Rispondere subito sul traffico di morti

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Rispondere subito sul traffico di morti
Anno IV - Numero 194 - Mercoledì 19 agosto 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Fisco
La polemica
Esteri
Local tax:
brutte sorprese?
L’ultima del governo:
musei agli stranieri
La Grecia si vende
pure gli aeroporti
a pag. 2
a pag. 7
Moriconi a pag. 3
DOPO LA CONFERMA DEGLI ARRESTI
PER IL DG DEL SANT’ANDREA
FRONTEX AGGIORNA I DATI SULL’IMMIGRAZIONE: L’ESODO VERSO L’EUROPA È ORMAI DI PROPORZIONI BIBLICHE
CENTOMILA AL MESE
Rispondere subito
sul traffico di morti
Zingaretti spieghi perché nominò
Bianconi al vertice dell’ospedale
tarà pure in villeggiatura, Nicola Zingaretti, ma il suo
staff monumentale ha il dovere di raccontargli che cosa
succede. E di riferirgli che dopo la vergognosa figuraccia
di una fuga notturna d’agosto dal consiglio regionale, il
senso minimo della decenza impone risposte chiare su fatti
gravi, che possono essere inviate da un capo all’altro della
terra, ovunque il governatore del Lazio stazioni in questo
momento.
La giustizia non va in vacanza e si è appresa la notizia della
conferma del provvedimento cautelare nei confronti del
manager del Sant’Andrea, Egisto Bianconi, ai domiciliari da
fine luglio. Gli arresti sono scattati in conseguenza di un’inchiesta su un reato particolarmente odioso, il cosiddetto
“racket del caro estinto”, ovvero il traffico di bare con cui
affaristi senza scrupoli si gettano tra le salme d’ospedale
per fare denari. Frutta assai, questa triste specialità.
In mezzo alla gang accusata di imperversare in varie strutture,
c’è finito anche un direttore generale, Bianconi appunto,
che Zingaretti ha voluto a tutti i costi alla guida della struttura
ospedaliera che mi è più cara (chi mi segue sa che la volli
aprire con la mia amministrazione dopo trent’anni di spreco
dovuto alla chiusura che ne faceva una vera e propria cattedrale nel deserto). Ebbene, anche al Sant’Andrea si speculava
sui morti. Su questa vicenda davvero imbarazzante, finora
Zingaretti non ha detto nulla. Neanche ieri, dopo la conferma
degli arresti, nonostante la mia segnalazione a mezzo stampa.
Su Bianconi, finora, il governatore si è limitato a quattro o
cinque parole solo il giorno dell’arresto per dire che lo sostituiva con un commissario straordinario. Atto di eroismo,
indubbiamente.
Nemmeno un chiarimento sul perché di quella nomina, neanche una spiegazione su come quel manager sia arrivato
all’incarico più importante dell’ospedale, dopo anni di direzione amministrativa ininterrotta cominciata al tempo di
Piero Marrazzo. Per le nomine della sanità, Zingaretti si è
più volte vantato della short list, un elenco di 50 nomi di
aspiranti direttori generali selezionati dai 581 risultati idonei
al bando di concorso della Regione. Ebbene, abbiamo
appreso - confessiamo di averlo saputo in ritardo - che nei
50 supermanager Bianconi non era compreso. Domanda
facile facile: come ha fatto a diventare direttore del Sant’Andrea
se non stava nel superelenco? Chi lo ha imposto a Zingaretti?
Il partito? Qualche barone universitario (il Sant’Andrea è
azienda mista con l’università)?
Il presidente della Regione deve parlare. Ieri ho presentato
anche un’interrogazione. Ma trasparenza esige che Zingaretti
risponda subito, anche a mezzo stampa. Non vogliamo che
si coprano i protettori dei trafficanti di cadaveri.
Francesco Storace
S
In Italia siamo già a novantamila arrivi dall’inizio dell’anno
Fino a quando durerà? E siamo sicuri che siano tutti rifugiati?
di Robert Vignola
esodo è qui ed ora. In Europa.
Grecia e Italia, Ungheria e Spagna. Porte sgangherate di un
continente che vorrebbe accogliere, ma solo in anticamera. Ieri comunque la campana è suonata: per la
prima volta il numero di migranti registrati
ai confini dei Paesi Ue nel luglio di quest’anno ha superato la soglia delle centomila
unità in un singolo mese.
I dati li ha diffusi Frontex, che dovrebbe
essere l’autorità di controllo delle frontiere
e che invece sta diventando una specie
di centro di smistamento impazzito. E riferisce di una “pressione senza precedenti
delle frontiere in Grecia, Italia e Ungheria”.
Per la precisione sono 107.500 i migranti
giunti alle frontiere dell'Unione europea
lo scorso luglio, ed è da tre mesi che il
flusso aumenta, inesorabile. Rispetto a un
L’
anno prima, al luglio 2014, siamo poi a
oltre il triplo degli arrivi. E aggiornando i
dati anche dall’inizio del 2015, si arriva
alla cifra di 340mila persone che hanno
varcato la soglia dell’Europa, sempre
(principalmente) attraverso il mare (Italia,
Grecia) o il Danubio (Ungheria). Già più,
molto di più, dello scorso anno solare
per intero.
In effetti, anche se è difficile distinguere
in un flusso di proporzioni bibliche com’è
questo, occorre farlo. La maggior parte
degli sbarchi di un mese fa sono stati segnalati nelle isole greche di Lesbos,
Chios, Samos e Kos (circa cinquantamila),
mentre in Italia gli arrivi hanno superato
le ventimila unità a luglio, portando il numero di arrivi totali nel paese dall’inizio
dell’anno a novantamila. E mentre la Grecia si riempie prevalentemente di siriani
ed afghani, secondo i dati forniti da
Frontex la maggior parte dei migranti
che sbarcano in Italia sono eritrei e nigeriani. Che nel 90% dei casi arrivano
dopo essere partiti dalla Libia.
Ci sono però delle domande che bisogna
prima o poi porre: devono o no essere rifugiati, gli sbarcati, per essere accolti e
ospitati? Non ce l’aveva chiesto, questo,
l’Europa? Da quale precisa guerra scappano allora i nigeriani? E se sono perseguitati nel loro Paese, perché gli eritrei
(come risulta da alcune indagini) tornano
“per le vacanze” dalle loro famiglie? Più
in generale, quali sono i profili di sicurezza
davanti ad una massa tanto ingente di persone (per la stragrande maggioranza uomini soli) che vengono qui? Perché non
s’interrompono alla radice le cause della
destabilizzazione dei Paesi di provenienza
dei migranti? E soprattutto, dove si conta
di metterli?
Centomila interrogativi al mese: ci sarà
qualcuno in grado di accoglierli?
MARÒ: IN ATTESA DEL 26 AGOSTO, GIALLO SU EMAIL MINATORIA RICEVUTA DAI GIUDICI
Udienza e minacce in salsa indiana
La Corte Suprema di New Delhi esamina nostro ricorso che contesta la giurisdizione indiana
a Corte Suprema indiana ha
fissato per il 26 agosto la
prossima udienza del caso
di Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone. La notizia è apparsa sul
sito internet dell’autorità giudiziaria
di New Delhi, che nell’anticipare
on line l’appuntamento, specifica
anche l’argomento in discussione:
si tratta del ricorso italiano (Writ
Petition Civil numero 236 del
2014) in cui si contesta la competenza della Nia (antiterrorismo)
a condurre le indagini e la giurisdizione dell'India.
Pochi giorni prima (il 24 agosto) a pronunciarsi
sarà invece il Tribunale Internazionale del
Diritto del Mare (Itlos) di Amburgo, che
dovrà decidere sulla richiesta di misure provvisorie che consentano a Latorre di rimanere
in Italia e a Girone di tornarci nelle more
L
dello svolgersi dell’arbitrato internazionale.
Nel frattempo arriva un nuovo giallo a complicare una situazione già di per sé non facile.
Secondo quanto riferito dall’emittente televisiva
locale Ndtv, la Corte Suprema indiana ha rafforzato le misure di sicurezza in seguito ad
una email anonima ricevuta dal
giudice Dipak Mishra in cui si minaccia di “far esplodere il tribunale”.
Per precauzione l’accesso al tribunale sarà vietato per un mese a
praticanti, stagisti e parti in causa
e saranno implementati i controlli
all’ingresso.
La questione pare non essere direttamente collegata con il caso
Latorre-Girone (il magistrato destinatario del messaggio minatorio
aveva infatti da poco rifiutato l’appello di un condannato a morte
per le stragi di Mumbai del 1993
ed era già stato fatto oggetto di analoghe minacce), anche se sembra si stia indagando
senza trascurare alcuna pista. Fondato dunque
il timore che la tensione aumenti notevolmente
proprio in prossimità dell’appuntamento relativo
CdG
ai nostri fucilieri di Marina.
L’AVANZATA DELL’ISIS IN NORD AFRICA
Caos libico:
l’Egitto si arma
a pag. 4
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Mercoledì 19 agosto 2015
ATTUALITA’
IMU E TASI SPARIRANNO, LA TARI NO. COMUNI PRONTI A SCENDERE SUL PIEDE DI GUERRA
Local tax: guai grossi come una casa
Governo al lavoro sul nuovo quadro impositivo, ma dopo le promesse i conti non tornano più
Si fa strada l’ipotesi di una vera e propria patrimoniale mascherata dentro la riforma del catasto
di Robert Vignola
n passo avanti e due indietro. Il passo avanti è
quello promesso da Renzi
che, data un’ultima occhiata ai sondaggi delle
ultime settimane, ha pensato bene
di promettere la riduzione delle tasse, a partire da quelle sulla prima
casa. I passi indietro si cominciano
ad intravedere attraverso i pochi
spiragli finora aperti sulla local tax.
Nei prossimi giorni, al rientro dalla
pausa estiva, il presidente del Consiglio Matteo Renzi troverà sul tavolo
le prime proposte dei tecnici, coordinati dal sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, e dal Consigliere economico del premier, Luigi Marattin. Getterà gli occhi su
un’incompiuta. Perché se c’è un’architettura di fondo della nuova geografica fiscale delle tasse locali,
quella che manca è la quadratura
del cerchio. La local tax prenderebbe il posto dell’Imu e dellaTasi,
unificando il tutto in un’unica imposta
U
(ma la Tari sopravvivrà). Già ai contribuenti tremano le vene nei polsi
nel leggere che il profitto che fino a
oggi proviene dalla Tasi, di circa
3,2 miliardi di euro, secondo le ipotesi del Corriere della Sera, sarebbe
compensato tramite trasferimenti o
altre imposte. Inoltre, non è che nei
Comuni abbiano
seppellito l’ascia di
guerra: anzi, qualche
bagno elettorale preso dal centro-sinistra
all’ultimo giro di votazioni ha messo in
allerta più di uno tra
i sindaci forti del Pd
sul territorio. I “si
dice” si sprecano,
certamente però il
coraggio di mettersi
di traverso rispetto
alle scelte del governo centrale in quella
parte del campo politico non è mai stata
merce abbondante.
Di qui, la scelta potrebbe essere quella
di innalzare qualche
palizzata all’interno
del partito, cercando
proprio di tornare al punto centrale:
e potrebbe anche arrivare una richiesta ufficiale di mantenere le
tasse anche sulla prima casa, storico
bancomat dei governi di centrosinistra.
Tutto qui? No. Per non rimangiarsi
la parola, Renzi potrebbe a quel
punto far entrare dalla finestra i
soldi che ha promesso di non far
più passare dalla porta. Ecco allora
che la patrimoniale mascherata
resta in agguato nelle pieghe di
una “riforma” che, guarda caso, è
stata nei mesi scorsi messa da parte,
in attesa di tempi più proficui per
presentarla: quella del catasto. Colpire i valori catastali in maniera
chirurgica potrebbe essere quindi
l’uovo di Colombo, capace anche
e soprattutto di far contenti quanti
in Europa continuano a guardare
al debito pubblico ma indicando il
risparmio privato quale osso da
spolpare. I compiti a casa il governo
Renzi potrebbe insomma svolgerli
direttamente dentro le case degli
italiani. Colpendo, va da sé, quel
ceto medio cui già non resterebbe
che appellarsi al Wwf come specie
in via di estinzione.
Chi vivrà vedrà.
IL RAPPORTO DI MOODY’S VEDE CRESCITA MODERATA NEL G20. NEL VECCHIO CONTINENTE BENE SOLO IRLANDA E SPAGNA
L’eurozona resta indietro, l’Italia è quasi ferma
l mondo è lento. L’Eurozona
è lentissima. L’Italia? Ancor
di più. Nel 2016 il Pil italiano
crescerà intorno all'1% o appena sopra. È quanto si evince
dal rapporto "Global macro
outlook" di Moody's, che prevede per quest'anno una crescita economica dell'1% o inferiore a tale percentuale.
