La Provincia del Sulcis Iglesiente n° 292
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La Provincia del Sulcis Iglesiente n° 292
IL NUMERO 292 1-12.qxp_IL NUMERO 181 2/11 15/04/16 09:50 Pagina 2 AUTOFFICINA CARBONIA Via Roma P.zza Matteotti CARBONIA Anno XXI - N° 292 di Diana Donatello + chilometri - salati InstallazIone ImpIantI Gpl a paRtIRe Da € 800 loc. sirai - Carbonia - tel. 0781 1986387 del Sulcis Iglesiente Quindicinale di Informazione Politica, Economica e Sociale Cell. 329 4338541 - mail: [email protected] !$$ # $!#""#!$" #$#"$"!$# # ###$! ! # "$ #$""#$!!$##$!$$ #!"$" 15 Aprile 2016 Il ministero dell’Interno ha fissato al 5 giugno (primo turno) e 19 giugno (ballottaggio) le elezioni amministrative 2016 101 comuni sardi al voto S Il 17 aprile, intanto, andremo a votare per il referendum proposto da 9 Consigli regionali sulle trivellazioni in mare. ono 101 i Comuni sardi nei quali il 5 giugno i cittadini andranno alle urne per eleggere i nuovi sindaci e i rispettivi Consigli comunali, 6 quelli con popolazione superiore ai 15.000 abitanti nei quali, eventualmente, il 19 giugno si terrà un turno di ballottaggio: Cagliari, Capoterra, Carbonia, Monserrato, Olbia e Sinnai. Nell’ex provincia di Carbonia Iglesias si voterà in 10 Comuni: Carbonia, Domusnovas, San Giovanni Suergiu, Gonnesa, Narcao, Perdaxius, Buggerru, Masainas, Musei e Villaperuccio. L’attesa maggiore è quella che si vive a Carbonia, dove il sindaco uscente, Giuseppe Casti, esponente di primo piano del PD, eletto cinque anni fa al primo turno con il 62,36% dei voti, avrà almeno cinque avversari: l’ex sindaco Ugo Piano, il consigliere uscente ex PD Francesco Cicilloni, Paola Massidda del Movimento 5 Stelle, Andrea Corda del movimento Unidos e Daniela Garau, candidata di una coalizione civica. È ancora da definire, a tre settimane dalla presentazione delle liste e dall’avvio ufficiale della campagna elettorale, la situazione negli altri 9 Comuni, nei quali si prevede un aspro confronto tra liste civiche che, in molti casi, non avranno una precisa connotazione politica. Il principale compito che attende liste e singoli candidati, è convincere i cittadini a recarsi alle urne, perché il clima di sfiducia verso le istituzioni, come a livello nazionale anche nelle realtà locali, è crescente. Il 17 aprile, intanto, andremo a votare per il referendum proposto da 9 Consigli regionali con il quale si chiede: «Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?» Giampaolo Cirronis ALL’INTERNO Per la riforma sanitaria un percorso a ostacoli Pagina 2 Quelle di Eurallumina e Alcoa, è una storia infinita Pagina 3 Il Bosa ha vinto la Coppa Italia superando il Carbonia ai rigori Carbonia Pagina 11 Programma 2016 Laboratorio Z! Operazione CR7 - Direzione Boulez www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com CONCESSIONARIA E SERVICE Via Nazionale - Zona PIP 09013 CARBONIA - Tel. 0781 64324 Via Roma, 51 09013 CARBONIA - Tel. 0781 64943 Via Bacco, 14 09030 ELMAS - CAGLIARI Tel. 070 242184 Via Parigi zona nord 09170 ORISTANO Tel. 0783 3766 www.laiautomobili.com Cucina tipica sarda e specialità di mare IL NUMERO 292 2-11.qxp_IL NUMERO 181 2/11 15/04/16 09:19 Pagina 1 2 L Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016 La Provincia del Sulcis Iglesiente La riorganizzazione della rete ospedaliera approvata dalla Giunta Pigliaru ha iniziato il suo percorso in VI commissione Per la riforma sanitaria un percorso a ostacoli Il commissario straordinario della Asl 7, intanto, ha presentato la seconda fase dei trasferimenti di reparti e servizi dal Santa Barbara al CTO. ’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, ha presentato la scorsa settimana, in VI commissione, la proposta di riorganizzazione delle rete ospedaliera approvata dalla Giunta guidata da Francesco Pigliaru. L’assessore ha illustrato le linee principali della proposta. «La Sardegna - ha detto Luigi Arru - è dal punto di vista sanitario una Regione autosufficiente per il 95% della domanda di servizi ed assistenza, con una mobilità extra - regionale molto bassa e concentrata su alcune specializzazioni riguardanti l’oncologia e la pediatria.» È una Regione con un territorio molto vasto ed una densità di popolazione scarsa, fatta eccezione per le due grandi aree urbane del Nord e del Sud, con una rete di collegamenti interni insufficiente ed incompleta. «I posti letto complessivi sono 5.901 ripartiti fra 11 aziende e 39 strutture (pari al 3.55% ogni 1.000 abitanti rispetto ad una media nazionale del 3,7) ma la caratteristica peculiare della Sardegna è lo squilibrio molto significativo fra quelli destinati ai pazienti acuti e quelli assegnati ai post-acuti, dato che fa emergere la tendenza accentratrice dell’ospedale; infatti, con 165 ricoveri ogni 1.000 abitanti la nostra Regione registra una percentuale superiore di 5 punti al dato nazionale, tendenza rafforzata dagli accessi ai reparti di Pronto Soccorso che per il 70% sono codici bianchi e verdi.» Luigi Arru è convinto che occorra correggere con un’inversione di tendenza l’attuale equilibrio verso le cure dedicate ai pazienti post-acuti, «con un’assistenza uniforme di alta efficienza assicurata da team professionali in grado di spostarsi sui territori e lavorare in situazioni cliniche e operatorie a qualità costante». «Per raggiungere questi obiettivi - ha aggiunto Luigi Arru - occorre rimuovere alcune criticità come la presenza di doppi e tripli servizi (dovranno essere eliminate ben 64 strutture com- plesse), le dimissioni post-ospedaliere senza una precisa indicazione di come e dove proseguire le terapie (le cosiddette cure intermedie) ed i tempi eccessivamente lunghi per i trattamenti di radio-terapia, che invece devono essere tempestivi e rispetto alle attuali tre strutture hanno bisogno di una agenda di prenotazioni unificata.» «I dati della nostra analisi - ha detto ancora Arru -non sono parametri astratti ma elementi con i quali si può assicurare il miglior esito per il paziente, cosa che in Sardegna non sempre avviene, ad esempio nei casi di carcinoma alla mammella e dell’infarto del miocardio che richiede un intervento al massimo entro 90 minuti, che L’ospedale Brotzu di Cagliari. solo 10 delle nostre strutture possono garantire.» Luigi Arru si è poi soffermato sulla complessa questione dei punti-nascita, dopo aver ricordato i dati demografici negativi della Sardegna su natalità ed età media delle donne, molto distanti dalla media nazionale. «A fronte dei 1.000 parti l’anno - ha spiegato l’assessore della Sanità - soglia di sicurezza indicata dalla normativa nazionale secondo i parametri dell’organizzazione mondiale della Sanità, in Sardegna abbiamo una deroga significativa fissata a 500 parti (con le strutture di Alghero ed Ozieri abbastanza vicine a questo dato) e altre con circa 200 difficilmente sostenibili». «In definitiva - ha concluso Luigi Arru - la nuova rete ospedaliera dovrà essere articolata su 3 macro-aree: concentrazione di tutti i servizi nelle strutture complesse per il trattamento degli acuti, attivazione delle case della salute per i servizi destinati ai postacuti, revisione della distribuzione delle Residenze sanitarie assistite.» La proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera approvata dalla Giunta, ha incontrato fin qui forti opposizioni da parte dei gruppi di minoranza ma non sono mancate contestazioni anche da parte di compo- nenti della stessa maggioranza di centrosinistra, su diversi punti. Tra i più decisi oppositori, vi è il gruppo consiliare di Sinistra Ecologia Libertà che chiede da mesi alla Giunta di risolvere diversi problemi, tra i quali quello relativo alle fasce alla Asl 7 di Carbonia. Il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà nei prossimi giorni presenterà in Consiglio regionale un’altra interrogazione sul tema delle fasce retributive dei dipendenti della ASL 7 di Carbonia, dopo quella depositata nel mese di marzo. Il personale, com’è noto, subisce una decurtazione del- la retribuzione ormai dal 2014, a causa di un’errata valorizzazione dei fondi di progressione economica, per il cui danno erariale si è pronunciata anche la Corte dei Conti con sentenza n. 2 del 19 gennaio 2015. «Pur apprezzando gli sforzi dell’assessorato della Sanità - ha detto Luca Pizzuto, consigliere regionale e segretario regionale di SEL - chiediamo un’urgente soluzione all’annoso problema e l’applicazione della norma “salvafasce” approvata nella legge finanziaria del 2015, per garantire ai dipendenti della ASL di Carbonia un pari trattamento retributivo e per riportare giustizia in un caso che ha addossato al personale zioni di lavoro.» Il commissario straordinario della Asl 7 di Carbonia, Antonio Onnis (confermato nel suo incarico per altri tre mesi, fino al 30 giugno, insieme ai colleghi di Sassari, Agostino Sussarellu e Giuseppe Pintor (Aou); Olbia, Paolo Tecleme; Nuoro, Mario Palermo; Lanusei, Federico Argiolas; Oristano, Maria Giovanna Porcu; San Gavino, Maddalena Giua; Cagliari, Savina Ortu e Giorgio Sorrentino (Aou), Brotzu, Graziella Pintus), intanto, il 7 aprile ha tenuto una conferenza stampa, nella sala riunioni della direzione sanitaria del CTO di Iglesias, per presentare la seconda fase dei trasferimenti dei reparti e dei servizi dall’o- La conferenza stampa del commissario straordinario della Asl 7 Antonio Onnis. incolpevole gli errori nella gestione dei fondi per il finanziamento delle fasce e nella contrattazione decentrata. In questo quadro non agevoleremo e non sosterremo il percorso della ASL Unica fino a che non verrà ristabilito ordine attraverso l’applicazione della norma approvata dal Consiglio regionale. Ancora una volta, per oggi e per il futuro - conclude Luca Pizzuto -, la nostra voce è quella dei lavoratori e delle lavoratrici a cui stiamo e staremo sempre a fianco per il riconoscimento dei diritti e della salvaguardia delle condi- spedale Sirai di Carbonia allo stesso CTO. Completati i trasferimenti di Pediatria dal Santa Barbara al CTO, il trasferimento interno della Chirurgia Pediatrica negli stessi spazi, lo spostamento interno dei reparti di Chirurgia e Ortopedia nel nuovo reparto del CTO, la ASL 7 prosegue con spostamento dei reparti di Pronto Soccorso, Radiologia e Medicina la cui complessità e valenza strategica aziendale è di estremo rilievo. Da lunedì 4 aprile scorso è stato spostato all’interno del CTO il servi- zio di preospedalizzazione mentre il 5 e il 6 è stato trasferito internamente al CTO il reparto di Otorino. Inoltre, sono state avviate le operazioni preparatorie al trasferimento di Medicina, Pronto Soccorso e Radiologia che si sono concluse lunedì 11 aprile. Mercoledì 13 aprile è stata la giornata cruciale in cui è avvenuto il trasferimento dei pazienti della Medicina dal Santa Barbara al CTO, unitamente al trasferimento del Pronto Soccorso e della Radiologia. Il 118 è stato trasferito al Santa Barbara contestualmente al Pronto soccorso seguendo il percorso inverso. A partire da lunedì 11 aprile sono iniziate inoltre le operazioni di smantellamento della vecchia TAC del CTO (non più utilizzabile perché obsoleta) e il contestuale trasferimento della nuova TAC dal Santa Barbara al CTO, la cui operatività riprenderà presumibilmente dal 18 aprile. Il superamento dell’attuale frammentazione del sistema ospedaliero, attraverso una rete di servizi specialistici che operano in maniera integrata, valorizzazione degli standard qualitativi e quantitativi recentemente definiti dal ministero della Salute tenendo conto delle caratteristiche geografiche e demografiche del territorio: prende corpo la riorganizzazione dei presidi della ASL 7, così come previsto dal progetto della rete ospedaliera regionale. Il CTO di Iglesias sarà l’ospedale delle attività programmate e di elezione, con lo sviluppo dei reparti di week surgery e week hospital per la chirurgia e la ortopedia, mentre il Sirai di Carbonia gestirà l’emergenza-urgenza. Il Santa Barbara, sarà dedicato alle attività ambulatoriali, configurandosi come presidio di raccordo tra le attività ospedaliere e territoriali. Il nuovo modello organizzativo permetterà l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse tecnologiche, strutturali (ambienti di degenza, sale operatorie, ambulatori) e umane. IL NUMERO 292 3-10.qxp_IL NUMERO 181 3/10 14/04/16 14:22 Pagina 2 Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016 L 3 La Provincia del Sulcis Iglesiente Le vertenze delle due grandi industrie vivono due fasi differenti ma entrambe cariche di preoccupazioni per i lavoratori Eurallumina e Alcoa, è una storia infinita I I lavoratori dell’Eurallumina chiedono tempi brevi per il via libera definitivo al progetto, i colleghi dell’Alcoa confidano nel Premier Renzi. e vertenze per il rilancio produttivo dell’Eurallumina e dell’ex Alcoa, le due grandi industrie di Portovesme chiuse ormai da alcuni anni, nonostante vivano due stati d’avanzamento differenti nei processi per il loro rilancio produttivo, attraversano fasi che trasmettono entrambe grande preoccupazione ai lavoratori. La RSU ed una delegazione di lavoratori Eurallumina, il 5 e il 14 aprile hanno attuato due nuovi presidi, dopo quelli del 2 e 17 marzo, davanti alla sede dell’assessorato regionale dell’Ambiente, a Cagliari. «L’iniziativa - si legge in una nota diffusa dalla RSU Eurallumina - è stata messa in atto per dare un segnale dello stato d’animo caratterizzato da un nervosismo molto diffuso, che si vuole controllare e che pervade l’attesa e la preoccupazione dei lavoratori e delle loro famiglie. Un altro messaggio forte inviato all’assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente e allo S.V.A., ma anche all’ex Provincia Carbonia