Firenze - Autorità di Bacino del Fiume Arno

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Firenze - Autorità di Bacino del Fiume Arno
Autorità di Bacino del Fiume Arno
Rassegna stampa di giovedì 28 maggio 2015
ID
Data
Quotidiani
Categoria
Ambito
Titolo articolo
17 28-mag-15
La Nazione
Rischio
Idraulico
Firenze
La Rari Nantes non verrà demolita. Via libera alla variante modello-Pisa
Vetusti
Stefano
17 28-mag-15
Corriere della
Sera
Rischio
Idraulico
Firenze
Arno, ecco il decreto ferma ruspe
Bozza
Claudio
17 28-mag-15
La Nazione
Rischio
Idraulico
Firenze
“Rischio idraulico, allarme Arno”. E gli studenti calano un sottomarino
11 28-mag-15
Corriere della
Sera
Politica
Firenze
Squadra Nardella, primo esame
Bozza
Claudio
2
28-mag-15
Corriere della
Sera
Urbanistica
Firenze
Ombre sull'urbanistica. Che cosa resta da fare
Fatucchi
Marzio
2
28-mag-15
La Nazione
Urbanistica
Firenze
Nidiaci, la furia dei genitori. Abbattuta la rete divisoria
Conte
Rossella
11 28-mag-15
La Nazione
Politica
Toscana
Elezioni regionali 2015. “Rossi come Renzi, solo chiacchiere”. Salvini convinto:
triplicheremo i voti
Fichera
Paola
11 28-mag-15
Il Tirreno
Politica
Toscana
Elezioni regionali 2015. Sul voto effetto Nogarni ma l'incognita è l'astensionismo
Lancisi Mario
11 28-mag-15
La Nazione
Politica
Toscana
Elezioni regionali 2015. Forza Italia, la sfida (a tre) è anche interna. Ma a Stella va la
benedizione di Berlusconi
11 28-mag-15
Corriere della
Sera
Politica
Toscana
Elezioni regionali 2015. Berlusconi muove tre generalesse. Poi chiama e attacca Rossi
Baracchi Lisa
sui conti Asl
11 28-mag-15
Corriere della
Sera
Politica
Toscana
Elezioni regionali 2015. Salvini chiude in tour: Firenze, Siena, Arezzo
11 28-mag-15
La Repubblica
Politica
Toscana
Elezioni regionali 2015. Rossi chiede agli eletti di aderire al codice etico per la politica
11 28-mag-15
La Nazione
Politica
Toscana
Elezioni regionali 2015. “Il popolo toscano” e Carraresi: “Supporto al Pd per un'azione
più incisiva”
21 28-mag-15
La Repubblica
Cronaca
Firenze
Verdini e un'altra bancarotta. Chiesto il rinvio a giudizio
11 28-mag-15
Corriere della
Sera
Politica
Così il premier è chiamato in causa. Le due opzioni del giudice ordinario
Martirano
Dino
11 28-mag-15
La Repubblica
Politica
Renzi: “Non cambiamo la Severino, aspettiamo la Consulta”
Bei
Francesco
11 28-mag-15
Corriere della
Sera
Politica
Le sentenze che danno incertezza
Battista
Pierluigi
11 28-mag-15
Corriere della
Sera
Politica
“Responsabilità civile? Una minaccia”. Santacroce accusa. Il governo: sbaglia
Piccolillo
Virginia
11 28-mag-15
La Repubblica
Politica
Berlusconi attacca: “Governo a casa se finisce 3 a 4”. Renzi: io fino al 2023
Lopapa
Carmelo
11 28-mag-15
La Repubblica
Politica
Il duello impossibile
11 28-mag-15
Il Fatto
Quotidiano
Politica
Profilo basso, sondaggi alti. I Cinque Stelle sfidano Renzi
Rodano
Tommaso
11 28-mag-15
Corriere della
Sera
Politica
Lupi: il centrodestra unito deve impedire la nascita del Partito della Nazione
Garibaldi
Andrea
Giornalista
Gullè Elettra
P.S.
S. F.
Tito Claudio
Autorità di Bacino Fiume Arno - Pagina 1 28/05/2015
Amadori
Giacomo
11 28-mag-15
Libero
Politica
Il buco di Di Pietro: pm e “Corriere” in aiuto di Renzi
11 28-mag-15
Panorama
Politica
Lo stress test di Matteo Renzi
Puca Carlo
11 28-mag-15
Corriere della
Sera
Politica
Sette sistemi elettorali per sette Regioni. L'altalena di soglie, premi e sbarramenti
Benedetto
Renato
Autorità di Bacino Fiume Arno - Pagina 2 28/05/2015
il
«RARI E CANOTTIERI VANNO
SALVATE» HA DETTO
IL PREMIER MATTEO RENZI
«L'APERTURA DI RENZI CI DA'
ANCORA PIU' FIDUCIA PER
TROVARE UNA SOLUZIONE»
a Rari Nantes non verrà demolita
Via libera. alla variante modello-Pisa
«Soluzione aninninistrativa». Consegnate 4inila,fimw al Comune
di STEFANO VETUSTI
LA STRADA ora è in discesa. La
Rari verrà salvata. La sede sociale in
lungarno Ferrucci non sarà demolita. L'intervento del premier Renzi
ha spazzato via timori, dubbi, ostacoli. E ha indicato anche la direzione: «Salviamo Rari e Canottieri -ha
detto martedì a Italia7 - Io penso
che possiamo salvarle per via amministrativa». Ora il punto è con quale
strumento possono essere evitate le
ruspe e superato il provvedimento
della Città metropolitana, che impone lo sgombero entro il 7 settembre
e la demolizione entro il 28 ottobre.
Una strada è quella di una decreto
legge, varato dal governo, che spazzi
via il vincolo della distanza minima
di 10 metri dall'Arno, stabilita dal
regio decreto del 1904. Ma un decreto può essere fatto solo per la Rari?
O dovrebbe avere un respiro più ampio, nazionale. Renzi però ha parlato non di una soluzione legislativa
ma «per via amministrativa». Una
strada che sembra richiamare i suggerimenti dell'Autorità di bacino,
quando quest'ultima, attraverso il
suo segretario Gaia Checcucci, portò come punto di riferimento il «modello Pisa». In quel caso, sotto il cappello di un accordo quadro tra enti
locali, fu adottata una variante alle
norme del parco di San Rossore per
tutelare le attività storiche che gravitano sul fiume.
QUALCOSA di analogo dunque
potrebbe essere fatto per la Rari e i
Canottieri. Un accordo a monte che
coinvolga enti locali e autorità di bacino e che dia il via libera all'adozione di una variante urbanistica per il
tratto urbano dell'Arno. I piloni a
monte che sosterrebbero questa soluzione ci sono, se è vero che il Pit
parla di salvaguardia del sistema fluviale anche con il recupero di manu-
fatti di valore storico (come appunto la sede Rari) e che si avvia al traguardo il «contratto di fiume», lanciato dall'autorità di bacino, che
coinvolge in maniera diretta chi
sull'Amo ci lavora, ci svolge attività
sportiva, esercitando anche una rilevante funzione sociale. Salvaguardia del regime idraulico dunque e,
IV
allo stesso tempo, tutela di associazioni importanti per la vita del fiume. «Le parole di Renzi mi rincuorano, da fiorentina, perché aprono
la strada a conciliare queste due esigenze, facendo quindi vivere realtà
storiche come Rari e Canottieri» dice Gaia Checcucci. Ieri, intanto, attraverso La Nazione, il presidente
della Rari, Andrea Pieri, ha consegnato a Palazzo Vecchio, all'assessore allo sport Vannucci, le 4mila firme raccolte.
«Il nostro obiettivo - dice Vannucci
- è sempre stato tutelare queste due
società, parte viva del tessuto sportivo della città, come dimostrano anche le migliaia di firme raccolte. Come ha già detto il sindaco, faremo di
tutto per conciliare il principio di legalità con quello di tutelare l'attività
sportiva e sociale che svolgono da
decenni. In questo senso, l'apertura
di Matteo Renzi ci dà ancora più fiducia per trovare una soluzione».
Da sinistra il capocronista Luigi Caroppo, Andrea ieri e i vice
capocronisti Stefano Vetusti e Cosimo Zetti
Pp
Abbiamo
-tonsegnato le
firme della Rari
all'assessore allo
Sport Vannucci
orno, ecco il decreto ferma ruspe
Pronto in 15 giorni, salverà Rari e Canottieri. Ma dovranno preparare un piano alluvioni
Entro due settimane il governo dovrebbe approvare il decreto che, di fatto, bloccherà le
ruspe pronte a demolire oltre
un secolo di storia sportiva e
culturale di Firenze, sul lungarno Ferrucci. E fino a quando il
governo non firmerà quel documento vitale, Rari Nantes e
Canottieri Comunali non potranno tirare un sospiro di sollievo.
La norma è però già chiara e
dovrà superare e aggiornare divieti e prescrizioni contenute
nel Regio decreto del 1904, che
impone il divieto assoluto di
costruire entro io metri dalle
sponde di un corso d'acqua, limite che invece gli immobili di
Rari e Canottieri hanno superato in buona parte.
Il decreto del governo, chiaramente, non salverà però tutte
le costruzioni sulle sponde dei
fiumi, ma salvaguarderà solo le
strutture destinate all'esercizio
prevalente di attività sportiva e
a condizione che i soggetti che
gestiscono tali strutture siano
dotati di un piano d'emergenza
per combattere il rischio alluvioni.
t questo il cuore del provvedimento, annunciato martedì
da Renzi: «Salviamo Rari e Ca-
nottieri, io penso che possiamo riuscirci per via amministrativa», la promessa in un'intervista a Italia 7.
Informato della possibile
svolta, si dice «contento» anche l'ex presidente della Provincia, Andrea Barducci, indagato dalla procura per non aver
demolito le strutture abusive,
visto che Palazzo Medici Riccardi (oggi la responsabilità è
della Città metropolitana) rispondeva della manutenzione
del fiume. «Io ho sempre cercato di applicare il buon senso,
ma dovevamo ovviare alle contestazioni della Procura demolendo gli abusi - dice Barducci - Se davvero arrivassimo ad
una soluzione sarebbe ottimo,
ma resto convinto che ci si poteva arrivare prima, invece che
al 9oesimo minuto».
«Se Renzi afferma che si
possono salvare Rari Nantes e
Canottieri saremo felici di sentire da lui come dovremo procedere, aspettiamo soltanto
Sopra: la
piscina della
Rari Nantes,
costruita poco
prima
dell'alluvione
dei 1966.
A sinistra:
l'ingresso della
Canottieri
Comunali,
sempre in
lungarno
Ferrucci. Le sue
società sono
frequentate da
circa 1.500
sportivi
che ci illustri quali siano le
strade da intraprendere affinché venga annullato l'accordo
del 2013 tra Provincia e Comune che imponeva di abbattere
La vicenda
Un Regio
decreto del
la nostra struttura», commenta 1904 impone il
Andrea Pieri, presidente della divieto
Rari Nantes. «Quello del pre- assoluto di
mier - aggiunge Pieri - è un costruire entro
impegno preso nei confronti dieci metri
della città di Firenze e nei con- dalle sponde
fronti dello sport, un impegno dei fiumi
che è avvalorato dalle sentenze
che hanno accolto i nostri ricorsi e dalle perizie dell'Autori-
Nel gennaio
2013 la
tà di bacino». Soddisfazione
anche per il presidente dei Canottieri Cristiano Calussi: «Ci
aspettiamo che il premier Renzi consenta un'interpretazione
Procura di
Firenze fa
sequestrare la
piscina della
Rari Nantes
diversa a quanto stabilito dalla
Provincia, affinché venga trovato un percorso che ci tuteli».
Ancora però, non sono chiare
le soluzioni tecniche annunciate: «II cronoprogramma - aggiunge Calussi - dice che
avremmo dovuto cominciare
ad abbattere una parte della
struttura dei Canottieri fra due
anni, ma ci auguriamo vivamente di poterlo evitare in toto.
Attendiamo la firma».
Claudio Bozza
Jacopo Storni
' RIPRODUZIONE RISERVATA
Nell'ottobre
2013 Comune
e Provincia
firmano un
accordo per
demolire Rari
Nantes, Circolo
Canottieri ed ex
Teatro Lido
nell'arco di
quattro anni
150 STUDENTI DI INGEGNERIA HANNO LASCIATO
LE AULE PER SPERIMENTARE UNA LEZIONE
INNOVATIVA AL PONTE ALLE GRAZIE
LAVALUTAZIONE DELLA PORTATA DEL FIUME
IN CONDIZIONI DI MAGRA SERVE ANCHE
PER CAPIRE LA QUALITA' DELL'ACQUA
e
arm
o»
Arn
Egli studenti calano un so
Misu razioni dei ragazzi di ingegneria : <<Stato di salute p reoccupante>>
ANC HE gli studenti in campo per
scongiurare il rischio di un'altra alluvione a Firenze. L'Arno, purtroppo, continua a soffrire. E non poco.
