Rispondere subito sul traffico di morti
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Rispondere subito sul traffico di morti
Anno IV - Numero 194 - Mercoledì 19 agosto 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Fisco La polemica Esteri Local tax: brutte sorprese? L’ultima del governo: musei agli stranieri La Grecia si vende pure gli aeroporti a pag. 2 a pag. 7 Moriconi a pag. 3 DOPO LA CONFERMA DEGLI ARRESTI PER IL DG DEL SANT’ANDREA FRONTEX AGGIORNA I DATI SULL’IMMIGRAZIONE: L’ESODO VERSO L’EUROPA È ORMAI DI PROPORZIONI BIBLICHE CENTOMILA AL MESE Rispondere subito sul traffico di morti Zingaretti spieghi perché nominò Bianconi al vertice dell’ospedale tarà pure in villeggiatura, Nicola Zingaretti, ma il suo staff monumentale ha il dovere di raccontargli che cosa succede. E di riferirgli che dopo la vergognosa figuraccia di una fuga notturna d’agosto dal consiglio regionale, il senso minimo della decenza impone risposte chiare su fatti gravi, che possono essere inviate da un capo all’altro della terra, ovunque il governatore del Lazio stazioni in questo momento. La giustizia non va in vacanza e si è appresa la notizia della conferma del provvedimento cautelare nei confronti del manager del Sant’Andrea, Egisto Bianconi, ai domiciliari da fine luglio. Gli arresti sono scattati in conseguenza di un’inchiesta su un reato particolarmente odioso, il cosiddetto “racket del caro estinto”, ovvero il traffico di bare con cui affaristi senza scrupoli si gettano tra le salme d’ospedale per fare denari. Frutta assai, questa triste specialità. In mezzo alla gang accusata di imperversare in varie strutture, c’è finito anche un direttore generale, Bianconi appunto, che Zingaretti ha voluto a tutti i costi alla guida della struttura ospedaliera che mi è più cara (chi mi segue sa che la volli aprire con la mia amministrazione dopo trent’anni di spreco dovuto alla chiusura che ne faceva una vera e propria cattedrale nel deserto). Ebbene, anche al Sant’Andrea si speculava sui morti. Su questa vicenda davvero imbarazzante, finora Zingaretti non ha detto nulla. Neanche ieri, dopo la conferma degli arresti, nonostante la mia segnalazione a mezzo stampa. Su Bianconi, finora, il governatore si è limitato a quattro o cinque parole solo il giorno dell’arresto per dire che lo sostituiva con un commissario straordinario. Atto di eroismo, indubbiamente. Nemmeno un chiarimento sul perché di quella nomina, neanche una spiegazione su come quel manager sia arrivato all’incarico più importante dell’ospedale, dopo anni di direzione amministrativa ininterrotta cominciata al tempo di Piero Marrazzo. Per le nomine della sanità, Zingaretti si è più volte vantato della short list, un elenco di 50 nomi di aspiranti direttori generali selezionati dai 581 risultati idonei al bando di concorso della Regione. Ebbene, abbiamo appreso - confessiamo di averlo saputo in ritardo - che nei 50 supermanager Bianconi non era compreso. Domanda facile facile: come ha fatto a diventare direttore del Sant’Andrea se non stava nel superelenco? Chi lo ha imposto a Zingaretti? Il partito? Qualche barone universitario (il Sant’Andrea è azienda mista con l’università)? Il presidente della Regione deve parlare. Ieri ho presentato anche un’interrogazione. Ma trasparenza esige che Zingaretti risponda subito, anche a mezzo stampa. Non vogliamo che si coprano i protettori dei trafficanti di cadaveri. Francesco Storace S In Italia siamo già a novantamila arrivi dall’inizio dell’anno Fino a quando durerà? E siamo sicuri che siano tutti rifugiati? di Robert Vignola esodo è qui ed ora. In Europa. Grecia e Italia, Ungheria e Spagna. Porte sgangherate di un continente che vorrebbe accogliere, ma solo in anticamera. Ieri comunque la campana è suonata: per la prima volta il numero di migranti registrati ai confini dei Paesi Ue nel luglio di quest’anno ha superato la soglia delle centomila unità in un singolo mese. I dati li ha diffusi Frontex, che dovrebbe essere l’autorità di controllo delle frontiere e che invece sta diventando una specie di centro di smistamento impazzito. E riferisce di una “pressione senza precedenti delle frontiere in Grecia, Italia e Ungheria”. Per la precisione sono 107.500 i migranti giunti alle frontiere dell'Unione europea lo scorso luglio, ed è da tre mesi che il flusso aumenta, inesorabile. Rispetto a un L’ anno prima, al luglio 2014, siamo poi a oltre il triplo degli arrivi. E aggiornando i dati anche dall’inizio del 2015, si arriva alla cifra di 340mila persone che hanno varcato la soglia dell’Europa, sempre (principalmente) attraverso il mare (Italia, Grecia) o il Danubio (Ungheria). Già più, molto di più, dello scorso anno solare per intero. In effetti, anche se è difficile distinguere in un flusso di proporzioni bibliche com’è questo, occorre farlo. La maggior parte degli sbarchi di un mese fa sono stati segnalati nelle isole greche di Lesbos, Chios, Samos e Kos (circa cinquantamila), mentre in Italia gli arrivi hanno superato le ventimila unità a luglio, portando il numero di arrivi totali nel paese dall’inizio dell’anno a novantamila. E mentre la Grecia si riempie prevalentemente di siriani ed afghani, secondo i dati forniti da Frontex la maggior parte dei migranti che sbarcano in Italia sono eritrei e nigeriani. Che nel 90% dei casi arrivano dopo essere partiti dalla Libia. Ci sono però delle domande che bisogna prima o poi porre: devono o no essere rifugiati, gli sbarcati, per essere accolti e ospitati? Non ce l’aveva chiesto, questo, l’Europa? Da quale precisa guerra scappano allora i nigeriani? E se sono perseguitati nel loro Paese, perché gli eritrei (come risulta da alcune indagini) tornano “per le vacanze” dalle loro famiglie? Più in generale, quali sono i profili di sicurezza davanti ad una massa tanto ingente di persone (per la stragrande maggioranza uomini soli) che vengono qui? Perché non s’interrompono alla radice le cause della destabilizzazione dei Paesi di provenienza dei migranti? E soprattutto, dove si conta di metterli? Centomila interrogativi al mese: ci sarà qualcuno in grado di accoglierli? MARÒ: IN ATTESA DEL 26 AGOSTO, GIALLO SU EMAIL MINATORIA RICEVUTA DAI GIUDICI Udienza e minacce in salsa indiana La Corte Suprema di New Delhi esamina nostro ricorso che contesta la giurisdizione indiana a Corte Suprema indiana ha fissato per il 26 agosto la prossima udienza del caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. La notizia è apparsa sul sito internet dell’autorità giudiziaria di New Delhi, che nell’anticipare on line l’appuntamento, specifica anche l’argomento in discussione: si tratta del ricorso italiano (Writ Petition Civil numero 236 del 2014) in cui si contesta la competenza della Nia (antiterrorismo) a condurre le indagini e la giurisdizione dell'India. Pochi giorni prima (il 24 agosto) a pronunciarsi sarà invece il Tribunale Internazionale del Diritto del Mare (Itlos) di Amburgo, che dovrà decidere sulla richiesta di misure provvisorie che consentano a Latorre di rimanere in Italia e a Girone di tornarci nelle more L dello svolgersi dell’arbitrato internazionale. Nel frattempo arriva un nuovo giallo a complicare una situazione già di per sé non facile. Secondo quanto riferito dall’emittente televisiva locale Ndtv, la Corte Suprema indiana ha rafforzato le misure di sicurezza in seguito ad una email anonima ricevuta dal giudice Dipak Mishra in cui si minaccia di “far esplodere il tribunale”. Per precauzione l’accesso al tribunale sarà vietato per un mese a praticanti, stagisti e parti in causa e saranno implementati i controlli all’ingresso. La questione pare non essere direttamente collegata con il caso Latorre-Girone (il magistrato destinatario del messaggio minatorio aveva infatti da poco rifiutato l’appello di un condannato a morte per le stragi di Mumbai del 1993 ed era già stato fatto oggetto di analoghe minacce), anche se sembra si stia indagando senza trascurare alcuna pista. Fondato dunque il timore che la tensione aumenti notevolmente proprio in prossimità dell’appuntamento relativo CdG ai nostri fucilieri di Marina. L’AVANZATA DELL’ISIS IN NORD AFRICA Caos libico: l’Egitto si arma a pag. 4 2 Mercoledì 19 agosto 2015 ATTUALITA’ IMU E TASI SPARIRANNO, LA TARI NO. COMUNI PRONTI A SCENDERE SUL PIEDE DI GUERRA Local tax: guai grossi come una casa Governo al lavoro sul nuovo quadro impositivo, ma dopo le promesse i conti non tornano più Si fa strada l’ipotesi di una vera e propria patrimoniale mascherata dentro la riforma del catasto di Robert Vignola n passo avanti e due indietro. Il passo avanti è quello promesso da Renzi che, data un’ultima occhiata ai sondaggi delle ultime settimane, ha pensato bene di promettere la riduzione delle tasse, a partire da quelle sulla prima casa. I passi indietro si cominciano ad intravedere attraverso i pochi spiragli finora aperti sulla local tax. Nei prossimi giorni, al rientro dalla pausa estiva, il presidente del Consiglio Matteo Renzi troverà sul tavolo le prime proposte dei tecnici, coordinati dal sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, e dal Consigliere economico del premier, Luigi Marattin. Getterà gli occhi su un’incompiuta. Perché se c’è un’architettura di fondo della nuova geografica fiscale delle tasse locali, quella che manca è la quadratura del cerchio. La local tax prenderebbe il posto dell’Imu e dellaTasi, unificando il tutto in un’unica imposta U (ma la Tari sopravvivrà). Già ai contribuenti tremano le vene nei polsi nel leggere che il profitto che fino a oggi proviene dalla Tasi, di circa 3,2 miliardi di euro, secondo le ipotesi del Corriere della Sera, sarebbe compensato tramite trasferimenti o altre imposte. Inoltre, non è che nei Comuni abbiano seppellito l’ascia di guerra: anzi, qualche bagno elettorale preso dal centro-sinistra all’ultimo giro di votazioni ha messo in allerta più di uno tra i sindaci forti del Pd sul territorio. I “si dice” si sprecano, certamente però il coraggio di mettersi di traverso rispetto alle scelte del governo centrale in quella parte del campo politico non è mai stata merce abbondante. Di qui, la scelta potrebbe essere quella di innalzare qualche palizzata all’interno del partito, cercando proprio di tornare al punto centrale: e potrebbe anche arrivare una richiesta ufficiale di mantenere le tasse anche sulla prima casa, storico bancomat dei governi di centrosinistra. Tutto qui? No. Per non rimangiarsi la parola, Renzi potrebbe a quel punto far entrare dalla finestra i soldi che ha promesso di non far più passare dalla porta. Ecco allora che la patrimoniale mascherata resta in agguato nelle pieghe di una “riforma” che, guarda caso, è stata nei mesi scorsi messa da parte, in attesa di tempi più proficui per presentarla: quella del catasto. Colpire i valori catastali in maniera chirurgica potrebbe essere quindi l’uovo di Colombo, capace anche e soprattutto di far contenti quanti in Europa continuano a guardare al debito pubblico ma indicando il risparmio privato quale osso da spolpare. I compiti a casa il governo Renzi potrebbe insomma svolgerli direttamente dentro le case degli italiani. Colpendo, va da sé, quel ceto medio cui già non resterebbe che appellarsi al Wwf come specie in via di estinzione. Chi vivrà vedrà. IL RAPPORTO DI MOODY’S VEDE CRESCITA MODERATA NEL G20. NEL VECCHIO CONTINENTE BENE SOLO IRLANDA E SPAGNA L’eurozona resta indietro, l’Italia è quasi ferma l mondo è lento. L’Eurozona è lentissima. L’Italia? Ancor di più. Nel 2016 il Pil italiano crescerà intorno all'1% o appena sopra. È quanto si evince dal rapporto "Global macro outlook" di Moody's, che prevede per quest'anno una crescita economica dell'1% o inferiore a tale percentuale. Forse una valutazione persino fin troppo ottimistica, quella dell’agenzia di rating. Fatto sta che di zero-virgola sommati