Forse una valutazione persino
fin troppo ottimistica, quella
dell’agenzia di rating. Fatto sta
che di zero-virgola sommati
si tratta. E così non si riparte,
I
lo dicono anche gli analisti internazionali, evidentemente
non così timorosi di contraddire
il verbo renziano. Ecco allora
che tali tassi di crescita, segnala
Moody's, “non saranno sufficienti a far calare la disoccupazione in modo significativo”.
Un dato che però deve far riflettere è che altrove la ripartenza c’è stata. Lo stesso rapporto sottolinea la forte accelerazione dell'attività economica in Spagna, per cui è prevista una crescita del 3% nel
2015 e del 2,7% nel 2016, e in
Irlanda, con una crescita superiore al 4% nel 2015. In Francia, al contrario, l'aumento del
Pil si fermerà all'1% (o sotto)
quest'anno e appena sopra
l'1% nel 2016. Per la Grecia,
Moody's prevede "una profonda recessione".
Da ciò si vede che gli squilibri
in Eurozona restano alti, troppo
per una moneta unica che
nelle intenzioni (quelle rese
note) dei suoi architetti doveva
fornire garanzie per tutti. Sem-
pre secondo Moody’s, l'Area
euro nel suo complesso crescerà dell'1,5% quest'anno e
il prossimo.
Se poi si estende la visuale al
mondo, la crescita del G20 si
attesterà al 2,7% quest'anno
per poi accelerare attorno al
3% nel 2016.
Di qui lo sguardo finale del
"Global Macro Outlook" di
Moody's, secondo cui la crescita delle principali economie
mondiali non tornerà ai livelli
pre-crisi per almeno i pros-
simi 5 anni. "La ripresa negli
Stati Uniti e, sebbene piu' moderata, nell'area dell'euro e
in Giappone sarà controbilanciata dal rallentamento in
atto in Cina, dall'andamento
lento o addirittura negativo
dell'America Latina e dal rimbalzo solo graduale della Russia dopo la recessione di quest'anno", scrive l'autrice del
Rapporto, Marie Diron. Sull'outlook pesano i rischi legati
a una possibile ulteriore marcata correzione dei corsi azio-
nari e immobiliari in Cina, a
una risposta disordinata alla
stretta monetaria anticipata
dalla Federal Reserve e a
un'eventuale uscita della Grecia dall'euro. Nel dettaglio,
Moody's prevede che la Cina
crescerà del 6,8% quest'anno
e del 6,5% il prossimo, gli
Stati Uniti rispettivamente del
2,4 e del 2,8%.
Per l'Eurozona, inchiodata a
previsioni dell'1,5% in entrambi
gli anni, se non è un requiem
R.V.
poco ci manca.
EMILIO BIANCHI È SCOMPARSO ALL’ETÀ DI 103 ANNI
Addio all’ultimo dei Sei eroi dell’impresa di Alessandria
Medaglia d’oro al valor militare, l’incursore della Decima lascia un vuoto enorme in chi ama il Tricolore
veva 103 anni Emilio Bianchi.
Una vita lunghissima dunque,
avventurosa ed esemplare. Il 15
agosto il palombaro capo, medaglia
d’oro al valore militare, protagonista
di alcune delle più celebri imprese
della Marina italiana e non solo, da
Torre del Lago (il paese in provincia
di Lucca dove si era stabilito) è salpato
per il suo ultimo viaggio.
Arruolatosi volontario nella Regia Marina, partecipò a numerose azioni, la
più importante delle quali fu quella di
Alessandria d’Egitto. Emilio Bianchi
era infatti uno dei Sei eroi che violarono
il porto della città egiziana. La notte
tra il 18 e il 19 dicembre 1941 un
gruppo di incursori della Decima Flottiglia Mas, a bordo di tre siluri a lenta
corsa trasportati in loco dal sommergibile Scirè di Junio Valerio Borghese,
superarono le difese inglesi, riuscirono
ad affondare due corazzate (la Valiant
e la Queen Elizabeth) e a danneggiare
una petroliera.
Guidati da Luigi Durand de la Penne, i
A
“fantastici sei” entrarono di notte nel
porto approfittando del fatto che gli inglesi avevano abbassato le reti di protezione per fare entrare tre cacciatorpediniere. E dopo cinque ore di immersione, riuscirono a piazzare le cariche esplosive. De la Penne e Bianchi,
catturati, non rivelarono quali erano i piani.
Il comandante della
Valiant li interrogò a
lungo, duramente e
inutilmente. Poco prima dell’esplosione, De
la Penne suggerì di
far evacuare la nave
perché di lì a poco
sarebbe esplosa. De
la Penne e Bianchi furono però lasciati a
bordo, ma si salvarono
e vennero avviati in
un campo di concentramento inglese, dove
rimasero fino alla fine
della guerra.
Basta la motivazione della Medaglia
d’oro che gli venne conferita per l’impresa di Alessandria per delineare la
figura di un uomo che lascia un vuoto
immenso in tutti coloro che amano
l’Italia: “Eroico combattente, fedele collaboratore del suo ufficiale, dopo averne
condivisi i rischi di un tenace, pericoloso
addestramento, lo seguiva nelle più ardite imprese e, animato dalla stessa
ardente volontà di successo, partecipava
con lui ad una spedizione di mezzi
d’assalto subacquei che forzava una
delle più potenti e difese basi navali
avversarie, con un’azione in cui concezione operativa ed esecuzione pratica
si armonizzavano splendidamente col
freddo coraggio e con l’abnegazione
degli uomini. Dopo aver avanzato per
più miglia sott’acqua e superato difficoltà
ed ostacoli di ogni genere, valido e fedele aiuto dell’ufficiale le cui forze
erano esauste, veniva catturato e tratto
sulla nave già inesorabilmente condannata per l’audace operazione compiuta. Noncurante della propria salvezza
si rifiutava di dare ogni indicazione sul
pericolo imminente, deciso a non compromettere l’esito della dura missione.
Col suo eroico comportamento acquistava diritto all’ammirata riconoscenza
della Patria e al rispetto dell’avversario”.
Cristina Di Giorgi
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n° 286 del 19-10-2012
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Mercoledì 19 agosto 2015
ATTUALITA’
AGLI UFFIZI UN TEDESCO, A BRERA UN CANADESE: ESPERTI ITALIANI CHE FOSSERO ALL’ALTEZZA NON CE N’ERANO?
Ecco i nuovi direttori dei Musei italiani:
sette di loro sono stranieri
Critico Sgarbi: “Non si umiliano così i funzionari delle sovrintendenze. È solo un’operazione d’immagine”
di Emma Moriconi
ette direttori su venti, tra i
nuovi responsabili dei Musei italiani, non sono italiani.
Secondo Franceschini è stato così "recuperato un ritardo di decenni". Se lo dice lui ... il
Ministro ha anche aggiunto che "si
volta pagina".
Nulla da dire sulla professionalità
dei nuovi direttori, per carità. Ma la
domanda legittima è: di italiani non
ne avevamo proprio? Non c'era proprio nessuno che fosse all'altezza?
Per gli Uffizi di Firenze certamente
Eike Schimdt sarà in grado di fare
molto, la sua esperienza in tema di
arte fiorentina è indubbia, sul merito
non si discute, anche per il fatto
che ha già lavorato a Firenze. Come
pure Sylvain Bellenger farà un ottimo
lavoro a Capodimonte, e lo stesso
dicasi per il canadese James Bradburne a Brera, che tra l'altro è anche
direttore della Fondazione Palazzo
Strozzi a Firenze. Ma probabilmente
ci sono tanti esperti italiani che
avrebbero pieno titolo per dirigere
quelle strutture. E invece sembra
che il complesso di inferiorità non
voglia abbandonare il Governo italiano. Certo è stata rispettata la par
condicio quanto ai sessi: dieci uomini
e dieci donne. Di queste, quattro
tornano proprio dall'estero: sono
Martina Bagnoli, Flaminia Gennari
Santori, Paola D'Agostino e Eva Degl'Innocenti, le prime tre tornano
nazionale dell'Umbria di Perugia
Marco Pierini; al Museo nazionale
del Bargello di Firenze Paola D'Agostino; al Museo Archeologico nazionale di Napoli va Paolo Giulierini;
al Museo Archeologico Nazionale
di Reggio Calabria Carmelo Malacrino; al Museo Archeologico nazionale di Taranto va Eva Degl'Innocenti; al Parco Archeologico di
Paestum Gabriel Zuchtriegel; al Palazzo Ducale di Mantova Peter Assmann ; al Palazzo Reale di Genova
Serena Bertolucci e al Polo Reale di
Torino Enrica Pagella.
Franceschini ha spiegato che in incontri con i direttori dei maggiori
musei del mondo e con colleghi
ministri della Cultura ha riscontrato
"grande apprezzamento per la procedura di selezione internazionale
avviata contestualmente per i nostri
più grandi musei statali", ha parlato
di "passo storico per l'Italia e per i
suoi musei che completa il percorso
di riforma del ministero e che pone
le basi per una modernizzazione
del nostro sistema museale".
Di diverso avviso Vittorio Sgarbi:
"Altro che svolta, quello di Franceschini è un errore grave - ha detto non si umiliano così i funzionari
delle sovrintendenze. È solo un'operazione di immagine - ha detto il
critico e storico dell'arte noto per
non avere i peli sulla lingua - si è
voluto aprire agli stranieri e guarda
caso sette direttori su venti sono
stranieri".
S
dagli Usa, la quarta dalla Francia. E
questo non può che far piacere: in
un momento storico e sociale in cui
tante belle menti italiane ci lasciano
per nuovi lidi fuori dai confini nazionali, è bello che qualcuna torni a
casa. Ancora donne a Roma per la
Galleria Borghese, Gnam e Galleria
Nazionale di Arte Antica. Franceschini ha tenuto a sottolineare come
la Commissione, presieduta da Paolo
Baratta e composta da Lorenzo Casini, professore di diritto amministrativo dell'Università La Sapienza
di Roma ed esperto di legislazione
per il patrimonio culturale, Claudia
Ferrazzi, segretario generale del-
l'Accademia di Francia - Villa Medici
di Roma, che è stata vice amministratore generale del Louvre, Luca
Giuliani, professore di archeologia
classica e Rettore del Wissenschaftskolleg di Berlino e Nicholas Penny,
storico dell'arte e direttore della
National Gallery di Londra, "ha fatto
un grande lavoro e ha offerto al Direttore Generale dei Musei del Mibact Ugo Soragni e a me la possibilità di scegliere in terne di assoluto
valore".
Questo il panorama: alla Galleria
Borghese di Roma arriva Anna Coliva; alle Gallerie Degli Uffizi di Firenze come dicevamo c'è Eike
Schmidt; alla Galleria nazionale di
arte moderna e contemporanea di
Roma va Cristiana Collu; alle Gallerie dell'Accademia di Venezia Paola Marini; al Museo di Capodimonte
di Napoli appunto Sylvain Bellenger;
alla Pinacoteca di Brera di Milano,
come abbiamo visto, James Bradburne; alla Reggia di Caserta arriva
Mauro Felicori; alla Galleria dell'Accademia di Firenze c'è Cecilie
Hollberg; alla Galleria Estense di
Modena Martina Bagnoli; alle Gallerie Nazionali di arte antica di Roma
Flaminia Gennari Santori; alla Galleria Nazionale delle Marche di
Urbino Peter Aufreiter; alla Galleria
DISERTA UN CONVEGNO PER EVITARE POLEMICHE MA MANDA UN MESSAGGIO CARICO DI ACCUSE
Galantino non si ferma più
Il segretario della Cei: “Politici furbi e cooptati, il populismo è un crimine”
oveva essere a Pieve Tesino per pronunciare la
"Lectio degasperiana".
Ma Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della
Cei, ci ha ripensato. La decisione, riferisce una nota diffusa
dall’Ufficio per le comunicazioni
sociali della Cei, è "in continuità
con l’atteggiamento di riservatezza e di silenzio adottato
nell’ultima settimana".
Una riservatezza e un silenzio
che però fanno a pugni con
quella serie di dichiarazioni
che hanno segnate l’invasione
nel campo della politica del
numero uno della conferenza
episcopale.
Monsignor Galantino ha inviato
un comunicato agli organizzatori: "Raggiungo i membri della
Fondazione Trentina Alcide De
Gasperi con un saluto cordiale,
che estendo a tutti i partecipanti
alla Lectio di quest’anno. L’invito
rivoltomi- e da me volentieri
accolto - mi ha offerto la significativa opportunità di riprendere tra le mani alcuni scritti
del nostro grande statista e di
poterli rileggere alla luce del
momento storico che stiamo
vivendo: un momento davvero
D
gravido di nuove e ampie possibilità (i barconi?, ndr) per la
società civile come per quella
ecclesiale. Vi metto a disposizione il testo che per questa
solenne occasione ho maturato. Mi scuso con ciascuno
di voi - a partire dagli amici
della Fondazione - se questa
sera non sono a presentarvelo
di persona, come pur sarebbe
giusto".
La scelta di affidarlo al professor Giuseppe Tognon, afferma
monsignor Galantino, "l’ho soppesata con cura al fine di evitare, con la mia sola presenza,
di contribuire a rafforzare polemiche o anche semplicemente di allontanare il momento del rasserenamento di
un clima invano esasperato.
