La Provincia del Sulcis Iglesiente n° 292

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La Provincia del Sulcis Iglesiente n° 292
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15 Aprile 2016
Il ministero dell’Interno ha fissato al 5 giugno (primo turno) e 19 giugno (ballottaggio) le elezioni amministrative 2016
101 comuni sardi al voto
S
Il 17 aprile, intanto, andremo a votare per il referendum proposto da 9 Consigli regionali sulle trivellazioni in mare.
ono 101 i Comuni sardi
nei quali il 5 giugno i
cittadini andranno alle
urne per eleggere i nuovi sindaci e i rispettivi Consigli
comunali, 6 quelli con popolazione superiore ai 15.000 abitanti
nei quali, eventualmente, il 19
giugno si terrà un turno di ballottaggio: Cagliari, Capoterra,
Carbonia, Monserrato, Olbia e
Sinnai.
Nell’ex provincia di Carbonia Iglesias si voterà in 10 Comuni: Carbonia, Domusnovas,
San Giovanni Suergiu, Gonnesa, Narcao, Perdaxius, Buggerru,
Masainas, Musei e Villaperuccio.
L’attesa maggiore è quella che
si vive a Carbonia, dove il sindaco uscente, Giuseppe Casti,
esponente di primo piano del PD,
eletto cinque anni fa al primo
turno con il 62,36% dei voti, avrà
almeno cinque avversari: l’ex
sindaco Ugo Piano, il consigliere uscente ex PD Francesco Cicilloni, Paola Massidda del Movimento 5 Stelle, Andrea Corda
del movimento Unidos e Daniela Garau, candidata di una coalizione civica.
È ancora da definire, a tre
settimane dalla presentazione
delle liste e dall’avvio ufficiale
della campagna elettorale, la situazione negli altri 9 Comuni, nei
quali si prevede un aspro confronto tra liste civiche che, in molti casi, non avranno una precisa
connotazione politica.
Il principale compito che attende liste e singoli candidati, è
convincere i cittadini a recarsi
alle urne, perché il clima di sfiducia verso le istituzioni, come
a livello nazionale anche nelle
realtà locali, è crescente.
Il 17 aprile, intanto, andremo a
votare per il referendum proposto da 9 Consigli regionali con il
quale si chiede: «Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o
petrolio?»
Giampaolo Cirronis
ALL’INTERNO
Per la riforma sanitaria un percorso a ostacoli
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Quelle di Eurallumina e Alcoa, è una storia infinita
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Il Bosa ha vinto la Coppa Italia superando il Carbonia ai rigori
Carbonia
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
La riorganizzazione della rete ospedaliera approvata dalla Giunta Pigliaru ha iniziato il suo percorso in VI commissione
Per la riforma sanitaria un percorso a ostacoli
Il commissario straordinario della Asl 7, intanto, ha presentato la seconda fase dei trasferimenti di reparti e servizi dal Santa Barbara al CTO.
’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, ha presentato la scorsa settimana, in
VI commissione, la proposta di riorganizzazione delle rete ospedaliera approvata dalla Giunta guidata da Francesco Pigliaru. L’assessore ha illustrato le linee principali
della proposta.
«La Sardegna - ha detto Luigi Arru - è dal punto di vista sanitario una
Regione autosufficiente per il 95%
della domanda di servizi ed assistenza, con una mobilità extra - regionale molto bassa e concentrata su alcune specializzazioni riguardanti l’oncologia e la pediatria.»
È una Regione con un territorio
molto vasto ed una densità di popolazione scarsa, fatta eccezione per le
due grandi aree urbane del Nord e del
Sud, con una rete di collegamenti interni insufficiente ed incompleta.
«I posti letto complessivi sono 5.901
ripartiti fra 11 aziende e 39 strutture
(pari al 3.55% ogni 1.000 abitanti rispetto ad una media nazionale del 3,7)
ma la caratteristica peculiare della
Sardegna è lo squilibrio molto significativo fra quelli destinati ai pazienti
acuti e quelli assegnati ai post-acuti,
dato che fa emergere la tendenza accentratrice dell’ospedale; infatti, con
165 ricoveri ogni 1.000 abitanti la nostra Regione registra una percentuale superiore di 5 punti al dato nazionale, tendenza rafforzata dagli accessi ai reparti di Pronto Soccorso che per
il 70% sono codici bianchi e verdi.»
Luigi Arru è convinto che occorra correggere con un’inversione di
tendenza l’attuale equilibrio verso le
cure dedicate ai pazienti post-acuti,
«con un’assistenza uniforme di alta
efficienza assicurata da team professionali in grado di spostarsi sui territori e lavorare in situazioni cliniche e operatorie a qualità costante».
«Per raggiungere questi obiettivi
- ha aggiunto Luigi Arru - occorre rimuovere alcune criticità come la presenza di doppi e tripli servizi (dovranno
essere eliminate ben 64 strutture com-
plesse), le dimissioni post-ospedaliere
senza una precisa indicazione di come
e dove proseguire le terapie (le cosiddette cure intermedie) ed i tempi eccessivamente lunghi per i trattamenti di
radio-terapia, che invece devono essere tempestivi e rispetto alle attuali tre
strutture hanno bisogno di una agenda
di prenotazioni unificata.»
«I dati della nostra analisi - ha detto
ancora Arru -non sono parametri astratti ma elementi con i quali si può assicurare il miglior esito per il paziente, cosa che in Sardegna non sempre
avviene, ad esempio nei casi di carcinoma alla mammella e dell’infarto
del miocardio che richiede un intervento al massimo entro 90 minuti, che
L’ospedale Brotzu di Cagliari.
solo 10 delle nostre strutture possono
garantire.»
Luigi Arru si è poi soffermato sulla
complessa questione dei punti-nascita, dopo aver ricordato i dati demografici negativi della Sardegna su natalità ed età media delle donne, molto distanti dalla media nazionale. «A
fronte dei 1.000 parti l’anno - ha spiegato l’assessore della Sanità - soglia
di sicurezza indicata dalla normativa
nazionale secondo i parametri dell’organizzazione mondiale della Sanità, in Sardegna abbiamo una deroga
significativa fissata a 500 parti (con le
strutture di Alghero ed Ozieri abbastanza vicine a questo dato) e altre con
circa 200 difficilmente sostenibili».
«In definitiva - ha concluso Luigi
Arru - la nuova rete ospedaliera dovrà essere articolata su 3 macro-aree:
concentrazione di tutti i servizi nelle
strutture complesse per il trattamento
degli acuti, attivazione delle case della
salute per i servizi destinati ai postacuti, revisione della distribuzione
delle Residenze sanitarie assistite.»
La proposta di riorganizzazione
della rete ospedaliera approvata dalla Giunta, ha incontrato fin qui forti
opposizioni da parte dei gruppi di minoranza ma non sono mancate contestazioni anche da parte di compo-
nenti della stessa maggioranza di centrosinistra, su diversi punti. Tra i più
decisi oppositori, vi è il gruppo consiliare di Sinistra Ecologia Libertà che
chiede da mesi alla Giunta di risolvere
diversi problemi, tra i quali quello relativo alle fasce alla Asl 7 di Carbonia.
Il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà nei prossimi giorni presenterà
in Consiglio regionale un’altra interrogazione sul tema delle fasce retributive dei dipendenti della ASL 7 di
Carbonia, dopo quella depositata nel
mese di marzo. Il personale, com’è
noto, subisce una decurtazione del-
la retribuzione ormai dal 2014, a
causa di un’errata valorizzazione dei
fondi di progressione economica,
per il cui danno erariale si è pronunciata anche la Corte dei Conti con
sentenza n. 2 del 19 gennaio 2015.
«Pur apprezzando gli sforzi dell’assessorato della Sanità - ha detto
Luca Pizzuto, consigliere regionale
e segretario regionale di SEL - chiediamo un’urgente soluzione all’annoso problema e l’applicazione della norma “salvafasce” approvata nella legge finanziaria del 2015, per garantire ai dipendenti della ASL di
Carbonia un pari trattamento retributivo e per riportare giustizia in un
caso che ha addossato al personale
zioni di lavoro.»
Il commissario straordinario della Asl 7 di Carbonia, Antonio Onnis
(confermato nel suo incarico per altri
tre mesi, fino al 30 giugno, insieme ai
colleghi di Sassari, Agostino Sussarellu e Giuseppe Pintor (Aou); Olbia,
Paolo Tecleme; Nuoro, Mario Palermo; Lanusei, Federico Argiolas; Oristano, Maria Giovanna Porcu; San
Gavino, Maddalena Giua; Cagliari,
Savina Ortu e Giorgio Sorrentino (Aou),
Brotzu, Graziella Pintus), intanto, il 7
aprile ha tenuto una conferenza stampa, nella sala riunioni della direzione
sanitaria del CTO di Iglesias, per presentare la seconda fase dei trasferimenti dei reparti e dei servizi dall’o-
La conferenza stampa del commissario straordinario della Asl 7 Antonio Onnis.
incolpevole gli errori nella gestione
dei fondi per il finanziamento delle
fasce e nella contrattazione decentrata. In questo quadro non agevoleremo e non sosterremo il percorso
della ASL Unica fino a che non verrà ristabilito ordine attraverso l’applicazione della norma approvata dal
Consiglio regionale. Ancora una volta, per oggi e per il futuro - conclude Luca Pizzuto -, la nostra voce è
quella dei lavoratori e delle lavoratrici a cui stiamo e staremo sempre a
fianco per il riconoscimento dei diritti e della salvaguardia delle condi-
spedale Sirai di Carbonia allo stesso
CTO.
Completati i trasferimenti di Pediatria dal Santa Barbara al CTO, il
trasferimento interno della Chirurgia
Pediatrica negli stessi spazi, lo spostamento interno dei reparti di Chirurgia e Ortopedia nel nuovo reparto del
CTO, la ASL 7 prosegue con spostamento dei reparti di Pronto Soccorso,
Radiologia e Medicina la cui complessità e valenza strategica aziendale è
di estremo rilievo.
Da lunedì 4 aprile scorso è stato
spostato all’interno del CTO il servi-
zio di preospedalizzazione mentre il
5 e il 6 è stato trasferito internamente
al CTO il reparto di Otorino.
Inoltre, sono state avviate le operazioni preparatorie al trasferimento
di Medicina, Pronto Soccorso e Radiologia che si sono concluse lunedì
11 aprile.
Mercoledì 13 aprile è stata la giornata cruciale in cui è avvenuto il trasferimento dei pazienti della Medicina dal Santa Barbara al CTO, unitamente al trasferimento del Pronto Soccorso e della Radiologia.
Il 118 è stato trasferito al Santa Barbara contestualmente al Pronto soccorso seguendo il percorso inverso.
A partire da lunedì 11 aprile sono
iniziate inoltre le operazioni di smantellamento della vecchia TAC del CTO
(non più utilizzabile perché obsoleta) e
il contestuale trasferimento della
nuova TAC dal Santa Barbara al CTO,
la cui operatività riprenderà presumibilmente dal 18 aprile.
Il superamento dell’attuale frammentazione del sistema ospedaliero,
attraverso una rete di servizi specialistici che operano in maniera integrata, valorizzazione degli standard
qualitativi e quantitativi recentemente definiti dal ministero della Salute
tenendo conto delle caratteristiche
geografiche e demografiche del territorio: prende corpo la riorganizzazione dei presidi della ASL 7, così
come previsto dal progetto della rete
ospedaliera regionale. Il CTO di Iglesias sarà l’ospedale delle attività programmate e di elezione, con lo sviluppo dei reparti di week surgery e week
hospital per la chirurgia e la ortopedia, mentre il Sirai di Carbonia gestirà l’emergenza-urgenza. Il Santa Barbara, sarà dedicato alle attività ambulatoriali, configurandosi come presidio di raccordo tra le attività ospedaliere e territoriali. Il nuovo modello
organizzativo permetterà l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse tecnologiche, strutturali (ambienti di degenza, sale operatorie, ambulatori) e
umane.
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
Le vertenze delle due grandi industrie vivono due fasi differenti ma entrambe cariche di preoccupazioni per i lavoratori
Eurallumina e Alcoa, è una storia infinita
I
I lavoratori dell’Eurallumina chiedono tempi brevi per il via libera definitivo al progetto, i colleghi dell’Alcoa confidano nel Premier Renzi.
e vertenze per il rilancio produttivo dell’Eurallumina e
dell’ex Alcoa, le due grandi industrie di Portovesme
chiuse ormai da alcuni anni, nonostante vivano due stati d’avanzamento differenti nei processi per il loro
rilancio produttivo, attraversano fasi
che trasmettono entrambe grande
preoccupazione ai lavoratori.
La RSU ed una delegazione di lavoratori Eurallumina, il 5 e il 14 aprile hanno attuato due nuovi presidi,
dopo quelli del 2 e 17 marzo, davanti alla sede dell’assessorato regionale dell’Ambiente, a Cagliari.
«L’iniziativa - si legge in una nota diffusa dalla RSU Eurallumina - è
stata messa in atto per dare un segnale dello stato d’animo caratterizzato
da un nervosismo molto diffuso, che
si vuole controllare e che pervade
l’attesa e la preoccupazione dei lavoratori e delle loro famiglie. Un altro messaggio forte inviato all’assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente e allo S.V.A., ma anche
all’ex Provincia Carbonia Iglesias.»
«Sit-in silenziosi - si legge ancora nella nota -, con il messaggio
affidato ad un nuovo grande manifesto, che si aggiunge ai precedenti,
affisso all’ingresso dell’assessorato, che riporta tutti gli obiettivi raggiunti, con grande sacrificio, nel percorso di riavvio dello stabilimento,
insieme allo scenario che si verrebbe a creare in caso di mancato e definitivo via libera al progetto, con i
lavoratori e le loro famiglie che dovrebbero richiedere il loro sostentamento, dove e a chi questo diritto al
lavoro e dignità gli ha negato. Una
tensione che sarà destinata a salire
con il passaggio dei giorni che separano dalla data della conferenza
decisoria, prevista per la seconda metà di maggio 2016 e che potrebbe
assumere livelli di mobilitazione più
forti, qualora tra azienda Eurallumina, S.V.A. ed ex Provincia Carbonia Iglesias, non venisse raggiunta la condivisione tecnica e normativa sul percorso autorizzativo definitivo. Uno scenario che, se si concludesse negativamente - conclude la
nota della RSU Eurallumina -, avrebbe ripercussioni tragiche su migliaia
di persone e su tutto il territorio, qualora il tanto agognato buon senso,
in questa ultima e decisiva fase autorizzativa, non dovesse prevalere.»
