Firenze - Autorità di Bacino del Fiume Arno
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Autorità di Bacino del Fiume Arno Rassegna stampa di giovedì 28 maggio 2015 ID Data Quotidiani Categoria Ambito Titolo articolo 17 28-mag-15 La Nazione Rischio Idraulico Firenze La Rari Nantes non verrà demolita. Via libera alla variante modello-Pisa Vetusti Stefano 17 28-mag-15 Corriere della Sera Rischio Idraulico Firenze Arno, ecco il decreto ferma ruspe Bozza Claudio 17 28-mag-15 La Nazione Rischio Idraulico Firenze “Rischio idraulico, allarme Arno”. E gli studenti calano un sottomarino 11 28-mag-15 Corriere della Sera Politica Firenze Squadra Nardella, primo esame Bozza Claudio 2 28-mag-15 Corriere della Sera Urbanistica Firenze Ombre sull'urbanistica. Che cosa resta da fare Fatucchi Marzio 2 28-mag-15 La Nazione Urbanistica Firenze Nidiaci, la furia dei genitori. Abbattuta la rete divisoria Conte Rossella 11 28-mag-15 La Nazione Politica Toscana Elezioni regionali 2015. “Rossi come Renzi, solo chiacchiere”. Salvini convinto: triplicheremo i voti Fichera Paola 11 28-mag-15 Il Tirreno Politica Toscana Elezioni regionali 2015. Sul voto effetto Nogarni ma l'incognita è l'astensionismo Lancisi Mario 11 28-mag-15 La Nazione Politica Toscana Elezioni regionali 2015. Forza Italia, la sfida (a tre) è anche interna. Ma a Stella va la benedizione di Berlusconi 11 28-mag-15 Corriere della Sera Politica Toscana Elezioni regionali 2015. Berlusconi muove tre generalesse. Poi chiama e attacca Rossi Baracchi Lisa sui conti Asl 11 28-mag-15 Corriere della Sera Politica Toscana Elezioni regionali 2015. Salvini chiude in tour: Firenze, Siena, Arezzo 11 28-mag-15 La Repubblica Politica Toscana Elezioni regionali 2015. Rossi chiede agli eletti di aderire al codice etico per la politica 11 28-mag-15 La Nazione Politica Toscana Elezioni regionali 2015. “Il popolo toscano” e Carraresi: “Supporto al Pd per un'azione più incisiva” 21 28-mag-15 La Repubblica Cronaca Firenze Verdini e un'altra bancarotta. Chiesto il rinvio a giudizio 11 28-mag-15 Corriere della Sera Politica Così il premier è chiamato in causa. Le due opzioni del giudice ordinario Martirano Dino 11 28-mag-15 La Repubblica Politica Renzi: “Non cambiamo la Severino, aspettiamo la Consulta” Bei Francesco 11 28-mag-15 Corriere della Sera Politica Le sentenze che danno incertezza Battista Pierluigi 11 28-mag-15 Corriere della Sera Politica “Responsabilità civile? Una minaccia”. Santacroce accusa. Il governo: sbaglia Piccolillo Virginia 11 28-mag-15 La Repubblica Politica Berlusconi attacca: “Governo a casa se finisce 3 a 4”. Renzi: io fino al 2023 Lopapa Carmelo 11 28-mag-15 La Repubblica Politica Il duello impossibile 11 28-mag-15 Il Fatto Quotidiano Politica Profilo basso, sondaggi alti. I Cinque Stelle sfidano Renzi Rodano Tommaso 11 28-mag-15 Corriere della Sera Politica Lupi: il centrodestra unito deve impedire la nascita del Partito della Nazione Garibaldi Andrea Giornalista Gullè Elettra P.S. S. F. Tito Claudio Autorità di Bacino Fiume Arno - Pagina 1 28/05/2015 Amadori Giacomo 11 28-mag-15 Libero Politica Il buco di Di Pietro: pm e “Corriere” in aiuto di Renzi 11 28-mag-15 Panorama Politica Lo stress test di Matteo Renzi Puca Carlo 11 28-mag-15 Corriere della Sera Politica Sette sistemi elettorali per sette Regioni. L'altalena di soglie, premi e sbarramenti Benedetto Renato Autorità di Bacino Fiume Arno - Pagina 2 28/05/2015 il «RARI E CANOTTIERI VANNO SALVATE» HA DETTO IL PREMIER MATTEO RENZI «L'APERTURA DI RENZI CI DA' ANCORA PIU' FIDUCIA PER TROVARE UNA SOLUZIONE» a Rari Nantes non verrà demolita Via libera. alla variante modello-Pisa «Soluzione aninninistrativa». Consegnate 4inila,fimw al Comune di STEFANO VETUSTI LA STRADA ora è in discesa. La Rari verrà salvata. La sede sociale in lungarno Ferrucci non sarà demolita. L'intervento del premier Renzi ha spazzato via timori, dubbi, ostacoli. E ha indicato anche la direzione: «Salviamo Rari e Canottieri -ha detto martedì a Italia7 - Io penso che possiamo salvarle per via amministrativa». Ora il punto è con quale strumento possono essere evitate le ruspe e superato il provvedimento della Città metropolitana, che impone lo sgombero entro il 7 settembre e la demolizione entro il 28 ottobre. Una strada è quella di una decreto legge, varato dal governo, che spazzi via il vincolo della distanza minima di 10 metri dall'Arno, stabilita dal regio decreto del 1904. Ma un decreto può essere fatto solo per la Rari? O dovrebbe avere un respiro più ampio, nazionale. Renzi però ha parlato non di una soluzione legislativa ma «per via amministrativa». Una strada che sembra richiamare i suggerimenti dell'Autorità di bacino, quando quest'ultima, attraverso il suo segretario Gaia Checcucci, portò come punto di riferimento il «modello Pisa». In quel caso, sotto il cappello di un accordo quadro tra enti locali, fu adottata una variante alle norme del parco di San Rossore per tutelare le attività storiche che gravitano sul fiume. QUALCOSA di analogo dunque potrebbe essere fatto per la Rari e i Canottieri. Un accordo a monte che coinvolga enti locali e autorità di bacino e che dia il via libera all'adozione di una variante urbanistica per il tratto urbano dell'Arno. I piloni a monte che sosterrebbero questa soluzione ci sono, se è vero che il Pit parla di salvaguardia del sistema fluviale anche con il recupero di manu- fatti di valore storico (come appunto la sede Rari) e che si avvia al traguardo il «contratto di fiume», lanciato dall'autorità di bacino, che coinvolge in maniera diretta chi sull'Amo ci lavora, ci svolge attività sportiva, esercitando anche una rilevante funzione sociale. Salvaguardia del regime idraulico dunque e, IV allo stesso tempo, tutela di associazioni importanti per la vita del fiume. «Le parole di Renzi mi rincuorano, da fiorentina, perché aprono la strada a conciliare queste due esigenze, facendo quindi vivere realtà storiche come Rari e Canottieri» dice Gaia Checcucci. Ieri, intanto, attraverso La Nazione, il presidente della Rari, Andrea Pieri, ha consegnato a Palazzo Vecchio, all'assessore allo sport Vannucci, le 4mila firme raccolte. «Il nostro obiettivo - dice Vannucci - è sempre stato tutelare queste due società, parte viva del tessuto sportivo della città, come dimostrano anche le migliaia di firme raccolte. Come ha già detto il sindaco, faremo di tutto per conciliare il principio di legalità con quello di tutelare l'attività sportiva e sociale che svolgono da decenni. In questo senso, l'apertura di Matteo Renzi ci dà ancora più fiducia per trovare una soluzione». Da sinistra il capocronista Luigi Caroppo, Andrea ieri e i vice capocronisti Stefano Vetusti e Cosimo Zetti Pp Abbiamo -tonsegnato le firme della Rari all'assessore allo Sport Vannucci orno, ecco il decreto ferma ruspe Pronto in 15 giorni, salverà Rari e Canottieri. Ma dovranno preparare un piano alluvioni Entro due settimane il governo dovrebbe approvare il decreto che, di fatto, bloccherà le ruspe pronte a demolire oltre un secolo di storia sportiva e culturale di Firenze, sul lungarno Ferrucci. E fino a quando il governo non firmerà quel documento vitale, Rari Nantes e Canottieri Comunali non potranno tirare un sospiro di sollievo. La norma è però già chiara e dovrà superare e aggiornare divieti e prescrizioni contenute nel Regio decreto del 1904, che impone il divieto assoluto di costruire entro io metri dalle sponde di un corso d'acqua, limite che invece gli immobili di Rari e Canottieri hanno superato in buona parte. Il decreto del governo, chiaramente, non salverà però tutte le costruzioni sulle sponde dei fiumi, ma salvaguarderà solo le strutture destinate all'esercizio prevalente di attività sportiva e a condizione che i soggetti che gestiscono tali strutture siano dotati di un piano d'emergenza per combattere il rischio alluvioni. t questo il cuore del provvedimento, annunciato martedì da Renzi: «Salviamo Rari e Ca- nottieri, io penso che possiamo riuscirci per via amministrativa», la promessa in un'intervista a Italia 7. Informato della possibile svolta, si dice «contento» anche l'ex presidente della Provincia, Andrea Barducci, indagato dalla procura per non aver demolito le strutture abusive, visto che Palazzo Medici Riccardi (oggi la responsabilità è della Città metropolitana) rispondeva della manutenzione del fiume. «Io ho sempre cercato di applicare il buon senso, ma dovevamo ovviare alle contestazioni della Procura demolendo gli abusi - dice Barducci - Se davvero arrivassimo ad una soluzione sarebbe ottimo, ma resto convinto che ci si poteva arrivare prima, invece che al 9oesimo minuto». «Se Renzi afferma che si possono salvare Rari Nantes e Canottieri saremo felici di sentire da lui come dovremo procedere, aspettiamo soltanto Sopra: la piscina della Rari Nantes, costruita poco prima dell'alluvione dei 1966. A sinistra: l'ingresso della Canottieri Comunali, sempre in lungarno Ferrucci. Le sue società sono frequentate da circa 1.500 sportivi che ci illustri quali siano le strade da intraprendere affinché venga annullato l'accordo del 2013 tra Provincia e Comune che imponeva di abbattere La vicenda Un Regio decreto del la nostra struttura», commenta 1904 impone il Andrea Pieri, presidente della divieto Rari Nantes. «Quello del pre- assoluto di mier - aggiunge Pieri - è un costruire entro impegno preso nei confronti dieci metri della città di Firenze e nei con- dalle sponde fronti dello sport, un impegno dei fiumi che è avvalorato dalle sentenze che hanno accolto i nostri ricorsi e dalle perizie dell'Autori- Nel gennaio 2013 la tà di bacino». Soddisfazione anche per il presidente dei Canottieri Cristiano Calussi: «Ci aspettiamo che il premier Renzi consenta un'interpretazione Procura di Firenze fa sequestrare la piscina della Rari Nantes diversa a quanto stabilito dalla Provincia, affinché venga trovato un percorso che ci tuteli». Ancora però, non sono chiare le soluzioni tecniche annunciate: «II cronoprogramma - aggiunge Calussi - dice che avremmo dovuto cominciare ad abbattere una parte della struttura dei Canottieri fra due anni, ma ci auguriamo vivamente di poterlo evitare in toto. Attendiamo la firma». Claudio Bozza Jacopo Storni ' RIPRODUZIONE RISERVATA Nell'ottobre 2013 Comune e Provincia firmano un accordo per demolire Rari Nantes, Circolo Canottieri ed ex Teatro Lido nell'arco di quattro anni 150 STUDENTI DI INGEGNERIA HANNO LASCIATO LE AULE PER SPERIMENTARE UNA LEZIONE INNOVATIVA AL PONTE ALLE GRAZIE LAVALUTAZIONE DELLA PORTATA DEL FIUME IN CONDIZIONI DI MAGRA SERVE ANCHE PER CAPIRE LA QUALITA' DELL'ACQUA e arm o» Arn Egli studenti calano un so Misu razioni dei ragazzi di ingegneria : <<Stato di salute p reoccupante>> ANC HE gli studenti in campo per scongiurare il rischio di un'altra alluvione a Firenze. L'Arno, purtroppo, continua a soffrire. E non poco. «Lo stato di salute a livello di rischio idraulico è preoccupante non usa mezzi termini Luca Solari, docente di Idraulica del dipartimento di Ingegneria civile e ambientale -. Purtroppo, ancora non si vede una soluzione nel breve periodo. E dato che quello stabilito dal piano di bacino non è stato fatto, credo sia meglio intraprendere nuovi interventi che siano concretamente realizzabili». Per fare un accurato check up del malato Amo sono in corso una serie di misurazioni. Tra queste, anche quelle realizzate ieri pomeriggio da centocinquanta studenti del corso di laurea di Ingegneria civile, edile e ambientale che per l'occasione hanno lasciato le aule di Santa Marta per sperimentare un'innova- Lo strumento utilizzato dagli studenti perle misurazioni tiva lezione al Ponte alle Grazie. È lì che, coadiuvati dal professor Enio Paris, docente di Idraulica, hanno assistito ad alcune misurazioni della portata