Finanza verde e Green Jobs - Fondazione culturale responsabilità

Transcript

Finanza verde e Green Jobs - Fondazione culturale responsabilità
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
CAPIRE LA FINANZA
Finanza verde e Green Jobs
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Indice
Introduzione
1. Cosa sono i Green Jobs
Box Quali sono i lavoro davvero verdi?
1.1 Le cifre sui Green Jobs
1.2 Altre stime sui lavori verdi
Box La finanza verde
2. Come intraprendere lavori verdi
2.1 La formazione
Box I corsi nella rete
Testo a cura di
Sabina Siniscalchi
Fondazione Culturale
Responsabilità Etica
Emanuele Isonio
e
Corrado Fontana
Valori
Editing
Irene Palmisano
Fondazione Culturale
Responsabilità Etica
Foto in copertina:
Seminatrici per caso
di Giuseppe Aliprandi Concorso fotografico
Valori -2010
Box Il contributo delle associazioni di categoria: il
caso del CNA
Box Come trovare lavori verdi
2.2 Alcuni esempi
3. Gjusti: i risultati dell’indagine dell’Università Bicocca di Milano
3.1 Il parere dei docenti
Box Il parere dell’esperto: intervista ad Ermete Realacci
Appendice
Bibliografia
Testi chiusi Ottobre 2013
2
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Introduzione
Negli ultimi tre anni, la Fondazione Culturale Responsabilità Etica
ha promosso, con il sostegno economico della Fondazione Cariplo e
la collaborazione della Fondazione Roberto Franceschi di Milano,
due progetti intitolati Gjusti: green jobs, università, scuole, territorio, imprese.
I progetti, che sono stati realizzati con l’apporto dei Git (Gruppi
di iniziativa territoriale di Banca
Etica, ovvero gruppi territoriali di
soci volontari della Banca) di Milano e Milano Est, si sono articolati
in corsi di formazione e iniziative
di sensibilizzazione, centrati sul
tema dei Green Jobs, con l’obiettivo di dare un contributo, piccolo
ma concreto, alle conseguenze che
la crisi economica sta producendo
sull’occupazione, sull’ambiente e
sui territori.
Secondo il Fondo monetario internazionale
(Fmi) a causa della crisi sono stati soppressi
oltre 30 milioni di posti di lavoro. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha
dichiarato che i disoccupati a livello globale
sono diventati 197 milioni nel febbraio 2013
e che saranno 210,6 milioni tra cinque anni.
Oltre 26,3 milioni di questi sono europei:
10,2 milioni in più rispetto al 2008, con un
peggioramento della situazione dell’occupazione che, dopo aver segnato una pausa nel
2010-2011, ha registrato una accelerazione
nel 2012. Molti di coloro che hanno perso il
lavoro sono giovani: la disoccupazione giovanile aumenta più velocemente di quella degli
adulti, toccando in Italia nel 2013 una soglia
vicina al 40% contro il 20% del 2008.
Sul fronte ambientale vediamo che, a causa
Metadistretto regionale della Bioedilizia in Veneto, Fonte: Valori,
Speciale “Lavori verdi”, maggio 2013
della crisi, gli interventi per tutelare e promuovere l’ambiente vengono sospesi o ridotti
e anche le manovre economiche dei Governi
italiani degli ultimi anni hanno comportato
pesanti tagli alla spesa per l’ambiente.
I Green Jobs rappresentano una concreta via
d’uscita dalla crisi, che coniuga l’incremento
dell’occupazione con la tutela dell’ambiente. I
“lavori verdi” abbracciano una vasta gamma
di profili professionali, comprendendo nuovi
tipi di professioni, ma anche il riadattamento
delle attività tradizionali; le loro potenzialità
riguardano l’intera forza lavoro: operai, artigiani, imprenditori, tecnici, manager.
La sfida sta nel fornire ai lavoratori, in particolare ai giovani, le nuove competenze che
consentano loro di inserirsi in modo attivo
nel mercato del lavoro e contribuire in prima
persona a uno sviluppo economico ecologicamente sostenibile e socialmente inclusivo.
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
3
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Il valore strategico dei due fattori,
lavoro e ambiente, viene evidenziato dal Rapporto “Green Jobs: toward decent work in a sustainable
low carbon world”, redatto da due
agenzie delle Nazioni Unite, l’OIL e
l’UNEP (Programma delle Nazioni
Unite per l’Ambiente).
Questo Rapporto, così come quelli che gli sono succeduti sul tema,
analizza gli sbocchi di occupazione verde nell’agricoltura, nell’industria, nei servizi, nella Pubblica
Amministrazione, confermando
che, nonostante la crisi, si stanno aprendo spazi in molti settori:
dall’approvvigionamento energetico all’edilizia, dall’agricoltura ai
trasporti.
Le opportunità di sviluppo derivanti dall’economia verde sono confermate
anche dall’andamento degli investimenti nel
settore: il mercato globale di prodotti e servizi per l’ambiente è destinato a raddoppiare, passando dagli attuali 1.370 miliardi di
dollari l’anno a 2.740 miliardi entro il 2020.
In Germania l’investimento in tecnologie ambientali è quadruplicato e toccherà il 16% del
totale della produzione industriale nel 2030,
con un’occupazione che supererà quella delle grandi industrie delle macchine utensili e
dell’auto.
Un ulteriore indicatore è dato dai flussi di
venture capital: negli Stati Uniti le tecnologie
pulite rappresentano il terzo maggiore settore e in Cina tali investimenti sono più che
raddoppiati, toccando il 19% del totale.
Il tema dei Green Jobs è relativamente nuovo nel dibattito internazionale e pressoché
inedito nel panorama italiano
Eppure i lavori verdi coinvolgono vari aspet-
4
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
Progetto “Adotta un pannello”, Inzago (Milano), Fonte: Valori,
Speciale “Lavori verdi”, maggio 2013
ti della sfera economica e sociale e toccano le
decisioni pubbliche e le scelte private. I green
jobs riguardano il diritto al lavoro su cui si
fonda la nostra Costituzione, non un lavoro a
tutti i costi, ma il diritto a un decent work (secondo la definizione dell’OIL),un lavoro tutelato, accompagnato da diritti, che tenga conto
dell’impatto ambientale.
Attengono a una migliore e più moderna
formazione, degli occupati e di chi è in cerca
di lavoro. Per questo è fondamentale il ruolo
della scuola e dell’università.
Hanno bisogno del contributo attivo delle
imprese che scelgono di comportarsi con una
vera responsabilità sociale e ambientale.
Interpellano le istituzioni pubbliche, in particolare quelle territoriali, che possono favorire l’occupazione verde attraverso sportelli,
incentivi e un quadro politico favorevole.
Infine i green jobs attengono alla democrazia, alla volontà e alla mobilitazione dei cittadini che confidano in un cambiamento.
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
1. Cosa sono i Green Jobs
Il concetto di Green Jobs incarna un modello
economico e sociale che preserva l’ambiente
per le generazioni presenti e future e che, nel
contempo, è più equo e inclusivo per tutti i
cittadini.
E’ implicito che tale modello va declinato secondo le diverse realtà economiche, produttive e territoriali.
Sia gli studi delle istituzioni comunitarie sia
quelli delle Nazioni Unite, offrono un contributo di analisi e di riflessione, ma spetta alle
comunità, al mondo scientifico, agli attori
economici e ai decisori politici, a seconda dei
diversi livelli di responsabilità, dare concretezza all’approccio Green Jobs.
Il passaggio a un’economia sostenibile non è
solo una necessità ecologica, ma deve far parte della strategia per il futuro di un paese e di
un territorio.
Il successo del passaggio dipende in gran
parte dall’accettazione dei cittadini, che può
essere ottenuta solo se si mostrerà loro che
le strategie per la transizione verso un’economia sostenibile sono socialmente eque e a
lungo termine porteranno a tassi di occupazione più elevati, migliori condizioni di lavoro
e una rafforzata sicurezza sociale. L’obiettivo
di una nuova economia deve essere la sostenibilità sociale ed ecologica; sotto questo profilo
una transizione socialmente equa costituisce
il fondamento di una siffatta strategia.