«Lo stato di salute a livello di rischio idraulico è preoccupante non usa mezzi termini Luca Solari,
docente di Idraulica del dipartimento di Ingegneria civile e ambientale -. Purtroppo, ancora non
si vede una soluzione nel breve periodo. E dato che quello stabilito
dal piano di bacino non è stato fatto, credo sia meglio intraprendere
nuovi interventi che siano concretamente realizzabili».
Per fare un accurato check up del
malato Amo sono in corso una serie di misurazioni. Tra queste, anche quelle realizzate ieri pomeriggio da centocinquanta studenti del
corso di laurea di Ingegneria civile,
edile e ambientale che per l'occasione hanno lasciato le aule di Santa
Marta per sperimentare un'innova-
Lo strumento utilizzato dagli
studenti perle misurazioni
tiva lezione al Ponte alle Grazie. È
lì che, coadiuvati dal professor
Enio Paris, docente di Idraulica,
hanno assistito ad alcune misurazioni della portata del fiume effettuate con uno strumento simile ad
un piccolo sommergibile. «Finalmente una lezione pratica e applica-
Rilievi con sonde acustiche
e laser, valutata la portata
liquida e solida del fi ume
tiva. E questo il modo migliore per
imparare», sono soddisfatti i ragazzi. L'iniziativa rientra all'interno
del corso di Meccanica dei fluidi e
si inserisce nelle attività promosse
in occasione dei cinquant'anni
dall'alluvione dal Comitato di Firenze 2016, gruppo di esperti inter-
nazionali impegnati nello scongiurare il rischio di un'altra esondazione dell'Arno. «E' la prima volta che
viene fatta una simile esperienza di
misurazione del fiume - spiega Paris -. Un gruppo di studenti si è occupato di misurare la portata liquida dell'Arno, un altro la portata solida, dunque riferita al materiale sospeso, e il terzo gruppo è andato ai
Canottieri per vedere come si sta
svolgendo il rilievo topografico del
fiume». Si tratta di un «rilievo di
dettaglio, realizzato con una tecnologia innovativa che utilizza sonde
acustiche per la parte immersa del
fiume e tecniche laser per quella
emersa, che comprende le sponde e
anche i ponti». Le misurazioni saranno poi inviate a Publiacqua, che
li elaborerà. «Valutare la portata in
condizioni di magra serve per capire la qualità dell'acqua del nostro
fiume», aggiunge Paris.
Elettra Gullè
I i izi agli assessori un anno dopo ' varo della g ' lta,
alle prese con l'emergenza conti, le bufere e i cantieri del tram
Squadra Nardella, primo esame
a cura di Claudio Bozza
Cinque uomini e cinque donne, nel solco
renziano delle quote rosa. Ma della vecchia
giunta guidata dall'attuale premier sono rimasti
solo in due: la vicesindaca Cristina Giachi e
l'assessore Titta Meucci, che ha incassato
l'approvazione del Regolamento urbanistico. Un
anno dopo, è tempo di bilanci anche per la
giunta di Dario Nardella, che ha scelto la sua
squadra di governo durante un lungo confronto
a Palazzo Chigi, all'insegna della piena
continuità con il suo predecessore: tanti gli
obiettivi da completare. Anche Nardella ha
scelto una giunta monocolore Pd, senza che
finora si siano resi necessari rimpasti, a
differenza di Renzi. Nessun uomo troppo forte
politicamente, anche perché l'unica con questo
profilo (la deputata Elisa Simoni) un anno fa
rifiutò la proposta di fare la vicesindaca. Vista
l'urgenza di trovare un abile guardiano dei
conti, la scelta è caduta sull'economista Lorenzo
Perra, che a Palazzo Vecchio è succeduto al suo
«prof», Alessandro Petretto. A Perra, in questi
mesi, è toccata la mission impossible di far
tornare il bilancio, nonostante oltre 5o milioni
di tagli statali. Sembra esserci riuscito, senza
aumentare le tasse ma ritoccando le tariffe dei
servizi (molto). Non è stato un anno in discesa
per la giunta, che poco dopo l'insediamento ha
dovuto fronteggiare il dramma dell'albero che
alle Cascine crollò uccidendo una bambina di 2
anni e sua zia. Tra gli obiettivi che la squadra di
Nardella deve ancora centrare c'è la battaglia
contro il degrado: in troppe zone della città
(Santo Spirito, Santa Croce e Sant'Ambrogio) il
Comune non ha ancora trovato una soluzione ai
problemi denunciati dai residenti, in primis le
notti insonni da movida molesta. Ma la sfida
più dura, che vede coinvolti più assessorati, è la
tramvia. I cantieri stanno avendo un impatto
duro su traffico e negozi, e per questo c'è da
recuperare il tempo perso. Troppo.
© R I PRO DUZIOfN RSERVA'A
L'eredità
Solo due le conferme
rispetto all'era Renzi
Ma restano quote rosa
e il monocolore Pd
Ciarió
C ri stina Na: i
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Il colpo di Go ev al Forte Gli asili appaltati ai privati
ma poco tempo da spendere e le proteste sottovalutate
Assessore alla cultura in
pectore già nel 2009, Nardella
rimase beffato da Renzi, che
gli appioppò il commercio.
E così, per prendersi la delega
a cui teneva tanto , il sindaco
violinista ha dovuto
conquistare Palazzo Vecchio
per autonominarsi assessore.
Per adesso Nardella ha
incassato un bel colpo con la
mostra di Gormley al Forte
Belvedere, ma per fare tutto
avrebbe bisogno di giornate di
48 ore.
Le casse pubbliche sono al
lumicino, ma seivono sempre
più posti negli asili. Così
Giachi, di concerto con il
sindaco, per soddisfare le
richieste ha deciso di
coinvolgere i privati per gestire
anche le materne oltre ai nidi.
Una soluzione obbligata, ma la
vicesindaca ha preso un po'
sottogamba le reazioni dei
genitori, scesi a frotte in piazza
sotto lo slogan: «L'infanzia
non si appalta». E una toppa
non è certo bastata.
h
Autonominato
Sotto esame
t' -__iE ettinf
Nella tempesta del degrado
in cerca dì un pugno duro
Passare da Confesercenti a
curare il verde e combattere il
degrado non è un gioco da
ragazzi. Se poi si aggiungono
la poca esperienza politica e
alberi che crollano a centinaia
sotto la furia del vento e uno di
questi uccide una zia con la
nipotina di 2 anni, si sconfina
nel dramma. Prova durissima,
come quella per la lotta al
degrado, con la speranzosa
attesa dei bagni pubblici nelle
zone della movida. Pugno
duro cercasi.
Debuttante
Ar
a ar..-.i
a
c_3' ar-i -
Sulla poltrona dì Giani
trova il decreto del riscatto
Assessorato allo sport, pochi
soldi a disposizione ma un
serbatoio di voti senza pari.
Eugenio Giani ci ha costruito
una carriera ventennale. Una
presenza ingombrante la sua,
che poco spazio sta lasciando
al giovane assessore Vannucci.
Che, adesso, dopo essere stato
contestato dagli sportivi di
Rari Nantes e Canottieri
Comunali potrebbe costruirsi
un riscatto grazie all'atteso
decreto con cui il governo
punta a salvare le due società.
Eclissato
C_a-. -
Troppi dehors, caos movida
nell'uffïcio delle matasse
Da sindaco di Borgo San
Lorenzo ad assessore a Firenze
il passo è breve, ma la sfida è
durissima. Anche perché
Bettarini deve sbrogliare il
caos dei troppi dehors che
V coprono la città. A novembre
dovranno andarsene molti
gazebo in piazza Duomo, dove
diversi fondi commerciali
sono affittati dalla Curia. Non
proprio uno zuccherino. A
Bettarini va riconosciuto
l'impegno, ma ora c'è la prova
del nove sul caos movida.
Oriundo
Ti a
Sa ra uia
i
Regolamento e lacrime,
poi il tuffo nelle preferenze
f ?fan
La nipote contro il cugino,
sgomberare con psicologia
Approvato il Regolamento
urbanistico, atto storico perla
città, si è commossa. Titta
Meucci credeva fosse arrivato
il momento di godersi il suo
mega salotto (ben frequentato)
e fare la nonna a tempo pieno,
ma i renziani l'hanno
candidata in Regione. E lei,
conosciuta ma con pochi voti
in cassaforte, si è messa a
caccia delle preferenze. Non si
è persa mezzo aperitivo, e per
conquistarsi una foto su
giornali e siti si è pure tuffata.
Buffo il destino. Alla nipote del
compianto sindaco Bargellini
sono toccati l'emergenza
profughi e quella delle
occupazioni abusive, guidate
da Lorenzo Bargellini, leader
del Movimento di lotta per la
casa e cugino molto meno
istituzionale dell'assessorepsicologa, che in questo caso
sembra aver sfruttato a dovere
le sue competenze
accademiche. Ama il tacco io,
ma in caso di sgombero
spuntano le ballerine.
Ubiqua
Okkupata
,i i
r'-
Cantieri lumaca e proteste,
disinnescate senza urlare
Per arginare le rivolte per i
disagi causati dai cantieri per
la tramvia serviva un
incassatore purosangue.
Il profilo perfetto di Giorgetti,
consigliato a Nardella
direttamente da Renzi, che lo
aveva già avuto in Provincia.
E visto che il caos dei lavori
non si cancella con una
bacchetta magica, l'antidoto
migliore sono i sopralluoghi.
Giorgetti ne ha contati decine.
E se la gente è incazzata, lui
incassa. Col sorriso.
errz
Il buco nei conti pubblici
ripianato da tecnico
Far tornare i conti del bilancio
più drammatico della storia di
Firenze (oltre 5o milioni in
meno dallo Stato), è cosa da
non augurare a nessuno. Perra
sembra esserci riuscito, senza
alzare sì le tasse, ma
ritoccando il costo dei servizi e
picchiando duro su turisti e
non residenti . Economista,
giovane ma ben affermato,
manca però di guizzo politico.
Un ottimo tecnico, anche
perché con questi numeri c'è
poco da sognare.
Montiano
Incassatore
t
erii _ áiani - -
~ d. ntovan'
Un avvocato sul fronte crisi Vede consoli, conosce star
E quella svolta coi sindacati Ma c'e il rischio Fracci bis
L'avvocato-assessore doveva
spiccare il volo in Regione. Poi
la frenata, per completare il
riassesto della «macchina»
comunale, messa a dura prova
dopo i cinque anni di governo
iperattivo targato Renzi.
Gianassi, intanto, dopo anni di
scontro durissimo tra Comune
e sindacati ha messo in cascina
la firma del contratto
integrativo. E nel frattempo
deve tenere le fila di numerose
crisi aziendali. Non si vede ma
c'è.
Vanta un ottimo rapporto con
gli U2 e tante altre star, ma con
Palazzo Vecchio non sembra
avere un gran feeling
nonostante sia stata indicata a
Nardella da Renzi in persona.
Nicoletta Mantovani, moglie
del compianto Pavarotti, ha il
compito di tessere i rapporti
internazionali di Firenze.
Incontra ambasciatori e
consoli, anche dei Paesi più
remoti, ma di lei non si ha
quasi mai notizia. Urge svolta,
per evitare una Fracci-bis.
Mediano
Invisibile
Ombre sull'urbanistica
Che cosa resta da fare
Il caso dei due indagati, dopo polemiche e processi
La «rotazioni» contro la corruzione: funzionano?
Nel2oo8 fu la tempesta Quadra. Nel 2012 un temporale di
mazzette. Oggi è solo una foschia, con altri due indagati
nell'ufficio urbanistica del Comune di Firenze. Nonostante
sia una delle direzioni più «rivoluzionate» negli ultimi anni.
L'elezione di Matteo Renzi a
Palazzo Vecchio, nel 2009, arrivò alla fine di anni complicatissi, polemiche feroci e inchieste
da prima pagina. La polemica
contro i «furbetti del parcheggino», il caso Quadra e le scelte
urbanistiche della precedente
amministrazione portarono
fortuna (e voti) a Renzi. Dopo
c'era da ricostruire sulle macerie. L'allora sindaco cambiò
tutti i dirigenti dell'urbanistica
e dell'edilizia, mettendo Domenico Palladino (uomo che
contribuì alla scoperta del
«cartello» tra aziende sugli appalti comunali), un'urbanista
fuori dai giochi cittadini, Stefania Fanfani e Francesca Pascuzzi, valente dirigente neo
assunta. Passo successivo, ruotò tutti i funzionari (le posizioni organizzative, mini-dirigenti) che si occupavano, allora,
da tempo dei permessi a costruire e delle Dia, le dichiarazioni di inizio attività: uno per
quartiere. Mentre i vertici lavoravano per far ripartire il Piano
strutturale, tutta la struttura si
occupò di «smaltire» gli arretrati. Perché anche nella lentezza delle autorizzazioni si annidano possibilità di corruttela: se puoi promettere di accelerare pratiche, puoi chiedere
tangenti.
