Le riforme di Renzi nell`agenda europea. In Italia le ostacolano

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Le riforme di Renzi nell`agenda europea. In Italia le ostacolano
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46)
ART.1, COMMA 1, DCB ROMA
SABATO 28 GIUGNO 2014
■ ■ EGITTO
ANNO XII • N°127 € 1,00
RIFORMA SENATO
R
E
ENERGIA VERDE
R
Renzi
striglia la minoranza del Pd.
I tempi slittano ancora. Ma se l’intesa
s
A PAGINA 2
salta
sarà voto anticipato
P
Perché
Berlino (e Roma) riducono
ggli incentivi alle rinnovabili. Ma l’Ue
p
potrebbe bocciare i tedeschi A PAGINA 2
IL VERTICE DI BRUXELLES
IL 16 LUGLIO I NOMI PER LA COMMISSIONE
EDITORIALE
Il ricatto
del nuovo
faraone
Renzi,
il “maverick”
europeo
PAOLO
GENTILONI
GUIDO
MOLTEDO
«V
oi sottovalutate la minaccia del terrorismo. Senza
il nostro intervento l’Egitto sarebbe in preda a una guerra civile dalle conseguenze incalcolabili per l’intero Mediterraneo. È
questo che volete?». Ha risposto
così il presidente egiziano Abdel
Fattah al Sisi quando, incontrandolo come componenti della
commissione esteri della camera,
gli abbiamo espresso dissenso e
condanna per le recenti sentenze
contro giornalisti e oppositori
del regime.
S
SEGUE A PAGINA 3
■ ■ UE
Made in Italy,
la nostra forza
in Europa
VALERIA
FEDELI
L
egalità, etica, innovazione, ricerca, sostenibilità, paesaggio,
bellezza, comunità, coesione: sono
parole d’ordine che ispirano una
visione di futuro legata al rilancio
del “Sistema paese”, ai nostri talenti, alla qualità che è e deve essere il nostro principale biglietto
da visita.
Abbiamo faticato troppo, come paese, a riconoscere che la
competizione si gioca oggi, nei
mercati globali, sulla reputazione,
sulla credibilità, sulla qualità come
fattore reale, complesso, vincente.
SEGUE A PAGINA 4
■ ■ DIRITTI TV
Mai più patti
Sky-Mediaset:
ecco come
LORENZA
BONACCORSI
Le riforme di Renzi nell’agenda
europea. In Italia le ostacolano
Juncker diventa presidente grazie all’accordo sulla flessibilità verso i paesi che fanno
le riforme. Ma a Roma il premier deve fronteggiare un’altra offensiva sul senato elettivo
RAFFAELLA
CASCIOLI
C
on 26 voti a favore e due contrari
(dell’inglese Cameron e dell’ungherese Orban) il consiglio europeo
ha ieri proposto Jean-Claude Juncker
presidente della Commissione europea. La nomina ora dovrà essere ratificata dal parlamento europeo, che
si insedia martedì, il prossimo 16 luglio. Una data clou per l’Europa 20142019 visto che per la serata del 16 è già
stato fissato un consiglio europeo
straordinario per completare il pacchetto delle nomine negli altri tre
posti chiave delle istituzioni comunitarie: dal presidente del consiglio Ue
all’alto rappresentante della politica
estera, al presidente dell’Eurogruppo.
Solo dopo sarà il momento per la
composizione della Commissione per
la quale la cancelliera Merkel ha opzionato il portafoglio dell’energia e il
francese Hollande ha chiesto una vicepresidenza di peso.
