aggiornamento per i soci n° 25

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aggiornamento per i soci n° 25
gennaio 2016
AGGIORNAMENTO PER I SOCI N° 85
Associazione Culturale
Le Nuvole
Per info: 3887590052
www.lenuvoledicivita.it
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Sommario
Sommario
p. 2
B&B Le Nuvole
p. 3
Per una nuova scuola fuori dalla scuola
p. 4
Nuova Pedagogia: Nativi di oggi
p. 6
Scuola di Teatro: testimonianze
p. 8
Compagnia PoEtica: i nuovi progetti
p. 9
Benefici della Natura
p. 10
Geografia Sacra: via Amerina
p. 11
Scienza dello Spirito
p. 14
L.A.P. Cagliari
p. 16
Fratellanza Cosmica
p. 17
L’angolo della poesia
p. 19
E’ ATTIVO UN
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VACANZE, BENESSERE & CULTURA
B&B le Nuvole
Via Don Minzoni 34 Civita Castellana (Vt)
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particolare, ricco di vibrazioni energetiche che portano benessere sia a livello fisico che spirituale.
Il nostro Centro Yoga è situato nel borgo antico di Civita Castellana, immerso in una natura
selvaggia, dov’è forte il legame fra il micro ed il macrocosmo. Durante i soggiorni nella nostra
struttura proponiamo sedute di yoga, counseling psicologico, massaggi olistici, letture
personalizzate della carta del Cielo, corsi di cucina vegan e una serie di gite nei dintorni: un tuffo
nella cultura e nella ricchezza del nostro territorio - cure e bagni termali, passeggiate con
riconoscimento delle erbe spontanee ai laghi o in montagna, visite a Roma e Viterbo - alla
scoperta degli antichi sentieri che rendono questa zona unica e magica nel suo genere.
La nostra struttura è stata certificata da AssoVegan/VeganOk.
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Il 17 e il 18 ottobre 2015 si sono dati appuntamento genitori, insegnanti ed operatori
della scuola dell’area romana, alla tavola rotonda “Per una nuova scuola fuori dalla scuola”.
L’evento era organizzato dall’Ente Parco dell’Appia Antica nella persona di Pasquale Grella, coadiuvato da Antonio Citti e
Ambra Pastore dell’ass. Sentiero Verde (affiliata Federtrek) e da Adele Caprio, presidente dell’ass. culturale Le Nuvole.
L’evento è nato dalla constatazione che il dibattito sull’Educazione
Ambientale è andato lentamente a scemare negli ultimi anni, quasi
come se si fossero date per acquisite tutte quelle conoscenze
innovative che lo avevano generato e portato a essere il centro
dell’evoluzione didattica di questo nuovo millennio. Acquisizione
del tutto errata vista la scarsità dei risultati registrati nel corso degli
ultimi anni scolastici, risultati poveri dovuti alla tendenza di leggere
la funzione della scuola, e del territorio che la circonda, con una
certa superficialità, fra riqualificazioni (che nascondono solo
speculazione) e innovazione, fra schematismi obsoleti e deleghe in
bianco. Ecco la necessità di un confronto fra le parti interessate,
confronto che il team organizzativo vorrebbe trasformare in
appuntamento annuale, per coadiuvare la circolazione delle idee e
degli intenti in cui far convergere le intelligenze esistenti nell’area
romana. Un confronto continuo che, facendo rete, amplifichi le
problematiche e individui le soluzioni.
Dal dibattito è emerso che l’emergenza (divenuta ormai costante)
economica fa si che si intervenga nel settore didattico con riforme
parziali che mascherano sostanziali tagli a fondi sempre più esigui,
mettendo in evidenza lo spaesamento delle istituzioni ormai
totalmente incapaci di dialogare tra loro. Istituzioni che al momento
spingono al massimo per trasformare l’area scolastica in un
avamposto parcellizzato del sapere dove, non esistendo una
strategia a lungo termine, si cerca di far convergere una quantità
incredibile di informazioni e di linguaggi, in attesa di avere un’idea,
seppur vaga, sul modello da seguire e adottare. Questa mancanza di riferimenti fa il gioco di chi ha interessi economici
privati, gli unici a guadagnarci in questo momento di crisi creata a tavolino.
Il consumo dell’informazione, che velocemente si stratifica nel nostro sapere, sta trasformando specialmente gli studenti,
in ripetitori di notizie di cui non siamo in grado di garantirne l’autenticità. Gli unici mezzi che abbiamo a disposizione sono
portati da singoli operatori armati di buona volontà, che tentano, come possono, di mettersi al servizio dei ragazzi, e qui
l’assenza delle grandi associazioni ambientalistiche pesa come un macigno. Da più operatori è ricorso l’appello di mettere
in rete le voci di tutti coloro che sono disposti a ragionare e far uscire il proprio sapere consolidato dal chiuso dei propri
cassetti. Un sapere da rendere collettivo per superare l’impasse politico fra pubblico e privato, un sapere che bisogna
trasformare in risorsa, in strumento di crescita. Il territorio rischia oggi di venire solo consumato e non vissuto: percorrere
la città, attraversarla, vuol dire entrare nelle sue contraddizioni, nella sua natura, nel suo vivere sociale. Capire come
collocarsi nel quadro generale del territorio, diventa quindi essenziale.
Negli ultimi anni ci siamo tutti adagiati in una passiva osservazione degli eventi, spettatori della società televisiva, che ha
creduto di avere dei diritti sociali acquisiti e intoccabili, ma lo shock ( benefico) degli ultimi eventi storici e politici ci sta
facendo ridestare, facendoci toccare con mano che la realtà è tutt’altro che quella proposta dai media. La disinformazione,
che ormai ci circonda, ci obbliga a guardare oltre e, partendo proprio dalle contraddizioni che quotidianamente si vivono
nelle scuole, bisogna cercare di individuare qual è il ruolo di ognuno all’interno del sistema scuola, facendo riemergere le
capacità latenti di tutti di leggere fra le righe di ogni forma di cambiamento culturale. Questa dovrebbe essere l’unica leva
contro la dispersione, la mancanza di fiducia, la rassegnazione: diventare più consapevoli che il cambiamento nella scuola
è un progetto a lungo termine in cui dobbiamo agire quotidianamente. E’ necessario quindi creare un filo rosso fra coloro
che sono interessati a capire cosa vuol dire educare oggi, partendo dall’interno dell’istituzione scolastica perché è nel
pubblico che si riesce ad arrivare a tutti, anche perché tutti hanno il diritto di vivere e di usare la scuola nel migliore dei
modi. E’ dagli anni Settanta che non si costruisce più nulla ma anzi si vive un costante scivolamento nel baratro. Per
fortuna esistono già alcune esperienze didattiche che in questi ultimi anni hanno dato un segnale forte, una speranza che il
cambiamento è si, lento, ma inesorabile ed è forse a loro che bisogna ispirarsi. Infatti oggi è più che mai necessario
considerare le opportunità educativo/pedagogiche in atto sul territorio nazionale, sia dentro che fuori dalla scuola, e
attivare un processo di consapevolizzazione permanente, che contenga, appunto l’idea di mondo possibile e sostenibile,
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che sappia dialogare, confrontarsi, svilupparsi attraverso una costante formazione e partecipazione attiva dei soggetti
coinvolti.
