Laico a servizio della politica

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Laico a servizio della politica
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Conferenza (4), 23 Maggio 2014.
Il laico a servizio della politica.
Il tema della politica è sempre interessante. Le discussioni politiche non si fanno mai solo a livello
razionale, ma molto di più con il cuore, cioè le emozioni giocano una parte importante. Ragione e
cuore si rapportano a vicenda conrisultati spesso non ragionevoli. Propongo, in quest‟occasione, di
riflettere sulla politica reale e sulla politica come dovrebbe essere (desiderata). La fonte principale
sarà l‟insegnamento sociale cristiano, accompagnato da altri documenti che possono completare la
nostra riflessione: “La dottrina sociale è il punto di riferimento indispensabile per una formazione
cristiana - politica - completa”1 e “ha un‟evidente funzione di critica delle strutture della società”.2
Si tratta di “uno strumento utile per elaborare i programmi concreti e giudicare su quelli che
vengono offerti nel gioco della politica”.3
Riassunto storico.
Il significato classico di politica è legato apolis (politikόs) e indica “tutto ciò che si riferisce alla
città, e quindi cittadino, civile, pubblico, e anche socievole e sociale”.4 Va ad Aristotele5 il merito se
la “politica” si è, pian piano, tramandata fino ai nostri giorni, prendendo forme sempre più
organizzate, cioè “una trasposizione di significato dall‟insieme delle cose qualificate in un certo
modo (…) alla forma di sapere più o meno organizzato su questo stesso insieme di cose”.6 Nell‟età
moderna, il significato originario va “sostituito da altre espressioni come scienza dello Stato,
dottrina dello Stato, scienza politica, filosofia politica, ecc.,”.7 In altre parole, tutto ciò che ha
qualcosa a che fare con la polis. Un‟altra fonte definisce la politica come “l‟attività che si esplica
con l‟esercitare o il partecipare alla funzione direttiva della comunità oppure con il concorrere
comunque alla vita di questa comunità.”8Dal punto di vista storico teorico quindi il contenuto della
politica si evolve nel senso di una maggiore chiarezza, specificazione e completamento.9Comunque
sia, si può dire che, in principio,in ambedue i periodi la politica è intesa in qualche maniera
comeservizio alla comunità.10 Tale dimensione avrà i suoi alti e bassi nel corso dell‟esercizio della
politica, cosa di cui parleremo più avanti.
Inoltre, il servizio dei laici alla politica oggi deve tener conto che l‟aria che si respira è quella del
relativismo etico (dei principi!) che porta all‟etica della situazione. Questa, a sua volta, finisce in
1
Cf. Compendio, n. 528.
Cf. Bernal Sergio, “Società e strutture del peccato” in BASTIANEL Sergio, a cura di, Strutture del peccato.Una sfida
teologica e pastorale, Piemme 1989, p. 41.
3
Cf. BUTTIGLIONE Rocco, Il problema dei cattolici. Dottrina sociale e modernità, a cura di Pier Luigi Pollini, Piemme,
1993, p. 10. (D’ora in poi, sarà citato come BUTTIGLIONE, Il problema)
4
Cf. BOBBIO Norberto, MATTEUCCI Nicola e PASQUINO Gianfranco, diretto da,Dizionario di politica, Seconda edizione
interamente riveduta e ampliata, UTET, Torino 1983, p. 826, 827. (D’ora in poi sarà citata come DdP).
5
Cf. ARISTOTELE Politica, …
6
Cf. DdP, p. 827.
7
Ibid., 827.
8
Cf. CENTRO DI STUDI FILOSOFICI GALLARATE, Dizionario delle idee, G. C. Sansoni editore, Firenze 1977, p. 880s.
(D’ora in poi sarà citata come DI).
Riguardo alla politica nei tempi recenti è di notevole aiutoLessico sturziano (a cura di PARISI Antonio e CAPPELLANO
Massimo, Rubbettino 2013, p. 683ss.
9
Dal punto di vista pratico o applicativo è difficile parlare di evoluzione in senso positivo. In ogni caso, lo sviluppo non
è positivo lineare. Conosce i suoi alti e bassi.
10
Ciò non è da capire esclusivamente in senso personalista ed etico, ma anche insieme con gli elementi ideologici.