E questa l'ipotesi di reato
che riguarda i due dipendenti
comunali sotto inchiesta in
questi giorni. Formalmente
per abuso di ufficio ma pare
che le indagini possano portare presto a ipotizzare la corruzione. Per il momento, il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo spiega: «Si stanno solo vagliando le posizioni
di alcune persone, in particolare di una persona dipendente comunale che neppure ricopre un ruolo apicale. Il Comune non è coinvolto a livello politico». Insomma, ora c'è solo
da proseguire con l'inchiesta.
Indagati due mesi fa, con
perquisizioni negli uffici di
piazza San Martino anche più
recentemente, i due dipendenti sono stati spostati in altri uffici. Il sindaco Dario Nardella
spiega: «Piena fiducia alla magistratura: da tempo eravamo
stati ufficialmente informati
dell'indagine». Uno dei due indagati era già stato spostato
dall'ufficio «incriminato»:
dubbi su di lui? No: «È stato
spostato per l'applicazione del
codice anticorruzione dalla direzione urbanistica, applicazione che è partita circa un anno fa, e che prevede appunto la
turnazione per evitare che le
stesse persone occupino per
troppo tempo lo stesso ruolo».
La rotazione, appunto. Dopo
quella del 2009, ora la direzione urbanistica è organizzata
non più per quartieri ma per
funzioni: uno dei mini-dirigenti si occupa di permessi a
costruire (le richieste più complesse e vaste, che hanno bisogno di un'autorizzazione prima di partire con i lavori), un
altro delle Scia (ex Dia, si può
partire senza autorizzazione),
uno delle sanatorie e l'ultimo
dei condoni. Tutte devono ruotare una volta ogni tre anni (a
partire da gennaio scorso). E,
ad ogni scadenza di mandato,
decadono e devono essere rinominate.
La rotazione quindi è la
chiave di volta anticorruzione?
Forse. Ma nel piano anticorruzione del Comune, il settore
edilizio resta uno dei più «critici» conferma l'ex procuratore ed ora consigliere straordinario sulla sicurezza per Palazzo Vecchio, Giuseppe Quattrocchi. Più che l'urbanistica,
è quello dell'autorizzazioni
(tutte) ad essere settore critico. «Anche se non ci sono segnali di grandi allarme: il piano dice, giustamente, che sono settori di significativo rischio». Quattrocchi, che cura
riunioni con «centinaia di dirigenti e funzionari» per aumentare la consapevolezza
anticorruzione, spiega che «la
rotazione del personale è ritenuta dai più, compreso il presidente dell'Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, una
forma di difesa e scudo di
fronte alla corruzione. La rotazione toglie incrostazioni e
meccanismi di comunicazio-
ne poco trasparenti, è sufficientemente protettiva». Non
tutto però è senza ricadute:
«In questi incontri che sto facendo settimanalmente, si capisce che la rotazione può
portare anche difficoltà operative». Perché il «nuovo»
funzionario deve ricominciare
da capo: «Esatto: a volte si verifica un vuoto di competenze
addirittura nei primi 3-4 mesi.
Occorre che il "rotante" riprenda tutto im mano». Cos'altro si può fare? «La trasparenza è fondamentale», dice
l'ex procuratore, pubblicando
«soprattutto sul web tutte le
attività della pubblica amministrazione». Un'amministrazione che, all'urbanistica, ha
aumentato i controlli: prima,
sulle Dia, se ne controllavano,
ogni anno, il 30%. Oggi sulle
Scia il controllo è, entro un
mese, del l00%. Ora la magistratura accerterà se sono stati
sufficienti o occorre fare qualcosa di più.
Marzio Fatucchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
i
Rimedi
Controlli
Il piano
anticorruzione
dei Comune
prevede un
monitoraggio
annuale della
situazione
L'ingresso deli'
assessorato
all'urbanistica
dei Comune
di Firenze
in piazza San
Martino
L'ex procuratore
Quattrocchi: essenziale
la trasparenza
L'amministrazione
deve mettere
sul web tutte le sue
attività pubbliche
Ricambio
Ogni 3 anni i
minidirigenti
ruotano, e
comunque
vanno
confermati
ogni mandato,
scadenza per i
dirigenti
Trasparenza
Il Comune ha
ricevuto un
plauso perla
disponibilità sul
web di dati
«open»,
accessibili,
della sua
attività
amministrativa
«IL COMUNE NON E°RIUSCITO
A DIFENDERE UN BENE CHE
ERA STATO LASCIATO Al BIMBI»
d ac,
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«IL COMUNE non è riuscito a
difendere un bene che è stato regalato ai bambini, ha consegnato
nelle mani di un privato l'unica
area verde protetta del quartiere e
del pezzo di giardino che ci è stato promesso ad ora non abbiamo
visto nemmeno l'ombra».
Così ieri pomeriggio una quarantina di genitori hanno buttato giù
la rete alzata per delimitare l'area
pubblica del giardino dei Nidiaci
da quella che è stata acquisita dal
privato. «L'amministrazione comunale ci aveva promesso - attaccano i genitori - una parte di
«L'amministrazione ci aveva
promesso parte del giardino
sono solo chiacchiere»
giardino ma al momento si tratta
soltanto di chiacchiere. Visto che
abbiamo perso tutto, chiediamo
che sia mantenuta almeno
quell'unica promessa che ci è stata fatta».
Intanto anche la procura della Re-
Rossella Conte
i
i
i
c-1on -%à
r ;a
pubblica di Firenze ha aperto
un'inchiesta per effettuare degli
accertamenti sull'ex area verde
del centro che fu donata dalla Croce Rossa nel 1920 al Comune col
vincolo di farne un'area con attività per bambini. Ma ora non è più
così.
«CHIEDIAMO CHE ALMENO
IL COMUNE CI DIA QUELLA
PARTE DI VERDE PROMESSA»
Sopra una
protesta dei
genitori dei
bambini che
frequentano
l'area verde
A fianco la
recinzione
abbattuta ieri
" ",. ` ' 1' f `f' 'K -
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SF I DE I N TOSCANA , UMBR I A E L I GUR I A
«Rossi come Renzï, solo chiacchiere»
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o p eremo
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do
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nvint
Paola Fichera
FIRENZE
IN TOSCANA, nonostante il lancio
delle uova e l'aggressione degli antagonisti. Il leader della Lega Nord
ci torna oggi, stavolta passanfo da
Firenze, Arezzo e soprattutto da
Siena, proprio sotto i dolori del
Monte dei Paschi.
Salvini ma lei è davvero convinto che vincere in Toscana
servirà a far cadere il governo Renzi?
«E' teoricamente una zona che il
Pd considera casa sua. Qui c'è il sistema delle coop rosse, i sindacati
amici e persino il sistema bancario.
Vale per la Toscana, ma anche per
la Liguria e l'Umbria. Qui se non
sei di una certa parte difficilmente
lavori, emergi. Secondo loro è un
voto controllato. Però io girando la
Toscana, la Liguria e l'Umbria trovo sempre più spesso gente libera.
Mi aspetto delle belle sorprese».
Renzi però nega che questo
voto sia anche sul suo governo,..
«Insomma! Votano milioni di persone! Non si vota a Cernusco sul
Naviglio. Si vota in centinaia di comuni e quindi è chiaro che è un voto nazionale sull'immigrazione, sulla legge Fornero, sulle tasse aumentate, è chiaro che è un giudizio anche su questo anno e mezzo di
chiacchiere renziane».
legge Fornero non l'ha fatta enzi.,.
«Chi l'ha votata? il Pd. Lui l'ha difesa, non l'ha cambiata di una virgola e si rifiuta di restituire i miliardi ai pensionati come dice la Consulta... Quindi è assolutamente
complice».
Parliamo di Rossì, davvero fl
governatore toscano è ormai
:
lith
un omologo di Renzì?
«A livello di chiacchiere e di incapacità di gestione, sì. Ho visto i conti della sanità toscana e sono imbarazzanti ci sono alcune Asl che hanno delle voragini di centinaia di milioni di euro che sembra neanche
di essere in Italia. E non mi riferisco solo a Massa».
Contestate la gestione e la riforma Rossi, ma l'alternativa
della Lega qual è?
«Non c'è niente da inventare. Quello che facciamo dove già governiamo, cioè in Veneto e Lombardia.
Un mix di pubblico e privato dove
i conti tornano. In Veneto gli ospedali sono aperti, ormai da più di un
anno, anche tre sere a settimana fino a mezzanotte e nei weekend per
ridurre le liste di attesa. Solo in Veneto 200mila persone hanno fruito
delle visite mediche notturne».
Tema immigrati. In Toscana
alcuni sindaci hanno chiesto
ai cittadini di mettere a disposizione le loro proprietà per
accogliere i pro c i n
«E' la dimostrazione del fallimento
dello Stato e della Regione. Nel momento in cui ci sono 9 milioni di
italiani in difficoltà economiche
adesso ci devono essere dei cittadini che ospitano non un toscano in
difficoltà, ma quello che forse non
è nemmeno un profugo?».
E in Liguria? Su cosa Renzi deve stare attento a quel che di-
ce?
«L'anno scorso 40mila liguri sono
stati costretti a far la valigia e andare a farsi curare fuori regione, vuol
dire che nemmeno quella sanità
funziona. E poi la tutela del territorio: Renzi dovrebbe vergognarsi a
candidare presidente una signora
che era assessore alla tutela del territorio e ha vissuto due alluvioni devastanti in una città che la sinistra
governa da settant'anni».
in Umbria candidate presidente un sindaco che è riuscito a non aumentare l'addizionale Irpef.
«Sì. In Umbria ci piacerebbe estendere il modello di buon governo di
Assisi».
Renzi azzarda risultati tennistici 6 regioni a 1 al Pd, ma si
accontento anche di un 4 a 3
... Lei cosa prevede?
«Il giochino dei numeri lo lascio a
Renzi, che dimostra di aver paura e
scappa dal confronto. Glielo chiedo da sei mesi. Posso solo ipotizzare che la Lega triplicherà i voti rispetto all'anno scorso. Saremo comunque il secondo partito dopo il
Pd».
Sono regioni che il Pd
considera casa sua: c'è il
siste ma delle coop rosse,
sindacati amici e banche
Ci sono 9 milioni di italiani
in difficoltà econo m iche e
ora ai cittadini si chiede i
ospitare non un toscano
in difficoltà, ma chi forse
non è neppure profug o?
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Sul voto l'effetto Nogarin
ma l'incognita è l'assenteismo
Soprattutto a Livorno città è un banco di prova per i 5 Stelle e ïl Pd
di MARIO LANCISI
-
hissà se Filippo Nogarin ha organizzato la festa per il suo primo an-
no da sindaco della città dove il
21 gennaio 1926 è nato il Pci. E
dove 88 anni dopo quella data
da album delle passioni politiche a sventolare è stata la ban diera bianca della resa della sinistra ad un movimento fondato da un comico. Sfregio, ironia, sberleffo della storia, a seconda dei punti di vista.
Nogarin è nervoso, inquieto
e mette le mani avanti: «Cosa
c'entrano le regionali?». Poi bofonchia: «11 movimento 5 Stelle
potrebbe anche vincere in Toscana».Mettiamola breve: le regionali saranno di fatto un banco di prova per capire gli umori
dei livornesi ad un anno dallo
strappo storico: la bandiera
bianca al posto di quella rossa,
il pentastellato Nogarin, 45 anni, anziché Marco Ruggeri, 41
anni, figlio della tradizione del
Pci, anche se la sua prima tessera è stata quella del Pds. Anche
se il collegio arriva fino all'Elba,
quasi 350 mila abitanti e 20 comuni.
Si voterà domenica per Firenze, per il parlamentino regionale, ma almeno a Livorno
si leggeranno i voti con gli occhiali comunali. Nogarin salirà
o scenderà? Il Pd darà prova di
essere uscito dalla crisi? E la sinistra radicale, decisiva un anno fa per il Grande Strappo, è
ancora forte, ago della bilancia
della politica locale?