Se per l’Eurallumina c’è un’azienda, la Rusal, pronta ad investire che,
peraltro, sta operando da tempo per
il rilancio produttivo con un nuovo
C
progetto a medio-lungo termine ed
attende tutte le autorizzazioni previste dalle leggi in vigore, per lo stabilimento Alcoa la situazione è differente, perché c’è ugualmente una
multinazionale, la Glencore, disponibile ad investire sul rilancio oroduttivo ma c’è ancora da definire
l’acquisizione dello stabilimento e
questa è stata vincolata al riconoscimento di tariffe elettriche agevolate
per un periodo di almeno 10 anni.
Alcune settimane fa, stanchi dei
cancelli e al presidio dello stabilimento, comunicata ai tre manifestanti telefonicamente. Di lì a pochi minuti,
Roberto Forresu, Rino Barca e Daniela Piras sono scesi dal silos e a
bordo di un’utilitaria, hanno raggiunto i colleghi. Sono apparsi provati dalla lunga permanenza sul silos ed hanno ringraziato tutti coloro
che hanno dimostrato loro solidarietà.
Il segretario generale della CGIL,
Roberto Puddu, ha spiegato che si
tratta di una sospensione dell’iniziati-
I lavoratori Eurallumina sono preoccupati per i tempi lunghi delle procedure.
«Il 1° aprile 2016 un pezzo di storia
di Carloforte ha finito il proprio corso»
l 1° aprile 2016 un pezzo di
storia carlofortina ha finito il
proprio corso. La società di navigazione Saremar, pubblica
regionale, ha chiuso i battenti, per
volere politico, ed è iniziata l’era
della società di navigazione privata Delcomar, sempre per effetto di
una politica che ha preferito il privato rispetto al pubblico.
Ribadisco il mio pensiero che
ormai è noto a tutti e cioè quello
che, per il tipo di trasporto in argomento, a mio avviso, sarebbe stato
certamente preferibile che tale servizio rimanesse pubblico.
Nonostante sforzi e lotte di ogni
tipo, per la potenzialità di ciascuno
di noi e per il grado di rappresentatività comunitaria, non si è riusciti
a far capire, a chi oggi è al governo,
l’importanza del trasporto marittimo locale, unica strada che ci collega all’isola madre.
Temo per l’incrinarsi della già
I
martoriata economia locale ma anche per la svolta sociale che potremmo subire. Spero che i fatti mi diano torto e ben felice apprezzerò la
Un traghetto in porto a Carloforte.
realtà che non sarà solo la mia ma di
tutti i residenti in questo bello scorcio di terra.
Con questo mio pensiero vor-
rei sottolineare che il mio auspicio
è che a livello comunitario, sociale
ed economico, questo passaggio
storico porti più benessere di quello di cui oggi godiamo. Solo il tempo e l’agire di forze politiche sociali
nuove potranno dare le conferme
desiderate o, in caso di fallimento, la
regressione che nessuno neppure
osa immaginare.
Ai marittimi Saremar un grazie
per il lavoro svolto in tutti questi
anni e un “in bocca al lupo” a tutti
i marittimi carlofortini che continueranno a navigare sui traghetti in
servizio da e per l’isola e che continueranno a fornire un servizio indispensabile per la nostra Comunità.
Per i marittimi che rimarranno
disoccupati non ho parole, solo un
consiglio, presentarsi in Regione
per far capire i danni sociali che questa politica ha causato.
Gianni Repetto
Presidente Pro Loco Carloforte
Via libera al progetto preliminare
per la bonifica e il dragaggio del porto
Rino Barca, Roberto Forresu e Daniela Piras, pochi minuti dopo la discesa dal silos.
continui rinvii delle decisioni da parte del Governo, i tre segretari confederali dei metalmeccanici Roberto Forresu della FIOM-CGIL, Rino
Barca della FSM-CSL e Daniela Piras della UILM-UIL, hanno occupato per cinque giorni uno dei silos
dello stabilimento, desistendo solo
dopo gli impegni assunti in prima
persona dal presidente del Consiglio
dei ministri, Matteo Renzi. La decisione è maturata nel corso dell’assemblea generale svoltasi davanti ai
va di mobilitazione, come segnale di
fiducia verso il presidente del Consiglio che ha assunto precisi impegni
per la soluzione della vertenza, e al
presidente della Giunta regionale,
Francesco Pigliaru, auspicando che
nei 15 giorni successivi venissero fatti
i passi necessari alla conclusione della trattativa con la Glencore.
Ora quei 15 giorni sono trascorsi
e tutti attendono che il Premier Matteo Renzi, dalle parole, passi ai fatti.
Giampaolo Cirronis
l progetto preliminare per i lavori di bonifica e di dragaggio
nel porto di Portovesme, predisposto dal soggetto attuatore, il Consorzio Industriale di Carbonia Iglesias, ha ottenuto il via libera sia dall’Ufficio Tecnico Regionale che dalla Conferenza di servizi svoltasi a Roma, nella sede del
ministero dell’Ambiente.L’intervento, inserito nel Piano Sulcis, costerà 15 milioni e 800mila euro finanziati con fondi FSC assegnati all’assessorato dell’Industria. È uno
degli interventi più attesi tra quelli
inseriti nel Piano Sulcis.
«Siamo soddisfatti - ha detto
l’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras - si tratta di un intervento
fondamentale per il rilancio delle
attività imprenditoriali nel polo industriale sulcitano. L’opera porterà a una gestione ottimale dell’intero sistema portuale attribuendo allo scalo un ruolo strategico al ser-
vizio del comparto industriale, soprattutto come attrattore di nuovi
insediamenti. Mi piace, infine, sottolineare il buon lavoro di squadra
Il porto di Portovesme.
tra questo assessorato, il coordinamento del Piano Sulcis e il consorzio industriale provinciale di Carbonia Iglesias.»
Il dragaggio del porto consentirà l’utilizzazione della banchina
est, finora impedita dai bassi fondali, e l’eliminazione delle interfe-
renze all’interno del porto tra traffici di natura diversa, compreso il
rilevante traffico commerciale e turistico da e per Carloforte.
Il ministero dell’Ambiente ha nominato un nuovo commissario straordinario, l’avv. Francesco Mascia è subentrato al prof. Gian Luigi Pillola
La riforma del Parco Geominerario sta prendendo finalmente forma
ambio alla guida del Parco
Geominerario Storico Ambientale della Sardegna. Il
ministro dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti ha nominato
l’avvocato Francesco Mascia, in sostituzione del professor Gian Luigi
Pillola.
Il provvedimento è stato assunto
«nelle more della definizione del procedimento di revisione degli schemi
di Statuto per il quale il Ministro ha
ritenuto di individuare una figura tecnica nell’ambito delle Scienze Giuridiche».
Il deputato del Partito Democratico Francesco Sanna ha espresso perplessità sull’ennesimo commissariamento del Parco Geominerario storico ambientale della Sardegna ed ha
presentato un’interrogazione al ministro dell’Ambiente dei deputati PD
sardi, insieme ai colleghi Giovanna
Sanna, Romina Mura, Caterina Pes,
Paola Pinna e Gianpiero Scanu.
«Con l’imminente approvazione
del nuovo Statuto e la definizione di
un nuovo decreto istitutivo, ha senso
l’ulteriore commissariamento per sei
mesi del Parco Geominerario della
Sardegna? - ha chiesto Francesco Sanna -. Non sarebbe stato meglio chiudere la fase straordinaria, che dura ormai da 9 anni (nove! probabilmente
un record italiano) e restituire la gestione del Parco ad un organo rappresentativo delle amministrazioni dello Stato e delle autonomie locali, con
un presidente scelto d’intesa con la
Regione?»
«Ci sorprende - ha aggiunto Francesco Sanna - che con gli accordi tra
amministrazioni statali raggiunti, il
superamento del contenzioso con la
Regione Sardegna, la conferenza di
servizi convocata per mettere la firma conclusiva a questo lunghissimo
percorso, il ministro abbia deciso un
nuovo periodo di commissariamento, tra l’altro con un cambio della responsabilità di vertice.
Vogliamo che non ci sia alcuna
distrazione rispetto ai compiti gestionali che in questi giorni attendono le
strutture del Parco, con in cima l’apertura ordinata di tutti i siti minerari dismessi, autentiche opere d'arte
nel panorama dell’archeologia industriale europea, letteralmente presi di
assalto dai turisti dalle festività pasquali in poi.»
L’interrogazione richiede in modo esplicito se siano stati dati indirizzi in questo senso al nuovo commissario. «E poiché il commissariamento impedisce comunque alle autonomie locali e alla Regione di con-
Porto Flavia.
dividere le responsabilità gestionali
del Parco - ciò di cui vi è gran bisogno - conclude Francesco Sanna chiediamo al ministro dell’Ambiente
di assumere in Parlamento una precisa informazione circa i tempi di supe-
ramento della fase straordinaria del
Geominerario.»
Il Parco Geominerario Storico
Ambientale della Sardegna si avvia
verso la riforma, la fine del commissariamento e quindi la piena opera-
Foto di Giuliano Longu.
tività. La conferenza di servizi decisoria sul Parco Geominerario, infatti,
ha concluso il 22 marzo scorso, i
lavori sulla riforma del decreto istitutivo e dello statuto del Parco Geominerario.
I punti salienti della riforma riguardano:
• la limitazione del regime di tutela e dei correlati pareri preventivi
sulle opere edilizie, ai soli siti e complessi minerari ed alle formazioni
geologiche rilevanti. Conseguentemente negli 81 comuni del Parco, la
più gran parte degli interventi edilizi
non sarà più assoggettata al faticoso
parere preventivo del Parco che potrà dedicare le sue energie alle attività più utili;
• più robusti strumenti a disposizione per valorizzare per finalità culturali, sociali e produttive, il grande
patrimonio di archeologia industriale;
• la semplificazione della gestione e dei controlli;
• un più ampio riconoscimento del
ruolo dei Comuni e della Regione sia
nell’assemblea comunitaria che nella composizione del direttivo che viene aperto anche alla partecipazione di
un rappresentante delle associazioni;
la semplificazione della gestione;
• il Parco avrà un ruolo scientifico e culturale sull’intera piattaforma
geologica della Sardegna.
L’esito della Conferenza decisoria sarà ora oggetto di un decreto del
ministro dell’Ambiente d’intesa con
il presidente della Regione. Una delle conseguenze pratiche della riforma, sarà anche il superamento della
lunga gestione commissariale e la
ricostituzione dei normali organi di
gestione.
Il coordinamento del Piano Sulcis si è occupato della messa a punto
della proposta della Regione in cooperazione con diversi assessorati e
con il Parco e ha curato il rapporto con
il ministero dell’Ambiente. «Grazie
ad un dialogo costruttivo fra Regione e Governo - commenta il coordinatore Salvatore Cherchi - in un tempo
relativamente breve è stata sbloccata una riforma impantanata da anni».
Il Parco Geominerario ha avuto lo
scorso anno il riconoscimento UNESCO; si è finalmente dato un piano
di gestione la cui approvazione è in
corso; ha effettuato i concorsi per la
assunzione del personale. La Giunta
regionale ha fissato con chiarezza i
compiti del Parco e quelli dell’Igea
per cooperare e non sovrapporsi. Con
la riforma ha più efficaci strumenti
per operare. Ora è responsabilità della
dirigenza perseguire tutti gli obiettivi
istituzionali.
Dal 1° marzo 2016 il giornale on line www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com è anche web tv - informazione in tempo reale
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
Venerdì 18 marzo l’ospedale Sirai di Carbonia ha ospitato la cerimonia d’intitolazione di una sala al suo primo direttore
Gaetano Fiorentino, 23 anni al servizio del Sirai
C
Il professionista che tanto si spese per la vita del polo ospedaliero, è stato ricordato da Mario Marroccu, Enrico Pasqui e Antonello Pilloni.
erimonia commemorativa
il pomeriggio di venerdì 18
marzo, all’ospedale Sirai di
Carbonia... a 70 anni di vita
dalla sua costruzione, è stata dedicata una sala al dottor Gaetano Fiorentino, un professionista che tanto si
spese per la vita di questo polo ospedaliero.
Il Sirai nasce in una città di nuova
costruzione: Carbonia, abitata da tanti, tantissimi uomini, provenienti da
tutta Italia, lavoratori che dovevano
stare bene in salute per poter produrre e garantire allo Stato i giusti introiti derivati dal loro duro lavoro. E
tanti operai fanno sì che a Carbonia,
nel giro di poco tempo, arrivino tante
famiglie, basti pensare che, in quegli
anni i registri arrivano a vedere numeri che raccontano di una città di
circa 60.000 abitanti.
Raggiungere Cagliari era davvero
difficile, i treni erano lenti e le strade
sterrate. Quando c’era un problema di
salute, questo diventava più grave per
via della distanza da un luogo di cura.
Così comincia il pomeriggio al Sirai, presenti il commissario straordinario della Asl 7, Antonio Onnis, e il
direttore della Struttura Complessa
del P.O. Sirai Sergio Pili, con le parole dette dal dottor Mario Marroccu
che, con enfasi, precisione ed eleganza
traccia, con la sua esposizione, le linee
della nascita di quello che diventerà
un grande ospedale, dove veniva curato il minatore e tutta la sua famiglia.
Intorno al dottor Gaetano Fiorentino, prosegue Mario Marroccu, ruotava una squadra che dedicava tanta
passione al proprio lavoro: Meloni,
Floris, Pittoni, Pasqui, Porcella e Tagliaferri.
A seguire, prende la parola il dottor Enrico Pasqui, che racconta del
dottor Fiorentino come di un medico
dal curriculum eccezionale, con un
enorme bagaglio di conoscenze, un
chirurgo generale che sapeva trattare
“dall'unghia al cervello”.
E ricorda il caso in cui il dottor
Fiorentino ricostruì la testa di un uomo dal cranio spappolato, in seguito ad
un brutto incidente: «Profonda stima
per questo eccezionale medico che mi
ha fatto assistere, tra il 1949 e il 1950,
a cose incredibili. Ma non era solo un
grande medico, il dottor Fiorentino
era anche un uomo che sapeva ascoltare, sapeva dare consigli e suggerimenti, incoraggiava a mettere in atto
le idee, era la giusta figura del dirigente... il suo compito era, così come
S
dovrebbe essere ancor oggi, caldeggiare le idee.»