La decisione del Consiglio europeo per una
“Strategia dell’Unione Europea per lo sviluppo sostenibile” 1 afferma che i “lavori verdi”
non sono limitati ai settori dell’occupazione collegati direttamente alla protezione
1
Sintesi della legislazione europea sulle politiche di sviluppo sostenibile http://europa.eu/legislation_summaries/environment/sustainable_development/index_it.htm
Quali lavori sono davvero verdi?
Per la Commissione europea sono green jobs “tutti gli impieghi che dipendono dall’ambiente o sono
stati creati, sostituiti o ridefiniti (in termini di set di
abilità e metodi lavorativi) durante la transizione a
un’economia a minore impatto”. Il Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) definisce lavori verdi “le professioni nell’agricoltura, manifattura,
installazione e manutenzione, così come nelle attività tecniche e scientifiche, amministrative e relative
ai servizi che contribuiscono in modo sostanziale a
mantenere o ripristinare la qualità ambientale. Tra
di esse: i lavori per la protezione degli ecosistemi e
della biodiversità; riduzione del consumo di acqua,
energia e materiali, attraverso l’alta efficienza; riduzione del consumo di carbonio in ambito produttivo
e minimizzazione di ogni forma di rifiuto e inquinamento”. vedi tabella in appendice.
dell’ambiente, ma riguardano tutti i lavori
che contribuiscono alla transizione verso
un’economia sostenibile, favorendo il risparmio energetico, l’utilizzo di energie rinnovabili, il risparmio di risorse naturali, la conservazione e il ripristino dell’ecosistema e della
diversità biologica, prevenendo al contempo
la produzione di rifiuti e l’inquinamento atmosferico.
Sulla base di questa definizione tutti i settori
e tutti i livelli professionali sono fortemente
interessati dal passaggio a una maggiore sostenibilità. Ciò porta in generale a una diversa analisi delle esigenze di formazione e
riqualificazione e alla necessità di una formazione ecologica in tutti i campi della conoscenza e dell’apprendimento.
Sotto questo profilo risulta illuminante lo
studio intitolato New skills for new jobs:
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
5
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
action now 2, realizzato dalla Commissione
Europea con l’obiettivo di “costruire ponti
più solidi tra il mondo dell’educazione e della formazione e quello del lavoro”; in esso si
afferma che i lavori necessari a un sistema
economico e produttivo a bassa emissione
richiederanno un pacchetto di conoscenze
e abilità molto eterogeneo. L’attenzione alle
questioni ambientali deve, dunque, diventare una componente chiave di tutti i processi
formativi rivolti ai lavoratori di oggi e di domani, così come ogni “luogo di lavoro e ogni
professione deve diventare più verde”.
Lo studio individua come fattore di successo
della strategia di Lisbona la presenza di lavoratori qualificati sotto il profilo ambientale
e l’attenzione alla dimensione ambientale in
tutti i percorsi curriculari, a tutti i livelli di
educazione e di formazione.
Un ulteriore sbocco positivo dei Green Jobs
deriva dal fatto che essi possono rappresentare una risposta concreta alla disoccupazione
giovanile che nel nostro paese è particolarmente acuta e aumenta più velocemente del
tasso totale di disoccupazione. È quanto emerge dai dati diffusi recentemente da Eurostat,
ricavati da un rapporto focalizzato sull’impatto che la crisi economica internazionale
ha avuto sulla disoccupazione nell’Unione
Europea Sharp increase in unemployment
in the EU 3 dal quale si nota che l’Italia è, nella UE, il paese dove il differenziale tra disoccupazione adulta e giovanile è più marcato,
2
New Skillsf or New Jobs: Action Now. A report
by the Expert Group on New Skills for New Jobs
prepared for the European Commission, 2010.
3
Sharp increase in unemployment in the EU,
di Remko Hijman, Popolation ans Social Condition,
Eurostat - Statistic in Focus 53/2009 http://epp.eurostat.
ec.europa.eu/cache/ITY_OFFPUB/KS-SF-09-053/EN/KSSF-09-053-EN.PDF
6
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
quest’ultima tocca ormai il 24,9%, arrivando
al 29% per le giovani donne, con età compresa tra i 16 e i 24 anni.
Il settore nel quale le opportunità occupazionali sono state maggiormente valutate e
quantificate sia a livello europeo che italiano
è quello della produzione e distribuzione di
energie rinnovabili.
Secondo una recente ricerca di IRES, Lotta
ai cambiamenti climatici e fonti rinnovabili: gli investimenti, le ricadute occupazionali, le nuove professionalità 4, il settore
delle fonti rinnovabili determina una crescente domanda specialistica e la necessità
di un costante adattamento dei set di competenze sul piano tecnico; ma, al contempo, la
natura stessa di queste tecnologie induce, per
altri versi, ad acquisire valori e sensibilità di
carattere più sistemico e trasversale, che contraddistinguono i vari profili professionali
che operano nel campo delle energie rinnovabili e che si possono sintetizzare in:
a) una “visione sistemica”: la capacità di capire il sistema Fer (Fonti energie rinnovabili)
nel suo complesso, dal quadro normativo a
quello tecnologico;
b) una “visione socio-relazionale”: la capacità di relazionarsi e comunicare efficacemente
con i vari attori coinvolti nei processi di sviluppo delle energie rinnovabili con i quali si
è chiamati a confrontarsi (le comunità locali,
gli stakeholders, le autorità locali, il cliente),
sviluppando abilità relazionali, comunicative
e cognitive;
4
Verso la Green Economy. Lotta ai cambiamenti climatici e fonti rinnovabili: gli investimenti,
le ricadute occupazionali, le nuove professionalità, a
cura di IRES, Rapporto di Ricerca - Bozza N. 04/2010
http://www.ires.it/files/Rapp_IRESFONTI%20
RINNOVABILI_23mar2010.pdf
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
c) una “visione innovativa”: la capacità di
leggere l’innovazione a partire da quella
tecnologica e di cogliere la dinamicità di un
settore sempre incline al cambiamento, attraverso una vera e propria apertura mentale
verso nuove idee e processi.
1.1 Le cifre sui Green Jobs
Quando si parla di lavori verdi la mente è
naturalmente proiettata al futuro. Ma considerarli solo un’opportunità per gli anni a
venire, sarebbe un errore enorme. Per due
LEGENDA DELLA MAPPA
motivi: perché se non si investono adeguate
risorse fin d’ora si rischia di perdere un treno
fondamentale per la crescita futura del nostro
Paese. E perché già oggi le imprese che hanno
scommesso sul successo della green economy
stanno mostrando performance migliori delle imprese tradizionali.
Non è quindi un caso se il numero di ecooccupati stia crescendo a tassi promettenti.
Qualche dato interessante lo fornisce il tradizionale Rapporto Italia di Eurispes: dal 1993
al 2008 il numero di green jobs è aumentato del 41%, passando da 264 mila a oltre 372
43%-60%
35%-42%
28%-34%
6%-27%
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
7
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Tabella 1. Occupazione potenziale (lorda e netta) in Italia al 2020 negli scenari più ottimistici
Occupazione
EmployRES Nemesis Eolico
Fotovoltaico
Biomasse
32.000
35.000
91.000
Complessiva
lorda
Complessiva netta (*)
Per Occupazione
(*)
210. 000
97.500
Astra
67.500
mila unità. Numeri importanti, che vedono le
piccole e medie imprese sugli scudi. Secondo
un’indagine di Eurobarometro del 2012 (vedi
mappa), le Pmi (piccole e medie imprese) tricolori che hanno tra i loro dipendenti almeno
una figura professionale “verde” sono il 51%
del totale. Dato ben più alto della media europea (ferma al 37%).
Più approfonditi i dati sull’occupazione verde nelle fonti rinnovabili, valutata dai tecnici
della Commissione Ue e dell’Enea in 100 mila
unità (circa 4.400 impiegati diretti nell’eolico,
5.700 nel fotovoltaico, 25 mila nelle biomasse
e i restanti divisi tra geotermico, solare, mini
idrico e occupati indiretti).
Ma i risultati conseguiti finora non sono
niente rispetto a quanto gli analisti si attendono per i prossimi anni. Districarsi tra le stime,
gli studi e le previsioni è compito assai arduo
(basta vedere quanto si discostano le varie
analisi sul settore rinnovabili per rendersene
conto, vedi tabella).