Ecco, il Pd. Peri due seggi sicuri si presenta senza i protagonisti in negativo della sconfitta
di un anno fa. Il neo segretario
Lorenzo Bacci, 34 anni, sindaco di Collesalvetti e renziano
della prima ora, si è affidato
all'usato sicuro di Gianni Anselmi, 48 anni, ex sindaco di
Piombino, non renziano ma
neanche ostile al premier, e alla società civile labronica rap-
presentata da Francesco Gazzetti , 44 anni, giornalista di Telegranducato, protagonista del
recupero in mare dei bidoni
tossici perduti al largo del mare
di Livorno. Lo tsunami che ha
colpito il Pd un anno fa ha falciato le carriere politiche
dell'ex sindaco Alessandro Cosimi e anche di Ruggeri, ex capogruppo regionale, in odore
di diventare assessore. A fine
giugno tornerà al lavoro e sostiene che il voto di domenica
non avrà influenza sulla giunta
di Nogarin. Come dire che
"addà passa la nuttata", che la
notte della crisi del Pd si annuncia lunga. E che Nogarin può
comprare la torta, l'8 giugno
prossimo, brindare, ballare.
Per ora.
Dunque, due seggi sicuri per
il Pd. E forse addirittura tre se il
Popolo toscano, la lista che appoggia Enrico Rossi, il candidato presidente del centrosinistra, dovesse superare la soglia
del 3%, e in questo caso il favorito è il capolista Fausto Bonsignori, ex vicepresidente della
Provincia.
curva rossa del Livorno calcio,
e Lamberto Giannini, insegnante e regista, gran conoscitore dell'animo dei livornesi:
«Non è che il livornese non voglia lavorare, è che proprio gli
manca il tempo. A Livorno c'è il
mare e al mare bisogna andarci, c'è il sole e il sole bisogna
prenderlo, c'è la palestra e della palestra non se ne può fare a
meno...», è una sua famosa battuta.
Temi: il porto, lo sviluppo
economico della costa, il rilancio di Piombino, il turismo. Ma
sono discorsi. Buone intenzioni. In una campagna elettorale
«molto fiacca», come la definisce Emanuele Rossi , ordinario
di diri tto a Pisa: «In generale mi
pare che si tocchi con mano la
difficoltà perla regione (e le regioni) di essere considerata come un ente utile, efficiente, necessario per il benessere dei cittadini. Per varie ragioni, le regioni hanno perso la loro presa
sull'opinione pubblica, ed anche la Toscana è messa sullo
stesso piano», sottolinea il professore.
Sulla carta, in base ai risultati
riportati nelle ultime elezioni,
Livorno può esprimere un altro
seggio. Nel 2010 passò il radicale Marco Taradash, candidato
del centrodestra, che però questa volta si presenta diviso. E
anche la Lega nord non sembra
in grado, nonostante il possibile successo di Matteo Salvini,
di eleggere un consigliere a Livorno. Restano in ballo soltanto la lista Sì-Toscana a sinistra
di Tommaso Fattori e il movimento 5 Stelle, che ha il suo
candidato più forte nel capolista Enrico Cantone.
Per Fattori converge anche
Buongiorno Livorno, che alle
amministrative labroniche di
un anno fa, arrivò terza. Due i
candidati favoriti (sulla carta,
giova ribadirlo, perché le preferenze provocano sempre delle
sorprese): il pugile comunista
Lenny Bottai, gran capo della
(9- Fine. Le altre puntate sono state pubblicate il 15, 17, 18,
20, 23,25, 26 e 27 maggio)
Due seggi sicuri
ai democratici
favoriti l'ex sindaco
di Piombino Anselmi
e il giornalista Gazzetti.
Possibile sorpresa l'ex
vice presidente della
Provincia Bonsignori
Per la lista Fattori
duello all'ultimo
voto tra il regista
e insegnante Giannini
e il pugile Lenny Bottai,
gran capo della curva
rossa della squadra
di calcio amaranto
Il docente Rossi
mette in guardia
dallo spettro
delle urne semivuote:
«I cittadini faticano
a considerare
le Regioni come enti
utili e efficienti))
Enrico Cantone (MSStel Ie)
Le
I3ntt,3's iSi
?
;0
PD (Per Rossi)
GIANNI ANSELMi
POPOLO TOSCANO ( Per Rossi)
FAUSTO BONSIGNORI
DEMOCRAZIA DIRETTA (Chiurli)
M,ARICaAtRt! SIV4à
PASSIONE TOSCANA (Larnioni)
Pi GO DE CARLO
i.TOSCANA A SINISTRA ( Fattori)
LAMBERTO GIANNINI
~7_A ITALIA (Mugnai)
PAOLO BARABINO
LEGA TOSCANA- PIÙ TOSCANA ( Mugnai)
!m1ARIO VICINANZA
LEGA NORD (Borghi)- ROBERTO BIASCI
1-RATELLI D'ITALIA- M. CHIARA ALBERTELLI
Francesco Gazzetti (Pd)
Gianni Anselmi (Pd)
i
SCATENATA NON SOLO PER STRAPPARE IL CONSENSO
AL PARTITO AVVERSARIO, MA SOPRATTUTTO PER VINCERE
LA GARA CONTRO IL CANDIDATO DELLO STESSO PARTITO
Forza Italia, la sfida (a tre) è anche interna
Ma a Stella va la benedizione dï Berlusconï
La gara anche con Villa (pi ù ricino a Verdini) e con Nascosti (ex An)
COLLEGIO Firenze città, tradizionalmente il terreno di scontro
più acceso fra i candidati alle elezioni. Caccia al voto scatenata non solo per strappare il consenso al partito avversario, ma soprattutto per
vincere la gara contro il candidato
dello stesso partito. Dentro Forza
Italia il conflitto è al quadrato perchè quella che si sta consumando è
la guerra per la conquista della leadership regionale. Per la prima volta a dire l'ultima parola sui candidati toscani non è stato l'ex coordinatore nazionale e leader toscano Denis Verdini, nè il coordinatore regionale, a lui vicino, Massimo Parisi, ma la responsabile della comunicazione, anche lei toscana, Deborah Bergamini. Capolista del collegio è Marco Stella, capogruppo in
consiglio comunale. Di fatto il più
legato alla nuova leadership. Ieri alla chiusura della sua campagna elettorale in piazza Strozzi erano pre-
senti Mara Carfagna, Bergamini e
Annamaria Bernini, e per lui è arrivata la telefonata di sostegno di Silvio Berlusconi. «Siamo - ha detto
Berlusconi - molto orgogliosi di
questa nuova squadra in Toscana».
«Scegliere me - sostiene Stella - è
un segnale di cambiamento a Firen-
Il colleg io F irenze città
li mette a confronto
Ecco i loro slogan
ze e in Toscana. Vivo del mio lavoro, la politica non deve essere un
mestiere. Credo sia importante che
Firenze abbia in consiglio regionale chi si è sempre occupato dei problemi, ma anche delle risorse di
questa città». I suoi impegni?
«Commercio,
sicurezza,
lotta
all'abusivismo e al degrado». Il candidato più vicino a Verdini invece
è Tommaso Villa, consigliere regionale uscente. Lui però non entra nel merito e preferisce parlare
delle sue battaglie «contro la realizzazione della moschea a Firenze,
contro le pericolose politiche
sull'immigrazione del centrosinistra e a sostegno delle imprese danneggiate dai cantieri della tramvia». «Impegni - spiega - che conto
di portare avanti, forte della conoscenza dei meccanismi farraginosi
della Regione che ho maturato». Il
terzo nome in gara è quello di Nicola Nascosti, da sempre vicino al senatore Altero Matteoli, dagli ex
An: «Il rinnovamento in politica
non si fa cambiando le persone con
imposizioni dall'alto, cambiando
gli attori e non la trama. Ma lo si fa
cambiando il metodo. E' giunto il
momento di valorizzare la passione
e l'impegno senza sosta per il lavoro, per la sicurezza, per i diritti dei
più deboli e il diritto alla salute,
per i quali sono sempre stato dalla
parte giusta».
IL MESSAGGIO
DELLEADER
La telefonata:
«Sia
otto
org o g liosi
di questa nuova
squadra in Toscana»
Stella con le parlamentari Bernina, Carfagna e Bergamini e Razzanelli
s
L'
ape ti v o
ri
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F or a
z
s
r a Firen z e
Berlusc oni muove tre generale® ss e
Poi chiama attac c a Ro ssi s c o sti AsI
Giù le forchette dalla pappa
al pomodoro e dal couscous, si
appoggiano i calici di Chianti,
le mani servono per applaudire: «Grande Silvio». In viva voce al telefono di Deborah Bergamini Berlusconi dà il suo saluto alla serata organizzata al
Colle Bereto, in piazza Strozzi.
Parla senza un attimo di interruzione il Cavaliere e tesse le
lodi di Marco Stella, capolista a
Firenze per Forza Italia,«è un
esempio da seguire ha dimostrato di saper fare un grande
lavoro di squadra». E poi c'è l'in
bocca al lupo per il candidato
governatore, Stefano Mugnai,
che corre contro un «dominus
assoluto che vorrebbe arrivare
a un governo lungo 20 anni,
per fare cosa per gestire la sanità come a Massa Carrara?».
Manda un abbraccio a tutti il
Cavaliere, «due alle signore». il
dehors del Colle Bereto è troppo piccolo per contenere la folla dei simpatizzanti di Forza
Italia che circonda Mara Carfagna, tutti ci tengono a stringerle la mano, a farsi un selfie con
lei: «Siamo nella città del giglio
magico di Renzi ma non arretriamo». L'invito è a portare a
votare più persone possibili:
«Ogni voto può essere utile,
prezioso per cambiare pagina,
per cambiare sistema di potere
- dice Carfagna - Mi auguro
che i moderati possano dire
basta. Renzi viene in Toscana
per nascondere gli scempi che
ha commesso altrove, per
esempio in Campania dove il
suo candidato è un candidato
contro la legge, ha una condanna in primo grado». Strette di
mano anche per la senatrice
Anna Maria Bernini circondata
Anna Maria
Bernini,
Deborah
Bergamini
e Mara
Carfagna con
Marco Stella,
Jacopo Cellai
e Mario
Razzanelli
dai complimenti: «Viene bene
sa in televisione, parla chiaro,
mi piace». Poi via foto di gruppo con i consiglieri Mario Razzanelli e Jacopo Cellai. Intanto
in giornata Stefano Mugnai ha
annunciato che Deborah Bergamini chiederà una commissione in Parlamento per accertare le responsabilità politiche
nella vicenda del Forteto.
Lisa Baracchi
(ha collaborato
Antonio Passanese)
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Salvini chiude in tour:
Firenze, Siena, Arezzo
Matteo Salvini, leader del Carroccio, torna oggi
in Toscana per chiudere la campagna elettorale
del candidato governatore della Lega Nord (e di
Fdi), Claudio Borghi. Con Borghi, Salvini sarà a
Quaracchi, Firenze, alle 16,30, davanti al
capannone occupato dai rom, poi alle 17,30 a
Siena, dove parlerà in piazza Salimbeni ed
infine ad Arezzo alle 19,15 per un incontro in
piazza Risorgimento. Claudio Borghi, prima
dell'arrivo di Salvini sarà a Livorno, dove a
mezzogiorno terrà una conferenza stampa.
Salvini è stato forse il leader nazionale che più
spesso si è visto in questa campagna elettorale
in Toscana, per l'appoggio al candidato e
numero due della Lega Claudio Borghi,
milanese, in base alla certezza che «se il Pd
perde in Toscana, Matteo Renzi deve lasciare
Palazzo Chigi, va a casa».
Rossi chiede agli eletti di aderire
al codice etico per la politica
LA corruzione va prevenuta. Gli uomini
pubblici devono essere più trasparenti degli altri e garantire la loro affidabilità prima ancora di assumere un incarico. Enrico
Rossi, candidato presidente di Pd e Popolo
Toscano, fa una proposta a tutti gli eletti
che con lui entreranno in consiglio regionale. Aderire alla "Carta di avviso pubblico"
firmata nel 2011 all'università di Pisa dove
da allora si svolge un master universitario
organizzato da Libera, l'associazione guidata da don Ciotti, e da una rete di cittadini,
enti locali e associazioni per il contrasto delle mafie e per la promozione della cultura
della legalità.
Nel corso degli anni Avviso Pubblico ha elaborato un codice etico per la buona politica,
una sorta di vademecum di condotta e di
comportamento per gli amministratori, il
primo ente locale ad adottarlo fu il Comune
di Pisa. Chi aderisce si impegna a lottare
contro i conflitti di interesse, il clientelismo, il cumulo di mandati e indennità collegate, per la trasparenza sugli interessi finanziari, i fondi per l'attività politica, le
buone pratiche, il contrasto agli sprechi.