del fiume effettuate con uno strumento simile ad un piccolo sommergibile. «Finalmente una lezione pratica e applica- Rilievi con sonde acustiche e laser, valutata la portata liquida e solida del fi ume tiva. E questo il modo migliore per imparare», sono soddisfatti i ragazzi. L'iniziativa rientra all'interno del corso di Meccanica dei fluidi e si inserisce nelle attività promosse in occasione dei cinquant'anni dall'alluvione dal Comitato di Firenze 2016, gruppo di esperti inter- nazionali impegnati nello scongiurare il rischio di un'altra esondazione dell'Arno. «E' la prima volta che viene fatta una simile esperienza di misurazione del fiume - spiega Paris -. Un gruppo di studenti si è occupato di misurare la portata liquida dell'Arno, un altro la portata solida, dunque riferita al materiale sospeso, e il terzo gruppo è andato ai Canottieri per vedere come si sta svolgendo il rilievo topografico del fiume». Si tratta di un «rilievo di dettaglio, realizzato con una tecnologia innovativa che utilizza sonde acustiche per la parte immersa del fiume e tecniche laser per quella emersa, che comprende le sponde e anche i ponti». Le misurazioni saranno poi inviate a Publiacqua, che li elaborerà. «Valutare la portata in condizioni di magra serve per capire la qualità dell'acqua del nostro fiume», aggiunge Paris. Elettra Gullè I i izi agli assessori un anno dopo ' varo della g ' lta, alle prese con l'emergenza conti, le bufere e i cantieri del tram Squadra Nardella, primo esame a cura di Claudio Bozza Cinque uomini e cinque donne, nel solco renziano delle quote rosa. Ma della vecchia giunta guidata dall'attuale premier sono rimasti solo in due: la vicesindaca Cristina Giachi e l'assessore Titta Meucci, che ha incassato l'approvazione del Regolamento urbanistico. Un anno dopo, è tempo di bilanci anche per la giunta di Dario Nardella, che ha scelto la sua squadra di governo durante un lungo confronto a Palazzo Chigi, all'insegna della piena continuità con il suo predecessore: tanti gli obiettivi da completare. Anche Nardella ha scelto una giunta monocolore Pd, senza che finora si siano resi necessari rimpasti, a differenza di Renzi. Nessun uomo troppo forte politicamente, anche perché l'unica con questo profilo (la deputata Elisa Simoni) un anno fa rifiutò la proposta di fare la vicesindaca. Vista l'urgenza di trovare un abile guardiano dei conti, la scelta è caduta sull'economista Lorenzo Perra, che a Palazzo Vecchio è succeduto al suo «prof», Alessandro Petretto. A Perra, in questi mesi, è toccata la mission impossible di far tornare il bilancio, nonostante oltre 5o milioni di tagli statali. Sembra esserci riuscito, senza aumentare le tasse ma ritoccando le tariffe dei servizi (molto). Non è stato un anno in discesa per la giunta, che poco dopo l'insediamento ha dovuto fronteggiare il dramma dell'albero che alle Cascine crollò uccidendo una bambina di 2 anni e sua zia. Tra gli obiettivi che la squadra di Nardella deve ancora centrare c'è la battaglia contro il degrado: in troppe zone della città (Santo Spirito, Santa Croce e Sant'Ambrogio) il Comune non ha ancora trovato una soluzione ai problemi denunciati dai residenti, in primis le notti insonni da movida molesta. Ma la sfida più dura, che vede coinvolti più assessorati, è la tramvia. I cantieri stanno avendo un impatto duro su traffico e negozi, e per questo c'è da recuperare il tempo perso. Troppo. © R I PRO DUZIOfN RSERVA'A L'eredità Solo due le conferme rispetto all'era Renzi Ma restano quote rosa e il monocolore Pd Ciarió C ri stina Na: i rw ___ Il colpo di Go ev al Forte Gli asili appaltati ai privati ma poco tempo da spendere e le proteste sottovalutate Assessore alla cultura in pectore già nel 2009, Nardella rimase beffato da Renzi, che gli appioppò il commercio. E così, per prendersi la delega a cui teneva tanto , il sindaco violinista ha dovuto conquistare Palazzo Vecchio per autonominarsi assessore. Per adesso Nardella ha incassato un bel colpo con la mostra di Gormley al Forte Belvedere, ma per fare tutto avrebbe bisogno di giornate di 48 ore. Le casse pubbliche sono al lumicino, ma seivono sempre più posti negli asili. Così Giachi, di concerto con il sindaco, per soddisfare le richieste ha deciso di coinvolgere i privati per gestire anche le materne oltre ai nidi. Una soluzione obbligata, ma la vicesindaca ha preso un po' sottogamba le reazioni dei genitori, scesi a frotte in piazza sotto lo slogan: «L'infanzia non si appalta». E una toppa non è certo bastata. h Autonominato Sotto esame t' -__iE ettinf Nella tempesta del degrado in cerca dì un pugno duro Passare da Confesercenti a curare il verde e combattere il degrado non è un gioco da ragazzi. Se poi si aggiungono la poca esperienza politica e alberi che crollano a centinaia sotto la furia del vento e uno di questi uccide una zia con la nipotina di 2 anni, si sconfina nel dramma. Prova durissima, come quella per la lotta al degrado, con la speranzosa attesa dei bagni pubblici nelle zone della movida. Pugno duro cercasi. Debuttante Ar a ar..-.i a c_3' ar-i - Sulla poltrona dì Giani trova il decreto del riscatto Assessorato allo sport, pochi soldi a disposizione ma un serbatoio di voti senza pari. Eugenio Giani ci ha costruito una carriera ventennale. Una presenza ingombrante la sua, che poco spazio sta lasciando al giovane assessore Vannucci. Che, adesso, dopo essere stato contestato dagli sportivi di Rari Nantes e Canottieri Comunali potrebbe costruirsi un riscatto grazie all'atteso decreto con cui il governo punta a salvare le due società. Eclissato C_a-. - Troppi dehors, caos movida nell'uffïcio delle matasse Da sindaco di Borgo San Lorenzo ad assessore a Firenze il passo è breve, ma la sfida è durissima. Anche perché Bettarini deve sbrogliare il caos dei troppi dehors che V coprono la città. A novembre dovranno andarsene molti gazebo in piazza Duomo, dove diversi fondi commerciali sono affittati dalla Curia. Non proprio uno zuccherino. A Bettarini va riconosciuto l'impegno, ma ora c'è la prova del nove sul caos movida. Oriundo Ti a Sa ra uia i Regolamento e lacrime, poi il tuffo nelle preferenze f ?fan La nipote contro il cugino, sgomberare con psicologia Approvato il Regolamento urbanistico, atto storico perla città, si è commossa. Titta Meucci credeva fosse arrivato il momento di godersi il suo mega salotto (ben frequentato) e fare la nonna a tempo pieno, ma i renziani l'hanno candidata in Regione. E lei, conosciuta ma con pochi voti in cassaforte, si è messa a caccia delle preferenze. Non si è persa mezzo aperitivo, e per conquistarsi una foto su giornali e siti si è pure tuffata. Buffo il destino. Alla nipote del compianto sindaco Bargellini sono toccati l'emergenza profughi e quella delle occupazioni abusive, guidate da Lorenzo Bargellini, leader del Movimento di lotta per la casa e cugino molto meno istituzionale dell'assessorepsicologa, che in questo caso sembra aver sfruttato a dovere le sue competenze accademiche. Ama il tacco io, ma in caso di sgombero spuntano le ballerine. Ubiqua Okkupata ,i i r'- Cantieri lumaca e proteste, disinnescate senza urlare Per arginare le rivolte per i disagi causati dai cantieri per la tramvia serviva un incassatore purosangue. Il profilo perfetto di Giorgetti, consigliato a Nardella direttamente da Renzi, che lo aveva già avuto in Provincia. E visto che il caos dei lavori non si cancella con una bacchetta magica, l'antidoto migliore sono i sopralluoghi. Giorgetti ne ha contati decine. E se la gente è incazzata, lui incassa. Col sorriso. errz Il buco nei conti pubblici ripianato da tecnico Far tornare i conti del bilancio più drammatico della storia di Firenze (oltre 5o milioni in meno dallo Stato), è cosa da non augurare a nessuno. Perra sembra esserci riuscito, senza alzare sì le tasse, ma ritoccando il costo dei servizi e picchiando duro su turisti e non residenti . Economista, giovane ma ben affermato, manca però di guizzo politico. Un ottimo tecnico, anche perché con questi numeri c'è poco da sognare. Montiano Incassatore t erii _ áiani - - ~ d. ntovan' Un avvocato sul fronte crisi Vede consoli, conosce star E quella svolta coi sindacati Ma c'e il rischio Fracci bis L'avvocato-assessore doveva spiccare il volo in Regione. Poi la frenata, per completare il riassesto della «macchina» comunale, messa a dura prova dopo i cinque anni di governo iperattivo targato Renzi. Gianassi, intanto, dopo anni di scontro durissimo tra Comune e sindacati ha messo in cascina la firma del contratto integrativo. E nel frattempo deve tenere le fila di numerose crisi aziendali. Non si vede ma c'è. Vanta un ottimo rapporto con gli U2 e tante altre star, ma con Palazzo Vecchio non sembra avere un gran feeling nonostante sia stata indicata a Nardella da Renzi in persona. Nicoletta Mantovani, moglie del compianto Pavarotti, ha il compito di tessere i rapporti internazionali di Firenze. Incontra ambasciatori e consoli, anche dei Paesi più remoti, ma di lei non si ha quasi mai notizia. Urge svolta, per evitare una Fracci-bis. Mediano Invisibile Ombre sull'urbanistica Che cosa resta da fare Il caso dei due indagati, dopo polemiche e processi La «rotazioni» contro la corruzione: funzionano? Nel2oo8 fu la tempesta Quadra. Nel 2012 un temporale di mazzette. Oggi è solo una foschia, con altri due indagati nell'ufficio urbanistica del Comune di Firenze. Nonostante sia una delle direzioni più «rivoluzionate» negli ultimi anni. L'elezione di Matteo Renzi a Palazzo Vecchio, nel 2009, arrivò alla fine di anni complicatissi, polemiche feroci e inchieste da prima pagina. La polemica contro i «furbetti del parcheggino», il caso Quadra e le scelte urbanistiche della precedente amministrazione portarono fortuna (e voti) a Renzi. Dopo c'era da ricostruire sulle macerie. L'allora sindaco cambiò tutti i dirigenti dell'urbanistica e dell'edilizia, mettendo Domenico Palladino (uomo che contribuì alla scoperta del «cartello» tra aziende sugli appalti comunali), un'urbanista fuori dai giochi cittadini, Stefania Fanfani e Francesca Pascuzzi, valente dirigente neo assunta. Passo successivo, ruotò tutti i funzionari (le posizioni organizzative, mini-dirigenti) che si occupavano, allora, da tempo dei permessi a costruire e delle Dia, le dichiarazioni di inizio attività: uno per quartiere. Mentre i vertici lavoravano per far ripartire il Piano strutturale, tutta la struttura si occupò di «smaltire» gli arretrati. Perché anche nella lentezza delle autorizzazioni si annidano possibilità di corruttela: se puoi promettere di accelerare pratiche, puoi chiedere tangenti. E questa l'ipotesi di reato che riguarda i due dipendenti comunali sotto inchiesta in questi giorni. Formalmente per abuso di ufficio ma pare che le indagini possano portare presto a ipotizzare la corruzione. Per il momento, il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo spiega: «Si stanno solo vagliando le posizioni di alcune persone, in particolare di una persona dipendente comunale che neppure ricopre un ruolo apicale. Il Comune non è coinvolto a livello politico». Insomma, ora c'è solo da proseguire con l'inchiesta. Indagati due mesi fa, con perquisizioni negli uffici di piazza San Martino anche più recentemente, i due dipendenti sono stati spostati in altri uffici. Il sindaco Dario Nardella spiega: «Piena fiducia alla magistratura: da tempo eravamo stati ufficialmente informati dell'indagine». Uno dei due indagati era già stato spostato dall'ufficio «incriminato»: dubbi su di lui? No: «È stato spostato per l'applicazione del codice anticorruzione dalla direzione urbanistica, applicazione che è partita circa un anno fa, e che prevede appunto la turnazione per evitare che le stesse persone occupino per troppo tempo lo stesso ruolo». La rotazione, appunto. Dopo quella