Non
Prefer Desid
ERODE
MIRINO
MC 22
MC 21
7
7
4
1
DAMASCO
MC 20
11
3
LUPO
BIRBO
MC 11
MC 10
4
3
7
1
CIRIO
MC 10
3
2
CIRANO - LINEA
BILIO
PAOLO
PONZIO
6
4
MC 4
MC 4
GIGANTE
GENIO
OMBROSO
PERGOLO
QUEBEC
ISIDORO
MC 4
4
MC 3
MC 3
MC 3
MC 2
MUGELLO
DRACULA
LEZIO
MIRINO (LINEA
NERONE
ORCO
SIRIO
BOSCO
DAINO
LOTAR
BULBO
CAUCASO INATTESO
GOLFO
ISPIDO
NAVELLO
ORIONE
ELIOS
GOMERO
MC 2
2
MC 2
MC 2
MC 2
2
2
1
MC 1
MC 1
1
1
1
MC 1
MC 1
MC 1
0
2
1
1
1
2
5
Motivi positivi
Motivi negativi
Muscolosità,Taglia, AMG,
Resa Ok
Problemi di parto
Correttezza morfologica
Facilità di Parto su manze,
nati piccoli e lunghi
Indocilità, mantello scuro
Figli nascono grossi, Figlie alte e strette,
Docilità
AMG bassi
Figli nascono talora grossi
Muscolosità,Taglia, AMG,
Resa OK
Figli nascono grossi, problemi di parto
Muscolosità,Taglia, AMG,
Resa OK
OK per manze
Muscolosità, Resa OK
Figli restano piccoli, AMG bassi
Figli restano piccoli, AMG bassi, possono
nascere grossi
1
1
1
2
3
4
4
Figli poco muscolosi
Figli possono nascere grossi, arti non corretti
1
1
13
Figli brutti piccoli, peli rossi, ciaffi
1
OK per Manze
1
1
1
I tori con maggior numero di preferenze sono quelli con maggior numero di figli (e meno recenti), quelli più recenti sono anche meno conosciuti e “meno votati”. Il più votato, Erode, nato nel
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- -- 29 -
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1995, trasmette taglia e muscolosità notevoli (è eterozigote per la miostatina), con moltissimi figli campioni alle mostre, tori (85, di cui 13 abilitati alla IA) e vacche (1342, di cui 51 sono madri
di tori iscritti); per contro i suoi figli tendono ad avere pesi elevati alla nascita e questo provoca
problemi al parto, per cui non è utilizzato da 4 allevatori. Mirino, nato nel 1990, il secondo, è il
toro Marchigiano con più figli in assoluto, 12.659, di cui 2075 sono diventate vacche e 128 tori,
è preferito perché conferisce grande correttezza morfologica e finezza alla sua progenie, con dimensioni e capacità di accrescimento nella media. Il terzo è Damasco, nato nel 1994, con 7736
figli, di cui 1031 vacche e 51 tori, molto apprezzato soprattutto sulle manze perché i suoi figli
nascono “piccoli” e senza problemi al parto.
In effetti le indicazioni degli allevatori riguardano:
1) muscolosità e accrescimento della progenie (tori eterozigoti per la miostatina sono preferiti
per questo);
2) facilità di parto;
3) correttezza morfologica (arti, mandibola, mantello);
4) docilità (temperamento) soprattutto delle figlie femmine;
3. ALIMENTAZIONE: ACQUA DI BEVANDA E RAZIONI
L’acqua di bevanda in stalla è di acquedotto per il 57% dei casi, mista acquedotto (estate) e pozzo (d’inverno) nel 15%, di solo pozzo nel 17%, di sorgente o superficie nel 11% dei casi.
GLI ALIMENTI UTILIZZATI
Gli alimenti utilizzati per le fattrici sono tanto prodotti in azienda quanto acquistati all’esterno e
sono: foraggi, concentrati e integratori.
Foraggi: Fieno di 1° e di 2° taglio; Paglia; Insilato di Mais, Fasciato di medica.
Concentrati per lo più farine di Orzo, Mais, Favino, Pisello proteico, Soia.
L’integrazione è rappresentata da vitamine e sali minerali in blocchi o sfusi.
ANALISI DEI FORAGGI
Il monitoraggio effettuato dalla UO dell’Università Politecnica delle Marche, presso le aziende,
ha evidenziato che la razione di base normalmente somministrata alle bovine è caratterizzata da
fieno generalmente di primo taglio. Tuttavia le informazioni fornite dagli allevatori hanno evidenziato la variabilità qualitativa del fieno che viene utilizzato nella razione (1° taglio, 2° taglio,
Medica), inoltre è emerso che non tutti effettuano un’integrazione con concentrato. Gli allevatori
che ricorrono alla somministrazione di concentrato lo integrano nella razione di vacche in fase
finale di gravidanza e durante l’allattamento in quantità variabile da 1-5 kg/capo/d. Nonostante la
notevole variabilità riscontrata, la valutazione dello stato corporeo delle bovine presenti nelle aziende visitate dalla UO del SAIFET, indica una buona condizione delle vacche presenti in stalla
(BCS 3 = 42%). La quantità giornaliera di fieno somministrata alle vacche variava sulla base di
quanto indicato dagli allevatori da 6,5 a 18 kg/capo/d.
La valutazione soggettiva dei fieni campionati nel secondo e terzo anno ha evidenziato che la
materia prima pervenuta in laboratorio era costituita da fieni di primo taglio per il 75,0% nel
primo anno di valutazione e 89,5% nel secondo, questi pertanto presentavano una composizione
mista con prevalenza di graminacee per il 79,1% e 100% rispettivamente. La scheda di valutazione prevedeva inoltre la caratterizzazione dei fieni per colore, fogliosità, polverosità,
dall’analisi si è ottenuto che il 50% dei campioni, nel 1° anno di valutazione, risultavano di colore giallo mentre solo il 32% dei campioni nel 2°anno era del colore indicato. Nel primo anno di
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valutazione soggettiva il 71% circa dei campioni aveva un rapporto foglie/steli buono, ma nel 2°
anno la fogliosità peggiorava, infatti la valutazione indicava il 68% di fieni con scarsa fogliosità.
Nel 1° anno il difetto della polverosità era assente per il 50% degli stessi e tale caratteristica si
riconfermava in percentuale maggiore (89%) nel secondo anno di valutazione. Per quanto riguarda la composizione chimica dei fieni (Tabella 11 e grafico 6), l’analisi condotta nei tre anni
mostra una variabilità nella qualità imputabile sopratutto all’andamento climatico del periodo di
fienagione. Innanzitutto si evidenzia un aumento significativo (P<0,0229) del contenuto in sostanza secca dal 1° (87,62 %) al 3° anno (89,88 %), tale valore può essere considerato positivamente in quanto un limitato contenuto di umidità è indice di un buon processo di fienagione. Il
confronto fra gli anni ha indicato che la differenza si ha tra il primo vs 2° e 3° anno. La proteina
mostra un andamento decrescente, anche se non in maniera significativa, dal 1° (10,56%) al 3°
(8,17%) anno di rilievo. La graduale riduzione della proteina è accompagnata da un aumento, significativo (P<0,0291), della fibra grezza che da livelli del 32,92% del primo anno passa a
34,83% nel 2° e al 37,10 % del 3°anno. Anche le frazioni fibrose (NDF, ADF, ADL) mostrano
livelli significativamente migliori e quindi più bassi dal 1° al 3°anno. L’andamento di questi parametri che, per quanto concerne l’aspetto qualitativo indicano un peggioramento, è confermato
da una significativa (P<0,0460) riduzione della digeribilità della sostanza organica. Si può dire
che il valore migliore si ha nel primo anno mentre la digeribilità del 2°e 3° anno sono simili. I
valori medi ottenuti dalle analisi sono stati poi utilizzati per calcolare il valore energetico del fieno (INRA). Il calcolo ha permesso di definire il valore energetico in UFL e quindi i risultati ottenuti moltiplicati per le quantità di fieno dichiarate dagli allevatori hanno permesso di definire la
quota di energia, proveniente dal foraggio, ingerita giornalmente dalla vacca. L’analisi dei dati
mostra un range molto variabile da 5 a 9,5 UFL/d. Il livello di energia indicato dall’INRA per
vacche nutrici di 650 kg di PV con produzione di latte pari a 7 kg/d, stabilisce apporti giornalieri
pari a 5,3 UFL per il mantenimento e 8,2 UFL per il periodo di allattamento, pertanto dai calcoli
effettuati, si evidenzia che in alcune aziende le vacche assumevano, sopratutto durante il periodo
di allattamento, apporti inferiori rispetto al fabbisogno energetico consigliato. Il fabbisogno proteico indicato dall’INRA stabilisce apporti giornalieri per il mantenimento di circa 500 g/d di
proteina grezza che durante l’allattamento raggiungono gli 800-900g/d di PG. Considerando
sempre le quantità indicate dagli allevatori, si deduce che la quota di proteina grezza variava notevolmente da 600 g a 1700 g/capo/d, risultando in alcuni casi ampiamente in eccesso rispetto al
fabbisogno. L’analisi di questi risultati pone in primo piano la necessità di produrre un fieno con
buone caratteristiche nutritive, nel momento in cui risulti essere l’unico alimento somministrato
alla vacca; inoltre appare evidente la necessità di monitorare, mediante analisi di laboratorio, la
composizione chimica del fieno. Altro aspetto da non trascurare sembra sia quello di valutare attentamente le quantità giornaliere somministrate con la razione alla vacca al fine di potere fornire
corretti apporti di energia e proteine onde evitare di creare stati carenziali o di eccesso che, non
solo possono riflettersi negativamente sulle performance degli animali considerati, ma anche
sull’ambiente e soprattutto sull’economia dell’azienda.