Un progetto che Rossi vuole adottare nella
prossima legislatura per sé e per quelli che
faranno parte della coalizione. «La mia proposta, che è anche un auspicio e un impegno personale», spiega, «è quella che tutti
gli eletti del mio partito e della coalizione
che mi sostiene sottoscrivano la Carta di
Avviso Pubblico entro i primi 100 giorni della prossima legislatura. Con orgoglio - prosegue Rossi - chiudiamola legislatura, e ne
inizieremo un ' altra, a testa alta sotto il profilo morale. Il fango che in questi anni ha
colpito altre regioni e istituzioni non ci ha
nemmeno sfiorati . Questo tuttavia non è
sufficiente per mettersi a riparo da rischi
futuri. Dobbiamo investire sulle nuove generazioni che vogliono entrare in politica,
devono esser messi nelle condizioni di farlo
nella più totale autonomia e nel rispetto
della politica , che troppe volte è stata danneggiata da accuse e processi generici e
sommari. Senza politica e onestà questo
paese non riparte».
La stessa proposta qualche giorno fa era
stata lanciata in Palazzo Vecchio da Cristina Scaletti, consigliere comunale di Firenze Viva, che ha già aderito alla Carta di Avviso Pubblico , invitando la giunta Nardella
a fare altrettanto.
(S.P.)
DON CIOTTI
Promuove la cultura
della legalità
re
e
«It Popolo Toscano» e Carraresi:
'Supporto at Pd per un'azione più incisiva'
'IL POPOLO TOSCANO' è una proposta civica e politica nuova,
per un contributo incisivo, efficace al governo regionale. Il Pd
netta Regione è forza maggioritaria, ma è necessario un
gruppo autonomo che svolga un ruoto propositivo netta
maggioranza, che apporti sensibilità diverse e non omologate
e migtiori t'azione potitico-amministrativa e tegistativa- spiega
Marco Carraresi, consigliere uscente e candidato con la
nuova lista- non si tratta di contrapporsi al Pd; ma di favorire
e sostenere te istanze più riformatrici, il coraggio dette stette,
t'abbandono di vecchie logiche di potere. In quest'uttimo
periodo t'ho fatto, condividendo riforme innovative: datta
taglia burocrazia inutile atta sanità, a quella che consente un
utilizzo più razionate dei dipendenti regionali, dalle scelte per
lo sviluppo dell'aeroporto al voto di preferenza».
v'erd íní e un'a ltra bancarotta
1
o il . Ao a gí ud ízío
LA procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta del senatore di Forza Italia Denis Verdini e di
due imprenditori edili, Ignazio e Marco Arpone, padre e figlio.
Secondo le accuse , nel 2009-2010, quando la ditta del padre,
esposta per quasi 4 milioni con il Credito Cooperativo Fiorentino di Campi, era in situazione pre-fallimentare, Verdini, all'epoca presidente della banca, affidò dei lavori alla ditta del figlio.
Sempre per l'accusa , i compensi riscossi dal figlio furono poi in
parte riversati tramite false fatture sulla ditta del padre, che in
tal modo restituì parte del debito alla banca , in danno degli altri
creditori e dell'impresa del figlio, poi fallita al pari della sua.
(f.s.)
3 RIVRGIJU<IONE RISER ATA
Così il premier è chiamalo in causa
Le due opzioni del giudice ordinario
consentirgli, in caso di vittoria,
di nominare in tempi rapidi un
suo vice per la formazione della giunta. Poi scatterebbe la sospensione dalle funzioni.
di Dino Martirano
ROMA Tutte le strade del caso
De Luca (condannato in primo
grado per abuso d'ufficio e ora
in corsa per la poltrona di governatore della Campania) portano a Roma. Perché - secondo le regole della la legge Severino - è il presidente del Consiglio, su relazione del prefetto
e sentito il ministro dell'Interno, che deve procedere alla sospensione immediata per g8
mesi dell'amministratore condannato. In alternativa, la legge
Severino può sempre essere
modificata (è stata ventilata
l'ipotesi di un decreto) nella
parte in cui inibisce le cariche
elettive anche ai condannati in
primo grado per abuso d'ufficio.
Tra i due estremi - sospensione e leggina - c'è una terza
via che è allo studio dei tecnici.
De Luca verrebbe sospeso ma
con un provvedimento a
«scoppio ritardato», tale da
A parere di Donatella Ferranti (Pd), presidente della commissione Giustizia della Camera, De Luca «per essere sospeso
deve prima essere proclamato
e insediato...Mentre è l'Autorità giudiziaria che deve comunicare al prefetto gli estremi della
condanna...». In altre parole, il
presidente del Consiglio non
potrebbe agire a tamburo battente per sospendere chi non è
in regola con la legge Severino.
Di opposto parere l'avvocato
Gianluigi Pellegrino - che a
nome del Movimento per la difesa del cittadino ha promosso
e vinto il ricorso davanti alle
Sezioni unite della Cassazione
La egge.
Z,
Approvata a
fine ottobre
2012, la
normativa che
punta alla
«prevenzione e
repressione
della
corruzione e
dell'illegalità
nella pubblica
amministrazione» porta la
firma dell'allora
ministro della
Giustizia Paola
Severino
per far spostare dal Tar al giudice ordinario la decisione sulla sospensione degli amministratori locali condannati che spiega: «La sospensione
deve essere immediata e in
ogni caso il provvedimento del
presidente del Consiglio deve
essere fatto a ridosso della proclamazione degli eletti. Inoltre
lo Statuto della Regione Campania prevede che il neo governatore possa procedere alle nomine solo dopo lo svolgimento
del primo consiglio regionale.
Quindi un rinvio sarebbe una
forzatura».
Dunque qual è la sorte di De
Luca nel caso dovesse essere
incoronato governatore? Alla
luce della sentenza delle Sezioni unite, la cui motivazione potrebbe arrivare già domani, ci
sono due scenari principali: il
giudice civile di Napoli (e non
più il Tar), investito del ricorso,
decide di sospenderlo; oppure
Dopo la
La decisione
La
Suprema
Cassazione
Corte
ha deciso
che sui
ricorsi
contro
la legge
Severino
si esprime
il giudice
ordinario
lo stesso giudice sospende gli
effetti della legge Severino, rimettendo gli atti alla Consulta:
in questo caso De Luca rimarrebbe al suo posto in attesa della Corte.
La decisione delle Cassazione è più pesante per il sindaco
di Napoli Luigi De Magistris
(condannato in primo grado
ma reintegrato dal Tar Campania) che ora avrà 30 giorni di
tempo per conoscere la decisione del giudice civile sul suo
reintegro . Non si capisce invece che fine farà la questione di
legittimità costituzionale sollevata dal Tar Campania (allora
legittimato) partendo dal caso
De Magistris. In ogni caso, La
Corte Costituzionale dovrà esaminare la questione di legittimità costituzionale sulla legge
Severino sollevata dalla corte
d'Appello di Bari sul caso di un
candidato pugliese.
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Le ricadute
Per effetto
della
sentenza
della
Cassazione
i tempi di
«sospensione»
potrebbero
essere più
lunghi
l nuovi passi
Chi è
rimasto in
carica per
decisione
dei Tar (de
Magistris
a Napoli)
deve
preparare
un nuovo
ricorso
Zl®" Non c
. 1 J,
Guai a toccare la legge
Severino. Matteo Renzi se ne
guarda bene: sarebbe un regalo graditissimo per i cinque stelle e per tutti quelli che lo aspettano al varco di una legge "ad
personam". Il fatto è che il presidente del Consiglio è convinto
che non ce ne sia bisogno.
Per il capo del governo la
decisione della
Cassazione non cambia i
termini della questione
«Aspettiamo-è la linea del capo
del governo -, la questione De
Luca si risolverà da sola. Aspettiamo la Corte costituzionale».
L a decisione delle sezi oni unite della Cassazione, che hanno
tolto al Tar la competenza in
materia, per Renzi non cambia
i termini della questione. Vincenzo De Luca, se sarà eletto, si
rivolgerà al giudice ordinario e
non a quello amministrativo
per bloccare la sospensione dall'incarico. Ma il punto vero è un
altro: nel frattempo chi governerà la regione? Renzi, in privato, non ha difficoltà ad ammettere la «contraddizione» di un
candidato eleggibile ma non titolato a governare a causa di
una condanna in primo grado
per abuso d'ufficio. «Il problema - osserva con i suoi - nessuno
v
®
'
aspetti
sino De Luca, arrivato a dire in
pubblico che Renzi considerava
la legge Severino «superabile».
Un equivoco che poteva fornire
munizioni polemiche agli avversari del Pd in momento delicatissimo, specie dopo il fuoco
di fila di accuse per i candidati
"impresentabili". Da qui un colloquio telefonico con il premier
e una correzione di tiro serale di
De Luca via agenzie di stampa:
«Bene ha fatto il governo a rimanere fuori dalle vicende riguardanti la legge Severino».
Consulta"
canti, uno dei costituzionalisti
più vicini a Renzi, ricorda che la
Severino «fa iniziare la procedura all'autorità giudiziaria
che, dopo la proclamazione degli eletti, avvisa il prefetto, che
a sua volta allerta il Governo, il
quale decide la sospensione, la
comunica al prefetto che a sua
volta la notifica al Consiglio Regionale. Tutti passaggi non certo immediati». Insomma, tra
un passaggio e un altro, prima
che la 1ettera" con la notifica di
Come spesso accade in Italia,
la questione De Luca si risolverà con un po' di melina e un
pizzico di fortuna. La melina
serve a consentire al candidato,
se eletto, di formare la sua squadra. E soprattutto nominare un
vice-governatore che regga l'Istituzione finché il Tribunale
(sulla sospensione della sospensione) e poi la Corte costituzionale non si saranno pronunciati. Gli esperti si aspettano una sentenza in autunno,
perché la Consulta il 27 gennaio
scorso ha ricevuto un ricorso
della corte di appello di Bari su
un caso analogo. E nel Pd confidano che i giudici costituzionali si pronunceranno contro quella parte della Severino che dispone, anche per un reato come
l'abuso d'ufficio, la sospensione fin dal primo grado di giudizio. Nel quale caso De Luca potrebbe tornare a governare la
Campania. Ma ce la farà, prima
di essere sospeso, a nominare la
giuntae il suovice? Stefano Cec-
Cruciale sarà la scelta del
numero due che, in caso
di vittoria, dovrà per mesi
governare la regione
sospensione arrivi sul tavolo di
De Luca, passeranno parecchi
giorni. Il tempo necessario per
consentire al governatore di nominare la sua giunta.
Diventa centrale a questo
punto capire chi effettivamente sarà scelto come numero
due, dato che si tratterà per
molti mesi del vero governatorefacente funzioni. Nonèunmistero che De Luca vorrebbe Fulvio Bonavitacola, avvocato, deputato Pd e soprattutto suo
braccio destro (e sinistro). Ma
al Nazareno questo profilo sembra assolutamente fuori luogo.
«Serve una personalità che unisca il gruppo consiliare - spiega
unafontevicina alpremier-non
un clone di De Luca. Non sarebbe accettato».
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può negarlo. Ma nel momento
in cui si è consentito a De Luca
di fare le primarie, si è preso atto di una situazione e cioè che
quella norma è stata immediatamente disapplicata a Salerno, ma soprattutto aNapoli perché, come è noto, il sindaco di
Napoli ha la stessa condizione
in cui si trova l'ex sindaco di Salerno e futuro presidente se vincerà le elezioni». Insomma «nell'esperienza concreta del comune di Napoli e del comune di
Salerno» il problema è stato superato. E un domani, a rigor di
logica, potrà essere superato
anche in regione Campania.
Ma nessuno deve immaginare o far credere che il governo
voglia depotenziare la Severino. Ne ha fatto le spese ieri per-
LE SENTENZE
CHE DANNO
INCERTEZZA
di Pierluigi Battista
ovunque la
democrazia si
fonda su un saggio
sistema di
contrappesi. Il
potere politico non può fare il
suo comodo, e deve essere
sempre sottoposto all'esame di
istanze giuridiche che ne
impediscano eventuali
condotte arbitrarie. I
contrappesi non funzionano
più bene se però la bilancia
pende troppo da una parte. Se
non si ha bilanciamento, ma
supremazia del giuridico sul
politico, la democrazia perde
vigore e credibilità. Se un intero
progetto di politica economica
di un governo viene
smantellato da una sentenza
della Corte costituzionale, la
sentenza va applicata e non
elusa, però il rischio è che
l'autonomia dei governi, già
fortemente indebolita dal
trasferimento di consistenti
quote di potere a entità
sovranazionali, ne esca
fortemente minata e
compromessa. Se qualche
istanza extrapolitica dovesse
avere l'ultima parola sulle sorti
di un rappresentante nelle
istituzioni eletto
democraticamente, l'idea stessa
della sovranità popolare ne
uscirebbe malconcia. La
Cassazione ha appena stabilito
che sarà il giudice ordinario e
non il Tar a decidere se il
candidato De Luca, in caso di
vittoria elettorale, dovrà
decadere o no dalla carica di
governatore della Campania.