Questa fiducia è rafforzata dalla
consapevolezza che, se con
parole forti ho potuto urtare la
sensibilità di qualcuno, l’ho
fatto per un’istanza che continuo a credere esclusivamente
evangelica".
Meno evangeliche ma ugualmente forti invece le parole
dedicate ai politici di oggi,
definiti un harem di cooptati
e furbi, emerse quando il
L’INCHIESTA
Barcone della morte:
otto scafisti in manette
tto extracomunitari, tra
cui un minorenne, sono
stati arrestati da Polizia
di Stato e Guardia di finanza di
Catania perché ritenuti gli scafisti
del barcone con 312 migranti e
49 cadaveri soccorso ieri dal
pattugliatore Cigala Fulgosi della
Marina Militare italiana nel Canale
di Sicilia.
I fermati sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione
clandestina e omicidio volontario
plurimo.
I presunti scafisti sono il comandante del barcone e i componenti dell'equipaggio. Secondo
quanto accertato questi ultimi
si occupavano delle distribuzione
dell'acqua, della disposizione dei
O
messaggio è stato letto: "Un
popolo non è soltanto un gregge, da guidare e da tosare: il
popolo è il soggetto più nobile
della democrazia e va servito
con intelligenza e impegno,
perché ha bisogno di riconoscersi in una guida. Da solo
sbanda e i populismi sono
un crimine di lesa maestà di
pochi capi spregiudicati nei
confronti di un popolo che
freme e che chiede di essere
portato a comprendere meglio la complessità dei passaggi della storia".
Secondo Galantino infine: "Il
significato della guida in politica non è tramontato dietro la
cortina fumogena di leadership
mediatiche o dietro le oligarchie segrete dei soliti poteri.
La politica ha bisogno di capi,
così come la Chiesa ha bisogno di vescovi che, come ha
detto Papa Giovanni siano "una
fontana pubblica, a cui tutti
possono dissetarsi".
Tra le luci della ribalta e il buio
delle mafie e delle camorre
non c'è solo il deserto: la nostra
terra di mezzo è un'alta vita
civile, che è la nostra patria di
profughi e, in considerazione
dell'elevato numero di persone,
del mantenimento dell'ordine a
bordo che veniva esercitato con
violenza con pugni, calci, bastoni
e cinghie nei confronti soprattutto
di quei migranti che cercavano
di salire dalla stiva in cui erano
ammassati e nella quale sono
morti verosimilmente a causa
della mancanza di aria e delle
esalazioni dei gasi di scarico.
I particolari dell'operazione sono
stati resi noti durante un incontro con i giornalisti al quale
hanno preso parte, tra gli altri,
il procuratore della Repubblica
facente funzione Michelangelo
Patanè e il questore Marcello
Cardona.
uomini liberi e che, come tale,
attende il nostro contributo appassionato e solidale". Evidentemente ce l’aveva con qualcuno in particolare, ma (stavolta… farisaicamente?) non
ha detto con chi. Davvero una
continuità con l’atteggiamento
visto di recente: tutto, però,
tranne che un atteggiamento
R.V.
di silenzio.
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Mercoledì 19 agosto 2015
ESTERI
IN CORSO ANCHE I COLLOQUI DELLA LEGA ARABA PER PORRE UN ARGINE ALL’ESPANSIONISMO DELLO STATO ISLAMICO
Egitto e Algeria: patto contro l’Isis
Il Cairo pronto a intervenire di nuovo in Libia. E il Paese maghrebino si prepara a sostenerlo
di Robert Vignola
Egitto è pronto. E potrebbe trovare un altro
alleato: il Cairo sta cercando il sostegno dell'Algeria per colpire lo Stato islamico in Libia. È quanto emerge
da un colloquio fra il ministro
degli Esteri algerino, Ramtane Lamamra, e l'omologo egiziano, Sameh Shoukry.
In febbraio il Cairo aveva già lanciato raid aerei su Derna, Sirte e
Bengasi dopo la decapitazione di
21 cristiani copti egiziani da parte
dello Stato islamico, con il sostegno
degli Emirati Arabi uniti.
Il ministero degli Esteri algerino
ha semplicemente sottolineato che
il colloquio fra i due ministri ha riguardato l'evoluzione della crisi libica "alla luce degli attentati condotti
in questi giorni da parte dell'organizzazione terroristica a Sirte".
In seguito ai fatti di Sirte, il governo
di Tobruk ha lanciato un appello
"ai fratelli Paesi arabi affinchè lancino raid aerei contro le posizioni
del gruppo terroristico a Sirte".
Secondo le autorità libiche di Tobruk senza un intervento degli
altri Paesi lo Stato islamico continuerà a guadagnare terreno.
Non a caso il governo algerino
aveva condannato le recenti vio-
L’
lenze condotte dallo Stato islamico
nell'area di Sirte, città della Libia
orientale a circa 500 chilometri a
est di Tripoli.
Parlando ai media locali, il ministro
algerino Lamamra ha dichiarato
che "l'Algeria condanna con forza
gli atti terroristici avvenuti a Sirte",
sottolineando che "la situazione
nel Paese confinante e fraterno
potrebbe costituire una vera e pro-
pria minaccia per la sicurezza in
tutta la regione".
Riferendosi all'impegno del governo algerino nel dialogo fra le
varie fazioni libiche, Lamamra ha
aggiunto che Algeri "sta continuando a lavorare al fine di trovare
una soluzione alla crisi", invitando
le parti all'istituzione di un governo
di unità nazionale in grado di preservare la coesione del paese, l'in-
DELICATA FASE PER UNA STRATEGICA CASELLA DEL MEDIO ORIENTE
tegrità territoriale e la sovranità
della Libia.
"Una politica consensuale è l'unica
strada in grado di porre fine al
conflitto", ha aggiunto il ministro,
ribadendo che "l'Algeria, che sostiene gli sforzi delle Nazioni Unite,
incoraggia i fratelli libici, che hanno
la capacità, la volontà politica e
alto senso di responsabilità, a intensificare gli sforzi per promuo-
vere la conclusione del processo
di negoziazione a beneficio della
popolazione e dell'intera regione".
Ma una parola in tal senso è attesa
anche della Lega Araba, consesso
dal quale ci si attende una ferma
presa di posizione per cercare di
ostacolare sul campo un nemico,
il Daesh, che innanzitutto al mondo
islamico sta creando i maggiori
grattacapi.
IL PRESIDENTE RUSSO: VERGOGNOSO CHE KIEV SIA IN MANO AGLI STRANIERI
La Turchia resta senza governo Dalla Crimea, Putin
chiama gli ucraini
F
umata nera. In Turchia
il premier incaricato,
Ahmet Davutoglu, rimetterà il suo mandato nelle
mani del presidente, Recep
Tayyip Erdogan. A confermare quanto anticipato dalla
stampa turca è il portavoce
del suo partito Akp, Besir
Atalay, che ha anche annunciato che l’atteso congresso
del partito islamico di Erdogan, per definire le strategie
e il prossimo candidato premier in un sempre più probabile voto anticipato, si terrà
il 12 settembre.
Le mosse del vulcanico presidente turco a questo punto
sono obbligte. Erdogan chiederà la formazione di un nuovo governo di transizione se
non ci sarà un accordo entro
il 23 agosto. Questo significherebbe che il potere sarebbe suddiviso tra tutti e
quattro i partiti prima delle
elezioni anticipate che si terranno in autunno.
La crisi politica senza uscita
arriva in un momento storico
particolarmente delicato per
Ankara. La lira turca ha toccato i minimi negli ultimi giorni,dopo che il ministro dell’Economia ha lasciato i tassi
invariati. La situazione del
Paese è quindi molto fluida,
ma quella che preoccupa di
più è la situazione militare.
L’escalation di violenze delle
ultime settimane contro le fazioni indipendentiste curde
hanno raggiunto l’apice dopo
anni di quiete apparente.
Ora intere porzioni del territorio rischiano di non essere
più controllate dalle autorità
centrali. Ieri i militanti del
Pkk sono riusciti addirittura
a bloccare un corteo nuziale:
sposi e invitati sono stati invitati a scendere e hanno assistito ad un lungo discorso
di un miliziano sulle violenze
del governo.
L’azione dimostrativa ha avuto
ampia eco perché foto e video sono stati pubblicati sui
social network.
Sull’altro fronte caldo aperto
dai raid dell’aviazione turca,
si registra La propaganda ancora un attacco portato tra-
mite internet, la “frontiera”
dalla quale, fin dai tempi di
Gezi Park, Erdogan si è sempre dovuto guardare con
maggiore attenzione. L’Isis
lo ha così preso di mira personalmente in un video diffuso in rete, in cui l’organizzazione fondamentalista invita
i turchi a sollevarsi e rovesciare “Satana”, così viene
chiamato il presidente turco.
È il primo video dello Stato
Islamico che fa riferimento
alla coalizione militare che
Ankara ha formato con gli
Stati Uniti. Un combattente,
che parla alla telecamera in
turco, dice che Erdogan ha
reso il suo Paese “schiavo
R.V.
dei crociati”.
eri Putin, dopo mesi, è
tornato a parlare di Ucraina, segno di come ormai
l'ex granaio d'Europa sia tornato ad essere teatro di scontro tra Est ed Ovest.
"Russi e ucraini sono lo stesso
popolo". Ha detto Vladimir
Putin, in visita in Crimea per
la terza volta dopo la discussa
e non riconosciuta dagli occidentali annessione della regione.
Il presidente della Federazione Russa ha definito "umiliante" il fatto che il governo
I
di Kiev sia in mano a "cittadini
stranieri e tutti fortemente
ostili alle politiche espansioniste di Mosca".
"Sono sicuro – ha aggiunto
Putin – che, nonostante tutte
le difficoltà del momento attuale, la situazione in Ucraina
si raddrizzerà e che il Paese
si affrancherà dalla vergognosa prassi di sottoporre
un enorme stato europeo al
controllo esterno, con posti
chiave al governo e nelle regioni in mano a cittadini stranieri. La Russia è pronta a
costruire il proprio futuro insieme ai cittadini ucraini".
Forse mai Putin si era spinto
così oltre contro gli atlantici
ed i governi fantocci confinanti con l'ex Urss.
Gli attacchi del Capo di Stato
russo contro gli esponenti
"stranieri" posti ai vertici delle
istituzioni di Kiev sono rivolti
principalmente all’ex presidente della Georgia e filoamericano Mikheil Saak’ashvili, a fine maggio nominato
governatore della regione di
Odessa, nell’Ucraina meridionale. Inoltre, al fianco del
presidente Petro Poroshenko
sono stati designati la cittadina statunitense di origine
ucraina Natalia Jaresko, a guida del ministero delle Finanze, il lituano Aivaras Abromavicius, responsabile del
dicastero dell'Economia e
del Commercio, e l'altro georgiano Aleksandr Kvitashivili, ministro della Sanità.
Il viaggio di Putin rappresenta
invece per il presidente ucraino una "sfida al mondo civilizzato" e che "accrescerà le
tensioni create dai militari
russi e dai loro mercenari"
presenti nell'est dell'Ucraina.
"Visite come questa – ha affermato Poroshenko – sono
la continuazione della militarizzazione della penisola
occupata e la portano a un
isolamento maggiore. La Crimea ha futuro solo all'interno
dell'Ucraina".
Fossimo nel presidente ucraino ci preoccuperemmo di più
delle opposizioni interne che
Tatiana Ovidi
di Mosca.
5
Mercoledì 19 agosto 2015
ESTERI
THAILANDIA: DOPO LA BOMBA DI LUNEDÌ, IERI MATTINA UNA NUOVA ESPLOSIONE
Bangkok rosso sangue: sale il numero delle vittime
La polizia ha diffuso le immagini dell’attentatore. Nessuna rivendicazione, molte le ipotesi sul movente
di Cristina Di Giorgi
salito a ventidue il bilancio
delle vittime (sembra purtroppo ancora provvisorio) dell’attentato di lunedì
nel centro di Bangkok. Tra
le vittime, secondo quanto riferito
dalle agenzie di stampa internazionale, sembra ci siano anche nove
stranieri (due malaysiani, due taiwanesi, due singaporiani, tre cinesi
e una cittadina britannica). Ai morti
si aggiungono poi 123 feriti, alcuni
dei quali risultano in condizioni piuttosto gravi.
La bomba, che a quanto si apprende
era composta da cinque chili di tritolo inseriti in un tubo poi avvolto in
un tessuto bianco, era stata posizionata sotto una panchina situata
nei pressi di un incrocio molto frequentato nelle vicinanze di un centro
commerciale e del tempio indù di
Erawan.