Iglesias.» «Sit-in silenziosi - si legge ancora nella nota -, con il messaggio affidato ad un nuovo grande manifesto, che si aggiunge ai precedenti, affisso all’ingresso dell’assessorato, che riporta tutti gli obiettivi raggiunti, con grande sacrificio, nel percorso di riavvio dello stabilimento, insieme allo scenario che si verrebbe a creare in caso di mancato e definitivo via libera al progetto, con i lavoratori e le loro famiglie che dovrebbero richiedere il loro sostentamento, dove e a chi questo diritto al lavoro e dignità gli ha negato. Una tensione che sarà destinata a salire con il passaggio dei giorni che separano dalla data della conferenza decisoria, prevista per la seconda metà di maggio 2016 e che potrebbe assumere livelli di mobilitazione più forti, qualora tra azienda Eurallumina, S.V.A. ed ex Provincia Carbonia Iglesias, non venisse raggiunta la condivisione tecnica e normativa sul percorso autorizzativo definitivo. Uno scenario che, se si concludesse negativamente - conclude la nota della RSU Eurallumina -, avrebbe ripercussioni tragiche su migliaia di persone e su tutto il territorio, qualora il tanto agognato buon senso, in questa ultima e decisiva fase autorizzativa, non dovesse prevalere.» Se per l’Eurallumina c’è un’azienda, la Rusal, pronta ad investire che, peraltro, sta operando da tempo per il rilancio produttivo con un nuovo C progetto a medio-lungo termine ed attende tutte le autorizzazioni previste dalle leggi in vigore, per lo stabilimento Alcoa la situazione è differente, perché c’è ugualmente una multinazionale, la Glencore, disponibile ad investire sul rilancio oroduttivo ma c’è ancora da definire l’acquisizione dello stabilimento e questa è stata vincolata al riconoscimento di tariffe elettriche agevolate per un periodo di almeno 10 anni. Alcune settimane fa, stanchi dei cancelli e al presidio dello stabilimento, comunicata ai tre manifestanti telefonicamente. Di lì a pochi minuti, Roberto Forresu, Rino Barca e Daniela Piras sono scesi dal silos e a bordo di un’utilitaria, hanno raggiunto i colleghi. Sono apparsi provati dalla lunga permanenza sul silos ed hanno ringraziato tutti coloro che hanno dimostrato loro solidarietà. Il segretario generale della CGIL, Roberto Puddu, ha spiegato che si tratta di una sospensione dell’iniziati- I lavoratori Eurallumina sono preoccupati per i tempi lunghi delle procedure. «Il 1° aprile 2016 un pezzo di storia di Carloforte ha finito il proprio corso» l 1° aprile 2016 un pezzo di storia carlofortina ha finito il proprio corso. La società di navigazione Saremar, pubblica regionale, ha chiuso i battenti, per volere politico, ed è iniziata l’era della società di navigazione privata Delcomar, sempre per effetto di una politica che ha preferito il privato rispetto al pubblico. Ribadisco il mio pensiero che ormai è noto a tutti e cioè quello che, per il tipo di trasporto in argomento, a mio avviso, sarebbe stato certamente preferibile che tale servizio rimanesse pubblico. Nonostante sforzi e lotte di ogni tipo, per la potenzialità di ciascuno di noi e per il grado di rappresentatività comunitaria, non si è riusciti a far capire, a chi oggi è al governo, l’importanza del trasporto marittimo locale, unica strada che ci collega all’isola madre. Temo per l’incrinarsi della già I martoriata economia locale ma anche per la svolta sociale che potremmo subire. Spero che i fatti mi diano torto e ben felice apprezzerò la Un traghetto in porto a Carloforte. realtà che non sarà solo la mia ma di tutti i residenti in questo bello scorcio di terra. Con questo mio pensiero vor- rei sottolineare che il mio auspicio è che a livello comunitario, sociale ed economico, questo passaggio storico porti più benessere di quello di cui oggi godiamo. Solo il tempo e l’agire di forze politiche sociali nuove potranno dare le conferme desiderate o, in caso di fallimento, la regressione che nessuno neppure osa immaginare. Ai marittimi Saremar un grazie per il lavoro svolto in tutti questi anni e un “in bocca al lupo” a tutti i marittimi carlofortini che continueranno a navigare sui traghetti in servizio da e per l’isola e che continueranno a fornire un servizio indispensabile per la nostra Comunità. Per i marittimi che rimarranno disoccupati non ho parole, solo un consiglio, presentarsi in Regione per far capire i danni sociali che questa politica ha causato. Gianni Repetto Presidente Pro Loco Carloforte Via libera al progetto preliminare per la bonifica e il dragaggio del porto Rino Barca, Roberto Forresu e Daniela Piras, pochi minuti dopo la discesa dal silos. continui rinvii delle decisioni da parte del Governo, i tre segretari confederali dei metalmeccanici Roberto Forresu della FIOM-CGIL, Rino Barca della FSM-CSL e Daniela Piras della UILM-UIL, hanno occupato per cinque giorni uno dei silos dello stabilimento, desistendo solo dopo gli impegni assunti in prima persona dal presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi. La decisione è maturata nel corso dell’assemblea generale svoltasi davanti ai va di mobilitazione, come segnale di fiducia verso il presidente del Consiglio che ha assunto precisi impegni per la soluzione della vertenza, e al presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, auspicando che nei 15 giorni successivi venissero fatti i passi necessari alla conclusione della trattativa con la Glencore. Ora quei 15 giorni sono trascorsi e tutti attendono che il Premier Matteo Renzi, dalle parole, passi ai fatti. Giampaolo Cirronis l progetto preliminare per i lavori di bonifica e di dragaggio nel porto di Portovesme, predisposto dal soggetto attuatore, il Consorzio Industriale di Carbonia Iglesias, ha ottenuto il via libera sia dall’Ufficio Tecnico Regionale che dalla Conferenza di servizi svoltasi a Roma, nella sede del ministero dell’Ambiente.L’intervento, inserito nel Piano Sulcis, costerà 15 milioni e 800mila euro finanziati con fondi FSC assegnati all’assessorato dell’Industria. È uno degli interventi più attesi tra quelli inseriti nel Piano Sulcis. «Siamo soddisfatti - ha detto l’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras - si tratta di un intervento fondamentale per il rilancio delle attività imprenditoriali nel polo industriale sulcitano. L’opera porterà a una gestione ottimale dell’intero sistema portuale attribuendo allo scalo un ruolo strategico al ser- vizio del comparto industriale, soprattutto come attrattore di nuovi insediamenti. Mi piace, infine, sottolineare il buon lavoro di squadra Il porto di Portovesme. tra questo assessorato, il coordinamento del Piano Sulcis e il consorzio industriale provinciale di Carbonia Iglesias.» Il dragaggio del porto consentirà l’utilizzazione della banchina est, finora impedita dai bassi fondali, e l’eliminazione delle interfe- renze all’interno del porto tra traffici di natura diversa, compreso il rilevante traffico commerciale e turistico da e per Carloforte. Il ministero dell’Ambiente ha nominato un nuovo commissario straordinario, l’avv. Francesco Mascia è subentrato al prof. Gian Luigi Pillola La riforma del Parco Geominerario sta prendendo finalmente forma ambio alla guida del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna. Il ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti ha nominato l’avvocato Francesco Mascia, in sostituzione del professor Gian Luigi Pillola. Il provvedimento è stato assunto «nelle more della definizione del procedimento di revisione degli schemi di Statuto per il quale il Ministro ha ritenuto di individuare una figura tecnica nell’ambito delle Scienze Giuridiche». Il deputato del Partito Democratico Francesco Sanna ha espresso perplessità sull’ennesimo commissariamento del Parco Geominerario storico ambientale della Sardegna ed ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Ambiente dei deputati PD sardi, insieme ai colleghi Giovanna Sanna, Romina Mura, Caterina Pes, Paola Pinna e Gianpiero Scanu. «Con l’imminente approvazione del nuovo Statuto e la definizione di un nuovo decreto istitutivo, ha senso l’ulteriore commissariamento per sei mesi del Parco Geominerario della Sardegna? - ha chiesto Francesco Sanna -. Non sarebbe stato meglio chiudere la fase straordinaria, che dura ormai da 9 anni (nove! probabilmente un record italiano) e restituire la gestione del Parco ad un organo rappresentativo delle amministrazioni dello Stato e delle autonomie locali, con un presidente scelto d’intesa con la Regione?» «Ci sorprende - ha aggiunto Francesco Sanna - che con gli accordi tra amministrazioni statali raggiunti, il superamento del contenzioso con la Regione Sardegna, la conferenza di servizi convocata per mettere la firma conclusiva a questo lunghissimo percorso, il ministro abbia deciso un nuovo periodo di commissariamento, tra l’altro con un cambio della responsabilità di vertice. Vogliamo che non ci sia alcuna distrazione rispetto ai compiti gestionali che in questi giorni attendono le strutture del Parco, con in cima l’apertura ordinata di tutti i siti minerari dismessi, autentiche opere d'arte nel panorama dell’archeologia industriale europea, letteralmente presi di assalto dai turisti dalle festività pasquali in poi.» L’interrogazione richiede in modo esplicito se siano stati dati indirizzi in questo senso al nuovo commissario. «E poiché il commissariamento impedisce comunque alle autonomie locali e alla Regione di con- Porto Flavia. dividere le responsabilità gestionali del Parco - ciò di cui vi è gran bisogno - conclude Francesco Sanna chiediamo al ministro dell’Ambiente di assumere in Parlamento una precisa informazione circa i tempi di supe- ramento della fase straordinaria del Geominerario.» Il Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna si avvia verso la riforma, la fine del commissariamento e quindi la piena opera- Foto di Giuliano Longu. tività. La conferenza di servizi decisoria sul Parco Geominerario, infatti, ha concluso il 22 marzo scorso, i lavori sulla riforma del decreto istitutivo e dello statuto del Parco Geominerario. I punti salienti della riforma riguardano: • la limitazione del regime di tutela e dei correlati pareri preventivi sulle opere edilizie, ai soli siti e complessi minerari ed alle formazioni geologiche rilevanti. Conseguentemente negli 81 comuni del Parco, la più gran parte degli interventi edilizi non sarà più assoggettata al faticoso parere preventivo del Parco che potrà dedicare le sue energie alle attività più utili; • più robusti strumenti a disposizione per valorizzare per finalità culturali, sociali e produttive, il grande patrimonio di archeologia industriale; • la semplificazione della gestione e dei controlli; • un più ampio riconoscimento del ruolo dei Comuni e della Regione sia nell’assemblea comunitaria che nella composizione del direttivo che viene aperto anche alla partecipazione di un rappresentante delle associazioni; la semplificazione della gestione; • il Parco avrà un ruolo scientifico e culturale sull’intera piattaforma geologica della Sardegna. L’esito della Conferenza decisoria sarà ora oggetto di un decreto del ministro dell’Ambiente d’intesa con il presidente della Regione. Una delle conseguenze pratiche della riforma, sarà anche il superamento della lunga gestione commissariale e la ricostituzione dei normali organi di gestione. Il coordinamento del Piano Sulcis si è occupato della messa a punto della proposta della Regione in cooperazione con diversi assessorati e con il Parco e ha curato il rapporto con il ministero dell’Ambiente. «Grazie ad un dialogo costruttivo fra Regione e Governo - commenta il coordinatore Salvatore Cherchi - in un tempo relativamente breve è stata sbloccata una riforma impantanata da anni». Il Parco Geominerario ha avuto lo scorso anno il riconoscimento UNESCO; si è finalmente dato un piano di gestione la cui approvazione è in corso; ha effettuato i concorsi per la assunzione del personale. La Giunta regionale ha fissato con chiarezza i compiti del Parco e quelli dell’Igea per cooperare e non sovrapporsi. Con la riforma ha più efficaci strumenti per operare. Ora è responsabilità della dirigenza perseguire tutti gli obiettivi istituzionali. Dal 1° marzo 2016 il giornale on line www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com è anche web tv - informazione in tempo reale IL NUMERO 292 4-9.qxp_IL NUMERO 181 3/10 14/04/16 13:52 Pagina 1 4 La Provincia del Sulcis Iglesiente Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016 IL NUMERO 292 5-8.qxp_IL NUMERO 181 3/10 14/04/16 13:49 Pagina 2 Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016 5 La Provincia del Sulcis Iglesiente Venerdì 18 marzo l’ospedale Sirai di Carbonia ha ospitato la cerimonia d’intitolazione di una sala al suo primo direttore Gaetano Fiorentino, 23 anni al servizio del Sirai C Il professionista che tanto si spese per la vita del polo ospedaliero, è stato ricordato da Mario Marroccu, Enrico Pasqui e Antonello Pilloni. erimonia commemorativa il pomeriggio di venerdì 18 marzo, all’ospedale Sirai di Carbonia... a 70 anni di vita dalla sua costruzione, è stata dedicata una sala al dottor Gaetano Fiorentino, un professionista che tanto si spese per la vita di questo polo ospedaliero. Il Sirai nasce in una città di nuova costruzione: Carbonia, abitata da tanti, tantissimi uomini, provenienti da tutta Italia, lavoratori che dovevano stare bene in salute per poter produrre e garantire allo Stato i giusti introiti derivati dal loro duro lavoro. E tanti operai fanno sì che a Carbonia, nel giro di poco tempo, arrivino tante famiglie, basti pensare che, in quegli anni i registri arrivano a vedere numeri che raccontano di una città di circa 60.000 abitanti. Raggiungere Cagliari era davvero difficile, i