del 2009, ora la direzione urbanistica è organizzata non più per quartieri ma per funzioni: uno dei mini-dirigenti si occupa di permessi a costruire (le richieste più complesse e vaste, che hanno bisogno di un'autorizzazione prima di partire con i lavori), un altro delle Scia (ex Dia, si può partire senza autorizzazione), uno delle sanatorie e l'ultimo dei condoni. Tutte devono ruotare una volta ogni tre anni (a partire da gennaio scorso). E, ad ogni scadenza di mandato, decadono e devono essere rinominate. La rotazione quindi è la chiave di volta anticorruzione? Forse. Ma nel piano anticorruzione del Comune, il settore edilizio resta uno dei più «critici» conferma l'ex procuratore ed ora consigliere straordinario sulla sicurezza per Palazzo Vecchio, Giuseppe Quattrocchi. Più che l'urbanistica, è quello dell'autorizzazioni (tutte) ad essere settore critico. «Anche se non ci sono segnali di grandi allarme: il piano dice, giustamente, che sono settori di significativo rischio». Quattrocchi, che cura riunioni con «centinaia di dirigenti e funzionari» per aumentare la consapevolezza anticorruzione, spiega che «la rotazione del personale è ritenuta dai più, compreso il presidente dell'Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, una forma di difesa e scudo di fronte alla corruzione. La rotazione toglie incrostazioni e meccanismi di comunicazio- ne poco trasparenti, è sufficientemente protettiva». Non tutto però è senza ricadute: «In questi incontri che sto facendo settimanalmente, si capisce che la rotazione può portare anche difficoltà operative». Perché il «nuovo» funzionario deve ricominciare da capo: «Esatto: a volte si verifica un vuoto di competenze addirittura nei primi 3-4 mesi. Occorre che il "rotante" riprenda tutto im mano». Cos'altro si può fare? «La trasparenza è fondamentale», dice l'ex procuratore, pubblicando «soprattutto sul web tutte le attività della pubblica amministrazione». Un'amministrazione che, all'urbanistica, ha aumentato i controlli: prima, sulle Dia, se ne controllavano, ogni anno, il 30%. Oggi sulle Scia il controllo è, entro un mese, del l00%. Ora la magistratura accerterà se sono stati sufficienti o occorre fare qualcosa di più. Marzio Fatucchi © RIPRODUZIONE RISERVATA i Rimedi Controlli Il piano anticorruzione dei Comune prevede un monitoraggio annuale della situazione L'ingresso deli' assessorato all'urbanistica dei Comune di Firenze in piazza San Martino L'ex procuratore Quattrocchi: essenziale la trasparenza L'amministrazione deve mettere sul web tutte le sue attività pubbliche Ricambio Ogni 3 anni i minidirigenti ruotano, e comunque vanno confermati ogni mandato, scadenza per i dirigenti Trasparenza Il Comune ha ricevuto un plauso perla disponibilità sul web di dati «open», accessibili, della sua attività amministrativa «IL COMUNE NON E°RIUSCITO A DIFENDERE UN BENE CHE ERA STATO LASCIATO Al BIMBI» d ac, • • .. Tï f u ï ge tor ni i t i _ . G,/ «IL COMUNE non è riuscito a difendere un bene che è stato regalato ai bambini, ha consegnato nelle mani di un privato l'unica area verde protetta del quartiere e del pezzo di giardino che ci è stato promesso ad ora non abbiamo visto nemmeno l'ombra». Così ieri pomeriggio una quarantina di genitori hanno buttato giù la rete alzata per delimitare l'area pubblica del giardino dei Nidiaci da quella che è stata acquisita dal privato. «L'amministrazione comunale ci aveva promesso - attaccano i genitori - una parte di «L'amministrazione ci aveva promesso parte del giardino sono solo chiacchiere» giardino ma al momento si tratta soltanto di chiacchiere. Visto che abbiamo perso tutto, chiediamo che sia mantenuta almeno quell'unica promessa che ci è stata fatta». Intanto anche la procura della Re- Rossella Conte i i i c-1on -%à r ;a pubblica di Firenze ha aperto un'inchiesta per effettuare degli accertamenti sull'ex area verde del centro che fu donata dalla Croce Rossa nel 1920 al Comune col vincolo di farne un'area con attività per bambini. Ma ora non è più così. «CHIEDIAMO CHE ALMENO IL COMUNE CI DIA QUELLA PARTE DI VERDE PROMESSA» Sopra una protesta dei genitori dei bambini che frequentano l'area verde A fianco la recinzione abbattuta ieri " ",. ` ' 1' f `f' 'K - xt SF I DE I N TOSCANA , UMBR I A E L I GUR I A «Rossi come Renzï, solo chiacchiere» co o p eremo e ., . do e nvint Paola Fichera FIRENZE IN TOSCANA, nonostante il lancio delle uova e l'aggressione degli antagonisti. Il leader della Lega Nord ci torna oggi, stavolta passanfo da Firenze, Arezzo e soprattutto da Siena, proprio sotto i dolori del Monte dei Paschi. Salvini ma lei è davvero convinto che vincere in Toscana servirà a far cadere il governo Renzi? «E' teoricamente una zona che il Pd considera casa sua. Qui c'è il sistema delle coop rosse, i sindacati amici e persino il sistema bancario. Vale per la Toscana, ma anche per la Liguria e l'Umbria. Qui se non sei di una certa parte difficilmente lavori, emergi. Secondo loro è un voto controllato. Però io girando la Toscana, la Liguria e l'Umbria trovo sempre più spesso gente libera. Mi aspetto delle belle sorprese». Renzi però nega che questo voto sia anche sul suo governo,.. «Insomma! Votano milioni di persone! Non si vota a Cernusco sul Naviglio. Si vota in centinaia di comuni e quindi è chiaro che è un voto nazionale sull'immigrazione, sulla legge Fornero, sulle tasse aumentate, è chiaro che è un giudizio anche su questo anno e mezzo di chiacchiere renziane». legge Fornero non l'ha fatta enzi.,. «Chi l'ha votata? il Pd. Lui l'ha difesa, non l'ha cambiata di una virgola e si rifiuta di restituire i miliardi ai pensionati come dice la Consulta... Quindi è assolutamente complice». Parliamo di Rossì, davvero fl governatore toscano è ormai : lith un omologo di Renzì? «A livello di chiacchiere e di incapacità di gestione, sì. Ho visto i conti della sanità toscana e sono imbarazzanti ci sono alcune Asl che hanno delle voragini di centinaia di milioni di euro che sembra neanche di essere in Italia. E non mi riferisco solo a Massa». Contestate la gestione e la riforma Rossi, ma l'alternativa della Lega qual è? «Non c'è niente da inventare. Quello che facciamo dove già governiamo, cioè in Veneto e Lombardia. Un mix di pubblico e privato dove i conti tornano. In Veneto gli ospedali sono aperti, ormai da più di un anno, anche tre sere a settimana fino a mezzanotte e nei weekend per ridurre le liste di attesa. Solo in Veneto 200mila persone hanno fruito delle visite mediche notturne». Tema immigrati. In Toscana alcuni sindaci hanno chiesto ai cittadini di mettere a disposizione le loro proprietà per accogliere i pro c i n «E' la dimostrazione del fallimento dello Stato e della Regione. Nel momento in cui ci sono 9 milioni di italiani in difficoltà economiche adesso ci devono essere dei cittadini che ospitano non un toscano in difficoltà, ma quello che forse non è nemmeno un profugo?». E in Liguria? Su cosa Renzi deve stare attento a quel che di- ce? «L'anno scorso 40mila liguri sono stati costretti a far la valigia e andare a farsi curare fuori regione, vuol dire che nemmeno quella sanità funziona. E poi la tutela del territorio: Renzi dovrebbe vergognarsi a candidare presidente una signora che era assessore alla tutela del territorio e ha vissuto due alluvioni devastanti in una città che la sinistra governa da settant'anni». in Umbria candidate presidente un sindaco che è riuscito a non aumentare l'addizionale Irpef. «Sì. In Umbria ci piacerebbe estendere il modello di buon governo di Assisi». Renzi azzarda risultati tennistici 6 regioni a 1 al Pd, ma si accontento anche di un 4 a 3 ... Lei cosa prevede? «Il giochino dei numeri lo lascio a Renzi, che dimostra di aver paura e scappa dal confronto. Glielo chiedo da sei mesi. Posso solo ipotizzare che la Lega triplicherà i voti rispetto all'anno scorso. Saremo comunque il secondo partito dopo il Pd». Sono regioni che il Pd considera casa sua: c'è il siste ma delle coop rosse, sindacati amici e banche Ci sono 9 milioni di italiani in difficoltà econo m iche e ora ai cittadini si chiede i ospitare non un toscano in difficoltà, ma chi forse non è neppure profug o? e Ma$:$:ni'7 . ,,. ° ..;r ci éY'73"$ i Sul voto l'effetto Nogarin ma l'incognita è l'assenteismo Soprattutto a Livorno città è un banco di prova per i 5 Stelle e ïl Pd di MARIO LANCISI - hissà se Filippo Nogarin ha organizzato la festa per il suo primo an- no da sindaco della città dove il 21 gennaio 1926 è nato il Pci. E dove 88 anni dopo quella data da album delle passioni politiche a sventolare è stata la ban diera bianca della resa della sinistra ad un movimento fondato da un comico. Sfregio, ironia, sberleffo della storia, a seconda dei punti di vista. Nogarin è nervoso, inquieto e mette le mani avanti: «Cosa c'entrano le regionali?». Poi bofonchia: «11 movimento 5 Stelle potrebbe anche vincere in Toscana».Mettiamola breve: le regionali saranno di fatto un banco di prova per capire gli umori dei livornesi ad un anno dallo strappo storico: la bandiera bianca al posto di quella rossa, il pentastellato Nogarin, 45 anni, anziché Marco Ruggeri, 41 anni, figlio della tradizione del Pci, anche se la sua prima tessera è stata quella del Pds. Anche se il collegio arriva fino all'Elba, quasi 350 mila abitanti e 20 comuni. Si voterà domenica per Firenze, per il parlamentino regionale, ma almeno a Livorno si leggeranno i voti con gli occhiali comunali. Nogarin salirà o scenderà? Il Pd darà prova di essere uscito dalla crisi? E la sinistra radicale, decisiva un anno fa per il Grande Strappo, è ancora forte, ago della bilancia della politica locale? Ecco, il Pd. Peri due seggi sicuri si presenta senza i protagonisti in negativo della sconfitta di un anno fa. Il neo segretario Lorenzo Bacci, 34 anni, sindaco di Collesalvetti e renziano della prima ora, si è affidato all'usato sicuro di Gianni Anselmi, 48 anni, ex sindaco di Piombino, non renziano ma neanche ostile al premier, e alla società civile labronica rap- presentata da Francesco Gazzetti , 44 anni, giornalista di Telegranducato, protagonista del recupero in mare dei bidoni tossici perduti al largo del mare di Livorno. Lo tsunami che ha colpito il Pd un anno fa ha falciato le carriere politiche dell'ex sindaco Alessandro Cosimi e anche di Ruggeri, ex capogruppo regionale, in odore di diventare assessore. A fine giugno tornerà al lavoro e sostiene che il voto di domenica non avrà influenza sulla giunta di Nogarin. Come dire che "addà passa la nuttata", che la notte della crisi del Pd si annuncia lunga. E che Nogarin può comprare la torta, l'8 giugno prossimo, brindare, ballare. Per ora. Dunque, due seggi sicuri per il Pd. E forse addirittura tre se il Popolo toscano, la lista che appoggia Enrico Rossi, il candidato presidente del centrosinistra, dovesse superare la soglia del 3%, e in questo caso il favorito è il capolista Fausto Bonsignori, ex vicepresidente della Provincia. curva rossa del Livorno calcio, e Lamberto Giannini, insegnante e regista, gran conoscitore dell'animo dei livornesi: «Non è che il livornese non voglia lavorare, è che proprio gli manca il tempo. A Livorno c'è il mare e al mare bisogna andarci, c'è il sole e il sole bisogna prenderlo, c'è la palestra e della palestra non se ne può fare a meno...», è una sua famosa battuta. Temi: il porto, lo sviluppo economico della costa, il rilancio di Piombino, il turismo. Ma sono discorsi. Buone intenzioni. In una campagna elettorale «molto fiacca», come la definisce Emanuele Rossi , ordinario di diri tto a Pisa: «In generale mi pare che si tocchi con mano la difficoltà perla regione (e le regioni) di essere considerata come un ente utile, efficiente, necessario per il benessere dei cittadini. Per varie ragioni, le regioni hanno perso la loro presa