si tratta. E così non si riparte, I lo dicono anche gli analisti internazionali, evidentemente non così timorosi di contraddire il verbo renziano. Ecco allora che tali tassi di crescita, segnala Moody's, “non saranno sufficienti a far calare la disoccupazione in modo significativo”. Un dato che però deve far riflettere è che altrove la ripartenza c’è stata. Lo stesso rapporto sottolinea la forte accelerazione dell'attività economica in Spagna, per cui è prevista una crescita del 3% nel 2015 e del 2,7% nel 2016, e in Irlanda, con una crescita superiore al 4% nel 2015. In Francia, al contrario, l'aumento del Pil si fermerà all'1% (o sotto) quest'anno e appena sopra l'1% nel 2016. Per la Grecia, Moody's prevede "una profonda recessione". Da ciò si vede che gli squilibri in Eurozona restano alti, troppo per una moneta unica che nelle intenzioni (quelle rese note) dei suoi architetti doveva fornire garanzie per tutti. Sem- pre secondo Moody’s, l'Area euro nel suo complesso crescerà dell'1,5% quest'anno e il prossimo. Se poi si estende la visuale al mondo, la crescita del G20 si attesterà al 2,7% quest'anno per poi accelerare attorno al 3% nel 2016. Di qui lo sguardo finale del "Global Macro Outlook" di Moody's, secondo cui la crescita delle principali economie mondiali non tornerà ai livelli pre-crisi per almeno i pros- simi 5 anni. "La ripresa negli Stati Uniti e, sebbene piu' moderata, nell'area dell'euro e in Giappone sarà controbilanciata dal rallentamento in atto in Cina, dall'andamento lento o addirittura negativo dell'America Latina e dal rimbalzo solo graduale della Russia dopo la recessione di quest'anno", scrive l'autrice del Rapporto, Marie Diron. Sull'outlook pesano i rischi legati a una possibile ulteriore marcata correzione dei corsi azio- nari e immobiliari in Cina, a una risposta disordinata alla stretta monetaria anticipata dalla Federal Reserve e a un'eventuale uscita della Grecia dall'euro. Nel dettaglio, Moody's prevede che la Cina crescerà del 6,8% quest'anno e del 6,5% il prossimo, gli Stati Uniti rispettivamente del 2,4 e del 2,8%. Per l'Eurozona, inchiodata a previsioni dell'1,5% in entrambi gli anni, se non è un requiem R.V. poco ci manca. EMILIO BIANCHI È SCOMPARSO ALL’ETÀ DI 103 ANNI Addio all’ultimo dei Sei eroi dell’impresa di Alessandria Medaglia d’oro al valor militare, l’incursore della Decima lascia un vuoto enorme in chi ama il Tricolore veva 103 anni Emilio Bianchi. Una vita lunghissima dunque, avventurosa ed esemplare. Il 15 agosto il palombaro capo, medaglia d’oro al valore militare, protagonista di alcune delle più celebri imprese della Marina italiana e non solo, da Torre del Lago (il paese in provincia di Lucca dove si era stabilito) è salpato per il suo ultimo viaggio. Arruolatosi volontario nella Regia Marina, partecipò a numerose azioni, la più importante delle quali fu quella di Alessandria d’Egitto. Emilio Bianchi era infatti uno dei Sei eroi che violarono il porto della città egiziana. La notte tra il 18 e il 19 dicembre 1941 un gruppo di incursori della Decima Flottiglia Mas, a bordo di tre siluri a lenta corsa trasportati in loco dal sommergibile Scirè di Junio Valerio Borghese, superarono le difese inglesi, riuscirono ad affondare due corazzate (la Valiant e la Queen Elizabeth) e a danneggiare una petroliera. Guidati da Luigi Durand de la Penne, i A “fantastici sei” entrarono di notte nel porto approfittando del fatto che gli inglesi avevano abbassato le reti di protezione per fare entrare tre cacciatorpediniere. E dopo cinque ore di immersione, riuscirono a piazzare le cariche esplosive. De la Penne e Bianchi, catturati, non rivelarono quali erano i piani. Il comandante della Valiant li interrogò a lungo, duramente e inutilmente. Poco prima dell’esplosione, De la Penne suggerì di far evacuare la nave perché di lì a poco sarebbe esplosa. De la Penne e Bianchi furono però lasciati a bordo, ma si salvarono e vennero avviati in un campo di concentramento inglese, dove rimasero fino alla fine della guerra. Basta la motivazione della Medaglia d’oro che gli venne conferita per l’impresa di Alessandria per delineare la figura di un uomo che lascia un vuoto immenso in tutti coloro che amano l’Italia: “Eroico combattente, fedele collaboratore del suo ufficiale, dopo averne condivisi i rischi di un tenace, pericoloso addestramento, lo seguiva nelle più ardite imprese e, animato dalla stessa ardente volontà di successo, partecipava con lui ad una spedizione di mezzi d’assalto subacquei che forzava una delle più potenti e difese basi navali avversarie, con un’azione in cui concezione operativa ed esecuzione pratica si armonizzavano splendidamente col freddo coraggio e con l’abnegazione degli uomini. Dopo aver avanzato per più miglia sott’acqua e superato difficoltà ed ostacoli di ogni genere, valido e fedele aiuto dell’ufficiale le cui forze erano esauste, veniva catturato e tratto sulla nave già inesorabilmente condannata per l’audace operazione compiuta. Noncurante della propria salvezza si rifiutava di dare ogni indicazione sul pericolo imminente, deciso a non compromettere l’esito della dura missione. Col suo eroico comportamento acquistava diritto all’ammirata riconoscenza della Patria e al rispetto dell’avversario”. Cristina Di Giorgi Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Mercoledì 19 agosto 2015 ATTUALITA’ AGLI UFFIZI UN TEDESCO, A BRERA UN CANADESE: ESPERTI ITALIANI CHE FOSSERO ALL’ALTEZZA NON CE N’ERANO? Ecco i nuovi direttori dei Musei italiani: sette di loro sono stranieri Critico Sgarbi: “Non si umiliano così i funzionari delle sovrintendenze. È solo un’operazione d’immagine” di Emma Moriconi ette direttori su venti, tra i nuovi responsabili dei Musei italiani, non sono italiani. Secondo Franceschini è stato così "recuperato un ritardo di decenni". Se lo dice lui ... il Ministro ha anche aggiunto che "si volta pagina". Nulla da dire sulla professionalità dei nuovi direttori, per carità. Ma la domanda legittima è: di italiani non ne avevamo proprio? Non c'era proprio nessuno che fosse all'altezza? Per gli Uffizi di Firenze certamente Eike Schimdt sarà in grado di fare molto, la sua esperienza in tema di arte fiorentina è indubbia, sul merito non si discute, anche per il fatto che ha già lavorato a Firenze. Come pure Sylvain Bellenger farà un ottimo lavoro a Capodimonte, e lo stesso dicasi per il canadese James Bradburne a Brera, che tra l'altro è anche direttore della Fondazione Palazzo Strozzi a Firenze. Ma probabilmente ci sono tanti esperti italiani che avrebbero pieno titolo per dirigere quelle strutture. E invece sembra che il complesso di inferiorità non voglia abbandonare il Governo italiano. Certo è stata rispettata la par condicio quanto ai sessi: dieci uomini e dieci donne. Di queste, quattro tornano proprio dall'estero: sono Martina Bagnoli, Flaminia Gennari Santori, Paola D'Agostino e Eva Degl'Innocenti, le prime tre tornano nazionale dell'Umbria di Perugia Marco Pierini; al Museo nazionale del Bargello di Firenze Paola D'Agostino; al Museo Archeologico nazionale di Napoli va Paolo Giulierini; al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria Carmelo Malacrino; al Museo Archeologico nazionale di Taranto va Eva Degl'Innocenti; al Parco Archeologico di Paestum Gabriel Zuchtriegel; al Palazzo Ducale di Mantova Peter Assmann ; al Palazzo Reale di Genova Serena Bertolucci e al Polo Reale di Torino Enrica Pagella. Franceschini ha spiegato che in incontri con i direttori dei maggiori musei del mondo e con colleghi ministri della Cultura ha riscontrato "grande apprezzamento per la procedura di selezione internazionale avviata contestualmente per i nostri più grandi musei statali", ha parlato di "passo storico per l'Italia e per i suoi musei che completa il percorso di riforma del ministero e che pone le basi per una modernizzazione del nostro sistema museale". Di diverso avviso Vittorio Sgarbi: "Altro che svolta, quello di Franceschini è un errore grave - ha detto non si umiliano così i funzionari delle sovrintendenze. È solo un'operazione di immagine - ha detto il critico e storico dell'arte noto per non avere i peli sulla lingua - si è voluto aprire agli stranieri e guarda caso sette direttori su venti sono stranieri". S dagli Usa, la quarta dalla Francia. E questo non può che far piacere: in un momento storico e sociale in cui tante belle menti italiane ci lasciano per nuovi lidi fuori dai confini nazionali, è bello che qualcuna torni a casa. Ancora donne a Roma per la Galleria Borghese, Gnam e Galleria Nazionale di Arte Antica. Franceschini ha tenuto a sottolineare come la Commissione, presieduta da Paolo Baratta e composta da Lorenzo Casini, professore di diritto amministrativo dell'Università La Sapienza di Roma ed esperto di legislazione per il patrimonio culturale, Claudia Ferrazzi, segretario generale del- l'Accademia di Francia - Villa Medici di Roma, che è stata vice amministratore generale del Louvre, Luca Giuliani, professore di archeologia classica e Rettore del Wissenschaftskolleg di Berlino e Nicholas Penny, storico dell'arte e direttore della National Gallery di Londra, "ha fatto un grande lavoro e ha offerto al Direttore Generale dei Musei del Mibact Ugo Soragni e a me la possibilità di scegliere in terne di assoluto valore". Questo il panorama: alla Galleria Borghese di Roma arriva Anna Coliva; alle Gallerie Degli Uffizi di Firenze come dicevamo c'è Eike Schmidt; alla Galleria nazionale di arte moderna e contemporanea di Roma va Cristiana Collu; alle Gallerie dell'Accademia di Venezia Paola Marini; al Museo di Capodimonte di Napoli appunto Sylvain Bellenger; alla Pinacoteca di Brera di Milano, come abbiamo visto, James Bradburne; alla Reggia di Caserta arriva Mauro Felicori; alla Galleria dell'Accademia di Firenze c'è Cecilie Hollberg; alla Galleria Estense di Modena Martina Bagnoli; alle Gallerie Nazionali di arte antica di Roma Flaminia Gennari Santori; alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino Peter Aufreiter; alla Galleria DISERTA UN CONVEGNO PER EVITARE POLEMICHE MA MANDA UN MESSAGGIO CARICO DI ACCUSE Galantino non si ferma più Il segretario della Cei: “Politici furbi e cooptati, il populismo è un crimine” oveva essere a Pieve Tesino per pronunciare la "Lectio degasperiana". Ma Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ci ha ripensato. La decisione, riferisce una nota diffusa dall’Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei, è "in continuità con l’atteggiamento di riservatezza e di silenzio adottato nell’ultima settimana". Una riservatezza e un silenzio che però fanno a pugni con quella serie di dichiarazioni che hanno segnate l’invasione nel campo della politica del numero uno della conferenza episcopale. Monsignor Galantino ha inviato un comunicato agli organizzatori: "Raggiungo i membri della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi con un saluto cordiale, che estendo a tutti i partecipanti alla Lectio di quest’anno. L’invito rivoltomi- e da me volentieri accolto - mi ha offerto la significativa opportunità di riprendere tra le mani alcuni scritti del nostro grande statista e di poterli rileggere alla luce del momento storico che stiamo vivendo: un momento davvero D gravido di nuove e ampie possibilità (i barconi?, ndr) per la società civile come per quella ecclesiale. Vi metto a disposizione il testo che per questa solenne occasione ho maturato. Mi scuso con ciascuno di voi - a partire dagli amici della Fondazione - se questa sera non sono a presentarvelo di persona, come pur sarebbe giusto". La scelta di affidarlo al professor Giuseppe Tognon, afferma monsignor Galantino, "l’ho soppesata con cura al fine di evitare, con la mia sola presenza, di contribuire a rafforzare polemiche o anche semplicemente di allontanare il momento del rasserenamento