In ogni caso prima, nel parlamento europeo, Juncker dovrà ottenere
almeno 376 voti sui 751 dell’emiciclo,
ma con un’ampia maggioranza (Ppe,
Pse e Alde) sarà difficile mancare l’obiettivo. Se Juncker si è detto «orgoglioso e onorato di aver ricevuto l’appoggio del consiglio europeo», è
toccato a Cameron – isolato nell’opporsi a Juncker considerato “uomo
del passato” – esprimere la propria
rabbia definendo quella di ieri «una
brutta giornata per l’Europa». Tanto
più che per il premier britannico «il
lavoro da oggi è diventato più duro e
difficile». Tuttavia ieri a margine del
consiglio c’è stato un bilaterale Merkel-Cameron per una contropartita
che potrebbe essere il portafoglio del
commercio o della concorrenza per
gli inglesi. Chi ha giudicato «molto,
molto, molto buono» sia nel metodo
L’
SEGUE A PAGINA 5
za del Pd riapre. E Renzi avverte: «La
battaglia in Ue non sarà una passeggiata ma ciò che prima era giudicato
impossibile, oggi non è assicurato ma
è possibile». Per questo occorre correre senza ostacoli.
Per la Merkel, secondo cui il problema dell’Italia non è il deficit ma il
debito, spetta alla Commissione decidere come interpretare «il miglior
uso della flessibilità». Sul pacchetto
delle nomine, Renzi ha spiegato che
l’Italia non chiede qualcosa per sé ma
per l’Europa e ha escluso che sia mai
stato fatto «il nome di Enrico Letta
per la presidenza del Consiglio Ue né
in sede ufficiale né nei pourparler»
nonostante i rumors secondo cui questa candidatura sia sostenuta da Londra e Parigi in funzione anti-Berlino.
«Se ci sono tre presidenze – ha concluso – è difficile che ne diano due
all’Italia. C’è già Draghi alla Bce».
@raffacascioli
SEGUE A PAGINA 2
Chiuso in redazione alle 20,30
) ”IL RENZI” _
■ ■ ROBIN
Un vocabolario
per afferrare l’Inafferrabile
Perdono
Chiellini perdona,
asta dei diritti tv del calcio si
chiude di fatto con una trattativa privata a due, con la certificazione
del duopolio Sky (satellite) e Mediaset (digitale terrestre). E guai a chi
pensa di superare questo status quo.
Ma facciamo un piccolo passo
indietro per capire meglio di cosa
stiamo parlando. Il decreto MelandriGentiloni 9/2008 è composto da tre
parti. Le parti importanti per il nostro
ragionamento sono la prima, quella
che tratta della vendita centralizzata
dei diritti audiovisivi delle competizioni del calcio e del basket.
che nel merito il documento a cui
sarà legata la prossima legislatura è il
premier italiano Matteo Renzi. Renzi, pur assicurando che l’Italia non
intende violare il patto di stabilità,
porta a casa un impegno scritto sulla
crescita. Più sottile, invece, è la formulazione, nel documento finale,
sulla flessibilità per la quale l’Italia si
è battuta. La questione non è solo
semantica e si gioca sugli aggettivi:
rispetto alla prima formulazione del
«pieno» utilizzo della flessibilità si è
passati a un «buon utilizzo» e ci si è
accordati per il «miglior utilizzo».
Per Renzi significa che in cambio delle riforme un paese ha diritto alla
flessibilità. Dunque, l’Italia deve fare
le riforme che non sono un optional
ma per le quali è stata lanciata l’operazione mille giorni dal primo settembre. Riforme, anche istituzionali, che
tuttavia in Italia rallentano per le
discussioni che ogni volta la minoran-
i muove, nei consessi e negli
incontri internazionali, come
un maverick, un politico anticonformista e disinvoltamente fuori
dagli schemi. Lo si è visto, ancora una volta, in questi giorni a
Bruxelles. Matteo Renzi ha uno
spiccato istinto politico, e l’asseconda. Ma ha un piano razionale
in testa. È veloce, gioca d’anticipo ma anche in contropiede. Ha
una visione d’insieme della partita e di quelle che si disputeranno in seguito, anche se può dare
l’impressione d’improvvisare.
Fosse uno scacchista, la sua
mossa preferita sarebbe quella
del cavallo. Spiazzare l’avversario. Finora, a digiuno di politica
internazionale e di relazioni con
i pesi massimi del pianeta, molti
dei quali stagionati, ha compensato la scarsità d’esperienza con
un considerevole talento nello
stare al tavolo delle trattative e
nell’intessere relazioni, e – a
giudicare da come ne parla la
stampa estera, di solito cattiva
con i dirigenti italiani – è riuscito a conquistare un posto centrale nella politica europea.