sull'opinione pubblica, ed anche la Toscana è messa sullo stesso piano», sottolinea il professore. Sulla carta, in base ai risultati riportati nelle ultime elezioni, Livorno può esprimere un altro seggio. Nel 2010 passò il radicale Marco Taradash, candidato del centrodestra, che però questa volta si presenta diviso. E anche la Lega nord non sembra in grado, nonostante il possibile successo di Matteo Salvini, di eleggere un consigliere a Livorno. Restano in ballo soltanto la lista Sì-Toscana a sinistra di Tommaso Fattori e il movimento 5 Stelle, che ha il suo candidato più forte nel capolista Enrico Cantone. Per Fattori converge anche Buongiorno Livorno, che alle amministrative labroniche di un anno fa, arrivò terza. Due i candidati favoriti (sulla carta, giova ribadirlo, perché le preferenze provocano sempre delle sorprese): il pugile comunista Lenny Bottai, gran capo della (9- Fine. Le altre puntate sono state pubblicate il 15, 17, 18, 20, 23,25, 26 e 27 maggio) Due seggi sicuri ai democratici favoriti l'ex sindaco di Piombino Anselmi e il giornalista Gazzetti. Possibile sorpresa l'ex vice presidente della Provincia Bonsignori Per la lista Fattori duello all'ultimo voto tra il regista e insegnante Giannini e il pugile Lenny Bottai, gran capo della curva rossa della squadra di calcio amaranto Il docente Rossi mette in guardia dallo spettro delle urne semivuote: «I cittadini faticano a considerare le Regioni come enti utili e efficienti)) Enrico Cantone (MSStel Ie) Le I3ntt,3's iSi ? ;0 PD (Per Rossi) GIANNI ANSELMi POPOLO TOSCANO ( Per Rossi) FAUSTO BONSIGNORI DEMOCRAZIA DIRETTA (Chiurli) M,ARICaAtRt! SIV4à PASSIONE TOSCANA (Larnioni) Pi GO DE CARLO i.TOSCANA A SINISTRA ( Fattori) LAMBERTO GIANNINI ~7_A ITALIA (Mugnai) PAOLO BARABINO LEGA TOSCANA- PIÙ TOSCANA ( Mugnai) !m1ARIO VICINANZA LEGA NORD (Borghi)- ROBERTO BIASCI 1-RATELLI D'ITALIA- M. CHIARA ALBERTELLI Francesco Gazzetti (Pd) Gianni Anselmi (Pd) i SCATENATA NON SOLO PER STRAPPARE IL CONSENSO AL PARTITO AVVERSARIO, MA SOPRATTUTTO PER VINCERE LA GARA CONTRO IL CANDIDATO DELLO STESSO PARTITO Forza Italia, la sfida (a tre) è anche interna Ma a Stella va la benedizione dï Berlusconï La gara anche con Villa (pi ù ricino a Verdini) e con Nascosti (ex An) COLLEGIO Firenze città, tradizionalmente il terreno di scontro più acceso fra i candidati alle elezioni. Caccia al voto scatenata non solo per strappare il consenso al partito avversario, ma soprattutto per vincere la gara contro il candidato dello stesso partito. Dentro Forza Italia il conflitto è al quadrato perchè quella che si sta consumando è la guerra per la conquista della leadership regionale. Per la prima volta a dire l'ultima parola sui candidati toscani non è stato l'ex coordinatore nazionale e leader toscano Denis Verdini, nè il coordinatore regionale, a lui vicino, Massimo Parisi, ma la responsabile della comunicazione, anche lei toscana, Deborah Bergamini. Capolista del collegio è Marco Stella, capogruppo in consiglio comunale. Di fatto il più legato alla nuova leadership. Ieri alla chiusura della sua campagna elettorale in piazza Strozzi erano pre- senti Mara Carfagna, Bergamini e Annamaria Bernini, e per lui è arrivata la telefonata di sostegno di Silvio Berlusconi. «Siamo - ha detto Berlusconi - molto orgogliosi di questa nuova squadra in Toscana». «Scegliere me - sostiene Stella - è un segnale di cambiamento a Firen- Il colleg io F irenze città li mette a confronto Ecco i loro slogan ze e in Toscana. Vivo del mio lavoro, la politica non deve essere un mestiere. Credo sia importante che Firenze abbia in consiglio regionale chi si è sempre occupato dei problemi, ma anche delle risorse di questa città». I suoi impegni? «Commercio, sicurezza, lotta all'abusivismo e al degrado». Il candidato più vicino a Verdini invece è Tommaso Villa, consigliere regionale uscente. Lui però non entra nel merito e preferisce parlare delle sue battaglie «contro la realizzazione della moschea a Firenze, contro le pericolose politiche sull'immigrazione del centrosinistra e a sostegno delle imprese danneggiate dai cantieri della tramvia». «Impegni - spiega - che conto di portare avanti, forte della conoscenza dei meccanismi farraginosi della Regione che ho maturato». Il terzo nome in gara è quello di Nicola Nascosti, da sempre vicino al senatore Altero Matteoli, dagli ex An: «Il rinnovamento in politica non si fa cambiando le persone con imposizioni dall'alto, cambiando gli attori e non la trama. Ma lo si fa cambiando il metodo. E' giunto il momento di valorizzare la passione e l'impegno senza sosta per il lavoro, per la sicurezza, per i diritti dei più deboli e il diritto alla salute, per i quali sono sempre stato dalla parte giusta». IL MESSAGGIO DELLEADER La telefonata: «Sia otto org o g liosi di questa nuova squadra in Toscana» Stella con le parlamentari Bernina, Carfagna e Bergamini e Razzanelli s L' ape ti v o ri s F or a z s r a Firen z e Berlusc oni muove tre generale® ss e Poi chiama attac c a Ro ssi s c o sti AsI Giù le forchette dalla pappa al pomodoro e dal couscous, si appoggiano i calici di Chianti, le mani servono per applaudire: «Grande Silvio». In viva voce al telefono di Deborah Bergamini Berlusconi dà il suo saluto alla serata organizzata al Colle Bereto, in piazza Strozzi. Parla senza un attimo di interruzione il Cavaliere e tesse le lodi di Marco Stella, capolista a Firenze per Forza Italia,«è un esempio da seguire ha dimostrato di saper fare un grande lavoro di squadra». E poi c'è l'in bocca al lupo per il candidato governatore, Stefano Mugnai, che corre contro un «dominus assoluto che vorrebbe arrivare a un governo lungo 20 anni, per fare cosa per gestire la sanità come a Massa Carrara?». Manda un abbraccio a tutti il Cavaliere, «due alle signore». il dehors del Colle Bereto è troppo piccolo per contenere la folla dei simpatizzanti di Forza Italia che circonda Mara Carfagna, tutti ci tengono a stringerle la mano, a farsi un selfie con lei: «Siamo nella città del giglio magico di Renzi ma non arretriamo». L'invito è a portare a votare più persone possibili: «Ogni voto può essere utile, prezioso per cambiare pagina, per cambiare sistema di potere - dice Carfagna - Mi auguro che i moderati possano dire basta. Renzi viene in Toscana per nascondere gli scempi che ha commesso altrove, per esempio in Campania dove il suo candidato è un candidato contro la legge, ha una condanna in primo grado». Strette di mano anche per la senatrice Anna Maria Bernini circondata Anna Maria Bernini, Deborah Bergamini e Mara Carfagna con Marco Stella, Jacopo Cellai e Mario Razzanelli dai complimenti: «Viene bene sa in televisione, parla chiaro, mi piace». Poi via foto di gruppo con i consiglieri Mario Razzanelli e Jacopo Cellai. Intanto in giornata Stefano Mugnai ha annunciato che Deborah Bergamini chiederà una commissione in Parlamento per accertare le responsabilità politiche nella vicenda del Forteto. Lisa Baracchi (ha collaborato Antonio Passanese) 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Cé s°®n _E hía Lc Salvini chiude in tour: Firenze, Siena, Arezzo Matteo Salvini, leader del Carroccio, torna oggi in Toscana per chiudere la campagna elettorale del candidato governatore della Lega Nord (e di Fdi), Claudio Borghi. Con Borghi, Salvini sarà a Quaracchi, Firenze, alle 16,30, davanti al capannone occupato dai rom, poi alle 17,30 a Siena, dove parlerà in piazza Salimbeni ed infine ad Arezzo alle 19,15 per un incontro in piazza Risorgimento. Claudio Borghi, prima dell'arrivo di Salvini sarà a Livorno, dove a mezzogiorno terrà una conferenza stampa. Salvini è stato forse il leader nazionale che più spesso si è visto in questa campagna elettorale in Toscana, per l'appoggio al candidato e numero due della Lega Claudio Borghi, milanese, in base alla certezza che «se il Pd perde in Toscana, Matteo Renzi deve lasciare Palazzo Chigi, va a casa». Rossi chiede agli eletti di aderire al codice etico per la politica LA corruzione va prevenuta. Gli uomini pubblici devono essere più trasparenti degli altri e garantire la loro affidabilità prima ancora di assumere un incarico. Enrico Rossi, candidato presidente di Pd e Popolo Toscano, fa una proposta a tutti gli eletti che con lui entreranno in consiglio regionale. Aderire alla "Carta di avviso pubblico" firmata nel 2011 all'università di Pisa dove da allora si svolge un master universitario organizzato da Libera, l'associazione guidata da don Ciotti, e da una rete di cittadini, enti locali e associazioni per il contrasto delle mafie e per la promozione della cultura della legalità. Nel corso degli anni Avviso Pubblico ha elaborato un codice etico per la buona politica, una sorta di vademecum di condotta e di comportamento per gli amministratori, il primo ente locale ad adottarlo fu il Comune di Pisa. Chi aderisce si impegna a lottare contro i conflitti di interesse, il clientelismo, il cumulo di mandati e indennità collegate, per la trasparenza sugli interessi finanziari, i fondi per l'attività politica, le buone pratiche, il contrasto agli sprechi. Un progetto che Rossi vuole adottare nella prossima legislatura per sé e per quelli che faranno parte della coalizione. «La mia proposta, che è anche un auspicio e un impegno personale», spiega, «è quella che tutti gli eletti del mio partito e della coalizione che mi sostiene sottoscrivano la Carta di Avviso Pubblico entro i primi 100 giorni della prossima legislatura. Con orgoglio - prosegue Rossi - chiudiamola legislatura, e ne inizieremo un ' altra, a testa alta sotto il profilo morale. Il fango che in questi anni ha colpito altre regioni e istituzioni non ci ha nemmeno sfiorati . Questo tuttavia non è sufficiente per mettersi a riparo da rischi futuri. Dobbiamo investire sulle nuove generazioni che vogliono entrare in politica, devono esser messi nelle condizioni di farlo nella più totale autonomia e nel rispetto della politica , che troppe volte è stata danneggiata da accuse e processi generici e sommari. Senza politica e onestà questo paese non riparte». La stessa proposta qualche giorno fa era stata lanciata in Palazzo Vecchio da Cristina Scaletti, consigliere comunale di Firenze Viva, che ha già aderito alla Carta di Avviso Pubblico , invitando la giunta Nardella a fare altrettanto. (S.P.) DON CIOTTI Promuove la cultura della legalità re e «It Popolo Toscano» e Carraresi: 'Supporto at Pd per un'azione più incisiva' 'IL POPOLO TOSCANO' è una proposta civica e politica nuova, per un contributo incisivo, efficace al governo regionale. Il Pd netta Regione è forza maggioritaria, ma è necessario un gruppo autonomo che svolga un ruoto propositivo netta maggioranza, che apporti sensibilità diverse e non omologate e migtiori t'azione potitico-amministrativa e tegistativa- spiega Marco Carraresi, consigliere uscente e candidato con la nuova lista- non si tratta di contrapporsi al Pd; ma di favorire e sostenere te istanze più riformatrici, il coraggio dette stette, t'abbandono di vecchie logiche di potere. In quest'uttimo periodo t'ho fatto, condividendo riforme innovative: datta taglia burocrazia inutile atta sanità, a quella che consente un utilizzo più razionate dei dipendenti regionali, dalle scelte per lo sviluppo dell'aeroporto al voto di preferenza». v'erd íní e un'a ltra bancarotta 1 o il . Ao a gí ud ízío LA procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta del senatore di Forza Italia Denis Verdini e di due imprenditori edili, Ignazio e Marco Arpone, padre e figlio. Secondo le accuse , nel 2009-2010, quando la ditta del padre, esposta per quasi 4 milioni con il Credito Cooperativo Fiorentino di Campi, era in situazione pre-fallimentare, Verdini, all'epoca presidente della banca, affidò dei lavori alla ditta del figlio. Sempre per l'accusa , i