Full Metal Panic Novel 19 – Moeru One Man Force

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Full Metal Panic Novel 19 – Moeru One Man Force
Un‟enorme piede di acciaio colpì l‟asfalto pieno di crepe.
Camminando sul lato destro della strada ad una dozzina di centimetri di distanza Micheal
Lemon fu molto vicino per essere schiacciato da quel piede gigante. Proprio come un
limone che sta per essere spremuto di tutto il suo succo, pensò. Era la stessa impressione
che aveva di questa cittadina. C‟era da aspettarselo che i poliziotti, obbligati a ripulire una
cittadina come quella, diventassero gente corrotta e dal cuore di ghiaccio.
Il clima in questa zona era tropicale. Si stava abituando poco a poco. A chi non era
abituato venivano consumate completamente le energie. Quando il gigantesco piede
dell‟AS lo sfiorò Lemon senza pensarci arretrò verso il lato affollato della strada
lasciandosi sfuggire un grido isterico. Sfortunatamente andò a colpire con la schiena un
altro passante.
“Guarda dove metti i piedi, fratello!”
La persona che aveva urtato era un giovane.
La sua barba corta combinata con i suoi grossi e sporchi vestiti da lavoro gli davano
un‟aria trasandata. Tuttavia le cicatrici che coprivano la maggiorparte del lato destro della
sua faccia erano evidenti. Forse era un disertore? Per un soldato che era fuggito dalla
guerra prima che finisse fare il normale impiegato di tutti i giorni era forse il miglior modo
per sopravvivere.
“Ah...”
Nel breve lasso di tempo Lemon si dimenticò cosa stava per dire.
Era già calata la sera. Questa cittadina del Sudest Asiatico che stava visitando stava
soffocando nel caldo e traboccava di una miscela di suoni. La guerra civile e le dispute
interazionali per il predominio toccavano l‟intera area. Era in questo caos che cresceva
questa strana cittadina.
Biciclette risho, tre persone su un solo scooter, furgoncini stracarichi di materiale.
Mescolati a questi rozzi veicoli un vecchio modello di Arm Slaves camminava
tranquillamente per la strada. Era un modello sovietico e cinese chiamato “Savage”. Il
grosso corpo e la larga testa davano spesso impressione alla gente che avesse la forma
di una rana. Era un‟arma di forma umana e di colore arancione alta quanto due piani di
una casa.
Però sembrava che gli armamenti dell‟AS fossero stati rimossi. Un grosso faro era
installato al posto della mitragliatrice sulla testa mentre nelle spalle erano attaccate una
pala ed una gru per le costruzioni.
Il motore diesel dell‟AS ronzava in lontananza. Michael Lemon rimase a fissarlo
completamente affascinato dall‟AS che solo un momento prima aveva rischiato di
schiacciarlo e gli diede un brivido lungo il corpo. Sinora, per un motivo o per un altro non
aveva mai visto foto di giornali od immagini di un AS da quella distanza. Era davvero
vicino...
“Ehi fratello, mi stai ascoltando? Ehi!”
Un colpo alle sue spalle lo fece ritornare in sè.
Ricordandosi che non si era ancora scusato con la persona che aveva investito, Lemon
abbassò la testa.
“L... le faccio le mie scuse, signore...”
“Mi dai del „signore‟ maledetto frocio bastardo? Merda! E‟ tutto quello che hai da dire dopo
che sono rimasto pazientemente ad aspettarti mentre rimanevi lì imbambolato? Ebbene?”
In tutta onestà quell‟uomo stava esagerando. Lemon era un giovane di apparenza
delicata. Indossava degli occhiali leggeri ed il suo viso che di solito era bianco era al
momento abbronzato. Aveva larghe spalle ed una schiena robusta, ma a confronto degli
uomini in una cittadina dove essi rappresentavano la maggiorparte della popolazione lui
risultava abbastanza esile. Era il tipo di persona che ti saresti aspettato di trovare a
lavorare in un edificio con aria condizionata piuttosto che a girovagare in un posto simile.