Su un punto però c’è assonanza assoluta:
se l’Italia saprà giocarsi bene le sue carte,
l’ecoindustria potrà rappresentare la chiave
di volta per lo sviluppo dei prossimi decenni:
“La transizione verso un’economia sostenibi-
8
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
Cnel-Issi
Gse-Iefe
Ires
24.200
69.700
-
77.500
47.500
100.000
-
250.000
200.000
-
53.500
75.700
le sposta gli equilibri della produzione verso
le attività considerate più virtuose”, si legge
nel Rapporto Italia 2013 di Eurispes 5. “Così le
industrie più energivore e inquinanti verranno progressivamente rimpiazzate da quelle
più efficienti negli usi energetici e a minore
impatto ambientale”. Da qui la previsione
che al 2020 gli occupati, nella sola filiera delle
rinnovabili (fabbricazione, assemblaggio, installazione, manutenzione) saranno 110 mila,
con un monte stipendi di 2,6 miliardi di euro
l’anno.
Sul settore energetico si è concentrata finora
l’attenzione ma, se nel settore delle rinnovabili il boom legato agli incentivi è ormai finito, altre aree stanno diventando di grande interesse, ad esempio la . gestione dei rifiuti o il
settore idrico, e poi all’edilizia, dove la direttiva Ue per l’efficienza energetica degli edifici
può stimolare investimenti enormi.
Numeri analoghi li offre lo studio condotto
da Ires-Cgil insieme all’università di Urbino 6,
5
L’Italia del presentismo, Rapporto Italia 2013
di Eurispes http://www.eurispes.eu/content/rapportoitalia-2013-25a-edizione
6
Ricerca di Ires Cgil, Filctem Cgil e Università di
Urbino
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Figura 1 - Impatto occupazionale delle politiche di sostegno alla Green economy - Fonte: Employ – RES Research – Commissione Europea - DG Energia e Trasporti (Aprile 2009)
secondo cui entro il 2020 ci saranno 60.500
green workers in più.
Al di là delle cifre rimane l’indubbio guadagno in termini di posti di lavoro garantiti dalla transizione verso un’economia a minore
impatto ambientale.
Riconvertire interi settori industriali necessariamente richiederà nuove figure professionali (sono 54 secondo lo studio Ires-Cgil
quelle necessarie solo nelle fonti rinnovabili) e un aggiornamento delle competenze di
quelle tradizionali: “In termini quantitativi –
avverte l’Eurispes – i bisogni di riqualificazione e adeguamento delle abilità e delle conoscenze nelle professioni già esistenti sono più
rilevanti dei fabbisogni di formazione iniziale o di riconversione della manodopera per le
professioni nuove o emergenti”.
1.2 Altre stime sui lavori verdi
Da 1,5 a 3 milioni di nuovi posti per l’Unione europea e tra 15 e 60 milioni se si fa riferimento al mondo intero. Non c’è istituzione
internazionale che non sottolinei il potenzia-
le impatto positivo (non solo ambientale) del
passaggio da un’economia ad alto tasso di CO2
a un modello low carbon per il nostro Pianeta. Dati che dovrebbero suonare come un invito a cogliere l’attimo per il nostro Paese: in
un’economia sempre più interconnessa, non
sfruttare l’opportunità della green economy
potrebbe facilmente spostare le nuove assunzioni in altri territori.
Le stime relative alla situazione mondiale
sono dell’Unep (il programma Onu per l’Ambiente). Molte le informazioni interessanti:
negli Stati Uniti ci sono oggi circa tre milioni di green jobs, circa un milione nel Regno
Unito e mezzo milione in Spagna. Il tasso di
crescita maggiore però si registra nei Paesi in
via di sviluppo (in Brasile il 7% degli impiegati, circa tre milioni di persone, lavora nella
green economy). Ma i tassi futuri dipenderanno molto dalle scelte economiche e industriali dei singoli Stati (ecco spiegata la forbice di 45 milioni di posti indicata dall’Unep).
«L’attuale modello di sviluppo ha evidenziato
la propria inefficienza e insostenibilità, non
solo dal punto di vista ambientale ma anche
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
9
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
La Finanza Verde
Chi vuole comprare azioni di imprese “verdi”, che gestiscono parchi eolici, costruiscono case passive in
legno, pannelli solari o commerciano prodotti biologici o equo-solidali, in Germania si può rivolgere a una
società come Unweltfinanz (finanza ambientale). È una boutique dell’investimento sostenibile, fondata oltre
dieci anni fa a Berlino da due ingegneri. Oltre alle azioni di società quotate e non, propone anche quote di
parchi eolici e solari, fondi comuni di investimento etici, piani di risparmio pensionistici verdi e fondi per la
riforestazione. Con 10 mila euro si può investire nel progetto solare “Italia - Puglia 3”, che prevede l’installazione di pannelli solari in provincia di Foggia; a partire da 500 euro si possono comprare titoli azionari di
Rapunzel (prodotti bio), Espen (pavimenti, strumenti musicali e mobili in legno) o di Elsbett, che converte i
motori delle macchine agricole da diesel a biocarburanti. Dagli uffici di Umweltfinanz rispondono una decina
di promotori finanziari che hanno lasciato banche e assicurazioni per lanciarsi in un’impresa al 100% “green”.
Fondi comuni verdi e, soprattutto, assicurazioni sulla vita o polizze per impianti solari ed eolici si possono
comprare dai promotori di Versiko, una compagnia di assicurazione ecologica con sede a Hilden, vicino a
Düsseldorf. Società analoghe esistono da tempo anche in Austria, Gran Bretagna e Olanda, mentre nel nostro
paese i green jobs nel mondo della finanza sono ancora rari. Per i promotori finanziari esiste la possibilità di
diventare “banchiere ambulante” di Banca Etica, per promuovere i fondi di investimento socialmente responsabili di Etica Sgr, mentre si stanno creando opportunità di lavoro interessanti anche per gli analisti finanziari
e gli asset manager che vogliano specializzarsi nel socially responsible investing (SRI): un settore di nicchia,
che negli ultimi anni ha iniziato a crescere anche in Italia.
economico e sociale», commenta Juan Somavia, direttore generale dell’Organizzazione
internazionale del lavoro (Ilo) coautrice del
rapporto. «Per questo servono urgenti interventi legislativi che incardinino lo sviluppo
all’interno di una cornice di sostenibilità, per
l’uomo e per il pianeta intero».
Per quanto riguarda, più nello specifico,
l’Unione europea, un rapporto stilato da Cambridge Econometrics e dal Wuppertal Institute for Climate per la DG Ambiente della Commissione Ue prevede un raddoppio dei posti
verdi (circa 1,5 milioni) entro il 2020. In più,
con un giusto equilibrio di incentivi fiscali e
processi di recupero più efficienti, nei prossimi vent’anni l’industria europea potrebbe
ridurre il proprio consumo di risorse del 1725%, con una crescita del Pil del 3,3% e crean-
10
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
do un numero di posti compresi tra 1,4 e 2,8
milioni di unità. Per ogni punto percentuale
di riduzione nell’uso delle risorse si potrebbero creare quindi tra 100 e 200 mila nuovi
occupati.
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
2. Come intraprendere lavori verdi
2.1 La formazione
Ogni anno in Italia si svolgono circa duemila corsi distribuiti in modo abbastanza uniforme sul territorio nazionale e realizzati da
più di 500 Enti pubblici e privati. Corsi di formazione sulle tematiche ambientali capaci di
coinvolgere un numero di persone che varia
tra le 50 e le 55 mila. Ma se è vero che i master universitari hanno assunto negli anni un
ruolo sempre più consistente nell’ambito della formazione specialistica ambientale, qualche dubbio si pone sul target di persone che
a queste proposte si rivolge. Marco Gisotti,
autore del libro Guida ai Green Jobs, ricorda:
«Dobbiamo distinguere tra ciò che si fa sul
fronte dei giovani che si avvicinano al mondo
del lavoro per la prima volta e ciò che riguarda la riconversione di persone che già lavorano da tempo. Sul primo fronte, si sta facendo
abbastanza, io credo. [...] La stragrande maggioranza dei corsi sono rivolti a 20-30enni».
