Storia del restauro della Tomba di Giulio II

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Storia del restauro della Tomba di Giulio II
LA LUCE DI MICHELANGELO Storia del restauro della Tomba di Giulio II Nel 1999 la Soprintendenza ai Beni Architettonici di Roma affidò ad Antonio Forcellino il restauro della Tomba di Giulio II di Michelangelo Buonarroti nella Chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma. Il monumento ospita sette statue realizzate da Michelangelo con la collaborazione di alcuni scultori ben documentati, tra i quali Raffaello da Montelupo , Antonio Da Pontassieve e Jacopo del Duca. Tra le sculture autografe di Michelangelo la più celebre è senza dubbio quella del Mosè, iniziata nel 1513 ma trasformata radicalmente nel 1542, come si è scoperto proprio durante questo restauro. Iniziati i lavori, divenne subito chiaro che le risorse stanziate non erano sufficienti dal momento che, per sanare le condizioni gravissime in cui versava il monumento, erano necessari maggiori e più cospicui finanziamenti. La sepoltura del grande papa rinascimentale ebbe una storia travagliata che ha influenzato successivamente sia la sua ricezione critica che il suo stato di conservazione. Realizzata da Michelangelo tra il 1505 ed il 1545, rispecchia le contraddizioni e le lacerazioni che attraversarono la vita dell’artista ma soprattutto, per la sua travagliata storia costruttiva, questo monumento non fu mai letto come opera coerentemente progettata dal maestro ma come un tardivo assemblaggio di pezzi lavorati in epoche differenti. La critica novecentesca era arrivata a definire questo monumento come il “relitto di una grande idea” e pertanto non si era mai interrogata troppo approfonditamente sulla coerenza dello stato fisico nel quale ci era arrivata, limitandosi ad interrogarsi sui progetti precedenti piuttosto che indagare lo stato reale del monumento. Questo pregiudizio critico aveva favorito una radicale trasformazione della Tomba, la chiusura della grande lunetta sul Coro, la violenta tinteggiatura scura di una parte di esso e l'inscurimento radicale dei marmi per il sudicio rappreso sulle superfici. LA LUCE DI MICHELANGELO STORIA DEL RESTAURO DELLA TOMBA DI GIULIO II Quando fu chiaro che l'intervento di restauro coinvolgeva l'intero transetto destro con lo scoprimento anche degli affreschi nella volta, intervenne la società Lottomatica con un consistente finanziamento dei lavori e con un impegnativo progetto di comunicazione, finalizzato a valorizzare il monumento, la sua storia e le importantissime scoperte che il restauro portava alla luce. Questo progetto, affidato al prof. Alberto Abruzzese si rivolgeva attraverso i nuovi media ad una platea internazionale per divulgare l'eccellenza raggiunta dal metodo di restauro italiano che proprio in questo complesso restauro aveva chiamato a raccolta le maggiori istituzioni di ricerca del settore, come la Soprintendenza di Stato, l'Istituto del Restauro di Roma, Istituti Universitari e di ricerca come l'ENEA che avevano messo a disposizione le loro tecnologie e le loro conoscenze per un approfondito screening scientifico del monumento. Ben presto, il restauro si impose all'attenzione della comunità scientifica e della comunità degli appassionati d'arte come uno degli eventi più significativi del nuovo secolo nell'ambito della tutela del patrimonio artistico italiano. Sul piano conservativo, sotto la guida del compianto Michele Cordaro Direttore dell'ICR, si realizzò la completa pulitura dei marmi che permise di vedere e comprendere non solo la bellezza delle singole statue, ma anche di ripercorrere senza equivoci la storia costruttiva del monumento che si rivelò come il progetto forse più ambizioso e appassionato di Michelangelo, espressione di una forte e pericolosa devozione religiosa maturata in seno al gruppo degli “Spirituali” in cui fu introdotto da Vittoria Colonna. Furono rimosse le tinteggiature scure dalle due campate laterali del monumento e dalla volta, dove vennero alla luce i nastri colorati dipinti al tempo di Sisto IV della Rovere. Fu rimossa la enorme tamponatura che impediva alla luce del Coro di avvolgere il monumento trasformandolo da monumento a parete in monumento tridimensionale, grazie all'intuito di Michelangelo che anticipò così la poetica barocca affermatasi successivamente a Roma. Si poterono apprezzare per la prima volta non solo il Mosè con la sua travagliata storia di “pentimenti e rilavorazioni” che portarono Michelangelo a svoltargli la testa verso la luce proveniente originariamente da destra, ma le statue della Vita Attiva e della Vita Contemplativa e quella del Papa, che proprio grazie agli studi