Scheda tecnica - Progetto “La Gare”

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Scheda tecnica - Progetto “La Gare”
Montagne russe
di Eric Assous
con Rossella Rapisarda, Antonio Rosti
regia Fabrizio Visconti
scene Marco Muzzolon
costumi Mirella Salvischiani
disegno luci Fabrizio Visconti
musiche originali Marco Pagani
un progetto La Gare
produzione Eccentrici Dadarò
coproduzione Arterie C.I.R.T.
Lo spettacolo
Un uomo e una donna. Un bar a fine giornata e poi un appartamento. Un copione
apparentemente già scritto, eppure, minuto dopo minuto, via via più inaspettato
e imprevedibile.
Una sfida, un gioco delle parti; ma di quale gioco si sta parlando? E quali carte sono davvero
scoperte? Un intreccio di strategie raffinate e crudeli e, allo stesso tempo, un grande vuoto
da colmare.
Un faccia a faccia da vivere molto da vicino, come spettatori che guardano nella finestra
di un dirimpettaio di casa, quasi seduti sul divano di quell’appartamento che non è il proprio,
eppure, in qualche modo, potrebbe anche esserlo.
Il progetto apre una nuova sfida nel percorso artistico de La Gare e vuole segnare un altro
importante passo nel nostro quotidiano guardare e raccontare il mondo che abitiamo,
questa volta confrontandosi con un grande testo di drammaturgia contemporanea.
Eric Assous (francese di origine turche) è ormai un caso in Francia. Ha, infatti, raccolto
negli anni riconoscimenti di prestigio assoluto: ricordiamo nel 2010 e 2015 il Premio Molière
e nel 2014 il Gran Premio per il Teatro dell’Académie Francaise per il complesso
della sua opera. In Italia, al contrario, è ancora assai poco rappresentato, a differenza
di molti suoi colleghi di origine anglosassone. Raccogliamo questa sfida come uno stimolo
verso la scoperta di un nuovo grande autore, che merita un’attenzione finora da noi
non incontrata.
In particolare in “Montagne Russe” (il cui debutto è stato segnato dall’interpretazione
di Alain Delon e Astrid Veillon nel 2004), Assous riesce a veicolare, attraverso una commedia
all’apparenza godibilissima per ritmo e capacità inventiva, una tagliente riflessione sul tema
dei rapporti familiari e sul valore della responsabilità nei confronti degli altri.
La costruzione drammaturgica vive su una tensione dialogica fortissima e a tratti esilarante
nello svelare le piccole maschere che ognuno di noi si costruisce per ottenere
una compensazione alla propria solitudine, o anche solo alla percezione del tempo
che passa, da sempre oggetto di conflitto per l’essere umano e sempre di più in una società
votata all’efficienza e alla competitività. La dinamica implacabile che impronta il rapporto
tra i due personaggi per tutto l’arco del testo viene ribaltata nel finale, in cui si svela il segreto
che lega i due protagonisti, ovvero un legame interrotto padre/figlia che l’azione
della protagonista è venuta a ricomporre.
Proprio questo doppio livello, brillante in superficie e drammatico nel sottotesto, ci fornisce
una chiave di gioco eccezionale per alternare registri diversi di messinscena, seminando
lungo il percorso indizi mai svelati della grande svolta che attende lo spettatore nel finale
dell’opera.
Il gioco scenico prevede una sorta di movimento cinematografico dello sguardo, che passerà
dalla dinamica apparente del rapporto tra i personaggi, allo sviluppo di un percorso interno
degli stessi, attraverso un semplicissimo diaframma visivo e interpretativo.
La scena si propone come un set domestico, in cui i protagonisti recitano il loro ruolo
di facciata, sospendendo, tuttavia, questa messinscena nei momenti in cui lo sguardo
si sposta all’interno degli stessi, o si allarga a una dimensione più ampia, come ad inserire
la loro vicenda particolare nel più ampio fluire della vita dell’umanità contemporanea.
Il suono e le luci del mondo esterno sono quindi presenti per tutto il tempo
dello spettacolo, in lontananza più o meno marcata, a violare questo “interno casa”,
così da inserire questa vicenda particolare in un contesto reale più ampio, ancora una volta
a suggerire l’assoluta “normalità” di questa vicenda dei giorni nostri.
Lo stile recitativo, più cinematografico che teatrale, meno portato e più attraversato,
consente, da un lato, di godere delle sfumature ritmiche del dialogo, dall’altro di entrare
nel dettaglio dell’emotività dei personaggi, avvicinandoli allo spettatore, pur senza
pretendere un naturalismo fittizio che proprio il gioco scenico svelato permette di allontanare,
conservando la qualità esemplare della vicenda.
Nuova produzione per la Stagione 2016/17.
Scheda tecnica
laGare
Via Ascanio Sforza, 57
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T +39 347 5782406 (Roberto Bordogna)
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