compensi riscossi dal figlio furono poi in parte riversati tramite false fatture sulla ditta del padre, che in tal modo restituì parte del debito alla banca , in danno degli altri creditori e dell'impresa del figlio, poi fallita al pari della sua. (f.s.) 3 RIVRGIJU<IONE RISER ATA Così il premier è chiamalo in causa Le due opzioni del giudice ordinario consentirgli, in caso di vittoria, di nominare in tempi rapidi un suo vice per la formazione della giunta. Poi scatterebbe la sospensione dalle funzioni. di Dino Martirano ROMA Tutte le strade del caso De Luca (condannato in primo grado per abuso d'ufficio e ora in corsa per la poltrona di governatore della Campania) portano a Roma. Perché - secondo le regole della la legge Severino - è il presidente del Consiglio, su relazione del prefetto e sentito il ministro dell'Interno, che deve procedere alla sospensione immediata per g8 mesi dell'amministratore condannato. In alternativa, la legge Severino può sempre essere modificata (è stata ventilata l'ipotesi di un decreto) nella parte in cui inibisce le cariche elettive anche ai condannati in primo grado per abuso d'ufficio. Tra i due estremi - sospensione e leggina - c'è una terza via che è allo studio dei tecnici. De Luca verrebbe sospeso ma con un provvedimento a «scoppio ritardato», tale da A parere di Donatella Ferranti (Pd), presidente della commissione Giustizia della Camera, De Luca «per essere sospeso deve prima essere proclamato e insediato...Mentre è l'Autorità giudiziaria che deve comunicare al prefetto gli estremi della condanna...». In altre parole, il presidente del Consiglio non potrebbe agire a tamburo battente per sospendere chi non è in regola con la legge Severino. Di opposto parere l'avvocato Gianluigi Pellegrino - che a nome del Movimento per la difesa del cittadino ha promosso e vinto il ricorso davanti alle Sezioni unite della Cassazione La egge. Z, Approvata a fine ottobre 2012, la normativa che punta alla «prevenzione e repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione» porta la firma dell'allora ministro della Giustizia Paola Severino per far spostare dal Tar al giudice ordinario la decisione sulla sospensione degli amministratori locali condannati che spiega: «La sospensione deve essere immediata e in ogni caso il provvedimento del presidente del Consiglio deve essere fatto a ridosso della proclamazione degli eletti. Inoltre lo Statuto della Regione Campania prevede che il neo governatore possa procedere alle nomine solo dopo lo svolgimento del primo consiglio regionale. Quindi un rinvio sarebbe una forzatura». Dunque qual è la sorte di De Luca nel caso dovesse essere incoronato governatore? Alla luce della sentenza delle Sezioni unite, la cui motivazione potrebbe arrivare già domani, ci sono due scenari principali: il giudice civile di Napoli (e non più il Tar), investito del ricorso, decide di sospenderlo; oppure Dopo la La decisione La Suprema Cassazione Corte ha deciso che sui ricorsi contro la legge Severino si esprime il giudice ordinario lo stesso giudice sospende gli effetti della legge Severino, rimettendo gli atti alla Consulta: in questo caso De Luca rimarrebbe al suo posto in attesa della Corte. La decisione delle Cassazione è più pesante per il sindaco di Napoli Luigi De Magistris (condannato in primo grado ma reintegrato dal Tar Campania) che ora avrà 30 giorni di tempo per conoscere la decisione del giudice civile sul suo reintegro . Non si capisce invece che fine farà la questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tar Campania (allora legittimato) partendo dal caso De Magistris. In ogni caso, La Corte Costituzionale dovrà esaminare la questione di legittimità costituzionale sulla legge Severino sollevata dalla corte d'Appello di Bari sul caso di un candidato pugliese. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le ricadute Per effetto della sentenza della Cassazione i tempi di «sospensione» potrebbero essere più lunghi l nuovi passi Chi è rimasto in carica per decisione dei Tar (de Magistris a Napoli) deve preparare un nuovo ricorso Zl®" Non c . 1 J, Guai a toccare la legge Severino. Matteo Renzi se ne guarda bene: sarebbe un regalo graditissimo per i cinque stelle e per tutti quelli che lo aspettano al varco di una legge "ad personam". Il fatto è che il presidente del Consiglio è convinto che non ce ne sia bisogno. Per il capo del governo la decisione della Cassazione non cambia i termini della questione «Aspettiamo-è la linea del capo del governo -, la questione De Luca si risolverà da sola. Aspettiamo la Corte costituzionale». L a decisione delle sezi oni unite della Cassazione, che hanno tolto al Tar la competenza in materia, per Renzi non cambia i termini della questione. Vincenzo De Luca, se sarà eletto, si rivolgerà al giudice ordinario e non a quello amministrativo per bloccare la sospensione dall'incarico. Ma il punto vero è un altro: nel frattempo chi governerà la regione? Renzi, in privato, non ha difficoltà ad ammettere la «contraddizione» di un candidato eleggibile ma non titolato a governare a causa di una condanna in primo grado per abuso d'ufficio. «Il problema - osserva con i suoi - nessuno v ® ' aspetti sino De Luca, arrivato a dire in pubblico che Renzi considerava la legge Severino «superabile». Un equivoco che poteva fornire munizioni polemiche agli avversari del Pd in momento delicatissimo, specie dopo il fuoco di fila di accuse per i candidati "impresentabili". Da qui un colloquio telefonico con il premier e una correzione di tiro serale di De Luca via agenzie di stampa: «Bene ha fatto il governo a rimanere fuori dalle vicende riguardanti la legge Severino». Consulta" canti, uno dei costituzionalisti più vicini a Renzi, ricorda che la Severino «fa iniziare la procedura all'autorità giudiziaria che, dopo la proclamazione degli eletti, avvisa il prefetto, che a sua volta allerta il Governo, il quale decide la sospensione, la comunica al prefetto che a sua volta la notifica al Consiglio Regionale. Tutti passaggi non certo immediati». Insomma, tra un passaggio e un altro, prima che la 1ettera" con la notifica di Come spesso accade in Italia, la questione De Luca si risolverà con un po' di melina e un pizzico di fortuna. La melina serve a consentire al candidato, se eletto, di formare la sua squadra. E soprattutto nominare un vice-governatore che regga l'Istituzione finché il Tribunale (sulla sospensione della sospensione) e poi la Corte costituzionale non si saranno pronunciati. Gli esperti si aspettano una sentenza in autunno, perché la Consulta il 27 gennaio scorso ha ricevuto un ricorso della corte di appello di Bari su un caso analogo. E nel Pd confidano che i giudici costituzionali si pronunceranno contro quella parte della Severino che dispone, anche per un reato come l'abuso d'ufficio, la sospensione fin dal primo grado di giudizio. Nel quale caso De Luca potrebbe tornare a governare la Campania. Ma ce la farà, prima di essere sospeso, a nominare la giuntae il suovice? Stefano Cec- Cruciale sarà la scelta del numero due che, in caso di vittoria, dovrà per mesi governare la regione sospensione arrivi sul tavolo di De Luca, passeranno parecchi giorni. Il tempo necessario per consentire al governatore di nominare la sua giunta. Diventa centrale a questo punto capire chi effettivamente sarà scelto come numero due, dato che si tratterà per molti mesi del vero governatorefacente funzioni. Nonèunmistero che De Luca vorrebbe Fulvio Bonavitacola, avvocato, deputato Pd e soprattutto suo braccio destro (e sinistro). Ma al Nazareno questo profilo sembra assolutamente fuori luogo. «Serve una personalità che unisca il gruppo consiliare - spiega unafontevicina alpremier-non un clone di De Luca. Non sarebbe accettato». © RIPRODUZIONE RISERVATA può negarlo. Ma nel momento in cui si è consentito a De Luca di fare le primarie, si è preso atto di una situazione e cioè che quella norma è stata immediatamente disapplicata a Salerno, ma soprattutto aNapoli perché, come è noto, il sindaco di Napoli ha la stessa condizione in cui si trova l'ex sindaco di Salerno e futuro presidente se vincerà le elezioni». Insomma «nell'esperienza concreta del comune di Napoli e del comune di Salerno» il problema è stato superato. E un domani, a rigor di logica, potrà essere superato anche in regione Campania. Ma nessuno deve immaginare o far credere che il governo voglia depotenziare la Severino. Ne ha fatto le spese ieri per- LE SENTENZE CHE DANNO INCERTEZZA di Pierluigi Battista ovunque la democrazia si fonda su un saggio sistema di contrappesi. Il potere politico non può fare il suo comodo, e deve essere sempre sottoposto all'esame di istanze giuridiche che ne impediscano eventuali condotte arbitrarie. I contrappesi non funzionano più bene se però la bilancia pende troppo da una parte. Se non si ha bilanciamento, ma supremazia del giuridico sul politico, la democrazia perde vigore e credibilità. Se un intero progetto di politica economica di un governo viene smantellato da una sentenza della Corte costituzionale, la sentenza va applicata e non elusa, però il rischio è che l'autonomia dei governi, già fortemente indebolita dal trasferimento di consistenti quote di potere a entità sovranazionali, ne esca fortemente minata e compromessa. Se qualche istanza extrapolitica dovesse avere l'ultima parola sulle sorti di un rappresentante nelle istituzioni eletto democraticamente, l'idea stessa della sovranità popolare ne uscirebbe malconcia. La Cassazione ha appena stabilito che sarà il giudice ordinario e non il Tar a decidere se il candidato De Luca, in caso di vittoria elettorale, dovrà decadere o no dalla carica di governatore della Campania. Dovendo affrontare le conseguenze della stessa legge, la Severino, tanto De Luca (da sindaco di Salerno) quanto de Magistris (sindaco di Napoli) sono stati sottoposti al giudizio del Tar. La certezza del diritto subisce duri colpi se le decisioni appaiono così casuali, difformi, variegate. E l'attesa di una sentenza diventa quasi un confidare nella vincita al Lotto. Un giorno potrebbe essere il Tar, un altro il tribunale. Quante altre possibilità riserva la sorte? conflnua a pagina 31 POTERI 1 GIUSTIZIA E POLITICA SE SALTA L'EQUILIBRIO SEGUE DALLA PRIMA 1 bilanciamento dei poteri è sacrosanto. Ma se tutto, come tende ad accadere in Italia, è sottoposto a quella dinamica partico- lare che viene chiamata con termine complicato «giuridicizzazione della politica», allora nascono molti problemi. La Corte costituzionale sta decidendo che non si aprirà un nuovo buco nelle finanze pubbliche sul caso Equitalia. Ma si aspettano le sue decisioni sul blocco degli stipendi del pubblico impiego. La politica economica perde la sua autonomia, appunto. I ricorsi infiniti al Tar bloccano le opere pubbliche, e non c'è quasi mai un momento in cui si possa chiudere definitivamente una controversia. Senza considerare che se si è cittadini di diverse regioni si hanno trattamenti diversi sulle stesse questioni. Le istanze di valutazione si moltiplicano. Ma le leggi stesse vengono smontate pezzo a pezzo da sentenze di singoli giudici che ne danno un'interpretazione così «soggettiva» da svuotare di significato la stessa legge. Si può pensare tutto il male possibile sulla legge che regolamenta la fecondazione assistita, ma che frammento dopo frammento venga smembrata da una miriade di sen- tenze che ne cancellano ora un articolo, ora un comma, ora una singola parola infligge un colpo alla sovranità del potere legislativo. Se si vuole cambiare una legge, la si cambi, ma non affidandola alle cure demolitorie dei giudici. Così come sulla legge elettorale. Prima dell'approvazione dell'Italicum si diceva che il sistema elettorale in vigore dovesse chiamarsi Consultellum, dalla