condotti in quella occasione fu attribuita a Michelangelo e non più a Tommaso Boscoli. Furono accertati gli interventi degli aiuti sulle statue della Sibilla, del Profeta e della Madonna con bambino, cominciate e impostate dallo stesso Michelangelo prima di consegnarle agli aiuti. LA LUCE DI MICHELANGELO STORIA DEL RESTAURO DELLA TOMBA DI GIULIO II Dalla rilettura filologica e materiale del monumento ebbe inizio un complesso dibattito sul suo significato artistico e religioso nel quale furono coinvolti i massimi studiosi contemporanei di varie discipline insieme ad un vastissimo pubblico che per la prima volta, grazie alle nuove tecnologie, fu in grado di seguire direttamente il restauro. Grazie al piano di comunicazione di Lottomatica fu allestito un complesso ponteggio trasparente accessibile ai visitatori per consentire di seguire dal vivo i lavori di restauro. Fu allestito un sistema di webcam che permise di seguire in diretta da ogni parte del mondo i lavori attraverso un sito web che ebbe milioni di contatti. Sul medesimo sito fu allestita una “mostra Virtuale” nella quale fu raccolto una grande quantità di materiale concernente la Tomba e la sua storia. Per ampliare la riflessione sulla figura e il significato della statua di Mosè e della intera Sepoltura fu organizzato all'Accademia di San Luca a Roma, un convegno internazionale dal titolo “Mosè: Conflitto e Tolleranza” nel quale si confrontarono con un approccio interdisciplinare intellettuali come James Hillmann, Adriano Prosperi, Ch. L. Frommel, Alberto Abbruzzese, Massimo Cacciari, Gillo Dorfless e Andrè Chouraqui. Fu commissionata al compositore Michael Nyman, un'opera musicale per quartetto d'archi e voce, presentata al Teatro Argentina nell'autunno del 2001 e al grande fotografo Helmutt Newton, una serie di scatti fotografici che offrirono una lettura iconografica nuova della statua e del Monumento. A conclusione di tutto questo ciclo di iniziative fu commissionato a Michelangelo Antonioni il cortometraggio dal titolo “Lo sguardo di Michelangelo” che nel 2004 fu proiettato nei maggiori festival internazionali e che diede una nuova memorabile interpretazione della scultura di Michelangelo grazie al talento straordinario del regista novantenne. Infine, la cura di Lottomatica verso questo monumento continuò negli anni successivi con il finanziamento di una pubblicazione scientifica affidata agli studiosi di Michelangelo che avevano contribuito al restauro e che avevano raccolto e riordinato tutto il materiale scientifico emerso nei secoli precedenti. Il libro edito dalla Jaca Book, con il titolo “Michelangelo il marmo e la mente” e curato da Ch.L. Frommel, A. Forcellino, M.Forcellino, C. Echingen Maurach, ha visto la luce nel 2014 ed è stato tradotto in francese, tedesco e inglese, con il contributo della Getty Foundation a riconferma dell'alto valore scientifico delle conoscenze prodotte da questo restauro e dalle attività che intorno ad esso si sono susseguite per almeno un quinquennio. LA LUCE DI MICHELANGELO STORIA DEL RESTAURO DELLA TOMBA DI GIULIO II Dopo la conclusione del restauro però non furono eseguite le manutenzioni necessarie a mantenere in buono stato i marmi, la rimozione delle polveri sedimentate che almeno ogni cinque anni dovrebbe essere realizzata per evitare che il lungo permanere dei depositi incoerenti combinato ai cicli di umidità atmosferica, produca la formazione di quello strato di sudicio grasso e scuro che risulta poi di difficile asportazione con il tempo e la cui rimozione può mettere a repentaglio le patine dei marmi. Nel 2015, a quindici anni dalla conclusione della pulitura del monumento nella sua parte superiore, i marmi si presentavano completamente ricoperti da uno strato di polvere scura che li rendeva illeggibili e che provocò le rimostranze di molti visitatori. Non solo la raffinata scultura michelangiolesca risultava mortificata dallo strato di polvere che uniformava i dettagli plastici delle sculture, le ombre leggere e seducenti create dallo scalpello del maestro, ma la polvere accumulata sui piani orizzontali era tale e talmente evidente da conferire al monumento intero un aspetto di indecente abbandono. Lottomatica, attraverso il brand Gioco del Lotto, ha risposto all’appello della Soprintendenza con una sponsorizzazione della manutenzione del monumento, continuando con questa iniziativa il restauro impegnativo intrapreso quindici ani fa. Con il finanziamento della pulitura Il Gioco del Lotto/Lottomatica intende sottolineare la propria sensibilità e disponibilità verso un monumento che è diventato parte della sua storia industriale e non soltanto una episodica elargizione di risorse finanziarie.