2
2
comportamenti egoisti, individualisti e menefreghisti. Ciascuno trova la “sua” morale, il suo
piacere, il suo compiacimento. In tale contesto, completamente privo di qualsiasi riferimento
all‟etica e alla morale cristiana, è più difficile capire come e in che modo la fede potrebbe giudicare
ed animare la politica.11
Pluridimensionalità della politica.
La politica ha a che fare con il potere, strutture, autorità, organizzazione, disciplina, comunità e
persona, diritti e doveri.12 Tutto ciò si esprime con la partecipazione e la condivisione e così essa
abbraccia sia la vita personale (dell‟individuo), sia sociale (della comunità). In altre parole, la
politica è una rete di relazioni reciproche tra personale e sociale, individuale e comunitario, e così
dovrebbe unire anziché separare gli esseri umani nella loro convivenza: farli amici e non nemici.
Purtroppo, la situazione attuale nelle nostre società sembra essere a favore dell‟esercizio negativo
della politica. In ogni caso, la politica abbraccia l‟intera attività quotidiana dell‟uomo lasciando il
segno della sua presenza. Il primo motivo a sostegno di tale ragionamento è che “la dimensione
politica (…) è strettamente collegata con la natura umana”.13 Per l‟uomo è naturale “fare politica”,
cioè prendersi cura del bene proprio e degli altri, tramite diverse forme di organizzazione. In fin dei
conti, l‟uomo è costretto a “fare politica” per pura ragione di sopravvivenza ordinata, a scopo di
autentica felicità. Attenti, la sopravvivenza in questo contesto non è fatica e sofferenza per “non
avere” a sufficienza. Al contrario! Si tratta di una sopravvivenza ordinata secondo la pienezza di un
”essere” che misura l‟”avere”. In altre parole, la dimensione orizzontale è in perfetta sintonia con la
dimensione verticale.
Benedetto XVI tradurrebbe questo ragionamento in termini di carità e verità.14La politica è il campo
privilegiato della pratica della carità nella verità. Tale applicazione si fonda sulla verità
antropologica che afferma la dignità della persona.15 Questi elementi, presi insieme, determinano la
natura, gli obiettivi e il fine dell‟impegno politico, avviandolo verso il perseguimento del bene
comune, in spirito di condivisione, responsabilità e solidarietà. Per i fedeli laici, quindi, “l‟impegno
politico è un‟espressione qualificata ed esigente dell‟impegno cristiano al servizio degli altri”.16In
conformità a questo, il Compendio, elenca gli orientamenti di maggiore importanza che devono
ispirare l‟azione politica dei laici cristiani.17
11
Cf. BUTTIGLIONE, Il problema, p. 10s.
Sono le parti integranti che fanno il mosaico che si chiama ‘politica’.
13
Cf. “La politica”, in Supplemento a La società, novembre/dicembre 2001, n. 43 (6), p. 1. Da non dimenticare che la
natura umana è di triplice carattere: razionale, sociale, religioso. Portiamo questa specificazione, però, solamente per
comprendere meglio la natura umana in se stessa, nella sua totalità. Nella realtà (prassi) viviamo tali specificazioni
come un’unica esperienza umana.
14
Mi riferisco all’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI, 29. 6. 2009. (D’ora in poi citata come CV).
15
Cf. DWYER A. Judith, editor, The New Dictionary of Catholic Social Thought, The Liturgical Press, Collegeville,
Minnesota, 1994, p. 745. (D’ora in poi citato come NDCST).
16
Cf. PAOLO VI, Octogesima adveniens, Lettera apostolica, n. 46. (D’ora in poi citata come OA).
17
Gli orientamenti sono: “il perseguimento del bene comune in uno spirito di servizio; lo sviluppo della giustizia con
un’attenzione particolare verso le situazioni di povertà e sofferenza; il rispetto dell’autonomia delle realtà terrene; il
principio di sussidiarietà; la promozione del dialogo e della pace nell’orizzonte della solidarietà” (Cf. Compendio, n.
565).
12
3
La “politica” dovere naturale.