Consulta. È possibile che la Corte costituzionale possa addirittura indicare con quale legge elettorale votare. Non paga di questa «giuridicizzazione» estrema cui viene sottoposta, la politica poi si inventa ulteriori tribunali per incrementare a dismisura polemiche e contenziosi. L'ultima, la commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi che allo scadere della campagna elettorale dovrà stabilire quali candidati nelle elezioni regionali siano «presentabili» oppure no. Ovviamente i presunti «non presentabili» ricorreranno, si opporranno, metteranno in discussione la legittimità di un esito elettorale falsato. Chi deciderà alla fine? E se si decide fuori tempo massimo, come quando una sentenza decise di cancellare il Consiglio regionale piemontese al termine della legislatura, che senso ha una cancellazione così tardiva? Il bilanciamento dei poteri deve saper raggiungere un equilibrio, non introdurre confusione, sovrapposizioni, controversie infinite. La proliferazione del «giudiziario» rende incerto e perennemente revocabile il diritto. Con il rischio che la bilancia possa spezzarsi. Pierluigi Battista C) R9RODU7IONF R SFRVA'A «Responsabilità civile? Una minaccia» Santacroce accusa. Il governo: sbaglia Il vertice della Cassazione: la Ue e una scusa. Il viceministro Costa: no, rischiavamo sanzioni ROMA La riforma della responsabilità civile dei magistrati? Una scelta che «suona come un avvertimento se non come una minaccia». Farà sì che il giudice «che tiene famiglia adotterà le soluzioni più caute e meno coraggiose». E' dura la denuncia del primo presidente della Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce. Ad un seminario sulla norma boccia senza mezzi termini la scelta «tutta politica e soprattutto tutta italiana». «Il governo - dice il primo presidente della Cassazione ha usato la scusa dell'Europa per fare modifiche che nessuno gli aveva chiesto». «Sì che l'Europa ce lo chiedeva. Ci aveva messo in mora e ciò avrebbe determinato una sanzione da decine di milioni di euro», replica a distanza il viceministro della Giustizia, Enrico Costa. E il sottosegretario Cosimo Ferri aggiunge: «In realtà l'Europa ha chiesto all'Italia di includere i casi di violazione manifesta della legge tra le ipotesi in cui lo Stato deve rispondere per l'operato del Giudice. Quanto poi alla responsabilità del giudice, il legislatore su richiesta del governo ha mantenuto a tutela del magistrato la garanzia di incorrere in responsabilità solo nei casi di negligenza inescusabile. La La cerimonia li primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce all'inaugurazione dell'anno giudiziario ascolta il Guardasigilli Andrea orlando stessa Cassazione ha confermato l'importanza di questa garanzia in difesa dell'autonomia e indipendenza della Magistratura ed ha escluso la possibilità di ricusare il giudice, che ti sta giudicando. L'unica criticità rimane la soppressione del filtro su cui il Governo sta monitorando eventuali effetti distorsivi della disciplina». Nell'aula magna della Cassazione, però, Santacroce lancia l'allarme: «Si colpisce il cittadino sul piano della sua tutela, incentivando nel giudice una mentalità impiegatizia, che lo induce a decisioni meno rischiose, soprattutto se in gioco ci sono grossi personaggi o grandi interessi». E invita a «guardarsi dalle semplificazioni, come "chi sbaglia paga": è giusto punire i magistrati che sbagliano ma è meglio farlo sul piano degli avanzamenti di carriera o sul piano disciplinare». Con l'auspicio che «le rassicurazioni del ministro Orlando e del capo dello Stato Mattarella possano rasserenare il clima» Santacroce si dice «certo che i giudici ne daranno la giusta interpretazione». Per ora, conclude, «si può solo vedere come la legge funziona, ed eventualmente correggerla». Già, come va? Per ora il numero dei procedimenti contro lo Stato, promossi da cittadini scontenti, a due mesi e mezzo dall'entrata in vigore della legge è «limitatissimo, meno di io» ha accertato il vicepresidente del Csm, Giovanni Legni- ni. Per questo, si sente di esprimere «prudente ottimismo». Ma assicura che il Csm monitorerà «l'evoluzione applicativa di questa disciplina», non solo dal punto di vista quantitativo. Ricordando che alla Corte Costituzionale «già pendono due questioni sollevate dai giudici di merito», Legnini però evidenzia come «il legislatore spesso riversa sulla giurisdizione il compito di risolvere temi che non ha affrontato o non vuole affrontare» e per questo cresce «il rischio di esposizione dei giudici all'azione risarcitoria proprio su argomenti sui quali il legislatore non è ancora intervenuto». E questo «determina un sovraccarico della giurisdizione e un crescente disallineamento tra norma e fatto». Virginia Piccolino © RIPRODUZIONE RISERVATA La riforma Il 24 febbraio la Camera ha approvato una nuova normativa sulla responsabilità civile dei magistrati Rispetto alla legge Vassalli viene ampliata la possibilità per il cittadino di fare ricorso; si alza la soglia economica di rivalsa sul magistrato; viene eliminato il filtro di ammissibilità ' ._.JC. )ce E una scelta, politica e soprattutto tutta italiana Nessuno ha chiesto quelle modifiche Berluscon i attacca "Govemoac se finisce3a4" Renzi: io fino x12023 " voro, legalità, leggerezza, tre Lper l'Italia" Salta il faccia a faccia in tv tra i due leader CARMELO LOPAPA Silvio Berlusconi abbassale preteseti provocaRenzi. Non più quattro regioni ma gliene sono sufficienti adesso tre (su sette), annuncia, per considerare vinta la partita di domenica. «Se vinciamo in Veneto, Liguria e Campania, Renzi deve dimettersi» incalza dalla piazza di Padova. E più tardi da Genova, dove torna per sostenere la corsa più delicata, quella del forzista Giovanni Toti: «Sento che ci saranno delle sorprese, lo dico in modo istintivo anche sulla base di certi sondaggi». Quegli stessi rilevamenti che alimenterebbero nella cerchia ristretta ottimismo sulla corsa in Puglia. Non già per la vittoria improbabile contro Emiliano, ma per il derby tutto interno al centrodestra traAdriana Poli Bortone e l'uomo di Raffaele Fitto, Francesco Schittulli. Matteo Renzi non abbassa la guardia. «È finita la fase in cui Berlusconi ci rovinava i sogni - dice in comizio da Perugia - Ma ha sette vite, quell'uomo..» Come dire, stare attenti è meglio. A cominciare dalll'Umbria dove pure tutto sembrerebbe scritto. Non è così, mette in allerta i suoi il premier. «Noi dobbiamo avere rispetto, senza vivere il terrore degli avversari, vedendo cosa hanno significato dieci annidi governo Berlusconi». Sono altri i temi sui quali va a caccia di consensi, compreso un ritorno al vecchio cavallo di battaglia. «Noi siamo rottamatori - ri- corda-non lo dimentichiamo e io farò al massimo due mandati: questo fino al 2018 e poi fino al 2023». Non oltre. Per «far ripartire l'Umbria e l'Italia servono tre L: legalità, lavoro, e leggerezza». E cita il Jobs Act: «La cosa più di sinistra fatta negli ultimi anni». E un tour de force nel quale Renzi, al pari di Salvini e (in parte) Berlusconi si sta spendendo senza sosta. Troppo alto il rischio che abbiano la meglio non tanto gli avversari, quanto l'astensionismo. Il leader forzista dopo le tappe in Veneto e Liguria di ieri, si tuffa oggi nella consueta maratona tra radio e tv, quella che gli è più congeniale, per convincere gli ultimi indecisi, fino all'intervisa a Virus in serata su Raidue. Nella stessa puntata sarà intervistato in sequenza proprio il premier Renzi. Per qualche ora, caldeggiata dal conduttore Nicola Porro, è circolata anche l'ipotesi di un faccia a faccia tra i due. Presto poi smontata dallo stesso giornalista. Dallo staff di Berlusconi smentiscono invece l'indiscrezione circolata, in base alla quale sia stato proprio il leader forzista a rifiutare il confronto. Anzi, in serata anche la partecipazione alla puntata di oggi veniva messa in dubbio per la tentazione dell'ex Cavaliere di spostarsi in serata nelle Marche. Berlusconi non ha lesinato ancora un pesante attacco ad Angelino Alfano. Sicuro che si voterà nel 2018: «Il M5S non f ar à mai cadere il governo Renzi, i grillini guadagnavano 20 mila euro l'anno, a fine legisla- tura ne avranno guadagnato 570 mila e un vitalizio: saranno attaccati alla poltrona con la colla, quasi come Alfano». L'ex delfino rib atte a stretto giro da Porta a Porta: «La mia è una poltrona di chiodi, io non prendo stipendio per fare il ministro». Il clima non è proprio da partito unico del centrodestra. Salvini ha già preso il largo: «Non farò minestroni, pasticciacci, non faccio accordi con Tizio e Caio». Il duello impossibile C LNTROSINISTRA contro centrodestra. Partito Repubblicano contro Partito Democratico. Il leader di uno schieramento contro quello avversario. Tutto dovrebbe portare verso lo scontro tra due poli. SEGUE A PAGINA 33. LOPAPA A PAGINA 12 ILDUELLOMPOSSIBILE NCHE in una campagna elettorale come questa. E in sintesi tra i capi dele due principali coali- zioni. Ma il nostro Paese non riesce a liberarsi della sua anomalia. Il sistema politico si è sempre distinto per una atipicità che lo rendeva diseguale e squilibrato. E continua a farlo. La dimostrazione si è avuta per l'ennesima volta ieri. Mancano tre giorni al voto in sette re- gioni, più di un terzo degli elettori è chiamato alle urne. Solo le dichiarazioni formali ne escludono il significato nazionale. La fisiologia della politica avrebbe dovuto spingere per un confronto, ad esempio in tv, tra Renzi e Berlusconi. Ma quelduello-che solo venti anni fa aveva segnato plasticamente il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica - adesso è impossibile. Eppure era tutto pronto. Non solo c'erano le condizioni sostanziali per un "confronto all'americana", Ma la logica della politica avrebbe dovuto spronare i due protagonisti in quella direzione. C'è una nuova legge elettorale, l'Italicum, sostanzialmente bi- partitica. Si tratta di un modello di per sé in grado di definire il sistema dei partiti in quel senso. Il ballottaggio produce automaticamente un impulso verso l'emersione di due blocchi. E lo stesso sistema elettorale delle regioni incoraggia la formazione di grandi coalizioni per l'elezione diretta dei governatori. Ci sarebbe anche - in teoria ma non in pratica - un interesse dei due leader a bipolarizzare la campagna. Escludere le forze marginali o radicali dalla contesa. Nel tentativo di persuadere gli indecisi a rivolgersi verso i candidati presentati come gli unici in grado di vincere. E quindi tagliare le ali. Fino al 2008 è stato così. I due poli provavano a catalizzare l'attenzione e quindi ilvoto dei cittadini. Chi insegue o ha inseguito un sistema politico coerentemente bipolare, si sarebbedovuto comportare in questo modo. Provare a concentrare labattagliacome sefosse giàpossibile un duello tra il Partito Democratico e il Partito Repubblicano. Quel Partito Repubblicano inutilmente o forse artificiosamente invocato da Berlusconi. Ma, appunto, tutto questo in Italia è una finzione. La possibilità di svolgere un duello televi- sivo su un rete pubblica, si era manifestata nella trasmissione di Rai2 "Virus", Il segretario del Pd ha detto si. Ma quello di Forza Italiahadetto no. L'anomaliaitaliana prosegue. Certo, in questo momento c'è una discrepanza lampante nel rapporto di forza tra Renzi e Berlusconi. Non riguarda solo le potenzialità elettorali dei due partiti. L'ex Cavaliere ha dovuto rinunciare per una serie di motivi che ne amplificano la debolezza. Il leader forzistaprobabilmente avrebbe ancora di più evidenziato i suoi deficit rispetto al premier. L'età, l'appeal televisivo, la capacità di rivolgersi direttamente ai cittadini. Un passato troppo invadente e imbarazzante per uno e ancora da consumare per l'altro. Un duello