Nel 1956 nasce la pediatria, ben
30 letti all’ultimo piano dell’ospedale,
ma tra intubazioni e tracheotomie, i
letti non bastano e si inizia a costruire
la pediatria, che negli anni a venire
noi tutti abbiamo conosciuto a fianco
attestati di merito a chi, lavorando nell’ospedale, si è distinto per merito e
devozione.
Emozione e commozione hanno
regnato sovrani nella sala, nel ricordare persone ormai scomparse e momenti di vita lontani, storie di una città
che oggi patisce il fenomeno dell’ab-
La cerimonia svoltasi nella sala riunioni dell’Ospedale Sirai.
del grande ospedale, proprio dove oggi viene intitolata la sala al dottor Fiorentino. Si avranno da quel momento
60 posti letto nella sola pediatria.
Tra il 1960 ed il 1963, nascono la
ginecologia e l’ostetricia e le nascite
arrivano a toccare punte di 2.000 bam-
bandono da parte dei giovani impossibilitati a trovar lavoro. Una città che
ricorda con nostalgia tempi faticosi e
difficili, ma anche di speranza per un
domani più florido.
E, per concludere nel migliore dei
modi la serata, non si poteva certo
Il dottor Gaetano Fiorentino (al centro) con don Luigi Tarasco e alcuni colleghi.
bini in un anno, contro i circa 300 dei
giorni nostri. Le famiglie in quel periodo contavano dagli 8 ai 12 figli.
Interviene poi Antonello Pilloni che
parla dell’uomo Gaetano Fiorentino.
Prendono quindi la parola anche gli
altri ospiti e poi si passa alla svelatura della targa e alla consegna, da parte del sindaco Giuseppe Casti, degli
fare a meno della presenza della chitarra di Roberto Olla che, con le sue
dolci e suadenti note, ha dato la giusta
dimensione al tutto, regalando armonia e forza ad un pubblico attento che
ha mostrato di gradire l’esibizione,
gratificando il musicista con ripetuti
applausi.
Nadia Pische
Il rito si è svolto in Piazza Roma, sotto un sole primaverile
L’Incontro tra il Cristo risorto e la Madonna
i è svolto a Carbonia, intorno
a mezzogiorno, in Piazza
Roma, il giorno di Pasqua,
l’ultimo rito della Settimana Santa, l’incontro tra il Cristo risorto e la Madonna. Le due statue,
accompagnate dalla musica della banda Vincenzo Bellini di Carbonia diretta dalla maestra Caterina Casula,
si sono avvicinate e, appena la Vergine ha riconosciuto il figlio risorto,
ha svestito il mantello nero del lutto
e ha lasciato vedere un abito bianco
finemente ricamato.
Le campane hanno suonato a festa e, il pubblico accorso a vedere il
commovente incontro, ha battuto le
mani in segno di festa. Al termine il
parroco, Don Amilcare Gambella,
ha preso la parola e ha benedetto i
presenti che sempre al suono della
musica della Banda hanno accom-
L’Incontro tra il Cristo risorto e la Madonna.
pagnato le statue in chiesa. Per tutti
è stata occasione d’incontro per scambiarsi gli auguri per una Pasqua se-
rena ed il tutto è stato reso più bello
dal sole che ha inondato la piazza di
caldi raggi primaverili.
La Provincia del Sulcis Iglesiente
Quindicinale di informazione politica, economica e sociale
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S
La biblioteca di Portoscuso ha ospitato un interessante convegno
Riflessioni sul fenomeno bullismo
entir parlare di bullismo ha
sempre il potere di scatenare dentro di noi una vera
e propria tempesta... emozioni forti e contrastanti si impossessano della ragione e lasciano
poco spazio alla serenità... alla voglia di capire... di comprendersi e
di raccontarsi.
A questo però ci ha pensato, e
lasciatemelo dire, ci è anche riuscito, il regista Cristian Castangia,
che ha disegnato una storia, una
delle tante che danza indisturbata tra
le vite dei giovani, spesso baluardi
vulnerabili di situazioni destabilizzanti.
Il video “Io bullo”, porta delle
immagini molto forti, apre delle pagine ancora da scrivere ed invita
alla riflessione. La sua visione non
passa certo indifferente, così come
non sono rimasti indifferenti le persone che in qualche modo si sono
ritrovate spettatori durante le riprese.
Cristian racconta l’esperienza
della visione del video e conseguente conferenza, intitolata “Anime ferite e parole non dette. Confrontarsi dentro e fuori della scuola”,
presso la sala Alcoa di Portoscuso,
sabato 12 marzo, davanti ad un pubblico attento, numeroso proprio a
testimonianza dell’importanza del
problema del bullismo.
Due situazioni verificatesi lo hanno colpito: l’intervento da parte dei
passanti in difesa di un ragazzo
preso di mira con atti di bullismo
e l’incitamento delle famiglie residenti nei palazzoni dove è stata girata la scena dello stupro... “Solleva la gonna! Fai vedere di più!”
Parole forti che riecheggiano nell’immaginario di chi non ha vissuto, ma facilmente può comprendere i traumi che una vittima di bullismo porterà sempre con sé!
La dottoressa Marta Cappai, psicologa e psicoterapeuta, prende la
parola e dal suo intervento colgo
una frase «Se una palla è scivolata
in un buio passaggio, un bambino
può essere spaventato nell’andare a
recuperarla, ma se io dico - Guarda, sto venendo con te! - Egli sarà
più sicuro!»
A questo punto prende la parola
la professoressa Valentina Zini per
raccontare quanto sia difficile per i
genitori del bullo, trovare il modo
giusto per intervenire. Spesso il bullo viene allontanato da scuola per
qualche giorno, ma farlo non rappresenta una soluzione, infatti, al suo
rientro farà peggio di prima, perché è più arrabbiato di prima.
Tra l’altro spesso il contesto da
cui viene il bullo non è disagiato, ma
magari solo saturo di una situazione
familiare pesante.
Certo noi docenti possiamo “lavorarci”, continua la docente, magari riducendo la distanza fra noi e
gli alunni, dovremmo essere autorevoli, lasciandoli liberi di esprimersi nella loro individualità, promuovendo magari qualche ora in più
per loro, anche a discapito di una
lezione di storia.
E dopo la professoressa Zini è
L
la volta della “docente-attrice” Enrica Ena che non ha certo bisogno di
presentazioni... un’insegnante camaleontica, dalle mille sfaccettature
e dalle riflessioni sorprendenti.
«Il volto della scuola deve essere in posizione di ascolto, nel
corto c’è molta scuola». Ci siamo
interrogati, abbiamo riflettuto, mi
piace l’insegnante che si chiede cosa può fare... Le storie differenti sono tante, occorre dare delle priorità, un docente non può pensare solo
al programma, deve anche vedere
chi ha di fronte. Dentro ogni ragazzo c’è un terremoto... pensiamo all’adolescente che spesso viene calpestato, le scadenze del programma impongono un ritmo, ma i ragazzi spesso necessitano di tempi
più lenti. La scuola è l’unico luogo
che li trova insieme in presenza e
per questo deve essere capace di
creare collaborazione e cooperazione. La scuola è “l’altro posto”
dove il ragazzo può trovare un adulto di riferimento. Ma il problema
se e gestire meglio il tempo. Occorre
fare un lavoro di prevenzione».
L’assistente sociale Lucia Sireus
fa un breve intervento e con rammarico dichiara che il ruolo dei servizi sociali non esiste e prende vita
solo nel momento in cui il reato è
già stato commesso. A volte nelle
scuole esiste uno sportello d’ascolto
per prevenire il problema bullismo,
occorrerebbe monitorare determinate situazioni.
Sono intervenute anche due operatrici sociali del comune di Portoscuso, Alessandra Masala e Maria
Cristina Pisu.
Il giornalista editore Giampaolo
Cirronis, prende la parola dietro
invito della relatrice che gli domanda come si pone l’informazione nei
confronti di questo fenomeno...
«Ciò che ci deve far preoccupare è quello che si tiene nascosto,
l’isolamento dei ragazzi più timidi, purtroppo la famiglia è sempre
più in crisi ed erroneamente pensa
di poter delegare i docenti di pre-
Il convegno svoltosi nella Sala Alcoa della biblioteca di Portoscuso.
si presenta, oltre che a scuola, anche
nelle associazioni sportive e culturali, negli oratori ed in tutti quegli
altri luoghi dove si possono creare
situazioni di conflitto.
Ad una domanda del pubblico
interviene Cristian, per rispondere
che il bullismo non è solo maschile, ma al contrario è portato avanti
da molte ragazzine che non si pongono il minimo problema a “calcare la mano”.
Enrica riprende la parola con
un frase che solo a sentirla «la dice
tutta!» E prosegue... «A scuola come dappertutto serve tempo, siamo
sempre sui social, non ci ascoltiamo più, è necessario rallentare per
cercare e trovare nuove forme di
comunicazione da accompagnare
ad altre. Recuperiamo la voglia di
stare insieme».
Alla domanda provocatoria della docente relatrice Orietta Mura
“Ma come si combatte il bullismo?”
risponde il dottor Alessio Santus...
A scuola il bullo deve sedersi al primo banco, magari un attimino lontano dal suo gregario. Il bullismo
va bloccato sul nascere perché più
si diventa grandi, più il bullo è aggressivo.
La docente Enrica Ena ribatte
dicendo che «organizzare lo spazio
in quel modo mortifica l’autonomia,
occorre invece dare spazio alle
emozioni, capire le priorità delle co-
rogative che non dovrebbero essere
scaricate, ma più intelligentemente seguite. C’è chi non viene coinvolto, chi non viene considerato
sino ad avvertirlo come un peso, tale da arrivare ad incancrenire la situazione. Se un ragazzo non riesce a
trovare il proprio equilibrio a casa o
a scuola, forse potrebbe trovarlo
nello sport. Questa sera sono state
sviscerate le problematiche del fenomeno sempre più crescente del
bullismo, ma di certo le soluzioni
non sono facili da trovare.»
Dichiararle e non sottovalutarle è già un passo avanti e la conferenza-convegno aveva proprio il
compito, l’obiettivo di invitare alla riflessione e, a questo proposito,
mi sento di abbinare a questo articolo un pezzo di storia pubblicata
sul sito www.laprovinciadelsulcis
iglesiente.com e sul numero 291
del giornale cartaceo “La Provincia del Sulcis Iglesiente” del 15
marzo 2016 e, in ultima analisi, anche una lettera aperta di un giovane di Carbonia che, dopo aver letto il mio articolo, ha voluto dare la
sua testimonianza.
Il coraggio di raccontare, di far
sapere, di condividere, di incontrarsi
per parlare di persona, può aiutare
a superare un trauma, in vista di un
equilibrio della persona più sereno
e più armonico.
Nadia Pische
La Giunta guidata da Emilio Gariazzo ha concluso l’iter di affidamento
Il coordinatore del PUC è Enrico Corti
’Amministrazione comunale di Iglesias ha concluso l’iter per l’affidamento
dell’incarico di coordinatore scientifico del progetto del nuovo Piano Urbanistico Comunale.
A seguito di una procedura ad
evidenza pubblica, è stato nominato il professor Enrico Corti, già
professore ordinario di Pianificazione urbana alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari.
Il prof. Corti si è occupato dell’elaborazione dei piani delle città più
importanti della Sardegna.
Nel comune di Iglesias dovrà
coordinare le figure professionali
che lavoreranno ai diversi aspetti del
nuovo Puc: ambientali e paesaggistici, infrastrutturali ed urbani, storico culturali ed architettonici e socio-demografici.
Nel 2015 è stata firmato un protocollo d’intesa con la Regione Sardegna affinché l’elaborazione del
Piano di Iglesias sia seguita, tappa
per tappa, in relazione all’adeguamento al Piano Paesaggistico re-
gionale, cercando così di recuperare
tempo prezioso.
Sempre nel 2015, anche grazie
all’accordo, è stato fatto il lavoro di
digitalizzazione della cartografia del
vigente PRG ed alla sua integrazione
con la cartografia digitale regionale.
Chiuse quindi le azioni preliminari, annunciate all’inizio del percorso dall’Amministrazione comunale, si è entrati nel vivo dello studio e del coinvolgimento della comunità cittadina e dei portatori di
interesse.
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Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016
La Provincia del Sulcis Iglesiente
Nella prima guerra mondiale il prezzo più alto in termini di vittime venne pagato dalle popolazioni che abitavano le regioni più povere
La storica sconfitta dell’Italia a Caporetto
Nella notte tra il 23 e il 24 ottobre 1917, nell’aria gelida dei primi rigori della stagione, si scatenò un vero e proprio inferno.
(2) Le conseguenze della battaglia, furono talmente gravi che il
nome di Caporetto
divenne sinonimo
di disfatta.
In Italia, ogni
Giuseppe Mura.
mille uomini mobilitati nel corso
della guerra, 105 in media, non fecero ritorno. In alcune regioni però,
se analizziamo i numeri più nel dettaglio, le statistiche ci mostrano dati
ben peggiori: In Campania, ad esempio, i caduti furono 112 su mille, 113
in Calabria, 138 in Sardegna, 210 in
Basilicata. Questi dati rivelano una
realtà già nota: il prezzo più alto
venne pagato dalle popolazioni che
abitavano le regioni più povere, dove più alto era il numero degli addetti all’agricoltura, tra queste l’isola di Sardegna dove i pastori erano
numerosissimi.
E da una famiglia di pastori vennero anche i tre fratelli di cui racconto, oggi a distanza di un secolo, la
storia, come prototipo di altre migliaia di storie simili.
Salvatore, Giuseppe ed Antonio,
sono questi i loro nomi. Erano tre
fratelli, rimasti orfani di padre in ancor giovane età. Salvatore, il maggiore, era nato nel 1885, in un paese
che sorgeva, ed ancor oggi sorge, sul
crinale di un altopiano, estrema propaggine del Logudoro, affacciato a
ponente sul mare, nella stessa isola
di Sardegna che appena tre anni prima, ancora ospitava l’Eroe dei due
mondi, Garibaldi, la cui fama, forse,
fu di ispirazione per la scelta del nome del secondo fratello, Giuseppe,
nato sei anni dopo, nel 1891.
Il paese in cui i tre fratelli nacquero, trascorsero l’infanzia e la prima giovinezza, aveva l’aspetto di ogni
altro paese contadino della Sardegna:
case basse con poche stanze oscure.
La cucina prendeva luce dalla porta
di ingresso che si apriva in due metà
ed ospitava al suo interno l’asinello e
la capretta, con la mola in pietra, in
un canto, per macinare la farina, indispensabile alimento per la famiglia.