In relazione alle indagini, la polizia
thailandese (che ha continuato a tenere chiusa al traffico l’intera area
interessata dall’esplosione) ha visionato i filmati delle telecamere di
sicurezza della zona, che mostrano
un uomo (giovane, dai capelli mossi
e con gli occhiali, vestito con una
maglietta gialla) che abbandona uno
zaino nel luogo dell’attacco e poi si
È
dilegua rapidamente pochi istanti
prima della deflagrazione (avvenuta
alle 19 ora locale, le 14 in Italia). I
fermo immagine del sospettato sono
quindi stati diffusi sui media.
In assenza di rivendicazioni, fino ad
ora non c’è nessuna indicazione sul
movente. Secondo il governo thailandese l’obiettivo dell’attentato erano i turisti e di conseguenza l’economia del Paese. Tra le potenziali
Una denuncia pesante quella effettuata dal collegio di periti internazionali che si sta occupano
della scomparsa, avvenuta nel
settembre 2014, di 43 studenti
che frequentavano una scuola
di Iguala, nello Stato messicano
di Guerrero. Secondo loro, come
hanno dettagliatamente spiegato
nel corso di una conferenza
stampa, le autorità locali stanno
facendo ostruzionismo, non permettendo che siano interrogati
i militari di stanza nella regione
in cui si sono svolti i fatti. “Gli
specialisti nominati dalla Commissione interamericana per i
diritti umani – si legge su l’Internazionale - credono che i soldati possano sapere qualcosa
sulla notte i cui i ragazzi sono
stati sequestrati dalla polizia durante un viaggio in pullman e
poi consegnati ai narcos che li
hanno uccisi”. Sembra inoltre
che ci siano dubbi anche sulla
conservazione di alcune delle
prove raccolte, che potrebbero
essere andate perdute.
Cina: nuovo crollo
della Borsa di Shangai
Giornata nera per le borse cinesi:
il listino di Shangai ha infatti ieri
chiuso le contrattazioni con un
ribasso del 6,15% e quello di
Shenzen ha sfiorato una perdita
del 7%. E’ il calo più marcato
dopo quello del 27 luglio scorso
(-8,48%). Ad essere particolarmente colpiti sono stati i titoli
(musulmana) uigura, perseguitata
dalle autorità cinesi: il mese scorso
la Thailandia, d’accordo con Pechino,
ha rimpatriato 109 uiguri cinesi, accusandoli di terrorismo. Alcuni mezzi
d’informazione cinesi sostengono
la tesi della ritorsione e temono che
fossero proprio i turisti cinesi l’obiettivo dell’attacco”.
In relazione a quanto accaduto, il
primo ministro thailandese Prayuth
INDONESIA: GRAVISSIMO INCIDENTE AEREO
DAL MONDO
Messico: sospetto
ostruzionismo
del governo
sulla scomparsa
di 43 studenti
piste, la meno probabile (esclusa
anche dalle autorità) sembra quella
dei separatisti islamici che operano
nel Sud del Paese; c’è poi chi sospetta dei sostenitori dell’ex premier
Shinawatra, deposto dalla giunta militare attualmente al governo e della
sorella, anche lei ex premier. “In
queste ore – scrive l’Internazionale
– sta anche circolando l’ipotesi che
la bomba sia legata alla minoranza
Chan-Ocha ha dichiarato che quello
di due giorni fa “è il peggior incidente mai accaduto i Thailandia” e
ha promesso di “affrettarsi a trovare
gli attentatori” che, a prescindere
da “quali fossero le loro intenzioni,
hanno causato la perdita di vite innocenti”. Gli fa eco il capo ella
polizia Somyot Poompummuang, secondo il quale “chiunque abbia
piazzato questa bomba è crudele
e voleva uccidere”.
Nel frattempo i media locali hanno
dato notizia di una nuova piccola
esplosione, questa volta senza vittime,
verificatasi ieri verso le 13.20 (le
8.20 in Italia), quando una granata è
stata lanciata sul molo Sathorn, situato
sul fiume che attraversa la città in un
punto distante circa 4 chilometri dal
luogo del precedente attentato. La
bomba per fortuna è caduta in acqua,
senza fare né vittime né danni.
La situazione resta dunque piuttosto
tesa, soprattutto se si tiene conto
del periodo molto delicato che la
Thailandia sta attraversando. “Con
il venerato re Bhumibol (87 anni)
sempre più debole e una successione delicata all'orizzonte – scrive
l’Ansa - la giunta sta lanciando crescenti segnali di voler restare al potere a lungo, rinviando con continui
espedienti la transizione verso la
democrazia e reprimendo il dissenso.
delle imprese di Stato, recentemente al centro di voci su un
possibile progetto di riorganizzazione volto ad aumentarne la competitività. Non è bastata dunque
l’iniezione di liquidità di 17 miliardi
di euro effettuata dalla Banca centrale cinese, che secondo gli
analisti dimostra la necessità di
continue misure di sostegno all’economia. Dopo giorni di sollievo
dunque, le principali piazze asiatiche tornano a traballare.
Trovati i resti del velivolo
precipitato. Nessun superstite
Recuperati tutti i corpi delle 54 persone a bordo. Rinvenuta anche la scatola nera
Australia:
è Melbourne la città
più vivibile del mondo
Secondo la classifica stilata dalla
rivista “Economist”, che valuta
140 città in tutto il mondo assegnando punteggi fino a 100
in relazione a parametri come
sanità, istruzione e infrastrutture,
cultura e ambiente, a piazzarsi
in testa è ancora una volta (la
quinta consecutiva) Melbourne.
Il principale centro urbano dell’Australia sud orientale ha infatti
totalizzato una media di 97,5
(con punteggi massimi per sanità, istruzione e infrastrutture
e ottimi voti per stabilità, cultura
e ambiente). Seguono a ruota,
con indici di vivibilità comunque
piuttosto alti, Vienna (97,4) e
Vancouver (97,3). Fra le prime
dieci anche altre due città canadesi: Toronto (quarta) e Calgary. Ben piazzate anche la capitale finlandese Helsinky e Auckland, in Nuova Zelanda. In fondo alla classifica c’è Damasco
(27 punti), preceduta da Dacca
(37,9) in Bangladesh. Terzultima
Port Moresby, in Papua Nuova
Guinea (38,9).
di Stella Spada
Nessun superstite. E’
questo il drammatico
bilancio del gravissimo incidente aereo di
domenica 16 agosto nei
cieli dell’Indonesia, nella
regione di Papua. I soccorritori, che sono in queste ore riusciti ad individuare e raggiungere il luogo dello schianto del volo
Atr42 della compagnia locale Trigana Air Service,
hanno fatto sapere che
“l’aereo è andato completamente distrutto e tutti i
corpi sono bruciati e quin-
“
di difficili da identificare.
Non c’è alcuna possibilità
che ci siano sopravvissuti”. A bordo c’erano 54
perone (44 adulti, 5 bambini e 5 membri dell’equipaggio), i cui corpi sono
stati tutti recuperati.
Sembra inoltre che, secondo quanto riportato da La
Stampa, un portavoce delle
Poste indonesiane ha dichiarato che erano stati caricati sull’aereo contanti
per circa 470 mila dollari,
destinati a villaggi remoti,
il cui trasporto era parte
di un programma ufficiale
di assistenza ai poveri. Ed
ha aggiunto che a causa
della scarsità di infrastrutture nelle province orientali, gli aiuti in denaro sono
spesso recapitati per via
aerea. Non c’è comunque
nessun indizio che porti a
pensare che lo schianto sia
in qualche modo collegato
con la presenza a bordo
del denaro.
L’Agenzia nazionale di ricerca e soccorso ha infine
aggiunto che è stata ritrovata la scatola nera, il cui
esame potrà fornire delle
risposte sulla dinamica dell’incidente, avvenuto pochi
minuti prima dell’orario
previsto di arrivo a Oksibil.
Lo schianto di lunedì non
è purtroppo l’unico incidente avvenuto nei cieli
indonesiani: lo scorso dicembre infatti, un velivolo
dell’Air Asia era precipitato
sulla rotta tra Surabaya e
Singapore, causando la
morte di 162 persone. Da
ricordare infine che la Trigana nel 2007 è stata inserita nella “lista nera” europea, che comprende le
compagnie aeree che non
possono volare in Europa
a causa dei bassi standard
di sicurezza e regolamentazione.
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Mercoledì 19 agosto 2015
STORIA
MUSSOLINI CONTRO BISSOLATI, LA FRATTURA CON I SOCIALISTI SI FA SEMPRE PIÙ PROFONDA
“Ce ne andremo dal partito!”
“Disturba i trafficoni prudenti del suo partito, disorienta i sistemati o coloro che stanno
per sistemarsi, incanisce gli avversari i quali tentano inutilmente di azzannarlo”
di Emma Moriconi
e mai appaia, nella storia di questi ultimi anni,
spirito libero e superiore ad ogni e qualsiasi preconcetto, questo spirito è
quello di Benito Mussolini. Egli
non è tale da curvarsi ad imposizioni, quando non gli appaiano
scaturite da una necessità imprescindibile". Sono parole di Antonio
Beltramelli, che poi cita quelle
dello stesso Mussolini: "Non sono
stato violento solo contro il partito
repubblicano, ma anche contro gli
altri partiti, non escluso il mio. In
questa libertà grande di critica è
la mia piena giustificazione". E
Beltramelli aggiunge: "Imporsi una
condotta e una disciplina era necessario e la sua grama vita sta là,
a dimostrazione di quanto egli sapesse patire e sopportare per il
suo ideale; ma appunto, per quanto
egli più pativa e sopportava, tanto
più si sentiva libero nel diritto
della critica in un tempo in cui
tutto non era che una morta gora
in cui si spegneva ogni sorriso di
balda giovinezza ed ogni entusiasmo fattivo".
Che Benito Mussolini sia profondamente intransigente, costi quel
che costi, è cosa del tutto evidente:
"Non vuole patteggiamenti, non
vuole 'blocchi' - scrive ancora Beltramelli - non conquiste di amministrazioni comunali, non vittorie
politiche, troppo illusorie; non tiene
conto e non si affissa che alla forza
e alla coscienza delle nuove or-
“S
Leonida Bissolati; in basso, la cella che Mussolini condivise con Nenni
ganizzazioni operaie".
È di questo periodo - siamo nel
1911 - il noto caso Bissolati. Vediamo come ce lo racconta ancora
Beltramelli: "Il Re lo ha chiamato
a consultazione. Mussolini non deroga dalla sua intransigenza. 'Se
la Direzione del partito non avrà
il coraggio di sconfessare Bissolati,
noi romperemo gli ultimi vincoli
e ci costituiremo in Federazione
autonoma rivoluzionaria'. Egli non
vede il bene che in un rinnovamento compiuto; non può adattarsi
ad un sistema di blandizie, di partecipazioni le quali lascerebbero
il tempo che trovano. È l'ambiente
che è corrotto e bisogna rimuovere
l'ambiente. Convien svecchiare,
sgombrare il terreno dalle vecchie
larve. Accordarsi coi fattori d'ogni
male significa partecipare a una
corruzione. A questo giovane gagliardo non appare possibilità d'intesa [...] L'apparire di lui nel mondo
politico disturba i trafficoni prudenti del suo partito, disorienta i
sistemati o coloro che stanno per
sistemarsi, incanisce gli avversari
i quali tentano inutilmente di azzannarlo, impaura la trepida borghesia che gli crea una leggenda
terroristica. [...] Egli chiama la tessera del partito un 'passaporto
simbolico'; ma tale è per il semplice operaio, non già per il deputato socialista. [...] Per opera
sua, la sezione socialista di Forlì
vota all'unanimità la sua autonomia
dal partito socialista ufficiale [...]
Riceve frattanto lettere su lettere
nelle quali lo si sollecita ad iniziare
il movimento di secessione e di
ricostruzione del partito socialista.
Si pone all'opera. È scomunicato
da un ordine del giorno della Direzione del Partito. Lo chiamano
un 'incosciente' e un 'immorale'.
Non si scompone. Prosegue".
Ce l'ha con Bissolati, insomma,
perché nel marzo si era recato al
Quirinale: era la prima volta che
un deputato socialista vi si recava
in veste ufficiale. Per Mussolini,
sebbene Bissolati avesse poi rifiutato di fare parte del nuovo ministero Giolitti, è imperdonabile.
"Tanto Giorgio Sorel - teorico del
sindacalismo rivoluzionario - quanto Leonida Bissolati - teorico leader
del riformismo - sfociano colle
loro ideologie ai piedi del trono attacca -. Come sempre gli estremi
si toccano. La dinastia italiana crede
di deprecare l'inevitabile tentando
tutte le vie, tutti i mezzi, tutti gli
espedienti: voltandosi a destra e
a sinistra come l'ammalato della
similitudine dantesca. Esauruti gli
inutili espedienti di governo, la
dinastia dei Capeto si decise a
chiamare il popolo in causa. E il
popolo fece la rivoluzione [...] Se
la direzione del partito non avrà,
come purtroppo sembra, il coraggio di pronunciare una precisa
sconfessione del Bissolati e delle
sue cortigianerie, noi ce ne andremo dal partito".
Il settimanale repubblicano milanese "La Fronda" gli scrive contro,
dandogli del "lestofante" e del
"buontempone". Lui risponde: "Ah!