La cancelliera Merkel può
anche fare la dura con lui, ma lo
fa con il tono di chi ha dinanzi a
sé non un subalterno ma un parigrado. Che nel frattempo sa
portare dalla sua parte il vicecancelliere, il socialdemocratico
Sigmar Gabriel, che sarà pure il
principale alleato di Merkel ma
che ha anche bisogno di un asse
con Renzi a Strasburgo. David
Cameron può provare a fare l’astuto lasciando circolare, lui, il
nome di Enrico Letta, ma si deve
subito rendere conto che non solo gli inglesi ma adesso anche gli
italiani propongono loro, i loro
nomi.
Letta non lo so.
■ ■ GIOVANNI DOZZINI ■ ■
I
l paradosso è che per capire
Matteo Renzi basta guardarlo,
e sentirlo parlare cinque minuti.
Renzi arriva subito, direttamente, anzi più che direttamente, o
forse non ha nemmeno bisogno di
arrivare. Perché noi sappiamo già
benissimo chi è. Noi lo conosciamo. Da prima. Noi abbiamo a che
fare con lui tutti i giorni, dappertutto, da anni. E nella stessa misura lui ha a che fare con noi. Per
questo motivo Renzi è ciò che
oggi è: l’uomo più popolare, più
carismatico e soprattutto più significativo del nostro paese. Il
suo talento più formidabile, tra i
non pochi, sta nella capacità di
percepire gli umori della società
italiana senza bisogno di alcuna
mediazione. Gli umori, gli impulsi, le insofferenze e le compulsioni.
SEGUE A PAGINA 5
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sabato
28 giugno
2014
2
< N E W S
A N A L Y S I S >
RIFORME
Renzi striglia la minoranza Pd al senato, i tempi slittano ma senza intesa si va al voto
FRANCESCO
LO SARDO
I
l vocabolo«elezioni», ufficialmente, non lo pronuncia nessuno. Ma
nello stato maggiore renziano l’idea
è ben presente: se la doppia intesa su
riforma del senato e Italicum dovesse naufragare, Matteo Renzi non
avrebbe alcuna intenzione di «restare a vivacchiare a palazzo Chigi per
qualche mese». Se due giorni fa il
ritorno alla carica della pattuglia di
dissidenti del gruppo Pd di palazzo
Madama – che hanno sottoscritto
emendamenti per l’elezione diretta
da parte dei cittadini dei “nuovi”
senatori – era stato lasciato cadere
nel silenzio, ieri è stato Matteo Renzi in persona, nella conferenza stampa al termine del vertice di Bruxelles,
ad usare parole durissime nei confronti dei “resistenti” guidati da Chiti, Casson e Mineo. Già perché gli ex
autosospesi dal gruppo del Pd sono
rientrati, ma non cedono alla linea
Renzi-Boschi. Anzi, aggregano fino
a 18 senatori della maggioranza più
altri 17, trascinandosi dietro Sel e
M5S, spingendo Ncd a rincorrerli
con emendamenti per l’elezione diretta dei senatori e facendo così
mancare finanche la maggioranza
semplice (scesa a quota 151) sulla
riforma Boschi in assemblea. Ridando anche fiato a Berlusconi che risulta sempre più determinante e alza il
prezzo rallentando l’iter della riforma, che slitta almeno un’altra settimana in attesa dell’assemblea dei
parlamentari forzisti presieduta dal
Cavaliere giovedì.