Ai partecipanti dell’assemblea è chiaro che è arrivato il momento di rileggere il senso dell’educare e di capire in che
direzione sta andando la scuola, i cui frutti costituiranno i mattoni della società futura. Gli educatori si lamentano di dover
operare in un momento storico difficilissimo, di camminare sul filo del rasoio, consapevoli che non si può incidere sul
futuro se non si è capaci di vivere il presente. Il diritto di conoscere è al momento schiacciato da una cultura mistificatrice
che annulla il diritto della crescita individuale in nome di una non ben specificata omologazione di massa . Ecco quello che
manca oggi in Europa: la difesa del valore del singolo, della sovranità individuale, a cominciare dalla vita della singola
impresa che va garantita. Occorre perciò trovare dei punti comuni da cui partire per uscire dalla scuola ed entrare nei
territori.
La costante che blocca tutto e tutti? La paura. Hanno paura le famiglie, gli insegnanti e gli stessi operatori. La scuola e la
famiglia si stanno chiudendo su se stesse perché gravate dalla pressione sociale. Anni di sottovalutazione dello studio dei
sistemi educativi haprodotti i disagi che sono sotto gli occhi di tutti e gli strumenti per invertire la rotta sembrano pochi.
Separando la scuola dalla ricerca e dalla visione complessiva della cultura si è creato poi uno scollamento con l’università
che non mancherà di causare ulteriori problemi futuri.
Gli insegnanti presenti hanno dato dei loro input: prima di tutto occorre rafforzare il concetto di ascolto, contro ogni
burocrazia. Poi bisogna superare la visione mitologica dell’insegnante, metà umano e metà cattedra. Bisogna recuperare,
attraverso il gioco, lo strumento della comunicazione. Bisogna riconoscere il limite del proprio sapere che deve portare ad
un gioco di squadra e coinvolgere i genitori, gli altri insegnanti e gli stessi alunni in modo da rendere la scuola più
interessante. Questo nuovo modo di agire darà vita ad una ‘Comunità Permanente’, capace e cosciente di doversi
confrontare anche con chi ha un punto di vista diverso dal proprio.
La scuola deve esaltare le differenze, perché ogni bambino è diverso dall’altro e deve essere in grado, concedendo un
tempo diluito, di capire le esigenze del singolo bambino. Il sogno sarebbe di creare una scuola ‘aperta’ dove ogni ragazzo/a
possa entrare e seguire quello che più gli interessa, una ‘comunità’ nei cui spazi interni/esterni gli insegnanti e gli
operatori del settore si mettono a disposizione per aiutare il singolo a trovare il proprio percorso di conoscenza. Bisogna,
infine, far capire ai ragazzi l’importanza del ‘superamento delle difficoltà’ nel raggiungimento dei propri obiettivi, facendo
loro realizzare che tutti superiamo quotidianamente ostacoli; la mancanza di facilitazione rafforzerà la loro naturale
curiosità. Ma per fare questo dobbiamo tutti vincere la paura di non essere all’altezza del compito. L’educazione è crescita
collettiva che coinvolge insegnante/ genitore/ ragazzo. E mentre siamo paralizzati dalla paura, il bambino/ragazzo è
altrove da solo, incapace di comprendere i problemi degli adulti, le loro nevrosi, le loro perplessità, e gli adulti perdono, in
questa mancanza di comunicazione, l’unico punto di riferimento che dovrebbero avere: il punto di vista dei bambini, dei
ragazzi.
La condivisione e l’ascolto faranno da collante fra i ragazzi, che vivono la scuola, e i soggetti dei territori, con cui vivono il
resto della giornata. La scuola se non è aperta al territorio e decide di viverci dentro, non potrà mai superare l’attuale fase
di stallo. Raccogliere le energie attraverso l’ascolto crea una permeabilità culturale. Se la scuola non accoglie, vuol dire che
respinge, che isola, che è incapace di guardare l’orizzonte, spingersi oltre, creare e cercare contenuti per un futuro
migliore. E già il fatto che tante persone si siano presentate all’evento è un segno inequivocabile che la speranza e la
volontà sono un carburante infinito a cui, coloro che credono nel cambiamento, quotidianamente attingono. Il futuro è
adesso: rimbocchiamoci le maniche e creiamo connessioni… bisogna ripartire tutti insieme da qui!
Adele Caprio
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NUOVA PEDAGOGIA
I NATIVI DI OGGI
Spesso mi chiedo quale sia il compito degli educatori e dei formatori oggi. Nella post-post
contemporaneità, come ci illustrano Zygmunt
Bauman e Noam Chomsky, in questo presente
che ci sfugge ad ogni attimo, che direi ci fa
sembrare di non poter afferrare mai veramente
qualcosa: un concetto, una relazione,
un'emozione, diventa un impegno alquanto
complesso e difficile, un'impresa quasi da eroi,
da titani della comunicazione. Dobbiamo, ci
dicono, cercare nuove vie, nuove qualità del
trasmettere e del trasmesso, in cui il gioco delle
parti è proprio un gioco appunto, non un
ribadire l'autorità; diventa oramai primario
ribadire che l'interattività ed il coinvolgimento siano sempre alla base dei percorsi, di quella
facilitazione che l'insegnante compie come conduttore, mediatore e canalizzatore, laicamente inteso.