Vigliacchetto imbecille, se tu conoscessi la mia vita di miserie e di
sacrifici, risparmieresti di scrivere".
Scrive ancora un mucchio di cose,
ogni riga è interessante ed entusiasmante, e purtroppo qui occorre
fare una selezione giacché la carta
non è infinita. Per esempio: "A coloro che negano l'esistenza della
lotta di classe, sol perché fra la
classe capitalistica e la proletaria
ci sono le classi intermedie, rispondo che per la stessa ragione bisognerebbe negare ogni differenza
fra un cretino e Dante, poiché fra
l'uno e l'altro v'è un'infinita gradazione di intelligenze umane".
LO SCIOPERO GENERALE, I DISORDINI NEL FORLIVESE, L’ARRESTO: IN QUESTO PERIODO LE POSIZIONI DI BENITO E DI PIETRO NENNI SONO VICINE
Contro la guerra italo-turca
Difende però i soldati: “Taci - disse seccamente all’operaio
- tu sei un vigliacco e non hai il diritto di insultare gli eroi!”
el mese di settembre la guerra
italo-turca sembra ormai vicina,
il 23 del mese Benito Mussolini
scrive sulla “Lotta di Classe” minacciando
lo sciopero generale nel caso in cui "gli
eroici furori di guerrafondai di professione" fossero rimasti a livelli alti di
provocazione.
Contro la guerra erano anche i repubblicani, e l'occasione della battaglia comune si presentò così agli occhi di
Mussolini e di Nenni che, in quella circostanza, fecero fronte comune.
Il 26 settembre ci fu lo sciopero generale,
le linee telegrafiche vennero tagliate, la
linea Forlì-Meldola venne sabotata, molti
disordini scoppiarono per ostacolare la
partenza dei soldati richiamati.
Nello stesso giorno Mussolini partecipò
ad un comizio insieme a Pietro Nenni e
ad altri oratori. Dodicimila persone si
disse che vi parteciparono; ancora disordini e grande comizio il giorno successivo, il 27. Il 28 l'Italia inviò l'ultimatum alla Turchia, il 29 fu dichiarata
la guerra.
La personalità di Benito Mussolini è
assai complessa e su questo tema del
suo rapporto con la guerra occorre fare
il punto seppure sommariamente. Si,
perché anche su questo argomento spe-
N
cifico si è scritto e detto molto circa la
supposta incoerenza di Mussolini, incoerenza che in realtà non c'è mai stata
nel corso della sua vita.
Prima di tutto occorre dire che Mussolini
è sempre stato contro la guerra: anche
quando si tratterà delle spedizioni coloniali, esse saranno la necessaria conseguenza della prepotenza degli altri
Stati, decisi a fare man bassa anche di
quanto non spettava loro di diritto; si
tratterà di prendersi ciò che all'Italia
spetta di diritto. Ne abbiamo già parlato,
e diffusamente. Riguardo al secondo
conflitto mondiale, poi, nonostante da
più parti si tenda ad addossare tutte le
responsabilità al Duce, egli fu quello
che la guerra la voleva meno di tutti.
Anche questo abbiamo argomentato a
dovere, e di certo anche su questo torneremo. Quanto poi al rispetto di Benito
Mussolini per i soldati al fronte, riportiamo un episodio che sembra essere
stato dimenticato. Ne riferiscono Pini e
Susmel nel loro documentatissimo "Mussolini, l'uomo e l'opera": "Racconta un
testimonio - scrivono - che una sera di
quell'ottobre 'un operaio, noto socialista
e seguace di Mussolini, discuteva al
caffè Prati con altri clienti, che, come
lui, stavano in piedi presso il banco, in-
torno allo sbarco dei marinai a Tripoli.
Il socialista, contraddetto vivacemente
dai suoi interlocutori, sosteneva che il
comandante Cagni non aveva affatto
compiuto un atto di audacia. Mussolini,
che era entrato da pochi minuti nel
caffè, udita la frase, si voltò di scatto,
rabbuiato in volto: 'Taci - disse seccamente all'operaio - tu sei un vigliacco e
non hai il diritto di insultare gli eroi!'.
L'altro non osò fiatare ed uscì quasi
subito dal caffè'".
I disordini della fine di settembre ebbero
come conseguenza l'arresto di Mussolini
e di Nenni. Quando lo arrestarono,
Benito disse: "Ho capito! Ho capito! Vogliono farmi finire in carcere il mio
lavoro su Giovanni Huss. Loro non
sanno che mi stanno facendo un piacere".
A quanto riferisce Dante Manetti, Umberto Bianchi (che era stato direttore
della Camera del Lavoro) seguì a distanza
Mussolini dopo che era stato arrestato
e le sue due guardie fino alla questura,
dove minacciò uno sciopero generale
ma venne a sua volta minacciato di arresto. Poi andò da Rachele per avvertirla,
telegrafò la notizia ai deputati Bentini e
Giacomo Ferri, poi chiese un permesso
al procuratore del re per fare visita a
Benito. Benito chiese il violino, voleva
che gli venisse portato da casa in carcere
per suonare. Non gli venne concesso.
Dalla questura venne così trasferito al
carcere, cella numero 38.
Lì c'era già Pietro Nenni, arrestato poco
prima di lui.
[email protected]
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Mercoledì 19 agosto 2015
ECONOMIA
IL PROVVEDIMENTO IN GAZZETTA UFFICIALE IERI - BRUXELLES: “PRENDIAMO NOTA MA ASPETTIAMO DETTAGLI”
Grecia, 14 aeroporti ai tedeschi
Atene svende il patrimonio nazionale, secondo Moody’s non si è fuori dal rischio Grexit
di Emma Moriconi
Q
uattordici aeroporti regionali
greci andranno
al gestore aeroportuale Fraport
per 1,23 miliardi di euro:
così ha deciso il governo
greco, la notizia è stata ufficializzata in Gazzetta ufficiale ieri con le firme del
vicepremier Yanis Dragasakis, dal ministro delle Finanze Euclide Tsakalotos,
dell'Economia Yorgos Stathakis e dell'Energia Panos
Skurletis. La decisione nasce in realtà dal precedente
governo: già nel 2014 infatti
Fraport era stato scelto
come "investitore privilegiato" per concessioni quarantennali su quattordici scali greci, in collaborazione
con il gruppo energetico
greco Copeklouzos. Insomma non è cambiato niente, nonostante Tsipras avesse per lunghi
mesi raccontato ai suoi elettori che
la nuova Grecia uscita dalle elezioni
sarebbe stata cosa diversa da ciò
che era stata fino ad allora. Comunque da Bruxelles, per bocca della
portavoce della Commissione Ue
Annika Breidthardt, rispondono:
"Prendiamo nota delle prime decisioni concrete ma aspettiamo di vedere maggiori dettagli". Gli aeroporti
ceduti sono quelli di Salonicco, Kavala, Corfù, Zante, Canea, Cefalonia,
Aktion, Rodi, Kos, Samos, Mitilene,
Mykonos, Santorini e Skiathos. Fra-
port ha preso l'impegno di investire
330 milioni nei primi quattro anni e
1,4 miliardi nei prossimi quaranta.
Intanto alla Public Power Corporation, primo fornitore di elettricità in
Grecia, controllato dallo Stato, bisogna dare i due miliardi di bollette
scadute, di cui - a quanto riferisce
Giorgios Adamidis, segretario del
sindacato Genop, alla News Agency,
1,5 miliardi è dovuto dalle famiglie,
280 milioni dalle imprese e 220 milioni dallo Stato.
Sul fronte del controllo dei capitali
imposto lo scorso giugno la morsa
rallenta un po', ma resta comunque
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
pesante: i cittadini non potranno fare bonifici per importi superiori ai 500 euro
al mese, le banche avranno
un limite al numero di pagamenti all'estero autorizzabili e il limite di prelievo
dai bancomat rimane a 60
euro al giorno o 420 alla
settimana.
Comunque secondo Moody's i rischi di una Grexit
non sono del tutto eliminati,
sebbene siano minori rispetto a due mesi fa: "incertezza politica, mancanza
di fiducia tra il governo
greco e creditori e recessione economica" restano
per l'agenzia un problema
che potrebbe far "riaffiorare" la possibilità di una
Grexit.
A breve si attendono notizie
anche per quanto riguarda
l'annuncio del Governo e
della Taiped (l'agenzia per
le privatizzazioni) relativo
alle gare per la vendita di quote
del porto del Pireo e di quello di
Salonicco: a quanto pare le offerte
vincolanti dovranno arrivare per la
fine di ottobre e per la dine dell'anno
dovrebbero arrivare anche quelle
per l'operatore ferroviario greco
Trainose e la società Rosco.
8
Mercoledì 19 agosto 2015
SICUREZZA
DA ROMA E DAL LAZIO
DOMANI MANIFESTAZIONE DAVANTI ALL’ASSESSORATO ALL’AMBIENTE
Evaso a Ferragosto:
preso il marocchino
Aveva raggiunto la stazione di Milano
Canili: in quel bando di gara
c’è un mondo di… mezzo
Riproposto l’avviso che era stato congelato dopo “Mafia Capitale”
Le associazioni insorgono: ribasso eccessivo, sarà un massacro
di Robert Vignola
empre difficile il
rapporto tra gli
amanti degli animali e il sindaco
Marino. Ma ora è
la gara bandita dall’assessorato all’Ambiente per la
gestione dei canili a far
scoppiare la protesta. “Se
questa gara andasse a
buon fine -dice Simona
Novi, presidente Avcpp, la onlus romana
che gestisce i canili comunali di Roma
dal 1997- il 90% del personale professionalizzato (pianta organica per la gestione dei canili comunali decisa nel
2004 dal Comune di Roma) sarebbe licenziato. E la città di Roma si ritroverebbero con animali non accuditi e canili
sguarniti di servizi”.
Un dramma occupazionale dai tempi
un po’ sospetti… E guarda caso di mezzo
c’è sempre quel… mondo cooperativo
oggetto della nota inchiesta-terremoto.
“Se l’assessorato all’Ambiente, in pieno
Ferragosto, ripropone la stessa identica
gara "sospesa in autotutela" dopo lo
scoppio di Mafia Capitale - accusa Novi
- i casi sono due: o è un goffo tentativo
di dimostrare che la gara del dicembre
S
durata qualche giorno la
fuga del detenuto che aveva
fatto perdere le proprie
tracce a Ferragosto nella capitale.
È stato infatti arrestato dalla
Polizia di Stato alla stazione di
Milano Centrale. Si tratta di un
ventenne marocchino, fuggito
mentre stava per essere sottoposto ad accertamenti sanitari
all’ospedale capitolino Sandro
Pertini.
Una delle pattuglie che garantiscono la vigilanza notturna della
stazione meneghina, si è portata
sul lato piazza Duca d’Aosta dopo
una segnalazione sulla presenza
È
di "senza tetto". È lì che gli agenti
hanno riconosciuto il ricercato
che, dopo un breve tentativo di
fuga e dopo aver fornito una
falsa identità, è stato bloccato.
L’uomo era stato trasferito recentemente dal carcere viterbese
di Mammagialla al complesso
penitenziario di Rebibbia. Aveva
accusato un dolore al braccio e
il personale medico aveva dovuto
predisporne il ricovero, per accertamenti, in ospedale. Una volta
giunto all’ospedale “Sandro Pertini”, aveva messo in atto la seconda parte del suo piano e si
era dileguato.
2014 non era stata inquinata dalla presenza della Cooperativa 29 Giugno di
Salvatore Buzzi ammessa senza averne
i requisiti, oppure stanno dicendo che
per 10 anni c’è chi ha rubato nella gestione dei canili comunali di Roma”.
Il rischio dice Novi che annuncia anche
una manifestazione per domani davanti
all’assessorato, è anche quello che Roma
si ritrovi “senza più quegli operatori
che in 20 anni e con la loro esperienza
decennale hanno fatto adottare 35.000
animali, accolto 500.000 cittadini, accudito
50.000 cani e gatti malati e feriti, e solo
nel 2014 fatto adottare o ricongiunto
con le famiglie che li avevano smarriti
tutti e 1400 i cani che sono entrati a Muratella, unico canile di ingresso a Roma
di tutti gli animali malati, feriti, maltrattati,
abbandonati, sequestrati,
smarriti del territorio romano”.
I sospetti si moltiplicano
entrando nel dettaglio
del bando: “le cifre poste
nel bando di gara non
hanno alcuna congruità
né con i tanti servizi per
gli animali e per i cittadini
richiesti né con i tanti
servizi accessori ineludibili elencati (acquisto
cibo, parte sanitaria, vigilanza h24, derattizzazioni e disinfestazioni di ambienti,
antiparassitari per gli animali, smaltimento
di tutti i rifiuti comprese le deiezioni canine, la manutenzione degli apparati
idraulici, elettrici)”, aggiunge Novi. E
poi c’è la presenza di un rifugio comunale, quello di Vitinia, senza autorizzazione sanitaria, c’è il nodo del punto di
primo soccorso per gatti alla Muratella
e tante altre criticità. Di qui la richiesta,
che non può che essere una sola: “Chiediamo che questa gara venga revocata
immediatamente e lo faremo con uno
speaker corner giovedì 20 agosto alle
ore 10.30 davanti all’assessorato all’Ambiente mentre i delegati sindacali avranno
un incontro con l’assessore Marino”, annuncia la presidente.