Potrebbe sembrare un‟affermazione fuoriposto o, almeno, esagerata. Tuttavia, “fare politica” è parte
integrante della natura umana. L‟uomo, per naturam, è coinvolto nelle cosiddette vicende politiche
perché esse si esprimono come potere, autorità, forza, servizio pubblico, bene comune, bene della
persona al quale non sfugge nessuno. I cittadini, insomma, partecipano alla creazione e
all‟ordinamento della polis, della città. Perciò, ciascuno deve decidersi davanti alla politica. Si tratta
di una decisione che coinvolge tutta la persona, nella sua integrità corporea e spirituale. Ancora di
più, tale decisione dev‟essere presa ogni giorno dopo una preghiera perseverante e un attento
discernimento.
“Farepolitica” è qualcosa di naturale anche perché è naturale condividere, essere solidali. Così la
condivisione e la solidarietà perché parti integranti della natura dell‟uomo, stanno alla base della
partecipazione politica. “Fare politica” è quindi l‟espressione naturale della solidarietà e della
condivisione tra gli uomini. Insomma, fare la politica è naturale perché esprime la socialità
dell‟essere umano.18 Tale ragionamento è in perfetta sintonia con la Dottrina sociale della Chiesa.
La Pacem in terris, richiama l‟attenzione sul fatto che l‟organizzazione politica risponda a delle
esigenze insite nella stessa natura degli uomini.19 In altre parole, prendere parte attiva alla vita
pubblica è un‟esigenza della dignità della persona.20 D‟altronde l‟essere umano ha un bisogno
naturale di socialità, di comunione e di relazione che deve trovare la sua affermazione nella
partecipazione politica.
La “politica” dovere cristiano.
Ritengo logico il passaggio dalla partecipazione politica come dovere naturale alla partecipazione
politica come dovere cristiano perché essere cristiano presuppone essere uomo. In altre parole, il
cristianesimo porta alla perfezione l‟impegno umano, cioè, nel caso concreto, la partecipazione
responsabile alla vita politica. Ci sono molti elementi a favore di quest‟affermazione. Mi limito solo
al comandamento del Signore di andare nel mondo e ammaestrare tutte le genti. Ammaestrare, vuol
dire predicare e testimoniare la Buona Novella. Vuol dire vivere secondo i criteri evangelici in tutti
i campi della vita terrena e, così, anche nell‟impegno politico. A questo punto mi accontento solo di
indicare la Dottrina sociale della Chiesa, come tesoro inestimabile, che ci indica e ci spiega in che
cosa consistono la dimensione cristiana della politica, sia teorica sia pratica.21 Ricordo che la
partecipazione cristiana in politica deve essere ragionevole, il che in pratica evita sia
l‟atteggiamento “niente politica”, sia quello “troppo politica”.22 (Sarà uno degli argomenti per la
discussione!).
18
Ricordiamo chel’uomo viene definito come essere razionale, sociale e religioso. Si tratta quindi di caratteri fondanti
dell’uomo. Da tale punto di vista, “farepolitica” è l’espressione concreta dell’”essere sociale”. “Se Aristotele diceva che
‘l’uomo è un animale sociale’ e San Tommaso ribadiva che ‘il nome persona significa relazione’, la DSC non si stanca di
ripetere che “gli uomini sono consapevoli di non essere in grado, da soli, di costruire una vita pienamente umana e
avvertono la necessità di una comunità più ampia, nella quale tutti rechino quotidianamente il contributo delle
proprie capacità, allo scopo di raggiungere sempre meglio il bene comune” (GS, n. 74; Cf. Supplemento a La Società,
novembre/dicembre 2001, n. 43, p. 1). D’ora in poi citato come Supplemento.
19
Cf. PT, n. 32, 34.
20
Cf. PT, n. 44.
21
Tutti i documenti del Magistero sociale ci indicano i passi concreti della vita politica a modo cristiano.
22
Cf. Supplemento, p. 6.
4
Le insidie della politica.