“Ah, no. La ringrazio per essersi preoccupato, ma non è successo nulla. Sto bene...”
“Ma chi è che si stava preoccupando?”
Lemon barcollò pericolosamente quando l‟uomo lo afferrò per la maglietta.
“Ah!”
“Vieni qui!”
Con un‟ inaspettata forza bruta l‟uomo trascinò Lemon in una strada vicina alla via
prncipale. Lemon iniziò a lamentarsi dicendo “smettila” e “mi fai male”. Ma fu
semplicemente ignorato.
Che roba! E‟ francamente esagerato, pensò Lemon irritato.
“Ehi, vuoi fermarti un momento? Guarda che non ti sono venuto addosso di proposito! Non
avrei avuto alcun motivo. Hai il diritto di arrabbiarti ma sarebbe meglio se ti calmassi...”
Un pugno improvvisò colpì Lemon al naso e lo mise a tacere.
Le stelline davanti agli occhi ed un senso di vertigine lo fecero cadere per terra tenendosi
la testa tra le mani. Riuscì a malapena a capire che il suo aggressore gli stava parlando e
gli aveva girato la testa in modo che sentisse cosa stava dicendo.
“...continui a parlare! Ne ho abbastanza! Mi sono stancato. Quindi veniamo al punto: cosa
ne pensi di tirarli fuori? Va bene?”
“Tirare fuori che cosa?” cercò di rispondere Lemon. Il sangue gli fuoriusciva dalle dita
producendo una sorta di ticchettio quando toccava terra. Non c‟era segno di vita in questo
lugubre vicolo, però produceva un suono che si amplificava ovunque.
“Sei francese, vero?” chiese l‟uomo con la cicatrice.
“S...sì”.
“Che lavoro fai?”.
“Sono un reporter”.
“Questo significa che hai una macchina fotografica. Tirala fuori. Insieme a tutti i soldi che
hai. Euro o dollari non importa”.
“Macchina fotografica... dipende... e per quanto riguarda i soldi, non ne ho” disse Lemon.
“Non prendermi in giro!”
Con una forza tremenda Lemon venne gettato a terra. Lo shock che aveva ricevuto
quando la sua maglietta appena lavata era stata bagnata dal piano della sudicia strada
non era niente a confronto del dolore provato non appena la sua schiena colpì il terreno.
L‟uomo si mise a cavalcioni di Lemon come se fosse un cavallo sedendosi sul petto.
Tenendo con mani la gola di Lemon la stringeva saldamente.
“La sai una cosa? Poco fa quando passeggiavi per la strada ti ho visto arrivare. Io sono il
grande Janristo-sama1, hai capito? Devo sostenere molte spese di alcolici! Non devi fare
altro che darmi il tuo portafogli. Credi che potrai andartene dandomi qualche dispiacere?
Eh?”
Ma come? Ero sin da subito il suo obiettivo... comprese finalmente Lemon.
Se ripensava a quanto aveva fatto sino a quel momento si era limitato a girovagare
guardandosi attorno fermandosi occasionalmente a guardare qualche soggetto da
fotografare con la sua macchina fotografica. Un maschio caucasico doveva dare
parecchio nell‟occhio in una cittadina simile. Non ci aveva mai prestato attenzione, ma ora
qualcuno lo aveva seguito.
E‟ evidente che i teppistelli locali mi ritengano una persona tranquilla e debole. E‟ davvero
un modo triste di farsi sconfiggere. Ma ora stiamo esagerando.
“Argh”.
Senza mostrare alcuna pietà le dita dell‟uomo si strinsero attorno alla gola. La stretta non
era sufficiente per ucciderlo ma era comunque terribile.
Improvvisamente la voce di una ragazza risuonò nel vicolo.
“Che stai facendo questa volta, Dao?”