ANCORA DEGRADO SOCIALE INTORNO AI CAMPI NOMADI. A CASTEL ROMANO ARRESTATO UNO SCIPPATORE
Via Salone: investe un vigile e cerca di scappare
Appena scarcerato, è stato arrestato. La fuga perché sprovvisto di patente e assicurazione
oteva essere una replica dell’incidente di via Battistini. Fortunatamente l’uomo investito se
l’è cavata: ma il fatto che si trattasse
di un agente di polizia locale in servizio
la dice lunga su quanto il clima di legalità sia ancora lontano dall’essere
ristabilito nelle zone attorno ai campi
nomadi di Roma. L’episodio è avvenuto
P
lunedì sera. H. E. un nomade di 21
anni, privo della patente di guida, sorpreso al volante di una Renault Megane,
sprovvista di assicurazione e revisione,
ha forzato il posto di controllo degli
agenti, ferendo uno di loro per coprirsi
la fuga. Dopo un inseguimento e una
colluttazione è stato fermato. Il nomade,
residente nel noto campo di via Salone,
era stato peraltro di recente scarcerato
dopo essere stato indagato per rapina,
violenza resistenza e minacce a pubblico ufficiale.
Ma c’è stato anche un secondo arresto:
è avvenuto nel pressi del campo di
Castel Romano, dopo l’ennesima rapina, effettuata in strada, nei confronti
di una donna a cui aveva strappato di
dosso le borsa con violenza. La descrizione dell’autore fornita dalle vittime
e da alcuni testimoni, nonché la sommaria descrizione del mezzo di trasporto
utilizzato per allontanarsi dal luogo
delle rapine, hanno consentito di raccogliere sufficienti indizi di colpevolezza
nei confronti del giovane rapinatore,
che inizialmente individuato presso il
campo nomadi di Castel Romano, è
riuscito a sottrarsi alla cattura fuggendo
nella campagna circostante.
Alla fine, così, gli agenti della Polizia
di Stato della squadra investigativa
del Commissariato «Spinaceto» diretto
da Moreno Fernandez, in collaborazione
con gli operatori del Reparto Volanti,
hanno fermato B. M. 20enne bosniaco,
ritenuto responsabile di almeno due
rapine, consumate nel luglio scorso
in zona Spinaceto. In una di queste,
aveva pesino causato la frattura del
gomito di una donna per l’estrema
violenza con cui aveva agito. R. V.
L’AMBULANZA IN PANNE SPINTA DALL’EQUIPAGGIO APRE L’ENNESIMO ALLARME SULLA SANITÀ
Chi soccorre i soccorritori?
ennesima vergogna da affidare alle cronache romane del terzo millennio l’ha
registrata Il Messaggero. Che ieri,
nell’edizione romana, ha presentato l’incredibile articolo sull’ambulanza spinta dall’equipaggio
sotto il sole di agosto. È accaduto
in via dei Monti Tiburtini, quadrante est della capitale. Una scena
che si è palesata agli occhi degli
increduli passanti, che l’hanno
pure documentata con scatti di
fotografie e brevi filmati.
“Un’ambulanza spinta a mano dalla sua equipe, quattro operatori
(due uomini e due donne) che a
testa china si improvvisano meccanici e provano a far ripartire il
mezzo, fermo, bloccato in un angolo di periferia, mentre c’è chi
L’
affacciato alle finestre sorride”,
attacca il pezzo del giornale romano. Il trambusto che ne deriva
è di livello: d’altronde le ferite
aperte dai tagli alla sanità regionale sono aperte e non è bastato
neanche il clima festivo agostano
a farle passare in secondo piano.
In più, l’appuntamento con il Giubileo straordinario è alle porte e
ci si comincia ad interrogare pesantemente su ciò che potrebbe
succedere.
Dall’Ares 118 si sono affrettati a
far sapere che “non si tratta di un
mezzo” del soccorso pubblico,
perché “dai dati della centrale
operativa non risultano mezzi fermi per guasto meccanico tra quelli
impegnati nell’attività di soccorso”. Insomma, sembrano voler
scaricare il mezzo in panne sulla
competenza di una qualche cooperativa privata.
Ma è lo stesso Messaggero, all’interno di quel pezzo, a disarmare
gli assertori del tutto-va-benemadama-la-marchesa.“La Regione
Lazio da tempo sta cercando di
rinnovare il parco auto dell’Ares
118 per cercare di assicurare un
servizio più efficiente. C’è la corsa
contro il tempo per l’avvio del
Giubileo della Misericordia che
partirà l’8 dicembre e che prevede
(sono stime) l’arrivo di milioni di
pellegrini. Pochi mesi fa la Regione ha emesso un bando per
l’acquisto di nuove vetture: 45 subito e 45 in seguito. L’importo
dell’appalto è di 3 milioni e 471
mila euro come stabilito nella de-
libera di aprile. Ma il bando è andato deserto e la Regione a luglio
ha indetto una nuova procedura
ristretta accelerata per la fornitura
di 45 ambulanze per l’Ares 118 a
seguito di gara deserta”. La sen-
sazione è che i mezzi non arriveranno in tempo. E si sa quel che
può succedere, quando un’ambulanza giunge in ritardo. Poi, non
date la colpa all’equipaggio che
R. V.
ha spinto poco…
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Mercoledì 19 agosto 2015
DALL’ITALIA
SACILE - L’ASSESSORE PLACIDO FUNDARÒ INTERVIENE IN DIFESA DELLA FAMIGLIA
“Teoria gender? Chiedete
il consenso informato”
Sul web un modello che permette ai genitori di scegliere in libertà i progetti formativi
di Barbara Fruch
ifendere i figli nell’istruzione. In particolare dalla
cosiddetta “teoria gender”. È per questo che
l’assessore alla sicurezza
del Comune di Sacile (Pordenone),
Placido Fundarò, ha diffuso sul web
un modello “Diffida alle Linee guida
gender a scuola per tutti i genitori
di studenti minorenni”che può essere
compilato e spedito online da 1.680
genitori dell’istituto comprensivo
del centro di circa ventimila anime.
A preoccupare infatti è il piano dell’offerta formativa 2015-2016, dopo
alcune disposizioni della riforma
Buona scuola che introducono l’ideologia “di genere” nel sistema scolastico italiano.
Una scelta che ha visto nascere a
luglio scorso, proprio nel comune
di Sacile, il Comitato cittadino delle
famiglie no-gender. L’intento? Quello di informarsi sulle proposte didattiche ed extracurricolari per i
D
Placido Fundarò
figli e chiedere alla scuola di rispettare la procedura del consenso
informato.“I genitori devono essere
informati per potere scegliere in
piena libertà i progetti formativi –
ha spiegato Fundarò al quotidiano
locale ‘Il Messaggero Veneto’ - Introdurre progetti che diffondono
determinati messaggi sull’identità
sessuale ai minori a scuola non è
opportuno”.
A finire nell’occhio del ciclone sono,
ancora una volta, i testi che dovrebbero essere adottati negli istituti,
anche in quelli di primo grado, come
spiegato da Gianfranco Amato, avvocato di Varese e presidente dei
“Giuristi per la vita” nel corso di
un’incontro con i genitori. “L’avvocato Gianfranco Amato ha indicato
alcuni libri adottati nelle scuole che
sono scandalosi – ha continuato Fundarò - Sono testi che creano confusione sull’identità sessuale maschile-femminile dei bambini: ci sono
progetti formativi proposti anche
nelle scuole provinciali che rappresentano un pericolo alla sana educazione tradizionale”.
Parole quelle di Amato, che da mesi
gira l’Italia per mettere al corrente
le famiglie del ‘pericolo’ della manovra in atto nelle scuole, che hanno
trovato consenso nel Comitato delle
famiglie. “La riforma Buona scuola
è un cavallo di Troia per introdurre
la teoria gender in aula – hanno
detto i genitori con Fundarò, ricordando la serata ‘no-gender’ organizzata a luglio con l’avvocato di Varese – I genitori possono difendere
i figli nell’istruzione”.
Come? Chiedendo il consenso informato. “Il consiglio è quello di informarsi sulle proposte didattiche
ed extra curricolari per i figli e chiedere alla scuola di rispettare la procedura del consenso informato –
Fundarò non ha dubbi - Tanti non
sanno che cos’è la teoria gender
che passa attraverso quattro canali
per indottrinare: quello amministrativo, giudiziario, culturale e scolastico.
Con la locuzione di ‘violenza di genere’ e attraverso il rinvio al ‘Piano
di azione straordinario contro la violenza sessuale di genere’ (legge 119
del 2013 richiamata dall’articolo 5)
nella scuola si gioca alla commedia
degli equivoci”.
IL SINDACO REPLICA ALLE CRITICHE DELL’ARTISTA BRITANNICO
Brugnaro a Elton John: “Tira fora i schei…”
La star aveva additato il primo cittadino dopo la scelta di ritirare i libri di genere dalle scuole
Ora la replica: “Vuoi salvare Venezia? Servono i soldi”. In sua difesa tutto il centrodestra
o aveva promesso in campagna
elettorale e, una volta eletto, lo aveva
fatto: aveva ritirato i libri gender
dalle scuole. Una decisione che aveva attirato su di lui la furia della associazioni
lgbt italiche, ma non solo. A criticarlo è
stato anche Elton John. Cantante a cui,
ora, lui, risponde.
È il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro,
che via Twitter scrive: “Caro #EltonJohn
Lei mi offende per sostenere le Sue ragioni
ma credo che rappresenti bene solo l'arroganza di chi è ricco e può fare tutto”.
In un twett successivo Brugnaro continua: “io non ho alcun problema con gli
omosessuali. Il sindaco di Venezia è
una persona libera. E non ha paura
delle Sue offese”.
Contro Elton John (che ha una casa
L
all'isola della Giudecca) il primo cittadino
lagunare ha fatto partire così una raffica
di commenti, che culminano con la sfida
a tirare fuori i soldi, scritto rigorosamente
in dialetto (“fora i schei”), per salvare Venezia. “Caro Elton John e compari vari rincara Brugnaro - la sfido a donare
risorse vere per salvare Venezia. Passiamo
ai fatti, fora i schei. A meno che Elton
John non sia capace solo di offendere conclude il sindaco della città lagunare vediamo se è capace anche di firmare
assegni veri per Venezia. Sarebbe bello”.
E replica anche l’assessore comunale al
bilancio, Michele Zuin, secondo il quale
“più famosi si è... e più grosse possono
essere le offese al sindaco Brugnaro e le
farneticazioni su Venezia e i veneziani.
Siamo partiti con Celentano, che sembra
viva su un altro pianeta e non si è accorto
di vent'anni di governo di centrosinistra
della città. Arriviamo a Elton John, che
ha usato parole, nei riguardi del primo
cittadino, da vergognarsi a pronunciare e
passiamo per Muccino che, per un po’ di
pubblicità, si è buttato in mezzo”.
A schierarsi a difesa del sindaco tutto il
centrodestra. Fi, con Simone Furlan membro dell'ufficio di Presidenza di Forza
Italia e leader dell'Esercito di Silvio - parla
di “farneticazioni” mentre la leader di FdI
Giorgia Meloni consiglia al cantante di
“continuare a cantare”.
Il cantante inglese aveva duramente attaccato sul suo profilo Instagram il primo
cittadino, dandogli del “bigotto” e dello
“sciocco”. Sotto accusa proprio la decisione del primo cittadino di bandire dalle
scuole della Laguna i cosiddetti libri sui
“gender”, in cui si parla di famiglie con
genitori dello stesso sesso. Il cantante
inglese, da sempre strenuo difensore dei
diritti gay, è padre di due figli col marito
David Furnish. “La meravigliosa Venezia
– ha scritto il cantante - senza dubbio sta
affondando ma non tanto rapidamente
come il villanamente bigotto Brugnaro”.
Per il musicista, tra l'altro, il sindaco ha
vietato titoli di libri che raccontano di famiglie omosessuali felici e contente: “Invece di incoraggiare un mondo basato
sull'inclusione, tolleranza e amore, sta
promuovendo una società futura che crea
divisione e favorisce l'ignoranza”.
In realtà quella di Brugnaro non è altro
che una scelta in difesa della famiglia, e
dei bambini a cui non è giusto insegnare
che se nasci uomo puoi diventare donna,
o viceversa, oppure che puoi nascere da
B.F.
due mamme, o da due papà.
LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DEI MINORI DI MILANO
Coppia dell’acido, Matina può vedere il figlio
I giudici hanno disposto l’adottabilità per il neonato che temporaneamente è stata affidato
a un tutor comunale. La patria podestà di Levato e Boettcher è infatti sospesa
otrà vedere suo figlio, una
volta al giorno, sempre insieme a un assistente sociale, per un tempo contenuto e
senza la possibilità di allattare.