Dovendo affrontare le
conseguenze della stessa legge,
la Severino, tanto De Luca (da
sindaco di Salerno) quanto de
Magistris (sindaco di Napoli)
sono stati sottoposti al giudizio
del Tar. La certezza del diritto
subisce duri colpi se le
decisioni appaiono così casuali,
difformi, variegate. E l'attesa di
una sentenza diventa quasi un
confidare nella vincita al Lotto.
Un giorno potrebbe essere il
Tar, un altro il tribunale. Quante
altre possibilità riserva la sorte?
conflnua a pagina 31
POTERI
1
GIUSTIZIA
E POLITICA
SE SALTA
L'EQUILIBRIO
SEGUE DALLA PRIMA
1 bilanciamento dei poteri
è sacrosanto. Ma se tutto,
come tende ad accadere
in Italia, è sottoposto a
quella dinamica partico-
lare che viene chiamata con
termine complicato «giuridicizzazione della politica»,
allora nascono molti problemi.
La Corte costituzionale sta
decidendo che non si aprirà
un nuovo buco nelle finanze
pubbliche sul caso Equitalia.
Ma si aspettano le sue decisioni sul blocco degli stipendi del
pubblico impiego. La politica
economica perde la sua autonomia, appunto. I ricorsi
infiniti al Tar bloccano le
opere pubbliche, e non c'è
quasi mai un momento
in cui si possa chiudere
definitivamente una controversia. Senza considerare che
se si è cittadini di diverse regioni si hanno trattamenti
diversi sulle stesse questioni.
Le istanze di valutazione si
moltiplicano. Ma le leggi
stesse vengono smontate
pezzo a pezzo da sentenze
di singoli giudici che
ne danno un'interpretazione
così «soggettiva» da svuotare
di significato la stessa
legge. Si può pensare tutto il
male possibile sulla legge che
regolamenta la fecondazione
assistita, ma che frammento
dopo frammento venga smembrata da una miriade di sen-
tenze che ne cancellano ora un
articolo, ora un comma, ora
una singola parola infligge
un colpo alla sovranità del
potere legislativo.
Se si vuole cambiare una
legge, la si cambi, ma
non affidandola alle cure demolitorie dei giudici. Così come sulla legge elettorale. Prima dell'approvazione dell'Italicum si diceva che il sistema
elettorale in vigore dovesse
chiamarsi Consultellum,
dalla Consulta. È possibile
che la Corte costituzionale
possa addirittura indicare con
quale legge elettorale votare.
Non paga di questa «giuridicizzazione» estrema cui viene
sottoposta, la politica poi si
inventa ulteriori tribunali per
incrementare a dismisura
polemiche e contenziosi.
L'ultima, la commissione
Antimafia presieduta da Rosy
Bindi che allo scadere della
campagna elettorale dovrà
stabilire quali candidati nelle
elezioni regionali siano
«presentabili» oppure no.
Ovviamente i presunti
«non presentabili»
ricorreranno, si opporranno,
metteranno in discussione
la legittimità di un esito
elettorale falsato. Chi
deciderà alla fine? E se si
decide fuori tempo
massimo, come quando
una sentenza decise
di cancellare il Consiglio
regionale piemontese
al termine della legislatura,
che senso ha una
cancellazione così tardiva?
Il bilanciamento dei poteri
deve saper raggiungere un
equilibrio, non introdurre
confusione, sovrapposizioni,
controversie infinite.
La proliferazione del
«giudiziario» rende incerto e
perennemente revocabile il
diritto. Con il rischio che la
bilancia possa spezzarsi.
Pierluigi Battista
C) R9RODU7IONF R SFRVA'A
«Responsabilità civile? Una minaccia»
Santacroce accusa. Il governo: sbaglia
Il vertice della Cassazione: la Ue e una scusa. Il viceministro Costa: no, rischiavamo sanzioni
ROMA La riforma della responsabilità civile dei magistrati?
Una scelta che «suona come un
avvertimento se non come una
minaccia». Farà sì che il giudice «che tiene famiglia adotterà
le soluzioni più caute e meno
coraggiose». E' dura la denuncia del primo presidente della
Corte di Cassazione, Giorgio
Santacroce. Ad un seminario
sulla norma boccia senza mezzi termini la scelta «tutta politica e soprattutto tutta italiana».
«Il governo - dice il primo
presidente della Cassazione ha usato la scusa dell'Europa
per fare modifiche che nessuno gli aveva chiesto».
«Sì che l'Europa ce lo chiedeva. Ci aveva messo in mora e
ciò avrebbe determinato una
sanzione da decine di milioni
di euro», replica a distanza il
viceministro della Giustizia,
Enrico Costa. E il sottosegretario Cosimo Ferri aggiunge: «In
realtà l'Europa ha chiesto all'Italia di includere i casi di violazione manifesta della legge
tra le ipotesi in cui lo Stato deve
rispondere per l'operato del
Giudice. Quanto poi alla responsabilità del giudice, il legislatore su richiesta del governo
ha mantenuto a tutela del magistrato la garanzia di incorrere
in responsabilità solo nei casi
di negligenza inescusabile. La
La cerimonia li primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce
all'inaugurazione dell'anno giudiziario ascolta il Guardasigilli Andrea orlando
stessa Cassazione ha confermato l'importanza di questa
garanzia in difesa dell'autonomia e indipendenza della Magistratura ed ha escluso la possibilità di ricusare il giudice,
che ti sta giudicando. L'unica
criticità rimane la soppressione del filtro su cui il Governo
sta monitorando eventuali effetti distorsivi della disciplina».
Nell'aula magna della Cassazione, però, Santacroce lancia
l'allarme: «Si colpisce il cittadino sul piano della sua tutela,
incentivando nel giudice una
mentalità impiegatizia, che lo
induce a decisioni meno rischiose, soprattutto se in gioco
ci sono grossi personaggi o
grandi interessi». E invita a
«guardarsi dalle semplificazioni, come "chi sbaglia paga": è
giusto punire i magistrati che
sbagliano ma è meglio farlo sul
piano degli avanzamenti di carriera o sul piano disciplinare».
Con l'auspicio che «le rassicurazioni del ministro Orlando
e del capo dello Stato Mattarella possano rasserenare il clima» Santacroce si dice «certo
che i giudici ne daranno la giusta interpretazione». Per ora,
conclude, «si può solo vedere
come la legge funziona, ed
eventualmente correggerla».
Già, come va? Per ora il numero dei procedimenti contro
lo Stato, promossi da cittadini
scontenti, a due mesi e mezzo
dall'entrata in vigore della legge è «limitatissimo, meno di
io» ha accertato il vicepresidente del Csm, Giovanni Legni-
ni. Per questo, si sente di esprimere «prudente ottimismo».
Ma assicura che il Csm monitorerà «l'evoluzione applicativa
di questa disciplina», non solo
dal punto di vista quantitativo.
Ricordando che alla Corte Costituzionale «già pendono due
questioni sollevate dai giudici
di merito», Legnini però evidenzia come «il legislatore
spesso riversa sulla giurisdizione il compito di risolvere temi
che non ha affrontato o non
vuole affrontare» e per questo
cresce «il rischio di esposizione dei giudici all'azione risarcitoria proprio su argomenti sui
quali il legislatore non è ancora
intervenuto». E questo «determina un sovraccarico della giurisdizione e un crescente disallineamento tra norma e fatto».
Virginia Piccolino
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La riforma
Il 24 febbraio
la Camera
ha approvato
una nuova
normativa sulla
responsabilità
civile dei
magistrati
Rispetto alla
legge Vassalli
viene ampliata
la possibilità
per il cittadino
di fare ricorso;
si alza la soglia
economica
di rivalsa sul
magistrato;
viene eliminato
il filtro di
ammissibilità
' ._.JC. )ce
E una scelta,
politica e
soprattutto
tutta
italiana
Nessuno ha
chiesto
quelle
modifiche
Berluscon i attacca
"Govemoac
se finisce3a4"
Renzi: io fino x12023
" voro, legalità, leggerezza, tre Lper l'Italia"
Salta il faccia a faccia in tv tra i due leader
CARMELO LOPAPA
Silvio Berlusconi abbassale preteseti provocaRenzi. Non più quattro regioni ma
gliene sono sufficienti adesso
tre (su sette), annuncia, per
considerare vinta la partita di
domenica. «Se vinciamo in Veneto, Liguria e Campania,
Renzi deve dimettersi» incalza dalla piazza di Padova. E più
tardi da Genova, dove torna
per sostenere la corsa più delicata, quella del forzista Giovanni Toti: «Sento che ci saranno delle sorprese, lo dico in
modo istintivo anche sulla base di certi sondaggi». Quegli
stessi rilevamenti che alimenterebbero nella cerchia ristretta ottimismo sulla corsa
in Puglia. Non già per la vittoria improbabile contro Emiliano, ma per il derby tutto interno al centrodestra traAdriana
Poli Bortone e l'uomo di Raffaele Fitto, Francesco Schittulli.
Matteo Renzi non abbassa
la guardia. «È finita la fase in
cui Berlusconi ci rovinava i sogni - dice in comizio da Perugia - Ma ha sette vite, quell'uomo..» Come dire, stare attenti è meglio. A cominciare
dalll'Umbria dove pure tutto
sembrerebbe scritto. Non è così, mette in allerta i suoi il premier. «Noi dobbiamo avere rispetto, senza vivere il terrore
degli avversari, vedendo cosa
hanno significato dieci annidi
governo Berlusconi». Sono altri i temi sui quali va a caccia di
consensi, compreso un ritorno
al vecchio cavallo di battaglia.
«Noi siamo rottamatori - ri-
corda-non lo dimentichiamo
e io farò al massimo due mandati: questo fino al 2018 e poi
fino al 2023». Non oltre. Per
«far ripartire l'Umbria e l'Italia servono tre L: legalità, lavoro, e leggerezza». E cita il Jobs
Act: «La cosa più di sinistra fatta negli ultimi anni».
E un tour de force nel quale
Renzi, al pari di Salvini e (in
parte) Berlusconi si sta spendendo senza sosta. Troppo alto
il rischio che abbiano la meglio
non tanto gli avversari, quanto l'astensionismo. Il leader
forzista dopo le tappe in Veneto e Liguria di ieri, si tuffa oggi
nella consueta maratona tra
radio e tv, quella che gli è più
congeniale, per convincere gli
ultimi indecisi, fino all'intervisa a Virus in serata su Raidue.
Nella stessa puntata sarà intervistato in sequenza proprio
il premier Renzi. Per qualche
ora, caldeggiata dal conduttore Nicola Porro, è circolata anche l'ipotesi di un faccia a faccia tra i due. Presto poi smontata dallo stesso giornalista.
Dallo staff di Berlusconi smentiscono invece l'indiscrezione
circolata, in base alla quale sia
stato proprio il leader forzista
a rifiutare il confronto. Anzi, in
serata anche la partecipazione alla puntata di oggi veniva
messa in dubbio per la tentazione dell'ex Cavaliere di spostarsi in serata nelle Marche.
Berlusconi non ha lesinato
ancora un pesante attacco ad
Angelino Alfano. Sicuro che si
voterà nel 2018: «Il M5S non
f ar à mai cadere il governo Renzi, i grillini guadagnavano 20
mila euro l'anno, a fine legisla-
tura ne avranno guadagnato
570 mila e un vitalizio: saranno attaccati alla poltrona con
la colla, quasi come Alfano».
L'ex delfino rib atte a stretto giro da Porta a Porta: «La mia è
una poltrona di chiodi, io non
prendo stipendio per fare il ministro». Il clima non è proprio
da partito unico del centrodestra. Salvini ha già preso il largo: «Non farò minestroni, pasticciacci, non faccio accordi
con Tizio e Caio».
Il duello impossibile
C
LNTROSINISTRA contro centrodestra. Partito Repubblicano contro Partito Democratico. Il leader
di uno schieramento contro quello avversario.
Tutto dovrebbe portare verso lo scontro tra due poli.
SEGUE A PAGINA 33. LOPAPA A PAGINA 12
ILDUELLOMPOSSIBILE
NCHE in una campagna
elettorale come questa.
E in sintesi tra i capi dele due principali coali-
zioni. Ma il nostro Paese non riesce a liberarsi della sua anomalia. Il sistema politico si è sempre
distinto per una atipicità che lo
rendeva diseguale e squilibrato.
E continua a farlo.
La dimostrazione si è avuta
per l'ennesima volta ieri. Mancano tre giorni al voto in sette re-
gioni, più di un terzo degli elettori è chiamato alle urne. Solo le
dichiarazioni formali ne escludono il significato nazionale. La
fisiologia della politica avrebbe
dovuto spingere per un confronto, ad esempio in tv, tra Renzi e
Berlusconi. Ma quelduello-che
solo venti anni fa aveva segnato
plasticamente il passaggio dalla
Prima alla Seconda Repubblica
- adesso è impossibile.