Lemon a causa della luce dietro di lei riuscì soltanto ad intravedere un‟esile figura alle
spalle dell‟uomo. Ma era davvero bassa di statura. Anche la sua voce suonava molto
giovane, forse addirittura una bambina.
“Nami? Levati di torno” replicò l‟uomo chiamato Dao, schioccando la sua lingua con
disgusto.
“Non vado da nessuna parte. Continui a fare quello che ti pare e causi problemi alle
persone. Lo sai? E‟ grazie alle persone come te che la reputazione di questa cittadina sta
peggiorando di giorno in giorno. L‟obiettivo principale dell‟ Arena è quello di portare dei
turisti. Ecco perchè il loro numero è aumentato ultimamente”.
“E allora? Non mi importa, questo posto resta comunque una discarica”.
“Il solito cocciuto” sospirò la ragazza ed estrasse qualcosa dalla sua borsa.
Il basso suono di metallo che colpisce altro metallo, appropriato con le sue dimensioni di
bambina, raggiunse le loro orecchie. Era il suono della sicura di una pistola che veniva
disattivata.
“Ehi! Ehi! Non farai sul serio?” esclamò Dao sorpreso.
“Io non sono un assassina. Però potrei procurarti qualche inconveniente che ti farebbe
perdere 2 o 3 mesi per recuperare”.
“Non vorrai colpirmi per proteggere questo bastardo che nemmeno conosci? Me? Un
membro della famiglia Ooga!?”
Il volto di Dao sbianco e la sua voce iniziò a tremare di rabbia. La stretta di Lemon si
attenuò non appena fissò il viso della ragazza.
“Non hai forse detto che hai bisogno di soldi per bere? In questo caso se ti fornisco io i
soldi il tuo problema è risolto. Tieni”. Camminando tranquillamente verso i due uomini per
terra, estrasse alcune banconote – soldi veri, del tipo utilizzato in quel paese – di fronte
alla faccia di Dao.
“Non me ne dimenticherò” minacciò Dao.
“Questi non sono perchè tu dimentichi, sono perchè tu sparisca”.
Prendendo il denaro di fronte a lui, Dao si alzò, sputò per terra e si allontanò lungo il
vicolo. Lemon tirò un sospiro di sollievo. Anche se il suo salvatore, che ancora reggeva la
pistola, non sembrava essersene accorta, Lemon temeva fortemente che Dao l‟avrebbe
attaccata.
“G...grazie.”
Al suono della sua voce lei si girò e questa voltà riusci a vederla.
La ragazza – o meglio, la ragazzina – teneva la pistola con sicurezza. Non sapeva la
marca od il modello ma era un‟arma molto economica. Probabilmente un artefatto illegale
comprato al mercato nero e proveniente dalle Filippine o qualche paese confinante.
Ma in che razza di condizioni era quell‟arma? Pensò.
Vedendo il dubbio dipinto sulla sua faccia mentre fissava la pistola, la ragazza rise.
“Ah, questa. Non può sparare alcun proiettile. E‟ rotta”. Dicendo questo gli puntò l‟arma
addosso. Poi con uno sguardo serio premette il grilletto. Sobbalzando per lo shock,
Lemon, che ancora era a terra, cadde all‟indietro. Doveva essersi reso parecchio ridicolo
perchè la ragazza continuò a ridere.
“Ma che diavolo stai facendo?” le disse con un tono di voce leggermente più alto del
normale.
“Non sei uno che capisce al volo le cose, vero? Ti ho detto che è rotta. Non può sparare...”
aggiunse soffermandosi a fissare la pistola pensierosa.
“...o almeno credo che non lo farà”.
“Che cos...”
“Bene, signore” disse la ragazza coprendo la sua voce. Si chinò come se volesse scrutare
nella faccia di Lemon e lui ebbe l‟impressione i suoi occhi avessero iniziato a brillare.
“Con i soldi che ho dato a quel tizio più il prezzo dell‟intervento fanno in tutto 4000$. Mi
pare onesto, no?”.
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La ragazza che chiedeva 4000$ come pagamento si chiamava Nami.