Non solo. Chiti e Mineo fanno già
sapere che non voteranno le liste
bloccate dell’Italicum reclamando le
preferenze, come Civati. «Uno non fa
in tempo a prendere l’aereo per andare all’estero (la rivolta dei 14 senatori autosospesi era esplosa mentre il
premier era in visita di stato in Cina,
ndr) che una parte del suo partito,
una minoranza, riapre discussioni
che sembravano chiuse. Mi riferisco
alle riforme istituzionali. È un atteggiamento che si giudica per quello
che è e non ha bisogno di parole ulteriori», ha detto Renzi. «C’è un accordo, che come tutti gli accordi è un
compromesso e che io giudico un
buon compromesso: io sono molto
determinato e ottimista sul fatto che
questo accordo fondamentale terrà e
che la settimana prossima o l’inizio
di quella successiva vedrà i voti in
commissione e poi in aula». Fin qui
Renzi. Che non esplicita quel che invece, sottovoce anche per rispetto del
Quirinale, dicono i suoi. «In questa
vicenda ancora per un po’ in molti
tireranno la corda e si vorranno “pesare”. Fino a quando non si andrà in
aula per il voto a scrutinio palese e
sarà chiaro che per Renzi se l’accordo
salta si va alle elezioni anticipate».
Tra quelli del Pd qualcuno «rientrerà», quanto a Ncd sa bene di rischiare di esplodere coi suoi ministri. «Altri che sono all’ultimo giro da senatori, godono del vitalizio e non hanno
nulla da perdere terranno il punto».
Da questo nocciolo di senatori
“uscenti” dem, alcuni anche per carattere insofferenti ai metodi sbrigativi e all’allergia convegnistica di
Renzi, è partita una reazione a catena che ha finora dato l’alibi a Berlusconi di prender tempo, accusando la
maggioranza di non avere compattezza e numeri per la riforma Boschi. A
questo dato si aggiunge la novità degli ultimi giorni: il confronto con M5S
sulla legge elettorale, che presumibilmente non porta da nessuna parte,
ma fa fibrillare Forza Italia che teme
di essere scaricata da Renzi e riscatena turbolenze nel Pd. Forza Italia
non vuole le preferenze e Renzi non
le concederà a M5S che vorrebbe inserirle nell’Italicum ma con cui manca un accordo complessivo su doppio
turno e abolizione del senato elettivo:
quel «buon compromesso» che invece è a portata di mano con Berlusconi e la Lega. Ormai siamo alle ultime
battute.
@francelosardo
ENERGIA
Perché Berlino (e anche Roma) riducono gli incentivi alle rinnovabili
RAFFAELLA
CASCIOLI
L
e sovvenzioni alle energie rinnovabili in Germania
si abbasseranno in virtù di una legge annunciata
alla fine dello scorso anno e adottata ieri. Il provvedimento punta a rimettere sui binari una transizione
energetica vittima del suo successo e molto criticata.
Insieme al salario minimo, quello di ieri è il primo
grande progetto del governo Merkel III, in carica
dalla fine dello scorso anno. Annunciata a dicembre
e presentata a gennaio dal ministro dell’economia e
dell’energia Sigmar Gabriel, la riforma è stata oggetto di un’intensa trattativa sia in Germania che tra
Berlino e Bruxelles. Per ridare slancio alla transizione
energetica qualche settimana fa la Commissione europea si è accordata con la Germania consentendo a
nismo che ha dato i suoi frutti – tanto che nel primo
Berlino di risparmiare circa 5 miliardi. Nell’ambito di
trimestre di quest’anno ben il 27% dell’elettricità
un piano più generale voluto dalla Commissione enerconsumata è arrivato da fonti rinnovagetica per limitare gli aiuti di stato alle enerbili – ma che costa molto caro. La nuova
gie verdi, tuttavia è stato concesso all’indulegge riduce in modo considerevole i
stria siderurgica tedesca di continuare ad Ma la legge
sussidi accordati alle rinnovabili e preessere esentata dal pagare per il passaggio del
paese alle energie rinnovabili. Per il commis- potrebbe essere vede che, gradualmente, l’energia eolica
e solare si sottoponga ai meccanismi di
sario alla concorrenza Joaquín Almunia contestata
mercato. I tedeschi si sono trovati in una
«molte energie rinnovabili hanno raggiunto
situazione simile a quella italiana e hanun livello tale da poter competere con altre da Bruxelles
fonti energetiche più tradizionali». Una po- perché viola il no deciso, come già il governo di Roma,
di ridurre gli incentivi. Tuttavia, se Roma
sizione che è valsa a Bruxelles l’accusa degli
ecologisti di sostenere solo il nucleare e il libero mercato ha scelto di sgonfiare gradualmente la
bolla creata dagli incentivi operando nel
carbone.