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Tab. 11 - COMPOSIZIONE CHIMICA DEI FIENI (3 anni di monitoraggio)
1° Anno
87,62 ± 1,76
10,56 ± 3,61
1,55 ± 0,53
31,92 ± 5,44
61,42 ± 7,51
40,00 ± 5,71
9,01 ± 2,35
8,03 ± 1,11
47,06 ± 4,93
Sostanza secca %
Proteina grezza %
Estratto Etereo %
Fibra grezza %
NDF %
ADF %
ADL %
Ceneri %
Digeribilità %
2° Anno
88,45 ± 2,69
9,28 ± 3,93
1,32 ± 0,36
34,83 ± 5,18
67,48 ± 6,76
45,61 ± 5,38
13,49 ± 4,93
8,62 ± 1,90
41,36 ± 5,60
3° Anno
89,88 ± 1,86
8,17 ± 2,59
8,17 ± 2,59
37,10 ± 5,34
66,89 ± 6,70
44,63 ± 2,90
10,77 ± 3,44
8,06 ± 1,83
40,93 ± 5,86
P
0,0229
0,1670
0,0495
0,0291
0,0283
0,0032
0,0035
0,4588
0,0460
GRAFICO 6. COMPOSIZIONE CHIMICA DEI FIENI (3 anni di monitoraggio)
95
Fieno 1° anno
85
Fieno 2° anno
75
Fieno 3° anno
65
55
45
35
25
15
5
SS
PG
EE
FG
NDF
ADF
ADL
Dig SO
I RAZIONAMENTI ATTUATI PER LE FATTRICI
ALIMENTI e FREQUENZE DI USO
a) Foraggi
Il 100% delle aziende usa sempre i foraggi sia di primo che di secondo taglio; il fieno di primo
taglio è usato nel 65% delle aziende tra i 5 e i 10 kg/capo/d; quello di secondo taglio è usato nel
68% delle aziende tra i 3 e i 6 kg/capo/d. In alcuni casi i fieni sono polifiti o di loietto, ma la
maggior parte delle aziende usa fieni di medica prevalentemente di 1° taglio e pertanto con elevata presenza di graminacee; poche aziende usano sorgo o triticale, anche se questi sono in aumento nel 2008-09.
Il 41% degli allevatori usa la paglia come alimento; la metà di questi ne usa tra 1,5 e 2 kg/capo/d,
indipendentemente dal tipo di fieno e dall’uso di farina.
Il 92% degli allevamenti usa alimentazione a secco senza insilati.
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L’insilato di mais è usato nell’8% delle aziende, tra i 10 e i 15 kg/capo/d: in queste aziende si
registra in parallelo l’uso di circa 2,5 kg di paglia/capo/d.
Il fasciato di medica nel 20% delle aziende viene utilizzato in ragione d i 2 - 10 kg/capo/d.
Le aziende di piccole dimensioni (meno di 20 fattrici) impiegano in maggior quantità fieno di
medica (69% 1° taglio, 31% 2° taglio) mentre quelle di dimensioni maggiori (>30 vacche) usano
meno fieno di medica (52% 1° taglio, 27% 2° taglio) integrato con altri fieni (polifiti, loietto
12%) e paglia (9%).
I diversi tipi di foraggio si sostituiscono a vicenda, come risulta dalle correlazioni negative tra le
quantità di fieno di 1° e 2° taglio e tra il primo e la paglia. La sostituzione molto spesso è brusca
in conseguenza della mancanza delle scorte del fieno normalmente destinato alla categoria di animali.
b) Concentrati
Il 28% delle aziende non usa farine né in lattazione né in asciutta.
Del 72% che le usa:
il 36% le usa solo durante l’allattamento e l’altro 36% le usa sempre;
il 14% ne usa in media meno di 1kg/capo/d;
il 30% ne usa in media 1kg/capo/d;
il 11% ne usa in media 1,5kg/capo/d;
il 17% ne usa in media >= 2kg/capo/d.
Le quantità medie somministrate per vacca sono: 1,25±0,61 kg/capo/d come media/anno;
1,80±0,82 kg/capo/d in fase di lattazione; 0,88±0,45 kg/capo/d in fase di asciutta.
Non si evidenziano correlazioni tra le quantità utilizzate di foraggi e quelle di concentrati, ad indicare che l’uso di farine è una scelta del singolo imprenditore, non legato alla quantità di foraggi
disponibile.
c) Integratori
Il 71% delle aziende usano sali minerali (o sfusi o in blocchi) per le fattrici; solo il 5% li usa in
entrambi i modi. Il 29% delle aziende non usa sali minerali.
Il 79 % non usa correntemente selenio sulle fattrici prima del parto, ma solo all’occorrenza sui
vitelli.
In media la razione a secco delle fattrici è costituita da foraggi: fieni e paglia per 8-16 kg, farine
per 0,6-1,9 kg/d. Durante l’allattamento la farina usata oscilla tra 1,0 e 2,6 kg/d.
LE TECNICHE DI SOMMINISTRAZIONE
La razione è costituita nel 92 % dei casi da foraggio e farine.
Nell’81% dei casi tali alimenti sono somministrati in mangiatoia tal quali, con il fieno quasi
sempre a libera disposizione ed il concentrato in genere somministrato mattina e sera.
Nel 19% dei casi si ricorre all’uso del carro miscelatore, con la preparazione di una miscela unifeed sia “secca” che umida, oppure con l’impiego di insilati.
I diversi tipi di fieno (primo e secondo taglio, medica, loietto e polifiti) sono somministrati in
modo alternato negli allevamenti di dimensioni più piccole (un rotolo per tipo alla volta), mentre
in quelli con maggior numero di animali sono distribuiti contemporaneamente, in particolare
quando si usano carri miscelatori.
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IL LIVELLO NUTRUTIVO
Le razioni sono state calcolate in base alle quantità di alimenti somministrati alle fattrici; i concentrati sono stati considerati sulla base della formulazione più frequente: mais 40%, orzo 40%,
favino20%. La razione media annua vacca/giorno fornita in stalla risulta avere le caratteristiche
riportate in tabella:
Tab. 12 - CARATTERSTICHE DELLA RAZIONE MEDIA PER LE FATTRICI
Sostanza secca kg/die
UFL/die
Proteina Grezza g/die
Proteina Digeribile g/die
PDIE g/die
PDIN g/die
NDF g/die
Rapporto Ca/P
12,9 ± 1,64
7,48 ± 1,05
1363 ± 258
818 ± 145
829 ± 156
863 ± 128
7650 ± 1077
2,44 ± 0,54
Le razioni medie annue per le fattrici appaiono essere nella grande maggioranza dei casi sufficienti a coprire i fabbisogni e solo in alcuni casi risultano poco adeguate. Bisogna però considerare che il fabbisogno di ogni fattrice varia nel corso dell’anno in funzione di alcuni fattori, i
principali dei quali sono: lo stato fisiologico (accrescimento nelle manze gravide, nelle primipare
e nelle secondipare; lattazione; gravidanza in asciutta; preparazione al parto), il recupero di peso
vivo (tessuto muscolare), il movimento quando è al pascolo, la temperatura dell’ambiente. Per
questo motivo le razioni in teoria dovrebbero essere adeguate al periodo dell’anno per tutta la
mandria (temperatura e pascolo) e allo stato fisiologico delle singole fattrici, omogeneo per
gruppi. Questa seconda condizione spesso non riesce ad essere soddisfatta completamente per le
complicazioni che comporterebbe nella gestione aziendale (formazione di più gruppi di fattrici,
somministrazione degli alimenti diversificata per gruppi); sovente gli allevatori che integrano i
foraggi con mangimi aziendali cercano di dosarli alle singole fattrici in funzione del loro stato
fisiologico e nutrizionale.
4. RELAZIONI FATTORI AMBIENTALI CON I PARAMETRI DI EFFICIENZA
RIPRODUTTIVA
L’efficienza riproduttiva delle fattrici è stata analizzata per verificare quali effetti abbiano i fattori ambientali e gestionali rilevati e calcolati.
I parametri riproduttivi considerati sono stati: l’età al primo parto, l’intervallo interparto medio e
il numero di parti per carriera chiusa.
ETÀ AL PRIMO PARTO
Tra i fattori che appaiono incidere maggiormente sull’età al primo parto grande importanza riveste l’alimentazione poichè si sono riscontrate grosse differenze tra le aziende; ci sono casi in cui
si hanno buoni livelli nutritivi degli animali ed un elevato livello energetico della razione, casi
intermedi e aziende in cui invece il livello nutritivo ed il livello energetico risultano non adeguati. Lo stato nutrizionale rilevato sui gruppi delle manze risulta influire maggiormente sull’età alprimo parto rispetto al livello energetico della razione in quanto quest’ultimo è stato calcolato
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con le approssimazioni inevitabili dato che gli alimenti somministrati agli animali non vengono
pesati né individualmente né per gruppo ed il consumo individuale viene stimato in base al consumo complessivo giornaliero per la mandria (soprattutto per i foraggi). Un buono stato nutrizionale delle manze può anticipare l’età al primo parto fino a ben 200 giorni.
Tab. 13 - FATTORI CHE INFLUISCONO SULL’ETA’ AL PRIMO PARTO
NOME CAMPO
PASCOLO
RICAMBIO ARIA
TIPO DI INSEMINAZIONE
ACCERTAMENTO DI GRAVIDANZA
STATO NUTRIZIONALE MANZE
LIVELLO ENERGETICO RAZIONE – UFL
SIGN N. LIV
***
***
***
***
***
***
2
5
2
3
9
9
LIVELLI
DIFFERENZA MAX
GIORNI
SI - NO
INSUFF- OTTIMO
NAT. – ARTIF.
SI -NO- RARAM
1-5 CON MEZZE CLASSI
3-7 UFL PER 0,5
44
90
53
40
200
130
Tra gli altri fattori strutturali e gestionali considerati, il ricambio di aria all’interno delle stalle
incide significativamente sull’età al primo parto, ed in effetti il benessere animale può essere fortemente condizionato dalla qualità dell’aria, in particolare dall’umidità e dalla temperatura. Lo
dimostra la forte differenza evidenziata (fino a 90 giorni in meno) tra stalle con buone condizioni
microclimatiche rispetto a stalle in cui il microclima non è adeguato (scarso volume e ricambio
d’aria). La gestione dell’inseminazione incide significativamente sull’età al primo parto:
l’impiego della monta naturale, generalmente legato al pascolamento, comporta un aumento di
circa 50 giorni rispetto al ricorso all’inseminazione artificiale. Questo fatto appare però legato a
scelte diverse dell’allevatore connesse all’inserimento delle manze in gruppi preesistenti di vacche più adulte, in cui si possono instaurare fenomeni di competizione e dominanza a scapito delle manze. Le diagnosi di gravidanza infine appaiono essere sempre molto utili: le aziende che le
impiegano sistematicamente riescono a ridurre l’età al primo parto di circa 40 giorni.
