Domenica 26 Aprile, ore 17.00 Terni, Auditorium del Carmine PRE

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Domenica 26 Aprile, ore 17.00 Terni, Auditorium del Carmine PRE
Domenica 26 Aprile, ore 17.00
Terni, Auditorium del Carmine
PRE-CONCERTO
Coro degli studenti del Liceo “F. Angeloni di Terni”
CONCERTO
SONOS ENSEMBLE
Jurgita Jankauskaite cantus
Raimundo Pereira jr altus
Dario Paolini tenor
Marzio Montebello bassus
Dario Paolini organo e concertazione
Eseguito molto di frequente ed entrato stabilmente nel repertorio di tanti cori dei giorni nostri, il mottetto Ave Maria, la cui paternità è attribuita a Jacques Arcadelt (1505-1568), ha un passato piuttosto incerto ed è frutto del rimaneggiamento che nel 1842 il
musicista francese Pierre-Louis Dietsch fece di Nous voyons que les hommes, una chanson profana scritta da Arcadelt nel 1554. La
parte del basso, la struttura ritmica, e l’armonizzazione della linea melodica sono opera di Dietsch, che la presentò come un brano
originale da lui scoperto e come tale venne publicato da Bishop prima e da Curci poi. An Irish blessing è una dolce melodia tradizionale irlandese, arrangiata a quattro voci da J.E. Moore jr, e il cui testo è una benedizione impartita da un esule alle persone
amate e lontane. Goodnight, Sweetheart è una popolare canzone degli anni ’50, scritta nel 1953 da Calvin Carter e James Hudson e arrangiata da R. Sund. Famosa è la linea del basso in stile doo-wop, cioè con le voci che imitano il suono di uno strumento e
fungono da sostegno armonico e ritmico per le altre linee. Questa peculiarità fu eliminata nel famoso arrangiamento del 1954 de stinato alle McGuire Sisters, che mirava ad accattivarsi i favori del pubblico bianco, poco avvezzo a questi elementi stilistici che
affondavano le radici nel rhythm and blues. Betelehemu è un canto natalizio in lingua Yoruba, una delle lingue locali utilizzate in
Nigeria. E’ stato scritto per il Glee Club del Morehouse College di Atlanta, Georgia, dal loro direttore di coro Wendell P. Whalum
sulla base di una canzone ricevuta da Michael Babtunde Olatunj, uno studente africano vincitore di borsa di studio. E’ incerto se
l’originale fosse una creazione di Olatunji o una canzone tradizionale Yoruba.
Il concerto finale della stagione di quest’anno è interamente dedicato alla polifonia di devozione mariana, con brani di autori che
spaziano dal XIV al XVII secolo. L’ Inno Ave Maris Stella di Girolamo Frescobaldi (1583-1643) è tratto dal secondo libro di
toccate, pubblicato nel 1627. Viene eseguito in alternatim con l’organo: le voci intonano cioè, in gregoriano, le strofe della antica
preghiera mariana, alternandosi con l’organo che esegue quattro versi, sostituendo una polifonia puramente strumentale a quella
vocale, che in epoca precedente era affidata al secondo coro. Ave di grazia plena di Francisco Soto de Langa (1534-1619) è una
breve lauda per 4 voci a cappella, dall’andamento prevalentemente omoritmico e il cui testo, opera di un autore anonimo contem poraneo del compositore, è scritto in italiano. O dulcisimum Mariae nomen di Giacomo Carissimi (1605-1674) è un mottetto del
1647, scritto per due soprani con accompagnamento di basso continuo. Le linee delle due voci si stagliano purissime sulla linea di
basso, intrecciandosi e rispondendosi in uno splendido gioco di contrappunti. Lo Stabat Mater di Giovanni Felice Sances (16001679) fu composto nel 1636 per soprano (o alto) e basso continuo. E’ diviso in sei sezioni che alternano andamento binario e ter nario. La linea del basso, discendente e cromatica, è rappresentazione musicale del lamento della Madonna. Si distingue tra i nu merosi mottetti sacri di Guillaume Dufay (1397-1474) Alma redemptoris mater, per tre voci a cappella, etereo, devoto ed enfatico. Le note lunghe dell’inizio, cantate a voce sola con assoluta devozione, hanno un’aria di divina innocenza e tornano in diverse
parti del mottetto intrecciandosi all’interno della melodia. Il brano è un’espressione di stupore ed amore resa con tale generosità,
che la sua bellezza non si offusca con l’età. Nostro conterraneo, il narnese Felice Anerio (1560-1614) fu membro della Scuola Romana e ricoprì la prestigiosa carica di compositore della cappella pontificia sostituendo Palestrina (che l’aveva ricoperta per oltre
trent’anni) dopo la sua morte, dal 1594. Musicista dallo stile fortemente conservatore utilizzò le forme stilistiche e compositive del
suo illustre predecessore, sviluppando però una intensità espressiva del tutto personale. Ne ascolteremo il Salve Regina a 4 voci.
Laude Novella è la seconda lauda contenuta nel Laudario di Cortona, il più antico manoscritto conosciuto di musica italiana scritta in lingua volgare, il solo risalente al XIII sec. Le prime 16 laude della raccolta, tutte dedicate a Maria, formano un gruppo omo geneo. Il testo è in forma di ballata, con strofe e ritornello, mentre la musica è riconducibile alle linee melodiche tipiche del canto
settentrionale a un solo tono. Altro compositore umbro è Asprilio Pacelli (1570–1623) che, nato a Vasciano, fu dapprima maestro
di cappella nel Collegio Germanico e poi di San Pietro. Trasferitosi a Varsavia nel 1603 operò con grande successo nella cappella
musicale del re e vi godette di condizioni così prospere da abbandonare ogni pensiero di un ritorno in patria. Alla sua morte il re di
Svevia e Polonia, Sigismondo III, volle mostrare la sua affettuosa ammirazione e riconoscenza nei confronti del musicista, erigen do in suo onore un monumento marmoreo nella Chiesa di S.Giovanni di Varsavia. Ascolteremo i suoi Ave Regina coelorum e Ave
Maria. Bonifazio Graziani (1605-1664) fu, insieme a Carissimi, uno dei più grandi rappresentanti della scuola polifonica italiana
del 1600. Compose una serie di Litanie della Madonna a 3,4,5 e 8 voci, fatte stampare dopo la sua morte dal fratello come op.11 e
dedicate ad alcune donne di casa Colonna consacrate al nome di Maria. Il Canone a 3 voci O virgo splendens è contenuto nel Llivre vermel, manoscritto redatto nel XIV sec. nel monastero di Monserrat, in Spagna ed è il primo della collezione che riporti la no tazione musicale di un brano. Il manoscritto raccoglie i canti e le danze dei pellegrini che si recavano al monastero affinché questi
si intrattenessero con “canti devoti e convenienti […] in modo conveniente e parco, per non infastidire chi è intento nelle preghiere e nelle devote contemplazioni”. Ne sono giunti fino a noi soltanto dieci, tutti anonimi, alcuni dei quali risalgono con molta probabilità ad un’epoca ancora precedente. L’ultimo brano della serata è il Regina Coeli di Giovanni Pierluigi da Palestrina (15251594), compositore assai prolifico, la cui vasta produzione, quasi totalmente di musica sacra, è stata ed è punto di riferimento per
generazioni di musicisti, ed è ancora oggi eseguito regolarmente in tutto il mondo. Equilibrio tra le voci, trasparenza della scrittura, chiarezza della declamazione e grande espressività sono le caratteristiche del linguaggio polifonico di cui il compositore era
maestro. (Valentina Piovano)