contempo una riduzione dell’energia per
In realtà alla fine degli anni ’90 la Germale piccole e medie imprese attraverso il decreto comnia ha scelto le rinnovabili instaurando un generoso
petitività, il tedesco Gabriel si è giustificato in questi
regime di sovvenzioni delle energie verdi. Un mecca-
giorni sostenendo che in questo modo si riducono i
costi, sebbene per verdi ed ecologisti sia invece un
colpo mortale alle rinnovabili. Se si considerano le
centrali nucleari in Germania e il fatto che il carbone
assorbe ben il 45,5% della produzione di energia
elettrica, non c’è dubbio che la Germania faticherà a
ridurre le sue emissioni di Co2 tanto più che negli
ultimi due anni c’è stata una crescita nelle emissioni
di diossido di carbonio. Nonostante i mesi di contrattazione è infine possibile che la nuova legge sia contestata da Bruxelles secondo cui l’applicazione di
questa tassa di sostegno alle rinnovabili sull’energia
importata, compresa quella verde, è una forma di
barriera doganale incompatibile con il libero mercato.
Alla luce di ciò si capisce perché la cancelliera tedesca
Merkel abbia chiesto che la Germania mantenga Oettinger commissario all’energia.
@raffacascioli
FOLLA AI FUNERALI DI CIRO ESPOSITO
Lutto cittadino a Napoli
Si sono tenuti ieri a Scampia i funerali
di Ciro Esposito, il trentaduenne
tifoso del Napoli ferito da un colpo di
pistola prima della finale di Coppa
Italia, Napoli-Fiorentina, e morto
mercoledì all’ospedale Gemelli di
Roma dopo 52 giorni di agonia.
Moltissime le persone che hanno
partecipato all’estremo saluto: tra
questi il sindaco Luigi De Magistris,
che ha proclamato il lutto cittadino, i
calciatori della squadra del Napoli,
nonché le tifoserie di numerose
squadre italiane, come Genoa,
Catania, Siena, Lazio, Fiorentina e
anche della squadra tedesca
Borussia Dortmund. A colpire sono
state le parole della madre, che ha
fatto un appello: «Nessuna violenza
in nome di mio figlio».
SEGUE DALLA PRIMA
GUIDO
MOLTEDO
E
se da oltre Atlantico Barack Obama
lo consulta, è perché sa di avere finalmente a Roma un interlocutore che
conta nelle dinamiche del Vecchio continente e può anche determinarle.
I resoconti hanno messo in luce alcuni aspetti di un consiglio europeo ingarbugliato. Soprattutto il rebus dei nomi
nei posti di vertice. In realtà, non lo è
stato per il totonomine ma, come ha poi
detto Renzi, è stato «molto tosto, complicato, importante per tanti motivi e
anche per l’ampiezza dell’agenda». Andando dietro il totonomine, si è perso di
vista il dato politico più rilevante maturato a Bruxelles: i governi della Ue, a iniziare dai più importanti, entrano con fiducia nel prossimo semestre, che sarà
cruciale per tanti aspetti, e si affidano
alla conduzione del presidente del consi-
••• EDITORIALE •••
se stessi, mentre il vertice di Bruxelles
segna un’altra data storica con la firma
degli accordi d’associazione della Ue con
l’Ucraina, la Georgia e la Moldova. La
storia dell’Unione continua, dunque, e si
sviluppa. E tuttavia il pessimo spettacodopo aver ottenuto «un miglior uso della
lo offerto dal fronte anti-europeo, dopo
flessibilità». Ecco dunque il passaggioil voto di maggio, non implica che le rachiave della conferenza stampa di ieri:
gioni della rabbiosa insofferen«Ora vanno fatte le riforme perza verso le istituzioni europee
ché il problema dell’Italia non è
sia cessata. Non si dimentichi
l’Europa, ma l’Italia». Le rifor- Il consiglio
l’astensionismo record del 25
me «non sono un optional».