Il focolare, su foghile, delimitato da
quattro pietre al centro della stanza,
il cui fumo usciva dagli interstizi del
tetto, in un angolo l’immancabile telaio in legno. In camera da letto, dormiva l’intera famiglia, i genitori nel
lettone e i bimbi in piccole culle di
legno auto-costruite. I figli più grandicelli avevano il loro giaciglio sulle stuoie che venivano stese a terra,
accanto al fuoco in cucina.
Le strade principali del villaggio
erano acciottolate con pietre di fiume; non vi era elettricità e nella notte il paese piombava nel buio. Non
v’erano fogne né acqua corrente, i
panni si lavano al fiume e l’acqua,
per gli usi domestici, la si prendeva
con brocche in argilla, nella stessa
fontana dove si abbeveravano i cavalli. Per i bisogni corporali ci si acconciava dove e come meglio si poteva: i bambini, generalmente seminudi, si liberavano ove si trovavano
in quel momento di bisogno, gli adulti, fuori dall’abitato, tra le siepi o accanto ai mucchi di letame. L’alta società del pese era costituita dal maresciallo dei carabinieri, dalla maestra della scuola, dal farmacista, dal
medico condotto e da pochi ricchi
possidenti. Le autovetture erano sconosciute in tutta l’Isola e il mezzo di
locomozione pubblica era la diligenza
trainata da 4 o 6 cavalli, il suo arrivo
era annunciato dal suono della tromba del postiglione; quando viaggiava verso il paese, che si trovava sul
crinale di un altopiano, i passeggeri
dovevano, nelle salite più ripide,
scendere dalla vettura e, talvolta era
necessario dare anche una mano, ai
cavalli che arrancavano sull’erta, spingendo la vettura. Erano questi gli
ambienti da cui proveniva la gran parte dei coscritti sardi.
Alla morte del padre, servo pastore, venne a mancare il sostentamento alla famiglia, così i figli sopravvissuti, più grandicelli, presero
la via della montagna, seguendo le
orme paterne, per andare a pascolare le pecore, sotto padrone.
Ma mentre Salvatore aveva fatto
in tempo a seguire i corsi delle prime
classi elementari, imparando quindi
a leggere e scrivere, Giuseppe che
aveva appena sei anni quando il padre morì, invece di salire i gradini
della scuola, salì al monte dietro il
fratello maggiore.
Come spesso accade, però, il destino, il fato o, se si vuole, la Provvidenza aveva deciso diversamente.
Le conoscenze acquisite da Salvatore, con la licenza elementare, avevano fatto sì che la sua mente si aprisse a nuovi orizzonti; sulle ali della
fantasia, aveva immaginato una vita
diversa da quella del pastore, e per
dipiù di pecore non sue. Nelle lunghe notti passate a seguire il gregge
che pascolava, mentre, con occhio
vigile controllava che predatori a
quattro e a due zampe non portassero via qualche capo, aveva rimuginato tutte le possibilità di sottrarsi
ad una vita di freddo e di stenti, ed
infine eccola là la risposta stava in
cima alle alte mura bianche, con le
Ma nonostante la scarsità toracica o qualunque altro difetto fisico gli
avessero riscontrato, tale da ridurre
le sue attitudini militari, non si dimostrò, alla fine così grave da far sì che,
dichiarata che fu la guerra, non venisse richiamato nel marzo 1916 e
ritenuto, questa volta sì, abile arruolato, così da poter diventare anche lui,
carne da cannone, come migliaia di
giovani sardi che lo avevano preceduto.
Nel settembre dello stesso anno,
Giuseppe, che fino ad allora aveva
al massimo delle sue cruente esperienze, sgozzato un agnellino, si ritrovò vestito con la divisa grigioverde
del fante, con tanto di giberne e fucile tra le mani, costretto ad imparare rapidamente almeno i comandi
principali che gli venivano impartiti
in italiano.
La fame, il freddo e i pidocchi lo
accompagnarono per tutti gli anni
della guerra vissuta da Giuseppe co-
L’esercito italiano in rotta dopo Caporetto.
garitte ai vertici del quadrilatero che
la cinta disegnava. Stava proprio là,
nel carcere di Alghero che vedeva
ogni volta che scendeva dal monte
alla cittadina sul mare. Arrivati quindi
i vent’anni, al momento della prima
visita per la leva della classe dell’85,
espresse la volontà di arruolarsi nel
corpo delle guardie carcerarie. Domanda che fu subito accolta facendo di lui un secondino per il resto della
sua vita lavorativa.
me un qualcosa di incomprensibile,
da superare con la proverbiale pazienza che gli veniva dalla sua origine contadina, una calamità ineluttabile alla quale non poteva sottrarsi, così come non ci si può sottrarre
al vento gelo dell’inverno o al calore
torrido dell’estate.
Di buono quella guerra gli lasciò
la capacità, acquisita nei fugaci intervalli di ozio tra un assalto e l’altro, tra un turno di vedetta e l’altro, o
Soldato in divisa nel 1916.
Corvée per il rancio.
Aveva 26 anni, quando andò volontario per la guerra in Libia. Correva l’anno 1912 e l’Italia cercava
un “suo” posto al sole. Quella scelta
valse, a Salvatore la conferma nel corpo delle guardie carcerarie.
Giuseppe aveva compiuto i vent’anni, nel 1910 quando, in occasione della consueta discesa quindicinale in paese, per rifornirsi del pane
e di qualche pezzo di salsiccia, trovò
sua madre che lo attendeva con in
mano una cartolina postale; era giunto anche per Giuseppe il momento
di andare a fare il militare. La carta
che mamma Luigia teneva con tanta attenzione tra il pollice e l’indice
era una delle cartoline precetto che
chiamava al servizio militare i giovani della classe 1891.
Il foglio matricolare che racchiude in due pagine l’intera carriera militare, non è chiaramente leggibile, comunque vi si intravede, pur se le ragioni rimangono incerte, che il coscritto Giuseppe M***, fu Pietro, altezza 1 metro e sessanta centimetri
e ½, misura toracica 91 centimetri,
con il naso aquilino, colorito bruno,
professione pastore, venne riformato e collocato in congedo illimitato
provvisorio.
tra lo spalare il fango dal fondo della lunga e serpeggiante trincea e una
corvée di consegna posta, di imparare a leggere almeno la scrittura a
stampa. Non imparò mai a scrivere
e leggere il corsivo, se non ad apporre
la sua firma.
Fu un giovane sottotenente sardo
come lui, ad insegnargli i rudimenti
della lettura, che gli permisero di leggere, sillabando dapprima le parole,
poi sempre più spedito, i pochi giornali che arrivavano in trincea.
Quando Giuseppe venne ferito, non
era in corso alcun combattimento, semplicemente, stava portando, con l’aiuto di un commilitone, la gamella con
la zuppa, dalle cucine nelle retrovie,
ai compagni, su, in prima linea.
Era un compito facile ma utile,
anche se faticoso. Consisteva nel riempire una capace gamella di ferro zincato, del minestrone, la zuppa destinata alla truppa, per poi caricarla, tramite due stecche di legno a cui veniva appeso il recipiente, sulle spalle
di due soldati comandati a quella corvée. Con quel peso sulle spalle, i due
incaricati dovevano risalire il pendio
fino alle prime linee, dove i reparti
combattenti, potevano poi tranquillamente rifocillarsi.
Il percorso si faceva dapprima sul
terreno aperto, per poi infilarsi nella
trincea quando ci si avvicinava in
zona che poteva essere sotto il fuoco nemico.
La trincea non veniva scavata seguendo un percorso rettilineo, in
quanto avrebbe potuto essere presa
d’infilata dai tiratori austriaci appostati più in alto, sul fianco della montagna, ma seguiva un andamento sinuoso, con frequenti cambi di direzione e numerose erano, dunque, le
curve praticate nello scavo.
Il nemico, se individuava una postazione favorevole da cui poter colpire un possibile bersaglio umano, vi
piazzava un tiratore scelto con fucile dotato di cannocchiale. La canna
veniva appoggiata ad un treppiede
e, a quel punto il cecchino, era pronto
per l’agguato.
La parola cecchino, fu coniata dai
fanti italiani, proprio nel corso della
Grande Guerra; essa deriva dal no-
La zuppa l’è cotta.
me dell’imperatore D’Austria e Ungheria Francesco Giuseppe, che in
vernacolo siculo, sarebbe proprio Cecco Beppe, da cui “cecchino”. Su queste figure, che pazientemente stazionavano per ore con l’occhio incollato all’oculare del cannocchiale, venne anche composta una note canzone dal titolo Ta-Pum, termine onomatopeico, che richiama il suono
emesso al momento dello sparo dall’arma del tiratore. Il rumore delio
sparo, infatti, veniva percepito in due
tempi: il “Tà” era lo schianto della
cartuccia seguito poi dal “Pum” della detonazione, quando ormai il proiettile, che andava più veloce del suono,
era di già arrivato.
Procedevano curvi, dunque, i due
soldati, per non offrire un facile bersaglio ad eventuali tiratori austriaci,
stando ben attenti a non far emergere dal profilo dell’argine neppure la
cima dell’elmetto. Tuttavia, nello svoltare in una delle tante curve della
trincea, si udì, improvviso, il temuto
schiocco metallico: Tà… Giuseppe
che conduceva la marcia, si gettò a
terra trascinandosi appresso gamella e compagno che lo seguiva, ma il
proiettile già aveva raggiunto il bersaglio trapassandogli la spalla da parte a parte, immediatamente sotto l’omero.
Subito soccorso fu sommariamente medicato e trasportato nell’ospedale più vicino.
Giuseppe sperava che la ferita gli
avrebbe procurato il congedo o, comunque, una lunghissima licenza, ma
la Patria aveva ancora bisogno di
lui. Era stato ferito il 18 aprile 1917
e rientrò in prima linea il 15 luglio,
in forza nel 238° reggimento di fan-
teria della brigata Grosseto.
Il regio esercito italiano era allora suddiviso in 4 armate, che costituivano le più grandi unità militari;
Le armate erano a loro volta composte da 12 Corpi d’Armata, che si suddividevano in 25 divisioni, ciascuna delle quali era fatta da brigate, ed
ogni brigata da due reggimenti, composti da 3 battaglioni, ciascun battaglione da 4 compagnie. Il tutto costituiva un’imponente massa di uomini, che nel corso della guerra, raggiunse la cifra di circa quattro milioni e mezzo di soldati che combatterono in prima linea, su circa sei milioni di mobilitati, cosa che comunque non impedì la disastrosa tragedia
di Caporetto.
La dodicesima battaglia dell’Isonzo che, si sarebbe dovuta condurre
nella primavera successiva al 1917
e che, secondo la certezza incrollabile del comandante supremo, avrebbe dovuto essere quella decisiva, fu
invece scatenata dal nemico quando ormai, per l’approssimarsi della
brutta stagione, si arrestavano quasi
completamente le azioni di guerra,
cogliendo impreparati i reparti italiani, i quali, nonostante le sicure avvisaglie che venivano dagli avvistamenti di spostamenti di truppe nemiche nelle retrovie, dai rapporti precisi e circonstanziati di prigionieri e
disertori, risultasse evidente che si
preparava un’azione in forze contro
Il soldato Giuseppe nel 1978.
le nostre linee, non fu presa alcuna
contromisura. Le artiglierie erano in
posizione troppo avanzata, le comunicazioni insufficienti e la disposizione che nessuna cannonata doveva
essere sparata, né cambiato il loro
puntamento, senza l’ordine esplicito
dei comandanti superiori.
Così quando, nella notte tra il 23
e il 24 ottobre del 1917, le artiglierie nemiche cominciarono il martellamento infernale delle prime linee e delle retrovie più a ridosso del
fronte e si sarebbe dovuto cambiare
rapidamente lo schieramento, nessuna disposizione in tal senso fu diramata; i comandanti d’armata, divenuti irreperibili, non diedero alcun ordine atto a fronteggiare la situazione, la gran parte delle artiglierie italiane non fecero fuoco e vennero rapidamente aggirate dalle truppe austriache e tedesche che dilagavano nel fondovalle trascurando le
alture fortificate, con i cannoni italiani puntati verso le cime, anziché
verso il fondovalle, che sarebbero
cadute poco dopo essendo rimaste
isolate.
Fu insomma un insieme di incapacità e indolenza a causare il disastro e il successivo caos. Superate le
prime linee con i nostri poveri fanti
uccisi dal gas utilizzato dal nemico,
gli agili reparti austriaci e tedeschi,
i cui ufficiali, a differenza dei nostri,
godevano di una discreta libertà d’azione con l’opportunità di prendere,
autonomamente, decisioni in funzione del mutare della situazione, dilagarono lungo le vallate arrivando in
pochi giorni in vista della Pianura
Padana.
Interi reparti dell’esercito italiano si sciolsero come neve al sole, le
strade si riempirono di soldati sbandati, carri e mezzi di locomozione
di ogni tipo, intasando il passaggio
così da ostacolare ogni movimento
di truppe di rincalzo, ogni tentativo
di creare un argine all’avanzata, si
rivelò inutile. Nella sera del giorno
25 cedette la linea di difesa stabilita
sui monti a ovest dell’Isonzo. Il giorno 27 gli austro-tedeschi erano a Cividale, il 28 a Udine, il 30 a Codroipo.
Il 3 novembre già dilagavano in
Veneto. Solo il 4 si cominciò ad organizzare l’estrema linea di difesa sul
fiume Piave.
Con l’arrivo di quell’autunno 1917
anche Giuseppe, come altre centinaia di migliaia di soldatini taliani
schierati contro il nemico, si preparava ormai ad affrontare un altro lungo inverno di guerra che avrebbe
portato con sé tutti quei disagi a cui
si erano abituai, la neve e il gelo, il
freddo e le privazioni dei lunghi mesi da passare in trincea, ma anche
l’arresto di operazioni militari di vasta portata, rese impossibili dalle condizioni climatiche.
Invece nella notte tra il 23 e il 24
ottobre, nell’aria gelida dei primi rigori della stagione, si scatenò l’inferno: centinaia di cannoni aprirono
un fuoco concentratissimo nell’alta
valle del fiume Isonzo, fra Tolmino
e Plezzo. Era un uragano di fuoco
concentrato su un fronte di poche
decine di chilometri, accompagnato
dagli scoppi di bombole e granate
cariche di fosgene, il micidiale gas
contro il quale le approssimative maschere in dotazione dei fanti italiani
si rivelarono inutili.