impossibile, dunque. Che però mette a nudo le criticità del nostro sistema politico. Con un solo partito che corre sistematicamentepervincere. E le altre tre forze alla ricerca di un'identità. Forza Italia a un passo dall'implosione, la Lega ingabbiata in unasortadidemagogica vocazione minoritaria e il M5S chiuso nel suo isolamento populista e inspendibile per qualsiasi soluzione di governo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Profilo basso, sondaggi alti I Cinque Stelle sfidano Renzi EFFETTO IMPRESENTABILI: IN LIGURIA E CAMPANIA CRESCONO I CANDIDATI DEL M5S di Tommaso Rodano el Movimento 5 stavolta, Stelle, nessuno si azzarda a dire "vinciamo noi". Era lo slogan dell'ultima campagna elettorale, quella per le Europee dello scorso anno, finite con il 40 per cento di Renzi e una batosta di cui il ricordo è ancora vivido. Un'esperienza, però, di cui il M5S sembra aver fatto tesoro: in vista delle Amministrative del 31 maggio, i candidati grillini volano basso con gli slogan ma iniziano a decollare nei sondaggi. Soprattutto in Liguria e Campania, le due regioni dove le candidature "impresentabili" e le tensioni nel Partito democratico tengono in ansia Matteo Renzi e aprono praterie nell'elettorato progressista. Numeri puntuali, ovviamente, non se ne possono dare più. Ma sulla tendenza al rialzo del Movimento 5 Stelle nessun sondaggista sembra avere dubbi. N ANTONIO NOTO di Ipr Marketing pesa le parole con cautela per non calpestare la norma che vieta i sondaggi in questa fase della campagna elettorale. "Il trend positivo dei candidati grillini - spiega - è particolarmente evidente nelle regioni `caotiche', dove le tematiche legalitarie e le fratture nei partiti tradizionali sono più significative". Ogni riferimento a Liguria e Campania è puramente casuale (e responsabilità del redattore). "Questo avviene - aggiunge il sondaggista - nonostante stavolta sia mancata la presenza massiccia di Beppe Grillo nelle campagne elettorali". Nicola Piepoli è più esplicito: "C'è una crescita del Movimento 5 Stelle ed è sensibile ovunque, con l'eccezione forse della Toscana. In Liguria non so se la candidata grillina possa arrivare a insidiare la vittoria della Paita, ma senza dubbio può contendere il secondo posto a Toti". Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, non si espone su pronostici e griglie di partenza, ma riconosce una tendenza: "I problemi del Pd sulle liste, l'attenzione mediatica ai cosiddetti `impresentabili', senza dubbio aiutano il buon momento dei Cinque Stelle. Forniscono loro un tema efficace, che funziona, anche nei dibattiti televisivi. E c'è un altro aspetto: certe candidature danno agli elettori l'impressione che la famosa rottamazione non sia mai stata attuata". LA PARTITA, dunque, si gioca sempre lì, dove il Pd soffre: in Campania e (per i Cinque Stelle) soprattutto in Liguria. Lunedì sera la candidata ligure grillina, Alice Salvatore, ha vinto a sorpresa il dibattito televisivo con gli altri pretendenti alla Regione su Sky Tg 24. Il campione del televoto non è significativo, né "scientificamente elaborato" - come si premura di scrive l'emittente di Murdoch - ma il distacco è stato piuttosto netto: Salvatore è risultata la più convincente per il 35 per cento dei votanti, davanti a Toti (27%), Paita (25) e Pastorino (13). Il risultato è che mentre fino a pochi giorni le attenzioni sulla Liguria erano puntate solo sulla la sfida interna al Partito democratico, tra Raffaella Paita e il fuoriuscito civatiano Luca Pastorino, ora guadagna terreno il terzo incomodo a Cinque Stelle. Che rischia di diventare una minaccia più consistente di quella rappresentata da Toti per il successo della candidata renziana. Non a caso, per il M5S è arrivato un endorsement Dopo il "vinciamo noi" delle Europee, nel Movimento regna la prudenza. Ma secondo gli esperti, nelle Regioni in bilico, il trend è positivo inatteso dall'ex sindaco di La Spezia, Giorgio Pagano, voce storica del centrosinistra ligure (oltre ad essere che l'uomo lanciò la carriera di Raffaella Paita). A MicroMega, Pagano ha detto di augurarsi "che vinca Alice Salvatore, perché è contro il burlandismo-scajolismo, ha proposte ecologico-solidali e fa politica dal basso". In Liguria - spiega Pagano - "con la legge elettorale in vigore, chiunque vincerà, per governare, dovrà fare un'alleanza: quella tra M5S e la lista di Pastorino sarebbe il vero la- /GiGir" Beppe Grillo chiude domani la campagna elettorale del M5S in Liguria. Nel riquadro, la candidata ligure del Movimento, Alice Salvatore Ansa fol boratorio in grado di cambiare la nostra Regione". Il candidato civatiano, sull'argomento, ripete la versione che porta avanti dall'inizio della campagna elettorale: nessun accordo con i grillini dopo le urne. Ma le porte non sono chiuse: "Noi puntiamo a un governo di minoranza - dice Pastorino - Vogliamo arrivare davanti. Con i Cinque Stelle abbiamo tanti temi in comune. Entrambi sfidiamo il sistema di potere che ha governato la Liguria in questi anni. Non facciamo accordi, ma sarà possibile un confronto sugli argomenti che ci avvicinano". Domani Beppe Grillo è a Genova per chiudere la campagna elettorale in piazza De Ferrari. In Campania, invece, ci saranno quattro dei cinque parlamentari del direttorio (i "locali" Di Maio, Fico, Ruocco e Sibilia). In entrambi i casi, nessuna dichiarazione trionfale, stavolta, ma la speranza di tenere aperta la partita. Lupi: il centrodestra unito deve impedire la nascita del Partito della Nazione ROMA Visto che le elezioni regionali di fine mese vengono vissute anche in chiave sportiva, chiediamo a Maurizio Lupi, ex ministro delle Infrastrutture, oggi capogruppo di Area popolare (Ned e Udc) alla Camera, il suo pronostico: 4 a 3 per il centrosinistra, 5 a 2, 6 a i... «Mai fatte scommesse. Piuttosto, ho una terribile paura che i non votanti superino il 5o per cento, come in Emilia-Romagna e Calabria». La reazione di Renzi allora fu: l'importante è vincere. «Renzi dovrebbe ricordare che questo governo nasce dopo le elezioni politiche del 2013, quando gli elettori non fecero vincere nessuno. Noi e il Pd ci siamo impegnati a far tornare la fiducia verso le istituzioni». Il risultato delle regionali può mettere in crisi il governo? «In Italia tutte le elezioni sono test politici. Ma questo è un governo di ricostruzione, non si potranno misurare agevolmente sconfitte e vittorie». Tanto è vero che voi e il Pd non siete alleati in nessuna delle 7 regioni in cui si vota. «Io penso che se avranno successo, ad esempio, Stefano Caldoro in Campania, Claudio Ricci in Umbria e Giovanni Toti in Liguria, il governo ne uscirà rafforzato». Sarebbero tre sconfitte per Renzi. «Sarebbe un altro segnale che il governo non è un monocolore Pd, aumenterebbe il nostro peso e quello delle nostre battaglie liberali». Se viceversa Renzi vincesse in 6 regioni su 7, sarebbe una vostra sonora sconfitta? «Una pesante sconfitta del centrodestra, che non in tutte le regioni è unito, e dovremo allora valutare il risultato ottenuto dalla proposta innovativa di Area popolare». In Liguria e Umbria siete alleati con la Lega, dopo aver espresso rifiuto per gli estremismi. «È Salvini che, dopo aver detto "nessuna alleanza con Ncd", si è accodato sul candidato di Forza Italia in Liguria e su Ricci, nostro candidato, in Umbria». Fitto ha creato i conservatori-riformatori, Berlusconi vuole dare vita ai Repubblicani. Troppa folla nel centrodestra? «Fitto capisce ora ciò che noi abbiamo capito venti mesi fa: con Forza Italia, che è solo il ricordo di un passato glorioso, non si va lontano». Per essere alternativi a Matteo Renzi bisognerà trovare l'unità . Ci vuole un leader? «Piuttosto che aspettare un leader, si dovrebbe smettere di parlare di "tradimenti", come fa Berlusconi, e partire da un programma comune». Sarete promotori di questo programma? «Noi abbiamo cominciato condizionando l'azione di governo, e e rifuggendo i populismi. Ad esempio, niente red- dito di cittadinanza: ogni euro va utilizzato per creare lavoro». Per Renzi sarebbe Berlusconi l'avversario ideale? «Gli avversari ideali per Renzi sono Salvini o Grillo, non credibili come leader di governo. Per questo tutti assieme, Berlusconi compreso, dovremmo impedire la nascita di un Partito della Nazione omnicomprensivo». Nunzia De Girolamo afferma che dopo le regionali dovete uscire dal governo. «Usciremo quando sarà compiuta la missione di cambiare il Paese. E diventeremo l'alternativa a Renzi». Sulle unioni civili ci sarà scontro? «L'urgenza è sostenere le famiglie. Le unioni civili non sono una priorità. Le nostre condizioni restano: più diritti individuali, no all'equiparazione al matrimonio, no alle adozioni, no alla reversibilità delle pensioni». Dopo le sue dimissioni dal ministero , nessuno di Area popolare l'ha sostituita al governo. «Con buona pace di chi ci descrive come occupatori di poltrone! Ci interessa portare il governo in direzione dei cambiamenti in cui crediamo. Consideriamo i ministri in funzione di questo, non abbiamo fretta». Andrea Garibaldi [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA CK e Il __c ®ainrna Grillo e Piuttosto che aspettare Salvini un leader si dovrebbe sono gli smettere di parlare di avversari «tradimenti» e partire da ideali un programma comune per Renzi Usciremo dall'esecutivo quando avremo cambiato il Gli equilibri Paese e Con il successo di Toti, diventeCaldoro o Ricci il remo governo si rafforzerebbe, l'alternativa sarebbe un altro segnale al segretache non è un monocolore rio del Pd ;-i Maurizio Lupi, 55 anni, è capogruppo di Area popolare alla Camera dall'8 aprile scorso Dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014 è stato ministro delle Infrastrutture del governo Letta, carica riconfermata nel governo Renzi da cui si è dimesso il 20 marzo per le polemiche relative all'inchiesta «Grandi opere», pur non essendo indagato ANNO L NUMERO 127 EURO 1,40* Risarcimen to m iNardario Il buco di Di Pietro: pm e «Corriere» in aiuto del governo di GIACOMO A MADORI A tirare fuori questa storia, due mesi fa, era stato Libero, nell'apparente indifferenza generale. Ieri, improvvisamente, il Corriere della Sera ha dedicato al caso un articolo di prima pagina a firma della premiata coppia anticasta Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. Solo che questa volta il loro intervento ha dato l'impressione di essere una ciambella di salvataggio per il governo, in ambasce (...) segue a pagina 9 INER CONTI NON TORNANO 1s1@11o 1 ' La causa dell'ìmpren&tore ì i per un'opera maí fatta Pm e Corriere soccorrono Renzi per coprire i buchi di Di Pietro Un arbitrato voluto dall'ex ministro rischia di avere un costo miliardario Ma prima dell'udienza decisiva un magistrato fa sequestrare il fascicolo ::: segue dalla prima GIACOMO AMADORI (...) per le decisioni di un altro gabinetto di centro-sinistra. Stiamo parlando del lodo miliardario (in euro) che il ministero delle Infrastrutture è stato condannato a pagare all'imprenditore marchigiano Edoardo Longarini, a cui erano stati affidati negli anni '80 appalti per centinaia di miliardi di lire, poi revocati a causa dell'asserita mancanza di fondi. Un risarcimento che sette diversi collegi di giudici hanno ritenuto legittimo. Eppure, secondo gli avvocati dello Stato, quel salasso potrebbe ora mettere a rischio il trasporto pubblico locale, diverse grandi opere e 40 mila posti di lavoro, per non parlare del minacciato sforamento del 3% di deficit massimo previsto dal Fiscal compact europeo. Nel 2006 l'allora ministro Antonio Di Pietro decise di far dirimere definitivamente i contenziosi tra lo Stato e Longarini, con un giudizio privato, nonostante il parere sfavorevole dell'avvocatura dello Stato, che sottolineò come «d'arbitrato è un giudizio