Ad una prima occhiata non sembrava avere più di 15 o 16 anni.
I suoi capelli lisci e di colore marrone erano legati a coda di cavallo. Anche se non aveva
alcun tipo di trucco i suoi occhi risaltavano moltissimo. Erano larghi e birichini ma davano
comunque l‟impressione di una marcata intelligenza nascosta dietro l‟apparenza. Stava
indossando dei vestiti da lavoro macchiati d‟olio che consistevano in un paio di jeans di
denim ed al posto della solita maglietta un top molto formoso.
Probabilmente era un‟elettricista oppure lavorava in qualche negozio di riparazioni.
“4000$? Non essere assurda! Sono troppi soldi!” si lamentò Lemon seguendo Nami.
Raggiunsero la fine del vicolo e svoltarono lungo la via principale. Nami incurvò le labbra
irritata per la sua protesta.
“Dovrei essere più economica?” ribattè seccamente. “Quel Dao è famoso per il suo
temperamento! Lo sai perchè? Ha ucciso più di 30 persone durante la guerra. Dico sul
serio. E tu non avresti fatto eccezione. Ti avrebbe ucciso e poi spremuto il tuo corpo
goccia dopo goccia”.
“Ah... capisco... allora ti porgo i miei ringraziamenti” disse Lemon con freddezza mentre si
asciugava il sangue che colava dalla fronte. Con l‟altra mano prese i soldi dal portafogli e li
pose a Nami senza troppe cerimonie. Convertiti in dollari erano circa 300$.
“Ma che roba è mai questa? Non sono affatto sufficienti!” piagnucolò Nami rendendola
molto più bambina di quanto fosse in realtà.
“In questa cittadina con questi soldi puoi vivere bene per almeno un mese. Inoltre è ovvio
che non porto con me una larga somma di denaro. E‟ tutto quelo che ho. Dovresti essere
contenta di poter guadagnare almeno qualcosa”.
“Bene, allora dammi la tua macchina fotografica. Il tuo cellulare ed anche il tuo PDA2.
Dammi tutto quello che hai” disse mentre gli occhi da bambina di Nami continuavano a
brillare avidi.
“Non è uno scherzo! Questo è un accordo finanziario”
“Come sei cocciuto...”
Lemon affrettò il passo obbligando Nami a mettersi quasi a correre per stargli dietro.
“Un accordo finanziario, eh? Sei bravo con le parole. Ora capisco perchè sei un reporter”.
Dopo aver riflettuto un istante chiese “Sei davvero un reporter?”
“Uh, huh. Sono soltanto un apprendista”.
“Scrivi per qualche giornale o simili? Spero che tu sia pagato per qualcosa del genere”.
“Non tanto quanto tu possa pensare. Inoltre il sistema che usano per determinare quanto
devono pagarmi non ha alcun senso per me. Dipende dalla storia, credo”.
“La storia, uh? Hehehe”. Un largo sorriso riempì il volto di Nami. Il suo sguardo sembrava
quello di un cane vagabondo che trova un festino inaspettato lungo la strada.
“Quindi questi dintorni sono così interessanti che sei venuto appositamente a Nam Sak?”
commentò distrattamente. “Non dirmelo. Sei venuto per scrivere un articolo che sia
interessante per le persone ricche e scritto dal loro punto di vista. Perciò hai deciso di
lavorare su un pezzo dove spieghi come le persone povere che sono lasciate indietro da
tutti riescano a vivere e prosperare in questo paese in guerra. Giusto?”.
“Ma che stai dicendo? Credi che quella sarebbe una storia valida?”
“Ah, okay okay. Ma allora quello non è il motivo per cui sei venuto qui, vero?” disse ed
utilizzando il dito indice toccò una guancia di Lemon per enfatizzare il suo discorso. Non
sa proprio tenere a freno la lingua, pensò Lemon silenziosamente.