Nella liquidità del presente, che ci ha reso tutti orfani di verità assolute, date una volte per tutte,
dobbiamo lo stesso indurre senso critico nel discente, quei processi che portano a distinguere
effettivamente il nero dal bianco (passando per le sfumature di grigio, “spolverate” dal sapiente aiuto
di chi ha più esperienza e si prende la briga di farne semente). Non ci deve lasciare arrancare
nell'anfibità dell' incertezza odierna chi ci fa da sherpa tra le macerie che il crollo delle certezze dei
nostri “padri” ci ha lasciato. Certo è che vanno trovati nuovi approcci, nuove mentalità, nuove azioni
scolastiche che possano rendere i ragazzi consapevoli che stanno ricercando, che stanno costruendo
un sapere insieme e che non stando 'assumendo' pillole di saggezza senza il dialogo, il confronto ed un
po' di messa in discussione. Essa, anche se ci fa un po' traballare, a parer mio è tanto divertente e ci
permette ironia e voglia di sapere sempre un po' di più, magari proprio co-costruendo quella Saggezza
che spesso manca nei processi educativi. Dico che manca perché ci hanno insegnato che non si può
sbagliare, che si deve essere perfetti, 'in tiro', tesi fino alla paranoia: un fascio di nervi insomma ed in
fondo. Quanto è bello invece l'errore, perché ci fa sorridere, perché ci permette di approfondire,
perché ci fa rimboccare le maniche per avere una risposta migliore. Perché infondo è umano l'errore,
così umano, o elementarmente umano, che ci fa 'sbracare' un po' ed uscire da quella formalità che
tanto è richiesta dall'atteggiamento scolastico e che dovrebbe essere piuttosto indagata ed addolcita,
edulcorata. Non credo che sia un lavoro facile e che tutto sia subito semplice, ma perché non provare?
Insomma, tutto è meglio di un esaurimento nervoso reciproco, credo io.
Quello che credo è che per i nostri ragazzi, nativi digitali e nativi ambientali, quindi appartenenti ad
una doppia tribalità che li rende spavaldi e molto concentrati sul presente, sul qui ed ora, con tutti gli
annessi e connessi che questo comporta, sia necessario qualcosa di diverso ma completamente
sovversivo quanto semplice e diretto. Essendo nativi ambientali, quindi soggetti per legge ad
educazione ambientale obbligatoria, sogneranno, come tutti noi abbiamo sempre sognato, di stare un
po' di più all'aria aperta, anche nelle ore dedicate all'apprendimento delle scienze o della poesia, per
far pratica diretta con esperti del 'mestiere' del naturalista o dell'agricoltore come dell'arte
interpretativa 'attoriale', piuttosto che forense. E se non possiamo andare fuori, spalanchiamo le
finestre, costruiamo un anfiteatro in classe, coinvolgiamo il corpo, ascoltiamo i suoi bisogni;
accompagniamolo nell'imparare a dirigere la sua energia, non imbrigliamolo, non accusiamolo di
essere fervido e giovane.. infondo è una qualità, non un problema.
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Come nativi digitali inoltre i 'nostri' ragazzi hanno molto sviluppato il senso della vista e quindi
necessariamente si 'ubriacano' di troppe parole e si sa che la durata media dell'attenzione di un
uditore è in media 20 minuti per argomento; allora sfruttiamo questa conoscenza e non
coinvolgiamoli con la frusta, che tanto non si riesce in qualcosa che li forza e prima o poi, in un modo o
nell'altro, esploderanno e forse non è costruttivo. Cerchiamo invece di coinvolgere questo mezzo
potente che sono gli occhi ed aiutiamoli con mappe concettuali, magari da provare in gruppo e
cerchiamo di coinvolgere questo senso di artigianato dell'ascolto, oppure drammatizziamo i contenuti,
ma non nell'ora integrativa, nelle ore curriculari. Facciamo capire loro che si può fare qualcosa di
diverso, di nuovo, sempre. Che c'è sempre spazio per la vitalità, che non tutto è stato detto e scritto e
che anche loro hanno voce in capitolo. Se per apprendere meglio ci aiuta viverli i concetti facciamo che
i contenuti siano veramente più importanti delle nozioni
Avere davanti a noi nativi ambientali che vedranno germogliare un seme da loro piantato e nativi
digitali, che praticano quotidianamente le potenzialità delle tecnologie è una grande responsabilità,
viviamola insieme, non tiriamoci indietro.
Elena Bussolotti
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OFFICINA POETICA
Scuola di Teatro
Non un semplice corso di teatro
ma la possibilità di lavorare su recitazione, scene, costumi, allestimenti,
in un gruppo di ricerca già attivo sul territorio con un proprio spazio scenico.
Dice di noi un nostro allievo:
“Grazie al laboratorio sto imparando a lavorare su me stesso per scendere dalle montagne russe.
Scendere dalle montagne russe per me significa cercare di non essere più travolto, per quanto possibile, dalle
cose che quotidianamente ci succedono.
Questo vuol dire analizzare e osservare con un certo distacco quello che avviene intorno a me.
In sostanza diventare un chirurgo che deve affrontare un intervento, il quale deve, per forza di cose,
controllare le proprie emozioni anzichè farsi da esse controllare..”
Mauro M.
Libera l'artista che c'è in te!
Se ami il teatro e vuoi capirne di più… contattaci
il lunedì alle ore 19
presso la sede delle Nuvole
cell 3887590052
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COMPAGNIA
TEATRALE
POETICA:
I nuovi progetti del 2016
Sembra ieri ma sono già passati quasi due anni dall’inizio delle attività della Compagnia… due anni
intensi i cui risultati sono andati ben oltre le nostre più rosee aspettative.
Abbiamo iniziato, dopo un profondo lavoro di Teatro Evolutivo con gli
attori, con la messa in scena di un testo potente e difficile come le ‘ Affinità
Elettive’ di Goethe ambientandolo a Civita Castellana, per commemorare il
passaggio del più famoso poeta tedesco durante la sua visita in Italia.
Goethe è stato l’autore più amato da Rudolf Steiner, il noto ricercatore
spirituale, che ha sottolineato la capacità dell’artista di mescolare scienza e
metafisica con estrema nonchalance. La scelta di iniziare con questo testo
testimonia inoltre l’obiettivo del nostro gruppo e cioè quello che viene
riassunto nel nostro motto:
Fare teatro non è un semplice esercizio di stile... fare teatro genera una
trasformazione sociale che parte, come primo step, dalla metamorfosi
interiore dell'artista...
Cambiare se stessi è per noi l’unico modo per aspirare ad un cambiamento
sostanziale del nostro habitat, vuoi personale, vuoi sociale. Secondo la
nostra filosofia non c’è nessuna dicotomia fra il sé ed il mondo: noi siamo il
mondo perché il mondo, o meglio la nostra percezione del mondo, è interna
ad ognuna di noi. Per pettinare i tuoi capelli cosa fai, pettini lo specchio o passi il pettine nei tuoi capelli?