Il primo erroreche si puòcompiere è cadere nella propria auto-sufficienza, oppure autoreferenzialità. In altre parole, vantarsi di essere perfetti, cioè negare la natura umana ferita dal
peccato originale che “comporta „la schiavitù sotto il dominio del diavolo‟”. “Ignorare” infatti “ che
l‟uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo dell‟educazione, della
politica, dell‟azione sociale e dei costumi.”23
Altro errore che spesso si commette entrando in politica consiste nella convinzione che si tratti di
una festa da ballo.Viene presa con superficialità, alla leggera e spesso con un piede fuori. Si
trascura che i soggetti della politica sono le persone e che lo scopo è il loro bene e la loro dignità
per cui l‟impegno non conosce stanchezza, improvvisazione e parzialità.
Il successivo errore che si può compierenell‟impegno politico, è quello di sottovalutare la situazione
reale dei soggetti della politica. Questa non si riduce ai momenti delle acclamazioni elettorali,
quando gli elettori agiscono sull‟onda del delirio di massa, del successo (o insuccesso) e non
mostrano la loro natura vera, cioè di peccatori. Da non dimenticare che “le conseguenze del peccato
originale e di tutti i peccati personali degli uomini conferiscono al mondo nel suo insieme una
condizione peccaminosa”provieneuna ‟influenza negativa sulle persone dalle situazioni comunitarie
e dalle strutture sociali che sono frutto dei peccati degli uomini”.24Se uno non crede e non accetta il
peccato originale e le sue conseguenze, non è capace di spiegare, in modo serio, il male che gli
uomini fanno. “La drammatica condizione del mondo che „giace‟ tutto „sotto il potere del maligno‟
fa della vita dell‟uomo una lotta.”25
Detto questo, possiamo capire meglio la richiesta di una partecipazione responsabile da parte dei
fedeli laici in campo politico. Abbandonato a se stesso, o affidandosi alle sole forze proprie e
dell‟intelligenza umana, il fedele laico non raggiungerebbe mai il fine della politica, cioè
impegnarsi per il bene comune in solidarietà, verità e carità. Quanto più è vicino a Dio, vivendo
secondo i Suoi comandamenti, tanto piùrenderà la politica a misura di uomo:
impegnandosi,(oppure: spendendosi), per un “mondo certamente posto sotto la schiavitù del
peccato, ma dal Cristo crocefisso e risorto, con la sconfitta del Maligno, liberato e destinato,
secondo il proposito divino, a trasformarsi e a giungere al suo compimento”.26
Dobbiamo, perciò, ritrovare il nostro volto originale che, col tempo, abbiamo sfigurato e snaturato.
Bisogna uscire dalle nostre tombe costruite di orgoglio, vendetta, avidità, dominio sugli altri. Una
delle tante tentazioni che incontra un individuo coinvolto nell‟attività politica è di vivere una doppia
23
Cf. CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, LEV, 1992, n. 407. (D’ora in poi citato come CdCC).
Ibid. n. 408.
25
Ibid. n. 409. Il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo afferma: “Tutta intera la storia è infatti pervasa da una lotta
tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta incominciata fin dall’origine del mondo, che durerà, come dice il
Signore, fino all’ultimo giorno. Inserito in questa battaglia, l’uomo deve combattere senza soste per poter restare
unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l’aiuto della grazia di Dio”
Cf. GS 37).
26
Cf. GS, n. 2.
24
5
vita: privata-personale e pubblica-politica spesso difesa e promossa da diversi raggruppamenti
pubblici.27
Un altro errore cui un politico è esposto e in cui può cadere è l’ottusità politica, cioè chiudersi
davanti alla verità conosciuta. Questo errore è il frutto di quello precedente. L‟uomo politico, infatti,
chiudendosi ripetutamente alla voce della coscienza, la soffoca e segue la voce del suo io, dei suoi
desideri, dell‟”avere”, diventando l‟essere sempre più inconsistente. L‟uomo politico, così, perde il
senso della realtà che lo circonda, oppure non s‟impegna per il bene di coloro che l‟hanno eletto, ma
esercita il potere a proprio vantaggio. Non sente le grida dei poveri, la disperazione dei senza tetto,
dei senza lavoro. Sono solo le voci dissonanti e “normali” della società moderna che non toccano il
suo cuore e la sua coscienza.28
Ancora un altro errore, che spesso commettono gli uomini in politica, è quello di „sentirsi liberi‟ di
dire e di fare. È vero che “l‟esercizio della libertà è un‟esigenza inseparabile dalla dignità dell‟uomo
(…) ma l‟esercizio della libertà non implica il supposto diritto di dire e di fare qualsiasi cosa”. 29I
politici spesso dimenticano che la propria libertà è limitata dalla responsabilità che tiene conto della
libertàaltrui.