treni erano lenti e le strade sterrate. Quando c’era un problema di salute, questo diventava più grave per via della distanza da un luogo di cura. Così comincia il pomeriggio al Sirai, presenti il commissario straordinario della Asl 7, Antonio Onnis, e il direttore della Struttura Complessa del P.O. Sirai Sergio Pili, con le parole dette dal dottor Mario Marroccu che, con enfasi, precisione ed eleganza traccia, con la sua esposizione, le linee della nascita di quello che diventerà un grande ospedale, dove veniva curato il minatore e tutta la sua famiglia. Intorno al dottor Gaetano Fiorentino, prosegue Mario Marroccu, ruotava una squadra che dedicava tanta passione al proprio lavoro: Meloni, Floris, Pittoni, Pasqui, Porcella e Tagliaferri. A seguire, prende la parola il dottor Enrico Pasqui, che racconta del dottor Fiorentino come di un medico dal curriculum eccezionale, con un enorme bagaglio di conoscenze, un chirurgo generale che sapeva trattare “dall'unghia al cervello”. E ricorda il caso in cui il dottor Fiorentino ricostruì la testa di un uomo dal cranio spappolato, in seguito ad un brutto incidente: «Profonda stima per questo eccezionale medico che mi ha fatto assistere, tra il 1949 e il 1950, a cose incredibili. Ma non era solo un grande medico, il dottor Fiorentino era anche un uomo che sapeva ascoltare, sapeva dare consigli e suggerimenti, incoraggiava a mettere in atto le idee, era la giusta figura del dirigente... il suo compito era, così come S dovrebbe essere ancor oggi, caldeggiare le idee.» Nel 1956 nasce la pediatria, ben 30 letti all’ultimo piano dell’ospedale, ma tra intubazioni e tracheotomie, i letti non bastano e si inizia a costruire la pediatria, che negli anni a venire noi tutti abbiamo conosciuto a fianco attestati di merito a chi, lavorando nell’ospedale, si è distinto per merito e devozione. Emozione e commozione hanno regnato sovrani nella sala, nel ricordare persone ormai scomparse e momenti di vita lontani, storie di una città che oggi patisce il fenomeno dell’ab- La cerimonia svoltasi nella sala riunioni dell’Ospedale Sirai. del grande ospedale, proprio dove oggi viene intitolata la sala al dottor Fiorentino. Si avranno da quel momento 60 posti letto nella sola pediatria. Tra il 1960 ed il 1963, nascono la ginecologia e l’ostetricia e le nascite arrivano a toccare punte di 2.000 bam- bandono da parte dei giovani impossibilitati a trovar lavoro. Una città che ricorda con nostalgia tempi faticosi e difficili, ma anche di speranza per un domani più florido. E, per concludere nel migliore dei modi la serata, non si poteva certo Il dottor Gaetano Fiorentino (al centro) con don Luigi Tarasco e alcuni colleghi. bini in un anno, contro i circa 300 dei giorni nostri. Le famiglie in quel periodo contavano dagli 8 ai 12 figli. Interviene poi Antonello Pilloni che parla dell’uomo Gaetano Fiorentino. Prendono quindi la parola anche gli altri ospiti e poi si passa alla svelatura della targa e alla consegna, da parte del sindaco Giuseppe Casti, degli fare a meno della presenza della chitarra di Roberto Olla che, con le sue dolci e suadenti note, ha dato la giusta dimensione al tutto, regalando armonia e forza ad un pubblico attento che ha mostrato di gradire l’esibizione, gratificando il musicista con ripetuti applausi. Nadia Pische Il rito si è svolto in Piazza Roma, sotto un sole primaverile L’Incontro tra il Cristo risorto e la Madonna i è svolto a Carbonia, intorno a mezzogiorno, in Piazza Roma, il giorno di Pasqua, l’ultimo rito della Settimana Santa, l’incontro tra il Cristo risorto e la Madonna. Le due statue, accompagnate dalla musica della banda Vincenzo Bellini di Carbonia diretta dalla maestra Caterina Casula, si sono avvicinate e, appena la Vergine ha riconosciuto il figlio risorto, ha svestito il mantello nero del lutto e ha lasciato vedere un abito bianco finemente ricamato. Le campane hanno suonato a festa e, il pubblico accorso a vedere il commovente incontro, ha battuto le mani in segno di festa. Al termine il parroco, Don Amilcare Gambella, ha preso la parola e ha benedetto i presenti che sempre al suono della musica della Banda hanno accom- L’Incontro tra il Cristo risorto e la Madonna. pagnato le statue in chiesa. Per tutti è stata occasione d’incontro per scambiarsi gli auguri per una Pasqua se- rena ed il tutto è stato reso più bello dal sole che ha inondato la piazza di caldi raggi primaverili. La Provincia del Sulcis Iglesiente Quindicinale di informazione politica, economica e sociale Iscrizione Registro Stampa Tribunale di Cagliari n° 32/95 del 7/11/95 N° di iscrizione al ROC (Registro degli Operatori di Comunicazione): 9294 Direttore Responsabile: Giampaolo Cirronis Loc. Medadeddu, 121 - Carbonia - Tel. e Fax 0781 670155 - Cell. 328 6132020 [email protected] - [email protected] Pubblicità: 328 1457305 - 349 7114191 - 328 6132020 Stampa: Cooperativa Tipografica Editoriale - Loc. Sa Stoia - Z.I. Iglesias - Tel. 0781 21086 S La biblioteca di Portoscuso ha ospitato un interessante convegno Riflessioni sul fenomeno bullismo entir parlare di bullismo ha sempre il potere di scatenare dentro di noi una vera e propria tempesta... emozioni forti e contrastanti si impossessano della ragione e lasciano poco spazio alla serenità... alla voglia di capire... di comprendersi e di raccontarsi. A questo però ci ha pensato, e lasciatemelo dire, ci è anche riuscito, il regista Cristian Castangia, che ha disegnato una storia, una delle tante che danza indisturbata tra le vite dei giovani, spesso baluardi vulnerabili di situazioni destabilizzanti. Il video “Io bullo”, porta delle immagini molto forti, apre delle pagine ancora da scrivere ed invita alla riflessione. La sua visione non passa certo indifferente, così come non sono rimasti indifferenti le persone che in qualche modo si sono ritrovate spettatori durante le riprese. Cristian racconta l’esperienza della visione del video e conseguente conferenza, intitolata “Anime ferite e parole non dette. Confrontarsi dentro e fuori della scuola”, presso la sala Alcoa di Portoscuso, sabato 12 marzo, davanti ad un pubblico attento, numeroso proprio a testimonianza dell’importanza del problema del bullismo. Due situazioni verificatesi lo hanno colpito: l’intervento da parte dei passanti in difesa di un ragazzo preso di mira con atti di bullismo e l’incitamento delle famiglie residenti nei palazzoni dove è stata girata la scena dello stupro... “Solleva la gonna! Fai vedere di più!” Parole forti che riecheggiano nell’immaginario di chi non ha vissuto, ma facilmente può comprendere i traumi che una vittima di bullismo porterà sempre con sé! La dottoressa Marta Cappai, psicologa e psicoterapeuta, prende la parola e dal suo intervento colgo una frase «Se una palla è scivolata in un buio passaggio, un bambino può essere spaventato nell’andare a recuperarla, ma se io dico - Guarda, sto venendo con te! - Egli sarà più sicuro!» A questo punto prende la parola la professoressa Valentina Zini per raccontare quanto sia difficile per i genitori del bullo, trovare il modo giusto per intervenire. Spesso il bullo viene allontanato da scuola per qualche giorno, ma farlo non rappresenta una soluzione, infatti, al suo rientro farà peggio di prima, perché è più arrabbiato di prima. Tra l’altro spesso il contesto da cui viene il bullo non è disagiato, ma magari solo saturo di una situazione familiare pesante. Certo noi docenti possiamo “lavorarci”, continua la docente, magari riducendo la distanza fra noi e gli alunni, dovremmo essere autorevoli, lasciandoli liberi di esprimersi nella loro individualità, promuovendo magari qualche ora in più per loro, anche a discapito di una lezione di storia. E dopo la professoressa Zini è L la volta della “docente-attrice” Enrica Ena che non ha certo bisogno di presentazioni... un’insegnante camaleontica, dalle mille sfaccettature e dalle riflessioni sorprendenti. «Il volto della scuola deve essere in posizione di ascolto, nel corto c’è molta scuola». Ci siamo interrogati, abbiamo riflettuto, mi piace l’insegnante che si chiede cosa può fare... Le storie differenti sono tante, occorre dare delle priorità, un docente non può pensare solo al programma, deve anche vedere chi ha di fronte. Dentro ogni ragazzo c’è un terremoto... pensiamo all’adolescente che spesso viene calpestato, le scadenze del programma impongono un ritmo, ma i ragazzi spesso necessitano di tempi più lenti. La scuola è l’unico luogo che li trova insieme in presenza e per questo deve essere capace di creare collaborazione e cooperazione. La scuola è “l’altro posto” dove il ragazzo può trovare un adulto di riferimento. Ma il problema se e gestire meglio il tempo. Occorre fare un lavoro di prevenzione». L’assistente sociale Lucia Sireus fa un breve intervento e con rammarico dichiara che il ruolo dei servizi sociali non esiste e prende vita solo nel momento in cui il reato è già stato commesso. A volte nelle scuole esiste uno sportello d’ascolto per prevenire il problema bullismo, occorrerebbe monitorare determinate situazioni. Sono intervenute anche due operatrici sociali del comune di Portoscuso, Alessandra Masala e Maria Cristina Pisu. Il giornalista editore Giampaolo Cirronis, prende la parola dietro invito della relatrice che gli domanda come si pone l’informazione nei confronti di questo fenomeno... «Ciò che ci deve far preoccupare è quello che si tiene nascosto, l’isolamento dei ragazzi più timidi, purtroppo la famiglia è sempre più in crisi ed erroneamente pensa di poter delegare i docenti di pre- Il convegno svoltosi nella Sala Alcoa della biblioteca di Portoscuso. si presenta, oltre che a scuola, anche nelle associazioni sportive e culturali, negli oratori ed in tutti quegli altri luoghi dove si possono creare situazioni di conflitto. Ad una domanda del pubblico interviene Cristian, per rispondere che il bullismo non è solo maschile, ma al contrario è portato avanti da molte ragazzine che non si pongono il minimo problema a “calcare la mano”. Enrica riprende la parola con un frase che solo a sentirla «la dice tutta!» E prosegue... «A scuola come dappertutto serve tempo, siamo sempre sui social, non ci ascoltiamo più, è necessario rallentare per cercare e trovare nuove forme di comunicazione da accompagnare ad altre. Recuperiamo la voglia di stare insieme». Alla domanda provocatoria della docente relatrice Orietta Mura “Ma come si combatte il bullismo?” risponde il dottor Alessio Santus... A scuola il bullo deve sedersi al primo banco, magari un attimino lontano dal suo gregario. Il bullismo va bloccato sul nascere perché più si diventa grandi, più il bullo è aggressivo. La docente Enrica Ena ribatte dicendo che «organizzare lo spazio in quel modo mortifica l’autonomia, occorre invece dare spazio alle emozioni, capire le priorità delle co- rogative che non dovrebbero essere scaricate, ma più intelligentemente seguite. C’è chi non viene coinvolto, chi non viene considerato sino ad avvertirlo come un peso, tale da arrivare ad incancrenire la situazione. Se un ragazzo non riesce a trovare il proprio equilibrio a casa o a scuola, forse potrebbe trovarlo nello sport. Questa sera sono state sviscerate le problematiche del fenomeno sempre più crescente del bullismo, ma di certo le soluzioni non sono facili da trovare.» Dichiararle e non sottovalutarle è già un passo avanti e la conferenza-convegno aveva proprio il compito, l’obiettivo di invitare alla riflessione e, a questo proposito, mi sento di abbinare a questo articolo un pezzo di storia pubblicata sul sito www.laprovinciadelsulcis iglesiente.com e sul numero 291 del giornale cartaceo “La Provincia del Sulcis Iglesiente” del 15 marzo 2016 e, in ultima analisi, anche una lettera aperta di un giovane di Carbonia che, dopo aver letto il mio articolo, ha voluto dare la sua testimonianza. Il coraggio di raccontare, di far sapere, di condividere, di incontrarsi per parlare di persona, può aiutare a superare un trauma, in vista di un equilibrio della persona più sereno e più armonico. Nadia Pische La Giunta guidata da Emilio Gariazzo ha concluso l’iter di affidamento Il coordinatore del PUC è Enrico Corti ’Amministrazione comunale di Iglesias ha concluso l’iter per l’affidamento dell’incarico di coordinatore scientifico del progetto del nuovo Piano Urbanistico Comunale. A seguito di una procedura ad evidenza pubblica, è stato nominato il professor Enrico Corti, già professore ordinario di Pianificazione urbana alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari. Il prof. Corti si è occupato dell’elaborazione dei piani delle città più importanti della Sardegna. Nel comune di Iglesias dovrà coordinare le figure professionali che lavoreranno ai diversi aspetti del nuovo Puc: ambientali e paesaggistici, infrastrutturali ed urbani, storico culturali ed architettonici e socio-demografici. Nel 2015 è stata firmato un protocollo d’intesa con la Regione Sardegna affinché l’elaborazione del Piano di Iglesias sia seguita, tappa per tappa, in relazione all’adeguamento al Piano Paesaggistico re- gionale, cercando così di recuperare tempo prezioso. Sempre nel 2015, anche grazie all’accordo, è stato fatto il lavoro di digitalizzazione della cartografia del vigente PRG ed alla sua integrazione con la cartografia digitale regionale. Chiuse quindi le azioni preliminari, annunciate all’inizio del percorso dall’Amministrazione comunale, si è entrati nel vivo dello studio e del coinvolgimento della comunità cittadina e dei portatori di interesse. IL NUMERO 292 6-7.qxp_IL NUMERO 181 3/10 14/04/16 07:10 Pagina 1 6 Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016 La Provincia del Sulcis Iglesiente Nella prima guerra mondiale il prezzo più alto