Non puoi cambiare quello che vivi se non inizi a cambiare te stesso.
Ecco che il passaggio al secondo testo da mettere in scena sia stato
quasi naturale: un lavoro sui pedagogisti degli anni ’70 del cui
insegnamento rivoluzionario noi siamo i diretti eredi. Vaneigem,
Scherer, Hakim Bey, Gibran… ma anche Don Milani e i contemporanei
Brizzi e Mottana… il tutto shakerato forte e portato nel vissuto dei nostri
attori che hanno raccontato al pubblico i propri ricordi scolastici nel
bene e nel male. Lo spettacolo ha avuto un grande riscontro di
pubblico che lo ha potuto visionare nei festival ‘Tutta un’altra scuola’ il
13 settembre a Vaiano (Prato) e ‘Per una nuova scuola fuori dalla
scuola’ al Parco dell’Appia Antica a Roma il 17 ottobre. Da questa
esperienza è nato un nuovo progetto che ci vede coinvolti nel primo
esperimento di Teatro Evolutivo all’interno di un liceo artistico. Infatti,
grazie alla lungimiranza di una professoressa, la dott.ssa Paola Guerrini,
il nostro progetto verrà sperimentato con una classe del Liceo Artistico
Midossi di Civita Castellana. Il teatro come strumento di conoscenza di
sé per capire quali sono i propri talenti e i propri limiti e da questo
trarre un migliore approccio all’ambiente che ci circonda e alla vita in
generale.
Per concludere, nel 2016 la Compagnia mette in campo un altro tema molto sentito in questo
momento di grande confusione sociale: il tema della dignità delle donne. Sembrava che le lotte delle
donne nel recente passato avessero posto su un certa parità la questione femminile, ma l’escalation di
nuovi casi di femminicidio ci hanno fanno comprendere quanto sia necessario esplorare le radici che
hanno portato le donne a conquistare la propria autonomia e rispetto sociale. Nessun testo potrebbe
esaltare questi temi meglio di ‘CASA DI BAMBOLA’ di Henrik Ibsen, di cui la Compagnia sta rielaborando
un adattamento… che altro dire? Siamo solo all’inizio del nostro lavoro per cui…stay tuned!
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I Benefici della Natura
Le eccezionali proprietà della Curcuma Longa..
Pianta antichissima, circa 5000 anni
fa e utilizzata in India da sempre
come medicinale, spezia e come
colorante . Appartiene alla
famiglia delle Zingiberacee ed è
caratterizzata da foglie lunghe a
forma ovale mentre I fiori sono
raccolti in fibre ..in lingua indianapersiana si chiama Kour-Koum
che significa zafferano ed infatti
la Curcuma è anche nota come
zafferano delle Indie.
In base a recenti studi è risultato
che la curcumina potrebbe
essere utile a contrastare
l’insorgere di almeno otto
tumori: colon, bocca, polmoni, fegato, pelle, reni,
mammelle e leucemia.
Viene utilizzata nella medicina cinese ed Indiana come disintossicante e come antinfiammatorio. In
particolare la curcumina ha la capacità di catturare I radicali liberi rallentando cosi’ l’invecchiamento
cellulare, inoltre ha anche proprietà cicatrizzanti ed infatti in India viene applicato il rizoma di curcuma
direttamente sulle ferite o sulle scottature dando eccezionali risultati.
Le sue proprietà antiffiammatorie sono tali da essere considerate alla pari di alcuni farmaci specifici
senza però avere alcun effetto collaterale. E’ quindi utile anche per chi ha problemi di artrite
reumatoide. Ma non finisce qui perche’ questa straordinaria pianta dona anche un supporto importante
al nostro cervello perché attraverso le sue proprietà aiuta molto nella memoria contribuendo al
miglioramento della microcircolazione prevenendo così il rischio di malattie degenerative come
l’Alzheimer!
E’ la spezia della bellezza:
contrasta acne, brufoli e infezioni della pelle. Non solo, se usata in maschere per il viso riduce le rughe, e
migliora il colore dell'incarnato. In tutto questo bisogna dire che il suo profumo e sapore sono
veramente particolari e donano un tocco in più nella pietanza. Provate ad aggiunterla nelle zuppe , nei
piatti di riso oppure anche a colazione con il latte o da aggiungere al tè verde (potente antiossidante)
cosi da potenziare gli effetti benefici…e allora buon appetito e tanta salute!
Per ulteriori informazione sull’utilizzo della Curcuma longa visitate il sito: www.naturalefreschezza.it
Catia Gianni
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Geografia Sacra
LA VIA AMERINA
L’antica Via Amerina costruita dopo la conquista romana nel 241 a.C., per controllare il territorio appena
acquisito, fu realizzata attraverso un disegno viario che comprendeva percorsi di terra e d’acqua e costituiva
una di quelle importanti vie di comunicazione attraverso le quali Roma, per circa sette secoli, ebbe modo di
controllare tutto il bacino del Mediterraneo.
Seguendo nel tracciato un'antica pista etrusca e
falisca, rettificando i percorsi tortuosi e realizzando
dei ponti sui numerosi torrenti della zona, lunga 52
chilometri, si distaccava dalla Cassia all'altezza
dell'antica stazione di posta Mansio ad Vacanas
(all'incirca l'odierna valle del Baccano) e raggiungeva
Nepi, Falerii Novi, Castello Amerino, Orte e l'antica
città di Ameria (Amelia), collegando importanti assi
trasversali (Cassia, Flaminia, Tiberina). Il percorso è
ancora identificabile, collegava Roma alla nuova
colonia di Faleri, dove veniva a formare il decumanus
maximus, per poi proseguire, con andamento
pressoché rettilineo e parallelo al fiume Tevere che
attraversava nei pressi di Orte. Da qui raggiungeva poi l’antichissimo oppidum umbro di Amelia.