Eppure era tutto pronto. Non
solo c'erano le condizioni sostanziali per un "confronto all'americana", Ma la logica della politica
avrebbe dovuto spronare i due
protagonisti in quella direzione.
C'è una nuova legge elettorale,
l'Italicum, sostanzialmente bi-
partitica. Si tratta di un modello
di per sé in grado di definire il sistema dei partiti in quel senso. Il
ballottaggio produce automaticamente un impulso verso l'emersione di due blocchi. E lo stesso sistema elettorale delle regioni incoraggia la formazione di
grandi coalizioni per l'elezione
diretta dei governatori.
Ci sarebbe anche - in teoria
ma non in pratica - un interesse dei due leader a bipolarizzare
la campagna. Escludere le forze
marginali o radicali dalla contesa. Nel tentativo di persuadere
gli indecisi a rivolgersi verso i
candidati presentati come gli
unici in grado di vincere. E quindi tagliare le ali. Fino al 2008 è
stato così. I due poli provavano a
catalizzare l'attenzione e quindi
ilvoto dei cittadini. Chi insegue o
ha inseguito un sistema politico
coerentemente bipolare, si sarebbedovuto comportare in questo modo. Provare a concentrare
labattagliacome sefosse giàpossibile un duello tra il Partito Democratico e il Partito Repubblicano. Quel Partito Repubblicano
inutilmente o forse artificiosamente invocato da Berlusconi.
Ma, appunto, tutto questo in
Italia è una finzione. La possibilità di svolgere un duello televi-
sivo su un rete pubblica, si era
manifestata nella trasmissione
di Rai2 "Virus", Il segretario del
Pd ha detto si. Ma quello di Forza
Italiahadetto no. L'anomaliaitaliana prosegue. Certo, in questo
momento c'è una discrepanza
lampante nel rapporto di forza
tra Renzi e Berlusconi. Non riguarda solo le potenzialità elettorali dei due partiti. L'ex Cavaliere ha dovuto rinunciare per
una serie di motivi che ne amplificano la debolezza. Il leader forzistaprobabilmente avrebbe ancora di più evidenziato i suoi deficit rispetto al premier. L'età,
l'appeal televisivo, la capacità di
rivolgersi direttamente ai cittadini. Un passato troppo invadente e imbarazzante per uno e ancora da consumare per l'altro.
Un duello impossibile, dunque.
Che però mette a nudo le criticità
del nostro sistema politico. Con
un solo partito che corre sistematicamentepervincere. E le altre tre forze alla ricerca di un'identità. Forza Italia a un passo
dall'implosione, la Lega ingabbiata in unasortadidemagogica
vocazione minoritaria e il M5S
chiuso nel suo isolamento populista e inspendibile per qualsiasi
soluzione di governo.
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Profilo basso, sondaggi alti
I Cinque Stelle sfidano Renzi
EFFETTO IMPRESENTABILI: IN LIGURIA E CAMPANIA CRESCONO I CANDIDATI DEL M5S
di Tommaso Rodano
el Movimento 5
stavolta,
Stelle,
nessuno si azzarda a dire "vinciamo noi". Era lo slogan dell'ultima campagna elettorale,
quella per le Europee dello
scorso anno, finite con il 40
per cento di Renzi e una batosta di cui il ricordo è ancora
vivido. Un'esperienza, però, di
cui il M5S sembra aver fatto
tesoro: in vista delle Amministrative del 31 maggio, i candidati grillini volano basso con
gli slogan ma iniziano a decollare nei sondaggi. Soprattutto
in Liguria e Campania, le due
regioni dove le candidature
"impresentabili" e le tensioni
nel Partito democratico tengono in ansia Matteo Renzi e
aprono praterie nell'elettorato
progressista. Numeri puntuali, ovviamente, non se ne possono dare più. Ma sulla tendenza al rialzo del Movimento
5 Stelle nessun sondaggista
sembra avere dubbi.
N
ANTONIO NOTO di Ipr Marketing pesa le parole con cautela per non calpestare la norma che vieta i sondaggi in questa fase della campagna elettorale. "Il trend positivo dei candidati grillini - spiega - è particolarmente evidente nelle regioni `caotiche', dove le tematiche legalitarie e le fratture nei
partiti tradizionali sono più significative". Ogni riferimento
a Liguria e Campania è puramente casuale (e responsabilità del redattore). "Questo avviene - aggiunge il sondaggista
- nonostante stavolta sia mancata la presenza massiccia di
Beppe Grillo nelle campagne
elettorali".
Nicola Piepoli è più esplicito:
"C'è una crescita del Movimento 5 Stelle ed è sensibile
ovunque, con l'eccezione forse
della Toscana. In Liguria non
so se la candidata grillina possa
arrivare a insidiare la vittoria
della Paita, ma senza dubbio
può contendere il secondo posto a Toti". Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, non si espone su pronostici e griglie di partenza, ma
riconosce una tendenza: "I
problemi del Pd sulle liste, l'attenzione mediatica ai cosiddetti `impresentabili', senza
dubbio aiutano il buon momento dei Cinque Stelle. Forniscono loro un tema efficace,
che funziona, anche nei dibattiti televisivi. E c'è un altro
aspetto: certe candidature
danno agli elettori l'impressione che la famosa rottamazione
non sia mai stata attuata".
LA PARTITA, dunque, si gioca
sempre lì, dove il Pd soffre: in
Campania e (per i Cinque Stelle) soprattutto in Liguria.
Lunedì sera la candidata ligure
grillina, Alice Salvatore, ha
vinto a sorpresa il dibattito televisivo con gli altri pretendenti alla Regione su Sky Tg 24.
Il campione del televoto non è
significativo, né "scientificamente elaborato" - come si
premura di scrive l'emittente
di Murdoch - ma il distacco è
stato piuttosto netto: Salvatore
è risultata la più convincente
per il 35 per cento dei votanti,
davanti a Toti (27%), Paita
(25) e Pastorino (13).
Il risultato è che mentre fino a
pochi giorni le attenzioni sulla
Liguria erano puntate solo sulla la sfida interna al Partito democratico, tra Raffaella Paita e
il fuoriuscito civatiano Luca
Pastorino, ora guadagna terreno il terzo incomodo a Cinque
Stelle. Che rischia di diventare
una minaccia più consistente
di quella rappresentata da Toti
per il successo della candidata
renziana. Non a caso, per il
M5S è arrivato un endorsement
Dopo il "vinciamo noi"
delle Europee,
nel Movimento regna
la prudenza. Ma secondo
gli esperti, nelle Regioni
in bilico, il trend è positivo
inatteso dall'ex sindaco di La
Spezia, Giorgio Pagano, voce
storica del centrosinistra ligure (oltre ad essere che l'uomo
lanciò la carriera di Raffaella
Paita). A MicroMega, Pagano
ha detto di augurarsi "che vinca Alice Salvatore, perché è
contro il burlandismo-scajolismo, ha proposte ecologico-solidali e fa politica dal basso". In Liguria - spiega Pagano
- "con la legge elettorale in vigore, chiunque vincerà, per
governare, dovrà fare un'alleanza: quella tra M5S e la lista
di Pastorino sarebbe il vero la-
/GiGir"
Beppe Grillo
chiude domani
la campagna
elettorale del
M5S in Liguria.
Nel riquadro,
la candidata
ligure del
Movimento,
Alice Salvatore
Ansa
fol
boratorio in grado di cambiare
la nostra Regione". Il candidato civatiano, sull'argomento,
ripete la versione che porta
avanti dall'inizio della campagna elettorale: nessun accordo
con i grillini dopo le urne. Ma
le porte non sono chiuse: "Noi
puntiamo a un governo di minoranza - dice Pastorino - Vogliamo arrivare davanti. Con i
Cinque Stelle abbiamo tanti temi in comune. Entrambi sfidiamo il sistema di potere che
ha governato la Liguria in questi anni. Non facciamo accordi, ma sarà possibile un confronto sugli argomenti che ci
avvicinano".
Domani Beppe Grillo è a Genova per chiudere la campagna elettorale in piazza De Ferrari. In Campania, invece, ci
saranno quattro dei cinque
parlamentari del direttorio (i
"locali" Di Maio, Fico, Ruocco
e Sibilia). In entrambi i casi,
nessuna dichiarazione trionfale, stavolta, ma la speranza di
tenere aperta la partita.
Lupi: il centrodestra unito
deve impedire la nascita
del Partito della Nazione
ROMA Visto che le elezioni regionali di fine mese vengono
vissute anche in chiave sportiva, chiediamo a Maurizio Lupi,
ex ministro delle Infrastrutture, oggi capogruppo di Area
popolare (Ned e Udc) alla Camera, il suo pronostico: 4 a 3
per il centrosinistra, 5 a 2, 6 a
i...
«Mai fatte scommesse. Piuttosto, ho una terribile paura
che i non votanti superino il 5o
per cento, come in Emilia-Romagna e Calabria».
La reazione di Renzi allora
fu: l'importante è vincere.
«Renzi dovrebbe ricordare
che questo governo nasce dopo le elezioni politiche del
2013, quando gli elettori non
fecero vincere nessuno. Noi e
il Pd ci siamo impegnati a far
tornare la fiducia verso le istituzioni».
Il risultato delle regionali
può mettere in crisi il governo?
«In Italia tutte le elezioni sono test politici. Ma questo è un
governo di ricostruzione, non
si potranno misurare agevolmente sconfitte e vittorie».
Tanto è vero che voi e il Pd
non siete alleati in nessuna
delle 7 regioni in cui si vota.
«Io penso che se avranno
successo, ad esempio, Stefano
Caldoro in Campania, Claudio
Ricci in Umbria e Giovanni
Toti in Liguria, il governo ne
uscirà rafforzato».
Sarebbero tre sconfitte per
Renzi.
«Sarebbe un altro segnale
che il governo non è un monocolore Pd, aumenterebbe il
nostro peso e quello delle nostre battaglie liberali».
Se viceversa Renzi vincesse
in 6 regioni su 7, sarebbe una
vostra sonora sconfitta?
«Una pesante sconfitta del
centrodestra, che non in tutte
le regioni è unito, e dovremo
allora valutare il risultato ottenuto dalla proposta innovativa
di Area popolare».
In Liguria e Umbria siete
alleati con la Lega, dopo aver
espresso rifiuto per gli estremismi.
«È Salvini che, dopo aver
detto "nessuna alleanza con
Ncd", si è accodato sul candidato di Forza Italia in Liguria e
su Ricci, nostro candidato, in
Umbria».
Fitto ha creato i conservatori-riformatori, Berlusconi
vuole dare vita ai Repubblicani. Troppa folla nel centrodestra?
«Fitto capisce ora ciò che
noi abbiamo capito venti mesi
fa: con Forza Italia, che è solo il
ricordo di un passato glorioso,
non si va lontano».
Per essere alternativi a
Matteo Renzi bisognerà trovare l'unità . Ci vuole un leader?
«Piuttosto che aspettare un
leader, si dovrebbe smettere di
parlare di "tradimenti", come
fa Berlusconi, e partire da un
programma comune».
Sarete promotori di questo
programma?
«Noi abbiamo cominciato
condizionando l'azione di governo, e e rifuggendo i populismi. Ad esempio, niente red-
dito di cittadinanza: ogni euro
va utilizzato per creare lavoro».
Per Renzi sarebbe Berlusconi l'avversario ideale?
«Gli avversari ideali per
Renzi sono Salvini o Grillo,
non credibili come leader di
governo. Per questo tutti assieme, Berlusconi compreso, dovremmo impedire la nascita di
un Partito della Nazione omnicomprensivo».
Nunzia De Girolamo afferma che dopo le regionali dovete uscire dal governo.
«Usciremo quando sarà
compiuta la missione di cambiare il Paese. E diventeremo
l'alternativa a Renzi».
Sulle unioni civili ci sarà
scontro?
«L'urgenza è sostenere le famiglie. Le unioni civili non sono una priorità. Le nostre condizioni restano: più diritti individuali, no all'equiparazione
al matrimonio, no alle adozioni, no alla reversibilità delle
pensioni».
Dopo le sue dimissioni dal
ministero , nessuno di Area
popolare l'ha sostituita al governo.
«Con buona pace di chi ci
descrive come occupatori di
poltrone! Ci interessa portare
il governo in direzione dei
cambiamenti in cui crediamo.
Consideriamo i ministri in
funzione di questo, non abbiamo fretta».