Quando alle quattro e mezzo del
mattino il fragore del bombardamento cessò, nelle valli tornò la calma
mentre una densa nebbia mortifera
stagnava sulle trincee e sulle postazioni italiane. Crepitare discontinuo
di fucileria e scariche di mitragliatrice provenivano dalle alture circostanti.
Giuseppe si trovava quel giorno
nel fondovalle, il fragore e il bagliore continuo del bombardamento era
sì più intenso del consueto ma ancora non faceva presagire la tragedia
che stava per compiersi.
Alle sei e mezzo il cannoneggiamento riprese con esplosioni più forti e schianti terrificanti, segno che
erano entrati in azione i mortai e le
bombarde che sempre precedevano
l’assalto.
Giuseppe vedeva l’orizzonte formato dal profilo delle montagne incendiarsi e fiammeggiare come un
vulcano; nuvole di fumo si sollevavano con repentine lingue di fiamma nella luce livida di un’alba piovigginosa.
Erano le nove quando fu sparata
l’ultima salva e subito dopo tutta la
zona cominciò a formicolare di divise grigie. Le fanterie austriache e
tedesche balzavano all’attacco incontrando scarsissima resistenza tra
le trincee squassate dalle immani
esplosioni.
Alle truppe ancora efficienti non
arrivavano ordini dai comandi e i pochi ufficiali presenti erano confusi
ed agitati.
Giuseppe, da appena qualche mese rientrato in linea, già dal primo di
novembre era caduto prigioniero del
nemico. Senza avere l’opportunità
di combattere, il reggimento, di cui
faceva parte completamente circondato, si era arreso.
Era iniziata la lunga prigionia che
lo avrebbe portato, prima in Austria
e poi in Belgio, paese occupato dai
tedeschi.
Giuseppe Mura
(continua)
I dati statistici sono desunti da:
La Grande Guerra degli Italiani 19151918. A. Gibelli 2002.
IL NUMERO 292 6-7.qxp_IL NUMERO 181 3/10 14/04/16 07:10 Pagina 2
Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016
7
La Provincia del Sulcis Iglesiente
Interessante incontro culturale per gli alunni delle classi quarte della Scuola primaria dell’Istituto Comprensivo Satta di Carbonia
Tanti bambini conquistati da Bruno Tognolini
O
Lo scrittore cagliaritano, diventato scrittore a soli 8 anni senza conoscerne il motivo, la storia e le poesie più belle le deve ancora scrivere.
cchi brillanti e curiosi mi
osservano, scrutano i miei
movimenti, ridono fra loro per nascondere l’imbarazzo. Prendo carta e penna e subito
cala il silenzio... oggi (30 marzo 2016)
incontro le classi quarta B e quarta C
del tempo normale della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo Satta di Carbonia.
È sempre bello ascoltare i bambini... oggi mi hanno raccontato dell’esperienza vissuta presso la Biblioteca
comunale di Carbonia con lo scrittore
cagliaritano Bruno Tognolini.
Timidamente hanno iniziato a farsi
avanti...
Nicol della IV C, sicura di sé, dice
di aver preso due libri in prestito proprio dopo aver conosciuto lo scrittore e le sue filastrocche...
Beatrice, sua compagna di classe,
racconta una cosa curiosa che riguarda
Bruno Tognolini... sin da piccolo ogni
volta che sentiva un’emozione, la viveva e poi la scriveva... soprattutto la
rabbia... ma la interrompe Lorenzo,
anche lui compagno di classe, per dirle
che lo scrittore ha raccontato che non
si adira mai!!!
Anche Elisa, sempre della sezione
C, vuole dire la sua... Tognolini non
conosceva una filastrocca che io gli
ho recitato e gli è piaciuta talmente
tanto che se l’è pure registrata. La IV
C ormai è lanciata e si va avanti con
Alex che ci racconta che lo scrittore
in questione ha scritto dell’emozione
della rabbia perché ormai di libri che
ne parlino della rabbia non ce ne sono più.
Sara ci riferisce che Tognolini ha
detto di aver scritto tantissimi libri, ha
iniziato da piccolo... quando lo sgridavano lui si adirava e poi correva a
scrivere...
Una timidissima Alice della IV B
si ricorda di aver sentito dire allo scrittore che da piccolino gli dicevano
«scemo scemo» e lui ridendo rispondeva «sono scemo e son felice ma è
più scemo chi me lo dice!»
L
L’ora passa veloce tra racconti e risate... qualche bambino legge persino
qualche filastrocca inventata in classe.
Eccone alcuni stralci...
La prima dedicata al papà
«Papà sei molto bello
e diventerai un modello.
Sei amante delle feste
No è una tortura!
Mangia la minestra...
La butto dalla finestra!
Mangia la pasta...
Manco quella che è rimasta!
Mangia il pollo...
Neanche se gli tiro il collo!
Uffa mangia almeno la cioccolata...
L’incontro di Bruno Tognolini con gli alunni dell’Istituto Comprensivo Satta.
L’intervento dell’assessore della Cultura del comune di Carbonia, Loriana Pitzalis.
ma non andrai mai a Trieste.
Papà sei il più caro
e vali più del denaro.
Papà ti voglio bene
e staremo sempre insieme!»
Una dedicata ad uno gnomo
Lo gnomo Frank
Lo gnomo Frank è troppo magro!
È magro, magro, magro!
Mangia la verdura...
Ah di quella ne mangio almeno una
tonnellata!
Bruno Tognolini sembrerebbe aver
deciso di diventare scrittore a soli 8
anni anche se non ne conosceva il motivo... ma una cosa la sa per certo... la
storia e le poesie più belle le deve ancora scrivere!
Nadia Pische
[email protected]
La banda musicale Giuseppe Verdi di Sant’Antioco
ha festeggiato i suoi primi settant’anni di attività
a banda musicale Giuseppe Verdi di Sant’Antioco,
fondata nel 1946, dopo la
guerra, dal maestro Domenico Cardaropoli con l’aiuto di pochi musicisti e da un piccolo comitato cittadino, oggi una tra le bande musicali più note ed apprezzate
del Sulcis, festeggia i suoi primi
settant’anni di attività. A ricostruire la storia del complesso bandistico
antiochense è Giuseppe Lai, noto
invidiati in tutta la Provincia.»
Giuseppe Lai racconta che la
banda musicale non ha mai avuto
contributi di nessun tipo, sorreggendosi per le piccole spese, solo
con i servizi musicali nelle processioni, dalle feste paesane, dove la
banda veniva invitata a suonare e per
concerti nelle piazze di tutta la provincia.
«Potevamo contare solo su un
piccolo contributo per il maestro
La banda musicale di Sant’Antioco degli anni ‘50.
Pinuccio, che serba ancora vivi ricordi di quando giovanotto iniziò
a suonare la tromba, entrando a far
parte della banda musicale.
«Già dai primi anni questo gruppo di giovani allievi e musicisti di
una certa esperienza formavano con
successo un complesso bandistico
ben affiatato - racconta Giuseppe
Lai - in poco tempo siamo arrivati ad
essere un gruppo di 50 musicisti
mentre noi musicisti suonavamo
gratis per la passione che avevamo
per la musica ed il grande orgoglio
di appartenere a questo corpo bandistico, così apprezzato e ben organizzato».
«Il repertorio - ricorda ancora con
orgoglio Giuseppe Lai - comprendeva marce religiose, trionfali, militari e sinfoniche. Tra le arie più importanti suonate nelle piazze: il Ri-
goletto, la Sonnambula, il Barbiere di Siviglia, Madama di Tebe, la
Vedova Allegra, Casta Diva, Carmen
e Tosca.»
Giuseppe Lai è stato uno dei primi componenti della banda musicale e ricorda che suo padre vendette delle pecore per comprargli la
tromba.
«Avevo 14 anni quando, acquistata la tromba, mio padre mi portò dal maestro, a cui chiese di inse-
N
Nasce il progetto “Giovani in ascolto”
Per presentare le candidature c’è tempo fino al 20 aprile.
asce“Giovani in ascolto”, un nuovo progetto
dedicato all’ascolto specifico dei giovani. La
Caritas diocesana di Iglesias offre
l’opportunità a sei giovani (di età
compresa tra i 18 e i 28 anni compiuti, come da bando pubblico) di
mettersi alla prova con l’esperienza
del Servizio Civile Nazionale. Per
candidarsi c’è tempo fino alle ore
14 del 20 aprile. Le informazioni
dettagliate sono disponibili presso
il portale di Caritas Sardegna (www.
caritassardegna.it). Si può inoltre
contattare la Segreteria della Caritas diocesana di Iglesias all’indirizzo e-mail: segreteria@ caritasi
glesias.it .
I giovani selezionati saranno impegnati per 30 ore alla settimana e,
anche attraverso un percorso di formazione, attivamente nei tre Centri
di ascolto Caritas della Diocesi di
Iglesias: “Marta e Maria” a Iglesias, “Madonna del Buon Consiglio” a Carbonia e “San Francesco
e Santa Chiara” a Sant’Antioco.
La loro attività si affiancherà a quella di volontari e operatori già presenti e consentirà di intercettare il
disagio ed i bisogni dei giovani
ascoltati.
«Le difficoltà incontrate dai giovani - spiega Raffaele Callia, direttore della Caritas diocesana di Iglesias
e responsabile del Servizio Studi e
ricerche della Caritas regionale -, sono anche quelle legate ad una tendenziale chiusura e ad una resistenza
ad aprirsi ed esporre liberamente il
proprio disagio. Difficoltà derivanti
anche dal non trovarsi di fronte “dei
pari”, in grado di entrare in immediata sintonia con il proprio vissuto, il modo di ragionare e di vivere
la propria condizione giovanile. Soprattutto per tale ragione si ritiene
che i migliori ascoltatori dei giovani possano essere altrettanti giovani (qualificati e accompagnati da
figure adulte esperte), con i quali
tessere dei legami fiduciari, capaci di
esplorare nel profondo il disagio e
condividere i percorsi di crescita
nell’autonomia.»
Fra le povertà più gravi che interessano i mondi giovanili del Sulcis Iglesiente vi sono quelle di ca-
si sviluppa nel territorio diocesano,
che comprende 64 parrocchie distribuite in 24 Comuni.
La popolazione locale sta registrando un progressivo invecchiamento. Molto alto è il tasso di disoccupazione e sono in aumento
diverse forme di lavoro nero e di
sfruttamento dei lavoratori, mentre
peggiorano le condizioni del mercato del lavoro, in particolare giovanile ed è a livelli di emergenza
la dispersione scolastica.
La Cattedrale Santa Chiara e il Palazzo vescovile.
rattere progettuale, con la mancanza di conoscenza e orientamento
sulle opportunità riguardo ai percorsi formativi, di lavoro e di autoimpresa. Da qui l’urgenza di dare
speranza e restituire protagonismo
ai giovani, considerati come “i nuovi poveri” del territorio del Sulcis
Iglesiente. Un disagio, quello del
mondo giovanile, che si registra non
solo nel mondo del lavoro e dell’istruzione ma anche in tema di dinamiche relazionali e familiari.
Il progetto “Giovani in ascolto”
La presenza nel territorio della
Diocesi di un crescente numero di
immigrati, fra cui molti giovani che
necessitano di consulenza e accompagnamento per una più facile integrazione nel tessuto sociale di accoglienza, spinge la Caritas diocesana a rafforzare i propri servizi di
ascolto, affinché lo straniero non venga vissuta come una minaccia, ma
come una risorsa. Anche su questi temi, i giovani in Servizio Civile verranno chiamati a vivere delle esperienze significative.
M
Migliaia di visitatori hanno raggiunto l’Isola
per la 657ª Festa di Sant’Antioco Martire
igliaia di visitatori
hanno raggiunto l’Isola per assistere ai
festeggiamenti per
Sant’Antioco Martire, giunti alla
657ª edizione.
Un’esplosione di colori, sorrisi, suoni e profumi, sotto un cielo
azzurro, si è presentata domenica
mattina lungo la via Nazionale di
Sant’Antioco, alla sfilata organizzata dall’associazione Pro Loco.
Grande spettacolo, qualche ora dopo, sul campo del Lungomare Silvio Olla, a Sant’Antioco, con le pariglie “Sa cursa po Santu Antiogu”,
con cavalieri provenienti da tutta
la Sardegna e sfilata di cavalieri in
costume sardo. La giuria ha assegnato il primo premio ai cavalieri
di Oristano.
Il programma dei festeggiamenti
ha raggiunto il suo clou, lunedì sera, con la Santa Messa celebrata dal
vescovo di Iglesias, mons. Giovanni Paolo Zedda, con il coro Anninora di Desulo e, al termine, con la
processione per le vie del paese.
Lo spettacolo delle pariglie.
La processione con il Santo.
L’angolo della poesia a cura di Nadia Pische
gnarmi a suonarla; posso dire che
nella banda ci sono stato per ben
47 ann, prima come prima tromba,
poi organizzatore e vice maestro,
senza però mai abbandonare la
tromba. Dei musicisti della prima
ora oggi ancora in vita - conclude
Giuseppe Lai - siamo rimasti solo
in cinque.»
Tito Siddi
[email protected]
Se anche tu desideri veder pubblicato un tuo pensiero, una tua poesia... non esitare, rivolgiti subito a:
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Non aspettare oltre... a volte realizzare un sogno sembra impossibile ma... mai dire mai!
Dolci sensazioni
Dolci sensazioni...
forti emozioni...
il calore di un abbraccio diverso,
il profumo della tua pelle,
le nostre mani che si intrecciano...
Carezze audaci,
labbra che mi sfiorano la pelle...
La tua bocca sulla mia
e poi freddo!
Ti cerco nell’aria che respiro,
nell’acqua che bevo,
nei raggi del sole che mi scaldano...
Finalmente ti trovo
tra le onde del mare
che con tenerezza mi sfiorano
e come un pensiero prepotente
in me cresce la voglia di essere tua...
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8
Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016
La Provincia del Sulcis Iglesiente
È stata presentata il 19 e 20 marzo, con uno straordinario successo, alla “Corte” di Cagliari, la seconda edizione della rassegna fieristica
La “Primavera Sulcitana” è partita col piede giusto
Q
Il programma prevede complessivamente 11 tappe, la prima il 16 e 17 aprile a Carbonia, l’ultima il 18 e 19 giugno a Iglesias.
uando la favola diventa realtà! è quel che è accaduto
sabato e domenica scorsi nel
varcare la soglia di Villa
Ballero, a Cagliari, per l’anteprima
della Primavera Sulcitana 2016...