La formazione non solo c’è, ma funziona.
I dati dello studio “Offerta formativa ambientale” realizzato dal Progetto AmbienteIfolamb (Informazione formazione orientamento lavoro ambientale) dell’Isfol ci dicono,
infatti, che ben l’80% di chi ha trovato lavoro dopo il master non ha atteso oltre sei
mesi dalla conclusione del corso. Non solo,
lo studio dice anche qualcosa rispetto alla
qualità dello sbocco professionale, sottolineando come questi lavoratori svolgano una
professione «in buona misura coerente con
il percorso formativo realizzato: il 58% circa
degli occupati ha raggiunto l’obiettivo di far
convivere in una traiettoria unica il percorso di studio, le aspirazioni professionali e il
lavoro svolto».
Un successo generale, sembrerebbe, favorito dal progressivo arricchimento dell’offerta formativa avvenuto – sostiene l’Isfol – a
I corsi nella rete
Oltre ai master universitari, la galassia dei corsi di formazione professionale è vastissima perché numerosi
sono gli Enti pubblici e privati che li possono erogare. A
garanzia del rispetto di certi standard qualitativi comuni,
tali corsi possono però avere il nulla osta di alcuni enti
certificatori (Cepas, Aicq, Khc), a loro volta sottoposti
all’accreditamento di un ente nazionale chiamato Sincert
(Sistema nazionale per l’accreditamento degli organismi
di certificazione e ispezione). Sul sito di ciascun ente certificatore e dei singoli enti organizzatori è possibile trovare una lista di corsi da seguire. Esiste poi la ricchissima banca dati raggiungibile sul sito Ifolamb che censisce
enti, corsi, master e argomenti formativi.
Siti:
www.cepas.it
www.aicq.it
www.khc.it
www.sincert.it
www.cedefop.europa.eu
www.ebinter.it
www.isprambiente.it
http://www.indire.it/ifts/politec/
www.ifolamb.isti.cnr.it
www.isfol.it
www.adapt.it
partire dalla riforma universitaria del 1999,
attraverso una dilatazione dei percorsi post
lauream ambientali, con uno sviluppo della
formazione specialistica ambientale e l’avvio
di numerosissimi master di I e di II livello.
Lavoratori multi-tasking
Competenze tecniche di base, quindi, da
agricoltori per chi vuol fare agricoltura
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
11
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Il contributo delle associazioni di
categoria: il caso del CNA
Come trovare lavori verdi
I green jobs sono un’opportunità anche per le piccole e
medie imprese, ma se queste non conoscono i vantaggi e
le caratteristiche delle energie rinnovabili e delle tecnologie per il risparmio energetico, i posti di lavoro rischiano
di rimanere sulla carta.
Per diffondere questa consapevolezza, è cruciale il ruolo
delle associazioni d’imprese. A Rieti, ad esempio, la locale CNA (Confederazione dell’Artigianato) ha lanciato il
progetto “Il_Limitatamente” per realizzare corsi e visite
guidate rivolti alle imprese reatine e ai professionisti (ingegneri e architetti, in primis): lezioni sull’installazione
di impianti solari, sull’uso di tegole fotovoltaiche (utilissime per i centri storici in cui i tradizionali pannelli
“deturperebbero” il paesaggio) e sulla produzione di energia dalle biomasse. «Abbiamo fin da subito registrato un
enorme interesse. In alcuni casi, le domande sono state
tre volte superiori ai posti disponibili» rivela la direttrice
della CNA reatina, Angela Bufacchi.
Il progetto fa seguito a un accordo firmato dalla CNA
Nazionale con l’Enea per una serie di corsi di formazione
che dotino le aziende associate delle competenze necessarie a operare nel campo della green economy. L’obiettivo
è creare una rete di piccole e medie imprese qualificate
alle quali i consumatori si possano rivolgere per l’installazione e la manutenzione degli impianti energetici o per
interventi di edilizia ecosostenibile.
biologica, da architetto e progettista per chi
si butterà nella bioedilizia, da ingegnere per
chi si specializzerà in ingegneria ambientale.
Ma non è tutto qui. Perché uno dei tasti su
cui di più batte, ad esempio, il Cedefop (European center for development of vocational
training) è quello dell’interdisciplinarietà:
bisognerà saper fare più cose insieme. Ecco
allora che, per un mercato come quello della
green economy, sostenuto e addirittura in
parte sviluppato forzosamente da un sistema
di norme e incentivi creati ad hoc dalle isti-
12
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
La green economy sta creando occupazione non solo
nelle aziende verdi, ma in tutto l’indotto. A partire da chi
pubblica annunci e offerte di lavoro, su giornali e internet.
In Europa e negli Stati Uniti ci sono a centinaia di siti web
interamente dedicati ai lavori verdi. Da noi, il fenomeno
è più recente.
Nel 2011 è nato Greenjobs.it, ideato da Matteo Plevano,
uno psicologo del lavoro di Milano, nemmeno trentenne.
Era dipendente di un’azienda di selezione del personale, ma ha deciso di intraprendere una nuova strada e ha
aperto questo sito, concepito per accogliere unicamente
le offerte delle aziende verdi e del non profit. Energie rinnovabili, enti non profit, agricoltura biologica, le offerte sono diverse centinaia, soprattutto, ingegneri, project
manager, tecnici installatori e manutentori e molti agenti
commerciali.
Ai lavori verdi è anche dedicato Green-job.it (rispetto
al precedente, ha una “s” in meno e un trattino in più), la
sezione “ecologica” del portale infojob.it, uno dei siti più
noti per la selezione del personale. L’iniziativa, in questo
caso, è stata resa possibile dalla collaborazione con Legambiente, Kyoto Club e QualEnergia.
tuzioni, il professor Ennio Macchi, direttore
del master Ridef Energia per Kyoto (energie
RInnovabili, DEcentramento, EFficienza
energetica) e del Dipartimento di Energia del
Politecnico di Milano, ricorda che mentre «la
formazione tecnica noi la forniamo già con
le lauree in ingegneria, gli aspetti complementari, la conoscenza degli elementi legali,
normativi, burocratici sono una caratteristica peculiare del master Ridef Energia per
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Kyoto (energie RInnovabili, DEcentramento,
EFficienza energetica) e del Dipartimento di
Energia del Politecnico di Milano, ricorda
che mentre «la formazione tecnica noi la
forniamo già con le lauree in ingegneria, gli
aspetti complementari, la conoscenza degli
elementi legali, normativi, burocratici sono
una caratteristica peculiare del master Ridef
[...] È fondamentale per le aziende avere per-
sone inserite in questo tessuto, che abbiano
sotto controllo il rinnovamento degli aspetti
normativi, che sappiano gestire il tema degli
incentivi, del rapporto col gestore della rete
elettrica, delle autorizzazioni. C’è tutta una
serie di attività che non sono affatto caratteristiche di gran parte dell’industria italiana
ma, se si vuole partecipare a questo processo, bisogna avere specialisti nel settore».
2.2 Alcuni esempi
Certificatore energetico
Avvocato ambientale
Esperto in progettazione energie rinnovabili
Una delle occupazioni più in ascesa. Per vendere un
immobile è ormai obbligatorio l’attestato di certificazione energetica. Necessario anche per ottenere
le detrazioni del 55% dei costi di ristrutturazione.
Scontato il successo di questa nuova figura professionale: solo in Lombardia, se ne contano già 9.500.
Ma bisogna iscriversi in un apposito organismo, non
ancora creato in tutte le Regioni. Prima vanno seguiti
corsi di formazione e occorre una laurea in Ingegneria, Chimica, Architettura o Agraria.
La continua evoluzione delle leggi in materia di
energia e rifiuti rende complesso per le aziende stare
al passo con le normative. Qui intervengono i “Perry
Mason del verde”. Non a caso sono sempre più
richiesti da imprese ed enti pubblici per verificare di
essere in linea con la legge e per rispettare le norme
alla base dei contratti di fornitura, di eco sostenibilità
o di smaltimento dei rifiuti speciali. Per accedervi
serve ovviamente la laurea in Legge e l’iscrizione
all’albo, ma molto utili sono pure i corsi e i master
sulla branca specifica.