Andrea Garibaldi
[email protected]
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Grillo e
Piuttosto che aspettare
Salvini
un leader si dovrebbe
sono gli
smettere di parlare di
avversari
«tradimenti» e partire da ideali
un programma comune
per Renzi
Usciremo
dall'esecutivo quando
avremo
cambiato il
Gli equilibri
Paese e
Con il successo di Toti,
diventeCaldoro o Ricci il
remo
governo si rafforzerebbe, l'alternativa
sarebbe un altro segnale al segretache non è un monocolore rio del Pd
;-i
Maurizio
Lupi, 55 anni, è
capogruppo di
Area popolare
alla Camera
dall'8 aprile
scorso
Dal 28 aprile
2013 al 22
febbraio 2014
è stato ministro
delle
Infrastrutture
del governo
Letta, carica
riconfermata
nel governo
Renzi da cui
si è dimesso il
20 marzo per le
polemiche
relative
all'inchiesta
«Grandi
opere», pur
non essendo
indagato
ANNO L NUMERO 127 EURO 1,40*
Risarcimen to m iNardario
Il buco di Di Pietro:
pm e «Corriere»
in aiuto del governo
di GIACOMO A MADORI
A tirare fuori questa storia,
due mesi fa, era stato Libero,
nell'apparente indifferenza
generale. Ieri, improvvisamente, il Corriere della Sera
ha dedicato al caso un articolo di prima pagina a firma della premiata coppia anticasta
Sergio Rizzo e Gian Antonio
Stella. Solo che questa volta il
loro intervento ha dato l'impressione di essere una ciambella di salvataggio per il governo, in ambasce (...)
segue a pagina 9
INER CONTI NON TORNANO
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La causa dell'ìmpren&tore
ì i per un'opera maí fatta
Pm e Corriere soccorrono Renzi
per coprire i buchi di Di Pietro
Un arbitrato voluto dall'ex ministro rischia di avere un costo miliardario
Ma prima dell'udienza decisiva un magistrato fa sequestrare il fascicolo
::: segue dalla prima
GIACOMO AMADORI
(...) per le decisioni di un altro
gabinetto di centro-sinistra.
Stiamo parlando del lodo
miliardario (in euro) che il
ministero delle Infrastrutture
è stato condannato a pagare
all'imprenditore marchigiano Edoardo Longarini, a cui
erano stati affidati negli anni
'80 appalti per centinaia di
miliardi di lire, poi revocati a
causa dell'asserita mancanza di fondi. Un risarcimento
che sette diversi collegi di giudici hanno ritenuto legittimo. Eppure, secondo gli avvocati dello Stato, quel salasso potrebbe ora mettere a rischio il trasporto pubblico locale, diverse grandi opere e
40 mila posti di lavoro, per
non parlare del minacciato
sforamento del 3% di deficit
massimo previsto dal Fiscal
compact europeo.
Nel 2006 l'allora ministro
Antonio Di Pietro decise di
far dirimere definitivamente
i contenziosi tra lo Stato e
Longarini, con un giudizio
privato, nonostante il parere
sfavorevole dell'avvocatura
dello Stato, che sottolineò come «d'arbitrato è un giudizio
sempre sfavorevole per l'amministrazione, soprattutto in
controversie di così grande
valore». Ma l'ammonimento
non scoraggiò l'ex pm. Risultato: lo Stato si è visto presentare un conto di 1,5 miliardi
di euro per le opere non realizzate e 17 milioni di parcelle
per i diversi collegi arbitrali.
Tra i beneficiari dell'ambito
incarico professionale anche
Ignazio Messina, all'epoca avvocato di fiducia di Di Pietro
e oggi segretario dell'Italia
dei valori. Il governo attuale
però a pagare il debito non ci
pensa e ha trovato un prezioso alleato nel Corriere che il
giorno stesso dell'udienza
per l'esecuzione del pignoramento di 821 milioni di euro
presso la Banca d'Italia si è
augurato i il rinvio della decisione. Come se non bastasse,
un pm romano ha "provvidenzialmente" ordinato il sequestro del fascicolo del procedimento e ha inviato la
Guardia di finanza a presidiare l'aula. Così, ieri, il giudice,
di fronte a un tale dispiegamento di forze, non se l'è sentita di deliberare e ha rimandato l'atto al 19 luglio.
Il professor Giuseppe Greco, difensore di Longarini,
non ci sta: «L'amministrazione invece di fare i conti con
una realtà giudiziaria che la
vede soccombente da anni ricorre evidentemente ad altri
strumenti poco ortodossi».
In effetti nei mesi scorsi la
Corte d'Appello di Roma si è
espressa a favore di Longarini con tre diversi collegi. Innanzitutto
ha
stabilito
l'inammissibilità del ricorso
del governo contro il lodo arbitrale voluto da Di Pietro.
Poi ha ritenuto inammissibile l'inibitoria proposta dal ministero contro il pignoramento. A questo punto l'ufficio legale delle infrastrutture ha
tentato una mediazione con
la controparte chiedendo a
Longarini una fidejussione
sulla somma da versare, nel
caso in cui la Cassazione dovesse dare ragione allo Stato.
««Ma la Suprema Corte non
può esprimersi nel merito e
per questo non ha senso vincolare quei soldi, rendendoli
neifattiindisponibili», sottolinea Greco. Per questo a inizio mese i legali di Longarini
si sono limitati a offrire una
dilazione: 500 milioni subito,
200 nel 2016 (senza fidejussioni) e il resto negli anni successivi con cauzione a garanzia.
La proposta non ha convinto il ministero che ha chiesto
al tribunale che la somma venisse considerata alla stregua
di un caparra. Anche in questo caso, il 22 maggio, la Corte d'appello ha giudicato
inammissibile la richiesta. Alla vigilia dell'udienza di esecuzione del pagamento, l'altro ieri sera, il ministero ha
tentato lìultima disperata opposizione sostenendo la non
pignorabilità dei soldi depositati sul conto della Banca
d'Italia. «Se quel denaro era
impignorabile perché l'amministrazione ha atteso quattro mesi e ha tenuto quelle
somme bloccate senza utilizzarle per i fini previsti?» domanda retoricamente il professor Greco. «Non mi sembra il modo migliore di perseguire l'interesse pubblico, anche perché ogni giorno di ulteriore ritardo nel pagamento costa alle casse dello Stato
16 mila euro».
IL CONTO LASCIATO DADI PIETRO
Pagheremo 1,2 iffl5ardiperun'operamai fatta
Antonio Di Pietro . In alto, l'articolo di «Libero» dello scorso 18 marzo [LaPresse]
TOTOREGIONALI
1-0
MATTEO GOVERNA
FINO AL 2018
e magari anche oltre.
Mentre l'Italia scopre
la «dittatura dolce».
LO STRESS TEST
I
MATTIO RINZI
Tranne che in Puglia , alle elezioni del 31 maggio ogni
risultato è ancora possibile . Ma il «verdetto» avrà effetti
diversi sul governo. A seconda dei punteggio finale.
di Cario Pttca
tafia, Paese di santi, poeti ed elezióni.
Secondo i sondaggisti, a disertare i
Da noi, infalli, si vota di continuo. E
ogni tornata diventa regolarmente una
seggi sarà soprattutto il ceto medio, pron-
sorta di ,stress-test:> per il governo in
carica. A questo giro, il 31 maggio,
la variabile delle varie leggi elettorali. In
to a godersi il ponte del 2 giugno. C'e poi
Liguria, per esempio, chiunque vinca,
sono sette le regioni coinvolte (Vene-
non avrà la maggioranza in consiglio a
tu, Liguria, Toscana, Marcale, Umbria,
Campania, Puglia). Tranne che nel Tavoliere, dove il centrodestra pagherà le sue
menu di raggiungere un impossibile 51
divisiotrí, il risultato è ancora aperto dovunque. Dalle urne polrehhero dunque uscire
risultati clamorosi, con inevitabili ricadute
sull'esecutivo di Matteo Renzi, ipotizzate
coalizione. La Toscana rappresenta invece
nelle colonne a destra. Nel frattempo, però,
alcuni punti sono già fissabili. Anzilutto, la
grande quota di astenuti, sul i0 per cento.
3-3
per cento; comunque vada, è facilmente
prevedibile la formazione dì una grande
un caso unico (cedere il box qui sotto). Al
punto che il 31 maggio dalle urne potrebbe
anche uscire un 4sparegf iu», facendo della
terra di Dante un case unico: la regione
italiana di santi, poeti eri-elezlanì.
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SE LA TOSCANA VA AL BALLOTTAGGIO
In Toscana vige una sorta di Italicum, la legge elettorale nazionale.
Prevede il doppio turno e, nel caso nessun candidato governatore
ottenga il40 per cento , il ballottaggio tra i primi due classificati. t
prevedibile che nessuno riesca a superare quella soglia, lasciando
in sospeso il verdetto finale nella regione finora piú rossa d'Italia.
Era l'ipotesi di partenza
del presidente del Consiglio,
convinto di avere il vento
in poppa per sempre dopo
il clamoroso successo delle
elezioni europee del 2014
(40,1 per cento dei consensi).
Al momento non sembra un
risultatapreventivabile.Anzi,
in molte delle Regioni al voto,
il rischio per il Partito
democratico é quello
di scendere addirittura sotto
l'asticella raggiunta ai tempi
della segreteria di Pier Luigi
Persavi. Ma se per puro caso
li «miracolo» renziana dovesse
avverarsi , allora cambierebbe
la storia . Perché il premier
giá straconvinto delle sue
politiche, troverebbe conferma
nelle urneche la suaagegressività
funziona con gli elettori. E quindi
compierebbe un ulteriore
salto di qualità, sul piano sia
delle riforme economiche, sia
di quelle istituzìunali.. Mentre
le opposizioni di centradestra
ne uscirebbero devastate, tanto
che sarebbe difficile Imrnaginare
un futuro per la loro classe
dirigente. Compreso Matteo
Salvini, che in questo scenario
perderebbe persino nel Veneto
governato da Luca Zana.
Sette sistemi elettorali per sette Regioni
L'altalena di soglie, premi e sbarramenti
La quota minima perle liste varia dal 2,5 all'8%. Ma quasi sempre basta arrivare primi per avere il bonus
MILANO La legge non è uguale per tutti, non
quella elettorale per le Regionali. A ciascuna
il suo: ogni Regione ha approvato, nei mesi
scorsi, il sistema di voto con cui, domenica,
saranno scelti presidente e consiglieri.
Lo prevede la Costituzione, articolo 122,
che affida le norme elettorali a una «legge
della Regione nei limiti dei principi fondamentali» nazionali. t parte del Titolo V, oggi
sotto i ferri della riforma Renzi-Boschi, ma
già modificato nel lygg e 2001 per lasciare più
spazio ai territori. «Quella norma era stata
concepita in un clima di devolution - spiega
il politologo Roberto D'Alimonte, che dirige
il Cise -. Adesso il trend si è invertito, si
guarda al riaccentramento di certe funzioni.
Avendo visto l'uso che è stato fatto di questa
autonomia e la creatività delle Regioni, con
alcune scelte fantasiose, si potrebbe aprire
un dibattito oggi su questo passaggio».
Intanto le norme elettorali per le sette Regioni al voto sono state riscritte. E quella che
un tempo valeva per tutte, che ebbe come relatore Pinuccio Tatarella, domenica varrà solo in Liguria, dove i tentativi per cambiarla
sono naufragati per mancanza di accordo tra
i partiti. Così solo l'elezione diretta del governatore vale sempre, ma i meccanismi elettorali variano varcando i confini regionali, in
un saliscendi di cifre e soglie: lo sbarramento
può variare da 2,5 a 8%; le preferenze possono essere una o due; norme diverse regolano
la presenza in lista di uomini e donne; i listini
regionali sopravvivono in Liguria e, facoltativi, in Toscana.
Numeri diversi anche per i premi che servono a garantire maggioranze stabili al vincitore. Quasi ovunque (escluse Marche, dove se
il vincitore non arriva al 34% dei voti non si dà
bonus, e Toscana, dove sotto il 40 o è ballottaggio) basta arrivare primi per ottenerlo. Come prevedeva il Porcellum, che proprio sull'assenza di soglie minime per il premio è stato bocciato dalla Consulta. «Ma quella sentenza, è specificato, vale solo a livello
nazionale, dove bisogna tenere conto di pesi
e contrappesi, non per le Regionali», continua D'Alimonte. Così nel mare delle differenze, un altro distinguo: ciò che vale per le Politiche, non vale per i territori.
Renato Benedetto
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
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Umbria e
Veneto. Oltre
mille i Comuni
alle urne
per i sindaci
e i consigli
le giunte
uscenti di
centrodestra:
il Veneto, con
Zaia, e la
Campania, con
Caldoro. Le
altre 5 al voto,
guidate dal
centrosinistra,
sono: Toscana
(Rossi), Umbria
(Marini), Puglia
(Vendola),
Marche
(Spacca),
Liguria
(Burlando)
gli anni
nei quali resta
in carica
un consiglio
regionale:
il quinquennio
decorre,
per ciascuna
assemblea,
dalla data
delle elezioni.
Le Regionali
in cui sono
stati eletti
i governatori
uscenti si
sono tenute
il 28 marzo
del 2010