in termini di vittime venne pagato dalle popolazioni che abitavano le regioni più povere La storica sconfitta dell’Italia a Caporetto Nella notte tra il 23 e il 24 ottobre 1917, nell’aria gelida dei primi rigori della stagione, si scatenò un vero e proprio inferno. (2) Le conseguenze della battaglia, furono talmente gravi che il nome di Caporetto divenne sinonimo di disfatta. In Italia, ogni Giuseppe Mura. mille uomini mobilitati nel corso della guerra, 105 in media, non fecero ritorno. In alcune regioni però, se analizziamo i numeri più nel dettaglio, le statistiche ci mostrano dati ben peggiori: In Campania, ad esempio, i caduti furono 112 su mille, 113 in Calabria, 138 in Sardegna, 210 in Basilicata. Questi dati rivelano una realtà già nota: il prezzo più alto venne pagato dalle popolazioni che abitavano le regioni più povere, dove più alto era il numero degli addetti all’agricoltura, tra queste l’isola di Sardegna dove i pastori erano numerosissimi. E da una famiglia di pastori vennero anche i tre fratelli di cui racconto, oggi a distanza di un secolo, la storia, come prototipo di altre migliaia di storie simili. Salvatore, Giuseppe ed Antonio, sono questi i loro nomi. Erano tre fratelli, rimasti orfani di padre in ancor giovane età. Salvatore, il maggiore, era nato nel 1885, in un paese che sorgeva, ed ancor oggi sorge, sul crinale di un altopiano, estrema propaggine del Logudoro, affacciato a ponente sul mare, nella stessa isola di Sardegna che appena tre anni prima, ancora ospitava l’Eroe dei due mondi, Garibaldi, la cui fama, forse, fu di ispirazione per la scelta del nome del secondo fratello, Giuseppe, nato sei anni dopo, nel 1891. Il paese in cui i tre fratelli nacquero, trascorsero l’infanzia e la prima giovinezza, aveva l’aspetto di ogni altro paese contadino della Sardegna: case basse con poche stanze oscure. La cucina prendeva luce dalla porta di ingresso che si apriva in due metà ed ospitava al suo interno l’asinello e la capretta, con la mola in pietra, in un canto, per macinare la farina, indispensabile alimento per la famiglia. Il focolare, su foghile, delimitato da quattro pietre al centro della stanza, il cui fumo usciva dagli interstizi del tetto, in un angolo l’immancabile telaio in legno. In camera da letto, dormiva l’intera famiglia, i genitori nel lettone e i bimbi in piccole culle di legno auto-costruite. I figli più grandicelli avevano il loro giaciglio sulle stuoie che venivano stese a terra, accanto al fuoco in cucina. Le strade principali del villaggio erano acciottolate con pietre di fiume; non vi era elettricità e nella notte il paese piombava nel buio. Non v’erano fogne né acqua corrente, i panni si lavano al fiume e l’acqua, per gli usi domestici, la si prendeva con brocche in argilla, nella stessa fontana dove si abbeveravano i cavalli. Per i bisogni corporali ci si acconciava dove e come meglio si poteva: i bambini, generalmente seminudi, si liberavano ove si trovavano in quel momento di bisogno, gli adulti, fuori dall’abitato, tra le siepi o accanto ai mucchi di letame. L’alta società del pese era costituita dal maresciallo dei carabinieri, dalla maestra della scuola, dal farmacista, dal medico condotto e da pochi ricchi possidenti. Le autovetture erano sconosciute in tutta l’Isola e il mezzo di locomozione pubblica era la diligenza trainata da 4 o 6 cavalli, il suo arrivo era annunciato dal suono della tromba del postiglione; quando viaggiava verso il paese, che si trovava sul crinale di un altopiano, i passeggeri dovevano, nelle salite più ripide, scendere dalla vettura e, talvolta era necessario dare anche una mano, ai cavalli che arrancavano sull’erta, spingendo la vettura. Erano questi gli ambienti da cui proveniva la gran parte dei coscritti sardi. Alla morte del padre, servo pastore, venne a mancare il sostentamento alla famiglia, così i figli sopravvissuti, più grandicelli, presero la via della montagna, seguendo le orme paterne, per andare a pascolare le pecore, sotto padrone. Ma mentre Salvatore aveva fatto in tempo a seguire i corsi delle prime classi elementari, imparando quindi a leggere e scrivere, Giuseppe che aveva appena sei anni quando il padre morì, invece di salire i gradini della scuola, salì al monte dietro il fratello maggiore. Come spesso accade, però, il destino, il fato o, se si vuole, la Provvidenza aveva deciso diversamente. Le conoscenze acquisite da Salvatore, con la licenza elementare, avevano fatto sì che la sua mente si aprisse a nuovi orizzonti; sulle ali della fantasia, aveva immaginato una vita diversa da quella del pastore, e per dipiù di pecore non sue. Nelle lunghe notti passate a seguire il gregge che pascolava, mentre, con occhio vigile controllava che predatori a quattro e a due zampe non portassero via qualche capo, aveva rimuginato tutte le possibilità di sottrarsi ad una vita di freddo e di stenti, ed infine eccola là la risposta stava in cima alle alte mura bianche, con le Ma nonostante la scarsità toracica o qualunque altro difetto fisico gli avessero riscontrato, tale da ridurre le sue attitudini militari, non si dimostrò, alla fine così grave da far sì che, dichiarata che fu la guerra, non venisse richiamato nel marzo 1916 e ritenuto, questa volta sì, abile arruolato, così da poter diventare anche lui, carne da cannone, come migliaia di giovani sardi che lo avevano preceduto. Nel settembre dello stesso anno, Giuseppe, che fino ad allora aveva al massimo delle sue cruente esperienze, sgozzato un agnellino, si ritrovò vestito con la divisa grigioverde del fante, con tanto di giberne e fucile tra le mani, costretto ad imparare rapidamente almeno i comandi principali che gli venivano impartiti in italiano. La fame, il freddo e i pidocchi lo accompagnarono per tutti gli anni della guerra vissuta da Giuseppe co- L’esercito italiano in rotta dopo Caporetto. garitte ai vertici del quadrilatero che la cinta disegnava. Stava proprio là, nel carcere di Alghero che vedeva ogni volta che scendeva dal monte alla cittadina sul mare. Arrivati quindi i vent’anni, al momento della prima visita per la leva della classe dell’85, espresse la volontà di arruolarsi nel corpo delle guardie carcerarie. Domanda che fu subito accolta facendo di lui un secondino per il resto della sua vita lavorativa. me un qualcosa di incomprensibile, da superare con la proverbiale pazienza che gli veniva dalla sua origine contadina, una calamità ineluttabile alla quale non poteva sottrarsi, così come non ci si può sottrarre al vento gelo dell’inverno o al calore torrido dell’estate. Di buono quella guerra gli lasciò la capacità, acquisita nei fugaci intervalli di ozio tra un assalto e l’altro, tra un turno di vedetta e l’altro, o Soldato in divisa nel 1916. Corvée per il rancio. Aveva 26 anni, quando andò volontario per la guerra in Libia. Correva l’anno 1912 e l’Italia cercava un “suo” posto al sole. Quella scelta valse, a Salvatore la conferma nel corpo delle guardie carcerarie. Giuseppe aveva compiuto i vent’anni, nel 1910 quando, in occasione della consueta discesa quindicinale in paese, per rifornirsi del pane e di qualche pezzo di salsiccia, trovò sua madre che lo attendeva con in mano una cartolina postale; era giunto anche per Giuseppe il momento di andare a fare il militare. La carta che mamma Luigia teneva con tanta attenzione tra il pollice e l’indice era una delle cartoline precetto che chiamava al servizio militare i giovani della classe 1891. Il foglio matricolare che racchiude in due pagine l’intera carriera militare, non è chiaramente leggibile, comunque vi si intravede, pur se le ragioni rimangono incerte, che il coscritto Giuseppe M***, fu Pietro, altezza 1 metro e sessanta centimetri e ½, misura toracica 91 centimetri, con il naso aquilino, colorito bruno, professione pastore, venne riformato e collocato in congedo illimitato provvisorio. tra lo spalare il fango dal fondo della lunga e serpeggiante trincea e una corvée di consegna posta, di imparare a leggere almeno la scrittura a stampa. Non imparò mai a scrivere e leggere il corsivo, se non ad apporre la sua firma. Fu un giovane sottotenente sardo come lui, ad insegnargli i rudimenti della lettura, che gli permisero di leggere, sillabando dapprima le parole, poi sempre più spedito, i pochi giornali che arrivavano in trincea. Quando Giuseppe venne ferito, non era in corso alcun combattimento, semplicemente, stava portando, con l’aiuto di un commilitone, la gamella con la zuppa, dalle cucine nelle retrovie, ai compagni, su, in prima linea. Era un compito facile ma utile, anche se faticoso. Consisteva nel riempire una capace gamella di ferro zincato, del minestrone, la zuppa destinata alla truppa, per poi caricarla, tramite due stecche di legno a cui veniva appeso il recipiente, sulle spalle di due soldati comandati a quella corvée. Con quel peso sulle spalle, i due incaricati dovevano risalire il pendio fino alle prime linee, dove i reparti combattenti, potevano poi tranquillamente rifocillarsi. Il percorso si faceva dapprima sul terreno aperto, per poi infilarsi nella trincea quando ci si avvicinava in zona che poteva essere sotto il fuoco nemico. La trincea non veniva scavata seguendo un percorso rettilineo, in quanto avrebbe potuto essere presa d’infilata dai tiratori austriaci appostati più in alto, sul fianco della montagna, ma seguiva un andamento sinuoso, con frequenti cambi di direzione e numerose erano, dunque, le curve praticate nello scavo. Il nemico, se individuava una postazione favorevole da cui poter colpire un possibile bersaglio umano, vi piazzava un tiratore scelto con fucile dotato di cannocchiale. La canna veniva appoggiata ad un treppiede e, a quel punto il cecchino, era pronto per l’agguato. La parola cecchino, fu coniata dai fanti italiani, proprio nel corso della Grande Guerra; essa deriva dal no- La zuppa l’è cotta. me dell’imperatore D’Austria e Ungheria Francesco Giuseppe, che in vernacolo siculo, sarebbe proprio Cecco Beppe, da cui “cecchino”. Su queste figure, che pazientemente stazionavano per ore con l’occhio incollato all’oculare del cannocchiale, venne anche composta una note canzone dal titolo Ta-Pum, termine onomatopeico, che richiama il suono emesso al momento dello sparo dall’arma del tiratore. Il rumore delio sparo, infatti, veniva percepito in due tempi: il “Tà” era lo schianto della cartuccia seguito poi dal “Pum” della detonazione, quando ormai il proiettile, che andava più veloce del suono, era di già arrivato. Procedevano curvi, dunque, i due soldati, per non offrire un facile bersaglio ad eventuali tiratori austriaci, stando ben attenti a non far emergere dal profilo dell’argine neppure la cima dell’elmetto. Tuttavia, nello svoltare in una delle tante curve della trincea, si udì, improvviso, il temuto schiocco metallico: Tà… Giuseppe che conduceva la marcia, si gettò a terra trascinandosi appresso gamella e compagno che lo seguiva, ma il proiettile già aveva raggiunto il bersaglio trapassandogli la spalla da parte a parte, immediatamente sotto l’omero. Subito soccorso fu sommariamente medicato e trasportato nell’ospedale più vicino. Giuseppe sperava che la ferita gli avrebbe procurato il congedo o, comunque, una lunghissima licenza, ma la Patria aveva ancora bisogno di lui. Era stato ferito il 18 aprile 1917 e rientrò in prima linea il 15 luglio, in forza nel 238° reggimento di fan- teria della brigata Grosseto. Il regio esercito italiano era allora suddiviso in 4 armate, che costituivano le più grandi unità militari; Le armate erano a loro volta composte da 12 Corpi d’Armata, che si suddividevano in 25 divisioni, ciascuna delle quali era fatta da brigate, ed ogni brigata da due reggimenti, composti da 3 battaglioni, ciascun battaglione da 4 compagnie. Il tutto costituiva un’imponente massa di uomini, che nel corso della guerra, raggiunse la cifra di circa quattro milioni e mezzo di soldati che combatterono in prima linea, su circa sei milioni di mobilitati, cosa che comunque non impedì la disastrosa tragedia di Caporetto. La dodicesima battaglia dell’Isonzo che, si sarebbe dovuta condurre nella primavera successiva al 1917 e che, secondo la certezza incrollabile del comandante supremo, avrebbe dovuto essere quella decisiva, fu invece scatenata dal nemico quando ormai, per l’approssimarsi della brutta stagione, si arrestavano quasi completamente le azioni di guerra, cogliendo impreparati i reparti italiani, i quali, nonostante le sicure avvisaglie che venivano dagli avvistamenti di spostamenti di truppe nemiche nelle retrovie, dai rapporti precisi e circonstanziati di prigionieri e disertori, risultasse evidente che si preparava un’azione in forze contro Il soldato Giuseppe nel 1978. le nostre linee, non fu presa alcuna contromisura. Le artiglierie erano in posizione troppo avanzata, le comunicazioni insufficienti e la disposizione che nessuna cannonata doveva essere sparata, né cambiato il loro puntamento, senza l’ordine esplicito dei comandanti superiori. Così quando, nella notte tra il 23 e il 24 ottobre del 1917, le artiglierie nemiche cominciarono il martellamento infernale delle prime linee e delle retrovie più a ridosso del fronte e si sarebbe dovuto cambiare rapidamente lo schieramento, nessuna disposizione in tal senso fu diramata; i comandanti d’armata, divenuti irreperibili, non diedero alcun ordine atto a fronteggiare la situazione, la gran parte delle artiglierie italiane non fecero fuoco e vennero rapidamente aggirate dalle truppe austriache e tedesche che dilagavano nel fondovalle trascurando le alture fortificate, con i cannoni italiani puntati verso le cime, anziché verso il fondovalle, che sarebbero cadute poco dopo essendo rimaste isolate. Fu insomma un insieme