È una delle figure che più ha risentito positivamente
dei finanziamenti pubblici nel settore delle rinnovabili: gestisce la progettazione dei sistemi di energia
rinnovabile, valuta quale tecnologia si adatti meglio
a un dato territorio e, insieme a architetti paesaggisti e naturalisti, progetta le strutture, consultando anche gli esperti delle valutazioni d’impatto
ambientale.S’inizia con una laurea in Ingegneria,
seguita da un master in fonti rinnovabili. Essenziale
anche conoscere le fonti di finanziamento pubblico.
www.cened.it
www.consiglionazionale
forense.it
www.analistiambientalit.org
www.tuttoingegnere.it
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
13
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Chimico ambientale
Ingegnere per l’ambiente
Eco Auditor
Eco Diplomatico
14
Il chimico ambientale progetta e sviluppa nuovi prodotti, in particolare nell’ambito industriale, e ne se
stabilisce i metodi di produzione, controllo e distribuzione. Si occupa anche del controllo ambientale e dei
processi di trattamento ed eliminazione degli scarti
di lavorazione. Le lauree per la professione sono
quelle specialistiche in Chimica, chimica industriale,
farmacia. L’iscrizione all’albo è obbligatoria solo per
chi preferisce la libera professione. Master e corsi
di specializzazione sono utili per avere competenze
specifiche.
Sotto questa dicitura sono compresi tutti i professionisti del settore (ingegnere chimico, del territorio, dei
materiali, civile) impegnati nel pianificare e gestire
opere e impianti basati sui principi dello sviluppo
sostenibile. Superfluo dire che la facoltà da prendere
è Ingegneria, perché ogni sua branca può avere una
propria utilità nella gestione e nella tutela dell’ambiente. Dopo la laurea, è consigliabile un master
specialistico e poi è obbligatoria l’iscrizione all’albo.
Una volta completato l’iter, le strade verso un lavoro
verde non mancheranno.
Noto anche come “verificatore ambientale d’impresa”, controlla che i processi produttivi e gli impianti
di un’azienda rispettino le norme ambientali: tipologia e quantità di rifiuti prodotti, consumi di energia
o di acqua. Dà anche consigli per evitare sprechi. I
vantaggi di una certificazione ambientale, per partecipare a bandi di gara europei hanno messo le ali a
questo lavoro per il quale è consigliata una laurea in
Ingegneria dell’ambiente. Esistono poi corsi specifici realizzati dalle stesse Camere di Commercio.
La laurea specialistica in Economia o in Giurisprudenza è il primo gradino per avviarsi in questa carriera, esercitabile a livello nazionale (ministero degli
Esteri) e internazionale (Commissione Ue, Unicef,
Fao, Unesco, Ocse). L’ecodiplomatico rappresenta
nazioni o gruppi di interesse per influenzare i contenuti dei trattati. Nelle convenzioni ambientali, traduce le indicazione degli esperti scientifici in decisioni
politiche. Oltre alle competenze accademiche sono
essenziali capacità di ascolto, dialogo e di mediazione. Ma il settore non è comunque dei più facile nei
quali affermarsi.
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
www.chimici.it
www.assocomunicazione.it
www.cameramoda.it
www.unicomitalia.org
www.apat.gov.it
www.accredia.it
www.cepas.it
www.esteri.it
www.unep.it
www.undesa.it
www.europa.eu.it
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Educatore Ambientale
Energy Manager
Assicuratore Ambientale
Esperto nella commercializzazione di prodotti da riciclo
I modi per la gestione sostenibile di un territorio non www.ermesambiente.it/infea
sono facili da imparare. L’educatore ambientale li
spiega a cittadini (per aumentarne il rispetto dell’ambiente), agli insegnanti, ai bambini e agli adulti. I suoi
strumenti: corsi, mostre, laboratori, materiali didattici. È una figura richiesta soprattutto da enti pubblici,
scuole e associazioni ambientaliste per campagne
d’informazione. Una laurea specifica non è richiesta
ma è essenziale comunque un’adeguata conoscenza
dell’ecologia, del diritto, delle politiche ambientali.
Introdotto con la legge 10/91, è una figura obbligato- www.fireitalia.it
ria per tutti gli enti pubblici e ogni società che consumi più di mille Tep (tonnellate equivalenti petrolio)
di energia all’anno o industri che superi i 10 mila
Tep.Il suo lavoro consiste nella raccolta e analisi dei
dati sui consumi energetici per promuovere l’uso efficiente dell’energia. Gli Energy manager sono inseriti
nell’elenco della Fire (sono 2650 oggi). La legge
non impone lauree specifiche. Sono però consigliate
quelle in Ingegneria o Economia dell’ambiente. Vari
organismi (Enea) tengono corsi di aggiornamento.
Lo sviluppo delle tecnologie energetiche verdi e
l’accresciuta sensibilità delle aziende rispetto ai danni
ambientali garantiscono al settore un futuro roseo.
L’assicuratore ambientale offre alle imprese polizze
come la RC inquinamento (contro i danni a terzi per
inquinamenti accidentali) o assicurazioni contro il
furto di pannelli solari.
Per accedere alla professione bisogna iscriversi al
registro Isvap. Consigliata la laurea in giurisprudenza o economia e master per aggiornarsi sulle nuove
norme.
Se dobbiamo indicare un mercato del futuro, quello
è il riciclo dei rifiuti. Un settore sconfinato di attività
per l’esperto nella vendita di questi materiali, che
lavora per vendere vetro, carta, plastica, metalli,
combustibili e tutto ciò che si ottiene dal riciclaggio dei rifiuti. Questo esperto esegue anche bilanci
energetici per dire alle aziende quanto si risparmia
rispetto all’uso di materiali tradizionali.
Come formazione, è consigliata una laurea in Economia indirizzo ambientale, Ingegneria ambientale o
Scienze politiche.
www.aiba.it
www.isvap.it
www.comieco.org
www.conai.it
www.corepla.it
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
15
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Ecocool hunter
Il “cacciatore di tendenze” si occupa di osservare i
modelli culturali che si stanno formando nei media,
nella moda o nella vita comune. L’Eco-hunter deve
fiutare ciò che accade nella società rispetto ai temi
ambientali per permettere all’industria di adeguarsi,
sia nei prodotti sia nei processi produttivi. Le lauree:
umanistiche (sociologia, scienze della comunicazione) per chi è interessato al marketing. Oppure
le lauree scientifiche (ingegneria, chimica, scienze
ambientali).
Manager del turismo sostenibile Il turismo di massa è uno dei settori più deleteri per
la conservazione dei luoghi e della loro biodiversità.
Il manager del turismo sostenibile agisce per conto di
tour operator, enti parco o Apt per realizzare prodotti
a minore impatto ambientale. Per questo, collabora con i soggetti impegnati a conservare, gestire e
valorizzare il patrimonio naturale. Obiettivo: unire
offerta turistica e tutela della natura. Per formarsi,
utile una laurea in Economia, Marketing o Scienze
del Turismo. Nei prossimi anni sarà probabilmente
sempre più richiesto.
Al centro del circolo virtuoso (e sempre crescente)
Manager della borsa rifiuti
che porta i materiali prodotti dall’abbattimento di
dell’edilizia
vecchi edifici a essere recuperati e rivenduti c’è questa manager, che deve dare indicazioni per facilitare
la selezione delle macerie, agevolare la decostruzione. Ma anche la pubblica amministrazione ha bisogno
di lui, per redigere norme e capitolati d’appalto che
agevolino il riciclo dei rifiuti edili.
Lauree: consigliate quelle in Ingegneria, Architettura,
Scienze ambientali, meglio se associate a master post
lauream.
Figura introdotta nel ‘98, obbligatoria per le imprese
Mobility Manager
con oltre 800 dipendenti e per gli enti pubblici con
oltre 300 dipendenti per unità locale. È responsabile della mobilità del personale, con l’obiettivo di
ottimizzarne gli spostamenti, per ridurre l’uso del
veicolo privato. I suoi strumenti: il Piano spostamenti casa-lavoro, car sharing, car pooling, trasporto a
chiamata, navette aziendali. Per formarsi, tuttavia,
non esiste un titolo di studio specifico. Le lauree in
Economia aziendale, ingegneria o sociologia sono
comunque utili. A oggi però sono ancora poche le realtà con un proprio mobility manager: se ne contano
meno di mille in tutta Italia.