GRAFICO 6 – DISTRIBUZIONE ETA’ PRIMO PARTO PER STATO NUTRIZIONALE
DELLE MANZE
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INTERVALLO INTERPARTO
L’intervallo interparto medio (per brevità “interparto”) e la percentuale di parti per anno sulle
vacche presenti in una mandria (per brevità “indice di parto”) sono i due principali indicatori
dell’efficienza riproduttiva di ogni allevamento.
L’indice di parto è un indicatore più tempestivo dell’efficienza riproduttiva dell’allevamento, anche se meno “preciso”, dato che per ogni vacca l’indicazione è di tipo categorico (parto si o parto
no); l’interparto da risposte meno immediate ma di tipo quantitativo (numero di giorni o di calori) ed è quindi maggiormente informativo.
Tab. 14 - FATTORI CHE INFLUISCONO SULL’INTERPARTO
NOME CAMPO
N. ORDINE DI PARTO
PASCOLO
ISOLAMENTO ANIMALI
STATO DELLA LETTIERA
SIGN N. LIV
*** 4
*** 2
**
3
*** 5
RICAMBIO ARIA
***
SUPERFICIE BOX VACCHE **
ACCERTAMENTO
DI ***
GRAVIDANZA
STATO
NUTRIZIONALE ***
VACCHE
Livello energ RAZIONE UFL ***
LIVELLI
1 ; 2; 3-5;6-10;>10
SI - NO
SI – NO
PESSIMO
OTTIMO
DIFFERENZA MAX
GIORNI
-30
74
14
– 30
5
8
3
INSUFF- OTTIMO
3- 12 MQ/CAPO
SI -NO- RARAM
9
1-5 CON MEZZE 120
CLASSI
5-10 UFL PER 0,5 80
12
40
30
44
Sono stati considerati due parametri indicatori dell’alimentazione: uno diretto, l’apporto energetico medio giornaliero alle fattrici, con le inevitabili approssimazioni dovute alla presenza di pascolo ove usato; l’altro, indiretto, la stima dello stato nutrizionale medio delle fattrici di ciascun allevamento. Questi indicatori sono stati analizzati con i valori medi per allevamento dei
parametri di efficienza riproduttiva.
Un buono stato nutrizionale (uguale o superiore a 4), rispetto ad uno non adeguato (uguale o inferiore a 2), può ridurre l’interparto anche di 120 giorni. Il valore medio della razza (450-475
giorni) è quello stimato per le classi 2,5-3,5 dello stato nutrizionale (BCS medio del gruppo). Un
adeguato livello energetico della razione media, che si può attestare, per le fattrici, sulle 7,5
UFL/die come media per capo all’anno, variabile da 6 UFL per il mantenimento a 9 durante
l’allattamento, contribuiscono ad avere performance riproduttive soddisfacenti.
Tab. 15 - ESEMPI DI LIVELLI ALIMENTARI COSTI, RICAVI E REDDITO, €
LIVELLO ENERGETICO DIFF.
COSTI DIFF. COSTI PER. DIFF.
UFL /Capo die anno
ALIMENTI
SERV.
VITELLO
BASSO (5.5 UFL)
- 220
+165 (+60gg)
-120
MEDIO (7.5 UFL)
0
ALTO (>=10 UFL)
+ 365
OTTIMIZZATO (8,5 UFL) +90
RICAVO DIFFERENZA
REDDITO
-65
0
0
0
-165(-60gg)
-82,5 (-30gg)
+120
+60
-80
+52,5
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Un livello energetico basso, attestabile intorno alle 5,5 UFL, sicuramente comporta un risparmio
a livello di spesa per gli alimenti, ma provocherà un aumento dei costi durante il periodo di servizio (parto-concepimento) per allungamento di questo di circa 60 giorni (3 calori) e un aumento
del costo di mantenimento del vitello in quanto, anche se si sono risparmiate delle UFL sfruttando la vacca, sarà necessaria un’UFL in più rispetto a quelle risparmiate per recuperare ogni kg di
peso vivo perso in lattazione, visto che 1 kg di peso corporeo fornisce 3,5 UFL corrispondenti a
8 kg di latte, mentre per ottenere 1 kg di incremento corporeo sono necessarie 4,5 UFL. Da questo risulta che mantenere un livello nutritivo adeguato allo stato fisiologico della fattrice consente di mantenere uno stato nutrizionale buono per tutto l’anno evitando brusche variazioni del
BCS e soprattutto elevate perdite di peso.
Anche un eccesso nel livello energetico della razione (≥ a 10 UFL/d) comporta una perdita economica in quanto, anche se si ha un risparmio a livello di periodo di servizio per la riduzione di
questo di circa 60 giorni ed un aumento del valore del vitello dovuto ad una diminuzione dei costi di mantenimento di questo, l’eccessiva spesa a livello di alimenti va ad inficiare i vantaggi
precedenti e va ad incidere in maniera negativa sul bilancio complessivo sia rispetto ad un livello
energetico medio, ma anche rispetto ad un livello energetico della razione basso.
Si è visto invece che l’utilizzo di una razione avente un livello energetico ottimizzato pari a 8,5
UFL apporta un aumento del reddito rispetto ad un livello medio in quanto, anche se la spesa per
gli alimenti risulta leggermente superiore, si ha una riduzione del periodo di servizio di circa 30
giorni ed un maggior ricavo relativo al vitello con la produzione di utile pari a 52,5€.
Tutto ciò a livello economico si può tradurre con un risparmio medio da parte dell’azienda di
circa €2,1/die per ogni giorno in meno sull’età al primo parto e di 2,7€/die per ogni giorno in
meno nella durata dell’interparto che solo a livello nutrizionale ed energetico si può tradurre in
circa 200 €/capo per la riduzione dell’età al primo parto (di 100 giorni)e di circa 190€/capo per la
riduzione della durata dell’interparto (circa 70 giorni). Questi dati appaiono più che sufficienti
per evidenziare l’incidenza dello stato nutrizionale della fattrice e del livello energetico della dieta sulle performance riproduttive e quindi sui bilanci aziendali.
Tab. 16 - INFLUENZA DELLA QUALITA’ DEI FORAGGI
LIVELLO
QUALITATIVO APPORTO
FORAGGIO
UFL/die
SCADENTE
5,6 (14 kg)
(<0.40 UFL/kg )
MEDIO (0.5 UFL/kg)
7,5 (15 kg)
BUONO (0.52 UFL)
8,3 (16 kg)
LIVELLO
NUTRITIVO
INSUFF.
DIFF UFL rispetto al APPORTO
MEDIO
CONCENTR. (kg)
-1.9
2 (180€)
SUFF
BUONO
0
+0.8
0
0
Anche la qualità dei foraggi incide a livello economico. Se un fieno è scadente e quindi il livello
nutritivo è insufficiente (dato che il livello energetico di fieno ha un apporto inferiore a 0,4
UFL/kg), considerando un’ingestione di 14 kg determina un apporto pari a 5,6 UFL, con una differenza di 1,9 UFL rispetto ad un fieno di qualità media che fornisce 0,5 UFL/kg corrispondenti
a 7,5 UFL se si considera un’ingestione di 15 kg. Pertanto con un livello energetico basso si rende necessaria un'integrazione della razione tramite l’impiego di concentrati con aumento del costo della razione, dato che più un fieno è scadente e più sarà necessaria la complementazione con
concentrati. Invece se il livello qualitativo del foraggio risulta esser buono con un valore energetico di 0,52 UFL/kg, per 16 kg di fieno assunto si avrà un livello energetico della razione di 8,3
- 36 -
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- 37 -
UFL. In quest’ultimo caso si potrà eventualmente migliorare la razione riducendo la quantità di
fieno e aggiungendo un'integrazione in concentrati (aziendali) senza andare ad incidere sul costo
di alimentazione.
Sulla durata dell’interparto hanno mostrato avere buona significatività anche lo stato in cui è
mantenuta la lettiera ed il ricambio dell’aria. Lo stato ottimale, con relativo contenimento della
carica batterica, può portare ad una riduzione della durata dell’interparto di 30 giorni per ciascuno dei fattori rispetto a quelle stalle in cui essi sono più scarsi; i valori non ottimali di tali parametri tendono a favorire forme respiratorie ed intestinali che vanno ad incidere sulla fertilità delle bovine, quindi sulla loro carriera riproduttiva e sull’aumento della mortalità neonatale e dei
primi mesi di vita dei vitelli.
La durata dell’interparto è influenzata anche dal dimensionamento dell’area di riposo coperta per
le vacche e dalla possibilità di isolare gli animali che entrano da nuovi allevamenti o rientrano da
esposizioni (mostre etc) in cui sono venuti a contatto con animali di altri allevamenti. Infatti si è
potuto rilevare che dimensionamenti adeguati dei box (>6mq/vacca) possono incidere rispettivamente con una riduzione fino a 30 giorni sulla durata rispetto a quelle stalle in cui il dimensionamento dei box non risulta adeguato e con una riduzione di 14 giorni in quelle stalle in cui si
pratica l’isolamento all’ingresso di nuovi capi o di quelli rientrati.
Il ricorso al pascolo appare influenzare la durata del primo interparto allungandola di 74 giorni
tra il primo e il secondo parto e circa la metà tra il secondo e il terzo parto; gli interparti successivi non mostrano differenze significative dovute al pascolo; tuttavia si ritiene che vada posta attenzione sul valore foraggero del pascolo che dovrebbe essere controllato al fine di intervenire
con eventuali integrazioni, per evitare cali di peso e ridotta fertilità, nel momento in cui risultasse
insufficiente come apporti nutritivi.
Tra i fattori di gestione della riproduzione, l’accertamento di gravidanza è quello più rilevante, e
può portare ad una diminuzione dell’interparto fino a 44 giorni nelle aziende in cui è sistematico.
LONGEVITA’ E CARRIERA RIPRODUTTIVA
Posto che la longevità delle fattrici di razza Marchigiana risulta essere più che soddisfacente, con
6,03 parti per carriera chiusa, un’età media all’ultimo parto di 9,3 anni e alla riforma di 10,4 anni. Se però si scorporano le fattrici eliminate (volontariamente) dopo il primo ed il secondo parto,
l’età media all’ultimo parto sale a oltre 12 anni. E’ opportuno ricordare che essa è fondamentalmente determinata da scelte di management dei singoli allevatori che non rientrano nei parametri
descrittivi dell’allevamento qui considerati, ma legati alla storia ginecologica – riproduttiva delle
singole fattrici.