“Anche se riesci a mettere in piedi una storia come quella è probabile che da qualche altra
parte del mondo ve ne sia una simile. Ma non è il caso di Nam Sak. Abbiamo qualcosa
che non puoi trovare in nessun‟altro luogo. Se venuto per vedere quella, ho ragione?”
“...........”
Il sole scese dietro l‟orizzonte e la notte oscurò rapidamente la città.
Senza volere Lemon si fermò e guardò furtivamente la strada.
Dietro le strade affollate in cui si trovava – giusto nel mezzo di un gruppo di palazzi
illuminati da neon – stazionava un imponente stadio di calcio. No, forse poteva esserlo
stato in passato, ma non ora. Era stato costruito prima della guerra e nel mezzo del
conflitto era stato abbandonato. Dopo qualche tempo questo edificio, ancora crivellato di
proiettili nei muri, veniva utilizzato per uno sport completamente diverso.
Una cacofonia di rumori senza fine proveniva dallo stadio.
Il ruggito di un motore a gasolio che era inconfondibile.
Lo scricchiolio di metallo che colpisce altro metallo.
Ed infine urla entusiaste, voci arrabbiate e grida di ammirazione che sommergevano tutto
il resto.
Anche le luci dello stadio erano imponenti. Era come se uno specchio di alta classe
riflettesse la luce ed i brillanti colori prismatici nel cielo della notte, il tutto da una coppa
gigante piazzata di prepotenza nel mezzo della città.
“E‟ quella” chiese Lemon.
Di nuovo il sorriso riempì il volto di Nami.
“Sì, esatto. Quella è l‟Arena”.
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Lo stadio era stracolmo di spettatori.
Nel campo di quello stadio sportivo modificato, giusto nel mezzo, combattevano due armi
di forma umana, due Arm Slaves.
Erano entrambi modelli “Savage”.
Il “Savage” non era un modello di AS propriamente nuovo, però era il più utilizzato.
Inoltre dal momento che era stato prodotto in massa, questo AS era anche il più diffuso
nel mondo.
Una delle due macchine, un modello derivato da un “RK-92” era colorato di rosa
fluorescente. Era una versione relativamente nuova, possedeva un motore con turbina a
gas che era alimentato con carburante da areoplano.
L‟altro AS era anch‟esso derivato da un “RK-92” ma era giallo e nero a strisce tigrate. Era
uno dei primi modelli di “Savage”. La struttura di base era la stessa ma la sorgente di
energia era un motore a diesel. Una grande quantità di essi era venduta, sia legalmente
che illegalmente, in tutto il mondo.
Rosa fluorescente e strisce tigrate.
Erano davvero diversi dai colori che gli AS militari ricevevano.
Gli spettatori impazzivano ogni volta che i due AS si colpivano a vicenda con un pugno od
un calcio.
L‟AS rosa fluorescente prese una rincorsa a piena velocità e spiccò un salto in aria. Il suo
pesante corpo di metallo sembrava fluttuare. Sfruttando la gravità per compiere la sua
mossa colpì con tutto il suo peso il retro del collo dell‟avversario con un calcio volante.
Il rumore della collisione fu violentissimo.
L‟AS tigrato, la cui testa era stata praticamente mozzata dall‟attacco, venne scagliato a più
di venti metri di distanza e scivolò al di fuori della linea che delimitava il campo del
combattimento. Andò a schiantarsi contro una cisterna d‟acqua. Litri di acqua invasero
l‟intera area del campo e l‟AS rimase immobile.
L‟improvviso suono di una sirena segnò la conclusione del match. L‟intera folla di
spettatori si alzò in piedi per applaudire o per schernire creando un forte eco che risuonò
per tutto il campo. Migliaia di pezzi di carta colorati svolazzarono tutto intorno.
“Il vincitore è Bloody Queen!” rimbombò la voce dell‟annunciatore attraverso tutto lo stadio.
Lemon, che era seduto nell‟area degli ospiti, rise leggermente quando sentì il commento.