di un clima invano esasperato. Questa fiducia è rafforzata dalla consapevolezza che, se con parole forti ho potuto urtare la sensibilità di qualcuno, l’ho fatto per un’istanza che continuo a credere esclusivamente evangelica". Meno evangeliche ma ugualmente forti invece le parole dedicate ai politici di oggi, definiti un harem di cooptati e furbi, emerse quando il L’INCHIESTA Barcone della morte: otto scafisti in manette tto extracomunitari, tra cui un minorenne, sono stati arrestati da Polizia di Stato e Guardia di finanza di Catania perché ritenuti gli scafisti del barcone con 312 migranti e 49 cadaveri soccorso ieri dal pattugliatore Cigala Fulgosi della Marina Militare italiana nel Canale di Sicilia. I fermati sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e omicidio volontario plurimo. I presunti scafisti sono il comandante del barcone e i componenti dell'equipaggio. Secondo quanto accertato questi ultimi si occupavano delle distribuzione dell'acqua, della disposizione dei O messaggio è stato letto: "Un popolo non è soltanto un gregge, da guidare e da tosare: il popolo è il soggetto più nobile della democrazia e va servito con intelligenza e impegno, perché ha bisogno di riconoscersi in una guida. Da solo sbanda e i populismi sono un crimine di lesa maestà di pochi capi spregiudicati nei confronti di un popolo che freme e che chiede di essere portato a comprendere meglio la complessità dei passaggi della storia". Secondo Galantino infine: "Il significato della guida in politica non è tramontato dietro la cortina fumogena di leadership mediatiche o dietro le oligarchie segrete dei soliti poteri. La politica ha bisogno di capi, così come la Chiesa ha bisogno di vescovi che, come ha detto Papa Giovanni siano "una fontana pubblica, a cui tutti possono dissetarsi". Tra le luci della ribalta e il buio delle mafie e delle camorre non c'è solo il deserto: la nostra terra di mezzo è un'alta vita civile, che è la nostra patria di profughi e, in considerazione dell'elevato numero di persone, del mantenimento dell'ordine a bordo che veniva esercitato con violenza con pugni, calci, bastoni e cinghie nei confronti soprattutto di quei migranti che cercavano di salire dalla stiva in cui erano ammassati e nella quale sono morti verosimilmente a causa della mancanza di aria e delle esalazioni dei gasi di scarico. I particolari dell'operazione sono stati resi noti durante un incontro con i giornalisti al quale hanno preso parte, tra gli altri, il procuratore della Repubblica facente funzione Michelangelo Patanè e il questore Marcello Cardona. uomini liberi e che, come tale, attende il nostro contributo appassionato e solidale". Evidentemente ce l’aveva con qualcuno in particolare, ma (stavolta… farisaicamente?) non ha detto con chi. Davvero una continuità con l’atteggiamento visto di recente: tutto, però, tranne che un atteggiamento R.V. di silenzio. 4 Mercoledì 19 agosto 2015 ESTERI IN CORSO ANCHE I COLLOQUI DELLA LEGA ARABA PER PORRE UN ARGINE ALL’ESPANSIONISMO DELLO STATO ISLAMICO Egitto e Algeria: patto contro l’Isis Il Cairo pronto a intervenire di nuovo in Libia. E il Paese maghrebino si prepara a sostenerlo di Robert Vignola Egitto è pronto. E potrebbe trovare un altro alleato: il Cairo sta cercando il sostegno dell'Algeria per colpire lo Stato islamico in Libia. È quanto emerge da un colloquio fra il ministro degli Esteri algerino, Ramtane Lamamra, e l'omologo egiziano, Sameh Shoukry. In febbraio il Cairo aveva già lanciato raid aerei su Derna, Sirte e Bengasi dopo la decapitazione di 21 cristiani copti egiziani da parte dello Stato islamico, con il sostegno degli Emirati Arabi uniti. Il ministero degli Esteri algerino ha semplicemente sottolineato che il colloquio fra i due ministri ha riguardato l'evoluzione della crisi libica "alla luce degli attentati condotti in questi giorni da parte dell'organizzazione terroristica a Sirte". In seguito ai fatti di Sirte, il governo di Tobruk ha lanciato un appello "ai fratelli Paesi arabi affinchè lancino raid aerei contro le posizioni del gruppo terroristico a Sirte". Secondo le autorità libiche di Tobruk senza un intervento degli altri Paesi lo Stato islamico continuerà a guadagnare terreno. Non a caso il governo algerino aveva condannato le recenti vio- L’ lenze condotte dallo Stato islamico nell'area di Sirte, città della Libia orientale a circa 500 chilometri a est di Tripoli. Parlando ai media locali, il ministro algerino Lamamra ha dichiarato che "l'Algeria condanna con forza gli atti terroristici avvenuti a Sirte", sottolineando che "la situazione nel Paese confinante e fraterno potrebbe costituire una vera e pro- pria minaccia per la sicurezza in tutta la regione". Riferendosi all'impegno del governo algerino nel dialogo fra le varie fazioni libiche, Lamamra ha aggiunto che Algeri "sta continuando a lavorare al fine di trovare una soluzione alla crisi", invitando le parti all'istituzione di un governo di unità nazionale in grado di preservare la coesione del paese, l'in- DELICATA FASE PER UNA STRATEGICA CASELLA DEL MEDIO ORIENTE tegrità territoriale e la sovranità della Libia. "Una politica consensuale è l'unica strada in grado di porre fine al conflitto", ha aggiunto il ministro, ribadendo che "l'Algeria, che sostiene gli sforzi delle Nazioni Unite, incoraggia i fratelli libici, che hanno la capacità, la volontà politica e alto senso di responsabilità, a intensificare gli sforzi per promuo- vere la conclusione del processo di negoziazione a beneficio della popolazione e dell'intera regione". Ma una parola in tal senso è attesa anche della Lega Araba, consesso dal quale ci si attende una ferma presa di posizione per cercare di ostacolare sul campo un nemico, il Daesh, che innanzitutto al mondo islamico sta creando i maggiori grattacapi. IL PRESIDENTE RUSSO: VERGOGNOSO CHE KIEV SIA IN MANO AGLI STRANIERI La Turchia resta senza governo Dalla Crimea, Putin chiama gli ucraini F umata nera. In Turchia il premier incaricato, Ahmet Davutoglu, rimetterà il suo mandato nelle mani del presidente, Recep Tayyip Erdogan. A confermare quanto anticipato dalla stampa turca è il portavoce del suo partito Akp, Besir Atalay, che ha anche annunciato che l’atteso congresso del partito islamico di Erdogan, per definire le strategie e il prossimo candidato premier in un sempre più probabile voto anticipato, si terrà il 12 settembre. Le mosse del vulcanico presidente turco a questo punto sono obbligte. Erdogan chiederà la formazione di un nuovo governo di transizione se non ci sarà un accordo entro il 23 agosto. Questo significherebbe che il potere sarebbe suddiviso tra tutti e quattro i partiti prima delle elezioni anticipate che si terranno in autunno. La crisi politica senza uscita arriva in un momento storico particolarmente delicato per Ankara. La lira turca ha toccato i minimi negli ultimi giorni,dopo che il ministro dell’Economia ha lasciato i tassi invariati. La situazione del Paese è quindi molto fluida, ma quella che preoccupa di più è la situazione militare. L’escalation di violenze delle ultime settimane contro le fazioni indipendentiste curde hanno raggiunto l’apice dopo anni di quiete apparente. Ora intere porzioni del territorio rischiano di non essere più controllate dalle autorità centrali. Ieri i militanti del Pkk sono riusciti addirittura a bloccare un corteo nuziale: sposi e invitati sono stati invitati a scendere e hanno assistito ad un lungo discorso di un miliziano sulle violenze del governo. L’azione dimostrativa ha avuto ampia eco perché foto e video sono stati pubblicati sui social network. Sull’altro fronte caldo aperto dai raid dell’aviazione turca, si registra La propaganda ancora un attacco portato tra- mite internet, la “frontiera” dalla quale, fin dai tempi di Gezi Park, Erdogan si è sempre dovuto guardare con maggiore attenzione. L’Isis lo ha così preso di mira personalmente in un video diffuso in rete, in cui l’organizzazione fondamentalista invita i turchi a sollevarsi e rovesciare “Satana”, così viene chiamato il presidente turco. È il primo video dello Stato Islamico che fa riferimento alla coalizione militare che Ankara ha formato con gli Stati Uniti. Un combattente, che parla alla telecamera in turco, dice che Erdogan ha reso il suo Paese “schiavo R.V. dei crociati”. eri Putin, dopo mesi, è tornato a parlare di Ucraina, segno di come ormai l'ex granaio d'Europa sia tornato ad essere teatro di scontro tra Est ed Ovest. "Russi e ucraini sono lo stesso popolo". Ha detto Vladimir Putin, in visita in Crimea per la terza volta dopo la discussa e non riconosciuta dagli occidentali annessione della regione. Il presidente della Federazione Russa ha definito "umiliante" il fatto che il governo I di Kiev sia in mano a "cittadini stranieri e tutti fortemente ostili alle politiche espansioniste di Mosca". "Sono sicuro – ha aggiunto Putin – che, nonostante tutte le difficoltà del momento attuale, la situazione in Ucraina si raddrizzerà e che il Paese si affrancherà dalla vergognosa prassi di sottoporre un enorme stato europeo al controllo esterno, con posti chiave al governo e nelle regioni in mano a cittadini stranieri. La Russia è pronta a costruire il proprio futuro insieme ai cittadini ucraini". Forse mai Putin si era spinto così oltre contro gli atlantici ed i governi fantocci confinanti con l'ex Urss. Gli attacchi del Capo di Stato russo contro gli esponenti "stranieri" posti ai vertici delle istituzioni di Kiev sono rivolti principalmente all’ex presidente della Georgia e filoamericano Mikheil Saak’ashvili, a fine maggio nominato governatore della regione di Odessa, nell’Ucraina meridionale. Inoltre, al fianco del presidente Petro Poroshenko sono stati designati la cittadina statunitense di origine ucraina Natalia Jaresko, a guida del ministero delle Finanze, il lituano Aivaras Abromavicius, responsabile del dicastero dell'Economia e del Commercio, e l'altro georgiano Aleksandr Kvitashivili, ministro della Sanità. Il viaggio di Putin rappresenta invece per il presidente ucraino una "sfida al mondo civilizzato" e che "accrescerà le tensioni create dai militari russi e dai loro mercenari" presenti nell'est dell'Ucraina. "Visite come questa – ha affermato Poroshenko – sono la continuazione della militarizzazione della penisola occupata e la portano a un isolamento maggiore. La Crimea ha futuro solo all'interno dell'Ucraina". Fossimo nel presidente ucraino ci preoccuperemmo di più delle opposizioni interne che Tatiana Ovidi di Mosca. 