Lettera del vescovo ai sacerdoti e al popolo di Dio del Petén
Transcript
Lettera del vescovo ai sacerdoti e al popolo di Dio del Petén
VICARIATO APOSTÓLICO DE PETÉN Casa San Pablo del Itzá 17001 CIUDAD FLORES – El Petén GUATEMALA - Centroamérica ℡ + 502 - 78675281 — 78675345 + 502 - 78675278 [email protected] Lettera del vescovo ai sacerdoti e al popolo di Dio del Petén Caro e stimato fratello sacerdote: con l’intento di illuminare la nostra gente sul tema del rinnovo del contratto petrolifero che riguarda molto da vicino il nostro Vicariato Apostolico del Petén, mi permetto condividere alcune riflessioni, alla luce del Magistero della Chiesa, che vogliono essere “uno strumento per il discernimento morale e pastorale dei complessi eventi che caratterizzano il nostro tempo” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 10) Come ci ha detto Benedetto XVI e ci chiede la Dottrina Sociale della Chiesa, “la Chiesa ha, verso la creazione, una responsabilità che deve far valere pubblicamente” (CV, 51). Inoltre, “diffondere questa dottrina costituisce … una vera priorità pastorale”, affinché le persone, da questa illuminate, siano in grado di interpretare la realtà di oggi e cercare percorsi appropriati per agire di conseguenza: “L’insegnamento e la diffusione di questa dottrina sociale forma parte della missione evangelizzatrice della Chiesa” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 7). 1. Come credenti e come Chiesa, non siamo contro lo sviluppo perché – come dice la stessa Chiesa – “l’altro nome della pace è lo sviluppo. Così come esiste la responsabilità collettiva di evitare le guerre, allo stesso modo esiste la responsabilità collettiva di promuovere lo sviluppo” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 467). Certamente siamo a favore di uno sviluppo compatibile, cioè nel rispetto dell’ambiente, e sostenibile, cioè che permetta di ottenere il massimo dei benefici in modo continuativo per le generazioni presenti e future. 2. “Il tema dello sviluppo è in stretta relazione, oggi, con i doveri che nascono dalla relazione dell’uomo con il suo ambiente naturale. Questo è un dono di Dio per tutti e servirsene rappresenta per noi una responsabilità per e con i poveri, le generazioni future e tutta l’umanità… Il credente riconosce nella natura lo stupefacente risultato dell’invenzione creativa di Dio, che l’uomo può utilizzare responsabilmente per soddisfare le sue legittime necessità – materiali e immateriali – rispettando l’equilibrio intrinseco alla stessa creazione” (CV, 48). Infatti “la tutela dell’ambiente rappresenta una sfida per l’intera umanità: si tratta del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo, destinato a tutti, impedendo che si possano utilizzare impunemente le diverse specie di esseri viventi o inanimati – animali, piante, elementi naturali – come meglio si vuole, secondo le proprie esigenze” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 466). 3. E’ necessario “l’impegno di decidere insieme dopo aver ponderato responsabilmente la strada da seguire, con l’obiettivo di rafforzare codesta alleanza tra l’essere umano e l’ambiente, riflesso dell’amore creatore di Dio, dal quale veniamo e verso cui andiamo”. Speriamo che la comunità internazionale e ciascun governo sappiano contrastare con efficacia l’uso scorretto dell’ambiente” (CV, 50). 4. “L’attività di impresa è buona e necessaria quando rispetta la dignità del lavoratore, la cura dell’ambiente ed è orientata al bene comune” (Documento di Aparecida, 122), che è “l’insieme delle condizioni di vita sociale che rendono possibile alle associazioni e a ciascun dei suoi membri il raggiungimento più completo e facile della propria perfezione” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 164). E “il bene comune esige di essere perseguito pienamente, non in base a visioni riduttive subordinate ai vantaggi che ciascuno possa ottenere, ma in base ad una logica che assume in tutta la sua ampiezza la corrispondente responsabilità” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 167). 5. Dopo l’insegnamento della Chiesa, vorrei aggiungere alcuni fatti concreti: a. “La fiscalità dei reati amministrativi, del Ministero Pubblico, nel Consiglio Nazionale delle Aree Protette (CONAP), ha scoperto che Sergio Enrique Veliz Rizzo – al tempo in cui era Segretario Esecutivo di codesta istituzione – alterò il piano del parco nazionale Laguna del Tigre, affinché il petrolio non apparisse come una minaccia per questa zona nucleo della riserva della Biosfera Maya” (Prensa Libre, 7 luglio 2010) b. Seppure in forma di progetto (non concretamente), “gruppi di deputati del parlamento tedesco avanzarono al presidente Alvaro Colom la proposta per la creazione di un fondo di compensazione economica, in cambio della rinuncia alla estrazione del greggio nel Parco Nazionale Laguna del Tigre (Prensa Libre, 23 luglio 2010) c. In Costa Rica, “solamente nel 2009 le aree protette hanno prodotto più o meno l’equivalente di USD 1.556 milioni, in base ad uno studio del Centro Internazionale di Politica Economica per lo Sviluppo Sostenibile dell’Università Nazionale” (La Nación, 6 agosto 2010) d. E’ di pubblico dominio il fatto che il Ministero dell’Ambiente e la CONAP votarono contro il rinnovo del contratto petrolifero. Cioè, i due maggiori organismi esperti in materia e primi responsabili dell’ambiente si espressero a sfavore. Crediamo che avranno avuto validi motivi …. E’ anche risaputo che vari COCODES della zona si sono opposti al rinnovo del contratto per non essere stati sufficientemente informati sulle condizioni di questa operazione. 6. In conclusione: con questo contributo si vuole dare una mano per chiarificare il dialogo e riflettere con senso di responsabilità in vista del bene comune del Guatemala e del Petén. Con affetto e uniti nella costruzione del Regno di Dio, il suo fratello e amico: Mario Fiandri, Vescovo Vicario Apostolico del Petén Città Flores, Petén, 7 agosto 2010