“Bloody Queen? E‟ il nome di quella rana rosa fluorescente che si regge ancora in piedi?”
Ma come diavolo si fa a dargli un nome simile con quel colore? Pensò silenziosamente
Lemon. Per quanta fantasia si possa avere „Porno Queen‟ oppure „Missile Girl‟ sarebbero
stati senz‟altro più appropriati.
“Non avevano altri colori a disposizione” rispose Nami che era seduta di fianco a lui e
aggiunse “ed era l‟unico colore che gli rimaneva. Dopo quello credo potrai dire che erano
alquanto imbarazzati. Già, imbarazzati” finì di dire dondolando il capo.
“Ha ha... tutto questo è davvero...”
Rozzo.
Era proprio come pensava. Non utilizzavano armi da fuoco. Comunque con una tale entità
di danni ricevuti dall‟AS i piloti non potevano considerarsi in salvo sino alla fine del match.
Infatti proprio in quel momento il pilota dell‟AS sconfitto era stato soccorso dallo staff
medico. Era zoppicante e venne disteso su una barella per essere trasportato fuori dal
campo. Anche da quella distanza si poteva notare come il braccio sinistro del pilota era
piegato in una strana posizione e dondolava pesantemente.
I movimenti di quell‟AS lo avevano sorpreso. Era basso ed il corpo alquanto tozzo dava
l‟impressione che fosse lento ed impacciato, ma era esattamente l‟opposto della sua
apparenza. I suoi movimenti erano rapidi ed agili, simili a quelli di un wrestler
professionista.
Capisco... si potrebbe dire che questo è il modo migliore per raccogliere le informazioni
che mi servono, pensò Lemon.
“Che forza incredibile”.
“Vero?”
Chissà come mai Nami sembrava così orgogliosa quando pronunciò quelle parole.
“Non so come sia cominciata, ma dopo la fine della guerra iniziarono ad utilizzare gli AS
come wrestler professionisti ed a scommettere sugli incontri”.
“Con armi militari? Non è possibile che venga autorizzato un simile sport che usa gli AS”.
“Non è autorizzato. E‟ tutto illegale ma la polizia lo sa e non fa nulla. L‟associazione
promotrice di questo sport gli paga le tangenti, un metodo subdolo ma efficace. E poi non
è nemmeno chiaro se coloro che si dichiarano come polizia siano di questo paese”.
“Ah...”
Nam Sak era posizionata strategicamente ai confini di tre stati ed era piuttosto trafficata.
Era stata esposta al caos della guerra civile ed alle dispute sui confini per diversi anni. Ma
dopo l‟armistizio iniziato dai leader delle Nazioni Unite era cambiata. Ad ogni modo anche
con l‟armistizio il controllo della cittadina era sempre stato casuale ed incerto. Inoltre, a
causa del trattato, nessun paese inviava forze armate vicino a Nam Sak e quindi i disordini
e la confusione erano continui.
A causa della sua posizione Nam Sak attraeva costantemente sia turisti che soldi, con il
risultato che vi era un cospicuo volume di affari. Con un traffico costante che si muoveva
attraverso la città essa risultava anche piuttosto viva. Era comunemente risaputo che in
questo luogo i soldì erano il fattore decisivo per stabilire chi aveva il controllo sostanziale
della città più che una reale forza armata.
“Così l‟Arena è l‟attrazione principale della città. Le persone vengono a Nam Sak solo per
vederla. All‟inizio venivano usati soltanto dei “Savage” rilasciati in Cambogia. Ora invece
circolano moltissimi AS di seconda mano che provengono da Asia, Medio Oriente ed
Africa. Inoltre abbiamo “Mistral” dalla Francia, “Dorahay” dalla Germania, “Cyclone” dalla
Gran Bretagna e perfine i “Bushnell” dagli Stati Uniti. E ci sono anche alcuni altri modelli”...
disse Nami pronunciando i nomi degli AS con molta confidenza. “E‟ solo questione di fare
affari a livello internazionale”.