16
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
www.aipin.it
www.tuttoingegnere.it
www.aitr.it
www.astoi.it
www.federparchi.it
www.ance.it
www.awn.it
www.euromobility.org
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Pedologo
Promotore finanziario verde
Risk Manager ambientale
Tecnico della qualità bio
Il ruolo del pedologo è sconosciuto a molti: rileva,
classifica e conserva il suolo. Realizza le cartografie
dei vari luoghi, indaga sulla situazione idrologica,
magari per assistere le attività agricole o vinicole.
Il pedologo è quindi utile per la bonifica dei suoli,
valutare l’impatto ambientale di un’attività, gestire
discariche, anche in collaborazione con gli enti locali.
La pedologia si studia in Scienze naturali, ambientali,
Geologia, Agraria. Per specializzarsi, esistono anche
corsi post lauream.
Il vento spira a favore di questo professionista che,
da solo o come impiegato di istituti finanziari, aiuta
gli investitori a districarsi tra le azioni di Borsa per
l’acquisto di fondi d’investimento, mutui e pensioni integrative basate su titoli della green economy.
Ovviamente, oltre al percorso formativo dei promoter
tradizionali (diploma, laurea in Economia o Legge
e iscrizione all’albo dei promotori), deve avere ben
chiare le tendenze ambientali e le dinamiche del settore, che al momento sembra uno dei più vitali e con
grandi margini di crescita.
Dopo l’entrata in vigore della direttiva 2004/35/CE
(latrice del principio “chi inquina paga”), le aziende
hanno dovuto prendere coscienza dei rischi ambientali e farsi carico della sostenibilità ambientale delle
loro attività. Non basta una polizza contro i danni ambientali, ma bisogna fare in modo di prevenire i rischi
d’inquinamento. Qui entra in gioco il risk manager,
che individua i punti deboli di un’azienda dal punto di
vista ambientale e propone le soluzioni migliori per
evitare calamità naturali.
Alla base del suo lavoro, una laurea in Gestione del
rischio o Ingegneria civile.
Il settore del biologico è in continua espansione,
aumentano le aziende, così come la domanda di prodotti bio. Nulla di strano che occorrano sempre più
tecnici per verificare l’effettivo rispetto delle norme
in materia. Questa figura, centrale negli organismi
certificatori, ha il compito di controllare le tecniche
di coltivazione, l’uso dei terreni, i sistemi di prevenzione, nonché la correttezza di documentazioni e
registri in possesso delle aziende agricole. Per legge,
deve avere una delle lauree in Scienze agrarie, forestali, alimentari, Chimica. Molto utili anche i master
in Agricoltura biologica.
www.aip-suoli.it
www.aipin.it
www.societapedologia.it
www.albopf.it
www.anasf.it
www.assoreti.it
www.anra.it
www.cineas.it
www.uni.com
www.aiab.it
www.cepas.it
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
17
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Valutatore di impatto ambienta- Quali conseguenze hanno le biotecnologie su uomo e www.icgeb.trieste.it
ambiente? Quali sono gli impatti sulla salute umale genetico
na dell’uso degli Ogm? Su tutto questo indaga il
valutatore d’impatto ambientale genetico. Effettua
analisi del territorio, valuta i rischi, presenta rapporti
sull’impatto ambientale e coordina ricerche per conto
degli organismi tecnici negli enti locali, nelle agenzie
per l’ambiente, negli enti di ricerca.
Indispensabile la laurea specialistica in Economia,
Agraria, Ingegneria gestionale o Biologia. Altrettanto
essenziale un master post lauream in Biotecnologie e
Valutazione d’impatto ambientale.
18
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
3. Gjusti: i risultati dell’indagine
dell’Università Bicocca di Milano
Il Progetto GJUSTI Green Jobs, università scuole, territorio, è stato realizzato nel
territorio di Milano est che comprende una
trentina di comuni medio piccoli, per un
totale di circa 400.000 abitanti.
La scelta del territorio della Martesana è
stata fatta per almeno quattro motivi:
1. la ricchezza delle realtà economiche, sociali e culturali presenti sul territorio;
2. l’interesse manifestato dagli stessi attori
sociali della zona verso il progetto;
3. la presenza di significative risorse umane
e professionali;
4. l’interesse dell’unità di ricerca dell’Università Bicocca verso la doppia dimensione
da una parte già urbana e dall’altra ancora
rurale che caratterizza quest’area. Si tratta,
infatti, di un territorio in transizione che ancora non ha espresso tutte le sue potenzialità
e a cui è ancora possibile dare alcune linee
guida
Il progetto Gjusti-Martesana ha avuto come
tema i green Jobs. Si tratta di un argomento vasto e per poterlo studiare al meglio e
proporre esempi virtuosi da diffondere e
replicare anche in altri contesti, è subito
parso necessario conoscere la realtà territoriale dal punto di vista imprenditoriale, così
da studiare il suo rapporto con le tematiche
ambientali e la sostenibilità.
A tal fine è stata realizzata dall’Università di
Milano Bicocca – Dipartimento di Sociologia
e Ricerca Sociale - un’indagine per fotografare l’esistente e fornire informazioni utili
sulle “propensioni” delle aziende presenti
nel territorio della Martesana nei confronti della green economy. Attraverso questa
ricerca si è, quindi, inteso cogliere la rilevanza, le esperienze e le prospettive di sviluppo
dei green jobs nell’area della Martesana dal
punto di vista della imprese operanti nel territorio. Rispondendo al questionario tutte le
imprese/enti/associazioni presenti sul territorio hanno potuto partecipare attivamente
al progetto Gjusti-Martesana e contribuire
alla realizzazione del primo studio sull’imprenditoria green dell’Area Martesana.
Metodologia di ricerca sulle PMI
Il questionario, progettato e testato dal
Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale
dell’Università di Milano Bicocca, è stato
diffuso dall’Agenzia formazione orientamento lavoro est Milano (Afol) attraverso 3
differenti canali: comunicazione rivolta a
redazioni web/periodici comunali, stampa
locale; pagina dedicata sul sito www.agenziaestmilano.it; newsletter rivolta a imprese
e comuni. Il questionario era in formato digitale e non richiedeva credenziali (username
e password) per accedervi. La rilevazione è
rimasta attiva per un mese (dal 18 marzo al
17 aprile 2013).
Il questionario è stato costruito in maniera
quasi speculare a quello progettato per le
indagini Eurobarometro (che coinvolgeva
una serie più ampia di temi): in questo modo
i risultati relativi all’area Martesana avrebbero potuto essere comparati a quelli del
resto d’Europa. L’indagine Eurobarometro,
utilizzata a fini comparativi, ha coinvolto le
piccole e medie imprese dei 27 Paese dell’UE;
i risultati a livello europeo mostrano un’importante apertura verso la green economy e
i green jobs, che si prospettano come il futuro motore dell’economia europea. L’indagine
della Martesana era, invece, rivolta a Enti
locali, Imprese, Associazioni di categoria,
Sindacati, Agenzie di formazione e orientamento al lavoro, Associazioni dei consumatori, Organizzazioni del terzo settore e Cooperative sociali. Il rispondente incaricato,
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
19
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
quindi, avrebbe dovuto fornire le risposte facendo riferimento alle posizioni
dell’attività per cui lavora e non a quelle
proprie personali.
Il questionario era composto da 23 domande, divise in due aree:
a) anagrafica: tipo di attività, numero di
addetti, ambito dell’attività, comune;
b) sostenibilità e green jobs: importanza
della sostenibilità oggi e rispetto al passato,
relative motivazioni, fattori di rallentamento,
difficoltà nel reperimento di fondi destinati,
efficienza energetica, prodotti e servizi green, strategie sostenibili adottate, innovazioni
introdotte, figure green assunte o potenzialmente assumibili e ricadute sull’attività
complessiva.