di incapacità e indolenza a causare il disastro e il successivo caos. Superate le prime linee con i nostri poveri fanti uccisi dal gas utilizzato dal nemico, gli agili reparti austriaci e tedeschi, i cui ufficiali, a differenza dei nostri, godevano di una discreta libertà d’azione con l’opportunità di prendere, autonomamente, decisioni in funzione del mutare della situazione, dilagarono lungo le vallate arrivando in pochi giorni in vista della Pianura Padana. Interi reparti dell’esercito italiano si sciolsero come neve al sole, le strade si riempirono di soldati sbandati, carri e mezzi di locomozione di ogni tipo, intasando il passaggio così da ostacolare ogni movimento di truppe di rincalzo, ogni tentativo di creare un argine all’avanzata, si rivelò inutile. Nella sera del giorno 25 cedette la linea di difesa stabilita sui monti a ovest dell’Isonzo. Il giorno 27 gli austro-tedeschi erano a Cividale, il 28 a Udine, il 30 a Codroipo. Il 3 novembre già dilagavano in Veneto. Solo il 4 si cominciò ad organizzare l’estrema linea di difesa sul fiume Piave. Con l’arrivo di quell’autunno 1917 anche Giuseppe, come altre centinaia di migliaia di soldatini taliani schierati contro il nemico, si preparava ormai ad affrontare un altro lungo inverno di guerra che avrebbe portato con sé tutti quei disagi a cui si erano abituai, la neve e il gelo, il freddo e le privazioni dei lunghi mesi da passare in trincea, ma anche l’arresto di operazioni militari di vasta portata, rese impossibili dalle condizioni climatiche. Invece nella notte tra il 23 e il 24 ottobre, nell’aria gelida dei primi rigori della stagione, si scatenò l’inferno: centinaia di cannoni aprirono un fuoco concentratissimo nell’alta valle del fiume Isonzo, fra Tolmino e Plezzo. Era un uragano di fuoco concentrato su un fronte di poche decine di chilometri, accompagnato dagli scoppi di bombole e granate cariche di fosgene, il micidiale gas contro il quale le approssimative maschere in dotazione dei fanti italiani si rivelarono inutili. Quando alle quattro e mezzo del mattino il fragore del bombardamento cessò, nelle valli tornò la calma mentre una densa nebbia mortifera stagnava sulle trincee e sulle postazioni italiane. Crepitare discontinuo di fucileria e scariche di mitragliatrice provenivano dalle alture circostanti. Giuseppe si trovava quel giorno nel fondovalle, il fragore e il bagliore continuo del bombardamento era sì più intenso del consueto ma ancora non faceva presagire la tragedia che stava per compiersi. Alle sei e mezzo il cannoneggiamento riprese con esplosioni più forti e schianti terrificanti, segno che erano entrati in azione i mortai e le bombarde che sempre precedevano l’assalto. Giuseppe vedeva l’orizzonte formato dal profilo delle montagne incendiarsi e fiammeggiare come un vulcano; nuvole di fumo si sollevavano con repentine lingue di fiamma nella luce livida di un’alba piovigginosa. Erano le nove quando fu sparata l’ultima salva e subito dopo tutta la zona cominciò a formicolare di divise grigie. Le fanterie austriache e tedesche balzavano all’attacco incontrando scarsissima resistenza tra le trincee squassate dalle immani esplosioni. Alle truppe ancora efficienti non arrivavano ordini dai comandi e i pochi ufficiali presenti erano confusi ed agitati. Giuseppe, da appena qualche mese rientrato in linea, già dal primo di novembre era caduto prigioniero del nemico. Senza avere l’opportunità di combattere, il reggimento, di cui faceva parte completamente circondato, si era arreso. Era iniziata la lunga prigionia che lo avrebbe portato, prima in Austria e poi in Belgio, paese occupato dai tedeschi. Giuseppe Mura (continua) I dati statistici sono desunti da: La Grande Guerra degli Italiani 19151918. A. Gibelli 2002. IL NUMERO 292 6-7.qxp_IL NUMERO 181 3/10 14/04/16 07:10 Pagina 2 Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016 7 La Provincia del Sulcis Iglesiente Interessante incontro culturale per gli alunni delle classi quarte della Scuola primaria dell’Istituto Comprensivo Satta di Carbonia Tanti bambini conquistati da Bruno Tognolini O Lo scrittore cagliaritano, diventato scrittore a soli 8 anni senza conoscerne il motivo, la storia e le poesie più belle le deve ancora scrivere. cchi brillanti e curiosi mi osservano, scrutano i miei movimenti, ridono fra loro per nascondere l’imbarazzo. Prendo carta e penna e subito cala il silenzio... oggi (30 marzo 2016) incontro le classi quarta B e quarta C del tempo normale della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo Satta di Carbonia. È sempre bello ascoltare i bambini... oggi mi hanno raccontato dell’esperienza vissuta presso la Biblioteca comunale di Carbonia con lo scrittore cagliaritano Bruno Tognolini. Timidamente hanno iniziato a farsi avanti... Nicol della IV C, sicura di sé, dice di aver preso due libri in prestito proprio dopo aver conosciuto lo scrittore e le sue filastrocche... Beatrice, sua compagna di classe, racconta una cosa curiosa che riguarda Bruno Tognolini... sin da piccolo ogni volta che sentiva un’emozione, la viveva e poi la scriveva... soprattutto la rabbia... ma la interrompe Lorenzo, anche lui compagno di classe, per dirle che lo scrittore ha raccontato che non si adira mai!!! Anche Elisa, sempre della sezione C, vuole dire la sua... Tognolini non conosceva una filastrocca che io gli ho recitato e gli è piaciuta talmente tanto che se l’è pure registrata. La IV C ormai è lanciata e si va avanti con Alex che ci racconta che lo scrittore in questione ha scritto dell’emozione della rabbia perché ormai di libri che ne parlino della rabbia non ce ne sono più. Sara ci riferisce che Tognolini ha detto di aver scritto tantissimi libri, ha iniziato da piccolo... quando lo sgridavano lui si adirava e poi correva a scrivere... Una timidissima Alice della IV B si ricorda di aver sentito dire allo scrittore che da piccolino gli dicevano «scemo scemo» e lui ridendo rispondeva «sono scemo e son felice ma è più scemo chi me lo dice!» L L’ora passa veloce tra racconti e risate... qualche bambino legge persino qualche filastrocca inventata in classe. Eccone alcuni stralci... La prima dedicata al papà «Papà sei molto bello e diventerai un modello. Sei amante delle feste No è una tortura! Mangia la minestra... La butto dalla finestra! Mangia la pasta... Manco quella che è rimasta! Mangia il pollo... Neanche se gli tiro il collo! Uffa mangia almeno la cioccolata... L’incontro di Bruno Tognolini con gli alunni dell’Istituto Comprensivo Satta. L’intervento dell’assessore della Cultura del comune di Carbonia, Loriana Pitzalis. ma non andrai mai a Trieste. Papà sei il più caro e vali più del denaro. Papà ti voglio bene e staremo sempre insieme!» Una dedicata ad uno gnomo Lo gnomo Frank Lo gnomo Frank è troppo magro! È magro, magro, magro! Mangia la verdura... Ah di quella ne mangio almeno una tonnellata! Bruno Tognolini sembrerebbe aver deciso di diventare scrittore a soli 8 anni anche se non ne conosceva il motivo... ma una cosa la sa per certo... la storia e le poesie più belle le deve ancora scrivere! Nadia Pische [email protected] La banda musicale Giuseppe Verdi di Sant’Antioco ha festeggiato i suoi primi settant’anni di attività a banda musicale Giuseppe Verdi di Sant’Antioco, fondata nel 1946, dopo la guerra, dal maestro Domenico Cardaropoli con l’aiuto di pochi musicisti e da un piccolo comitato cittadino, oggi una tra le bande musicali più note ed apprezzate del Sulcis, festeggia i suoi primi settant’anni di attività. A ricostruire la storia del complesso bandistico antiochense è Giuseppe Lai, noto invidiati in tutta la Provincia.» Giuseppe Lai racconta che la banda musicale non ha mai avuto contributi di nessun tipo, sorreggendosi per le piccole spese, solo con i servizi musicali nelle processioni, dalle feste paesane, dove la banda veniva invitata a suonare e per concerti nelle piazze di tutta la provincia. «Potevamo contare solo su un piccolo contributo per il maestro La banda musicale di Sant’Antioco degli anni ‘50. Pinuccio, che serba ancora vivi ricordi di quando giovanotto iniziò a suonare la tromba, entrando a far parte della banda musicale. «Già dai primi anni questo gruppo di giovani allievi e musicisti di una certa esperienza formavano con successo un complesso bandistico ben affiatato - racconta Giuseppe Lai - in poco tempo siamo arrivati ad essere un gruppo di 50 musicisti mentre noi musicisti suonavamo gratis per la passione che avevamo per la musica ed il grande orgoglio di appartenere a questo corpo bandistico, così apprezzato e ben organizzato». «Il repertorio - ricorda ancora con orgoglio Giuseppe Lai - comprendeva marce religiose, trionfali, militari e sinfoniche. Tra le arie più importanti suonate nelle piazze: il Ri- goletto, la Sonnambula, il Barbiere di Siviglia, Madama di Tebe, la Vedova Allegra, Casta Diva, Carmen e Tosca.» Giuseppe Lai è stato uno dei primi componenti della banda musicale e ricorda che suo padre vendette delle pecore per comprargli la tromba. «Avevo 14 anni quando, acquistata la tromba, mio padre mi portò dal maestro, a cui chiese di inse- N Nasce il progetto “Giovani in ascolto” Per presentare le candidature c’è tempo fino al 20 aprile. asce“Giovani in ascolto”, un nuovo progetto dedicato all’ascolto specifico dei giovani. La Caritas diocesana di Iglesias offre l’opportunità a sei giovani (di età compresa tra i 18 e i 28 anni compiuti, come da bando pubblico) di mettersi alla prova con l’esperienza del Servizio Civile Nazionale. Per candidarsi c’è tempo fino alle ore 14 del 20 aprile. Le informazioni dettagliate sono disponibili presso il portale di Caritas Sardegna (www. caritassardegna.it). Si può inoltre contattare la Segreteria della Caritas diocesana di Iglesias all’indirizzo e-mail: segreteria@ caritasi glesias.it . I giovani selezionati saranno impegnati per 30 ore alla settimana e, anche attraverso un percorso di formazione, attivamente nei tre Centri di ascolto Caritas della Diocesi di Iglesias: “Marta e Maria” a Iglesias, “Madonna del Buon Consiglio” a Carbonia e “San Francesco e Santa Chiara” a Sant’Antioco. La loro attività si affiancherà a quella di volontari e operatori già presenti e consentirà di intercettare il disagio ed i bisogni dei giovani ascoltati. «Le difficoltà incontrate dai giovani - spiega Raffaele Callia, direttore della Caritas diocesana di Iglesias e responsabile del Servizio Studi e ricerche della Caritas regionale -, sono anche quelle legate ad una tendenziale chiusura e ad una resistenza ad aprirsi ed esporre liberamente il proprio disagio. Difficoltà derivanti anche dal non trovarsi di fronte “dei pari”, in grado di entrare in immediata sintonia con il proprio vissuto, il modo di ragionare e di vivere la propria condizione giovanile. Soprattutto per tale ragione si ritiene che i migliori ascoltatori dei giovani possano essere altrettanti giovani (qualificati e accompagnati da figure adulte esperte), con i quali tessere dei legami fiduciari, capaci di esplorare nel profondo il disagio e condividere i percorsi di crescita nell’autonomia.» Fra le povertà più gravi che interessano i mondi giovanili del Sulcis Iglesiente vi sono quelle di ca- si sviluppa nel territorio diocesano, che comprende 64 parrocchie distribuite in 24 Comuni. La popolazione locale sta registrando un progressivo invecchiamento. Molto alto è il tasso di disoccupazione e sono in aumento diverse forme di lavoro nero e di sfruttamento dei lavoratori, mentre peggiorano le condizioni del mercato del lavoro, in particolare giovanile ed è a livelli di emergenza la dispersione scolastica. La Cattedrale Santa Chiara e il Palazzo vescovile. rattere progettuale, con la mancanza di conoscenza e orientamento sulle opportunità riguardo ai percorsi formativi, di lavoro e di autoimpresa. Da qui l’urgenza di dare speranza e restituire protagonismo ai giovani, considerati come “i nuovi poveri” del territorio del Sulcis Iglesiente. Un disagio, quello del mondo giovanile, che si registra non solo nel mondo del lavoro e dell’istruzione ma anche in tema di dinamiche relazionali e familiari. Il progetto “Giovani in ascolto” La presenza nel territorio della Diocesi di un crescente numero di immigrati, fra cui molti giovani che necessitano di consulenza e accompagnamento per una più facile integrazione nel tessuto sociale di accoglienza, spinge la Caritas diocesana a rafforzare i propri servizi di ascolto, affinché lo straniero non venga vissuta come una minaccia, ma come una risorsa. Anche su questi temi, i giovani in Servizio Civile verranno chiamati a vivere delle esperienze significative. M Migliaia di visitatori hanno raggiunto l’Isola per la 657ª Festa di Sant’Antioco Martire igliaia di visitatori hanno raggiunto l’Isola per assistere ai festeggiamenti per Sant’Antioco Martire, giunti alla 657ª edizione. Un’esplosione di colori, sorrisi, suoni e profumi, sotto un cielo azzurro, si è presentata domenica mattina lungo la via Nazionale di Sant’Antioco, alla sfilata organizzata dall’associazione Pro Loco. Grande spettacolo, qualche ora dopo, sul campo del Lungomare Silvio Olla, a Sant’Antioco, con le pariglie “Sa cursa po Santu Antiogu”, con cavalieri provenienti da tutta la Sardegna e sfilata di cavalieri in costume sardo. La giuria ha assegnato il primo premio ai cavalieri di Oristano. Il programma dei festeggiamenti ha raggiunto il suo clou, lunedì sera, con la Santa Messa celebrata dal vescovo di Iglesias, mons. Giovanni Paolo Zedda, con il coro Anninora di Desulo e, al termine, con la processione per le vie del paese. Lo spettacolo delle pariglie. La processione con il Santo. L’angolo della poesia a cura di Nadia Pische gnarmi a suonarla; posso dire che nella banda