04 Sandro Botticelli - La primavera

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04 Sandro Botticelli - La primavera
SSPG Balbi Valier - Pieve di Soligo (TV)
LA PRIMAVERA di Sandro Botticelli
1 - Dati informativi dell’opera
Tipologia
Dipinto
Autore
Sandro Botticelli (Alessandro Filipepi, Firenze1445-1510)
Titolo
La Primavera
Datazione
1478 circa
Dimensioni
203x314 cm
Collocazione (provenienza e sede attuale)
Palazzo di via Larga - Galleria degli Uffizi, Firenze
Tecnica e materiali
tempera su tavola
Genere
mitologico
Arte e Immagine - Prof. Fabio Lucchetta - a.s. 2014-2015 - pag. n. 1
SSPG Balbi Valier - Pieve di Soligo (TV)
2 - Notizie sull'autore
Movimento artistico a cui apparteneva
Primo Rinascimento
Periodo storico in cui è vissuto - Luoghi in cui ha operato
L’opera viene composta dal pittore nel periodo fiorentino successivo alla permanenza di
Roma; Botticelli ha il compito di interpretare la cultura neoplatonica illustrando le favole
antiche e i miti nel tempo e lo fa con uno stile tutto suo che lascia trasparire le teorie
condivise dell'Accademia neoplatonica e probabilmente anche alcuni riferimenti al
matrimonio del committente Lorenzo di Pierfrancesco dè Medici, cugino di Lorenzo il
magnifico e allievo di Marsilio Ficino.
Lo stile di Botticelli deriva dagli insegnamenti di Filippo Lippi per l'uso della linea di contorno
e il disegno alla ricerca della bellezza ideale e dell'armonia universale; la sua attenzione si
concentra sulla descrizione delle figure e dei fiori, studiati minuziosamente nei dettagli dal
vero, sull'esempio di Leonardo da Vinci già artista affermato in quell'epoca ma non cura allo
stesso modo lo sfondo, privo di profondità prospettica.
Con assoluta originalità espressiva si distacca dai temi tecnici della prospettiva in uso a quei
tempi come a voler sottolineare e condividere la crisi degli ideali prospettici del primo
Quattrocento che ebbe proprio il culmine in epoca savonaroliana, pochi anni dopo, e
sviluppo successivo nel 1500, attraverso una maggiore libertà di inserimento delle figure nello
spazio.
3 - Lettura descrittiva - Ci dice cosa è raffigurato nell’opera (che cosa si vede)
Definizione (è un’opera figurativa, astratta...)
Figurativa
Soggetto (Rappresenta...)
L'opera rappresenta nove figure allineate; ai lati della composizione, due figure maschili una
nell'atto di disperdere le nubi con un caduceo, un bastone levato verso l'alto, l'altra, sui toni
del blu, nell'atto di 'rapire' una donna vestita di veli. Centralmente sono poste le sei figure
femminili ed un putto alato che scaglia frecce, al di sopra della donna leggermente arretrata
ed isolata rispetto alle altre.
Indossano abiti e panneggi molto leggeri, velati nel caso delle tre donne che danzano
leggiadre in tondo, ricco di fiori per la donna che sembra avanzare verso lo spettatore a
regalare i fiori che tiene in grembo, arricchito con un manto rosso e blu quello della figura
centrale che propone la stessa cromia del mantello dell'uomo sulla sinistra che veste
particolari calzari ed una spada in vita.
Elementi presenti (in primo piano, nello sfondo, elementi costruttivi, architettonici, naturali...)
Proporzioni e rapporti (rapporti figura-sfondo, proporzioni tra l’insieme e le parti, elementi
principali della scena o della costruzione ...)
Le figure sono immerse nel verde, poggiano leggiadre su un meraviglioso prato fiorito in cui si
contano una moltitudine di fiori disegnati minuziosamente e si stagliano davanti ad un fitto
bosco in cui si riconoscono piante di agrumi con frutti e rami di alloro.
Effetto d’insieme (rappresentazione drammatica, serena, inquietante, vivace...; insieme
armonioso, dinamico, statico, è tutto basato sul colore, articolato, rigoroso, essenziale,
decorativo, solenne...)
Tra gli alberi squarci di cielo azzurro che fanno risaltare l'oscurità della vegetazione.
Arte e Immagine - Prof. Fabio Lucchetta - a.s. 2014-2015 - pag. n. 2
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4 - Composizione - La struttura espressiva: aspetti formali e stilistici
Le linee di forza - le linee che indirizzano la nostra attenzione verso determinate direzioni,
creando effetti di movimento e dinamismo
Il fulcro della composizione è sicuramente Venere, figura centrale dalla quale si articolano
due blocchi di figure: Flora e Zefiro a destra e le Grazie e Mercurio a sinistra.
Tutte le figure sono collegate da un andamento sinuoso della linea che, tra brusche
accelerazioni e stasi, trova il suo equilibrio su Venere, incorniciata dall'incurvarsi dei rami che
creano una nicchia verde intorno alla dea.
I colori - presenza di nuclei di attrazione, un colore può attirare l'attenzione più di un'altro, il
colore predominante può essere scuro, chiaro,
La linea, il contorno che disegna le forme, l'elemento essenziale della pittura fiorentina è lo
strumento con il quale l'artista si esprime; è morbida e sinuosa quando disegna le vesti
trasparenti, le mani allacciate delle Grazie o anima le movenze della ninfa e di Zefiro, più
concisa e nitida nel definire la staticità di figure come venere e Mercurio. I volumi sono
appena accennati dalle ombreggiature e dai contorni, le forme spiccano velatamente sul
fondo scuro, in una spazialità piatta, priva di profondità prospettica.