Tutto sembrava aver fatto un tuffo
indietro nella favola del passato dove noi bambini regnavamo felici tra
le sottane delle nonne e i pantaloni di
velluto dei nonni.
Un giardino fiorito accoglie i numerosissimi ospiti che, sorridendo rilassati, si muovono tra le piante per
soffermarsi talvolta ad ammirare, altre volte a gustare e ad assaporare, gusti per palati prelibati... dal salato del
formaggio, all’inebriante del limoncello, dal torrone appena fatto al calice
di vino raffinato, dalla fregola al gnocchetto, senza tralasciare neanche il
dolcetto.
Gioielli delicati finemente lavorati
a mano, l’olio di lentisco dai mitici
poteri ed il miele dal colore ambrato
che ricorda il sole... ma anche tanto
divertimento per i bambini, e mentre
loro saltano felici intorno “i grandi”
mangiano seduti sul prato.
Perché non è certo mancata la buona cucina... gli ospiti hanno potuto gustare per una modica cifra dai ravioli alla fregola, passando per le linguine, dal
pesce arrosto... al pesce fritto, il tutto
accompagnato da un buon bicchier di
vino. Ma anche maschere della tradizione sarda, finemente decorate a mano.
Ma la favola prende vita quando,
al di là di un altro imponente cancello,
scorgi il casolare... maestoso e ricco
di tradizione, interamente ristrutturato e meravigliosamente fedele all’epoca del passato... un passato fatto di
archi, nicchie, scale di marmo, grandi camini, bagni di alabastro, lunghe
tavolate e massicce credenze... finestre
che si affacciano direttamente sul
mare... teatro di tramonti mozzafiato
che solo madre natura sa raccontare.
E ancora stand con formaggio ar-
ricchito da mirto o suppellettili realizzati dal fico d’India, monili e casette
in miniatura. La squisitezza della padrona di casa, l’avvocato Roberta Ballero, ben si sposa con l’eleganza e la
sobrietà della tenuta... tutto è ordinato, tutto è curato nei minimi particolari... un luogo fatato che accoglie anche
un angolo per il cocchio di Sant’Efisio
ed una piccola cappella dove potersi rac-
Carbonia, dove sicuramente ogni cosa
troverà il suo posto per raccontare di sé
e di come ha fatto parte del passato?
Due giornate dove gli ospiti ritroveranno profumi di ieri che rievocheranno ricordi, che andranno nel profondo dell’anima per tirar fuori quelle emozioni nascoste che solo i tempi lontani sanno donare.
Le tappe della 2ª Primavera Sulci-
L’anteprima della seconda edizione ha registrato una grande partecipazione popolare.
Una delle meravigliose sale di Villa Ballero.
cogliere in preghiera.
Una giornata indietro nel tempo,
dove non è mancata la musica sprigionata dagli LP di Nando e Roberto
o il canto in lingua sarda ad opera dei
bambini e delle bambine della 1ª A
della scuola primaria di Gonnesa.
Che aggiungere, se non appuntamento al 16 e 17 aprile, alla prima tappa della Primavera Sulcitana 2016, a
tana, che ha due nuovi prestigiosi partner come Moby e Tirrenia, saranno
complessivamente 11 ed ognuna riserverà delle sorprese che cattureranno
l’attenzione di grandi e piccini...
Avanti tutta quindi e in alto il cuore
del Sulcis... lavoriamo uniti per farlo
scoprire a chi non lo conosce e riscoprire a chi lo ha dimenticato.
Nadia Pische
Cantina Santadi
Via Su Pranu, 12 - Santadi - Tel. 0781 950127-953007 - Tel. e Fax 0781 950012
Dopo sette anni ha vinto la sua battaglia contro il cancro
S
Quasi 200 km a piedi da Carbonia a Sindia
per ringraziare 3 santi per la sua guarigione
ette anni fa ha scoperto di
avere un cancro alla vescica
e per due anni ha ignorato le
cure, confidando in una guarigione miracolosa, per inseguire la
quale si è recato anche a Lourdes; il
22 marzo scorso, all’ennesima visita
di controllo, dopo cinque anni di cure, diversi trattamenti di chemioterapia e ben sette interventi chirurgici,
l’ultimo dei quali effettuato il 26 febbraio, la gioiosa scoperta di essere
guarito e, all’età di quasi 67 anni, il
ritorno alla vita, una vita profondamente diversa rispetto alla precedente, arricchita da una fede profonda.
è l’esperienza vissuta da Giuseppe Senes, 67 anni, imprenditore di
Carbonia che, in segno di ringraziamento ai tre santi del suo paese natale, San Giorgio, San Raffaele e Sant’Isidoro, ha deciso di raggiungere a
piedi Sindia, dove è arrivato giovedì
14 aprile e dove, dopo 28 anni correrà anche l’Ardia a cavallo.
Nel 2009 la malattia ha cambiato
la vita di Giuseppe Senes.
«Per due anni sono andato in depressione. Vedi la vita scappare via,
non pensi al lavoro, alla famiglia, non
pensi a niente e non hai il coraggio di
fare le visite che dovresti fare e magari di farti operare. Ho deciso di
andare dai medici con due anni di
ritardo. La mia è stata una lunga battaglia durata cinque anni, fino a quando, il 22 marzo, con molta meraviglia, il professore mi ha detto che...
il tumore non c’era più.»
P
è sicuramente choccante scoprire di essere malati, ma è altrettanto
choccante, probabilmente, apprendere la notizia della guarigione...
«Devo riconoscfere che è ancora più choccante, piango tutti i giorni, per la gioia, per un premio di Dio
che mi è arrivato addosso come una
cosa meravigliosa. La vita ricomin-
città mineraria ha poi lavorato da imprenditore e da commerciante, con
alterna fortuna.
«Oggi mi sento ragazzino, non
mi sento addosso 67 anni, prima ne
avevo 80. La mia vita è proprio cambiata, vedo tutto diverso, tutte le mattine mi alzo, vado a camminare e
pratico diversi sport. Sono felice di
Giuseppe Senes con la moglie e il figlio alla partenza da Carbonia.
cia e io ho fatto la promessa di andare a piedi a Sindia, quasi 200 km da
solo e, dopo 28 anni, correrò l’Ardia.»
Giuseppe Senes ha ritrovato
l’entusiasmo giovanile ed anche le
forze di quando, ragazzo, a soli 16
anni e mezzo, emigrò in Francia e,
dopo alcuni anni, rientrò per lavorare da muratore, a Carbonia. Nella
essere ritornato in questo mondo.
Ringrazio chi mi è stato vicino, chi
mi ha aiutato, perché quando cadi
in depressione stai veramente molto
male ed hai bisogno di aiuto. Mi sono avvicinato alla fede. Prego tanto.
Quando la fede ti entra dentro - conclude Giuseppe Senes -, non ne puoi
più fare a meno.»
Giampaolo Cirronis
Per la prima volta il Sulcis Iglesiente è autosufficiente
Crescono le donazioni di sangue
er la prima volta è stata raggiunta l’autosufficienza per
il sistema trasfusionale del
Sulcis Iglesiente. Un momento di tregua alla perenne carenza di sangue nel nostro territorio, è
stato raggiunto grazie ai donatori
abituali della provincia e all’iniziativa congiunta ASL 7 - Comando
del-la Scuola Allievi Carabinieri di
Igle-sias che sta inviando gli allievi
volontari a donare il sangue.
Grazie alla disponibilità di questi giovani, la ASL di Carbonia Iglesias, non solo sta riuscendo a far
fronte alle esigenze interne, ma periodicamente sta inviando il sangue
ad altre strutture trasfusionali dell’isola.
L’iniziativa è nata a seguito di
un corso di formazione iniziato nell’ottobre 2015 nei confronti di 350
allievi carabinieri i quali, sensibilizzati in tal senso, hanno manifestato
la volontà di donare il proprio san-
I
gue; pertanto dal dicembre scorso
(ricordiamo che nel periodo natalizio la ASL 7 si trovava in grave difficoltà per carenza di sangue), i ragazzi hanno cominciato questa lodevole attività di donazione consentendo di raggiungere l’importante e
storico risultato.
L’auspicio, espresso in un incontro di qualche giorno fa tra il commissario della Asl e e il colonnello
Sorrentino, è che la collaborazione
continui in maniera pressoché stabile.
La Direzione coglie l’occasione
per ringraziare tutti coloro che dedicano qualche ora del proprio tempo a questo importante gesto
La donazione di sangue non comporta alcun rischio per il donatore
che oltretutto esegue “gratuitamente” tanti esami utili per verificare il
proprio stato di salute.
Le donazioni possono essere effettuate presso le strutture trasfusionali di Carbonia (tel. 0781 6683457)
e Iglesias (tel. 0781 3922854) tutti i
giorni feriali dalle ore 8.00 alle ore
12,30.
Per donare il sangue bisogna essere maggiorenni, pesare almeno
50 kg e essere in buono stato di salute. Prima della donazione il donatore verrà valutato da un medico
esperto in Medicina trasfusionale.
Tutti i donatori riceveranno adeguato ristoro.
Nella ASL 7 si raccolgono oltre
7.000 unità di sangue all’anno, In
alcuni periodi dell’anno, in linea
con ciò che avviene in tutta Italia, le
scorte diminuiscono, per cui non si
riesce a far fronte alle numerose richieste che aumentano di anno in
anno.
La patologia thalassemica è
quella che richiede il maggior numero di unità (oltre la metà delle
emazie raccolte è destinata a questi
pazienti che, per la maggior parte,
sono persone adulte).
Il Governo ha concesso una premialità alle scuole sarde
LATINIA
Vino dolce da vendemmia tardiva di uve Nasco
dei vigneti ad alberello - antica vigna “Latina” del Basso Sulcis della Sardegna.
Vino mediterraneo, caldo, solare che,
servito a 10°-12° C, esalta il dessert
e partecipa a tutti i momenti di incontro e di festa.
Ha ricevuto il “Premio speciale”
“miglior vino dolce dell’anno” 2002
e i 3 bicchieri del “Gambero Rosso”
Miglior vino da dessert al Vinexpò 2001 di Bordeaux.
28,3 milioni per “Tutti a Iscol@”
l Governo nazionale ha concesso alle scuole della Sardegna
una premialità da 28,3 milioni
di euro. Le risorse saranno utilizzate dalla Giunta regionale per
sostenere tre linee di intervento del
progetto “Tutti a Iscol@” per il biennio 2016/2018, con interventi mirati ad arginare il fenomeno dell’abbandono scolastico, spesso causato
dal deficit di competenze.
La premialità, come ha spiegato
l’assessore competente Claudia Firino, è legata al Progetto Obiettivi di
Servizio previsto dal QSN (quadro
strategico nazionale) 2007/2013 che
ha introdotto nella programmazione nazionale un percorso di miglioramento dei servizi per la popola-
zione e l’innalzamento della qualità
della vita, con il fine di equiparare le
regioni del Mezzogiorno a quelle del
Nord. La Regione Sardegna ha partecipato al meccanismo di incentivazione, ricevendo il riconoscimento
di 28,3 milioni per la Pubblica Istruzione. Quindici milioni saranno destinati alla linea “Miglioramento delle competenze”, 10 milioni a “Scuole Aperte”, e 3,3 per “Acquisto di
scuolabus”.
Sul miglioramento delle competenze si interverrà nelle scuole secondarie di I grado e nel biennio delle scuole secondarie di II grado, per
un totale di 77mila allievi, ovvero
con le risorse a disposizione si coinvolgerà l’8% della popolazione stu-
dentesca del biennio. Mentre, su
Scuole aperte, il finanziamento sarà
utilizzato per fare delle “call” annuali delle Autonomie scolastiche che
partecipano e che potranno presentare progetti di rafforzamento dell’offerta formativa e di fruizione dello
spazio scuola, coinvolgendo così 182
mila studenti sardi.
Si procederà inoltre all’acquisto
del terzo lotto degli Scuolabus, dopo quelli da 28 e 38 posti, le risorse
degli obiettivi di servizio serviranno ad acquistare 18 mezzi da 45 posti, partendo dal precedente Avviso
e dando la priorità ai Comuni che
hanno avuto la chiusura di scuole
nell’ultimo processo di dimensionamento scolastico.
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Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016
S
Si è conclusa lo scorso 26 marzo l’anteprima dei Seminari
Mare e Miniere 2016
i è conclusa sabato 26 marzo, vigilia di Pasqua, a
Iglesias, l’anteprima dei
Seminari di Mare e miniere 2016.
Grande entusiasmo e fiumi di
energia, quelli che i partecipanti al
corso hanno fatto fluttuare nell’aria, nella saletta dell’ex scuola elementare maschile che li ha ospitati...
Arrivo sabato mattina... la porta è
chiusa... non occorre aprirla per captare l’armonia delle voci che si legano in un coro neonato...
La guida ferma e decisa delle insegnanti Elena Ledda e Simonetta
Soro è determinante affinché si possa dare il meglio... impegno e serietà intercalati da sorrisi sono sicuramente la giusta veste che un seminario di questi livelli doveva avere...
Elena e Simonetta hanno il canto che
scorre nelle vene!
Persone e professioni diverse,
quelle dei corsisti, ma con un hobby molto forte in comune, persone
che si uniscono per andare incontro
alla tradizione popolare, per rimettere in auge un passato da non dimenticare, un passato da cantare magari accompagnati alla tastiera da
Angelo Saltamonte.
Il lavoro corale si è svolto partendo da un brano sacro “A ita ses
torrau”, che canta il lamento e la
disperazione di Maria nel ritrovare
il proprio figlio straziato e crocifisso. In seconda battuta, il coro si è
concentrato su un canto della prima
guerra mondiale “Regassine vi prego ascoltare”. Poi un canto di risaia
“Amore mio non piangere”.
Elena Ledda sorride soddisfatta
mentre dice: «Abbiamo anche cantato due brani in una lingua inesistente per imparare con naturalezza i tempi dispari. Ci siamo divertiti... abbiamo cominciato a respirare, a legare i fiati e le frasi musicali, a dare importanza agli accenti
QUATTROESSE
9
La Provincia del Sulcis Iglesiente
tonici, alla dizione e all’interpretazione... ma abbiamo ancora moltissimo da fare!»
Di certo tante emozioni in gioco... accoglienza e semplicità... un
cerchio umano che canta in coro assemblando voci e cuori...
Per Francesca anche qualche lacrima liberatoria a seconda del brano interpretato... quelle che scaturiscono nel riesumare gioie e dolori del proprio vissuto.