di Bruxelles
maggio. Così, oggi proprio all’IVisto con il senno della
talia, che per chi investe è angiornata di ieri, sembra davvero dà più forza
cora la grande malata dell’Euun’altra epoca il periodo che ha
alla leadership ropa, per via del suo debito
preceduto le elezioni del 25
mammut, è offerta la chance di
maggio scorso, quando si dava
italiana
riprendere slancio economicaquasi per scontato lo straripamente e, nel farlo, di guidare
mento delle liste anti-europee e della Ue
l’Unione verso la svolta che la
anti-establishment, un esito del
rilegittimi e la porti verso una
voto che avrebbe lesionato granuova era. È un doppio Hic Rhodus, hic
vemente l’edificio europeo (e in Italia azsalta. Per Renzi. Per l’Italia.
zoppato Renzi). Adesso il furore di quei
@GuidoMoltedo
movimenti è rivolto soprattutto contro
Renzi, il maverick europeo
glio italiano, non solo lasciando da parte
i tipici pregiudizi e stereotipi nei confronti dei nostri dirigenti politici, ma
consegnandogli un mandato di fiducia
forte. Un ruolo di leadership politica.
Renzi ne è consapevole: «L’Italia è pronta ad assumersi responsabilità in un
quadro di riconosciuta autorevolezza,
era importante che potessimo avere posizioni di responsabilità per suggellare
questa ritrovata centralità che il nostro
paese ha avuto e dovrà avere con sempre
maggiore determinazione».
Adesso viene la parte difficile per il
presidente del consiglio italiano. Che
dovrà corrispondere al mandato ricevuto
inviando da Roma segnali rassicuranti di
tenuta e di stabilità, sul fronte politico e
su quello dei conti pubblici. Soprattutto
primo piano 3
sabato
28 giugno
2014
Il nuovo faraone e noi
Egitto
Il governo del generale
al Sisi può stabilizzare
Il Cairo. Non per questo
Unione europea e Italia
possono ignorare
le gravi violazioni delle
libertà democratiche
SEGUE DALLA PRIMA
PAOLO GENTILONI
IL CAIRO
I
l nuovo raìs, generale formato alla scuola dell’intelligence militare e plebiscitato dal 97 per cento degli egiziani che
hanno partecipato alle presidenziali di
un mese fa (non molti, meno della metà
degli aventi diritto), poteva permettersi questa risposta per due semplici ragioni. Sul piano interno per il disastroso fallimento del governo del presidente Mohamed
Morsi, che in meno di un anno ha prodotto un livello inimmaginabile di instabilità, autoritarismo islamista e crisi economica. Approdata al governo, la
Fratellanza musulmana ha liquidato in pochi mesi
una larga fetta del credito e del consenso conquistati in 80 anni di opposizione e di radicamento nel
profondo della società egiziana. I militari sono alla
fine intervenuti sull’onda di una gigantesca mobilitazione popolare anti-Morsi.
Sul piano internazionale, le carte del generale al
Sisi sono perfino più forti. Quasi tutto il mondo arabo
è sconvolto da guerre civili e religiose che alimentano
una minaccia terroristica di dimensioni senza precedenti. Un vero e proprio tsunami. Nel quale l’esercito
egiziano si presenta come baluardo di stabilità, e
così finisce per essere considerato da tutti: paesi del
Golfo e Israele, russi ed europei. E ormai anche dagli
Stati Uniti – come dimostra il recente incontro di John
Kerry con al Sisi – che pure avevano molto creduto
alla possibile evoluzione democratica dell’Islam politico, sostenendo Morsi e condannando apertamente
(almeno in un primo momento) l’intervento militare.
La forza del nuovo regime egiziano è dunque innegabile. Ma questa forza, che deriva da una straordinaria domanda di stabilità interna e regionale, non
va male interpretata. Sbaglia chi ritiene che siamo
tornati indietro di quattro anni e che il regime egiziano altro non sia che il regime di Mubarak guidato da
un diverso generale. Le motivazioni sociali e le spinte
politiche che hanno determinato la rivoluzione del
2011 non sono affatto scomparse e il contesto appare
ben diverso da quello di una Restaurazione.