Tab. 17 - FATTORI CHE INFLUISCONO SULLA CARRIERA RIPRODUTTIVA
CARATTERE ->
FATTORE
Ult.Parto
Interv. Ult.Parto
Anni
N. Figli N. Figli/Anno Età Riforma (Mesi)
PASCOLO
ISOLAMENTO ANIMALI
*** 1,3 * 0,4
NS
* 0,4
STATO DELLA LETTIERA
*** 1,7
RICAMBIO ARIA
NS
SUPERFICIE BOX VACCHE
NS
ACCERTAMENTO DI GRAVIDANZA * 0,25
STATO NUTRIZIONALE VACCHE NS
Livello energ RAZIONE UFL
NS
*** 0,04
** 0,03
*** 1,7 ** 0,03
NS
*** 0,06
NS
NS
NS
* 0,01
NS
*** 0,12
NS
*** 0,12
*** -2,1
** -1
*** -3
NS
NS
*** -3,5
NS
NS
- 37 -
- 38 -
- -- 38 -
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Come si nota in Tab. 17, solo il pascolo e lo stato della lettiera appaiono influenzare la longevità,
e possono essere ricondotti a più favorevoli stati sanitari (minor carica batterica dell’ambiente e
maggior ginnastica funzionale della fattrice). Lo stato della lettiera risulta favorire anche la produzione complessiva di vitelli per vacca/carriera, mentre lo stato nutrizionale, favorendo
l’accorciamento dell’interparto, porta anche ad una maggior produttività, intesa come numero di
vitelli per vacca/anno di vita (+0,12 vitelli/anno di vita della vacca).
GRAFICO 7 – FREQUENZA DEL’ORDINE DI PARTO ALLA RIFORMA
GRAFICO 8 – FREQUENZA DEL’ORDINE DI PARTO ALLA RIFORMA, PER PASCOLO
- 38 -
- 39 -
- -- 39 -
- 39 -
GRAFICO 9 – DISTRIBUZIONE DELL’ETA’ ALLA RIFORMA, PER PASCOLO
GRAFICO 10 – DISTRIBUZIONE DEL PERIODO ULTIMO PARTO - RIFORMA, PER
PASCOLO
- 39 -
- 40 -
- -- 40 -
- 40 -
GRAFICO 11 – DISTRIBUZIONE DEL PERIODO ULTIMO PARTO - RIFORMA, PER
ORDINE DI PARTO
5. STIMA DELLE COMPONENTI DELLA VARIANZA E DELLE COMPONENTI
GENETICHE ADDITIVE (EREDITABILITA’) DEI PARAMETRI DI EFFICIENZA
RIPRODUTTIVA
Per la stima dell’ereditabilità sono stati impiegati due dataset con le bovine presenti negli allevamenti del campione: il primo comprende le carriere riproduttive complete delle bovine; il secondo solo i dati relativi agli anni 2006-2009, per cui sono stati rilevati i parametri ambientali e
comprendevano 9196 parti, 1534 intervalli 1°-2° parto, 5768 intervalli di parto successivi al secondo, 1834 carriere chiuse (vacche eliminate).
I parametri per cui sono state svolte le analisi sono stati:
- età al primo parto;
- intervallo interparto espresso in giorni e in numero di calori del periodo di servizio;
- età all’ultimo parto e numero di parti, solo per le fattrici eliminate (carriera chiusa).
Sono stati provati numerosi modelli di analisi inserendo i fattori ambientali risultati significativi
all’analisi GLM (modelli lineari) precedentemente illustrata, considerando alternativamente
l’effetto azienda o i diversi fattori ambientali. Dato che per ogni azienda si dispone di un unico
set di fattori ambientali (l’insieme delle informazioni raccolte), essi possono essere stimati contemporaneamente all’azienda perché per ogni azienda è presente un solo livello per ciascuno di
essi e la procedura non può calcolare le soluzioni.
I parametri provati nei vari modelli di analisi sono :
- anno, stagione (o mese) di fecondazione o del parto precedente;
- numero di ordine di parto (per gli interparti);
ed in alternativa:
- azienda (o azienda-anno);
oppure;
- stato nutrizionale del gruppo di fattrici (di manze per l’età al primo parto) o il livello energetico medio della razione;
- impiego del pascolo nella stagione estiva;
- tipo di inseminazione (naturale o artificiale);
- 40 -
- 41 -
-
- -- 41 -
- 41 -
accertamento di gravidanza (per gli interparti);
ricambio dell’aria;
stato della lettiera;
tipo di stabulazione e superficie a disposizione delle fattrici.
Nonostante la molteplicità dei modelli analizzati, le stime delle componenti genetiche non hanno
dato risultati significativi e impiegabili, dato che l’ereditabilità stimata tramite BLUP animal
model è rimasta sempre sotto al 10%, con range che oscillano dal 5 al 9% in funzione dei caratteri e dei modelli di analisi impiegati.
La probabile causa di questo fatto è che i fattori ambientali registrati sono relativi alle singole aziende e contribuiscono a spiegare la variabilità tra le aziende, mentre essi non possono spiegare
la variabilità entro azienda (tra le vacche). Gran parte di quest’ultima dipende da fattori ambientali o accidentali riconducibili alla sfera ginecologica-riproduttiva delle singole fattrici, fattori ed
eventi che di norma vengono affrontati e risolti ma non registrati per il singolo individuo. Ad
esempio la ritenzione di placenta, la presenza di cisti ovariche, o in generale la mancata ripresa
dell’attività ovarica nel post-partum non sono registrate ma contribuiscono in maniera fondamentale a determinare la lunghezza del periodo parto-concepimento. In modo analogo i riassobimenti
embrionali precoci possono sfuggire all’osservazione degli allevatori, in particolare nella stagione del pascolo e, se il toro è presente in mezzo alla mandria, non è richiesto un intervento
dell’uomo per la nuova fecondazione della fattrice, e viene solo notata una gravidanza ritardata.
- 41 -
- 42 -
- -- 42 -
- 42 -
6. MONITORAGGIO SANITARIO E ANALISI DI LABORATORIO.
Descrizione campione:
Il progetto ha coinvolto 22 allevamenti di linea vacca vitello, distribuiti uniformemente nelle 4
province: (6 per la provincia di Ancona, 8 per la provincia di Pesaro, 4 per la provincia di Ascoli
Piceno e 4 per la provincia di Macerata). Nella cartina sono riportati 16 allevamenti attualmente
georeferenziati nell’ambito dei 22
La distribuzione degli animali negli allevamenti inclusi nello studio, suddivisa per classi di età è
riportata nella figura che segue
600
500
400
300
200
100
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10
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0
- 42 -
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- -- 43 -
- 43 -
Attraverso le schede di rilevamento dati sono state acquisite le seguenti informazioni sugli allevamenti campionati:
Tecniche di allevamento:
•
•
Il 26% degli allevamenti utilizza il pascolo
Il 71% utilizza la fecondazione artificiale
Biosicurezza:
•
•
•
Il 100% degli allevamenti utilizza la concimaia tradizionale
Il 60% degli allevamenti non effettua la quarantena
Il 43% utilizza acqua dell’acquedotto, il 57% acqua di pozzo
Allevamento dei vitelli:
•
•
•
•
In tutti gli allevamenti ricevono latte materno
Ricevono il colostro o immediatamente e comunque entro le 12 ore
Nel 50% degli allevamenti sono allevati con la madre
Nel 50% sono separati immediatamente ma portati alla madre per l’allattamento
Stato sanitario:
•
•
•
•
•
In 20 su 22 allevamenti sono presenti diarree nei vitelli di meno di un mese di età
In 8 di questi allevamenti la diarrea è presente anche nelle vacche
Patologie respiratorie in tutti gli allevamenti
Aborti in 6 su 14 allevamenti
Mortalità nei vitelli:
o In 7/22 è inferiore all’1%
o In 12/22 è compresa tra l’1% e il 10%
o In 3/12 è superiore al 10%
- 43 -
IBR
40%
50%
20%
30%
Paratubercolosi
100%
LEPTOSPIROSI
100%
90%
90%
80%
80%
70%
70%
60%
60%
50%
50%
40%
40%
30%
30%
20%
20%
10%
10%
0%
0%
NEOSPORIDIOSI
100%
100%
90%
90%
80%
80%
70%
70%
60%
60%
50%
50%
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40%
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30%
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20%
10%
10%
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6
3
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36 04
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3m 77
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0%
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5a
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3p
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3p
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01
3p
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4m
c0
19
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3m
c0
77
03
3m
c0
11
- 44 - -- 44 - 44 -
Nei grafici seguenti è riportata la prevalenza delle patologie indagate in ogni allevamento testato.
Per facilitare la comprensione dei grafici abbiamo attribuito ad ogni provincia un colore differente.
DIARREA VIRALE BOVINA
100%
90%
80%
70%
60%
40%
20%
10%
0%
100%
CLAMIDIOSI
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
VIRUS RESPIRATORIO SINCIZIALE
PARAINFLUENZA3
- 44 -
- 45 -
- -- 45 -
- 45 -
Nella figura seguente è riportata la prevalenza media di ogni malattia negli allevamenti campionati
50%
prevalenza media
40%
30%
20%
10%
eo
sp
or
a
a
N
C
la
m
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i
es
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Si
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Le
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flu
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Pa
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TB
C
D
IB
R
an
tig
en
e
0%
Sulla base del campione di animali selezionato è stata effettuata una stima della prevalenza per
capo nella popolazione bovina marchigiana (figura che segue) delle patologie in studio. Nel
calcolo dei limiti fiduciali si è tenuto conto dell’effetto del disegno, cioè del rapporto tra la varianza nel campionamento a cluster effettuato e la varianza stimata assumendo che gli stessi dati
provengano da un campionamento casuale semplice.
100%
75%
50%
25%
Le
pt
os
pi
ro
si
eo
sp
or
a
N
os
i
la
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id
i
C
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Si
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V.
R
Pa
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in
flu
.
Pa
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TB
C
D
BV
IB
R
0%
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- 46 -
- -- 46 -
- 46 -
Per quanto riguarda la valutazione della concentrazione media ematica di selenio, nella figura
che segue è riportata la distribuzione di frequenza per classi di concentrazione di selenio ottenuta
dal controllo di 587 campioni da bovini presenti negli allevamenti sotto indagine.
La concentrazione media riscontrata è di 0,11 µg/ml (deviazione standard: 0,07).