sempre sfavorevole per l'amministrazione, soprattutto in controversie di così grande valore». Ma l'ammonimento non scoraggiò l'ex pm. Risultato: lo Stato si è visto presentare un conto di 1,5 miliardi di euro per le opere non realizzate e 17 milioni di parcelle per i diversi collegi arbitrali. Tra i beneficiari dell'ambito incarico professionale anche Ignazio Messina, all'epoca avvocato di fiducia di Di Pietro e oggi segretario dell'Italia dei valori. Il governo attuale però a pagare il debito non ci pensa e ha trovato un prezioso alleato nel Corriere che il giorno stesso dell'udienza per l'esecuzione del pignoramento di 821 milioni di euro presso la Banca d'Italia si è augurato i il rinvio della decisione. Come se non bastasse, un pm romano ha "provvidenzialmente" ordinato il sequestro del fascicolo del procedimento e ha inviato la Guardia di finanza a presidiare l'aula. Così, ieri, il giudice, di fronte a un tale dispiegamento di forze, non se l'è sentita di deliberare e ha rimandato l'atto al 19 luglio. Il professor Giuseppe Greco, difensore di Longarini, non ci sta: «L'amministrazione invece di fare i conti con una realtà giudiziaria che la vede soccombente da anni ricorre evidentemente ad altri strumenti poco ortodossi». In effetti nei mesi scorsi la Corte d'Appello di Roma si è espressa a favore di Longarini con tre diversi collegi. Innanzitutto ha stabilito l'inammissibilità del ricorso del governo contro il lodo arbitrale voluto da Di Pietro. Poi ha ritenuto inammissibile l'inibitoria proposta dal ministero contro il pignoramento. A questo punto l'ufficio legale delle infrastrutture ha tentato una mediazione con la controparte chiedendo a Longarini una fidejussione sulla somma da versare, nel caso in cui la Cassazione dovesse dare ragione allo Stato. ««Ma la Suprema Corte non può esprimersi nel merito e per questo non ha senso vincolare quei soldi, rendendoli neifattiindisponibili», sottolinea Greco. Per questo a inizio mese i legali di Longarini si sono limitati a offrire una dilazione: 500 milioni subito, 200 nel 2016 (senza fidejussioni) e il resto negli anni successivi con cauzione a garanzia. La proposta non ha convinto il ministero che ha chiesto al tribunale che la somma venisse considerata alla stregua di un caparra. Anche in questo caso, il 22 maggio, la Corte d'appello ha giudicato inammissibile la richiesta. Alla vigilia dell'udienza di esecuzione del pagamento, l'altro ieri sera, il ministero ha tentato lìultima disperata opposizione sostenendo la non pignorabilità dei soldi depositati sul conto della Banca d'Italia. «Se quel denaro era impignorabile perché l'amministrazione ha atteso quattro mesi e ha tenuto quelle somme bloccate senza utilizzarle per i fini previsti?» domanda retoricamente il professor Greco. «Non mi sembra il modo migliore di perseguire l'interesse pubblico, anche perché ogni giorno di ulteriore ritardo nel pagamento costa alle casse dello Stato 16 mila euro». IL CONTO LASCIATO DADI PIETRO Pagheremo 1,2 iffl5ardiperun'operamai fatta Antonio Di Pietro . In alto, l'articolo di «Libero» dello scorso 18 marzo [LaPresse] TOTOREGIONALI 1-0 MATTEO GOVERNA FINO AL 2018 e magari anche oltre. Mentre l'Italia scopre la «dittatura dolce». LO STRESS TEST I MATTIO RINZI Tranne che in Puglia , alle elezioni del 31 maggio ogni risultato è ancora possibile . Ma il «verdetto» avrà effetti diversi sul governo. A seconda dei punteggio finale. di Cario Pttca tafia, Paese di santi, poeti ed elezióni. Secondo i sondaggisti, a disertare i Da noi, infalli, si vota di continuo. E ogni tornata diventa regolarmente una seggi sarà soprattutto il ceto medio, pron- sorta di ,stress-test:> per il governo in carica. A questo giro, il 31 maggio, la variabile delle varie leggi elettorali. In to a godersi il ponte del 2 giugno. C'e poi Liguria, per esempio, chiunque vinca, sono sette le regioni coinvolte (Vene- non avrà la maggioranza in consiglio a tu, Liguria, Toscana, Marcale, Umbria, Campania, Puglia). Tranne che nel Tavoliere, dove il centrodestra pagherà le sue menu di raggiungere un impossibile 51 divisiotrí, il risultato è ancora aperto dovunque. Dalle urne polrehhero dunque uscire risultati clamorosi, con inevitabili ricadute sull'esecutivo di Matteo Renzi, ipotizzate coalizione. La Toscana rappresenta invece nelle colonne a destra. Nel frattempo, però, alcuni punti sono già fissabili. Anzilutto, la grande quota di astenuti, sul i0 per cento. 3-3 per cento; comunque vada, è facilmente prevedibile la formazione dì una grande un caso unico (cedere il box qui sotto). Al punto che il 31 maggio dalle urne potrebbe anche uscire un 4sparegf iu», facendo della terra di Dante un case unico: la regione italiana di santi, poeti eri-elezlanì. a Ci t1IF-e1UuL ÚrvL11IbL5V,, A SE LA TOSCANA VA AL BALLOTTAGGIO In Toscana vige una sorta di Italicum, la legge elettorale nazionale. Prevede il doppio turno e, nel caso nessun candidato governatore ottenga il40 per cento , il ballottaggio tra i primi due classificati. t prevedibile che nessuno riesca a superare quella soglia, lasciando in sospeso il verdetto finale nella regione finora piú rossa d'Italia. Era l'ipotesi di partenza del presidente del Consiglio, convinto di avere il vento in poppa per sempre dopo il clamoroso successo delle elezioni europee del 2014 (40,1 per cento dei consensi). Al momento non sembra un risultatapreventivabile.Anzi, in molte delle Regioni al voto, il rischio per il Partito democratico é quello di scendere addirittura sotto l'asticella raggiunta ai tempi della segreteria di Pier Luigi Persavi. Ma se per puro caso li «miracolo» renziana dovesse avverarsi , allora cambierebbe la storia . Perché il premier giá straconvinto delle sue politiche, troverebbe conferma nelle urneche la suaagegressività funziona con gli elettori. E quindi compierebbe un ulteriore salto di qualità, sul piano sia delle riforme economiche, sia di quelle istituzìunali.. Mentre le opposizioni di centradestra ne uscirebbero devastate, tanto che sarebbe difficile Imrnaginare un futuro per la loro classe dirigente. Compreso Matteo Salvini, che in questo scenario perderebbe persino nel Veneto governato da Luca Zana. Sette sistemi elettorali per sette Regioni L'altalena di soglie, premi e sbarramenti La quota minima perle liste varia dal 2,5 all'8%. Ma quasi sempre basta arrivare primi per avere il bonus MILANO La legge non è uguale per tutti, non quella elettorale per le Regionali. A ciascuna il suo: ogni Regione ha approvato, nei mesi scorsi, il sistema di voto con cui, domenica, saranno scelti presidente e consiglieri. Lo prevede la Costituzione, articolo 122, che affida le norme elettorali a una «legge della Regione nei limiti dei principi fondamentali» nazionali. t parte del Titolo V, oggi sotto i ferri della riforma Renzi-Boschi, ma già modificato nel lygg e 2001 per lasciare più spazio ai territori. «Quella norma era stata concepita in un clima di devolution - spiega il politologo Roberto D'Alimonte, che dirige il Cise -. Adesso il trend si è invertito, si guarda al riaccentramento di certe funzioni. Avendo visto l'uso che è stato fatto di questa autonomia e la creatività delle Regioni, con alcune scelte fantasiose, si potrebbe aprire un dibattito oggi su questo passaggio». Intanto le norme elettorali per le sette Regioni al voto sono state riscritte. E quella che un tempo valeva per tutte, che ebbe come relatore Pinuccio Tatarella, domenica varrà solo in Liguria, dove i tentativi per cambiarla sono naufragati per mancanza di accordo tra i partiti. Così solo l'elezione diretta del governatore vale sempre, ma i meccanismi elettorali variano varcando i confini regionali, in un saliscendi di cifre e soglie: lo sbarramento può variare da 2,5 a 8%; le preferenze possono essere una o due; norme diverse regolano la presenza in lista di uomini e donne; i listini regionali sopravvivono in Liguria e, facoltativi, in Toscana. Numeri diversi anche per i premi che servono a garantire maggioranze stabili al vincitore. Quasi ovunque (escluse Marche, dove se il vincitore non arriva al 34% dei voti non si dà bonus, e Toscana, dove sotto il 40 o è ballottaggio) basta arrivare primi per ottenerlo. Come prevedeva il Porcellum, che proprio sull'assenza di soglie minime per il premio è stato bocciato dalla Consulta. «Ma quella sentenza, è specificato, vale solo a livello nazionale, dove bisogna tenere conto di pesi e contrappesi, non per le Regionali», continua D'Alimonte. Così nel mare delle differenze, un altro distinguo: ciò che vale per le Politiche, non vale per i territori. Renato Benedetto 0 RIPRODUZIONE RISERVATA '. / Ì MPeanismo simile In tutte le Regioni con differenzesi i I voto disgiunto L'elettore pio. nre, cente e 1 fa ildatn i' rer rz rc r—C (per Ma-( 12 s'PIMoe U rn br a è c s:^=o urr; isLa egata Campai" la, a, Puglia, scava c Veneto può vo-are per LI lis a euncandda' pr^sid^1tc ton solo Lnd Std Ir qusto caso a cretererza e ,edc a dìdato res rcntc LO I egaLo eo l e5aLO Il voto disgiunto non è ammesso nelle Marche e in Umbria Previsto il voto di preferenza per il consiglio regionale, con regole diverse si pub esprimere una preferenza scrivendo il cog nome del c 3 id'da o accanto a embolo di Usta o I- o 18 seggi so l° 409 del "J o pii— 17 seggi ta 13 % l 4C% dei vot 6 seggi —-2 no al c nCidato Lore LrarniLel lisi iiu bccatO S la sua coarzo sUperal 5Ü%, dal kLro oro eleti so o 3 colsig le o U C 16 seggi —n 1349/, e il 31'% Q 2 Il n o 29 seggi oltre ll 4C% del vot 11J 28 seggi La 35% Lì_ 27 seggi ror meno cel35%CIP voi ness mo Iei du cessi può essere rappresentato in una lista oltre al 60% 12 seggi alla coa 'uose "incerte e i 4C% 5e',01 29 seggi ocrendoalnenoi 50% deli vot 7oSc I 24 seggi o tre /5 % del vot 23 seggi 405(5 e1 45% dei voi— Doppio turno premio e assegnato al b o ±aggio sc iressuno ragg unge i ,070 i 28 seggi tra114C%e ilsc% 27 seggi sottoil%0% Ca co atoni 5 eegpi, e clLlso Cndldato govcrra arrivato sc ondo Per ontrare'n consiglio le Uste d2vo°>0 superai e lo sbarrcmento 3% in ciascuno lista candidate dello stesso sesso con p,) _ ;on,o srirsr are i dueterzi del Lo`ale ihnbria o1 Cb-,1i en_ra l'r corslglb po2orale Q N LU )r 24 seggi a ograt cori Inc_cdo z se si esprimono due preferenze, devono riguardare.uu' candi datidisessodiverso z wcr 30 seggi 711 oa11Ll One d( ed IL-Id o r, VircPli-e N nomi dei candidati sorso scritti sulla scheda, se ne possono scegliere sino a due 3 0 I pi i no ccl anuldaL a Al vincitori è assegnato un bonus elettorale -ne pio variare Iin base al voti ottenuti si possono votare fino a due candidati della stessa lista, scrivendone il cognome W Er LLJ m m Umbria z o U alla coa izioleÍ V, 40 m r`ìl-r Mere ' VI rr voLo per un arddaLo c t.drT3ÿ inia llerl, otre il presidente Nur lel J pe urniarrr ïc sca a e `'("'`: Lo 3% pr cr , sc: Sr) e, Se n01 col eoate a un candcato che abría supera o il ti% > 8% 4% rl rconlvf lellsiesingole lncc,aùo,e 3% per e alternanza di genere nelle Uste Dalzoni: rueammese ca alme 10% per e Mc', 17 nl Id rnb ['Ia 2,5% 3 4 liste in coa Lio io 121 e 5% ILtCChoCOrronola s-Ie Corriere della cera J le Regioni al voto domenica. Sono chiamate all'elezione del presidente eal rinnovo dei consiglio: Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto. Oltre mille i Comuni alle urne per i sindaci e i consigli le giunte uscenti di centrodestra: il Veneto, con Zaia, e la Campania, con Caldoro. Le altre 5 al voto, guidate dal centrosinistra, sono: Toscana (Rossi), Umbria (Marini), Puglia (Vendola), Marche (Spacca), Liguria (Burlando) gli anni nei quali resta in carica un consiglio regionale: il quinquennio decorre, per ciascuna assemblea, dalla data delle elezioni. Le Regionali in cui sono stati eletti i governatori uscenti si sono tenute il 28 marzo del 2010