La ideologizzazione della vocazione politica è un altro errore che spesso commettono i
politici.Errore molto comune negli ordinamenti democratici. Che cosa è questa trappola e come
evitarla? Ideologizzare la politica significa indirizzarla versofini ideologici estranei alla sua natura.
Così, invece che essere a servizio del bene della persona, la politica si trasforma in sottomissione
dell‟ideologia che soffoca la libertà umana.30Formalmente, tale processo si realizza nella
‟appartenenza ad un certo partito politico. Non che l‟esistenza di questa forma politica sia di per sé
sbagliata, ma nella prassi, di solito, segue un programma e una politica che, appunto, è di partito.
Ciò vuol dire che i membri di un determinato partito devono seguire la sua ideologiae il suo
programma.31
A questo elenco di errori si aggiunga l‟auto-referenzialità personale e politica che spesso si
trasforma in narcisismo politico. L‟impegno politico è centrato e si esaurisce tra due poli, io e il
partito che, a loro modo, diventano l‟alfa e l‟omega della mia esistenza e dell‟attività socio-politica.
Questo scostarsi dalla retta via creamostri politici, cioèdittatori di ogni tipo e genere.32
27
Siamo testimoni della profonda crisi della politica proprio a causa dell’ipocrisia, cioè la separazione del
comportamento privato da quello pubblico. Così abbiamo coniugato disonestà personale e “onestà pubblica”,
dimenticando che la prima producecorruzione nella seconda.
28
L’ottusità politica impedisce a un fedele laico “di scoprire, di ideare mezzi per permeare delle esigenze della dottrina
e della vita cristiana le realtà sociali, politiche ed economiche” (Cf. CdCC, n. 899).
29
Cf. CdCC, n. 1747.
30
“Quando per politica si intendequalcosa di assoluto, capace di organizzare ogni piega della vita sociale, portatrice di
una verità totalmente liberante, allora essa si trasforma in ideologia. L’ideologia è la politica che ritiene di essere
autosufficiente, che pensa di esprimere per intero la verità, che pretende di valere per il tutto. Allora essa schiaccia
l’uomo, rifiuta il metodo della libertà, dà vita a una “dittatura degli spiriti” (OA 25), fa della sua verità un idolo,
determina chi è uomo e chi non lo è, chi ha diritto di vivere e chi no.” (Cf. Supplemento, p. 6).
31
In teoria, si dice che il programma di un certo partito politico deve sempre perseguire il bene comune, cioè aperto
alla collaborazione con le altre forze politiche e sociali e, sempre, nell’interesse di tutti. Nella prassi è, esattamente,
opposto. Si chiude in se stesso e promuove i propri interessi.
32
Basta osservare la storia dei regimi politici totalitari, l’ambito naturale della vita dei dittatori, che hanno generato
mostri come Stalin, MaoTseTung, Pinochet, Hitler, Tito, Ceausescu, ecc., per elencarne soltanto alcuni. La storia ne
6
Neppure è da sottovalutare la tentazione di pretendere autorità in base al potere ottenuto.