5 Mercoledì 19 agosto 2015 ESTERI THAILANDIA: DOPO LA BOMBA DI LUNEDÌ, IERI MATTINA UNA NUOVA ESPLOSIONE Bangkok rosso sangue: sale il numero delle vittime La polizia ha diffuso le immagini dell’attentatore. Nessuna rivendicazione, molte le ipotesi sul movente di Cristina Di Giorgi salito a ventidue il bilancio delle vittime (sembra purtroppo ancora provvisorio) dell’attentato di lunedì nel centro di Bangkok. Tra le vittime, secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa internazionale, sembra ci siano anche nove stranieri (due malaysiani, due taiwanesi, due singaporiani, tre cinesi e una cittadina britannica). Ai morti si aggiungono poi 123 feriti, alcuni dei quali risultano in condizioni piuttosto gravi. La bomba, che a quanto si apprende era composta da cinque chili di tritolo inseriti in un tubo poi avvolto in un tessuto bianco, era stata posizionata sotto una panchina situata nei pressi di un incrocio molto frequentato nelle vicinanze di un centro commerciale e del tempio indù di Erawan. In relazione alle indagini, la polizia thailandese (che ha continuato a tenere chiusa al traffico l’intera area interessata dall’esplosione) ha visionato i filmati delle telecamere di sicurezza della zona, che mostrano un uomo (giovane, dai capelli mossi e con gli occhiali, vestito con una maglietta gialla) che abbandona uno zaino nel luogo dell’attacco e poi si È dilegua rapidamente pochi istanti prima della deflagrazione (avvenuta alle 19 ora locale, le 14 in Italia). I fermo immagine del sospettato sono quindi stati diffusi sui media. In assenza di rivendicazioni, fino ad ora non c’è nessuna indicazione sul movente. Secondo il governo thailandese l’obiettivo dell’attentato erano i turisti e di conseguenza l’economia del Paese. Tra le potenziali Una denuncia pesante quella effettuata dal collegio di periti internazionali che si sta occupano della scomparsa, avvenuta nel settembre 2014, di 43 studenti che frequentavano una scuola di Iguala, nello Stato messicano di Guerrero. Secondo loro, come hanno dettagliatamente spiegato nel corso di una conferenza stampa, le autorità locali stanno facendo ostruzionismo, non permettendo che siano interrogati i militari di stanza nella regione in cui si sono svolti i fatti. “Gli specialisti nominati dalla Commissione interamericana per i diritti umani – si legge su l’Internazionale - credono che i soldati possano sapere qualcosa sulla notte i cui i ragazzi sono stati sequestrati dalla polizia durante un viaggio in pullman e poi consegnati ai narcos che li hanno uccisi”. Sembra inoltre che ci siano dubbi anche sulla conservazione di alcune delle prove raccolte, che potrebbero essere andate perdute. Cina: nuovo crollo della Borsa di Shangai Giornata nera per le borse cinesi: il listino di Shangai ha infatti ieri chiuso le contrattazioni con un ribasso del 6,15% e quello di Shenzen ha sfiorato una perdita del 7%. E’ il calo più marcato dopo quello del 27 luglio scorso (-8,48%). Ad essere particolarmente colpiti sono stati i titoli (musulmana) uigura, perseguitata dalle autorità cinesi: il mese scorso la Thailandia, d’accordo con Pechino, ha rimpatriato 109 uiguri cinesi, accusandoli di terrorismo. Alcuni mezzi d’informazione cinesi sostengono la tesi della ritorsione e temono che fossero proprio i turisti cinesi l’obiettivo dell’attacco”. In relazione a quanto accaduto, il primo ministro thailandese Prayuth INDONESIA: GRAVISSIMO INCIDENTE AEREO DAL MONDO Messico: sospetto ostruzionismo del governo sulla scomparsa di 43 studenti piste, la meno probabile (esclusa anche dalle autorità) sembra quella dei separatisti islamici che operano nel Sud del Paese; c’è poi chi sospetta dei sostenitori dell’ex premier Shinawatra, deposto dalla giunta militare attualmente al governo e della sorella, anche lei ex premier. “In queste ore – scrive l’Internazionale – sta anche circolando l’ipotesi che la bomba sia legata alla minoranza Chan-Ocha ha dichiarato che quello di due giorni fa “è il peggior incidente mai accaduto i Thailandia” e ha promesso di “affrettarsi a trovare gli attentatori” che, a prescindere da “quali fossero le loro intenzioni, hanno causato la perdita di vite innocenti”. Gli fa eco il capo ella polizia Somyot Poompummuang, secondo il quale “chiunque abbia piazzato questa bomba è crudele e voleva uccidere”. Nel frattempo i media locali hanno dato notizia di una nuova piccola esplosione, questa volta senza vittime, verificatasi ieri verso le 13.20 (le 8.20 in Italia), quando una granata è stata lanciata sul molo Sathorn, situato sul fiume che attraversa la città in un punto distante circa 4 chilometri dal luogo del precedente attentato. La bomba per fortuna è caduta in acqua, senza fare né vittime né danni. La situazione resta dunque piuttosto tesa, soprattutto se si tiene conto del periodo molto delicato che la Thailandia sta attraversando. “Con il venerato re Bhumibol (87 anni) sempre più debole e una successione delicata all'orizzonte – scrive l’Ansa - la giunta sta lanciando crescenti segnali di voler restare al potere a lungo, rinviando con continui espedienti la transizione verso la democrazia e reprimendo il dissenso. delle imprese di Stato, recentemente al centro di voci su un possibile progetto di riorganizzazione volto ad aumentarne la competitività. Non è bastata dunque l’iniezione di liquidità di 17 miliardi di euro effettuata dalla Banca centrale cinese, che secondo gli analisti dimostra la necessità di continue misure di sostegno all’economia. Dopo giorni di sollievo dunque, le principali piazze asiatiche tornano a traballare. Trovati i resti del velivolo precipitato. Nessun superstite Recuperati tutti i corpi delle 54 persone a bordo. Rinvenuta anche la scatola nera Australia: è Melbourne la città più vivibile del mondo Secondo la classifica stilata dalla rivista “Economist”, che valuta 140 città in tutto il mondo assegnando punteggi fino a 100 in relazione a parametri come sanità, istruzione e infrastrutture, cultura e ambiente, a piazzarsi in testa è ancora una volta (la quinta consecutiva) Melbourne. Il principale centro urbano dell’Australia sud orientale ha infatti totalizzato una media di 97,5 (con punteggi massimi per sanità, istruzione e infrastrutture e ottimi voti per stabilità, cultura e ambiente). Seguono a ruota, con indici di vivibilità comunque piuttosto alti, Vienna (97,4) e Vancouver (97,3). Fra le prime dieci anche altre due città canadesi: Toronto (quarta) e Calgary. Ben piazzate anche la capitale finlandese Helsinky e Auckland, in Nuova Zelanda. In fondo alla classifica c’è Damasco (27 punti), preceduta da Dacca (37,9) in Bangladesh. Terzultima Port Moresby, in Papua Nuova Guinea (38,9). di Stella Spada Nessun superstite. E’ questo il drammatico bilancio del gravissimo incidente aereo di domenica 16 agosto nei cieli dell’Indonesia, nella regione di Papua. I soccorritori, che sono in queste ore riusciti ad individuare e raggiungere il luogo dello schianto del volo Atr42 della compagnia locale Trigana Air Service, hanno fatto sapere che “l’aereo è andato completamente distrutto e tutti i corpi sono bruciati e quin- “ di difficili da identificare. Non c’è alcuna possibilità che ci siano sopravvissuti”. A bordo c’erano 54 perone (44 adulti, 5 bambini e 5 membri dell’equipaggio), i cui corpi sono stati tutti recuperati. Sembra inoltre che, secondo quanto riportato da La Stampa, un portavoce delle Poste indonesiane ha dichiarato che erano stati caricati sull’aereo contanti per circa 470 mila dollari, destinati a villaggi remoti, il cui trasporto era parte di un programma ufficiale di assistenza ai poveri. Ed ha aggiunto che a causa della scarsità di infrastrutture nelle province orientali, gli aiuti in denaro sono spesso recapitati per via aerea. Non c’è comunque nessun indizio che porti a pensare che lo schianto sia in qualche modo collegato con la presenza a bordo del denaro. L’Agenzia nazionale di ricerca e soccorso ha infine aggiunto che è stata ritrovata la scatola nera, il cui esame potrà fornire delle risposte sulla dinamica dell’incidente, avvenuto pochi minuti prima dell’orario previsto di arrivo a Oksibil. Lo schianto di lunedì non è purtroppo l’unico incidente avvenuto nei cieli indonesiani: lo scorso dicembre infatti, un velivolo dell’Air Asia era precipitato sulla rotta tra Surabaya e Singapore, causando la morte di 162 persone. Da ricordare infine che la Trigana nel 2007 è stata inserita nella “lista nera” europea, che comprende le compagnie aeree che non possono volare in Europa a causa dei bassi standard di sicurezza e regolamentazione. 6 Mercoledì 19 agosto 2015 STORIA MUSSOLINI CONTRO BISSOLATI, LA FRATTURA CON I SOCIALISTI SI FA SEMPRE PIÙ PROFONDA “Ce ne andremo dal partito!” “Disturba i trafficoni prudenti del suo partito, disorienta i sistemati o coloro che stanno per sistemarsi, incanisce gli avversari i quali tentano inutilmente di azzannarlo” di Emma Moriconi e mai appaia, nella storia di questi ultimi anni, spirito libero e superiore ad ogni e qualsiasi preconcetto, questo spirito è quello di Benito Mussolini. Egli non è tale da curvarsi ad imposizioni, quando non gli appaiano scaturite da una necessità imprescindibile". Sono parole di Antonio Beltramelli, che poi cita quelle dello stesso Mussolini: "Non sono stato violento solo contro il partito repubblicano, ma anche contro gli altri partiti, non escluso il mio. In questa libertà grande di critica è la mia piena giustificazione". E Beltramelli aggiunge: "Imporsi una condotta e una disciplina era necessario e la sua grama vita sta là, a dimostrazione di quanto egli sapesse patire e sopportare per il suo ideale; ma appunto, per quanto egli più pativa e sopportava, tanto più si sentiva libero nel diritto della critica in un tempo in cui tutto non era che una morta gora in cui si spegneva ogni sorriso di balda giovinezza ed ogni entusiasmo fattivo". Che Benito Mussolini sia profondamente intransigente, costi quel che costi, è cosa del tutto evidente: "Non vuole patteggiamenti, non vuole 'blocchi' - scrive ancora Beltramelli - non conquiste di amministrazioni comunali, non vittorie politiche, troppo illusorie; non tiene conto e non si affissa che alla forza e alla coscienza delle nuove or- “S Leonida Bissolati; in basso, la cella che Mussolini condivise con Nenni ganizzazioni operaie". È di questo periodo - siamo nel 1911 - il noto caso Bissolati. Vediamo come ce lo racconta ancora Beltramelli: "Il Re lo ha chiamato a consultazione. Mussolini non deroga dalla sua intransigenza. 'Se la Direzione del partito non avrà il coraggio di sconfessare Bissolati, noi romperemo gli ultimi vincoli e ci costituiremo in Federazione autonoma rivoluzionaria'. Egli non vede il bene che in un rinnovamento compiuto; non può adattarsi ad un sistema di blandizie, di partecipazioni le quali lascerebbero il tempo che trovano. È l'ambiente che è corrotto e bisogna rimuovere l'ambiente. Convien svecchiare, sgombrare il terreno dalle vecchie larve. Accordarsi coi fattori d'ogni male significa partecipare a una corruzione. A questo giovane gagliardo non appare possibilità d'intesa [...] L'apparire di lui nel mondo politico disturba i trafficoni prudenti del suo partito, disorienta i sistemati o coloro che stanno per sistemarsi, incanisce gli avversari i quali tentano inutilmente di azzannarlo, impaura la trepida borghesia che gli crea una leggenda terroristica. [...] Egli chiama la tessera del partito un 'passaporto simbolico'; ma tale è per il semplice operaio, non già per il deputato socialista. [...] Per opera sua, la sezione socialista di Forlì vota all'unanimità la sua autonomia dal partito socialista ufficiale [...] Riceve frattanto lettere su lettere nelle quali lo si sollecita ad iniziare il movimento di secessione e di ricostruzione del partito socialista. Si pone all'opera. È scomunicato da un ordine del giorno della Direzione del Partito. Lo chiamano un 'incosciente' e un 'immorale'. Non si scompone. Prosegue". Ce l'ha con Bissolati, insomma, perché nel marzo si era recato al Quirinale: era la prima volta che un deputato socialista vi si recava in veste ufficiale. Per Mussolini, sebbene Bissolati avesse poi rifiutato di fare parte del nuovo ministero Giolitti, è imperdonabile. "Tanto Giorgio Sorel - teorico del sindacalismo rivoluzionario - quanto Leonida Bissolati - teorico leader del riformismo - sfociano colle loro ideologie ai piedi del trono attacca -. Come sempre gli estremi si toccano. La dinastia italiana crede di deprecare l'inevitabile tentando tutte le vie, tutti i mezzi, tutti gli espedienti: voltandosi a destra e a sinistra come l'ammalato della similitudine dantesca. Esauruti gli inutili espedienti di governo, la dinastia dei Capeto si decise a chiamare il popolo in causa. E il popolo fece la rivoluzione [...] Se la direzione del partito non avrà, come purtroppo sembra, il coraggio di pronunciare una precisa sconfessione del Bissolati e delle sue cortigianerie, noi ce ne andremo dal partito". Il settimanale repubblicano milanese "La Fronda" gli scrive contro, dandogli del "lestofante" e del "buontempone". Lui risponde: "Ah! Vigliacchetto imbecille, se tu conoscessi