Secondo la bibliografia la concentrazione ematica normale ricade nel range tra 0,080 µg e 0,300
µg /ml di selenio. La situazione di allerta si ha per valori inferiori a 0,025 µg/ml. Come si evidenzia nel grafico della figura 5, circa il 12 % dei capi ha una concentrazione ematica inferiore ai
valori considerati fisiologici
.
25%
20%
15%
10%
5%
0%
0-0,025
mg/l
0,0260,050
mg/l
0,051-0,1 0,11-0,15 0,151-0,2 0,201- 0,251-0,5
mg/l
mg/l
mg/l
0,25 mg/l
mg/l
mg/l
Nella figura che segue viene riportata la distribuzione dei capi con differente concentrazione ematica di Selenio per classi di età
0,2
0,18
0,16
0,14
0,12
0,1
0,08
0,06
0,04
0,02
0
7 - 12
mesi
13 mesi- 2 2 - 3 anni
anni
3 - 8 anni 8 - 10 anni > 10 anni
- 46 -
- 47 -
- -- 47 -
- 47 -
Infine è stata valutata la distribuzione per classi di età dei capi con concentrazione ematica di selenio inferiore a 0,025 mg/l, per valutare quale classe di età sia maggiormente interessata dal
problema.
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
13 mesi- 2
anni
2 -3 anni
3 - 8 anni
8 - 10 anni
> 10 anni
Nell’ambito dell’attività diagnostica diretta di seguito vengono riportati i risultati delle indagini svolte su vitelli venuti a morte all’interno dei 22 allevamenti, differenziando i quadri patologici in tre grosse categorie: Patologia enterica, patologia respiratoria, altro (qualsiasi patologia che interessa altri apparati ed organi)
Altro
12%
Patologie enteriche
51%
Patologie respiratorie
37%
- 47 -
- 48 -
- -- 48 -
- 48 -
Nel grafico sottostante vengono riportati nell’ambito della patologia respiratoria la percentuale degli agenti eziologici riscontrati:
M. haemolytica
15%
Negativi
30%
P. multocida
26%
IBR
7%
VRSB
22%
Nel grafico sottostante vengono riportati nell’ambito della patologia enterica dei giovani animali la percentuale dei diversi agenti eziologici riscontrati:
Rotavirus
5%
Criptosporidi
9%
Coronavirus
5%
Clostridium sordelli
5%
E. coli K99
14%
Clostridium
perfringens
62%
- 48 -
- 49 -
- -- 49 -
- 49 -
7. ANALISI DEI COSTI ECONOMICI
FASI DEL PROGETTO E METODOLOGIA
La ricerca si inserisce nel progetto “Studio sull’efficienza produttiva e riproduttiva delle vacche
da carne di razza marchigiana e stima del suo valore economico”. Le attività del progetto sono
state svolte nell’arco di un triennio a partire dall’anno 2007. L’obbiettivo è stato quello di realizzare uno studio per la valutazione economica degli allevamenti di bovini di razza Marchigiana
situati nella Regione Marche. Si è effettuato, dunque, un’analisi dei bilanci delle aziende costituenti il campione e, tramite la rilevazione dei costi d’esercizio connessi con la gestione
d’allevamento, si è determinato il costo di produzione e di mantenimento delle vacche di razza
marchigiana e quanto la cattiva gestione dei calori in un allevamento va ad incidere in termini di
costi sull’azienda.
Nel primo anno di attività è stato individuato il campione oggetto dell’analisi economica. In concerto con ANABIC, sono state scelte 10 aziende situate nelle Marche, nelle quattro provincie,
che allevassero esclusivamente, o in percentuali prossime al 100%, bovini di razza Marchigiana.
È stato poi messo a punto il sistema di indagine, redigendo un questionario che fosse funzionale
al perseguimento degli obbiettivi del progetto.
Il rilievo dei dati contabili e l’analisi del bilancio economico delle aziende è stato svolto dal Centro per lo Sviluppo Agricolo e Rurale (Ce.S.A.R.) che svolge da anni attività di studio, ricerca e
consulenza su molteplici segmenti dello sviluppo territoriale e locale, dell’agricoltura,
dell’agroindustria, della valorizzazione e conservazione delle risorse naturali ed ambientali, avvalendosi della stretta collaborazione della Facoltà di Agraria e di Economia dell’Università degli Studi di Perugia.
Il Ce.S.A.R. ha svolto il rilievo di dati contabili e di bilancio nelle aziende prescelte con le informazioni reperite tramite le rilevazioni dirette e integrando l’analisi delle informazioni mancanti con i dati forniti dalla Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA).
Nel secondo anno di ricerca si è proseguito al rilievo dei dati di contabilità e di bilancio nelle aziende prescelte, supportando le informazioni con le banche dati RICA.
Nel terzo anno di attività si è proceduto alla raccolta di tutte le informazioni e alle rielaborazioni
per stimare i costi di produzione e, in particolare, del costo unitario di mantenimento delle vacche.
Il costo di produzione dei bovini da carne di razza Marchigiana è stato calcolato sulla base dei
dati tecnici ed economici rilevati mediante questionario rivolti ai campioni di allevamenti ubicati
nelle diverse aree di indagine. Essendo l’indirizzo produttivo identico per tutte le aziende è stato
predisposto un unico questionario. La rilevazione delle voci di costo è stata svolta sull’intera
struttura aziendale e sul settore zootecnico in particolare. Le singole voci sono poi state rapportate alla frazione di mandria costituita dalle vacche.
L’analisi, finalizzata alla determinazione dei parametri economici più significativi per la valutazione del costo di produzione aziendale, racchiude le seguenti voci di costo:
- spese specifiche per gli allevamenti: comprendono tutti i costi espliciti sostenuti per
l’allevamento inerenti l’alimentazione ed attribuendo alle quantità dei diversi alimenti i relativi prezzi di mercato; il costo delle prestazioni veterinarie ed i costi espliciti sostenuti per le
spese sanitarie;
- spese di coltivazione per reimpieghi: sono le spese finalizzate all’acquisto di semente destinata alla produzione dei reimpieghi aziendali incluse quelle sostenute per la coltivazione del-
- 49 -
- 50 -
- -- 50 -
- 50 -
le suddette colture. Tale voce di costo è inoltre supportata dalle spese inerenti alle operazioni
colturali a carico delle foraggiere utilizzate per l’alimentazione del bestiame;
- altre spese di gestione: fanno riferimento alle spese generali di conduzione limitatamente alla
SAU. In questo caso i costi complessivi rilevati sono stati rapportati alla % di SAU funzionalmente connessa alla produzione zootecnica bovina;
- quote di ammortamento per le macchine e le attrezzature di interesse generale: definite con
criterio di ripartizione lineare del costo a nuovo;
- quote di ammortamento del capitale fondiario: riferito esclusivamente alle strutture
dell’allevamento;
- costo della manodopera salariata imputabile alla attività zootecnica: è stata presa in considerazione una media regionale di retribuzione per un operaio agricolo specializzato; considerando il lavoro della manodopera familiare e/o extrafamiliare (imprenditore compreso);
- interessi sul capitale di anticipazione quantificati nel 3% del totale costi espliciti;
- interessi sul capitale bestiame quantificati nel 3% del valore di stalla;
- interessi sul capitale agrario: quantificati nel 3% del valore attuale del capitale macchine ed
attrezzature di dotazione aziendale;
- interessi sul capitale fondiario: stimati nell’1% del valore attuale d’inventario dei fabbricati
aziendali e della superficie destinata a foraggiere.
Uno dei problemi affrontati nella metodologia è stato il trattamento dei costi congiunti nel caso
che l’azienda non fosse completamente specializzata nell’allevamento dei bovini. Su tutte le voci
di costo che lo necessitavano, è stata determinata l’incidenza attribuibile all’allevamento bovino
e alla produzione aziendale di foraggere reimpiegate per l’alimentazione del bestiame.
RISULTATI DELL’INDAGINE
La zootecnia da carne nell’Italia Centrale è incentrata sull’allevamento di vacche nutrici per la
produzione di vitelli che raggiungono l’età di macellazione nello stesso allevamento di nascita
(ciclo chiuso) o che vengono venduti come ristalli ad allevamenti da ingrasso. Complessivamente la forte polverizzazione della struttura produttiva impedisce l’individuazione di un sistema zootecnico esteso e consolidato.
Nelle Marche si trovano sistemi locali ristretti legati al territorio per la pratica dell’allevamento
al pascolo o per la produzione dei foraggi aziendali. Gli allevamenti sono costituiti quasi esclusivamente da bovini di razza Marchigiana, con una presenza di altre razze inferiore al 5%.
Nella Regione la linea vacca vitello è praticata in particolare nel Maceratese e nella provincia di
Pesaro Urbino che raccolgono l’80% delle nutrici presenti nella Regione, in aree collinari e pedemontane i cui pascoli vengono sfruttati nel periodo estivo. Il campione preso in esame per
l’analisi dei costi di produzione delle vacche è composto da 9 aziende a ciclo chiuso e una a ciclo
aperto, ovvero che non ha vitelloni in azienda, mentre circa la metà manda il bestiame al pascolo
su terreno proprio o in affitto per una media di 5 mesi l’anno (Tab. 2).
- 50 -
- 51 -
- -- 51 -
- 51 -
Tabella 1 – Caratteristiche generali delle aziende scelte
Azienda
Ubicazione
Conduzione
diretta del colti1
PU
vatore
diretta del colti2
PU
vatore
diretta del colti3
MC
vatore
diretta del colti4
MC
vatore
diretta del colti5
PU
vatore
diretta del colti6
AP
vatore
diretta del colti7
MC
vatore
diretta del colti8
AN
vatore
diretta del colti9
MC
vatore
10
MC
con salariati
Fonte: dati RICA ed elaborazioni proprie.
Ciclo
SAU foraggiera
UBA
Carico bestiame
Chiuso
32,04
21,19
1,51
Chiuso
42,56
109,12
0,39
Chiuso
32,72
16,67
1,96
Chiuso
79,60
85,37
0,93
Chiuso
40,12
39,18
1,02
Chiuso
36,60
17,70
2,07
Aperto
66,20
115,90
0,57
Chiuso
179
376,58
0,48
Chiuso
Chiuso
49,12
32,82
116,77
4,79
0,42
6,85
Relativamente alla modalità di allevamento il sistema linea vacca vitello, basata sulla disponibilità di pascolo, risulta la condizione migliore ai fini dell’ottimizzazione dei costi di produzione, alternato a periodi di allevamento confinato, necessario sia per impraticabilità dei pascoli (per impoverimento del prato), sia per poter attuare un’adeguata gestione di alcuni momenti critici, primo fra tutti il parto.