Le domande erano brevi, chiare e prevedevano alternative chiuse di risposta (al
partecipante non era richiesto di scrivere la
propria posizione, ma solo di collocarsi fra
alternative di risposta già indicate). Ogni domanda era corredata da una breve nota che
indicava se fosse possibile fornire più di una
risposta oppure si potesse fornire esclusivamente una sola risposta. Le risposte venivano direttamente archiviate in una matrice
dati (utilizzata poi dai ricercatori per l’analisi delle informazioni), garantendo l’assoluto
anonimato del rispondente.
Sebbene si avesse a disposizione un numero
molto elevato di potenziali rispondenti (oltre
20.000 attività/enti/associazioni presenti sul
territorio), solo 76 si sono misurati con il
questionario (e di queste solo 15 lo hanno
compilato in ogni sua parte). Si tratta prevalentemente di piccole-medie imprese italiane
che operano sul territorio nazionale (imprese individuali o piccole imprese con meno
di 9 dipendenti), soprattutto nel campo dei
servizi. Le loro opinioni sono state arricchi-
20
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
te da interviste in profondità condotte con
testimoni privilegiati, esperti di green economy ed economia aziendale. La mancata
adesione delle aziende a questa ricerca mostra come nel territorio il processo di avvicinamento alla green economy sia ancora in
fieri e le prime assunzioni di professionalità
green possano essere interpretate come un
laboratorio di esperienze.
I risultati: fattori di crescita e di freno verso la sostenibilità ambientale
La maggior parte degli intervistati ha
dichiarato che la propria azienda/impresa/
ente dà molto importanza alla sostenibilità
ambientale, ritenendo che l’attenzione della
propria azienda/impresa/ente sia aumentata negli ultimi 4/5 anni per (in ordine di
frequenza): ritenere l’ambiente una priorità, anticipare standard futuri di prodotti
e servizi, avere un vantaggio competitivo,
ottenere benefici fiscali e rispondere alla
domanda di clienti e fornitori (le risposte
fornite dall’indagine Eurobarometro sono
sostanzialmente sovrapponibili).
Tra i fattori che, invece, hanno frenato gli
investimenti per aumentare la sostenibilità
della propria azienda/impresa/ente vengono
citati l’eccessiva burocrazia, la crisi economica, lo scarso interesse dei dipendenti, l’insufficienza della struttura dedicata, la scarsa fiducia di ottenere incentivi e lo scarso
interesse di clienti e fornitori. Entrando nelle
specifico delle difficoltà a reperire fondi e
con particolare riferimento ai programmi di
finanziamento della sostenibilità (europei,
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
regionali e locali), i rispondenti evidenziano
difficoltà nel partecipare ai bandi, reperire
i cofinanziamenti, creare reti/partnerariati,
reperire informazioni, individuare pubblicizzazioni, gestire e rendicontare i fondi.
Tra le aziende/imprese/enti che hanno aderito all’iniziativa, solo 5 già offrono servizi
e/o prodotti (prevalentemente alimentari e
bevande, ma anche apparecchiature elettroniche e meccaniche) green (mentre solo 3
sono certe di farlo entro i prossimi 2 anni),
nell’ambito di prodotti e servizi sostenibili, prestazioni professionali finalizzate alla
sostenibilità, materiale riciclato, trattamento
dei rifiuti solidi, energie rinnovabili e controllo dell’inquinamento dell’aria.
Alcune strategie di sostenibilità
Le strategie di sostenibilità di processo
prevalentemente applicate negli ultimi
24 mesi sono: uso di energie rinnovabili e
pulite, ricerca di sussidi, minor utilizzo di
combustibili fossili e vendita e possesso al
posto della proprietà degli strumenti necessari per lavorare. Le innovazioni di prodotto
prevalentemente applicate negli ultimi 24
mesi sono: maggiore riciclabilità, migliori
prestazioni ambientali e uso di materie prime bio e a km 0. Le innovazioni di processo
prevalentemente applicate negli ultimi 24
mesi sono: minor consumo di energia, riutilizzo di scarti e materie secondarie, minor
produzione di scarti ed emissioni, riduzione delle distanze di approvvigionamento e
trasporto, minor consumo di materie prime,
minor consumo di energia e materiali nelle
attività extra-produttive e mezzi di trasporto
a minor impatto ambientale. Le innovazioni
organizzative prevalentemente applicate
negli ultimi 24 mesi sono: utilizzo di prodotti eco-compatibili, raccolta differenziata e gestione ambientale dei rifiuti,
riduzione del consumo di plastica, utilizzo
di prodotti alimentari e biologici locali,
azioni di mitigazione degli spazi aziendali
e promozione della mobilità sostenibile
dei dipendenti. Infine, le innovazioni organizzative prevalentemente applicate negli
ultimi 24 mesi sono: utilizzo di prodotti
eco-compatibili, raccolta differenziata e
gestione ambientale dei rifiuti, riduzione
del consumo di plastica, utilizzo di prodotti alimentari e biologici locali, azioni
di mitigazione degli spazi aziendali e
promozione della mobilità sostenibile dei
dipendenti.
Gli imprenditori della Martesana non sembrano ancora conoscere pienamente e diffusamente le potenzialità della green economy
e l’applicabilità dei green jobs, sebbene la
conoscenza e l’interesse verso la sostenibilità
sia aumentato, anche in virtù delle normative e linee guida, soprattutto europee, e delle
conseguenti possibilità di benefici fiscali.
Ma proprio la non continuità degli incentivi
a favore della riorganizzazione sostenibile,
come noto erogati a singhiozzo, finisce per
rappresentare un fattore di ostacolo agli
investimenti green sicuramente aggravato
dalla crisi economica e dall’eccessiva burocratizzazione.
Per stimare la scarsa conoscenza delle
potenzialità dei green jobs nell’area oggetto
di indagine, si consideri che, secondo una
recente indagine realizzata da Symbola e
Unioncamere 7 il 38% delle assunzioni previste dalle aziende riguarda figure professionali legate alla sostenibilità. In uno scenario
nazionale decisamente preoccupante per
l’occupazione giovanile, i green jobs sembra-
7
2011, Rapporto GreenItaly, www.unioncamere.it
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
21
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
no rappresentare uno spiraglio di
luce.
In linea con lo scarso appeal che
le imprese della Martesana hanno
mostrato verso i green jobs, l’indagine di Unioncamere evidenzia come la
domanda più elevata di figure professionali green è maggiormente diffusa
tra le imprese del Sud. Le imprese
però segnalano difficoltà a reperire il
30,3% dei green jobs in senso stretto
e il 28,1% delle figure riconducibili
alla green economy (+6 punti percentuali circa rispetto alle difficoltà di
reperimento lamentate nel caso delle
figure non riconducibili alla green
economy). Il 15% circa del fabbisogno di
green jobs rischia di rimanere insoddisfatto
a causa di un’inadeguata preparazione dei
candidati, per lo più non connessa a competenze acquisibili on the job. Esigenza alla
quale l’offerta formativa si sta adeguando, se
si pensa che nell’anno accademico 2011/2012
sono stati attivati 193 corsi di laurea in 54
atenei sui temi della sostenibilità ambientale
(oltre un terzo dei quali al Sud).
3.1 Il parere dei docenti Gjusti
Luca Stanca, docente di Economia politica
all’Università di Milano-Bicocca, insieme alla
collega Valentina Castellani, del Gruppo di
ricerca sullo sviluppo sostenibile (Griss), e
alla dottoressa Valentina Anzoise, ricercatrice dello European Centre for Living Technology all’Università Ca’ Foscari di Venezia,
ha curato la formazione e offerto il supporto
scientifico al progetto GJUSTI.
Secondo Luca Stanca: “Se la formazione dei
giovani sarà in linea con le prospettive del
mercato, essi avranno migliori opportunità
occupazionali, ma se avranno la capacità di
22
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
Convegno Internazionale Gjusti 2010
inventare nuovi business, potranno diventare
parte attiva nello sviluppo della green economy. La domanda maggiore è sicuramente
nel settore delle energie rinnovabili, e di certo
spicca il manager in ambito Csr (responsabilità sociale d’impresa) come figura professionale, ma i ruoli coinvolti sono molto diversi. In
prospettiva ci sarà un incremento trasversale
che riguarderà in tutti i settori». Il professor
Stanca teme tuttavia che la green economy
non sia ancora considerata un’opportunità
occupazionale dagli studenti universitari e,
con poche eccezioni, abbia un ruolo marginale negli insegnamenti. C’e’ un significativo
ritardo culturale in ambito accademico.