ci sono stato per ben 47 ann, prima come prima tromba, poi organizzatore e vice maestro, senza però mai abbandonare la tromba. Dei musicisti della prima ora oggi ancora in vita - conclude Giuseppe Lai - siamo rimasti solo in cinque.» Tito Siddi [email protected] Se anche tu desideri veder pubblicato un tuo pensiero, una tua poesia... non esitare, rivolgiti subito a: [email protected] . Non aspettare oltre... a volte realizzare un sogno sembra impossibile ma... mai dire mai! Dolci sensazioni Dolci sensazioni... forti emozioni... il calore di un abbraccio diverso, il profumo della tua pelle, le nostre mani che si intrecciano... Carezze audaci, labbra che mi sfiorano la pelle... La tua bocca sulla mia e poi freddo! Ti cerco nell’aria che respiro, nell’acqua che bevo, nei raggi del sole che mi scaldano... Finalmente ti trovo tra le onde del mare che con tenerezza mi sfiorano e come un pensiero prepotente in me cresce la voglia di essere tua... IL NUMERO 292 5-8.qxp_IL NUMERO 181 3/10 14/04/16 13:49 Pagina 1 8 Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016 La Provincia del Sulcis Iglesiente È stata presentata il 19 e 20 marzo, con uno straordinario successo, alla “Corte” di Cagliari, la seconda edizione della rassegna fieristica La “Primavera Sulcitana” è partita col piede giusto Q Il programma prevede complessivamente 11 tappe, la prima il 16 e 17 aprile a Carbonia, l’ultima il 18 e 19 giugno a Iglesias. uando la favola diventa realtà! è quel che è accaduto sabato e domenica scorsi nel varcare la soglia di Villa Ballero, a Cagliari, per l’anteprima della Primavera Sulcitana 2016... Tutto sembrava aver fatto un tuffo indietro nella favola del passato dove noi bambini regnavamo felici tra le sottane delle nonne e i pantaloni di velluto dei nonni. Un giardino fiorito accoglie i numerosissimi ospiti che, sorridendo rilassati, si muovono tra le piante per soffermarsi talvolta ad ammirare, altre volte a gustare e ad assaporare, gusti per palati prelibati... dal salato del formaggio, all’inebriante del limoncello, dal torrone appena fatto al calice di vino raffinato, dalla fregola al gnocchetto, senza tralasciare neanche il dolcetto. Gioielli delicati finemente lavorati a mano, l’olio di lentisco dai mitici poteri ed il miele dal colore ambrato che ricorda il sole... ma anche tanto divertimento per i bambini, e mentre loro saltano felici intorno “i grandi” mangiano seduti sul prato. Perché non è certo mancata la buona cucina... gli ospiti hanno potuto gustare per una modica cifra dai ravioli alla fregola, passando per le linguine, dal pesce arrosto... al pesce fritto, il tutto accompagnato da un buon bicchier di vino. Ma anche maschere della tradizione sarda, finemente decorate a mano. Ma la favola prende vita quando, al di là di un altro imponente cancello, scorgi il casolare... maestoso e ricco di tradizione, interamente ristrutturato e meravigliosamente fedele all’epoca del passato... un passato fatto di archi, nicchie, scale di marmo, grandi camini, bagni di alabastro, lunghe tavolate e massicce credenze... finestre che si affacciano direttamente sul mare... teatro di tramonti mozzafiato che solo madre natura sa raccontare. E ancora stand con formaggio ar- ricchito da mirto o suppellettili realizzati dal fico d’India, monili e casette in miniatura. La squisitezza della padrona di casa, l’avvocato Roberta Ballero, ben si sposa con l’eleganza e la sobrietà della tenuta... tutto è ordinato, tutto è curato nei minimi particolari... un luogo fatato che accoglie anche un angolo per il cocchio di Sant’Efisio ed una piccola cappella dove potersi rac- Carbonia, dove sicuramente ogni cosa troverà il suo posto per raccontare di sé e di come ha fatto parte del passato? Due giornate dove gli ospiti ritroveranno profumi di ieri che rievocheranno ricordi, che andranno nel profondo dell’anima per tirar fuori quelle emozioni nascoste che solo i tempi lontani sanno donare. Le tappe della 2ª Primavera Sulci- L’anteprima della seconda edizione ha registrato una grande partecipazione popolare. Una delle meravigliose sale di Villa Ballero. cogliere in preghiera. Una giornata indietro nel tempo, dove non è mancata la musica sprigionata dagli LP di Nando e Roberto o il canto in lingua sarda ad opera dei bambini e delle bambine della 1ª A della scuola primaria di Gonnesa. Che aggiungere, se non appuntamento al 16 e 17 aprile, alla prima tappa della Primavera Sulcitana 2016, a tana, che ha due nuovi prestigiosi partner come Moby e Tirrenia, saranno complessivamente 11 ed ognuna riserverà delle sorprese che cattureranno l’attenzione di grandi e piccini... Avanti tutta quindi e in alto il cuore del Sulcis... lavoriamo uniti per farlo scoprire a chi non lo conosce e riscoprire a chi lo ha dimenticato. Nadia Pische Cantina Santadi Via Su Pranu, 12 - Santadi - Tel. 0781 950127-953007 - Tel. e Fax 0781 950012 Dopo sette anni ha vinto la sua battaglia contro il cancro S Quasi 200 km a piedi da Carbonia a Sindia per ringraziare 3 santi per la sua guarigione ette anni fa ha scoperto di avere un cancro alla vescica e per due anni ha ignorato le cure, confidando in una guarigione miracolosa, per inseguire la quale si è recato anche a Lourdes; il 22 marzo scorso, all’ennesima visita di controllo, dopo cinque anni di cure, diversi trattamenti di chemioterapia e ben sette interventi chirurgici, l’ultimo dei quali effettuato il 26 febbraio, la gioiosa scoperta di essere guarito e, all’età di quasi 67 anni, il ritorno alla vita, una vita profondamente diversa rispetto alla precedente, arricchita da una fede profonda. è l’esperienza vissuta da Giuseppe Senes, 67 anni, imprenditore di Carbonia che, in segno di ringraziamento ai tre santi del suo paese natale, San Giorgio, San Raffaele e Sant’Isidoro, ha deciso di raggiungere a piedi Sindia, dove è arrivato giovedì 14 aprile e dove, dopo 28 anni correrà anche l’Ardia a cavallo. Nel 2009 la malattia ha cambiato la vita di Giuseppe Senes. «Per due anni sono andato in depressione. Vedi la vita scappare via, non pensi al lavoro, alla famiglia, non pensi a niente e non hai il coraggio di fare le visite che dovresti fare e magari di farti operare. Ho deciso di andare dai medici con due anni di ritardo. La mia è stata una lunga battaglia durata cinque anni, fino a quando, il 22 marzo, con molta meraviglia, il professore mi ha detto che... il tumore non c’era più.» P è sicuramente choccante scoprire di essere malati, ma è altrettanto choccante, probabilmente, apprendere la notizia della guarigione... «Devo riconoscfere che è ancora più choccante, piango tutti i giorni, per la gioia, per un premio di Dio che mi è arrivato addosso come una cosa meravigliosa. La vita ricomin- città mineraria ha poi lavorato da imprenditore e da commerciante, con alterna fortuna. «Oggi mi sento ragazzino, non mi sento addosso 67 anni, prima ne avevo 80. La mia vita è proprio cambiata, vedo tutto diverso, tutte le mattine mi alzo, vado a camminare e pratico diversi sport. Sono felice di Giuseppe Senes con la moglie e il figlio alla partenza da Carbonia. cia e io ho fatto la promessa di andare a piedi a Sindia, quasi 200 km da solo e, dopo 28 anni, correrò l’Ardia.» Giuseppe Senes ha ritrovato l’entusiasmo giovanile ed anche le forze di quando, ragazzo, a soli 16 anni e mezzo, emigrò in Francia e, dopo alcuni anni, rientrò per lavorare da muratore, a Carbonia. Nella essere ritornato in questo mondo. Ringrazio chi mi è stato vicino, chi mi ha aiutato, perché quando cadi in depressione stai veramente molto male ed hai bisogno di aiuto. Mi sono avvicinato alla fede. Prego tanto. Quando la fede ti entra dentro - conclude Giuseppe Senes -, non ne puoi più fare a meno.» Giampaolo Cirronis Per la prima volta il Sulcis Iglesiente è autosufficiente Crescono le donazioni di sangue er la prima volta è stata raggiunta l’autosufficienza per il sistema trasfusionale del Sulcis Iglesiente. Un momento di tregua alla perenne carenza di sangue nel nostro territorio, è stato raggiunto grazie ai donatori abituali della provincia e all’iniziativa congiunta ASL 7 - Comando del-la Scuola Allievi Carabinieri di Igle-sias che sta inviando gli allievi volontari a donare il sangue. Grazie alla disponibilità di questi giovani, la ASL di Carbonia Iglesias, non solo sta riuscendo a far fronte alle esigenze interne, ma periodicamente sta inviando il sangue ad altre strutture trasfusionali dell’isola. L’iniziativa è nata a seguito di un corso di formazione iniziato nell’ottobre 2015 nei confronti di 350 allievi carabinieri i quali, sensibilizzati in tal senso, hanno manifestato la volontà di donare il proprio san- I gue; pertanto dal dicembre scorso (ricordiamo che nel periodo natalizio la ASL 7 si trovava in grave difficoltà per carenza di sangue), i ragazzi hanno cominciato questa lodevole attività di donazione consentendo di raggiungere l’importante e storico risultato. L’auspicio, espresso in un incontro di qualche giorno fa tra il commissario della Asl e e il colonnello Sorrentino, è che la collaborazione continui in maniera pressoché stabile. La Direzione coglie l’occasione per ringraziare tutti coloro che dedicano qualche ora del proprio tempo a questo importante gesto La donazione di sangue non comporta alcun rischio per il donatore che oltretutto esegue “gratuitamente” tanti esami utili per verificare il proprio stato di salute. Le donazioni possono essere effettuate presso le strutture trasfusionali di Carbonia (tel. 0781 6683457) e Iglesias (tel. 0781 3922854) tutti i giorni feriali dalle ore 8.00 alle ore 12,30. Per donare il sangue bisogna essere maggiorenni, pesare almeno 50 kg e essere in buono stato di salute. Prima della donazione il donatore verrà valutato da un medico esperto in Medicina trasfusionale. Tutti i donatori riceveranno adeguato ristoro. Nella ASL 7 si raccolgono oltre 7.000 unità di sangue all’anno, In alcuni periodi dell’anno, in linea con ciò che avviene in tutta Italia, le scorte diminuiscono, per cui non si riesce a far fronte alle numerose richieste che aumentano di anno in anno. La patologia thalassemica è quella che richiede il maggior numero di unità (oltre la metà delle emazie raccolte è destinata a questi pazienti che, per la maggior parte, sono persone adulte). Il Governo ha concesso una premialità alle scuole sarde LATINIA Vino dolce da vendemmia tardiva di uve Nasco dei vigneti ad alberello - antica vigna “Latina” del Basso Sulcis della Sardegna. Vino mediterraneo, caldo, solare che, servito a 10°-12° C, esalta il dessert e partecipa a tutti i momenti di incontro e di festa. Ha ricevuto il “Premio speciale” “miglior vino dolce dell’anno” 2002 e i 3 bicchieri del “Gambero Rosso” Miglior vino da dessert al Vinexpò 2001 di Bordeaux. 28,3 milioni per “Tutti a Iscol@” l Governo nazionale ha concesso alle scuole della Sardegna una premialità da 28,3 milioni di euro. Le risorse saranno utilizzate dalla Giunta regionale per sostenere tre linee di intervento del progetto “Tutti a Iscol@” per il biennio 2016/2018, con interventi mirati ad arginare il fenomeno dell’abbandono scolastico, spesso causato dal deficit di competenze. La premialità, come ha spiegato l’assessore competente Claudia Firino, è legata al Progetto Obiettivi di Servizio previsto dal QSN (quadro strategico nazionale) 2007/2013 che ha introdotto nella programmazione nazionale un percorso di miglioramento dei servizi per la popola- zione e l’innalzamento della qualità della vita, con il fine di equiparare le regioni del Mezzogiorno a quelle del Nord. La Regione Sardegna ha partecipato al meccanismo di incentivazione, ricevendo il riconoscimento di 28,3 milioni per la Pubblica Istruzione. Quindici milioni saranno destinati alla linea “Miglioramento delle competenze”, 10 milioni a “Scuole Aperte”, e 3,3 per “Acquisto di scuolabus”. Sul miglioramento delle competenze si interverrà nelle scuole secondarie di I grado e nel biennio delle scuole secondarie di II grado, per un totale di 77mila allievi, ovvero con le risorse a disposizione si coinvolgerà l’8% della popolazione stu- dentesca del biennio. Mentre, su Scuole aperte, il finanziamento sarà utilizzato per fare delle “call” annuali delle Autonomie scolastiche che partecipano e che potranno presentare progetti di rafforzamento dell’offerta formativa e di fruizione dello spazio scuola, coinvolgendo così 182 mila studenti sardi. Si procederà inoltre all’acquisto del terzo lotto degli Scuolabus, dopo quelli da 28 e 38 posti, le risorse degli obiettivi di servizio serviranno ad acquistare 18 mezzi da 45 posti, partendo dal precedente Avviso e dando la priorità ai Comuni che hanno avuto la chiusura di scuole nell’ultimo processo di dimensionamento scolastico. IL NUMERO 292 4-9.qxp_IL NUMERO 181 3/10 14/04/16 13:52 Pagina 2 Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016 S Si è conclusa lo scorso 26 marzo l’anteprima dei Seminari Mare e Miniere 2016 i è conclusa sabato 26 marzo, vigilia di Pasqua, a Iglesias, l’anteprima dei Seminari di Mare e miniere 2016. Grande entusiasmo e fiumi di energia, quelli che i partecipanti al corso hanno fatto fluttuare nell’aria, nella saletta dell’ex scuola elementare maschile che li ha ospitati... Arrivo sabato mattina... la porta è chiusa... non occorre aprirla per captare l’armonia delle voci che si legano in un coro neonato... La guida ferma e decisa delle insegnanti Elena Ledda e Simonetta Soro è determinante affinché si possa dare il meglio... impegno e serietà intercalati da sorrisi sono sicuramente la giusta veste che un seminario di questi livelli doveva avere... Elena e Simonetta hanno il canto che scorre nelle vene! Persone e professioni diverse, quelle dei corsisti, ma con un hobby molto