Il difficile quadro delineatosi nel 2007, confermato anche nella campagna successiva, ha condizionato l’analisi dei costi di produzione. Le aziende hanno risentito negativamente dei progressivi aumenti dei costi energetici e dei prodotti chimici che insistevano già da diversi anni. Analizzando il quadro generale del mercato dei fattori di produzione delineatosi a partire dal secondo
semestre del 2007, le aziende si sono trovate alle prese con un aumento dei prezzi dei prodotti
agricoli di base che, se da un lato per alcuni settori del primario costituisce una notizia positiva,
dall’altro sono i principali fattori di produzione per altri settori: le sementi per le coltivazioni e i
mangimi per gli allevamenti. Gli aumenti dei prezzi hanno interessato praticamente tutte le più
importanti voci di spesa sostenute dagli allevamenti.
Il mangime è la voce di spesa che ha subito l’aumento di prezzo più consistente (+ 17%), seguito
dai concimi (+ 9,7%).
Ampliando il periodo di osservazione dei prezzi degli input di produzione, si vede nel triennio di
riferimento per la ricerca (2006 – 2008) quasi tutte le voci di spesa che imputate nei costi di allevamento hanno registrato un aumento. La voce di spesa che maggiormente incide negli allevamenti riguarda i mangimi, le cui quotazioni hanno registrato un aumento progressivo dal 2006 al
2008, per poi tornare ai valori degli anni precedenti. L’indice dei mangimi si è ridimensionato
solo nel 2008, a causa del calo congiunturale dell’orzo (Graf. 2); non si arresta, invece,
l’andamento in crescita dei panelli e delle farine, iniziato a partire dal 2006.
- 51 -
- 52 -
- -- 52 -
- 52 -
Le rilevazioni riportate nei grafici a seguire evidenziano anche un rincaro dei prodotti energetici.
Il prezzo del carburante agricolo al 2007 si è rafforzato seguendo l’andamento del petrolio. Stessa sorte è toccata ai concimi (+ 24% rispetto al 2006, Graf. 3), che tuttavia rappresenta una voce
il cui peso sui consumi complessivi nell’attività zootecnica è estremamente marginale. In controtendenza, invece è il capitolo degli animali allevati, i cui prezzi hanno ceduto proprio a partire
dalla metà del 2007 e solo nel 2009 hanno registrato un aumento provvisorio: a settembre di questo anno i prezzi sono calati del 3,6% su base mensile e l'1,8% rispetto all'analogo periodo del
2009.
Questo inquadramento della situazione sul mercato delle principali voci di costo analizzate permette di comprendere meglio i risultati ottenuti e di calarli nel periodo in cui è stata svolta
l’indagine, anno 2007-2008, particolarmente negativo per il registrarsi di prezzi delle materie
prime piuttosto elevati rispetto l’anno precedente. Il periodo di riferimento che si riteneva eccezionale per i mercati, in realtà è in linea con quanto avviene attualmente: ciò che si riteneva
un’eccezionalità, da circa tre anni è la realtà dell’andamento dei mercati delle materie prime per
l’allevamento dei bovini.
Grafico 1 –Andamento dell’indice dei prezzi di alcune voci di spesa (indici 2000=100, nominali)
200,0
180,0
160,0
ANIMALI ALLEVAM.
ANT IP ARASSIT ARI
140,0
CONCIMI
MANGIMI
120,0
2006
2007
2008
2009
05 - MAG
01 - GEN
12 - DIC
05 - MAG
01 - GEN
12 - DIC
05 - MAG
01 - GEN
12 - DIC
05 - MAG
01 - GEN
12 - DIC
05 - MAG
80,0
01 - GEN
100,0
2010
Fonte: Ismea
Grafico 2 – Andamento dell’indice dei prezzi di alcuni mangimi (indici 2000=100, nominali)
180,0
170,0
160,0
150,0
PANELLI-FARINE
140,0
ORZO E CRUSCAMI
130,0
MANGIMI
MANGIMI ALL. BOVINI
120,0
MANG. SVEZZ. VIT ELLI
110,0
100,0
2006
2007
2008
2009
05 - MAG
01 - GEN
12 - DIC
05 - MAG
01 - GEN
12 - DIC
05 - MAG
01 - GEN
12 - DIC
05 - MAG
01 - GEN
12 - DIC
05 - MAG
80,0
01 - GEN
90,0
2010
Fonte: Ismea
- 52 -
- 53 -
- -- 53 -
- 53 -
Grafico 3 – Andamento dell’indice dei prodotti energetici
180,0
170,0
160,0
150,0
PROD.ENERGET ICI
140,0
CARBURANT I
130,0
ENERGIA ELET .
120,0
LUBRIFICANT I
110,0
100,0
2006
2007
2008
2009
05 - MAG
01 - GEN
12 - DIC
05 - MAG
01 - GEN
12 - DIC
05 - MAG
01 - GEN
12 - DIC
05 - MAG
01 - GEN
12 - DIC
05 - MAG
80,0
01 - GEN
90,0
2010
Fonte: Ismea
Tutte le voci prese in considerazione per l’analisi del costo di produzione giornaliero di una vacca sono
stati calcolati secondo quanto indicato nelle pagine precedenti. Ovviamente, l’analisi è stata svolta sui costi funzionali alla stalla, cioè imputabili solo all’attività zootecnica all’interno dell’azienda, questo per evitare che, in aziende il cui indirizzo produttivo è misto, andassero ad incidere sulla stalla costi che non
gli competono. Inoltre, i costi sono stati rapportati al numero di vacche presenti all’interno della mandria.
Per la valutazione delle medie si è scelto di ponderare i singoli costi per il numero delle vacche delle aziende così da dare maggior peso alle aziende con un numero di capi superiore (e viceversa, minor peso
alle aziende più piccole) ed evitare distorsioni dovute alla variabilità di consistenza capi tra le aziende del
campione.
Il costo medio di produzione giornaliero, comprensivo dei costi diretti (alimentazione, spese veterinarie,
ecc.) e del costo del lavoro (considerato pari al costo corrisposto ad un operaio agricolo, 14 €/ora) è pari a
2,19 €/capo/gg. Considerando gli ammortamenti dei fabbricati e delle macchine e attrezzi risulta pari a
2,42 €/capo/gg. La voce di costo che percentualmente contribuisce maggiormente alla costituzione del costo totale è quella relativa al lavoro (44%), subito seguita dall’alimentazione (43%) che da sole ricoprono
circa 87% del totale (Graf. 5). Molto meno incidono le voci relative agli ammortamenti delle strutture aziendali e delle macchine ed attrezzi impiegati per la gestione della stalla e alle spese generali (carburanti,
veterinario, energia, ecc.) direttamente imputabili al settore carne al’interno dell’ordinamento aziendale.
Grafico 4 – Percentuale voci di costo su totale costo di mantenimento vacca.
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
7
10
6
5
Alimentazione
3
Lavoro
1
Media P
Ammortamento
4
2
9
8
Spese generali
Fonte: elaborazione propria
- 53 -
- 54 -
- -- 54 -
- 54 -
Andando ad analizzare nel particolare le singole voci per le aziende prese in esame (Graf. 6), emerge che
le aziende più virtuose, dal punto di vista dei costi di produzione, sono quelle che riescono a contenere i
costi di alimentazione, che incidono sul costo finale come detto per il 43%.
Le più virtuose dal punto di vista del contenimento dei costi di alimentazione sono le aziende che hanno
la possibilità di mandare al pascolo le vacche su terreni in proprietà per almeno 5-6 mesi l’anno.
L’azienda 7 pur avendo molto pascolo risulta essere quella con il maggior costo di alimentazione perché
essendo a ciclo aperto (senza vitelloni) “scarica” i costi su un rapporto vacche/mandria superiore a quello
che si trova negli altri allevamenti che hanno mandrie dove sono presenti anche vitelloni.
Altra voce che va incidere notevolmente sulla composizione del costo di produzione finale è il costo del
lavoro. La media delle ore impiegate per la gestione dell’azienda varia a seconda del numero delle persone coinvolte (in genere due e, 7 casi su 10, facenti parte del nucleo familiare) e del numero degli animali
da gestire. Anche in questo caso la possibilità di avere per 5 o 6 mesi gli animali al pascolo riduce notevolmente l’impegno delle unità lavorative, a differenza delle aziende che gestiscono il semi brado.
L’azienda 8, oltre ad avere il pascolo per 6 mesi l’anno, è riuscita a trovare il giusto compromesso delle
ore impiegate per la stalla e il numero dei capi da seguire. Infatti, a parità di ore, in media 6, considerando
che ci sono almeno sempre due operatori, il numero delle vacche è pari a 75, contro la media di tutte le
aziende pari a 40 vacche. Altre aziende, come le n. 1 - 5 - 10, hanno costi imputabili al lavoro molto alti,
che pesano sul costo finale molto di più rispetto alla voce relativa all’alimentazione. Probabilmente in
questi casi la forza lavoro impiegata è eccessiva rispetto a quanto necessita la stalla e dunque risulta sottoutilizzata, andando a gravare troppo sui costi di mantenimento.
Per quanto concerne i costi di ammortamento, questi dipendono molto dalle dimensioni aziendali. Nel caso dell’azienda 8, la voce relativa agli ammortamenti del capitale fondiario e di quello agrario è rilevante,
ma questo è dovuto anche alle dimensioni dell’azienda che nel suo complesso ha in proprietà e in affitto
terreni per quasi 1.000 ettari e strutture funzionali all’attività zootecnica di notevole dimensione. Sono
proprio le aziende con il maggiore numero di UBA ad avere i costi di ammortamento più alti, anche se,
come ricordato in precedenza, percentualmente rappresentano il 9% del costo totale di mantenimento.