In quel periodo Roma era impegnata a difendere il dominio del mare nostrum, minacciato da Cartagine,
così fu costretta a consolidare il proprio potere sulle popolazioni italiche, non sempre disponibili ad essere
sottomesse da una città più potente. La conquista romana , facilitò il decentramento urbano e l'incremento
della produzione agricola, con nuove città (Falerii Novi) e nuove vie di comunicazione (Amerina, Flaminia),
mentre fattorie e ville rustiche si insediavano nell'ambiente rurale. Del periodo falisco restano i pagi
(pagus), con le relative necropoli: arroccati sui pianori tufacei dominanti le vallate, ospitarono popolazioni
dedite alle prime forme di agricoltura organizzata, sostenuta da ingegnosi sistemi di bonifica e drenaggio
(cunicoli, pozzi verticali). Il tratto più importante dunque,fu senz’altro, quello meridionale, che collegava i
territori di Veio, Faleri ed Amelia, ma notevole interesse
rivestì anche la sua prosecuzione che, attraverso Todi,
arrivava fino a Perugia, costituendo una valida alternativa
alla via Flaminia.
Tipicamente adibita a traffico locale, con la fine dell’impero
romano e la successiva crisi economica e demografica, la
via iniziò a perdere importanza, tuttavia essa tornò ad
essere molto utilizzata nel basso medioevo, poichè divenne
l'unico collegamento rimasto aperto per i Bizantini tra
Roma e l'Esarcato di Ravenna, unica via di comunicazione
all’interno del “corridoio bizantino”stretto tra i territori
occupati dai Longobardi. La successiva azione della Chiesa
romana restituì tranquillità all'intero tracciato e l'Amerina
assunse
un
ruolo
secondario.
La religione cristiana ha lasciato significative testimonianze sul percorso amerino, spesso coincidenti con i
luoghi segnati dal martirio dei primi fedeli, dalle catacombe di Nepi (catacomba di S. Savinilla; SS. Tolomeo
e Romano) e di Falerii Novi (catacomba dei santi Gratiliano e Felicissima), sino ai patroni di Civita Castellana
(SS. Marciano e Giovanni) e Vasanello (cappella di S. Lanno); dei secoli successivi restano significativi luoghi
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di culto a Castel S. Elia (santi monaci della Valle Suppentonia) e Gallese (basilica di S. Famiano, monaco
pellegrino del XII secolo). In tal senso la via Amerina, è riuscita ad assorbire le memorie storiche ed
artistiche delle aree interessate, offrendo il punto di riferimento per l'identificazione di un preciso itinerario
culturale ed ambientale. L’ultima notizia sulla effettiva utilizzazione della via Amerina risale al 1497, quando
Cesare Borgia ne decretò la fine, ordinando di distruggere il ponte sul Tevere nei pressi di Orte.
A livello paesaggistico, il primo tratto presenta i tipici panorami della campagna laziale, leggermente
ondulata, con pascoli, boschi e seminativi, tra ruderi e ampie visuali; il tratto centrale si addentra nel
paesaggio dei Colli Cimini, con vigneti, oliveti e noccioli, mentre il segmento finale si lega all'ambiente
tiberino, legato al percorso del Tevere. L'elemento prevalente, con i pianori tufacei, sono le suggestive
forre, profonde valli incise dai corsi d'acqua sul plateau vulcanico: l'Amerina le attraversa con numerosi
ponti, livellando i dislivelli con le consuete tagliate.
Oggi una parte della via Amerina è stata recuperata mediante una lunga e appassionata opera del Gruppo
Archeologico Romano e della Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale è forse uno dei tratti
più spettacolari, ricco di suggestioni paesaggistiche, per l'alternarsi di panorami diversi: il paesaggio delle
"forre" poi quello fluviale e il collinare). Inizia in località Tre Ponti (incrocia la SS 311, al km 10.300, tra Nepi
e Civita Castellana), e vi si possono osservare il caratteristico basolato della via, le massicciate, le "tagliate",
le opere di drenaggio e, soprattutto, i ponti (sul fosso Tre Ponti e sul Fosso Maggiore). Intorno numerosi
insediamenti di necropoli, soprattutto in corrispondenza delle ampie e profonde tagliate.
Fabiana Poleggi
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SUTRI
L'ANFITEATRO NEL TUFO ED I SUOI I DINTORNI
Un luogo di storia, di culto, di mistero
Sutri rappresenta il crocevia dei sentieri percorsi dai pellegrini per raggiungere i grandi
luoghi di culto come Roma. Da qui passa la via
Francigena, già enumerata in origine tra le soste nel
diario di viaggio dell'abate Sigerico (ca. 990), qui
avevano una delle loro sedi i Templari, qui troviamo il
legame tra il Cammino Micaelico (il cui elemento
simbolico di massimo spicco è la cosiddetta "linea di San
Michele"), qui l'antico Mitreo unisce l'antico culto
pagano con quello cristiano e costituisce il fulcro centrale
della spiritualità, percepibile in modo tangibile al suo interno, non a caso tutti i percorsi
della fede passano da qui.
Il tutto fa da cornice al suggestivo anfiteatro romano ricavato scavando un'intera collinea
tufacea , ed è per questo che è difficile individuare da fuori questo luogo con le gradinate
suddivise in tre ordini e che poteva ospitare circa 9000
spettatori.
Tutto intorno tutto da vedere l'antica necropoli racchiusa
nel parco archeologico. Per chi vuole continuare la visita
nel pomeriggio è possibile visitare l'antichissimo borgo di
Sutri che veniva a costituire una delle stationes dei
pellegrini. Da non perdere la cattedrale e la suggestiva
cripta.
L'escursione è praticabile da tutti, adulti e bambini al costo di 6 euro a persona per mezza
giornata e 8 euro a persona per l'intera giornata, più 5 € di assicurazione.
Per informazioni: Fabiana Poleggi accompagnatrice turistica.
Tel.3404707866 [email protected]
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SCIENZA DELLO SPIRITO
VENERE, LA TERRA E L'INDIVIDUALIZZAZIONE
Il Sole del nostro Sistema Solare è chiamato in esoterismo il Grande Uomo dei Cieli ed i 7 Pianeti Sacri sono i Setti Uomini
Celesti. Come un uomo ha nel suo corpo eterico
sette centri o chakra, cosi' i Pianeti Sacri sono i Sette
Chakra del Corpo
del Logos Solare, cioè dello Spirito Solare. Tra tutti i
Pianeti del Sistema, la Terra è particolarmente legata
ad un Triangolo formato da Venere e Saturno,
Triangolo vivificato dal Kundalini del Logos Solare.
Il Maestro Tibetano scrive nel Trattato del Fuoco
Cosmico che, se ogni Pianeta è un Chakra del Logos
Solare, "Venere corrisponde al centro del cuore nel
corpo logoico, ed è perciò in reciproca relazione
con tutti gli altri centri del sistema solare in cui
l’aspetto cuore predomina. Saturno corrisponde al
centro della gola".