Ricordiamoci che il fondamento dell‟autorità (del potere!) è la coerenza della vita, l‟armonia tra
parole e comportamenti. Solo se c‟è questo le leggi promulgate dalle istituzioni (dall‟autorità)
avranno un impatto positivo sulla vita dei cittadini nella società. In caso contrario, le istituzioni si
devono richiamare e appoggiare al puro potere (con la forza) che raramente portaordine e
obbedienza alle leggi, ma incita ai disordini e al rifiuto dei cittadini di partecipare alla vita
pubblica.33
Il matrimonio con il potere economico-finanziario è una ulteriore trappola per il politico e
particolarmente attuale nel nostro tempo. In via ordinaria, il potere politico è sovrapposto a quello
economico-finanziario perché si occupa del bene comune. L‟uomo politico, nel suo esercizio del
dovere pubblico, non dev‟essere condizionato dall‟arbitrarietà e dell‟arroganza del potere
economico-finanziariao. Nel caso in cui ciò si realizzi, la politica (governo, parlamento) diventa la
longa manus degli interessi esclusivamente economici di gruppi privilegiati, tradendo così la sua
ragione di essere. In altre parole, parliamo di uomini politici corrotti che, perché tali, non cercano
più il bene della persona, cioè il bene comune.34
Aggiungiamo a questo elenco una tentazione, tanto insidiosa quanto pericolosa, che mette a dura
prova gli uomini politici nei regimi democratici.35 Si tratta di imporre la politica (le decisioni
politiche) alle leggi naturali seguendo l‟imperativo: tutto ciò che è democratico, (forse si potrebbe
aggiungere: perché ottiene il maggiore consenso), è bene (giusto). La politica, perché tale, (forse,
meglio: in questo caso), pretende di giudicare e di decidere sulle questioni etiche, morali, religiose.
È bene ricordare che la dignità di ogni persona non dev‟essere mai usata a fini politici. Non è
lecito“farepolitica” abusando degli altri. Ciò è ancor più grave se viene giustificato con argomenti
religiosi. Mai usare la religione per promuovere una politica contraria alla „creazione ad immagine
di Dio‟.
L’impegno politico come sfida eticae morale.36
Prima di passare all‟argomento del titolo, vorrei richiamare l‟attenzione sui seguenti fatti, già in
parte menzionati. È evidente37 che abbiamo bisogno della politica e che essa hagrande valore nella
conosce molti di più. Si tratta di regimi “la cui natura è contraria alla legge naturale, all’ordine pubblico e ai
fondamentali diritti delle persone” che “non possono realizzare il bene comune delle nazioni alle quali si sono imposti”
(Cf. CdCC, n. 1901b).
33
Cf. CdCC, n. 1897.
34
Oggi, più che mai, la politica (uomini politici) si trova in stato di servilismo nei confronti del potere economicofinanziario. Quest’ultimo si serve della strategia del corrompere, dopo di che, la compra-vendita è facile. La politica
diventa così la maschera di se stessa, poggiata sulla sabbia e non sulla roccia (della persona) (Cf. GS 74).
35
Il regime democratico, oppure solo l’aggettivo democratico, ha perso molto dalla sua idea originaria che pone al
centro il popolo come fonte del potere: è il popolo stesso che governa per il suo bene, per il bene comune. Certo, ciò
non va preso alla lettera perché fisicamente impossibile. Si realizza, più o meno, in modo rappresentativo. Questo è
comprensibile e necessario. Il problema, comunque, si pone quando i partecipanti attivi e i rappresentanti, cioè i
partiti, promuovono i loro fini e nel nome della politica si contrappongono al bene comune della persona e delle
persone, cioè dei cittadini. Spesso gli interessi dei partiti sono contrari ai principi etici che, così, prima vengono ridotti
a ‘merce politica’ e successivamente trattati come qualsiasi altra “roba”.
36
Con l’uso di due aggettivi etica e morale, si desidera porre in evidenza la necessità di una conoscenza teorica dei
principi etici (etica) e, allo stesso tempo, tradurli nel comportamento personale e sociale (morale).
37
La Dottrina sociale della Chiesa afferma tale atteggiamento. Tutte le encicliche sociali, con La Gaudiom et spes (del
Concilio Vaticano II), dedicanoattenzione particolare alla questione politica, inserendola in un più ampio contesto, cioè
umano e cristiano.