Piera, in arte Artemisia, è grata
agli organizzatori di questo corso
l’entusiasmo per docenti e allievi
che ripeteranno l’esperienza dal 27
giugno al 2 luglio a Portoscuso, dove verrà poi presentato, a fine seminario un evento scenico.
A completare il quadro di mare
e miniere una cornice dai toni armoniosi è sicuramente quella regalata dalla presenza del maestro Luigi Lai, che con le sue launeddas fra
le labbra ha ancora una volta impartito lezioni di melodia sarda...
perché il re delle launeddas, come
ormai lo chiamano, suonando lo
Alcuni allievi con Elena Ledda e Simonetta Soro.
che ha saputo risvegliare l’interesse per il canto popolare che rischia
di perdersi se non fosse proprio per
l’amore di professionisti come loro
che lo praticano e lo diffondono con
queste belle iniziative.
Mirko, il più piccolo del gruppo, ha vissuto con gran piacere l’esperienza, e poi con insegnanti come Elena e Simonetta, aggiunge, non
poteva non essere così, il gruppo si
è subito affiatato, un’esperienza che
rifarei ad occhi chiusi...
Il seminario, fortemente voluto
e patrocinato dal comune di Iglesias, registra quindi il massimo del-
strumento a fiato più antico della cultura musicale mediterranea raccoglie consensi e cattura allievi.
Popolare per la maestria dell’arte
del suo suonare che lo vede portare
nel mondo la tradizione, il folklore, la passione e la storia della nostra isola, è conscio del fatto che la
musica raccoglie ed accoglie il cuore
di un popolo e lui con la magica melodia delle launeddas incanta tutti...
grandi e piccini che si lasciano trasportare dalla forza delicata delle
canne melodiche più delicate al
mondo.
Nadia Pische
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Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016
La Provincia del Sulcis Iglesiente
Il 1° aprile l’associazione culturale Punta Giara ha presentato a Cagliari il programma della rassegna internazionale 2016
Il XXXI Festival Jazz nel segno del grande Frank Zappa
D
Dal 1° al 10 settembre, sul palco di Piazza del Nuraghe, tutti i musicisti rielaboreranno in chiave jazz il pensiero “zappiano”.
al 1 al 10 settembre la Piazza del Nuraghe, a Sant’Anna Arresi, ospiterà la XXXI
edizione del festival internazionale “Ai Confini tra Sardegna e
Jazz” , il cui programma è stato presentato il 1° aprile, nel corso di una
conferenza stampa svoltasi nell’aula
conferenze del Centro della Cultura
Contadina. Il direttore artistico della
Associazione Culturale Punta Giara,
Basilio Sulis, ha illustrato la linea artistica del programma del festival che
nella prossima edizione sarà interamente dedicato a Frank Zappa, a quanto il suo pensiero sia ancora attuale e
alla sua eredità musicale. Francesco
Peddoni ha esposto in dettaglio il cartellone artistico della rassegna.
«Il Festival è dedicato a Frank Zappa - ha detto Basilio Sulis -, non sarà
la solita dedica. Non abbiamo detto
agli artisti di rifare brani di Zappa, non
sarebbe piaciuto a lui e non rientra
nella personalità di Zappa. La sua figura aleggerà in piazza del Nuraghe,
a Sant’Anna Arresi, i musicisti sono
avvisati e sanno che non dovranno fare
delle cover di Zappa. Vogliamo scrivere pagine moderne attraverso lui,
ponendo degli obiettivi ai musicisti e
a noi stessi: il primo obiettivo è: “Se
Zappa fosse qui fra noi, dove sarebbe
andato a parare musicalmente?” Siccome era anche un intellettuale, cosa avrebbe pensato del mondo in cui stiamo
vivendo noi adesso? La lezione di Zappa è ancora attuale? Dove si manife-
A
sta in maniera più compiuta il suo pensiero? Questi sono gli obiettivi e a queste domande potranno dare risposte solo i musicisti ed un’organizzazione che
dovrà essere davvero importante, potranno dare le risposte.»
«Il programma presentato è pari
all’80% di quello che proporremo dal
«Abbiamo deciso di dedicare il festival al musicista più eterogeno del
panorama musicale del ‘900, quello
che sta dando ancora delle idee da sviluppare - ha aggiunto Francesco Peddoni, componente dell’associazione
culturale Punta Guara - e noi abbiamo
deciso di svilupparle a modo nostro,
La conferenza stampa svoltasi nei locali di Villa Muscas, a Cagliari.
1 al 10 settembre - conclude Basilio
Sulis -. Abbiamo presentato la rassegna con largo anticipo, perché avevamo necessità di porre quanti vorranno
venire a Sant’Anna Arresi, nella condizione di potersi organizzare e per questo l’associazione ha acquistato, anche
con una buona dose di rischio, 300
posti letto in regime “vuoto per pieno”».
in chiave jazz, con musicisti importantissimi, grandi ensemble e piccole
formazioni, cercando di ottenere di
ottenere una rielaborazione del pensiero “zappiano”.»
Il programma vede la presenza di
alcuni musicisti ormai “di casa” a
Sant’Anna Arresi e partecipano all’elaborazione di progetti originali.
Brillanti risultati degli alunni dell’Istituto Satta
ai Giochi matematici del Mediterraneo 2016
nche quest’anno, come
ormai accade da ben cinque anni, si sono disputati i “Giochi matematici del Mediterraneo”.
Ai giochi hanno partecipato le
classi terze, quarte e quinte della
scuola primaria e le prime, le seconde e le terze della secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo
Satta di Carbonia, sotto la dirigenza
di Romina Lai. La gara ha visto le
classi partecipanti impegnate in tre
prove: la prima di classe, la seconda
d’istituto e la terza regionale.
Il 4 marzo si è svolta, a Selargius,
la terza prova, quella regionale, che
ha fornito la possibilità ai primi classificati di ogni classe, di accedere
alla gara nazionale che si svolgerà
a Palermo.
Ma leggiamo le impressioni dei
partecipanti più piccoli, che si sono emozionati nel prender parte ad
un evento che li ha coinvolti non
poco.
Luca Colasanto, alunno della terza A tempo pieno di via Mazzini,
insegnante Nicoletta Leone, ha ricevuto la medaglia di bronzo per
essersi classificato al terzo posto.
«Dopo la prova ci hanno riunito tutti in una stanza, per aspettare
i risultati… io avevo molta paura,
il cuore mi batteva forte forte…
quando poi hanno letto il mio nome, il cuore mi batteva ancora di
più… ma per la contentezza!»
Lorenzo Pinna, classe quarta C
tempo normale, insegnante Carla
Pinna, andrà a Palermo perché si è
classificato al primo posto ed ha ritirato con gioia la medaglia d’oro.
«All’inizio ero calmo, poi però
ogni cinque minuti chiedevo quanto
mancava… mi sono persino colpito l’occhio col foglio! Poi ho iniziato a sudare… mancava poco tempo e avevo ancora quattro prove…
stavo morendo dal caldo… la maestra non pensava che ce l’avrei fatta! Ringrazio tutti quelli che mi
hanno sostenuto: Alex, Daniele,
Francesco e tanti altri compagni.»
Paolo Mammarella, classe quarta
B tempo normale, insegnante Carla
Pinna, si è classificato al terzo posto,
medaglia di bronzo.
«Anche l’anno scorso ho partecipato ai Giochi del Mediterraneo,
però quest’anno mi è piaciuto di più
perché c’era anche qualche mio compagno di classe. Mi sarebbe piaciuto che tutta la classe si fosse classificata per andare tutti insieme a Palermo, perché io adoro i giochi di
squadra. Per me le prove sono state divertenti e facili, anche se non
sono arrivato primo ma terzo. Ho
dato, comunque, una soddisfazione alle maestre, soprattutto a maestra Carla, insegnante di matematica, e ai miei compagni di classe.»
Alessio Billai, classe quinta B
tempo normale, insegnante Isa Pani, si è classificato al terzo posto,
medaglia di bronzo…
«Quando sono arrivato a Selargius ero teso. Alla fine della prova
ero tranquillo e quando mi hanno
premiato tra i primi tre avevo ansia. Sono arrivato terzo e dopo aver
ritirato la medaglia e l’attestato sono rientrato a casa felice e contento.»
Leggere le emozioni dei bambini ti dà come un senso di pace,
“di cose vere”, loro si raccontano
senza timori, parlano delle loro paure, delle loro aspettative…
Il segreto, da parte degli adulti,
sta nel non caricarli di troppe aspettative, di fargli vivere le esperienze serenamente, in modo che possano diventare bagaglio da “tirar
fuori” quando “la vita lo chiede!”
Ed ora aggiorniamo l’articolo
scrivendo qualche emozione dei più
grandi, gli alunni della secondaria
di primo grado...
Cominciamo dalla medaglia di
bronzo: Ivan Argiolas, della prima C.
«Dopo un periodo di preparazione facendo giochi che ho trovato molto interessanti, quasi senza
aspettarmelo, sono riuscito a piazzarmi nelle qualificazioni di istituto e poi anche alle finali di istituto,
e, infine, il 4 marzo a Selargius...
Ero emozionato, ma poi, iniziate
le gare, man mano che risolvevo i
quiz, mi sono sentito sempre più
tranquillo e sicuro. Sentivo di potercela fare! Al momento delle premiazioni ho aspettato con ansia...
poi mi hanno chiamato... ero terzo...
anche arrivare terzo è stato un grande traguardo.»
Al secondo posto, con la medaglia d’argento: Federico Masciali
della seconda D.
«Giunti a Selargius è passato
poco e ci hanno chiamato nelle aule... la prova sarebbe durata un’ora
e mezza. Ho sfruttato tutto il tempo per completare il test e, anche
se riuscivo a dare le risposte, avevo
comunque molta ansia. Ho consegnato tredicesimo riuscendo a dare quattordici risposte.
Alle premiazioni avevo un’ansia terribile... prima hanno premiato i bambini della primaria e poi
un ragazzo di un’altra scuola... poi
hanno chiamato me... ero arrivato
secondo e non me lo aspettavo! Ero
strafelice!!!»
Sul podio Simone Zani che ha
portato a casa la medaglia d’oro e
il foglio di via per le finali nazionali a Palermo.
«Durante le prove ero molto
agitato e avevo molta ansia. Sapevo di essermi impegnato tanto e
avevo molte aspettative. Alle premiazioni avevo anche più ansia...
ho dovuto assistere alle premiazioni della primaria. Arrivati alla
mia categoria c’è stata un po’ di
suspence... al secondo posto il mio
amico e compagno Federico! Al
primo posto io!!! Tutta l’ansia era
svanita ed era sopraggiunta la felicità, sopratutto al pensiero che partirò a Palermo.»
Tanti ragazzi che si incontrano,
che provengono da più parti della
Sardegna prima e dell’Italia dopo,
animati da tanto entusiasmo, dalla
carica di riuscire, di poter dimostrare...
Tanti ragazzi insieme che provano a gestire l’ansia che li assale,
per lasciar poi spazio alla soddisfazione di esserci, di avercela fatta... un vero toccasana per l’autostima.
Nadia Pische
www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com
[email protected]
«Effettivamente - sottolinea Francesco Peddoni - ci sono alcuni musicisti ormai diventati amici del nostro
festival e di Sant’Anna Arresi, come
Hamid Drake, Peter Broetzmann e
William Parker, che trasporteranno in
ambito free-jazz, più improvvisativo,
l’idea di Frank Zappa.»
Uno dei manifesti del festival 2016.
È poi intervenuta Ponziana Ledda, presidente dell’associazione Destinazione Sulcis che, con il progetto
“Venti paralleli”, arricchirà il cartellone artistico con attività parallele quali
escursioni, conferenze, work-shop e
laboratori. Ponziana Ledda ha illustrato ai presenti anche il Pacchetto Jazz
2016 (PJ2016) che garantirà agevo-
O
lazioni a quanti arriveranno a Sant’Anna Arresi per seguire il Festival, presso strutture e servizi convenzionati.
Il programma del XXXI festival
“Ai confini tra Sardegna e Jazz” (ancora in fase di definizione).
1 settembre
Tomeka Reid Quartet
Esclusiva italiana
Memorable Sticks Trio
Esclusiva italiana
2 settembre
Zappanation direct by Sean Noonan
Ionisation of Varese and Zappa
Produzione originale
3 settembre
Zula by Andromeda Mega Express
Orchestra direct by Daniel Glatzel
Esclusiva italiana
4 settembre
Zappa’s Umbrella by Rubatong
Esclusiva italiana
5 settembre
Da definire
6 settembre
Broetzmann/Parker/Drake
Esclusiva italiana
Serenus Zeitblom Oktett
special guest Ingrid Laubrock
Esclusiva italiana
7 settembre
Full Blast by Peter Broetzmann
special guest Heather Leigh
Esclusiva italiana
Medalodon Collective
Esclusiva italiana
8 settembre
In Order to Survive
by William Parker
Esclusiva italiana
Battle Pieces by Nate Wooley
Esclusiva italiana
9 settembre
Piano Solo by Cooper Moore
Esclusiva italiana
Mats Gustafsoon’s Nu Ensemble
Hidros ZAP
Produzione originale
10 settembre
Summit Quartet
Produzione originale
Direction Zappa by Daniele Sepe
Sextet feat. Dean Bowman
& Hamid Drake
Produzione originale
Il film “Bianco di babbudoiu” è una cartolina
che promuove la Sardegna in Italia e nel mondo
ggi parliamo di cinema italiano, precisamente del film
“Bianco di babbudoiu” di
Igor Biddau. Nel cast,
straordinariamente quasi tutto sardo,
nomi noti in teatro, al cinema e nel
piccolo schermo... applausi per loro:
Roberto Fara, Michele e Stefano Manca, meglio conosciuti come Pino e gli
Anticorpi, Caterina Murino, Benito
Urgu, Valeria Graci, Dario Cassini,
Carlotta Bazzu, Marco “Baz” Bazzoni, Francesca Rossi e Gabriele Cossu.
E mentre prendo appunti, non sapete ancora che dall’altra parte del telefono ho il regista Igor Biddau.
Dopo i convenevoli di rito, passa
davvero poco tempo perché mi ritrovi a chiacchierare amabilmente con
Igor... un professionista attento e puntuale, un giovane uomo dal sapore
genuino, dal gusto semplice come la
terra che lo ha partorito, la Sardegna,
la stessa terra che lui vuole portare in
alto, vuole lanciare in volo per farla
conoscere a tutti; Igor sente la forza
delle radici, della tradizione, dei valori di cui si è cibato sin da piccolo.