la mia vita di miserie e di sacrifici, risparmieresti di scrivere". Scrive ancora un mucchio di cose, ogni riga è interessante ed entusiasmante, e purtroppo qui occorre fare una selezione giacché la carta non è infinita. Per esempio: "A coloro che negano l'esistenza della lotta di classe, sol perché fra la classe capitalistica e la proletaria ci sono le classi intermedie, rispondo che per la stessa ragione bisognerebbe negare ogni differenza fra un cretino e Dante, poiché fra l'uno e l'altro v'è un'infinita gradazione di intelligenze umane". LO SCIOPERO GENERALE, I DISORDINI NEL FORLIVESE, L’ARRESTO: IN QUESTO PERIODO LE POSIZIONI DI BENITO E DI PIETRO NENNI SONO VICINE Contro la guerra italo-turca Difende però i soldati: “Taci - disse seccamente all’operaio - tu sei un vigliacco e non hai il diritto di insultare gli eroi!” el mese di settembre la guerra italo-turca sembra ormai vicina, il 23 del mese Benito Mussolini scrive sulla “Lotta di Classe” minacciando lo sciopero generale nel caso in cui "gli eroici furori di guerrafondai di professione" fossero rimasti a livelli alti di provocazione. Contro la guerra erano anche i repubblicani, e l'occasione della battaglia comune si presentò così agli occhi di Mussolini e di Nenni che, in quella circostanza, fecero fronte comune. Il 26 settembre ci fu lo sciopero generale, le linee telegrafiche vennero tagliate, la linea Forlì-Meldola venne sabotata, molti disordini scoppiarono per ostacolare la partenza dei soldati richiamati. Nello stesso giorno Mussolini partecipò ad un comizio insieme a Pietro Nenni e ad altri oratori. Dodicimila persone si disse che vi parteciparono; ancora disordini e grande comizio il giorno successivo, il 27. Il 28 l'Italia inviò l'ultimatum alla Turchia, il 29 fu dichiarata la guerra. La personalità di Benito Mussolini è assai complessa e su questo tema del suo rapporto con la guerra occorre fare il punto seppure sommariamente. Si, perché anche su questo argomento spe- N cifico si è scritto e detto molto circa la supposta incoerenza di Mussolini, incoerenza che in realtà non c'è mai stata nel corso della sua vita. Prima di tutto occorre dire che Mussolini è sempre stato contro la guerra: anche quando si tratterà delle spedizioni coloniali, esse saranno la necessaria conseguenza della prepotenza degli altri Stati, decisi a fare man bassa anche di quanto non spettava loro di diritto; si tratterà di prendersi ciò che all'Italia spetta di diritto. Ne abbiamo già parlato, e diffusamente. Riguardo al secondo conflitto mondiale, poi, nonostante da più parti si tenda ad addossare tutte le responsabilità al Duce, egli fu quello che la guerra la voleva meno di tutti. Anche questo abbiamo argomentato a dovere, e di certo anche su questo torneremo. Quanto poi al rispetto di Benito Mussolini per i soldati al fronte, riportiamo un episodio che sembra essere stato dimenticato. Ne riferiscono Pini e Susmel nel loro documentatissimo "Mussolini, l'uomo e l'opera": "Racconta un testimonio - scrivono - che una sera di quell'ottobre 'un operaio, noto socialista e seguace di Mussolini, discuteva al caffè Prati con altri clienti, che, come lui, stavano in piedi presso il banco, in- torno allo sbarco dei marinai a Tripoli. Il socialista, contraddetto vivacemente dai suoi interlocutori, sosteneva che il comandante Cagni non aveva affatto compiuto un atto di audacia. Mussolini, che era entrato da pochi minuti nel caffè, udita la frase, si voltò di scatto, rabbuiato in volto: 'Taci - disse seccamente all'operaio - tu sei un vigliacco e non hai il diritto di insultare gli eroi!'. L'altro non osò fiatare ed uscì quasi subito dal caffè'". I disordini della fine di settembre ebbero come conseguenza l'arresto di Mussolini e di Nenni. Quando lo arrestarono, Benito disse: "Ho capito! Ho capito! Vogliono farmi finire in carcere il mio lavoro su Giovanni Huss. Loro non sanno che mi stanno facendo un piacere". A quanto riferisce Dante Manetti, Umberto Bianchi (che era stato direttore della Camera del Lavoro) seguì a distanza Mussolini dopo che era stato arrestato e le sue due guardie fino alla questura, dove minacciò uno sciopero generale ma venne a sua volta minacciato di arresto. Poi andò da Rachele per avvertirla, telegrafò la notizia ai deputati Bentini e Giacomo Ferri, poi chiese un permesso al procuratore del re per fare visita a Benito. Benito chiese il violino, voleva che gli venisse portato da casa in carcere per suonare. Non gli venne concesso. Dalla questura venne così trasferito al carcere, cella numero 38. Lì c'era già Pietro Nenni, arrestato poco prima di lui. [email protected] 7 Mercoledì 19 agosto 2015 ECONOMIA IL PROVVEDIMENTO IN GAZZETTA UFFICIALE IERI - BRUXELLES: “PRENDIAMO NOTA MA ASPETTIAMO DETTAGLI” Grecia, 14 aeroporti ai tedeschi Atene svende il patrimonio nazionale, secondo Moody’s non si è fuori dal rischio Grexit di Emma Moriconi Q uattordici aeroporti regionali greci andranno al gestore aeroportuale Fraport per 1,23 miliardi di euro: così ha deciso il governo greco, la notizia è stata ufficializzata in Gazzetta ufficiale ieri con le firme del vicepremier Yanis Dragasakis, dal ministro delle Finanze Euclide Tsakalotos, dell'Economia Yorgos Stathakis e dell'Energia Panos Skurletis. La decisione nasce in realtà dal precedente governo: già nel 2014 infatti Fraport era stato scelto come "investitore privilegiato" per concessioni quarantennali su quattordici scali greci, in collaborazione con il gruppo energetico greco Copeklouzos. Insomma non è cambiato niente, nonostante Tsipras avesse per lunghi mesi raccontato ai suoi elettori che la nuova Grecia uscita dalle elezioni sarebbe stata cosa diversa da ciò che era stata fino ad allora. Comunque da Bruxelles, per bocca della portavoce della Commissione Ue Annika Breidthardt, rispondono: "Prendiamo nota delle prime decisioni concrete ma aspettiamo di vedere maggiori dettagli". Gli aeroporti ceduti sono quelli di Salonicco, Kavala, Corfù, Zante, Canea, Cefalonia, Aktion, Rodi, Kos, Samos, Mitilene, Mykonos, Santorini e Skiathos. Fra- port ha preso l'impegno di investire 330 milioni nei primi quattro anni e 1,4 miliardi nei prossimi quaranta. Intanto alla Public Power Corporation, primo fornitore di elettricità in Grecia, controllato dallo Stato, bisogna dare i due miliardi di bollette scadute, di cui - a quanto riferisce Giorgios Adamidis, segretario del sindacato Genop, alla News Agency, 1,5 miliardi è dovuto dalle famiglie, 280 milioni dalle imprese e 220 milioni dallo Stato. Sul fronte del controllo dei capitali imposto lo scorso giugno la morsa rallenta un po', ma resta comunque Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio pesante: i cittadini non potranno fare bonifici per importi superiori ai 500 euro al mese, le banche avranno un limite al numero di pagamenti all'estero autorizzabili e il limite di prelievo dai bancomat rimane a 60 euro al giorno o 420 alla settimana. Comunque secondo Moody's i rischi di una Grexit non sono del tutto eliminati, sebbene siano minori rispetto a due mesi fa: "incertezza politica, mancanza di fiducia tra il governo greco e creditori e recessione economica" restano per l'agenzia un problema che potrebbe far "riaffiorare" la possibilità di una Grexit. A breve si attendono notizie anche per quanto riguarda l'annuncio del Governo e della Taiped (l'agenzia per le privatizzazioni) relativo alle gare per la vendita di quote del porto del Pireo e di quello di Salonicco: a quanto pare le offerte vincolanti dovranno arrivare per la fine di ottobre e per la dine dell'anno dovrebbero arrivare anche quelle per l'operatore ferroviario greco Trainose e la società Rosco. 8 Mercoledì 19 agosto 2015 SICUREZZA DA ROMA E DAL LAZIO DOMANI MANIFESTAZIONE DAVANTI ALL’ASSESSORATO ALL’AMBIENTE Evaso a Ferragosto: preso il marocchino Aveva raggiunto la stazione di Milano Canili: in quel bando di gara c’è un mondo di… mezzo Riproposto l’avviso che era stato congelato dopo “Mafia Capitale” Le associazioni insorgono: ribasso eccessivo, sarà un massacro di Robert Vignola empre difficile il rapporto tra gli amanti degli animali e il sindaco Marino. Ma ora è la gara bandita dall’assessorato all’Ambiente per la gestione dei canili a far scoppiare la protesta. “Se questa gara andasse a buon fine -dice Simona Novi, presidente Avcpp, la onlus romana che gestisce i canili comunali di Roma dal 1997- il 90% del personale professionalizzato (pianta organica per la gestione dei canili comunali decisa nel 2004 dal Comune di Roma) sarebbe licenziato. E la città di Roma si ritroverebbero con animali non accuditi e canili sguarniti di servizi”. Un dramma occupazionale dai tempi un po’ sospetti… E guarda caso di mezzo c’è sempre quel… mondo cooperativo oggetto della nota inchiesta-terremoto. “Se l’assessorato all’Ambiente, in pieno Ferragosto, ripropone la stessa identica gara "sospesa in autotutela" dopo lo scoppio di Mafia Capitale - accusa Novi - i casi sono due: o è un goffo tentativo di dimostrare che la gara del dicembre S durata qualche giorno la fuga del detenuto che aveva fatto perdere le proprie tracce a Ferragosto nella capitale. È stato infatti arrestato dalla Polizia di Stato alla stazione di Milano Centrale. Si tratta di un ventenne marocchino, fuggito mentre stava per essere sottoposto ad accertamenti sanitari all’ospedale capitolino Sandro Pertini. Una delle pattuglie che garantiscono la vigilanza notturna della stazione meneghina, si è portata sul lato piazza Duca d’Aosta dopo una segnalazione sulla presenza È di "senza tetto". È lì che gli agenti hanno riconosciuto il ricercato che, dopo un breve tentativo di fuga e dopo aver fornito una falsa identità, è stato bloccato. L’uomo era stato trasferito recentemente dal carcere viterbese di Mammagialla al complesso penitenziario di Rebibbia. Aveva accusato un dolore al braccio e il personale medico aveva dovuto predisporne il ricovero, per accertamenti, in ospedale. Una volta giunto all’ospedale “Sandro Pertini”, aveva messo in atto la seconda parte del suo piano e si era dileguato. 