forte in comune, persone che si uniscono per andare incontro alla tradizione popolare, per rimettere in auge un passato da non dimenticare, un passato da cantare magari accompagnati alla tastiera da Angelo Saltamonte. Il lavoro corale si è svolto partendo da un brano sacro “A ita ses torrau”, che canta il lamento e la disperazione di Maria nel ritrovare il proprio figlio straziato e crocifisso. In seconda battuta, il coro si è concentrato su un canto della prima guerra mondiale “Regassine vi prego ascoltare”. Poi un canto di risaia “Amore mio non piangere”. Elena Ledda sorride soddisfatta mentre dice: «Abbiamo anche cantato due brani in una lingua inesistente per imparare con naturalezza i tempi dispari. Ci siamo divertiti... abbiamo cominciato a respirare, a legare i fiati e le frasi musicali, a dare importanza agli accenti QUATTROESSE 9 La Provincia del Sulcis Iglesiente tonici, alla dizione e all’interpretazione... ma abbiamo ancora moltissimo da fare!» Di certo tante emozioni in gioco... accoglienza e semplicità... un cerchio umano che canta in coro assemblando voci e cuori... Per Francesca anche qualche lacrima liberatoria a seconda del brano interpretato... quelle che scaturiscono nel riesumare gioie e dolori del proprio vissuto. Piera, in arte Artemisia, è grata agli organizzatori di questo corso l’entusiasmo per docenti e allievi che ripeteranno l’esperienza dal 27 giugno al 2 luglio a Portoscuso, dove verrà poi presentato, a fine seminario un evento scenico. A completare il quadro di mare e miniere una cornice dai toni armoniosi è sicuramente quella regalata dalla presenza del maestro Luigi Lai, che con le sue launeddas fra le labbra ha ancora una volta impartito lezioni di melodia sarda... perché il re delle launeddas, come ormai lo chiamano, suonando lo Alcuni allievi con Elena Ledda e Simonetta Soro. che ha saputo risvegliare l’interesse per il canto popolare che rischia di perdersi se non fosse proprio per l’amore di professionisti come loro che lo praticano e lo diffondono con queste belle iniziative. Mirko, il più piccolo del gruppo, ha vissuto con gran piacere l’esperienza, e poi con insegnanti come Elena e Simonetta, aggiunge, non poteva non essere così, il gruppo si è subito affiatato, un’esperienza che rifarei ad occhi chiusi... Il seminario, fortemente voluto e patrocinato dal comune di Iglesias, registra quindi il massimo del- strumento a fiato più antico della cultura musicale mediterranea raccoglie consensi e cattura allievi. Popolare per la maestria dell’arte del suo suonare che lo vede portare nel mondo la tradizione, il folklore, la passione e la storia della nostra isola, è conscio del fatto che la musica raccoglie ed accoglie il cuore di un popolo e lui con la magica melodia delle launeddas incanta tutti... grandi e piccini che si lasciano trasportare dalla forza delicata delle canne melodiche più delicate al mondo. Nadia Pische ATTREZZATURA AGRICOLA BOMBOLE GAS MANGIMI PER TUTTI GLI ANIMALI IMPIANTI D’IRRIGAZIONE ATTREZZATURE EQUITAZIONE ABBIGLIAMENTO VELLUTO SARDO GIARDINAGGIO CONCIMI PIANTINE DA ORTO Via Giotto, 2 - Loc. 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Il direttore artistico della Associazione Culturale Punta Giara, Basilio Sulis, ha illustrato la linea artistica del programma del festival che nella prossima edizione sarà interamente dedicato a Frank Zappa, a quanto il suo pensiero sia ancora attuale e alla sua eredità musicale. Francesco Peddoni ha esposto in dettaglio il cartellone artistico della rassegna. «Il Festival è dedicato a Frank Zappa - ha detto Basilio Sulis -, non sarà la solita dedica. Non abbiamo detto agli artisti di rifare brani di Zappa, non sarebbe piaciuto a lui e non rientra nella personalità di Zappa. La sua figura aleggerà in piazza del Nuraghe, a Sant’Anna Arresi, i musicisti sono avvisati e sanno che non dovranno fare delle cover di Zappa. Vogliamo scrivere pagine moderne attraverso lui, ponendo degli obiettivi ai musicisti e a noi stessi: il primo obiettivo è: “Se Zappa fosse qui fra noi, dove sarebbe andato a parare musicalmente?” Siccome era anche un intellettuale, cosa avrebbe pensato del mondo in cui stiamo vivendo noi adesso? La lezione di Zappa è ancora attuale? Dove si manife- A sta in maniera più compiuta il suo pensiero? Questi sono gli obiettivi e a queste domande potranno dare risposte solo i musicisti ed un’organizzazione che dovrà essere davvero importante, potranno dare le risposte.» «Il programma presentato è pari all’80% di quello che proporremo dal «Abbiamo deciso di dedicare il festival al musicista più eterogeno del panorama musicale del ‘900, quello che sta dando ancora delle idee da sviluppare - ha aggiunto Francesco Peddoni, componente dell’associazione culturale Punta Guara - e noi abbiamo deciso di svilupparle a modo nostro, La conferenza stampa svoltasi nei locali di Villa Muscas, a Cagliari. 1 al 10 settembre - conclude Basilio Sulis -. Abbiamo presentato la rassegna con largo anticipo, perché avevamo necessità di porre quanti vorranno venire a Sant’Anna Arresi, nella condizione di potersi organizzare e per questo l’associazione ha acquistato, anche con una buona dose di rischio, 300 posti letto in regime “vuoto per pieno”». in chiave jazz, con musicisti importantissimi, grandi ensemble e piccole formazioni, cercando di ottenere di ottenere una rielaborazione del pensiero “zappiano”.» Il programma vede la presenza di alcuni musicisti ormai “di casa” a Sant’Anna Arresi e partecipano all’elaborazione di progetti originali. Brillanti risultati degli alunni dell’Istituto Satta ai Giochi matematici del Mediterraneo 2016 nche quest’anno, come ormai accade da ben cinque anni, si sono disputati i “Giochi matematici del Mediterraneo”. Ai giochi hanno partecipato le classi terze, quarte e quinte della scuola primaria e le prime, le seconde e le terze della secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo Satta di Carbonia, sotto la dirigenza di Romina Lai. La gara ha visto le classi partecipanti impegnate in tre prove: la prima di classe, la seconda d’istituto e la terza regionale. Il 4 marzo si è svolta, a Selargius, la terza prova, quella regionale, che ha fornito la possibilità ai primi classificati di ogni classe, di accedere alla gara nazionale che si svolgerà a Palermo. Ma leggiamo le impressioni dei partecipanti più piccoli, che si sono emozionati nel prender parte ad un evento che li ha coinvolti non poco. Luca Colasanto, alunno della terza A tempo pieno di via Mazzini, insegnante Nicoletta Leone, ha ricevuto la medaglia di bronzo per essersi classificato al terzo posto. «Dopo la prova ci hanno riunito tutti in una stanza, per aspettare i risultati… io avevo molta paura, il cuore mi batteva forte forte… quando poi hanno letto il mio nome, il cuore mi batteva ancora di più… ma per la contentezza!» Lorenzo Pinna, classe quarta C tempo normale, insegnante Carla Pinna, andrà a Palermo perché si è classificato al primo posto ed ha ritirato con gioia la medaglia d’oro. «All’inizio ero calmo, poi però ogni cinque minuti chiedevo quanto mancava… mi sono persino colpito l’occhio col foglio! Poi ho iniziato a sudare… mancava poco tempo e avevo ancora quattro prove… stavo morendo dal caldo… la maestra non pensava che ce l’avrei fatta! Ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuto: Alex, Daniele, Francesco e tanti altri compagni.» Paolo Mammarella, classe quarta B tempo normale, insegnante Carla Pinna, si è classificato al terzo posto, medaglia di bronzo. «Anche l’anno scorso ho partecipato ai Giochi del Mediterraneo, però quest’anno mi è piaciuto di più perché c’era anche qualche mio compagno di classe. Mi sarebbe piaciuto che tutta la classe si fosse classificata per andare tutti insieme a Palermo, perché io adoro i giochi di squadra. Per me le prove sono state divertenti e facili, anche se non sono arrivato primo ma terzo. Ho dato, comunque, una soddisfazione alle maestre, soprattutto a maestra Carla, insegnante di matematica, e ai miei compagni di classe.» Alessio Billai, classe quinta B tempo normale, insegnante Isa Pani, si è classificato al terzo posto, medaglia di bronzo… «Quando sono arrivato a Selargius ero teso. Alla fine della prova ero tranquillo e quando mi hanno premiato tra i primi tre avevo ansia. Sono arrivato terzo e dopo aver ritirato la medaglia e l’attestato sono rientrato a casa felice e contento.» Leggere le emozioni dei bambini ti dà come un senso di pace, “di cose vere”, loro si raccontano senza timori, parlano delle loro paure, delle loro aspettative… Il segreto, da parte degli adulti, sta nel non caricarli di troppe aspettative, di fargli vivere le esperienze serenamente, in modo che possano diventare bagaglio da “tirar fuori” quando “la vita lo chiede!” Ed ora aggiorniamo l’articolo scrivendo qualche emozione dei più grandi, gli alunni della secondaria di primo grado... Cominciamo dalla medaglia di bronzo: Ivan Argiolas, della prima C. «Dopo un periodo di preparazione facendo giochi che ho trovato molto interessanti, quasi senza aspettarmelo, sono riuscito a piazzarmi nelle qualificazioni di istituto e poi anche alle finali di istituto, e, infine, il 4 marzo a Selargius... Ero emozionato, ma poi, iniziate le gare, man mano che risolvevo i quiz, mi sono sentito sempre più tranquillo e sicuro. Sentivo di potercela fare! Al momento delle premiazioni ho aspettato con ansia... poi mi hanno chiamato... ero terzo... anche arrivare terzo è stato un grande traguardo.» Al secondo posto, con la medaglia d’argento: Federico Masciali della seconda D. «Giunti a Selargius è passato poco e ci hanno chiamato nelle aule... la prova sarebbe durata un’ora e mezza. Ho sfruttato tutto il tempo per completare il test e, anche se riuscivo a dare le risposte, avevo comunque molta ansia. Ho consegnato tredicesimo riuscendo a dare quattordici risposte. Alle premiazioni avevo un’ansia terribile... prima hanno premiato i bambini della primaria e poi un ragazzo di un’altra scuola... poi hanno chiamato me... ero arrivato secondo e non me lo aspettavo! Ero strafelice!!!» Sul podio Simone Zani che ha portato a casa la medaglia d’oro e il foglio di via per le finali nazionali a Palermo. «Durante le prove ero molto agitato e avevo molta ansia. Sapevo di essermi impegnato tanto e avevo molte aspettative. Alle premiazioni avevo anche più ansia... ho dovuto assistere alle premiazioni della primaria. Arrivati alla mia categoria c’è stata un po’ di suspence... al secondo posto il mio amico e compagno Federico! Al primo posto io!!! Tutta l’ansia era svanita ed era sopraggiunta la felicità, sopratutto al pensiero che partirò a Palermo.» Tanti ragazzi che si incontrano, che provengono da più parti della Sardegna prima e dell’Italia dopo, animati da tanto entusiasmo, dalla carica di riuscire, di poter dimostrare... Tanti ragazzi insieme che provano a gestire l’ansia che li assale, per lasciar poi spazio alla soddisfazione di esserci, di avercela fatta... un vero toccasana per l’autostima. Nadia Pische www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com [email protected] «Effettivamente - sottolinea Francesco Peddoni - ci sono alcuni musicisti ormai diventati amici del nostro festival e di Sant’Anna Arresi, come Hamid Drake, Peter Broetzmann e William Parker, che trasporteranno in ambito free-jazz, più improvvisativo, l’idea di Frank Zappa.» Uno dei manifesti del festival 2016. È poi intervenuta Ponziana Ledda, presidente dell’associazione Destinazione Sulcis che, con il progetto “Venti paralleli”, arricchirà il cartellone artistico con attività parallele quali escursioni, conferenze, work-shop e laboratori. Ponziana Ledda ha illustrato ai presenti anche il Pacchetto Jazz 2016 (PJ2016) che garantirà agevo- O lazioni a quanti arriveranno a Sant’Anna Arresi per seguire il Festival, presso strutture e servizi convenzionati. Il programma del XXXI festival “Ai confini tra Sardegna e Jazz” (ancora in fase di definizione). 