Lemon la fissò con sguardo dubbioso.
“Conosci molte cose nei minimi dettagli. Devi essere molto informata” disse alla fine.
“He he... credo sia come dici. Dopotutto sono la proprietaria di una delle squadre.”
“Uh?”
“Siamo un team di prima categoria ed anche il nostro AS lo è”. Nami gonfiò il petto con
orgoglio ed alzò in alto la testa.
Dopo un attimo Lemon le diede un‟occhiata inespressiva. Tutto quello che fece fu scuotere
la testa. Era troppo temperato per girare i tacchi ed andarsene.
“Che diamine...”
“Cos‟è quella faccia? Non mi credi!?”
“E‟ ovvio che non ti credo. Non è possibile che una ragazzina che mi assilla per una
ridicola somma di denaro, oltretutto in un vicolo, possegga quel tipo di robot”.
“Ma è vero!”
“E allora perchè non lo vendi? Potresti guadagnare facilmente decine di migliaia di dollari
vendendo qualcosa del genere”.
“Argh...ne ho abbastanza! Sei davvero impossibile! Ho bisogno di soldi per i pezzi di
ricambio e devo trovarli ad ogni costo! Sono essenziali, e sono già passate due ore!”
Con uno sguardo determinato Nami incrociò le braccia.
“Parti di ricambio? Due ore?”
“Esatto! E ora vieni con me!”
Nami iniziò a camminare trascinando con sè Lemon per un braccio.
Poteva sentirla mormorare “che cocciuto...” mentre lo conduceva attraverso la folla. Per
qualche ragione sembrava fosse una delle sue frasi preferite.
“Ehi, ehi...”
Anche se non sapeva cosa fare, non poteva resisterle o diventare irragionevole.
Vuole che le dia 4000$, Lemon scosse la testa e cercò di trattenere un sorriso. Era ovvio
che non possedeva tanto denaro. Ma questa ragazza aveva destato il suo interesse. Il
fatto era che lo aveva salvato quando era stato assalito da quel tipo. Successivamente
avrebbe potuto puntargli la pistola e chiedere dei soldi ma non lo aveva fatto. Sembrava
che la ricerca disperata di denaro che infestava questa città non avesse effetto su questa
curiosa ragazzina.
Però gli aveva detto di possedere un AS.
Non l‟aveva presa sul serio. Ciò che aveva detto era privo di fondamenti ed oltretutto era
impossibile. Però anche in quel caso la sua curiosità era stata stuzzicata. Se davvero
avesse voluto si sarebbe potuto liberare di lei e tornare alla locanda. Ma cosa ne avrebbe
ottenuto? Come detto, era semplicemente curioso.
“Dove stiamo andando?”
“Nel deposito della mia squadra. E poi a vedere un incontro.”
Riusciva a percepirlo dal tono di voce. Nami era assolutamente seria.
1
“sama” è un suffisso utilizzato in Giappone per appellare le persone di elevata importanza come
l‟imperatore, i politici oppure il proprio datore di lavoro. E‟ usato ad esempio in ambito religioso per riferirsi a
Dio od alle divinità (Kami-sama).
2
Un computer palmare (detto anche palmare), spesso indicato in lingua inglese con l'acronimo PDA
(Personal Digital Assistant), o con l'ormai desueto termine palmtop, è un computer di dimensioni
contenute, tali da essere portato sul palmo di una mano, dotato di uno schermo sensibile al tocco (o Touch
Screen). Originariamente concepito come agenda elettronica (organizer), o sistema non particolarmente
evoluto dotato di un orologio, di una calcolatrice, di un calendario, di una rubrica dei contatti, di una lista di
impegni/attività e della possibilità di memorizzare note e appunti
Moeru One Man Force di Shoji Gatou
Edito da: Kodansha © 2006
Scansioni e Reperimento immagini di: Saru
Realizzato da HinaWorld Translations
Traduzione ed Adattamento di: John Petrucci Blu
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