Venere è definita il Primario della Terra, l’Agente
che produce il primo barlume di coscienza ed anche "l’Alter Ego della
Terra" ed ancora: "Venere è per la Terra ciò che il Sé Superiore è per l’uomo". Cosi' come l'uomo costruisce il Ponte
Arcobaleno tra la mente inferiore e la Mente Superiore e collega la personalità all'Anima, "così in senso planetario, l’uomo
collettivo su questo Pianeta costruisce un canale verso il suo primario, Venere".
Bisogna ricordarsi che ci sono Pianeti Sacri e non sacri, Venere è un Pianeta Sacro, e la Terra no. Questo indica che, per il
Sole, Venere incarna certi Principi che la Terra non ha ancora raggiunto.
L'individualizzazione è stata per l'uomo il Dono della Luce dell'Intelligenza o Manas quando c'è stato un allineamento
molto intenso tra la Terra e Venere ed i Signori della Fiamma sono arrivati da quel Globo: "fu una questione di carattere
planetario". Ci fu una circostanza incredibilmente precisa "perché si effettuasse il grande evento della venuta dei Signori
della Fiamma. Esso ebbe luogo nella Terza Razza-radice (Lemure) della Quarta Ronda. Questo avvento fu causato da un
preciso allineamento sistemico comprendente: lo Schema di Venere del Sistema Solare, la Catena di Venere dello Schema
della Terra, il Globo di Venere della Catena della Terra". "Il Logos Planetario non venne dallo Schema di Venere, ma dalla
Catena di Venere del suo Schema, quello della Terra. Grazie all’allineamento sistemico, il kundalini logoico poté fluire in un
certo triangolo di cui due vertici erano Venere e la Terra. Questo causò l’acceleramento della vibrazione, e consentì
all’Uomo Celeste del nostro Schema di prendere un’iniziazione minore, e di cominciare la preparazione per un’iniziazione
maggiore".
Questo linguaggio esoterico non è molto comprensibile ma occorre capire che ogni Pianeta non è che il globo più denso di
una serie di corpi più sottili, esattamente come l'uomo, e nel lungo Cammino Evolutivo di un Pianeta, come di un uomo, c'è
stata una unione tra la Terra (Pianeta maschile) e Venere (Pianeta femminile) che ha portato all'umanità-animale di quel
tempo la Luce dell'Intelligenza. La venuta dei Signori della Fiamma sul Pianeta Terra ha una relazione profonda con il fatto
che esiste un rapporto tra l’Uomo Celeste dello Schema della Terra ed il Signore dello Schema di Venere.
Venere è evolutivamente molto più avanti della Terra ed il Suo Schema è nella Quinta Ronda mentre quello Terrestre nella
Quarta. L'umanità venusiana è di conseguenza più avanzata della nostra, cosicché ci ha potuto aiutare ai tempi della
Lemuria.
Ma l’importante evento durante la Terza Razza Lemuriana fu dovuto al magnetismo radiante dello Schema di Venere, più
attivo del nostro. L'irradiazione di Venere magnetizzò di materia buddhica lo Schema Terrestre e risultò una specifica
vivificazione dello stesso Pianeta denso.
Il processo di Individualizzazione è l'autorealizzazione intelligente, la facoltà che abbiamo sviluppato, prima, attraverso la
separazione da tutti gli altri sé, e poi, l'Unione con il nostro Sé Superiore e gli altri Sé.
"L’individualizzazione è letteralmente l’incontrarsi dello Spirito e della Materia per mezzo della volontà intelligente.
L’avvicinamento dei due poli produce la luce: divampa una fiamma. Appare una sfera di gloria radiosa che gradatamente
aumenta l’intensità della sua luce, del suo calore e della sua radiazione, fino a quando non è conseguita la facoltà o
perfezione".
Quando l'umanità era sulla Catena Lunare la Scintilla della Mente, tramite l'istinto, provocò una grande attività nei corpi
dell'uomo-animale da portarli dalla Materia allo Spirito, a quelle altezze dove poté entrare in contatto col polo opposto,
per cui si produsse l'individualizzazione o manifestazione dell'Anima. Il Corpo Causale o Corpo dell'Anima è l’involucro di
sostanza mentale che si forma al momento dell'individualizzazione, per il contatto dei due fuochi, il Fuoco dello Spirito con
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il Fuoco della Materia o Fuoco per Attrito creando cosi' l'Ego Animico. Il Corpo Causale quindi si forma dal contatto del
Fuoco Spirituale con Quello della Materia o Fuoco per frizione, cosi' si produce un vuoto, "una bolla", che viene riempita
dal Fuoco Solare o Coscienza e cosi' si forma il Corpo Causale o Corpo dell'Anima.
In quest’Involucro si trovano i Tre Atomi Permanenti, l'Unità Mentale, l’Atomo Permanente Astrale e l’Atomo Permanente
Fisico dell'uomo.
Ogni atomo permanente è un minuscolo centro di forza attrattiva attorno al quale vengono costruiti dagli Angeli o Deva i
corpi dell'uomo. Dentro un atomo permanente dell'uomo "sta celato il proposito karmico della sua incarnazione" in
quanto tutto il contenuto mentale, psichico e fisico del passato si riprodurrà nella successiva reincarnazione in base alla
Legge del Karma o Causa ed Effetto.
Gli Agniswatta o Angeli del Fuoco costituiscono la sostanza di questi tre atomi, li energizzano con la propria forza e tutto
questo porta l'Anima alla rinascita sulla Terra.
"Il lavoro degli Agnishvatta sul piano mentale ebbe per effetto una discesa di forza o energia dalla Monade (o Spirito), e
questa produsse la comparsa del Corpo dell’Ego sul piano manasico o mentale".
Gli Angeli Solari attuano l’unione dell'Anima con il sé inferiore o personalità e operano mediante l’unità mentale
imprimendo sull’atomo il progetto che l'uomo vuole attuare sul piano fisico nella nuova incarnazione. Quando l'uomo è
involuto, si reincarna "meccanicamente","risponde al piano ciecamente e nell’ignoranza".
Più avanti, col procedere dell’evoluzione, il lavoro degli Angeli Agniswatta è riconosciuto dall’uomo con la cosciente
cooperazione al piano dell’evoluzione.
Dal punto di vista più esoterico “l’Uomo è un Deva”; "egli è Spirito e sostanza devica o angelica, uniti mediante il lavoro
dell’energia devica cosciente. Egli riunisce in sé i tre aspetti della Divinità".