Per la voce relativa alle spese generali, la variabilità riscontrabile da anno in anno delle voci di costo prese in esame per definire nel totale le spese di gestione generale imputabile alla stalla (fluttuazioni dei prodotti energetici, ad esempio) e a casi particolari riscontrati nell’anno precedente a quello dell’intervista
(problemi sanitari all’interno delle stalle che hanno reso necessario l’intervento straordinario del veterinario, ad esempio), si deve essere piuttosto prudenti nelle valutazioni. Questa voce di costo risulta piuttosto
indipendente dalla capacità manageriale di gestione della stalla; solo in un caso, la percentuale della voce
supera il 10%, ma è legato a problematiche sanitarie riscontrate nell’anno di riferimento dell’intervista
(2007).
Grafico 5 – Costo di mantenimento di una vacca, in euro/giorno/vacca
5,00
4,00
3,00
€/DIE
2,00
1,00
0,00
7
10
6
5
3
1
Media P
4
2
9
8
Costi totali (euro/g/vacca)
3,45
3,33
3,03
2,98
2,90
2,69
2,42
2,12
2,10
1,62
1,62
Spese generali
0,06
0,25
0,09
0,34
0,15
0,09
0,09
0,04
0,10
0,03
0,02
Ammortamento
0,37
0,13
0,21
0,09
0,10
0,17
0,23
0,24
0,14
0,12
0,41
Lavoro
1,27
1,62
1,35
1,45
1,12
1,42
1,07
1,18
1,30
0,73
0,36
Alimentazione
1,75
1,34
1,38
1,10
1,54
1,01
1,03
0,66
0,56
0,73
0,84
ALLEVAMENTO
Alimentazione
Lavoro
Ammortamento
Spese generali
Costi totali (euro/g/vacca)
Fonte: elaborazione propria
- 54 -
- 55 -
- -- 55 -
- 55 -
Ottenuti i costi giornalieri di mantenimento di una vacca è semplice andare a valutare il costo sostenuto
da un allevatore a cui “sfugge” un calore dell’animale. Se si considera un periodo di 21 giorni, in media
l’allevatore paga l’inefficienza gestionale 50,85 euro per calore perso. Le aziende che si trovano al di sopra della media vanno a pagare questa inefficienza sempre di più, fino al massimo di 72,45 euro/calore
dell’azienda 7 che risulta avere i costi più alti in assoluto (Graf.7).
Questo dato piuttosto semplice, fa capire come le scelte tecniche e l’efficienza (o l’inefficienza) gestionale all’interno di una stalla si traducono in risultati economici e, dunque, in costi.
80,00
4,00
70,00
3,50
60,00
3,00
50,00
2,50
40,00
2,00
30,00
1,50
20,00
1,00
10,00
0,50
0,00
7
10
6
5
3
1
Media
P
€/die
€/CALORE
Grafico 6 – Costo giornaliero di mantenimento di una vacca, in euro/giorno, e costo per un mancato
calore, in euro/periodo calore.
0,00
4
2
9
8
Costi totali (euro/g/vacca) 72,45 69,93 63,70 62,59 60,98 56,52 50,85 44,50 44,06 34,08 34,07
Costo per calore mancato
3,45
3,33
3,03
2,98
2,90
2,69
2,42
2,12
2,10
1,62
1,62
ALLEVAMENTO
Fonte: elaborazione propria
CONCLUSIONI E LINEE GUIDA PER LA GESTIONE MANAGERIALE DI UN’AZIENDA
ZOOTECNICA
La presente ricerca si inserisce in un lavoro che ha visto coinvolte diverse professionalità che ruotano intorno al mondo dell’allevamento. In questo contesto si è dato spazio alla valutazione economica per far sì
che questa, al pari delle tecniche di gestione della mandria e degli aspetti prettamente zootecnici, venga
vista dall’allevatore come un aspetto imprescindibile della propria attività gestionale della stalla.
Il monitoraggio dei costi può contribuire al miglioramento della struttura aziendale e dell’efficienza tecnica della produzione.
Nella Tabella 2 sono riportati i costi distinti per le voci prese in esame nella ricerca che un allevatore sostiene nell’arco di un anno per il mantenimento di una vacca. Come già messo in evidenza, le voci di costo che maggiormente vanno ad incidere sul costo totale per il mantenimento di una vacca sono
l’alimentazione e il lavoro.
In merito ai costi di alimentazione emerge che la possibilità di mandare la mandria al pascolo incide considerevolmente nell’abbattimento di questi. Dall’indagine viene confermata però una stretta correlazione
tra costi e gestione tecnica del pascolo. Infatti, l’Azienda 7 pur mandando gli animali al pascolo, deve far
un uso importante di insilati e di fieno al di sopra della media del campione: di quest’ultimo, oltre 18
kg/capo/gg contro la media di 12 kg/capo/gg. L’Azienda 2, invece, risulta essere la più efficiente almeno
in merito al contenimento dei costi di alimentazione. La qualità del pascolo, gestito per 6 mesi l’anno,
consente di avere dei consumi di fieno al di sotto della media, intorno ai 10 kg/capo/gg contro i 12
kg/capo/gg.
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- 56 -
- -- 56 -
- 56 -
Tabella 2 – Costo per il mantenimento di una vacca in un anno, in euro
AZIENDA
Costo alimentazione Costo lavoro Costo ammortamenti Costo sp. geneTotale
vacca/anno
vacca/anno
vacca/anno
rali vacca/anno
8
9
2
4
Media
1
3
5
6
10
7
305
268
203
240
398
370
561
400
503
489
639
132
267
474
431
431
519
409
529
495
590
465
149
45
52
89
72
60
36
33
78
46
136
6
12
37
13
42
33
54
126
31
91
20
592
592
766
773
944
982
1.060
1.088
1.107
1.215
1.259
Fonte: elaborazione propria
Osservando i costi sostenuti per la manodopera, come ci si poteva aspettare sono le grandi aziende ad attivare le economie di scala che determinano l’abbattimento della voce di costo lavoro.
Come è bene ricordare come, nel presente lavoro, nel costo per il lavoro ricada anche il lavoro apportato
dal titolare dell’azienda zootecnica. Questo è un aspetto che tendenzialmente viene non considerato dagli
imprenditori zootecnici. A parità di ore impegnate in stalla, 6 ore per due unità lavorative, l’Azienda 10
sostiene il costo più alto mentre l’Azienda 8 il più basso. La differenza tra le due aziende, che si posizionano agli antipodi nella “classifica” scaturita dall’analisi dei costi, è determinata dal fatto che il fattore
lavoro va ad incidere su un numero di capi nettamente diverso: per l’Azienda 10 il numero di vacche è
pari a 17, mentre l’Azienda 8 ha 75 vacche nella sua mandria.
Per le aziende che ne hanno la possibilità, espandersi sembra essere la migliore risposta per il contenimento dei costi del lavoro. In caso contrario è giusto rivedere la propria gestione di stalla ed adeguare la
forza lavoro alla mandria.
Questi risultati però danno un quadro parziale della gestione manageriale di una stalla. Proprio perché il
progetto nel suo complesso all’interno del quale è inserito il presente lavoro vede diversi aspetti della gestione di una stalla sono stati elaborati alcuni valori di sintesi della produzione, riproduzione e valutazione
economica.
Quale valore dell’efficienza economica è stato preso in considerazione il costo giornaliero per vacca. Per
poter compararlo ad un valore che esprimesse in euro l’efficienza riproduttiva si è partiti dai valori di interparto e di fecondità. Per determinare il valore dell’interparto (quindi espresso in euro)per ogni azienda
è stata preso l’interparto medio del triennio 2007-2009 e si è andato a vedere lo scostamento di questo dal
dato medio dell’interparto del campione oggetto di ricerca del lavoro dell’ANABIC; allo stesso modo si è
proceduto a determinare gli scostamenti della fecondità della singola azienda rispetto alla media complessiva del campione ANABIC. Ogni giorno di scostamento dalle medie è stato tradotto in un costo giornaliero per il mantenimento della vacca.
Dal confronto dei dati sull’efficienza riproduttiva ed economica come precedentemente descritti ci sono
state delle piccole sorprese. Nel Grafico 5 sono inserite le aziende del campione in base alla diversa efficienza, così come definita “riproduttiva” e economica, della gestione della propria stalla. Nel riquadro
rosso ricado le aziende meno efficienti sia dal punto di vista economico che per gli indici riproduttivi.
L’Azienda 7 che per la valutazione economica è quella che sostiene i costi di mantenimento di una vacca
più alti non è tra queste. Vi è invece l’Azienda 5 che pur sostenendo dei costi piuttosto alti non riesce a
tradurli, come invece avviene per l’Azienda 7, in una sufficiente performance produttiva, avendo come
valore di interparto 495 giorni e tasso di fecondità pari a 73.
Tra le aziende più efficienti, o almeno quelle che sostengono i costi più bassi e hanno i migliori risultati
tecnici, c’è l'Azienda 2 che riesce ad avere il miglior binomio tra i due aspetti presi in esame. Le Aziende
- 56 -
- 57 -
- -- 57 -
- 57 -
8 e 9 che registrano i costi più bassi sono anche quelle però che hanno la somma degli indici peggiori, rispettivamente interparto 513 e 489 giorni e tasso di fecondità 58% e 71%, in particolare la n. 8.
8. L’INTEGRAZIONE DELLE INFORMAZIONI
INTEGRAZIONE: PERCHE?
Le informazioni ottenute dalle specifiche analisi, prima presentate, ci hanno fornito le tessere di
un mosaico che bisogna comporre per ottenere il disegno finale:
- valutare i fattori ambientali e gestionali che maggiormente influenzano l’efficienza riproduttiva e la redditività dell’allevamento da carne,
- individuare i punti critici per rimuovere i fattori limitanti;
- ottimizzare le potenzialità produttive di ogni singola azienda.
I PUNTI CRITICI INDIVIDUATI NEI FATTORI AMBIENTALI E GESTIONALI
Dallo studio effettuato si sono stati evidenziati alcuni punti critici relativi al management aziendale, usando come indicatori l’età al primo parto, l’interparto e l’indice di parto.