2014 non era stata inquinata dalla presenza della Cooperativa 29 Giugno di Salvatore Buzzi ammessa senza averne i requisiti, oppure stanno dicendo che per 10 anni c’è chi ha rubato nella gestione dei canili comunali di Roma”. Il rischio dice Novi che annuncia anche una manifestazione per domani davanti all’assessorato, è anche quello che Roma si ritrovi “senza più quegli operatori che in 20 anni e con la loro esperienza decennale hanno fatto adottare 35.000 animali, accolto 500.000 cittadini, accudito 50.000 cani e gatti malati e feriti, e solo nel 2014 fatto adottare o ricongiunto con le famiglie che li avevano smarriti tutti e 1400 i cani che sono entrati a Muratella, unico canile di ingresso a Roma di tutti gli animali malati, feriti, maltrattati, abbandonati, sequestrati, smarriti del territorio romano”. I sospetti si moltiplicano entrando nel dettaglio del bando: “le cifre poste nel bando di gara non hanno alcuna congruità né con i tanti servizi per gli animali e per i cittadini richiesti né con i tanti servizi accessori ineludibili elencati (acquisto cibo, parte sanitaria, vigilanza h24, derattizzazioni e disinfestazioni di ambienti, antiparassitari per gli animali, smaltimento di tutti i rifiuti comprese le deiezioni canine, la manutenzione degli apparati idraulici, elettrici)”, aggiunge Novi. E poi c’è la presenza di un rifugio comunale, quello di Vitinia, senza autorizzazione sanitaria, c’è il nodo del punto di primo soccorso per gatti alla Muratella e tante altre criticità. Di qui la richiesta, che non può che essere una sola: “Chiediamo che questa gara venga revocata immediatamente e lo faremo con uno speaker corner giovedì 20 agosto alle ore 10.30 davanti all’assessorato all’Ambiente mentre i delegati sindacali avranno un incontro con l’assessore Marino”, annuncia la presidente. ANCORA DEGRADO SOCIALE INTORNO AI CAMPI NOMADI. A CASTEL ROMANO ARRESTATO UNO SCIPPATORE Via Salone: investe un vigile e cerca di scappare Appena scarcerato, è stato arrestato. La fuga perché sprovvisto di patente e assicurazione oteva essere una replica dell’incidente di via Battistini. Fortunatamente l’uomo investito se l’è cavata: ma il fatto che si trattasse di un agente di polizia locale in servizio la dice lunga su quanto il clima di legalità sia ancora lontano dall’essere ristabilito nelle zone attorno ai campi nomadi di Roma. L’episodio è avvenuto P lunedì sera. H. E. un nomade di 21 anni, privo della patente di guida, sorpreso al volante di una Renault Megane, sprovvista di assicurazione e revisione, ha forzato il posto di controllo degli agenti, ferendo uno di loro per coprirsi la fuga. Dopo un inseguimento e una colluttazione è stato fermato. Il nomade, residente nel noto campo di via Salone, era stato peraltro di recente scarcerato dopo essere stato indagato per rapina, violenza resistenza e minacce a pubblico ufficiale. Ma c’è stato anche un secondo arresto: è avvenuto nel pressi del campo di Castel Romano, dopo l’ennesima rapina, effettuata in strada, nei confronti di una donna a cui aveva strappato di dosso le borsa con violenza. La descrizione dell’autore fornita dalle vittime e da alcuni testimoni, nonché la sommaria descrizione del mezzo di trasporto utilizzato per allontanarsi dal luogo delle rapine, hanno consentito di raccogliere sufficienti indizi di colpevolezza nei confronti del giovane rapinatore, che inizialmente individuato presso il campo nomadi di Castel Romano, è riuscito a sottrarsi alla cattura fuggendo nella campagna circostante. Alla fine, così, gli agenti della Polizia di Stato della squadra investigativa del Commissariato «Spinaceto» diretto da Moreno Fernandez, in collaborazione con gli operatori del Reparto Volanti, hanno fermato B. M. 20enne bosniaco, ritenuto responsabile di almeno due rapine, consumate nel luglio scorso in zona Spinaceto. In una di queste, aveva pesino causato la frattura del gomito di una donna per l’estrema violenza con cui aveva agito. R. V. L’AMBULANZA IN PANNE SPINTA DALL’EQUIPAGGIO APRE L’ENNESIMO ALLARME SULLA SANITÀ Chi soccorre i soccorritori? ennesima vergogna da affidare alle cronache romane del terzo millennio l’ha registrata Il Messaggero. Che ieri, nell’edizione romana, ha presentato l’incredibile articolo sull’ambulanza spinta dall’equipaggio sotto il sole di agosto. È accaduto in via dei Monti Tiburtini, quadrante est della capitale. Una scena che si è palesata agli occhi degli increduli passanti, che l’hanno pure documentata con scatti di fotografie e brevi filmati. “Un’ambulanza spinta a mano dalla sua equipe, quattro operatori (due uomini e due donne) che a testa china si improvvisano meccanici e provano a far ripartire il mezzo, fermo, bloccato in un angolo di periferia, mentre c’è chi L’ affacciato alle finestre sorride”, attacca il pezzo del giornale romano. Il trambusto che ne deriva è di livello: d’altronde le ferite aperte dai tagli alla sanità regionale sono aperte e non è bastato neanche il clima festivo agostano a farle passare in secondo piano. In più, l’appuntamento con il Giubileo straordinario è alle porte e ci si comincia ad interrogare pesantemente su ciò che potrebbe succedere. Dall’Ares 118 si sono affrettati a far sapere che “non si tratta di un mezzo” del soccorso pubblico, perché “dai dati della centrale operativa non risultano mezzi fermi per guasto meccanico tra quelli impegnati nell’attività di soccorso”. Insomma, sembrano voler scaricare il mezzo in panne sulla competenza di una qualche cooperativa privata. Ma è lo stesso Messaggero, all’interno di quel pezzo, a disarmare gli assertori del tutto-va-benemadama-la-marchesa.“La Regione Lazio da tempo sta cercando di rinnovare il parco auto dell’Ares 118 per cercare di assicurare un servizio più efficiente. C’è la corsa contro il tempo per l’avvio del Giubileo della Misericordia che partirà l’8 dicembre e che prevede (sono stime) l’arrivo di milioni di pellegrini. Pochi mesi fa la Regione ha emesso un bando per l’acquisto di nuove vetture: 45 subito e 45 in seguito. L’importo dell’appalto è di 3 milioni e 471 mila euro come stabilito nella de- libera di aprile. Ma il bando è andato deserto e la Regione a luglio ha indetto una nuova procedura ristretta accelerata per la fornitura di 45 ambulanze per l’Ares 118 a seguito di gara deserta”. La sen- sazione è che i mezzi non arriveranno in tempo. E si sa quel che può succedere, quando un’ambulanza giunge in ritardo. Poi, non date la colpa all’equipaggio che R. V. ha spinto poco… 9 Mercoledì 19 agosto 2015 DALL’ITALIA SACILE - L’ASSESSORE PLACIDO FUNDARÒ INTERVIENE IN DIFESA DELLA FAMIGLIA “Teoria gender? Chiedete il consenso informato” Sul web un modello che permette ai genitori di scegliere in libertà i progetti formativi di Barbara Fruch ifendere i figli nell’istruzione. In particolare dalla cosiddetta “teoria gender”. È per questo che l’assessore alla sicurezza del Comune di Sacile (Pordenone), Placido Fundarò, ha diffuso sul web un modello “Diffida alle Linee guida gender a scuola per tutti i genitori di studenti minorenni”che può essere compilato e spedito online da 1.680 genitori dell’istituto comprensivo del centro di circa ventimila anime. A preoccupare infatti è il piano dell’offerta formativa 2015-2016, dopo alcune disposizioni della riforma Buona scuola che introducono l’ideologia “di genere” nel sistema scolastico italiano. Una scelta che ha visto nascere a luglio scorso, proprio nel comune di Sacile, il Comitato cittadino delle famiglie no-gender. L’intento? Quello di informarsi sulle proposte didattiche ed extracurricolari per i D Placido Fundarò figli e chiedere alla scuola di rispettare la procedura del consenso informato.“I genitori devono essere informati per potere scegliere in piena libertà i progetti formativi – ha spiegato Fundarò al quotidiano locale ‘Il Messaggero Veneto’ - Introdurre progetti che diffondono determinati messaggi sull’identità sessuale ai minori a scuola non è opportuno”. A finire nell’occhio del ciclone sono, ancora una volta, i testi che dovrebbero essere adottati negli istituti, anche in quelli di primo grado, come spiegato da Gianfranco Amato, avvocato di Varese e presidente dei “Giuristi per la vita” nel corso di un’incontro con i genitori. “L’avvocato Gianfranco Amato ha indicato alcuni libri adottati nelle scuole che sono scandalosi – ha continuato Fundarò - Sono testi che creano confusione sull’identità sessuale maschile-femminile dei bambini: ci sono progetti formativi proposti anche nelle scuole provinciali che rappresentano un pericolo alla sana educazione tradizionale”. Parole quelle di Amato, che da mesi gira l’Italia per mettere al corrente le famiglie del ‘pericolo’ della manovra in atto nelle scuole, che hanno trovato consenso nel Comitato delle famiglie. “La riforma Buona scuola è un cavallo di Troia per introdurre la teoria gender in aula – hanno detto i genitori con Fundarò, ricordando la serata ‘no-gender’ organizzata a luglio con l’avvocato di Varese – I genitori possono difendere i figli nell’istruzione”. Come? Chiedendo il consenso informato. “Il consiglio è quello di informarsi sulle proposte didattiche ed extra curricolari per i figli e chiedere alla scuola di rispettare la procedura del consenso informato – Fundarò non ha dubbi - Tanti non sanno che cos’è la teoria gender che passa attraverso quattro canali per indottrinare: quello amministrativo, giudiziario, culturale e scolastico. Con la locuzione di ‘violenza di genere’ e attraverso il rinvio al ‘Piano di azione straordinario contro la violenza sessuale di genere’ (legge 119 del 2013 richiamata dall’articolo 5) nella scuola si gioca alla commedia degli equivoci”. IL SINDACO REPLICA ALLE CRITICHE DELL’ARTISTA BRITANNICO Brugnaro a Elton John: “Tira fora i schei…” La star aveva additato il primo cittadino dopo la scelta di ritirare i libri di genere dalle scuole Ora la replica: “Vuoi salvare Venezia? Servono i soldi”. In sua difesa tutto il centrodestra o aveva promesso in campagna elettorale e, una volta eletto, lo aveva fatto: aveva ritirato i libri gender dalle scuole. Una decisione che aveva attirato su di lui la furia della associazioni lgbt italiche, ma non solo. A criticarlo è stato anche Elton John. Cantante a cui, ora, lui, risponde. È il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che via Twitter scrive: “Caro #EltonJohn Lei mi offende per sostenere le Sue ragioni ma credo che rappresenti bene solo l'arroganza di chi è ricco e può fare tutto”. In un twett successivo Brugnaro continua: “io non ho alcun problema con gli omosessuali. Il sindaco di Venezia è una persona libera. E non ha paura delle Sue offese”. Contro Elton John (che ha una casa L all'isola della Giudecca) il primo cittadino lagunare ha fatto partire così una raffica di commenti, che culminano con la sfida a tirare fuori i soldi, scritto rigorosamente in dialetto (“fora i schei”), per salvare Venezia. “Caro Elton John e compari vari rincara Brugnaro - la sfido a donare risorse vere per salvare Venezia. Passiamo ai fatti, fora i schei. A meno che Elton John non sia capace solo di offendere conclude il sindaco della città lagunare vediamo se è capace anche di firmare assegni veri per Venezia. Sarebbe bello”. E replica anche l’assessore comunale al bilancio, Michele Zuin, secondo il quale “più famosi si è... e più grosse possono essere le offese al sindaco Brugnaro e le farneticazioni su Venezia e i veneziani. Siamo partiti con Celentano, che sembra viva su un altro pianeta e non si è accorto di vent'anni di governo di centrosinistra della città. Arriviamo a Elton John, che ha usato parole, nei riguardi del primo cittadino, da vergognarsi a pronunciare e passiamo per Muccino che, per un po’ di pubblicità, si è buttato in mezzo”. A schierarsi a difesa del sindaco tutto il centrodestra. Fi, con Simone Furlan membro dell'ufficio di Presidenza di Forza Italia e leader dell'Esercito di Silvio - parla di “farneticazioni” mentre la leader di FdI Giorgia Meloni consiglia al cantante di “continuare a cantare”. Il cantante inglese aveva duramente attaccato sul suo profilo Instagram il primo cittadino, dandogli del “bigotto” e dello “sciocco”. Sotto accusa proprio la decisione del primo cittadino di bandire dalle scuole della Laguna i cosiddetti libri sui “gender”, in cui si parla di famiglie con genitori dello stesso sesso. Il cantante inglese, da sempre strenuo difensore dei diritti gay, è padre di due figli col marito David Furnish. “La meravigliosa Venezia – ha scritto il cantante - senza dubbio sta affondando ma non tanto rapidamente come il villanamente bigotto Brugnaro”. Per il musicista, tra l'altro, il sindaco ha vietato titoli di libri che raccontano di famiglie omosessuali felici e contente: “Invece di incoraggiare un mondo basato sull'inclusione, tolleranza e amore, sta promuovendo una società futura che crea divisione e favorisce l'ignoranza”. In realtà quella di Brugnaro non è altro che una scelta in difesa della famiglia, e dei bambini a cui non è giusto insegnare che se nasci uomo puoi diventare donna, o viceversa, oppure che puoi nascere da B.F. due mamme, o da due papà. LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DEI MINORI DI MILANO Coppia dell’acido, Matina può vedere il figlio I giudici hanno disposto l’adottabilità per il neonato che temporaneamente è stata affidato a un tutor comunale. La patria podestà di Levato e Boettcher è infatti sospesa otrà vedere suo figlio, una volta al giorno, sempre insieme a un assistente sociale, per un tempo contenuto e senza la possibilità di allattare. Sono queste le condizioni, poste dai giudici del