Gli Angeli nello Schema di Venere hanno quasi completato l'Opera. Venere è nella sua ultima Ronda ed ha sviluppato quasi
a perfezione il suo Quarto Regno, o almeno tanto quanto è possibile nel Suo Sistema. Nello Schema della Terra, gli Angeli
sono nel pieno del lavoro e solo nella prossima Ronda, la Quinta, si avrà il culmine della Loro attività.
Quando raggiungiamo una notevole evoluzione spirituale, il Fiore di Loto, che si trova all'apice del Corpo dell'Anima, si
apre sempre di più "e comincia a risplendere la Luce dal centro, una luce o Fuoco che infine arde attraverso i tre Petali che
lo circondano, consentendo alla piena Gloria Interiore di essere vista ed al Fuoco Elettrico dello Spirito di manifestarsi".
Quando l'umanità ricevette l'intelligenza e si individualizzò, "la vibrazione del germe della mente aveva impregnato la
sostanza come un lievito. Così la coscienza fu risvegliata". L'individualizzazione è un evento che si realizzò grazie a certe
condizioni elettriche particolari che favorirono l'accelerazione dell'evoluzione della Razza. "Fu un fenomeno elettrico di
genere stupendo, e produsse “le luci che ardono sempre”. Fu il risultato della conoscenza della Legge naturale e del suo
adattamento all’opportunità".
Nella Quarta Razza-radice Atlantidea avvenne un altro adattamento di forza ed un secondo passaggio dal Quarto Regno
Umano al Quinto Regno delle Anime.
Nel periodo dell’individualizzazione avvenne evidentemente una meravigliosa stimolazione del Regno Animale che oggi ha
portato al fenomeno degli animali domestici e del loro stadio d’intelligenza abbastanza elevato in confronto a quello degli
animali selvatici.
Ai tempi dell’Atlantide, l’apertura della Porta del Quinto Regno delle Anime ebbe un incredibile effetto anche sul Regno
Vegetale e sulla sua meravigliosa produzione di piante e fiori straordinari.
(fine prima parte)
Rosella Pirodda
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Ass. ‘Le Nuvole’ e ‘Punto di Scienza e Coscienza’
presentano la
6A TAVOLA ROTONDA DI
ASTROLOGIA EVOLUTIVA
Sotto il segno dei Gemelli:
cultura, civiltà, illuminazione,
lo sviluppo della mente umana
RELATRICI:
Angela Libonati: "Lo sviluppo della Mente attraverso i Miti"
Luisella Picerna: "La Mente e la Psiche nella Mappa Zodiacale"
Alessandra Podda: "Sviluppo della mente nell'adolescente e disturbi della comunicazione"
Rosella Pirodda: "Astrologia come strumento dell'Anima: Illuminazione"
DOMENICA 12 GIUGNO 2016, ORE 18
CENTRO ASD CIRCOLO SALOMÉ
VIA BIASI 25, INT. 8K
CAGLIARI
INGRESSO LIBERO
– GRADITA PRENOTAZIONE
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FRATELLANZA COSMICA
Ashtar Sheran
Dalla scorsa Newsletter abbiamo iniziato a parlarvi del contatto che i nostri Fratelli dal Cosmo ci mandano da anni
attraverso numerosi contattisti. Questo mese vi presentiamo un personaggio molto importante:
il comandante Ashtar Sheran.
“Nei primi anni ’50 del XX secolo, Ashtar Sheran, comandante
della Flotta spaziale interplanetaria, entra per la prima volta in
contatto con i Terrestri, mediante George Van Tessel. Van Tessel,
insieme con altri sensitivi, afferma anche di aver viaggiato su una
delle astronavi che orbitano attorno alla Terra. Dalla metà circa
del XX secolo, Ashtar, che proverrebbe dal pianeta Metharia, nel
sistema solare di Alpha Centauri, si rivolge agli “uomini di buona
volontà” per ammonirli contro i pericoli di autodistruzione in cui
potrà incorrere il nostro pianeta, qualora i suoi abitanti
perseverino in una condotta irresponsabile.
Nei decenni '50 e '60, sono numerosi i sostenitori di Ashtar, tra loro
si ricordano gli esponenti del Centro della Pace con sede a Berlino,
fra cui l’editore Herbert Victor Speer. Speer pubblica i messaggi
inviati all’umanità: tali testi sono considerati fra i più emblematici
e pregnanti del contattismo.
Il compito di Ashtar Sheran è quello di combattere gli errori e le
menzogne affinché trionfino l’amore universale, l’armonia, la
fraternità. Rispettando il nostro libero arbitrio, egli reputa che i
suoi insegnamenti non possano essere imposti: gli uomini,
risvegliando la loro coscienza sopita, devono dimostrare
concretamente per loro scelta di anteporre il bene al male, per
meritare di essere ammessi nella Fratellanza cosmica, una sorta di federazione intergalattica cui aderiscono le
civiltà evolute dell’universo. Solo allora gli esseri umani potranno attingere ad un patrimonio di conoscenze utili
non soltanto per un progresso scientifico e tecnologico, ma specialmente efficaci per un’evoluzione spirituale. È
tuttavia necessario che gli abitanti di Gaia (la nostra Terra) abbandonino falsi ideali e disvalori e dirigano la loro
volontà alla costruzione di un mondo rinnovato, nel segno della pace e della concordia.
È evidente, sia dal tenore degli ammaestramenti sia dalla fisionomia, che Ashtar Sheran appartiene ai cosiddetti
Beta. Secondo la classificazione di Brad Steiger, i Beta sono gli ET benevoli e saggi che si ritrovano nei resoconti
dei contattisti. Essi sono spesso identificati come esseri angelici giunti sulla Terra e descritti come figure dai tratti
inconfondibili: sono alti, slanciati, il loro viso dall’espressione serena, è incorniciato da capelli biondi ricadenti
sugli omeri. Gli occhi azzurri, le sopracciglia lunghe ed arcuate, i lineamenti fini, la pelle glabra conferiscono a
questi alieni un sembiante che ispira istintivamente fiducia, nonostante qualche tratto un po’ gelido. La
somiglianza fisionomica con le popolazioni dell’Europa settentrionale è all’origine di un’altra denominazione dei
Beta assai diffusa nella letteratura ufologica, quella di Nordici.