1 settembre Tomeka Reid Quartet Esclusiva italiana Memorable Sticks Trio Esclusiva italiana 2 settembre Zappanation direct by Sean Noonan Ionisation of Varese and Zappa Produzione originale 3 settembre Zula by Andromeda Mega Express Orchestra direct by Daniel Glatzel Esclusiva italiana 4 settembre Zappa’s Umbrella by Rubatong Esclusiva italiana 5 settembre Da definire 6 settembre Broetzmann/Parker/Drake Esclusiva italiana Serenus Zeitblom Oktett special guest Ingrid Laubrock Esclusiva italiana 7 settembre Full Blast by Peter Broetzmann special guest Heather Leigh Esclusiva italiana Medalodon Collective Esclusiva italiana 8 settembre In Order to Survive by William Parker Esclusiva italiana Battle Pieces by Nate Wooley Esclusiva italiana 9 settembre Piano Solo by Cooper Moore Esclusiva italiana Mats Gustafsoon’s Nu Ensemble Hidros ZAP Produzione originale 10 settembre Summit Quartet Produzione originale Direction Zappa by Daniele Sepe Sextet feat. Dean Bowman & Hamid Drake Produzione originale Il film “Bianco di babbudoiu” è una cartolina che promuove la Sardegna in Italia e nel mondo ggi parliamo di cinema italiano, precisamente del film “Bianco di babbudoiu” di Igor Biddau. Nel cast, straordinariamente quasi tutto sardo, nomi noti in teatro, al cinema e nel piccolo schermo... applausi per loro: Roberto Fara, Michele e Stefano Manca, meglio conosciuti come Pino e gli Anticorpi, Caterina Murino, Benito Urgu, Valeria Graci, Dario Cassini, Carlotta Bazzu, Marco “Baz” Bazzoni, Francesca Rossi e Gabriele Cossu. E mentre prendo appunti, non sapete ancora che dall’altra parte del telefono ho il regista Igor Biddau. Dopo i convenevoli di rito, passa davvero poco tempo perché mi ritrovi a chiacchierare amabilmente con Igor... un professionista attento e puntuale, un giovane uomo dal sapore genuino, dal gusto semplice come la terra che lo ha partorito, la Sardegna, la stessa terra che lui vuole portare in alto, vuole lanciare in volo per farla conoscere a tutti; Igor sente la forza delle radici, della tradizione, dei valori di cui si è cibato sin da piccolo. Studia all’Accademia delle belle arti di Sassari e conserva ancora nel cuore l’esperienza calda ed unica, mentre frequenta il primo anno conosce Michele Manca che frequenta la quarta classe ed è subito amicizia vera, Michele diventa il suo maestro, ma l’ultimo anno si ritrova a dover frequentare l’Accademia a Firenze. Un attimo di sconforto... il cambiamento è grande ma Igor, catapultato in una nuova realtà dopo un attimo di smarrimento, dà vita ad una squadra, ad una super squadra con cui inizia a vivere momenti di crescita indimenticabili. Perché poi quel che vuole Igor è, da sempre, mandare un messaggio forte e chiaro: la forza del gruppo, l’importanza degli amici... gli stessi che si ritrova a “dirigere” con Bianco di Babbudoiu... ruolo non semplice... Igor è il loro primo fans e separare l’amicizia dal lavoro non è stato proprio facile, «la profonda stima che ho per loro ha però reso possibile il tutto». Il film narra la storia di tre fratelli, impersonati da Roberto, Michele e Stefano, che ereditano le tenute Babbudoiu, fondate dal padre, termine esplicativo delle parole babbo tuo. Il primo problema che nasce tra loro è di natura economica, per salvare l’azienda di famiglia devono infatti “tirar fuori” una cifra consistente, da lì scaturiranno una serie di situazioni tragicomiche che porteranno ad una risoluzione del problema. Succederà di tutto e, dato il cast, diciamo che c’è anche da aspettarselo. Ci sarà un qualcosa che li salverà dalla rovina? Per ora vi lasciamo con questo quesito che avrete la fortuna di risolvere andando a vedere il film. Una prima che è stata una vera e propria cartolina della Sardegna e dei suoi incantevoli luoghi, dove il cast ha girato le scene a partire da giugno ad agosto 2015. Ma vediamo più precisamente cosa ci racconta Roberto Fara, nel film uno dei fratelli Babbuddoiu... Raggiunto al telefono dalla sottoscritta, ha subito reso l’intervista brillante e colorata, come un artista di quel calibro sa fare. Racconta del caldo... pare abbiano girato le scene nei pressi del nuraghe di Torralba nei giorni più caldi di tutta l’estate del 2015, vestiti di tutto punto, apparentemente incuranti del surriscaldamento della striscia d’asfalto occupata dalle telecamere... ma anche Gli è sempre piaciuto e tutti dicevano quanto sapesse farlo bene, “far star bene la gente” è una cosa che a Roberto piace fare davvero tanto. Ecco perché risponde... «continuare a giocare», perché il segreto per stare bene è sicuramente conservare uno spirito ludico... e aggiunge: «Se non sbaglio c’è anche una citazione biblica a tal proposito». Finita l’intervista vado a documentarmi... ebbene sì... eccola... Matteo 18:3 «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli». Matteo 18:4 «Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande del regno dei cieli». E dopo questa rivelazione, mi sento di dover fare il punto della situazione delineando una scheda: Location: Sardegna Cast: quasi del tutto sardo Una scena del film. Stefano Manca e Caterina Murino. della bella esperienza vissuta con un gruppo di amici a dar vita ad una storia che narra della nostra amata isola. Roberto con questo film arriva a coronare un sogno, e ci arriva dopo aver calcato le scena del teatro e militato nel piccolo schermo. Roberto è quello dei tre fratelli che più è in linea con il legame alla tradizione, sarà perché ha studiato agraria nella vita, ma sta di fatto il suo personaggio ben calza con la sua vera essenza. Cosa farai da grande? Gli chiedo io ad un certo punto e lui... con un sorriso che non vedo ma immagino mi dice: continuare a giocare!!! Eh sì, perché il suo lavoro ha anche questa meravigliosa sfaccettatura: “Il divertimento”. E del divertimento Roberto se ne occupa fin da piccolo, quando ogni occasione era buona, anche in classe alla presenza del maestro per, come dire, «far muovere una risata». Regista: sardo. Con una simile cartolina il film non può non volare in alto ed assaporare il gusto degli applausi a chi, come loro lascia la Sardegna per lavoro, ma poi ci ritorna, la incornicia e la presenta a tutti, la ama e le rende omaggio, fa in modo di dare un senso a quel giorno che lasciandola scrisse nel cuore “tornerò”! Un grazie da parte di Roberto, portavoce di tutti, alle tenute Delogu di Alghero, dove sono state girate tante scene interne ed esterne. Un grazie mio invece va a Ilaria per avermi contattato e a Igor Biddau e Roberto Fara, professionisti disponibili a mettersi in gioco, amabili conversatori e uomini dai forti valori. Buona fortuna ragazzi... in alto i calici e cin cin!!! Nadia Pische [email protected] IL NUMERO 292 2-11.qxp_IL NUMERO 181 2/11 15/04/16 09:19 Pagina 2 Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016 11 La Provincia del Sulcis Iglesiente CANALE 40 IN ONDA IL FUTURO Tel. 0781 672155 [email protected] La finale della Coppa Italia di Promozione si è conclusa esattamente come quella di sei anni fa a Nuoro, in Eccellenza, con il Porto Torres Il Carbonia si è arreso al Bosa ai calci di rigore I Ora la squadra di Andrea Marongiu è chiamata a concentrarsi sul campionato che la vede terzo in classifica, a due punti dal Bosa. l Bosa ha vinto la Coppa Italia di Promozione regionale, superando il Carbonia ai calci di rigore. Il Carbonia battuto nei tiri dagli 11 metri, esattamente come sei anni fa a Nuoro, nella finale della Coppa Italia di Eccellenza, contro il Porto Torres (colori rossoblu come quelli del Bosa), dopo che sia i tempi regolamentari sia quelli supplementari si erano conclusi sull’1 a 1 (proprio come avvenne contro la squadra turritana; l’unica differenza consiste nel fatto che allora fu il Carbonia a passare per primo in vantaggio, in apertura di partita, con Federico Trogu, e venne raggiunto nel finale). Sul campo del Centro federale di Sa Rodia, a Oristano, con la tribuna ricca di colori grazie alle splendide coreografie organizzate dalle due tifoserie, molto calde ma assolutamente corrette (più numerosa quella del Bosa, grazie soprattutto alla minore distanza da percorrere, 61,7 km tra Bosa e Oristano, 130 km tra Carbonia e Oristano), Carbonia e Bosa sono andate al riposo sul risultato di 0 a 0, dopo 45 minuti che hanno visto la squadra di Andrea Marongiu molto più pericolosa in attacco, con Giuseppe Corona (eccellente la sua prova), Contu, Congiu e Cosa. In avvio di secondo tempo è passato in vantaggio il Bosa con un calcio di punizione di Antonio Mattiello dalla media distanza che ha sorpreso Daniele Bove e, dopo una dozzina di minuti, ha pareggiato Stefano Demontis, pronto a ribadire in rete con un preciso colpo di testa una respinta del portiere del Bosa su un calcio di punizione dalla lunga distanza battuto da Giuseppe Corona. Dopo il pareggio di Demontis, la partita è ritornata in equilibrio e Bratzu ha sciupato il match point da favore- vole posizione. Sia i tempi regolamentari sia i supplementari si sono conclusi sul punteggio di 1 a 1 e la Coppa Italia è Bosa: Morittu P., Morittu G., Pischedda A., Mattiello, Pinna F., Di Angelo, Mazzette, Pischedda G.P. (dal 26′ del secondo tempo Cossu), Cuccheddu, Marras. All. Andrea Marongiu. Arbitro: Federico Cosseddu di Nuoro, assistenti di linea Cristofer Il Bosa vincitore della Coppa Italia di Promozione 2015/2016. Il Carbonia finalista della Coppa Italia di Promozione 2015/2016. Il goal dell’1 a 0 realizzato da Mattiello con un preciso calcio di punizione. La tribuna dei tifosi e la panchina del Carbonia. stata vinta dal Bosa ai calci di rigore, grazie all’errore commesso da Giancarlo Porcu, l’unico dell’intera serie. Le formazioni scese in campo. Pinna, Fara (dal 17′ del secondo tempo Mastinu), Carboni S.. A disposizione: Simula, Sanna, Cesari, Fiorini, Castaldi. All. Salvatore Carboni- Ai sensi e per gli effetti della Legge 22/2/2000 n. 28 così come modificata dalla Legge 6/11/2003 n. 313, del D.M. 8/4/04 e delle successive delibere dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Il sottoscritto Giampaolo Cirronis, quale legale rappresentante della ditta individuale Cirronis Giampaolo, Via Cristoforo Colombo 20 - Carbonia, codice fiscale CRRGPL59P28B745B e partita IVA 02270380922, editore del periodico La Provincia del Sulcis Iglesiente, con riferimento al proprio intendimento di pubblicare messaggi politici autogestiti a pagamento per le elezioni comunali fissate per il giorno 5 giugno 2016 (eventuale ballottaggio nei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, il 19 giugno 2016), rende noto quanto segue: a) la prenotazione degli spazi da parte dei soggetti interessati dovrà pervenire a mezzo e-mail all’indirizzo [email protected] con l’indicazione del committente responsabile, entro le ore 12.00 del 9 maggio 2016. La testata terrà conto delle prenotazioni in base alla loro progressione temporale. b) per le tariffe di accesso agli spazi, contattare la redazione all’indirizzo e-mail [email protected] o al numero telefonico 328 6132020. Il pagamento del corrispettivo per la realizzazione e pubblicazione dei messaggi dovrà avvenire in anticipo. c) il materiale dovrà pervenire entro le ore 12.00 del 12 maggio 2016. Carbonia, 15 aprile 2016 Renzo Puggioni. Carbonia: Bove, Boi, Mameli, Serra, Pisu, Todde, Contu (dal 34′ del secondo tempo Porcu), Demontis, Con- Il direttore Giampaolo Cirronis giu G. (dal 27′ del secondo tempo Bratzu), Corona, Cosa (dal 1’ del secondo tempo supplementare Loddo). A disposizione: Sabiu, Congiu A., A Meloni di Olbia e Khaled Bahri di Sassari. Marcatori: 7’ del secondo tempo Mattiello; 19’ Demontis. Note: espulso all’8′ del secondo tempo supplementare Pisu (Carbonia) per doppia ammonizione. Sequenza dei calci di rigore: Carboni (Bosa): goal; Boi (Carbonia): goal; Mattiello (Bosa): goal; Porcu (Carbonia): parato; Pinna G. (Bosa): goal; Serra (Carbonia): goal; Di Angelo (Bosa): goal; Corona (Carbonia): goal; Ferdinando Pinna (Bosa): goal. Lo spettacolo eccellente fornito dalle due squadre e dalle tifoserie nell’arco dei 120’ e durante l’esecuzione dei calci di rigore, è proseguito sul campo anche dopo, con la festa di giocatori e tifosi del Bosa, ma anche da parte biancoblu l’amarezza è stata contenuta con grande fair play ed è stato bellissimo il saluto portato dai calciatori del Bosa sotto la tribuna del Carbonia, accompagnato da applausi sinceri. è questo il clima che vorremmo vedere sempre sui campi di calcio. Archiviata la Coppa Italia (il Bosa affronterà il Ghilarza di Graziano Mannu, vincitore della Coppa Italia di Eccellenza, per la conquista della Supercoppa regionale), domenica 17 aprile ritorna il campionato, con le partite della penultima giornata della stagione regolare. All’Orrolese basterà un punto nell’incontro casalingo con il Guspini Terralba, per festeggiare la promozione diretta in Eccellenza con una giornata di anticipo, mentre il Bosa non dovrebbe avere problemi a difendere la seconda posizione (occupata con due punti di vantaggio sul Carbonia, atteso dal derby casalingo con il Carloforte), sul campo del già retrocesso Senorbì e la Monteponi Iglesias cercherà di insidiare il terzo posto del Carbonia, con una vittoria sul campo del Sant’Elena, a Quartu. Giampaolo Cirronis Il 7/ 8 maggio a Calasetta una tappa del campionato di windsurf Alice Casula, campionessa a vent’anni lice Casula, vent’anni, vive a Calasetta tra il profumo dei fiori della macchia mediterranea e le onde del mar di Sardegna... La piccola grande campionessa italiana per la categoria slalom femminile stagione 2015, inizia a salire per gioco sulla tavola del papà Salvatore a soli 10 anni... gioca per alcuni anni, sino a quando, circa due anni fa, decide di fare sul serio e partecipa ai campionati nazionali, diventando campionessa sarda e poi italiana. Le brillano gli occhi, quando parla di quel che prova quando sulla sua tavola da surf solca le onde, l’emozione che sente nascere dal cuore, la libertà che si prova è indescrivibile, la velocità è inebriante... la carica e la fa star bene. Certo è uno sport molto impegnativo, se non sale sulla sua tavola va in palestra dove pesi, tapirulan e quant’altro non le danno tregua... deve essere sempre in forma... E non le manca mai il sorriso, mentre racconta ai nostri microfoni la sua voglia di continuare, di fare sempre meglio e di proseguire in questo sport che le ha letteralmente rapito l’anima. Il papà la guarda con orgoglio e non perde occasione per sorridere mentre la osserva e l’ascolta parlare della sua passione per quello sport che anche lui in gio- ventù ha amato e ancora oggi continua ad amare. Il 7 e l’8 maggio, proprio a Calasetta, si disputerà una tappa del zionalità gareggeranno assaporando il nostro splendido mare e portandosene per sempre le onde nel cuore... perché questa è la magia Alice Casula, 20 anni, campionessa italiana di windsurf. campionato nazionale e la spiaggia di Sottotorre sarà lo splendido scenario in cui surfisti di varie na- del mar di Sardegna... ti entra nel cuore e non se ne va più via! Nadia Pische IL NUMERO 292 1-12.qxp_IL NUMERO 181 2/11 15/04/16 09:50 Pagina 1 12 Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016 La Provincia del Sulcis Iglesiente MACELLERIA Rosticceria - Polleria Carni rosse e bianche - Prodotti pronto cuoci Piatti pronti (arrosti) su prenotazione Consegne a domicilio in tutto il Sulcis Aperto 7 giorni su 7 (la domenica solo al mattino) Via Bellini, 14 - Carbonia - Tel. 0781 1884515