Valentina Castellani sottolinea che «gli
studenti che si laureano in Scienze ambientali
hanno ovviamente un interesse verso le professioni verdi, sia nell’ambito della consulenza
alle aziende che vogliono rendere più green
i propri prodotti, sia nell’ambito dell’applicazione di competenze tecniche in settori più
direttamente connessi ai temi ambientali. I
corsi seguiti dai ragazzi trattano sicuramente
i temi della sostenibilità in modo più approfondito rispetto al passato (ad esempio, nel
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Il parere di un esperto: intervista ad Ermete Realacci
Quello degli investimenti verdi è di gran lunga il settore che tira di più in Italia, soprattutto se non lo si legge
come filiera specifica, ma come chiave di cambiamento dell’intera economia». Nella politica italiana nessun
esponente più di Ermete Realacci – 58 anni, tra i fondatori di Legambiente, attualmente presidente della Fondazione Symbola per le Qualità italiane difende più strenuamente i vantaggi di una riconversione verde del
nostro sistema produttivo.
I green job quindi non sarebbero un settore, ma una nuova “filosofia” imprenditoriale?
Esattamente. Non pensiamo solo a rinnovabili, risparmio energetico, rifiuti. Sono un pensiero chiave di cambiamento connesso con tutte le attività che riducono l’impronta umana sull’ambiente e rendono meno nocivi i
prodotti, grazie all’innovazione tecnologica.
Le aziende italiane sono consapevoli di questa opportunità?
Sempre di più. I dati di Symbola e Unioncamere evidenziano che ormai un’azienda su quattro fa investimenti
in green economy. E, ogni cento posti di lavoro creati nel 2012, 38 sono legati ad esse. In più, tali imprese
hanno una propensione all’export doppia delle altre.
Immagino non siano concentrate in un singolo settore.
No, sono assolutamente trasversali. Ma sono accomunate da un comune modo di intendere l’imprenditoria,
considerandola un mix di ricerca, sviluppo, coesione sociale e rivalutazione del proprio territorio. Scelgono
di puntare sulla qualità e sulla riduzione degli impatti. E questa scelta le premia. Un esempio straordinario è
legato al vino: nel 1986, dopo lo scandalo del metanolo, aveva raggiunto il punto più basso della sua storia.
Il settore aveva puntato sulla quantità, ottenendo ricavi molto bassi. Grazie a tale crisi, c’è stato il cambio di
rotta. Oggi si produce il 50% in meno ma si ricava 7-8 volte di più. Esportavamo per 700 milioni. Oggi siamo
a 5 miliardi. E, oltre al reddito, i produttori hanno riconquistato identità e orgoglio per la propria terra.
La politica sta sottovalutando le opportunità lavorative della green economy?
Purtroppo la politica “ufficiale” si perde in dibattiti marginali per il futuro del Paese. Abbiamo perso anni a
discutere dell’articolo 18. Nella mia vita non ho mai incrociato una sola azienda che l’ha indicato come un
problema.
E quali sono invece i problemi da scardinare?
L’inefficienza amministrativa, la burocrazia, la corruzione, l’illegalità, l’assenza di incentivi per la ricerca e lo
sviluppo. C’è un grande dibattito sull’Imu che pesa meno di 200 euro pro capite. Tra costruire bene e costruire
male una casa di sono 1500 euro di consumi evitati.
Ormai è troppo tardi?
No, ma non dobbiamo perdere altro tempo. Dobbiamo agire su due fronti: affrontare i mali antichi dell’Italia
(debito pubblico, evasione fiscale, lungaggini burocratiche, mafie). E poi dobbiamo adeguarci al mondo che
cambia, investendo in coesione sociale, nei nostri territori e nella qualità delle relazioni. Carlo Cipolla diceva:
“Produrre, all’ombra dei campanili, cose che piacciono nel mondo”. Mi sembra una sintesi perfetta.
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
23
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
corso di laurea magistrale in Scienze e tecnologie per l’ambiente e per il territorio ci sono
corsi sui sistemi energetici e le energie rinnovabili e sulla biorefinery e gli altri processi di
chimica verde)».
Per quanto riguarda le professioni che
aprono maggiori opportunità occupazionali, la professoressa Castellani ritiene che
«Attualmente ci sono maggiori possibilità
nell’ambito della gestione/recupero/riciclo dei
rifiuti e in quello delle energie rinnovabili. Sta
poi crescendo il numero di ragazzi chiamati
come consulenti ambientali in settori non
strettamente verdi. Spesso le aziende chiedono analisi sul loro ciclo di vita per comprendere come migliorare l’efficienza nel consumo di energia e di materie prime, riducendo
quindi i costi. L’altro aspetto che sta diventando rilevante è quello della comunicazione: le
imprese si stanno accorgendo che la capacità
di comunicare il valore aggiunto della sostenibilità può essere una leva di competitività da
sfruttare».
24
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Fonte: Green Jobs: towards decent work in a sustainable, low carbon world (2008)
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
25
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
Bibliografia
• Sintesi della legislazione europea sulle politiche di sviluppo sostenibile http://europa.eu/legislation_summaries/environment/sustainable_development/index_it.htm
• New Skillsf or New Jobs: Action Now. A report by the Expert Group on New Skills for New Jobs
prepared for the European Commission, 2010.
• Sharp increase in unemployment in the EU, di Remko Hijman, Popolation ans Social Condition,
Eurostat - Statistic in Focus 53/2009 http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_OFFPUB/KS-SF09-053/EN/KS-SF-09-053-EN.PDF
• Verso la Green Economy. Lotta ai cambiamenti climatici e fonti rinnovabili: gli investimenti, le
ricadute occupazionali, le nuove professionalità, a cura di IRES, Rapporto di Ricerca - Bozza N.
04/2010 http://www.ires.it/files/Rapp_IRESFONTI%20RINNOVABILI_23mar2010.pdf
• L’Italia del presentismo, Rapporto Italia 2013 di Eurispes http://www.eurispes.eu/content/rapporto-italia-2013-25a-edizione
• Ricerca di Ires Cgil, Filctem Cgil e Università di Urbino
• 2011, Rapporto GreenItaly, www.unioncamere.it
• Green Jobs: towards decent work in a sustainable, low carbon world, http://www.unep.org/PDF/
UNEPGreenjobs_report08.pdf
• Speciale “Lavori verdi”, maggio 2013, Valori.
26
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
Fondazione Culturale Responsabilità Etica
La Fondazione Culturale Responsabilità Etica (www.fcre.it) è stata fondata da
Banca Etica per promuovere nuove forme di economia sostenibile, per diffondere i principi della finanza eticamente orientata, per analizzare il funzionamento
della finanza e proporre soluzioni nella direzione di una maggiore sostenibilità.
Per realizzare questi obiettivi, la Fondazione lavora in rete e partecipa alle iniziative e alle campagne delle organizzazioni della società civile in Italia e a livello
internazionale.
Nell’ambito delle proprie attività, la Fondazione ha deciso di proporre queste
schede “capire la finanza”. Le schede provano a spiegare in maniera semplice i
principali meccanismi e le istituzioni del panorama finanziario internazionale,
dalle istituzioni internazionali ai paradisi fiscali, dai nuovi strumenti finanziari
alle banche e alle assicurazioni. Con queste schede ci auguriamo di dare un contributo per comprendere le recenti vicende in ambito finanziario e per stimolare
la riflessione nella ricerca di percorsi alternativi.
Le schede sono realizzate in collaborazione con il mensile Valori.
Valori (www.valori.it) è un mensile specializzato nei temi dell’economia sociale,
della finanza etica e della sostenibilità. E’ tra le testate più autorevoli in Italia a
trattare questioni complesse e “difficili” relative al mondo dell’economia e della
finanza in maniera approfondita ma al tempo stesso comprensibile: denunciandone le ingiustizie, evidenziandone le implicazioni sui comportamenti individuali e sulla vita della società civile a livello sia locale che globale, e promuovendo le
esperienze, le progettualità e i percorsi dell’economia sociale e sostenibile.
Per contatti e per maggiori informazioni: [email protected]
Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs
27