In parecchie comunicazioni, Ashtar afferma di essere la manifestazione fisica dell'Arcangelo Michele, il guerriero
per eccellenza delle Milizie Celesti. Nell’iconografia Michele è rappresentato con una veste splendente biancodorata, mentre calpesta un drago. Questa raffigurazione potrebbe simboleggiare la guerra tra differenti razze di
differente evoluzione spirituale, un conflitto di cui si possono scorgere indizi nei miti e nelle opere artistiche di
numerosi popoli e che oppose una specie “umana” (la tunica lucente) ad una rettiliana (il drago).
In qualche caso il nome Ashtar è fatto derivare dalla lingua adamitica con il significato di “pastore”; per altri
sarebbe collegato al vocabolo astrum, “stella”. Sheran sarebbe stato aggiunto da Van Tessel.
Come è stato appena detto, Ashtar, come gli altri visitatori amichevoli, sembra abbia deciso di non interferire
direttamente nelle vicende sociali, economiche, politiche della Terra, poiché, per rispetto alla nostra libertà di
scelta, preferisce muoversi in modo prudente, spronando le persone a prendere consapevolezza dei pericoli che
incombono su di loro e sul pianeta, affinché gli uomini imprimano volontariamente al loro destino una migliore
direzione, nel segno di un cambiamento interiore. A questo protocollo, che contempla una serie di messaggi
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destinati più alla gente comune che ai governi, con lo scopo di stimolare una trasformazione etica , sempre
evitando un’interferenza, paiono adeguarsi le civiltà extraterrestri più progredite.
In ogni caso, credo si possa nutrire una pur cauta fiducia in visitatori come Ashtar Sheran: infatti egli non solo
divulga, con i suoi messaggi, insegnamenti di notevole valore, ma anche denuncia le insidie del governo occulto. Se
le sue intenzioni fossero ostili, tacerebbe sui piani della sinarchia o, per lo meno, tenterebbe di ridimensionarli, così
come fanno tutti coloro che non hanno la coscienza pulita.
Egli ha ripetuto continuamente da decenni alle genti terrestri che "la Flotta Arriverà come amica e che ci
appoggerà con consigli ed azioni nella creazione del nostro nuovo mondo”.
In altri messaggi è stato abbastanza duro, accusando letteralmente e ammonendo le coscienze degli uomini. Uno
dei suoi messaggi parlava “Della Terra d’oro, che l’uomo ha reso di piombo”, un altro spiegava in modo molto
esplicito che l’umanità “Abusa della finanza, dell’industria, della medicina e perfino della scienza per attuare
macchinazioni portatrici di guerra e sventura”.
Altre sue frasi molto note sono: “Negli ambienti governativi americani si continua a negare e nascondere la nostra
esistenza” oppure “L’accusa alle genti dell’umanità per aver danneggiato Gaia è di una tale mole che nessun
tribunale del vostro pianeta potrebbe portare a termine la discussione e per questo motivo la competenza passerà ad
una superiore istanza extraterrestre anche se questa sarà ricusata e ironizzata dai governi quasi non esistesse…”o
ancora “La mia missione è portare pace oltre ogni frontiera, ma sulla Terra l’egoismo dell’essere umano che non
trova uguali nelle razze mammifere galattiche, ha portato al completo isolamento del singolo”.
Le sue parole sebbene siano forti sono ovviamente mirate a sensibilizzare la coscienza planetaria.
Certo ad una persona priva del contatto con il proprio IO superiore le sue parole entrano ed escono nel migliore del
casi, mentre il più delle volte il tutto si conclude con una grossa risata.
Agli scienziati della Terra, da sempre maestri dello scetticismo a parte alcuni rarissimi casi prontamente zittiti dal
Governo Ombra, disse: “La scissione nucleare della ricerca atomica non vi dà il diritto di aggredire l’ordine Divino,
l’armonia e la Creazione. I vostri esperimenti di distruzione causano conseguenze catastrofiche nel sistema solare”.
Ashtar Sheran trasmise anche molte parole sulla guarigione vibrazionale, sul fatto che tutto nell’universo è fatto
di vibrazioni. La nostra scienza chiamata Geo-Biologia sta per scoprirlo finalmente.
Lui per primo disse che il pensiero è in grado di fare ogni cosa, e che la guarigione altro non è che un cambiamento
dello stato vibrazionale del pensiero. Delle notizie da Lui dette sulla sua flotta poi ci potremmo scrivere
enciclopedie.
Una frase molto bella è la seguente: “I nostri dischi (che voi chiamate U.f.o.) atterreranno sulla Terra! In America
viene avvistato un disco volante ogni venti minuti, tuttavia la stampa non ne parla. Noi non ci limitiamo a semplici voli
esplorativi, ma affidiamo alla nostra flotta spaziale il compito di trasmettere i messaggi di luce all’umanità”. (Vedi
Cerchi nel grano, N.d.R.)
Dal passato a oggi, Ashtar ha comunicato con tanti contattisti, alcuni hanno preferito non rivelarsi per timore dei
pregiudizi ancora presenti nella nostra società, altri, invece, hanno portato i suoi messaggi (e non solo i suoi) in
giro per il mondo, divulgandoli il più possibile. Tra costoro, vorrei ricordare il nostro contattista Eugenio Siragusa
(vedi Gazzetta dicembre, N.d.R.) il quale incontrò per la prima volta Ashtar sul monte Sona vicino l’Etna in
provincia di Catania. “
Fonte http://www.webalice.it/oasis787/ashtar.html
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a cura di Stefania Bellini
L'AMORE TI SEGUE
Nei giorni sgranati da un calendario di illusione
vivo insieme a tutti dentro le ore, le cose e le strade
Nei meandri della mia storia, in cui vestiti e bambole
stanno a coronare un sogno vero
Cammino, rido, passo e mi illudo di non vederti più
Ma l'amore ti segue
e all'improvviso spunta fra la gente, un segno, un ricordo
una semplice analogia
Eccoti scintillare, fiaccola inestinguibile
irriverente, magica e sottile, come un vena d'oro
tra le righe del tempo e respiri monotoni
Così vado via, attraverso le dimensioni, i profumi, le lacrime
e i suoni dondolanti di un mantra estremo
Ma tu sei lì con la A maiuscola, come tutte le cose più sacre,
Un giorno, nel giro ciclico del tempo, ancora fisserò i tuoi occhi
e nonostante ferite, addii e lunghi silenzi di metallo
filtrerà un sorriso, come da una finestra semichiusa
si infila per dispetto, un raggio di sole.
[email protected]
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