I colori appaiono chiari e luminosi sullo sfondo scuro omogeneo del prato e del fogliame; il
colore eburneo dei corpi, il candore delle vesti femminili ed i rossi dei manti di venere e
mercurio contrastano sullo sfondo e donano eternità alla scena.
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La distribuzione della luce - la luce può essere distribuita in vari modi: laterale, frontale,
diffusa, in controluce ....
La luce non ha una fonte precisa ma è diffusa ed uniforme tale da staccare le figure dallo
sfondo e mettere in evidenza alcuni dettagli quali le vesti e i fiori; astratta e irreale tanto da
non lasciare alcuna ombra riportata sul prato.
5 - Lettura interpretativa
Interpretazione del messaggio dell’artista e quindi comprensione di ciò che l’artista “voleva
dire”
L'opera di Botticelli è la più celebre allegoria mitologica del Quattrocento in cui le figure
incarnano quindi idee e concetti astratti sui quali gli storici da sempre si interrogano.
La sequenza dei personaggi è comunque accertata e si articola in due blocchi da leggere
da destra verso sinistra (probabilmente la collocazione originale imponeva questo tipo di
visione). A destra Zefiro, il vento della primavera che, con le gote gonfie, cinge la ninfa Cloris
che tenta di sfuggirgli invano; la prenderà in sposa e la ninfa si trasformerà in Flora, la dea
generatrice di fiori, rappresentata nella figura seguente con una veste ricamata di corolle
primaverili mentre sparge fiori dal grembo.
Leggermente più arretrata è la figura posta sotto un arco di fronde che sembrano intagliate
nel cielo, Venere (dea della bellezza e dell'amore) che tende la mano verso le tre fanciulle
che danzano coperte di veli trasparenti, le Grazie, legate al culto della bellezza, della natura
e della vegetazione. Dall'alto Cupido, figlio di Venere e dio dell'amore, scocca uno dei suoi
strali infuocati.
Chiude il gruppo, voltato di spalle, Mercurio riconoscibile dai calzari alati e dal caducèo (il
bastone) che tiene alto con il braccio destro nell'atto di dissipare (o indicare) le nuvole.
Individuare le figure iconografiche però non rende chiara ed esaustiva l'interpretazione
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complessiva del dipinto e capire il collegamento esistente tra di esse è stato compito di molti
studiosi tra cui Aby Warburg, il primo a metterle in relazione con la filosofia Neoplatonica e a
risolvere il problema delle fonti letterarie dell'opera rinvenendo testi e stralci, da Ovidio a
Poliziano, in cui sono presenti i personaggi del dipinto.L'opera, secondo Warburg, tratterebbe
la rappresentazione di Venere che, dopo la nascita, si reca nel suo 'regno' tra le figure
mitologiche ad essa associate.
Altre interpretazioni di tipo filosofico sono quelle di Ernst Gombrich, successivamente rivedute
e ampliate da Edgard Wind e Erwin Panofsky, nelle quali l'attenzione si concentra sulla
Venere come allegoria di Humanitas ovvero di educazione umanistica e su una lettera che il
filosofo Marsilio Ficino aveva scritto al committente dell'opera Lorenzo di Pierfrancesco dè
Medici, augurandogli di raggiungere, attraverso l'amore, il mondo spirituale.
Panofsky legge l'opera come una sorta di lezione morale con intento pedagogico per il
giovane committente prossimo alle nozze della differenza tra l'amore carnale (Nascita di
Venere) e l'amore spirituale (Primavera), ricordando i diversi tipi di amore del Neoplatonismo
e la contrapposizione quindi tra Venere celeste e terrena.
Wind va oltre affermando che lo spettatore non è davanti ad una modificazione della natura
ma la fase iniziale della metamorfosi dell'amore in cui Venere, fulcro della composizione,
riesce a conciliare castità (Flora), voluttà (Zefiro) e bellezza (le Grazie); Zefiro e Mercurio
figurerebbero rispettivamente come due fasi di un unico procedere: ciò che scende sulla
terra come emanazione della passione, torna nella sfera della pura contemplazione. Anche
la stessa danza delle grazie esprime la dialettica dell'amore tra castità, volutta e bellezza (i
nomi delle Grazie) determinata da opposizione e riconciliazione. In sostanza, l’amore
sensuale (Zefiro e Clori) che, presente Venere e intermedianti le Grazie, si trasfigura
nell’amore divino (Mercurio).
Altre esegesi invece rincorrono il filone storico, riconoscendo soggetti realmente esistiti nella
Firenze dell'epoca sotto i panni di figure mitologiche in una vera e propria celebrazione di
questi personaggi e delle loro virtù, cercando di sfuggire ad una grande crisi economica e
politica idealizzando una mitica età dell'opera, un paradiso umanistico retto dalle leggi
dell'armonia universale.
6 - Interpretazione personale sugli effetti che l’opera così analizzata suscita nello spettatore.
Quali sensazioni suscita in te.
Emana un fascino particolare non solo per la sua bellezza ma anche per l'aura di un mistero
mai completamente svelato.
Un inno all'amore, alla fertilità, alla giovinezza e alla rinascita, al sorgere ed all'affermarsi
della Primavera come la bella stagione che, rompendo le rigidità e le oscurità invernali, con
il sorgere dei fiori e la rinascita della natura, prepara il trionfo dell'estate..............
Arte e Immagine - Prof. Fabio Lucchetta - a.s. 2014-2015 - pag. n. 5

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