I fattori individuati riguardano:
- l’alimentazione ed in particolare il livello energetico (non sempre ottimale) e proteico della razione (in certi casi sbilanciato e non sempre adeguato ai fabbisogni delle fattrici in
funzione dei diversi stati fisiologici (lattazione, asciutta in gravidanza, preparazione al
parto);
- la qualità dei foraggi, non sempre ottimale, legata alle tempistiche di raccolta per la fienagione o per l’insilamento, che tendono a essere ritardate rispetto allo stato ottimale di
maturazione (fioritura al 20%) delle essenze; i foraggi costituiscono infatti il pilastro
principale dell’alimentazione delle fattrici (il 28% delle aziende usa solo foraggi senza
integrazione di farine o concentrati);
- l’alimentazione al pascolo può richiedere una integrazione di foraggi per le fattrici e di foraggi e concentrati per i vitellini sotto le madri, con autoalimentatori dedicati; se non attuata si rischiano forti perdite di peso delle vacche, della loro fertilità e della capacità di
alimentare sufficientemente i redi;
- il microclima nei ricoveri, in particolare il ricambio d’aria, che nelle strutture tradizionali
risulta spesso scarso o appena sufficiente;
- lo stato della lettiera, legato alla presenza di paglia asciutta e pulita, talora scarsa per insufficiente auto-approvvigionamento;
- lo stato sanitario inteso come stato fisiologico dell’animale e igiene della stalla, che mostra
una grande variabilità da ottimo e scarso, in particolare nella stagione invernale, in cui
la pulizia delle lettiere permanenti è più difficile per i vincoli di stoccaggio;
- la presenza di un’area dedicata alle fattrici che partoriscono (“sala parto”); non sempre è
presente per limiti dimensionali dei ricoveri; quando esiste non sempre ha sufficienti
dimensioni per garantire la permanenza della puerpera con il nato per 20 giorni. Lo stato della lettiera nella sala parto è molto più critica che nel resto della stalla, dato che
deve essere mantenuto sempre molto pulito per ridurre al minimo i rischi di infezioni
all’ombelico nei primissimi giorni di vita dei vitelli, e di infezioni intestinali che possono debilitare i vitellini, compromettendone le potenzialità di accrescimento future;
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- 58 -
- -- 58 -
- 58 -
- la pratica delle visite post-partum e delle diagnosi di gravidanza, strumenti irrinunciabili
per monitorare tempestivamente la ripresa dell’attività riproduttiva e la fertilità delle
fattrici dopo ogni parto, pratiche non sempre attuate;
- la possibilità di isolare gli animali al loro ingresso in allevamento o al rientro da manifestazioni o da pascoli comuni con altre mandrie;
- la crescente presenza di selvatici predatori che costituisce un rischio sempre maggiore per i
vitelli al pascolo quando nascono e nel primo mese di vita: numerosi sono i casi segnalati dagli allevatori che impiegano i pascoli nell’Appennino interno;
- i cinghiali, in costante aumento, causano anche gravi danni alle colture in particolare alle
proteaginose (pisello proteico, favino) e al mais, rendendone difficoltoso o impossibile
la coltivazione. Questo comporta il ricorso all’acquisto di materie prime che potrebbero
essere coltivate direttamente ed un notevole aumento dei costi di alimentazione;
- l’eliminazione di fattrici dopo il primo ed il secondo parto (25% delle riforme), per cause
accidentali in primis, ma anche per problemi riproduttivi o per mancanza di latte (rara)
che si evidenziano solo dopo il parto,
- la stagionalizzazione dei parti, legata sia all’impiego dei pascoli e quindi alla disponibilità
delle migliori risorse foraggere, sia alla crescente presenza di predatori, comporta
l’aumento dell’età al primo parto verso i tre anni, per mantenere la stagionalità dei parti;
- l’alimentazione delle manze destinate alla rimonta incide fortemente sullo sviluppo corporeo e quindi sull’età alla prima fecondazione: talora risulta scarsa e comporta un aumento dell’età al primo parto e dei costi di allevamento della rimonta.
INTEGRAZIONE dei FATTORI
ALIMENTI
ALIMENTI
ANIMALE
ANIMALE
UMIDITA’ – SOST. SECCA
VALORE NUTRITIVO
STATO DI CONSERVAZIONE
APPETIBILITA’
DIGERIBILITA’
MANAGEMENT ALIMENTARE
METODO DI ALIMENTAZIONE.
DISPONIBILITA’ IDRICA
ATTENZIONE DEGLI ADDETTI
FATTORI DI STRESS
MANAGEMENT SANITARIO
VISITE GINECOLOGICHE
MANAGEMENT
MANAGEMENT
GENETICA
STATO FISIOLOGICO
BCS – PESO VIVO
STATO NUTRZIONALE
STATO SANITARIO
BENESSERE
BENESSERE
==
PRODUTTIVITA’
PRODUTTIVITA’
==
REDDITIVITA’
REDDITIVITA’
RICAMBIO ARIA
TEMPERATURA
UMIDITA’
LUCE
IGIENE
PULIZIA LETTIERA
STRUTTURE
AMBIENTE
AMBIENTE
Abbadia di Fiastra, 28-09-2010
- 58 -
- 59 -
- -- 59 -
- 59 -
9. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E SUGGERIMENTI OPERATIVI
LIVELLO ALIMENTARE
-
-
Circa l’alimentazione 2 indicatori in particolare: UFL e Stato nutrizionale si sono rilevati sostanzialmente sovrapponibili come effetti ed indicano uno specifico livello in
termini UFL/die capo anno per avere buone performance riproduttive (età al parto,
intervallo interparto);
Il livello energetico dipende direttamente dalla qualità e quantità dei foraggi somministrati e dalla presenza o meno della complementazione con concentrati: più il fieno è scadente più necessaria è la complementazione con concentrati.
Il livello energetico medio della razione per le fattrici è di 7.5 UFL/die variabile da 6
(mantenimento )a 9 (allattamento) UFL in funzione dello stato fisiologico
ESEMPI DI LIVELLI ALIMENTARI COSTI, RICAVI E REDDITO, €
LIVELLO
DIFF.
ENERGETICO DIFF.
DIFFERENZA
DIFF. COSTI RICAVO
UFL /Capo die COSTI
ALIMENTI PER. SERV. VITELLO
REDDITO
anno
BASSO (5.5 UFL) - 220
+165 (+60gg) -120
-65
MEDIO (7.5 UFL) 0
0
0
0
ALTO
(>=10 + 365
UFL)
OTTIMIZZATO +90
(8,5 UFL)
-165(-60gg)
+120
-80
-82,5 (-30gg) +60
+52,5
- Un livello energetico inadeguato per difetto o per eccesso produce perdite economiche
- Un livello energetico ottimizzato produce utile.
I FORAGGI, PILASTRI SI, MA DI QUALITA’
LIVELLO
DIFF UFL ri- APPORTO
QUALITATIVO APPORTO LIVELLO
spetto
al CONCENTR.
FORAGGIO
UFL/die
NUTRITIVO MEDIO
(kg)
SCADENTE
5,6 (14 kg) INSUFF.
-1.9
2 (180€)
(<0.40 UFL/kg )
MEDIO
(0.5 7,5 (15 kg) SUFF
0
0
UFL/kg)
BUONO
(0.52 8,3 (16 kg) BUONO
+0.8
0
UFL)
- Quando il fieno è scadente per raggiungere il livello medio è necessario integrare la razione con l’impiego di concentrati.
- Quando il fieno è buono si può migliorare “l’integrazione” della razione utilizzando
concentrati e riducendo l’impiego di fieno.
- 59 -
- 60 -
- -- 60 -
- 60 -
LIVELLO NUTRITIVO, STATO NUTRIZIONALE E BCS:
MANTENERE E’ MEGLIO CHE PERDERE E RECOPERARE
- Mantenere un livello nutritivo adeguato allo stato fisiologico della fattrice, ci consente
di mantenere uno stato nutrizionale buono per tutto l’anno evitando così brusche
variazioni bel BCS e sorpattutto perdite di peso:
- 1 KG DI PESO CORPOREO (ENERGIA CON RENDIMENTO DEL80%)
FORNISCE 3,5 UFL.
(= 8 kg di latte. )
- PER OTTENERE 1 KG INCREMENTO CORPOREO SONO NECESSARIE 4,5 UFL
- Quindi per recuperare ogni kg di peso vivo perso in lattazione è necessaria una UFL in
più a quelle risparmiate sfruttando la vacca.
PERFORMANCE RIPRODUTTIVE DELLE FATTRICI DI RAZZA MARCHIGIANA:
ALTRI FATTORI AMBIENTALI
- E’ necessario curare con la massima attenzione la qualità dei foraggi, anticipando in certi
casi la raccolta per la fienagione rispetto a quanto avviene, per ottenere raccolti allo
stato ottimale di maturazione (fioritura al 20%) delle essenze;
- E opportuno prevedere la possibilità di integrazione al pascolo di foraggi per le fattrici e di
foraggi e concentrati per i vitellini sotto le madri, con autoalimentatori dedicati;
- E’ opportuno garantire sempre un buon ricambio dell’aria nei ricoveri per ridurre l’umidità
relativa dell’aria e la carica batterica nell’ambiente;
- E’ importante garantire la presenza di lettiera con paglia pulita e asciutta per quanto possibile;
- E’ fondamentale disporre di almeno un’area dedicata alle fattrici che partoriscono (“sala
parto”), con dimensioni sufficienti per garantire la permanenza della puerpera con il nato per 20 giorni. La lettiera nella sala parto deve essere mantenuta sempre molto pulita
ed asciutta per ridurre al minimo i rischi di infezioni all’ombelico nei primissimi giorni
di vita dei vitelli, e di infezioni intestinali che possono debilitare i vitellini;
- E’ assolutamente consigliato introdurre e/o mantenere la pratica delle visite post-partum e
delle diagnosi di gravidanza, strumenti irrinunciabili per monitorare tempestivamente la
ripresa dell’attività riproduttiva e la fertilità delle fattrici dopo ogni parto;
- E’ altresì consigliato prevedere, quando necessario, la possibilità di isolare gli animali al
loro ingresso in allevamento o al rientro da manifestazioni o da pascoli comuni con altre mandrie;
- Data la crescente presenza di selvatici predatori, che costituiscono un rischio sempre
maggiore per i vitelli al pascolo quando nascono e nel primo mese di vita, è indispensabile prevedere una normativa regionale che permetta il controllo sistematico della presenza di selvatici e ne contenga efficacemente la diffusione nei limiti
della compatibilità con le attività agricole e zootecniche;
- Per ridurre l’età al primo parto ed i costi di produzione della rimonta è necessario adeguare
la razione destinata alle manze, adeguandola ai fabbisogni di accrescimento per raggiungere a 16-20 mesi il 70% del peso vivo adulto e poter quindi fecondare le manze
senza comprometterne il successivo sviluppo e la carriera riproduttiva dopo il primo
parto.
IL PRESIDENTE
(Fausto Luchetti)
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