Sono queste le condizioni, poste
dai giudici del Tribunale dei Minori
di Milano a Martina Levato, la
23enne, ex studentessa della Bocconi, accusata di aver compiuto
tre aggressioni con l’acido e già
condannata (14 anni di carcere)
P
per quella del 28 dicembre scorso
quando a venire sfigurato fu il
suo ex Pietro Barbini.
Il tribunale ieri, dopo sette ore di
camera di consiglio, ha inoltre
avviato il procedimento di adottabilità sul quale, però, dovrà esserci poi una decisione nel merito.
La donna ha già potuto vedere il
piccolo ieri sera. Con un provvedimento urgente e provvisorio i
giudici minorili hanno autorizzato
infatti “la madre ad effettuare una
visita giornaliera di durata contenuta” al figlio, con esclusione,
però, della possibilità di allattare
direttamente il piccolo.
Il pm minorile Annamaria Fiorillo,
subito dopo la nascita del bambino, chiamato Achille, (avuto
dalla relazione con Alexander Boettcher, anche lui in carcere per
l’aggressione con l'acido) aveva
deciso di allontanare il neonato
dalla madre in attesa della decisione del Tribunale.
Secondo la decisione del Tribunale
per i minorenni il bimbo sarà
provvisoriamente affidato a un
tutore comunale. Come previsto
dalla pena accessoria in relazione
all'aggressione a Barbini, la patria
potestà di Levato e Boettcher è
infatti momentaneamente “congelata”. Una volta dimessi dall'ospedale Martina e suo figlio
saranno trasferiti insieme all'interno dell'Icam(Istituto di custodia
cautelare per le madri detenute)
fino alla conclusione del procedimento di adottabilità aperto proprio ieri.
Nel corso della giornata, in attesa
della decisione, il legale
della ragazza Stefano
De Cesare si era augurato che non venisse
preso “un provvedimento drastico come
l’adozione. E mamma
e figlio fossero mandati
insieme all'Icam “.
Ad ogni modo, da ieri
anche i nonni hanno
la possibilità di vedere
il nipote in base ai permessi concessi dal Tribunale. I genitori di
Martina Levato, da parte loro, si
sono detti “felicissimi” per il provvedimento del tribunale, come riportato dal legale Laura Cossar
che ha avuto modo di sentirli.
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Mercoledì 19 agosto 2015
DALL’ITALIA
BRESCIA, IL MOVENTE DEI REI-CONFESSI KILLER NON CONVINCE
Dietro l’agguato in pizzeria l’ombra dell’usura
Francesco Seramondi, era in possesso di un tesoro da 800 mila euro in contanti
l movente economico e quello della
“concorrenza sleale” non convince. Si
indaga ancora a Brescia dopo l’arresto di Muhammad Adnan, 32enne
pakistano, e il suo complice,
l’indiano 33enne Sarbjit
Singh, finiti in cella per
l’omicidio del ristoratore
Francesco Seramondi e la
moglie Giovanna Ferrari.
I due hanno confessato le
loro responsabilità, sostenendo che il duplice omicidio è maturato per concorrenza commerciale. Adnan aveva, infatti, rilevato il
locale Dolce e Salato, mentre
Francesco Seramondi, a poche decine di metri, aveva
aperto la pizzeria pasticceria Da Frank, che faceva
perdere all’immigrato una
fetta importante di incassi.
Secondo gli inquirenti però
la confessione dei due, che
avrebbero agito con modalità tipiche della
criminalità organizzata, regge solo per quanto
riguarda l’esecuzione del delitto, ma non per
il movente. I due stranieri potrebbero infatti
essere solo due esecutori materiali.
E il mistero pare si celi dietro a strani movimenti
di denaro. Si è infatti scoperto che Francesco
Seramondi era in possesso di un tesoro da
800 mila euro in contanti: 300 mila euro in
casa delle vittime del duplice omicidio, altri
300 in casa del figlio Marco, i restanti da
parenti e dipendenti. Tanti soldi di cui non vi è
traccia nei libri contabili o nei conti bancari
intestati alle società riconducibili a Frank. Tanti
soldi di cui ora si cerca di capire la provenienza
I
Singh Sarbjit e Muhammad Adnan
che non è stata chiarita neppure dal figlio
della coppia né dai parenti. Una cifra spropositata che non sarebbe compatibile neanche
con la consuetudine di alcuni imprenditori di
conservare denaro frutto di commercio in
nero. Per questo i detective della Mobile con
l’aiuto degli specialisti della Guardia di Finanza
stanno scandagliando tutti le relazioni e gli
affari delle vittime. “Serve - sintetizza il procuratore generale Pierluigi Dell'Osso - accendere un faro importante sulla vita delle vittime
e sull'entourage dei locali”.
La pista principale per risolvere il giallo
sembra dunque quella dei prestiti. Possibile
che Frank avesse prestato al pakistano del
PADOVA
denaro? Forse quest’ultimo pagava al pizzaiolo
degli interessi passivi? Domande a cui ora si
dovrà dare una risposta.
C’è inoltre anche un altro elemento che poco
ha a che fare con la presunta “concorrenza
sleale” di Seramondi: l’agguato contro il dipendente albanese del locale (raggiunto da
alcuni colpi di pistola sparati da un’auto in
corsa mentre la mattina stava andando al
lavoro) ideato e messo in atto – come lui
stesso ha raccontato – proprio da Muhammad
Adnan. Il sospetto ora è proprio su l’atteggiamento che il 42enne tenne quando gli andarono
a chiedere che idea si era fatto su quelli spari.
Scambio di persona, disse. Mentre Seramondi
CHIOGGIA
rimase sul vago.
Che i due sapessero bene
cosa si nascondeva dietro
quei proiettili?
C’è poi un altro enigma. Risulta
infatti essere rubato il fucile a
canne mozze utilizzato dal
killer. L'arma era stata ritrovata
in un fossato poco distante
dal luogo del delitto. Il sostituto
procuratore Valeria Bolici ha
nominato un perito per effettuare un'analisi sul fucile e
accertare che sia effettivamente quello che ha sparato
ai coniugi Seramondi.
Chiarita invece la dinamica
dell'omicidio: il pakistano ha
sparato i quattro colpi di fucile che hanno ucciso i coniugi bresciani, mentre l’indiano Sarbjit Singh, che non
aveva collegamenti con Brescia (assoldato dal pachistano con la promessa di dargli
15mila euro a lavoro finito,
gliene consegnerà solo
1.500), ha messo a disposizione il motorino usato per compiere l’agguato. Motorino che poi è stato smontato
dai due e nascosto in un’auto. L'intenzione
era disfarsene per non lasciare tracce dell'agguato. Ma gli investigatori sono arrivati
prima che i due riuscissero a portare a termine il depistaggio.
Intanto il figlio Marco Seramondi su Facebook
ha scritto un post per stemperare i toni, nonostante l’immenso dolore che starà provando
in questo momento: “Ragazzi. Stiamo calmi.
Io non ho alcuna conferma diretta. Comunque
sia voglio giustizia e non vendetta. Vi prego
non fate cazzate”.
Barbara Fruch
PIACENZA
Cadavere in stazione, Uccise una prostituta,
Problemi economici,
arrestato dopo 15 anni
suicida un imprenditore vittima della crisi
è l’ombra della crisi economica dietro la tragedia
avvenuta a Padova. Il
titolare di un'impresa di pulizie
e giardinaggio della città veneta
è stato trovato morto ieri mattina
nel suo ufficio, in via Giusto
De Menabuoi, quartiere Arcella.
L’uomo, O.P. le sue iniziali, 70
anni, si è tolto la vita sparandosi
un colpo di fucile da caccia, legalmente detenuto. Secondo i
primi accertamenti della polizia,
dietro al tragico gesto ci sarebbero problemi di tipo economico.
Il suicidio è avvenuto all'interno
della ditta che gestiva, “La Padovana”.
Come riporta il sito “Padova
Oggi” prima di compiere il tragico gesto, l'uomo aveva inviato
un sms al figlio, dicendogli di
passare in ufficio a salutarlo e
lasciando presagire che qualcosa
non andasse. Il figlio si è quindi
recato nella sede della piccola
azienda di famiglia, e ha trovato
il padre in un bagno di sangue.
Immediati i soccorsi ma per il
70enne non c’era più nulla da
fare: inutili i soccorsi del 118
giunti sul posto.
E sarebbe stato proprio il figlio
C’
ncora una vittima della
crisi economica. Sandro
Mattiazzi, 51enne di Chioggia (Venezia) è rimasto disoccupato in piena crisi e si è ritrovato costretto a fare il barbone.
L’uomo, fino a due anni fa, lavorava come ferraiolo nei cantieri.
Allestiva impalcature, armature
in ferro per le fondamenta. Poi,
con la depressione economica
aveva perso il lavoro. Per mesi
aveva vissuto a casa della famiglia
del fratello, ma poi, evidentemente, non voleva più essere
un peso.
Per questo, non avendo ancora
trovato un’occupazione, venti
giorni fa aveva deciso di andarsene e di stare da solo, per
strada. Anche se proprio i parenti gli avevano ricordato che
la porta di casa, per lui, era
sempre aperta.
L’uomo frequentava casolari e
stabili abbandonati, rifugio per
senzatetto e sbandati. È stato
trovato cadavere lunedì pomeriggio, intorno alle 14, proprio
in un edificio abbandonato non
lontano dalla stazione ferroviaria
della cittadina dove era cresciuto.
A lanciare l’allarme sono stati
alcuni passanti, dopo aver sentito
A
dell’imprenditore, sentito dagli
agenti di polizia intervenuta in
loco, a spiegare che l'azienda
aveva vissuto momenti altalenanti dal punto di vista economico. Motivi che potrebbero
aver spinto l'uomo a farla finita.
L'imprenditore viveva nella zona
di Montà con la moglie.
Si ipotizza dunque un ennesimo
suicidio a causa di una crisi
economica senza precedenti che
negli ultimi anni, proprio in Veneto, ha colpito molti imprenditori. B.F.
ccise la prostituta ecuadoriana, Betty Yadira Ponce Ramirez. Dopo avergli
dato la caccia per 15 anni, i carabinieri del nucleo investigativo
di Piacenza hanno arrestato Erjon Sejdiraj, albanese di 37 anni,
ricercato dal febbraio 2000.
La giovane era stata brutalmente
assassinata nel dicembre 1999
a Mortizza di Piacenza, da una
banda, al cui capo si trovava
proprio l’albanese. La ragazza,
in Italia da un anno e squillo di
punta del clan rivale, venne prima rapina e seviziata e, dopo
qualche giorno, strangolata e
annegata in un lido del Po; il
suo corpo venne poi sepolto
sul posto e riaffiorò solo nel
febbraio del 2000 dalla sabbia,
dando il via alle indagini. Secondo quanto emerso l’arrestato,
spalleggiato da due connazionali
avrebbe agito, “al solo scopo sottolineano gli inquirenti - di
affermare il suo dominio sulle
altre bande di sfruttatori”.
L'uomo, dopo l’omicidio, si era
poi rifugiato in Belgio. A tradirlo
è stata una telefonata fatta qualche
tempo fa ai suoi parenti in Italia.
Il latitante albanese è stato individuato e arrestato dai cara-
U
un cattivo odore che arrivava
dal palazzo. I vigili della città
hanno dovuto indossare le bombole di ossigeno per entrare. E
lì hanno fatto la macabra scoperta. L’uomo, stando a una prima ispezione cadaverica del medico legale, era morto da più di
una settimana.
Sul caso è stata aperta un’inchiesta. È probabile che il magistrato decida di disporre l’autopsia, anche se il corpo non
presentava segni di violenza.
Dovrebbe trattarsi di una morte
naturale, ma resta comunque
da capire quali possano essere
B.F.
state le cause.
binieri di Piacenza in Belgio,
nel villaggio di Geluwe, nelle
Fiande Occidentali, dove aveva
iniziato sotto falso nome una
nuova vita: si è sposato ed ha
avuto tre figli. Ora si è in attesa
dell’estradizione.
Per quel delitto, maturato all’epoca come ritorsione nell'ambiente della prostituzione
piacentina, vennero indagati tre
albanesi, poi processati in contumacia e condannati a pene
tra i 23 anni e l'ergastolo. Uno
di loro era stato preso nel 2006,
ma gli altri due erano ancora
latitanti. Tra questi vi era Erjon
Sejdiraj, il capo della banda,
considerato uno dei latitanti più
B.F.
pericolosi d'Italia.