Ancora più illusoria sarebbe l’idea che la forza di
al Sisi –qualcuno ha parlato di una “Sisimania”
nell’Egitto di oggi – possa di per sé risolvere i grandi
interrogativi che pesano sul futuro del paese. Dei tre
problemi che detengono le chiavi del futuro –sicurezza, sviluppo e libertà democratiche – il nuovo governo
ha certamente ottenuto molto per la sicurezza. La
pagina dello sviluppo economico, pure favorita da un
maggior grado di stabilità, appare invece tutta da
scrivere. Quanto alle libertà democratiche siamo in
piena emergenza, e non solo per la recente gravissima
sentenza contro i reporter di Al Jazeera. Tutti gli
esponenti politici e gli attivisti dei diritti civili incontrati al Cairo denunciano un quadro in cui la legge
sulle manifestazioni limita fortemente il diritto al
dissenso, le condizioni dei 40mila detenuti politici
destano grave preoccupazione mentre si ripetono le
condanne a morte.
Lo scenario è dunque aperto a evoluzioni opposte,
positive o negative. E l’Italia può contribuire in modo
significativo a farlo evolvere nella giusta direzione. Per
tante ragioni, geopolitiche, culturali ed economicocommerciali, l’Italia è infatti considerata come il primo e naturale interlocutore nell’ambito europeo. Oggi possiamo fare più di quanto forse noi stessi immaginiamo.
Il fine da perseguire è chiaro. Utilizzare l’evidente
interesse dell’Egitto ai rapporti con l’Italia per favorire una maggiore apertura politica del regime. La
prima occasione saranno le elezioni parlamentari previste per l’inizio dell’autunno. Italia e Unione europea
possono contribuire a renderle quanto più possibile
aperte. Il che tra l’altro farebbe riemergere nel voto
almeno una parte di quelle componenti laiche, liberali e progressiste protagoniste della rivoluzione di tre
anni fa e solo apparentemente cancellate dallo scontro
tra islamisti e militari. Queste forze stanno riorganizzandosi e cercheranno di aggregarsi attorno a personaggi vecchi e nuovi, da Amr Moussa a Naguib Sawiris.
Elezioni aperte e rispetto della Costituzione. Que-
fatti in dieci anni soprattutto in Iraq, Libia e Siria.
sto primo obiettivo non può essere separato dal conErrori diversi, ma tutti gravidi di conseguenze per
tributo italiano ed europeo ai piani di sviluppo dell’El’Occidente. Interventi militari sbagliati hanno dato
gitto. Le potenzialità sono enormi: facciamo bene a
luogo a ricostruzioni sbagliate in Iraq, e oscillazioni e
investire in Asia e America Latina, ma non dimentiincertezze l’hanno fatta da padrone in Libia e Siria. Il
chiamo che con i suoi novanta milioni di abitanti
risultato è che un enorme sforzo economico-militare
l’Egitto può diventare uno dei protagonisti della nuorischia alla fine di regalare una parte di quest’area ai
va crescita africana.
peggiori nemici degli Stati Uniti e dell’Occidente.
Certo, per l’Europa non è possibile competere con
Basta uno sguardo all’Iraq dove l’estremismo terrorii paesi “donatori” arabi che quest’anno pagano un
sta dell’Isis si confronta con un governo
tributo di venti miliardi di dollari alla stasettario e amico dell’Iran.
bilità egiziana. Ma lo sviluppo, specie se
I rischi sono sotto gli occhi di tutti. Iraq
vuole superare gli immensi rischi sociali le- Roma deve
e Siria potrebbero vedere stravolti i confini
gati a disoccupazione e povertà, non può
nati nel secolo scorso con ripercussioni su
affidarsi solo alla benevolenza dei donatori. puntare sul
E qui il soft power delle imprese e delle ca- Mediterraneo. tutti i paesi vicini. Quanto alla Libia, sta
trasformandosi in una gigantesca Somalia:
pacità italiane ed europee può giocare un
armeria e campo di addestramento per tergrande ruolo, che tra l’altro ci viene richiesto A partire
rorismi di ogni genere. Oltre che zona franca
e che può già contare su antiche e recenti dal decreto
di transito per masse di disperati che finipresenze significative. Ha ragione l’ex segrescono per approdare sulle nostre coste.