7
soluzione dei problemi sociali perché “larga e inglobante”.38 Allo stesso tempo, essa ha i suoi limiti
e perciò da sola non può rispondere a tutte le sfide dell‟uomo. L‟impegno e l‟azione politica devono
essere sempre purificati, rafforzati e guidati dai principi evangelici. Senza di ciò, la politica si
trasforma facilmente in ideologia, nel senso di sistema chiuso, esclusivo e totalitario.39 Infine, è “il
Vangelo che ricorda alla politica il suo valore e servizio dell‟uomo e nello stesso tempo le ricorda i
suoi limiti ed è quindi il miglior antidoto ad ogni assolutismo politico e ad ogni totalitarismo”.40
Detto questo, passiamo all‟argomento del titolo. La Chiesa ci insegna che la politica è una
vocazione nobile con i suoi doveri e diritti. Non è quindi un divertimento o affare privato a proprio
vantaggio. “La politica”, infatti,“non è una serie di diritti e di privilegi intoccabili, la politica è
piuttosto un insieme di doveri e di responsabilità.”41La nobiltà della politica va sempre
accompagnata con “i compiti della responsabilità nelle istituzioni sociali e politiche”. Tali compiti
“esigono un impegno severo e articolato, che sappia evidenziare (…) l’assoluta necessità di una
qualificazione morale della vita sociale e politica”.42In altre parole, “fare politica” dev‟essere
conforme ai principi etici e alle norme morali perché “un‟attenzione inadeguata verso la dimensione
morale conduce alla disumanizzazione della vita associata e delle istituzioni sociali e politiche,
consolidando le „strutture del peccato‟”.43
In tale prospettiva, va rifiutata la posizione secondo la quale la politica non ha niente a che fare con
la religione, anzi deve evitarla. Al contrario, “vivere ed agire politicamente in conformità alla
propria coscienza non è un succube adagiarsi su posizioni estranee all‟impegno politico o su una
forma di confessionalismo, ma l‟espressione con cui i cristiani offrono il loro coerente apporto
perché attraverso la politica si instauri un ordinamento più giusto e coerente con la dignità della
persona umana”.44 I cristiani laici devono essere tenaci nella loro vocazione, particolarmente nella
politica, in spirito evangelico quale “sale della terra” e “ luce del mondo”.45
Alla luce di tale ragionamento, la politica non èfine a se stessa; non è senza limiti perché, appunto, i
fini stessi la limitano. Inoltre, la persona stessa è il fondamento e il limite della politica che
dev‟essere al servizio della persona e mai viceversa. Al contrario “la politica che si autofonda
diventa ideologia” come abbiamo già menzionato in precedenza.46
38
Cf. OA, n. 46.
“Ideologia” qui è intesa in senso negativo e come tale ostacola sia la partecipazione politica leale, sia l’impegno
sincero per il bene comune. Al contrario, potrebbe essere accettabile se con “ideologia” si intendessero idee diverse e
positive riguardo all’impegno di bene comune. In tal caso si tratterebbe di un sistema aperto e non esclusivo. Mi
domando se ciò è possibile nei sistemi attuali?
40
Cf. Supplemento, p. 5.
41
Cf. Di Eugenio Pierino, “Le qualità del buon politico” in L’Eco di San Gabriele, Marzo 2014, n.3, p. 3.
Quando dico in principio, intendo rilevare l’intenzione e l’idea stessa di politica. In altre parole, ancora non ho preso in
considerazione i suoi abusi nella prassi.
42
Cf. Compendio, n. 566.
43
Cf. Ibid. n. 566. Per le “strutture del peccato” cf. SRS 36; BASTIANEL Sergio, a cura di, Strutture del peccato. Una sfida
teologica e pastorale, Piemme, 1989, pp. 15 – 38.
44
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il
comportamento dei cattolici nella vita politica (24 novembre 2002), 6, LEV, Città del Vaticano 2002, p. 13. (Citato
anche nel Compendio, n. 566, nota 1185).
45
Per il “comportamento cristiano” nella politica o in genere nella vita umana, vedi i discori/omelie mattutine di Papa
Francesco a Santa Marta pubblicati nell’Osservatore Romano.
46
Cf. Supplemento, p. 5.
39
8
Per finire
Abbiamo parlato tanto bene della politica, della necessità di partecipare responsabilmente alla vita
pubblica. Suppongo che sappiamo quello che dobbiamo fare e come lo dobbiamo. Tuttavia, di
fronte alla situazione attuale della società mi viene un forte dubbio: veramente vogliamo
cambiare, impegnarci sul serio nella vita pubblica e creare la società a misura di uomo? Vogliamo
effettivamente cambiare il sistema attuale o ci accontentiamo di ripetere solo „buone‟ intenzioni?
Insomma, vogliamo essere uomini e donne cristiani autentici o no? Forse ci accontentiamo di
perpetuare lo status quo?