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Mercoledì 19 agosto 2015
FOCUS
GIAPPONE: I PROBLEMI DEL MERCATO IMMOBILIARE
Case vuote, tra declino e opportunità per il futuro
Un’agenzia statale acquista le sempre più numerose abitazioni abbandonate per ristrutturarle e rivenderle
di Cristina Di Giorgi
alo della popolazione e trasferimenti
dalla campagna alle
grandi città sono la
causa di quello che
per il Giappone sembra sia
diventato, con l’andare del
tempo, un problema di dimensioni decisamente non
trascurabili: l’aumento delle
case vuote. Che, secondo
quanto riportato su alcuni organi di stampa, sarebbero
circa 8 milioni. Per risolverlo
il governo nipponico ha incaricato l’agenzia statale che
si occupa della questione abitativa di acquistare gli immobili disabitati direttamente dai
proprietari, onde in un secondo momento ristrutturarli
e metterli in vendita. Se dunque in altri Paesi la questione
della carenza di alloggi pressa
e preoccupa le istituzioni e
soprattutto la gente, nel Sol
Levante la tendenza è quella
contraria: qui si sta infatti cercando di limitare il più possibile l’aumento del numero di
case abbandonate destinate
a diventare pericolanti.
Nel considerare la situazione
va comunque tenuto conto del fatto
che il mercato immobiliare giapponese è differente da quello occidentale: se infatti qui il 90% delle
case che si vendono sono di seconda
mano, queste ultime in Giappone
rappresentano soltanto il 15% del
totale. Inoltre va ricordato anche
che la maggior parte delle case
del Sol Levante, soprattutto fuori
dalle grandi città, sono prefabbricati
in legno, destinati quindi ad una du-
C
rata media di circa 30 anni (molto
meno dunque delle strutture in muratura del resto del mondo). Senza
contare che il mercato è fortemente
influenzato dalla cultura giapponese:
qui infatti accade che ognuno possiede una casa ereditata, che viene
poi demolita per edificare, sulle sue
fondamenta, una nuova abitazione.
In questi ultimi anni però, a causa
del calo della popolazione e del
flusso migratorio verso i grandi
centri urbani, molte abitazioni vengono abbandonate e, poiché sono
in legno – è spiegato in un articolo
su idealista.it – se non conservate
bene possono cedere facilmente.
Le Akija (“case vuote”) sono dunque
sotto certi aspetti un problema –
l’istituto di ricerca Fujutsu ha fatto
sapere in proposito che se si mantiene l’attuale tendenza, entro il 2033
quasi una casa su tre sarà abbandonata - e, forse, anche un simbolo
di declino, per lo meno quanto al
decoro. Senza contare la questione,
non da poco, dei parassiti del legno
attirati dalle strutture in disfacimento.
Una quasi emergenza dunque, ma
anche una possibile opportunità ed
un’occasione per un futuro migliore.
Che l’agenzia statale Katitas intende
cogliere: negli ultimi due anni e
mezzo ha infatti acquistato oltre tremila case (di cui il 40% vuote), le
ha ristrutturate e le ha vendute a
GENIO E SOLIDARIETÀ
SCIENZA E NATURA
Il parco giochi per i bimbi di Fukushima
A finanziare l’iniziativa, il re dell’animazione
Hayao Miyazaki, che ha donato 300 milioni di yen
er le tragedie vissute dal
Giappone nel 2011
(l’emergenza nucleare di
Fukushima e lo tsunami seguente), tra conseguenze ambientali e soprattutto umane,
“serve un risarcimento concreto”, da dedicare soprattutto alle
nuove generazioni. A parlare
così è Hayao Miyazaki, regista
e fondatore dello Studio Ghibli.
Che alle parole ha fatto seguire
i fatti: il genio dell’animazione
P
mondiale ha infatti disegnato il
progetto di un parco per bambini, che sarà affidato alla gestione di un comitato di tecnici
e cittadini. E non solo: lo ha
anche finanziato con una donazione di 300 milioni di yen
(circa 2 milioni di euro).
La struttura, che sarà pronta
tra 8 mesi, sorgerà a Kumejima,
nell’isola di Okinawa, dove vivono molte famiglie sfollate
dopo la tragedia di Fukushima.
prezzi che si aggirano in media attorno ai 65 mila euro.
Come spiegato dal presidente Katsuoshi Arai: “la maggior
parte dei nostri acquisti è costituito da case ricevute in
eredità. Quasi sempre gli eredi possiedono già un’abitazione e decidono di vendere
perché non possono mantenere un altro immobile. Le
case che vendiamo – ha poi
aggiunto – sono spesso più
convenienti di un affitto”.
Un elemento importante, recentemente inserito in questo contesto, è poi la nuova
legge che consente alle amministrazioni locali di penalizzare i proprietari di abitazioni fatiscenti, che possono essere sanzionati anche
pesantemente se non si
prendono cura delle loro
case, ristrutturandole o demolendole. Una normativa
che Arai spera possa favorire
l’aumento delle vendite. Anche off shore magari.
E se è vero, come riportato
anche sul Financial Times,
che il cambiamento demografico giapponese sta pesantemente influendo sulla
questione delle case abbandonate, va anche detto che la questione non tocca affatto la capitale.
Tokyo infatti, con 38 milioni di abitanti, resta una delle più grani metropoli del mondo, in cui il mercato
residenziale è ancora in piena
espansione (qui i prezzi delle case
nell’ultimo periodo sono aumentati
di circa il 50%). Anche se sono in
molti a chiedersi, a fronte del declino della popolazione, quanto
potrà durare.
L’idea prevede la realizzazione
di parco di 10 mila metri quadrati
situato all’interno della Foresta
di Zenda, donato dalle autorità
cittadine locali per permettere
ai più piccoli di giocare nella
natura, comprendete anche un
edificio a due pano di 1000
metri quadri.
La notizia, diffusa dall’Okinawa
Times, conferma dunque il già
noto l’impegno ecologista di
Myiazaki, rimasto così colpito
dalla tragedia di Fukushima da
sottolineare apertamente che lo
Studio Ghibli non utilizza energia
elettrica derivante dalle centrali
nucleari nipponiche. Come si è
visto però, quelli del creatore
di alcuni dei più bei film animati
del mondo non sono soltanto
proclami aventi ad oggetto una
più giudiziosa politica energetica,
ma determinazioni concrete. Un
atteggiamento questo che dovrebbe essere preso ad esempio
da molti ecologisti nostrani. E
CdG
non solo.
Ripulire gli oceani:
si comincia dal Sol Levante
Il sistema, inventato da un ventenne olandese, verrà installato
presso l’isola di Tsushima, nella prefettura di Nagasaki
i chiama Boyan Slat il ventenne olandese che ha inventato un sistema per
consentire agli oceani di ripulirsi
dai più di otto milioni di tonnellate
di plastica che ogni anno vi vengono riversate. Il giovane, che
lavora presso la Ocean Cleanup,
ha infatti proposto un piano ingegnoso ed oltretutto economico
che, quando verrà messo in
opera, costituirà un fondamentale
passo avanti nella salvaguardia
del Pianeta.
Se infatti, come si legge in un
articolo on line, “si è sempre
S
pensato che la pulizia degli oceani fosse un'impresa impossibile
a causa della vastità delle aree
interessate, sembra che la soluzione definitiva sia venuta dalla
giovane mente di un ragazzo”,
che “ha inventato il più ambizioso
piano per permette agli oceani
di ripulirsi” dimezzando, entro
un decennio, la quantità di detriti
di plastica dispersi nel Pacifico.
La sua idea consiste nel porre
delle grandi barriere galleggianti
che ruotano in punti degli oceani
di tutto il mondo in cui si verifica
l’incrocio di correnti: in questo
modo i rifiuti verranno catturati
in modo naturale, senza peraltro
creare problemi alla fauna marina. Al di sotto dei tamponi a
forma di V infatti, tutto resterà
invariato, mentre i rifiuti saranno
incanalati sulla superficie dell’acqua, in modo da facilitare la
raccolta e lo smaltimento degli
stessi. Quanto alla questione
economica – ed questo è un
altro aspetto estremamente interessante e rilevante del piano
di Slat – le barriere costeranno
poco meno di 5 euro al chilo:
circa il 3% rispetto ad altri potenziali sistemi di pulizia dunque.
La prima barriera di Ocean Cleanup
verrà installata nel 2016 in prossimità dell’isola giapponese di
Tsushima, situata tra la prefettura
di Nagasaki e il Sud del Giappone.
E si stima che, per 100 chilometri
di lunghezza, potrà rimuovere, in
10 anni, un totale di 70,320,000kg
CdG
di rifiuti plastici.
12
Mercoledì 19 agosto 2015
SPORT
L’ATTIVITÀ FISICA RICEVE UN ALTRO IMPORTANTE ATTESTATO DI SALUBRITÀ DALLA SCIENZA
Sportivi si diventa: con l’ormone
Rivalutata l’irisina: si diffonde nell’organismo quando si fa movimento e aiuta a dimagrire
ormone dello sport
esiste davvero. Si
chiama irisina, è
collegato ai benefici dell’esercizio fisico sul metabolismo e il sistema
cardiovascolare, e viene prodotto
dai muscoli quando facciamo movimento.
La sostanza era stata scoperta nel
2012 nei topi, ma dopo gli entusiasmi iniziali era stata archiviata come
“falso mito” perché le analisi utilizzate per misurarla nell’uomo fallivano sistematicamente. Ora un gruppo di scienziati di Harvard, in uno
studio pubblicato su Cell Press, ha
verificato che l’irisina c’è davvero
e ha redatto un protocollo - ancora
da perfezionare, precisano gli stessi
ricercatori - che permette di dosarlo
nel sangue. Bruce Spiegelman del
Dana-Farber Cancer Institute e della
Harvard Medical School, autore senior della ricerca Usa, chiarisce le
ragioni che hanno fatto dubitare
dell’esistenza dell’irisina nell’uomo.
Nelle analisi di spettroscopia di
massa, la tecnica d’indagine usata
per misurarla, veniva cercata una sequenza
sbagliata: il detector era tarato per individuare,
come “spia” di avvio del processo di traduzione che porta dal gene alla proteina, il se-
L’
gnale Atg. Nell’uomo, invece, il segnale giusto
da cercare è il più raro Ata. Apportando
questa modifica, Spiegelman e il co-autore
Steven Gygi sono riusciti a dosare l’irisina.
ARTI MARZIALI
Ottima prestazione della Nazionale
Italiana di Chanbara
Circola in basse quantità, nell’ordine dei nanogrammi, ma il range è paragonabile a
quello di altri importanti ormoni come l’insulina.
I ricercatori ne hanno misurato i livelli presenti
in un gruppo di volontari sedentari
e altri che hanno portato a termine
attività aerobiche. Il nuovo sistema
di analisi è stato testato su un campione di 10 venticinquenni: 4 con
una vita per lo più sedentaria e 6
che praticano abitualmente un’attività fisica aerobica, un’attività a
bassa intensità e lunga durata
come ad esempio: la camminata,
la corsa, il ciclismo, il nuoto a
bassa intensità, ecc..
L’ormone irisina è stato trovato in
tutti i partecipanti, nei soggetti con
uno stile di vita per lo più sedentario
la concentrazione nel plasma era
di circa 3,6 nanogrammi per ml
mentre in quelli che praticavano
un’attività fisica aerobica era di 4,3
nanogrammi per ml. Le quantità
potrebbero sembrare molto basse
ma sono paragonabili a quelle di
altri ormoni importanti come ad
esempio l’insulina. Questi dati dimostrano quindi che l’ormone dello
sport non è un mito e si trova effettivamente in circolo nel sangue ed
è regolato dall’esercizio fisico.
La nuova ricerca, e i relativi risultati
(se confermati) porteranno a nuovi studi e
prodotti farmacologici contro malattie del
metabolismo, ma anche trattamenti per perdere peso in maniera più efficace.
Eurosky Tower .
Entrare in casa e uscire dal solito.
Agli Euro Open di Vrsac (Serbia) gli azzurri
hanno conquistato ben quattordici medaglie
a giovanissima Nazionale
Italiana di Chanbara, guidata dal Maestro Giovanni
Desiderio, ha ottenuto un eccezionale risultato agli Euro
Open della disciplina recentemente conclusi a Vrsac (Serbia). Gli atleti tricolore sono
infatti tornati a casa con un
ricchissimo bottino: ben quattordici le medaglie conquistate,
di cui sei d’oro, quattro d’argento e quattro di bronzo.
Il Chanbara è un’arte marziale
fondata dal Maestro giapponese Tetsundo Tanabe e trae
origine dalle arti schermistiche
del medioevo giapponese. Si
pratica utilizzando attrezzi sportivi che rappresentano le armi
L
tradizionali del medioevo giapponese realizzate in materiale
gommoso soffice. Come spiegato nel sito della Federazione
italiana (www.sportchanbara.it),
nel considerare gli elementi
tecnico-tattici della disciplina,
viene privilegiato l’aspetto dello
sport e del gioco. Si tratta
quindi “di uno sport per tutti,
non condizionato dalla necessità di avere un fisico iper-allenato o super muscoloso. Non
è necessario essere alti oppure
leggeri. Qualsiasi persona a
prescindere dalle proprie caratteristiche fisiche troverà
nello Sports Chanbara le condizioni per divertirsi ed essere
CdG
competitivo”.
La parte migliore è quando si torna a casa
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