Tribunale dei Minori di Milano a Martina Levato, la 23enne, ex studentessa della Bocconi, accusata di aver compiuto tre aggressioni con l’acido e già condannata (14 anni di carcere) P per quella del 28 dicembre scorso quando a venire sfigurato fu il suo ex Pietro Barbini. Il tribunale ieri, dopo sette ore di camera di consiglio, ha inoltre avviato il procedimento di adottabilità sul quale, però, dovrà esserci poi una decisione nel merito. La donna ha già potuto vedere il piccolo ieri sera. Con un provvedimento urgente e provvisorio i giudici minorili hanno autorizzato infatti “la madre ad effettuare una visita giornaliera di durata contenuta” al figlio, con esclusione, però, della possibilità di allattare direttamente il piccolo. Il pm minorile Annamaria Fiorillo, subito dopo la nascita del bambino, chiamato Achille, (avuto dalla relazione con Alexander Boettcher, anche lui in carcere per l’aggressione con l'acido) aveva deciso di allontanare il neonato dalla madre in attesa della decisione del Tribunale. Secondo la decisione del Tribunale per i minorenni il bimbo sarà provvisoriamente affidato a un tutore comunale. Come previsto dalla pena accessoria in relazione all'aggressione a Barbini, la patria potestà di Levato e Boettcher è infatti momentaneamente “congelata”. Una volta dimessi dall'ospedale Martina e suo figlio saranno trasferiti insieme all'interno dell'Icam(Istituto di custodia cautelare per le madri detenute) fino alla conclusione del procedimento di adottabilità aperto proprio ieri. Nel corso della giornata, in attesa della decisione, il legale della ragazza Stefano De Cesare si era augurato che non venisse preso “un provvedimento drastico come l’adozione. E mamma e figlio fossero mandati insieme all'Icam “. Ad ogni modo, da ieri anche i nonni hanno la possibilità di vedere il nipote in base ai permessi concessi dal Tribunale. I genitori di Martina Levato, da parte loro, si sono detti “felicissimi” per il provvedimento del tribunale, come riportato dal legale Laura Cossar che ha avuto modo di sentirli. 10 Mercoledì 19 agosto 2015 DALL’ITALIA BRESCIA, IL MOVENTE DEI REI-CONFESSI KILLER NON CONVINCE Dietro l’agguato in pizzeria l’ombra dell’usura Francesco Seramondi, era in possesso di un tesoro da 800 mila euro in contanti l movente economico e quello della “concorrenza sleale” non convince. Si indaga ancora a Brescia dopo l’arresto di Muhammad Adnan, 32enne pakistano, e il suo complice, l’indiano 33enne Sarbjit Singh, finiti in cella per l’omicidio del ristoratore Francesco Seramondi e la moglie Giovanna Ferrari. I due hanno confessato le loro responsabilità, sostenendo che il duplice omicidio è maturato per concorrenza commerciale. Adnan aveva, infatti, rilevato il locale Dolce e Salato, mentre Francesco Seramondi, a poche decine di metri, aveva aperto la pizzeria pasticceria Da Frank, che faceva perdere all’immigrato una fetta importante di incassi. Secondo gli inquirenti però la confessione dei due, che avrebbero agito con modalità tipiche della criminalità organizzata, regge solo per quanto riguarda l’esecuzione del delitto, ma non per il movente. I due stranieri potrebbero infatti essere solo due esecutori materiali. E il mistero pare si celi dietro a strani movimenti di denaro. Si è infatti scoperto che Francesco Seramondi era in possesso di un tesoro da 800 mila euro in contanti: 300 mila euro in casa delle vittime del duplice omicidio, altri 300 in casa del figlio Marco, i restanti da parenti e dipendenti. Tanti soldi di cui non vi è traccia nei libri contabili o nei conti bancari intestati alle società riconducibili a Frank. Tanti soldi di cui ora si cerca di capire la provenienza I Singh Sarbjit e Muhammad Adnan che non è stata chiarita neppure dal figlio della coppia né dai parenti. Una cifra spropositata che non sarebbe compatibile neanche con la consuetudine di alcuni imprenditori di conservare denaro frutto di commercio in nero. Per questo i detective della Mobile con l’aiuto degli specialisti della Guardia di Finanza stanno scandagliando tutti le relazioni e gli affari delle vittime. “Serve - sintetizza il procuratore generale Pierluigi Dell'Osso - accendere un faro importante sulla vita delle vittime e sull'entourage dei locali”. La pista principale per risolvere il giallo sembra dunque quella dei prestiti. Possibile che Frank avesse prestato al pakistano del PADOVA denaro? Forse quest’ultimo pagava al pizzaiolo degli interessi passivi? Domande a cui ora si dovrà dare una risposta. C’è inoltre anche un altro elemento che poco ha a che fare con la presunta “concorrenza sleale” di Seramondi: l’agguato contro il dipendente albanese del locale (raggiunto da alcuni colpi di pistola sparati da un’auto in corsa mentre la mattina stava andando al lavoro) ideato e messo in atto – come lui stesso ha raccontato – proprio da Muhammad Adnan. Il sospetto ora è proprio su l’atteggiamento che il 42enne tenne quando gli andarono a chiedere che idea si era fatto su quelli spari. Scambio di persona, disse. Mentre Seramondi CHIOGGIA rimase sul vago. Che i due sapessero bene cosa si nascondeva dietro quei proiettili? C’è poi un altro enigma. Risulta infatti essere rubato il fucile a canne mozze utilizzato dal killer. L'arma era stata ritrovata in un fossato poco distante dal luogo del delitto. Il sostituto procuratore Valeria Bolici ha nominato un perito per effettuare un'analisi sul fucile e accertare che sia effettivamente quello che ha sparato ai coniugi Seramondi. Chiarita invece la dinamica dell'omicidio: il pakistano ha sparato i quattro colpi di fucile che hanno ucciso i coniugi bresciani, mentre l’indiano Sarbjit Singh, che non aveva collegamenti con Brescia (assoldato dal pachistano con la promessa di dargli 15mila euro a lavoro finito, gliene consegnerà solo 1.500), ha messo a disposizione il motorino usato per compiere l’agguato. Motorino che poi è stato smontato dai due e nascosto in un’auto. L'intenzione era disfarsene per non lasciare tracce dell'agguato. Ma gli investigatori sono arrivati prima che i due riuscissero a portare a termine il depistaggio. Intanto il figlio Marco Seramondi su Facebook ha scritto un post per stemperare i toni, nonostante l’immenso dolore che starà provando in questo momento: “Ragazzi. Stiamo calmi. Io non ho alcuna conferma diretta. Comunque sia voglio giustizia e non vendetta. Vi prego non fate cazzate”. Barbara Fruch PIACENZA Cadavere in stazione, Uccise una prostituta, Problemi economici, arrestato dopo 15 anni suicida un imprenditore vittima della crisi è l’ombra della crisi economica dietro la tragedia avvenuta a Padova. Il titolare di un'impresa di pulizie e giardinaggio della città veneta è stato trovato morto ieri mattina nel suo ufficio, in via Giusto De Menabuoi, quartiere Arcella. L’uomo, O.P. le sue iniziali, 70 anni, si è tolto la vita sparandosi un colpo di fucile da caccia, legalmente detenuto. Secondo i primi accertamenti della polizia, dietro al tragico gesto ci sarebbero problemi di tipo economico. Il suicidio è avvenuto all'interno della ditta che gestiva, “La Padovana”. Come riporta il sito “Padova Oggi” prima di compiere il tragico gesto, l'uomo aveva inviato un sms al figlio, dicendogli di passare in ufficio a salutarlo e lasciando presagire che qualcosa non andasse. Il figlio si è quindi recato nella sede della piccola azienda di famiglia, e ha trovato il padre in un bagno di sangue. Immediati i soccorsi ma per il 70enne non c’era più nulla da fare: inutili i soccorsi del 118 giunti sul posto. E sarebbe stato proprio il figlio C’ ncora una vittima della crisi economica. Sandro Mattiazzi, 51enne di Chioggia (Venezia) è rimasto disoccupato in piena crisi e si è ritrovato costretto a fare il barbone. L’uomo, fino a due anni fa, lavorava come ferraiolo nei cantieri. Allestiva impalcature, armature in ferro per le fondamenta. Poi, con la depressione economica aveva perso il lavoro. Per mesi aveva vissuto a casa della famiglia del fratello, ma poi, evidentemente, non voleva più essere un peso. Per questo, non avendo ancora trovato un’occupazione, venti giorni fa aveva deciso di andarsene e di stare da solo, per strada. Anche se proprio i parenti gli avevano ricordato che la porta di casa, per lui, era sempre aperta. L’uomo frequentava casolari e stabili abbandonati, rifugio per senzatetto e sbandati. È stato trovato cadavere lunedì pomeriggio, intorno alle 14, proprio in un edificio abbandonato non lontano dalla stazione ferroviaria della cittadina dove era cresciuto. A lanciare l’allarme sono stati alcuni passanti, dopo aver sentito A dell’imprenditore, sentito dagli agenti di polizia intervenuta in loco, a spiegare che l'azienda aveva vissuto momenti altalenanti dal punto di vista economico. Motivi che potrebbero aver spinto l'uomo a farla finita. L'imprenditore viveva nella zona di Montà con la moglie. Si ipotizza dunque un ennesimo suicidio a causa di una crisi economica senza precedenti che negli ultimi anni, proprio in Veneto, ha colpito molti imprenditori. B.F. ccise la prostituta ecuadoriana, Betty Yadira Ponce Ramirez. Dopo avergli dato la caccia per 15 anni, i carabinieri del nucleo investigativo di Piacenza hanno arrestato Erjon Sejdiraj, albanese di 37 anni, ricercato dal febbraio 2000. La giovane era stata brutalmente assassinata nel dicembre 1999 a Mortizza di Piacenza, da una banda, al cui capo si trovava proprio l’albanese. La ragazza, in Italia da un anno e squillo di punta del clan rivale, venne prima rapina e seviziata e, dopo qualche giorno, strangolata e annegata in un lido del Po; il suo corpo venne poi sepolto sul posto e riaffiorò solo nel febbraio del 2000 dalla sabbia, dando il via alle indagini. Secondo quanto emerso l’arrestato, spalleggiato da due connazionali avrebbe agito, “al solo scopo sottolineano gli inquirenti - di affermare il suo dominio sulle altre bande di sfruttatori”. L'uomo, dopo l’omicidio, si era poi rifugiato in Belgio. A tradirlo è stata una telefonata fatta qualche tempo fa ai suoi parenti in Italia. Il latitante albanese è stato individuato e arrestato dai cara- U un cattivo odore che arrivava dal palazzo. I vigili della città hanno dovuto indossare le bombole di ossigeno per entrare. E lì hanno fatto la macabra scoperta. L’uomo, stando a una prima ispezione cadaverica del medico legale, era morto da più di una settimana. Sul caso è stata aperta un’inchiesta. È probabile che il magistrato decida di disporre l’autopsia, anche se il corpo non presentava segni di violenza. Dovrebbe trattarsi di una morte naturale, ma resta comunque da capire quali possano essere B.F. state le cause. binieri di Piacenza in Belgio, nel villaggio di Geluwe, nelle Fiande Occidentali, dove aveva iniziato sotto falso nome una nuova vita: si è sposato ed ha avuto tre figli. Ora si è in attesa dell’estradizione. Per quel delitto, maturato all’epoca come ritorsione nell'ambiente della prostituzione piacentina, vennero indagati tre albanesi, poi processati in contumacia e condannati a pene tra i 23 anni e l'ergastolo. Uno di loro era stato preso nel 2006, ma gli altri due erano ancora latitanti. Tra questi vi era Erjon Sejdiraj, il capo della banda, considerato uno dei latitanti più B.F. pericolosi d'Italia. 