Studia all’Accademia delle belle arti
di Sassari e conserva ancora nel cuore l’esperienza calda ed unica, mentre frequenta il primo anno conosce
Michele Manca che frequenta la quarta classe ed è subito amicizia vera,
Michele diventa il suo maestro, ma
l’ultimo anno si ritrova a dover frequentare l’Accademia a Firenze.
Un attimo di sconforto... il cambiamento è grande ma Igor, catapultato in una nuova realtà dopo un attimo
di smarrimento, dà vita ad una squadra, ad una super squadra con cui
inizia a vivere momenti di crescita
indimenticabili. Perché poi quel che
vuole Igor è, da sempre, mandare un
messaggio forte e chiaro: la forza del
gruppo, l’importanza degli amici... gli
stessi che si ritrova a “dirigere” con
Bianco di Babbudoiu... ruolo non
semplice... Igor è il loro primo fans e
separare l’amicizia dal lavoro non è
stato proprio facile, «la profonda stima che ho per loro ha però reso possibile il tutto». Il film narra la storia
di tre fratelli, impersonati da Roberto, Michele e Stefano, che ereditano
le tenute Babbudoiu, fondate dal padre, termine esplicativo delle parole
babbo tuo. Il primo problema che nasce tra loro è di natura economica, per
salvare l’azienda di famiglia devono
infatti “tirar fuori” una cifra consistente, da lì scaturiranno una serie di
situazioni tragicomiche che porteranno ad una risoluzione del problema.
Succederà di tutto e, dato il cast, diciamo
che c’è anche da aspettarselo. Ci sarà
un qualcosa che li salverà dalla rovina?
Per ora vi lasciamo con questo
quesito che avrete la fortuna di risolvere andando a vedere il film.
Una prima che è stata una vera e
propria cartolina della Sardegna e dei
suoi incantevoli luoghi, dove il cast
ha girato le scene a partire da giugno
ad agosto 2015.
Ma vediamo più precisamente cosa ci racconta Roberto Fara, nel film
uno dei fratelli Babbuddoiu...
Raggiunto al telefono dalla sottoscritta, ha subito reso l’intervista brillante e colorata, come un artista di quel
calibro sa fare.
Racconta del caldo... pare abbiano girato le scene nei pressi del nuraghe di Torralba nei giorni più caldi di
tutta l’estate del 2015, vestiti di tutto
punto, apparentemente incuranti del
surriscaldamento della striscia d’asfalto
occupata dalle telecamere... ma anche
Gli è sempre piaciuto e tutti dicevano
quanto sapesse farlo bene, “far star
bene la gente” è una cosa che a Roberto piace fare davvero tanto. Ecco
perché risponde... «continuare a giocare», perché il segreto per stare bene è sicuramente conservare uno spirito ludico... e aggiunge: «Se non sbaglio c’è anche una citazione biblica a
tal proposito».
Finita l’intervista vado a documentarmi... ebbene sì... eccola...
Matteo 18:3 «In verità vi dico: se
non cambiate e non diventate come i
bambini, non entrerete nel regno dei
cieli».
Matteo 18:4 «Chi pertanto si farà
piccolo come questo bambino, sarà
lui il più grande del regno dei cieli».
E dopo questa rivelazione, mi sento di dover fare il punto della situazione delineando una scheda:
Location: Sardegna
Cast: quasi del tutto sardo
Una scena del film.
Stefano Manca e Caterina Murino.
della bella esperienza vissuta con un
gruppo di amici a dar vita ad una storia che narra della nostra amata isola.
Roberto con questo film arriva a
coronare un sogno, e ci arriva dopo
aver calcato le scena del teatro e militato nel piccolo schermo.
Roberto è quello dei tre fratelli che
più è in linea con il legame alla tradizione, sarà perché ha studiato agraria nella vita, ma sta di fatto il suo personaggio ben calza con la sua vera essenza.
Cosa farai da grande? Gli chiedo
io ad un certo punto e lui... con un sorriso che non vedo ma immagino mi
dice: continuare a giocare!!! Eh sì,
perché il suo lavoro ha anche questa
meravigliosa sfaccettatura: “Il divertimento”. E del divertimento Roberto
se ne occupa fin da piccolo, quando
ogni occasione era buona, anche in
classe alla presenza del maestro per,
come dire, «far muovere una risata».
Regista: sardo.
Con una simile cartolina il film non
può non volare in alto ed assaporare
il gusto degli applausi a chi, come loro
lascia la Sardegna per lavoro, ma poi
ci ritorna, la incornicia e la presenta
a tutti, la ama e le rende omaggio, fa
in modo di dare un senso a quel giorno che lasciandola scrisse nel cuore
“tornerò”!
Un grazie da parte di Roberto, portavoce di tutti, alle tenute Delogu di
Alghero, dove sono state girate tante
scene interne ed esterne.
Un grazie mio invece va a Ilaria
per avermi contattato e a Igor Biddau e Roberto Fara, professionisti
disponibili a mettersi in gioco, amabili conversatori e uomini dai forti
valori.
Buona fortuna ragazzi... in alto i
calici e cin cin!!!
Nadia Pische
[email protected]
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Anno XXI • N° 292 • 15 Aprile 2016
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
CANALE 40
IN ONDA IL FUTURO
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La finale della Coppa Italia di Promozione si è conclusa esattamente come quella di sei anni fa a Nuoro, in Eccellenza, con il Porto Torres
Il Carbonia si è arreso al Bosa ai calci di rigore
I
Ora la squadra di Andrea Marongiu è chiamata a concentrarsi sul campionato che la vede terzo in classifica, a due punti dal Bosa.
l Bosa ha vinto la Coppa Italia di
Promozione regionale, superando il Carbonia ai calci di rigore.
Il Carbonia battuto nei tiri dagli
11 metri, esattamente come sei anni
fa a Nuoro, nella finale della Coppa
Italia di Eccellenza, contro il Porto
Torres (colori rossoblu come quelli
del Bosa), dopo che sia i tempi regolamentari sia quelli supplementari si
erano conclusi sull’1 a 1 (proprio come avvenne contro la squadra turritana; l’unica differenza consiste nel fatto che allora fu il Carbonia a passare
per primo in vantaggio, in apertura di
partita, con Federico Trogu, e venne
raggiunto nel finale).
Sul campo del Centro federale di
Sa Rodia, a Oristano, con la tribuna
ricca di colori grazie alle splendide
coreografie organizzate dalle due tifoserie, molto calde ma assolutamente
corrette (più numerosa quella del Bosa, grazie soprattutto alla minore distanza da percorrere, 61,7 km tra Bosa e Oristano, 130 km tra Carbonia e
Oristano), Carbonia e Bosa sono andate al riposo sul risultato di 0 a 0,
dopo 45 minuti che hanno visto la
squadra di Andrea Marongiu molto più
pericolosa in attacco, con Giuseppe
Corona (eccellente la sua prova), Contu, Congiu e Cosa.
In avvio di secondo tempo è passato in vantaggio il Bosa con un calcio di punizione di Antonio Mattiello
dalla media distanza che ha sorpreso
Daniele Bove e, dopo una dozzina di
minuti, ha pareggiato Stefano Demontis, pronto a ribadire in rete con
un preciso colpo di testa una respinta
del portiere del Bosa su un calcio di
punizione dalla lunga distanza battuto da Giuseppe Corona.
Dopo il pareggio di Demontis, la
partita è ritornata in equilibrio e Bratzu
ha sciupato il match point da favore-
vole posizione.
Sia i tempi regolamentari sia i
supplementari si sono conclusi sul
punteggio di 1 a 1 e la Coppa Italia è
Bosa: Morittu P., Morittu G., Pischedda A., Mattiello, Pinna F., Di
Angelo, Mazzette, Pischedda G.P.
(dal 26′ del secondo tempo Cossu),
Cuccheddu, Marras. All. Andrea Marongiu.
Arbitro: Federico Cosseddu di
Nuoro, assistenti di linea Cristofer
Il Bosa vincitore della Coppa Italia di Promozione 2015/2016.
Il Carbonia finalista della Coppa Italia di Promozione 2015/2016.
Il goal dell’1 a 0 realizzato da Mattiello con un preciso calcio di punizione.
La tribuna dei tifosi e la panchina del Carbonia.
stata vinta dal Bosa ai calci di rigore,
grazie all’errore commesso da Giancarlo Porcu, l’unico dell’intera serie.
Le formazioni scese in campo.
Pinna, Fara (dal 17′ del secondo tempo Mastinu), Carboni S.. A disposizione: Simula, Sanna, Cesari, Fiorini, Castaldi. All. Salvatore Carboni-
Ai sensi e per gli effetti della Legge 22/2/2000 n. 28
così come modificata dalla Legge 6/11/2003 n. 313,
del D.M. 8/4/04 e delle successive delibere
dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni
Il sottoscritto Giampaolo Cirronis, quale legale rappresentante della ditta individuale Cirronis Giampaolo, Via Cristoforo Colombo 20 - Carbonia, codice fiscale
CRRGPL59P28B745B e partita IVA 02270380922, editore del periodico La Provincia del Sulcis Iglesiente, con riferimento al proprio intendimento di pubblicare
messaggi politici autogestiti a pagamento per le elezioni comunali fissate per il
giorno 5 giugno 2016 (eventuale ballottaggio nei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, il 19 giugno 2016), rende noto quanto segue:
a) la prenotazione degli spazi da parte dei soggetti interessati dovrà pervenire a
mezzo e-mail all’indirizzo [email protected] con l’indicazione del
committente responsabile, entro le ore 12.00 del 9 maggio 2016. La testata terrà
conto delle prenotazioni in base alla loro progressione temporale.
b) per le tariffe di accesso agli spazi, contattare la redazione all’indirizzo e-mail
[email protected] o al numero telefonico 328 6132020.
Il pagamento del corrispettivo per la realizzazione e pubblicazione dei messaggi
dovrà avvenire in anticipo.
c) il materiale dovrà pervenire entro le ore 12.00 del 12 maggio 2016.
Carbonia, 15 aprile 2016
Renzo Puggioni.
Carbonia: Bove, Boi, Mameli, Serra, Pisu, Todde, Contu (dal 34′ del secondo tempo Porcu), Demontis, Con-
Il direttore
Giampaolo Cirronis
giu G. (dal 27′ del secondo tempo
Bratzu), Corona, Cosa (dal 1’ del secondo tempo supplementare Loddo).
A disposizione: Sabiu, Congiu A.,
A
Meloni di Olbia e Khaled Bahri di
Sassari.
Marcatori: 7’ del secondo tempo
Mattiello; 19’ Demontis.
Note: espulso all’8′ del secondo
tempo supplementare Pisu (Carbonia)
per doppia ammonizione.
Sequenza dei calci di rigore: Carboni (Bosa): goal; Boi (Carbonia):
goal; Mattiello (Bosa): goal; Porcu
(Carbonia): parato; Pinna G. (Bosa):
goal; Serra (Carbonia): goal; Di Angelo (Bosa): goal; Corona (Carbonia):
goal; Ferdinando Pinna (Bosa): goal.
Lo spettacolo eccellente fornito
dalle due squadre e dalle tifoserie
nell’arco dei 120’ e durante l’esecuzione dei calci di rigore, è proseguito
sul campo anche dopo, con la festa
di giocatori e tifosi del Bosa, ma anche da parte biancoblu l’amarezza è
stata contenuta con grande fair play
ed è stato bellissimo il saluto portato
dai calciatori del Bosa sotto la tribuna del Carbonia, accompagnato da
applausi sinceri. è questo il clima che
vorremmo vedere sempre sui campi
di calcio.
Archiviata la Coppa Italia (il Bosa affronterà il Ghilarza di Graziano
Mannu, vincitore della Coppa Italia
di Eccellenza, per la conquista della
Supercoppa regionale), domenica 17
aprile ritorna il campionato, con le
partite della penultima giornata della
stagione regolare. All’Orrolese basterà un punto nell’incontro casalingo
con il Guspini Terralba, per festeggiare la promozione diretta in Eccellenza con una giornata di anticipo,
mentre il Bosa non dovrebbe avere
problemi a difendere la seconda posizione (occupata con due punti di
vantaggio sul Carbonia, atteso dal derby casalingo con il Carloforte), sul
campo del già retrocesso Senorbì e la
Monteponi Iglesias cercherà di insidiare il terzo posto del Carbonia, con
una vittoria sul campo del Sant’Elena, a Quartu.
Giampaolo Cirronis
Il 7/ 8 maggio a Calasetta una tappa del campionato di windsurf
Alice Casula, campionessa a vent’anni
lice Casula, vent’anni,
vive a Calasetta tra il
profumo dei fiori della
macchia mediterranea
e le onde del mar di Sardegna...
La piccola grande campionessa
italiana per la categoria slalom femminile stagione 2015, inizia a salire per gioco sulla tavola del papà Salvatore a soli 10 anni... gioca
per alcuni anni, sino a quando, circa due anni fa, decide di fare sul
serio e partecipa ai campionati
nazionali, diventando campionessa
sarda e poi italiana.
Le brillano gli occhi, quando
parla di quel che prova quando
sulla sua tavola da surf solca le
onde, l’emozione che sente nascere dal cuore, la libertà che si
prova è indescrivibile, la velocità
è inebriante... la carica e la fa star
bene.
Certo è uno sport molto impegnativo, se non sale sulla sua tavola va in palestra dove pesi, tapirulan e quant’altro non le danno
tregua... deve essere sempre in
forma...
E non le manca mai il sorriso,
mentre racconta ai nostri microfoni la sua voglia di continuare,
di fare sempre meglio e di proseguire in questo sport che le ha letteralmente rapito l’anima.
Il papà la guarda con orgoglio
e non perde occasione per sorridere mentre la osserva e l’ascolta parlare della sua passione per
quello sport che anche lui in gio-
ventù ha amato e ancora oggi continua ad amare.
Il 7 e l’8 maggio, proprio a Calasetta, si disputerà una tappa del
zionalità gareggeranno assaporando il nostro splendido mare e portandosene per sempre le onde nel
cuore... perché questa è la magia
Alice Casula, 20 anni, campionessa italiana di windsurf.
campionato nazionale e la spiaggia di Sottotorre sarà lo splendido
scenario in cui surfisti di varie na-
del mar di Sardegna... ti entra nel
cuore e non se ne va più via!
Nadia Pische
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La Provincia del Sulcis Iglesiente
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