11 Mercoledì 19 agosto 2015 FOCUS GIAPPONE: I PROBLEMI DEL MERCATO IMMOBILIARE Case vuote, tra declino e opportunità per il futuro Un’agenzia statale acquista le sempre più numerose abitazioni abbandonate per ristrutturarle e rivenderle di Cristina Di Giorgi alo della popolazione e trasferimenti dalla campagna alle grandi città sono la causa di quello che per il Giappone sembra sia diventato, con l’andare del tempo, un problema di dimensioni decisamente non trascurabili: l’aumento delle case vuote. Che, secondo quanto riportato su alcuni organi di stampa, sarebbero circa 8 milioni. Per risolverlo il governo nipponico ha incaricato l’agenzia statale che si occupa della questione abitativa di acquistare gli immobili disabitati direttamente dai proprietari, onde in un secondo momento ristrutturarli e metterli in vendita. Se dunque in altri Paesi la questione della carenza di alloggi pressa e preoccupa le istituzioni e soprattutto la gente, nel Sol Levante la tendenza è quella contraria: qui si sta infatti cercando di limitare il più possibile l’aumento del numero di case abbandonate destinate a diventare pericolanti. Nel considerare la situazione va comunque tenuto conto del fatto che il mercato immobiliare giapponese è differente da quello occidentale: se infatti qui il 90% delle case che si vendono sono di seconda mano, queste ultime in Giappone rappresentano soltanto il 15% del totale. Inoltre va ricordato anche che la maggior parte delle case del Sol Levante, soprattutto fuori dalle grandi città, sono prefabbricati in legno, destinati quindi ad una du- C rata media di circa 30 anni (molto meno dunque delle strutture in muratura del resto del mondo). Senza contare che il mercato è fortemente influenzato dalla cultura giapponese: qui infatti accade che ognuno possiede una casa ereditata, che viene poi demolita per edificare, sulle sue fondamenta, una nuova abitazione. In questi ultimi anni però, a causa del calo della popolazione e del flusso migratorio verso i grandi centri urbani, molte abitazioni vengono abbandonate e, poiché sono in legno – è spiegato in un articolo su idealista.it – se non conservate bene possono cedere facilmente. Le Akija (“case vuote”) sono dunque sotto certi aspetti un problema – l’istituto di ricerca Fujutsu ha fatto sapere in proposito che se si mantiene l’attuale tendenza, entro il 2033 quasi una casa su tre sarà abbandonata - e, forse, anche un simbolo di declino, per lo meno quanto al decoro. Senza contare la questione, non da poco, dei parassiti del legno attirati dalle strutture in disfacimento. Una quasi emergenza dunque, ma anche una possibile opportunità ed un’occasione per un futuro migliore. Che l’agenzia statale Katitas intende cogliere: negli ultimi due anni e mezzo ha infatti acquistato oltre tremila case (di cui il 40% vuote), le ha ristrutturate e le ha vendute a GENIO E SOLIDARIETÀ SCIENZA E NATURA Il parco giochi per i bimbi di Fukushima A finanziare l’iniziativa, il re dell’animazione Hayao Miyazaki, che ha donato 300 milioni di yen er le tragedie vissute dal Giappone nel 2011 (l’emergenza nucleare di Fukushima e lo tsunami seguente), tra conseguenze ambientali e soprattutto umane, “serve un risarcimento concreto”, da dedicare soprattutto alle nuove generazioni. A parlare così è Hayao Miyazaki, regista e fondatore dello Studio Ghibli. Che alle parole ha fatto seguire i fatti: il genio dell’animazione P mondiale ha infatti disegnato il progetto di un parco per bambini, che sarà affidato alla gestione di un comitato di tecnici e cittadini. E non solo: lo ha anche finanziato con una donazione di 300 milioni di yen (circa 2 milioni di euro). La struttura, che sarà pronta tra 8 mesi, sorgerà a Kumejima, nell’isola di Okinawa, dove vivono molte famiglie sfollate dopo la tragedia di Fukushima. prezzi che si aggirano in media attorno ai 65 mila euro. Come spiegato dal presidente Katsuoshi Arai: “la maggior parte dei nostri acquisti è costituito da case ricevute in eredità. Quasi sempre gli eredi possiedono già un’abitazione e decidono di vendere perché non possono mantenere un altro immobile. Le case che vendiamo – ha poi aggiunto – sono spesso più convenienti di un affitto”. Un elemento importante, recentemente inserito in questo contesto, è poi la nuova legge che consente alle amministrazioni locali di penalizzare i proprietari di abitazioni fatiscenti, che possono essere sanzionati anche pesantemente se non si prendono cura delle loro case, ristrutturandole o demolendole. Una normativa che Arai spera possa favorire l’aumento delle vendite. Anche off shore magari. E se è vero, come riportato anche sul Financial Times, che il cambiamento demografico giapponese sta pesantemente influendo sulla questione delle case abbandonate, va anche detto che la questione non tocca affatto la capitale. Tokyo infatti, con 38 milioni di abitanti, resta una delle più grani metropoli del mondo, in cui il mercato residenziale è ancora in piena espansione (qui i prezzi delle case nell’ultimo periodo sono aumentati di circa il 50%). Anche se sono in molti a chiedersi, a fronte del declino della popolazione, quanto potrà durare. L’idea prevede la realizzazione di parco di 10 mila metri quadrati situato all’interno della Foresta di Zenda, donato dalle autorità cittadine locali per permettere ai più piccoli di giocare nella natura, comprendete anche un edificio a due pano di 1000 metri quadri. La notizia, diffusa dall’Okinawa Times, conferma dunque il già noto l’impegno ecologista di Myiazaki, rimasto così colpito dalla tragedia di Fukushima da sottolineare apertamente che lo Studio Ghibli non utilizza energia elettrica derivante dalle centrali nucleari nipponiche. Come si è visto però, quelli del creatore di alcuni dei più bei film animati del mondo non sono soltanto proclami aventi ad oggetto una più giudiziosa politica energetica, ma determinazioni concrete. Un atteggiamento questo che dovrebbe essere preso ad esempio da molti ecologisti nostrani. E CdG non solo. Ripulire gli oceani: si comincia dal Sol Levante Il sistema, inventato da un ventenne olandese, verrà installato presso l’isola di Tsushima, nella prefettura di Nagasaki i chiama Boyan Slat il ventenne olandese che ha inventato un sistema per consentire agli oceani di ripulirsi dai più di otto milioni di tonnellate di plastica che ogni anno vi vengono riversate. Il giovane, che lavora presso la Ocean Cleanup, ha infatti proposto un piano ingegnoso ed oltretutto economico che, quando verrà messo in opera, costituirà un fondamentale passo avanti nella salvaguardia del Pianeta. Se infatti, come si legge in un articolo on line, “si è sempre S pensato che la pulizia degli oceani fosse un'impresa impossibile a causa della vastità delle aree interessate, sembra che la soluzione definitiva sia venuta dalla giovane mente di un ragazzo”, che “ha inventato il più ambizioso piano per permette agli oceani di ripulirsi” dimezzando, entro un decennio, la quantità di detriti di plastica dispersi nel Pacifico. La sua idea consiste nel porre delle grandi barriere galleggianti che ruotano in punti degli oceani di tutto il mondo in cui si verifica l’incrocio di correnti: in questo modo i rifiuti verranno catturati in modo naturale, senza peraltro creare problemi alla fauna marina. Al di sotto dei tamponi a forma di V infatti, tutto resterà invariato, mentre i rifiuti saranno incanalati sulla superficie dell’acqua, in modo da facilitare la raccolta e lo smaltimento degli stessi. Quanto alla questione economica – ed questo è un altro aspetto estremamente interessante e rilevante del piano di Slat – le barriere costeranno poco meno di 5 euro al chilo: circa il 3% rispetto ad altri potenziali sistemi di pulizia dunque. La prima barriera di Ocean Cleanup verrà installata nel 2016 in prossimità dell’isola giapponese di Tsushima, situata tra la prefettura di Nagasaki e il Sud del Giappone. E si stima che, per 100 chilometri di lunghezza, potrà rimuovere, in 10 anni, un totale di 70,320,000kg CdG di rifiuti plastici. 12 Mercoledì 19 agosto 2015 SPORT L’ATTIVITÀ FISICA RICEVE UN ALTRO IMPORTANTE ATTESTATO DI SALUBRITÀ DALLA SCIENZA Sportivi si diventa: con l’ormone Rivalutata l’irisina: si diffonde nell’organismo quando si fa movimento e aiuta a dimagrire ormone dello sport esiste davvero. Si chiama irisina, è collegato ai benefici dell’esercizio fisico sul metabolismo e il sistema cardiovascolare, e viene prodotto dai muscoli quando facciamo movimento. La sostanza era stata scoperta nel 2012 nei topi, ma dopo gli entusiasmi iniziali era stata archiviata come “falso mito” perché le analisi utilizzate per misurarla nell’uomo fallivano sistematicamente. Ora un gruppo di scienziati di Harvard, in uno studio pubblicato su Cell Press, ha verificato che l’irisina c’è davvero e ha redatto un protocollo - ancora da perfezionare, precisano gli stessi ricercatori - che permette di dosarlo nel sangue. Bruce Spiegelman del Dana-Farber Cancer Institute e della Harvard Medical School, autore senior della ricerca Usa, chiarisce le ragioni che hanno fatto dubitare dell’esistenza dell’irisina nell’uomo. Nelle analisi di spettroscopia di massa, la tecnica d’indagine usata per misurarla, veniva cercata una sequenza sbagliata: il detector era tarato per individuare, come “spia” di avvio del processo di traduzione che porta dal gene alla proteina, il se- L’ gnale Atg. Nell’uomo, invece, il segnale giusto da cercare è il più raro Ata. Apportando questa modifica, Spiegelman e il co-autore Steven Gygi sono riusciti a dosare l’irisina. ARTI MARZIALI Ottima prestazione della Nazionale Italiana di Chanbara Circola in basse quantità, nell’ordine dei nanogrammi, ma il range è paragonabile a quello di altri importanti ormoni come l’insulina. I ricercatori ne hanno misurato i livelli presenti in un gruppo di volontari sedentari e altri che hanno portato a termine attività aerobiche. Il nuovo sistema di analisi è stato testato su un campione di 10 venticinquenni: 4 con una vita per lo più sedentaria e 6 che praticano abitualmente un’attività fisica aerobica, un’attività a bassa intensità e lunga durata come ad esempio: la camminata, la corsa, il ciclismo, il nuoto a bassa intensità, ecc.. L’ormone irisina è stato trovato in tutti i partecipanti, nei soggetti con uno stile di vita per lo più sedentario la concentrazione nel plasma era di circa 3,6 nanogrammi per ml mentre in quelli che praticavano un’attività fisica aerobica era di 4,3 nanogrammi per ml. Le quantità potrebbero sembrare molto basse ma sono paragonabili a quelle di altri ormoni importanti come ad esempio l’insulina. Questi dati dimostrano quindi che l’ormone dello sport non è un mito e si trova effettivamente in circolo nel sangue ed è regolato dall’esercizio fisico. La nuova ricerca, e i relativi risultati (se confermati) porteranno a nuovi studi e prodotti farmacologici contro malattie del metabolismo, ma anche trattamenti per perdere peso in maniera più efficace. Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. Agli Euro Open di Vrsac (Serbia) gli azzurri hanno conquistato ben quattordici medaglie a giovanissima Nazionale Italiana di Chanbara, guidata dal Maestro Giovanni Desiderio, ha ottenuto un eccezionale risultato agli Euro Open della disciplina recentemente conclusi a Vrsac (Serbia). Gli atleti tricolore sono infatti tornati a casa con un ricchissimo bottino: ben quattordici le medaglie conquistate, di cui sei d’oro, quattro d’argento e quattro di bronzo. Il Chanbara è un’arte marziale fondata dal Maestro giapponese Tetsundo Tanabe e trae origine dalle arti schermistiche del medioevo giapponese. Si pratica utilizzando attrezzi sportivi che rappresentano le armi L tradizionali del medioevo giapponese realizzate in materiale gommoso soffice. Come spiegato nel sito della Federazione italiana (www.sportchanbara.it), nel considerare gli elementi tecnico-tattici della disciplina, viene privilegiato l’aspetto dello sport e del gioco. Si tratta quindi “di uno sport per tutti, non condizionato dalla necessità di avere un fisico iper-allenato o super muscoloso. Non è necessario essere alti oppure leggeri. Qualsiasi persona a prescindere dalle proprie caratteristiche fisiche troverà nello Sports Chanbara le condizioni per divertirsi ed essere CdG competitivo”. La parte migliore è quando si torna a casa Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. 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