tario generale della Lega araba Amr Moussa missioni
Essere determinanti in quest’area. Sul
quando ci ha detto: la monarchia saudita
piano politico, della cooperazione economipropone una conferenza dei paesi donatori
ca, dell’aiuto umanitario e del peace keeping militare.
per il futuro dell’Egitto, ma serve una conferenza più
Questa deve diventare davvero la nostra priorità.
larga, che coinvolga anche Unione europea, paesi del
Certo coinvolgendo innanzitutto l’Unione europea,
G20, Fondo monetario e Banca mondiale.
che non può voltarsi dall’altra parte su Frontex e MaMa visto che l’importanza dell’Egitto risiede inre Nostrum. Ma anche utilizzando l’imminente rinnonanzitutto nel suo essere il paese centrale del mondo
vo del decreto missioni per un deciso riorientamento
arabo, è sull’insieme della nostra politica verso quel
di priorità e risorse. Non possiamo dedicare per altri
mondo e verso il Mediterraneo che occorre un ripenanni un impegno prioritario in Afghanistan. Anche
samento. La centralità del Mediterraneo – che Matteo
nell’interesse dei nostri alleati, dobbiamo puntare sul
Renzi ha giustamente affermato sin dall’inizio e ribaMediterraneo, perché qui si gioca gran parte del nostro
dito nel suo intervento sul semestre europeo – va resa
ruolo economico, politico e di difesa della sicurezza e
sempre più operante.
dei diritti umani.
@PaoloGentiloni
In tutto il mondo arabo stiamo pagando gli errori
IRAQ
Kerry ai ribelli
siriani: «È l’Isis
il vero nemico»
LORENZO
BIONDI
G
lielo ha detto in faccia, qualora il
messaggio non fosse ancora chiaro.
John Kerry è atterrato ieri a Riyadh,
capitale dell’Arabia saudita, per una
nuova, delicata tappa del suo tour mediorientale. La mente è rivolta sempre
all’Iraq, l’interlocutore stavolta era siriano: Ahmed Jarba, presidente della
Coalizione nazionale siriana, la principale sigla di oppositori “moderati” al
governo di Bashar al Assad. Ma non è
Assad – questo il punto cruciale
dell’incontro – la maggiore preoccupazione degli Stati Uniti in questo momento. Anzi, per paradossale che sia, il
raìs di Damasco è “nemico del mio nemico”, e quindi un potenziale alleato.
Gli sforzi militari, oggi, vanno concentrati contro lo Stato islamico dell’Iraq
e del levante (Isis).
La rivalità tra l’Isis e le altre sigle
dell’opposizione siriana non è una novità. Nel corso della lunga guerra civile, a
volte si sono trovati alleati contro Assad, altre volte schierati gli uni contro
gli altri per il controllo delle zone sot-
nella stessa lingua: la nuova situazione
tratte alla presa di Damasco. Ora però
richiede «maggiori sforzi» da parte
gli Stati Uniti chiedono un impegno
americana e saudita.
prioritario della Coalizione
Se l’approccio americano
nazionale contro l’Isis. «L’opandasse in porto, si realizzeposizione moderata in Siria
Gli Stati Uniti rebbe per altra via quanto inupuò essere un attore molto
importante per respingere l’I- chiedono aiuto tilmente tentato alla seconda
conferenza di Ginevra per la
sis», li ha blanditi il segretaall’opposizione pace in Siria. Il proposito di
rio di Stato americano.
Mosca e Washington di unire
Per convincere i ribelli,
“moderata”.
le forze di Assad e dei ribelli
Kerry si è presentato in AraIn cambio
moderati contro «i terroristi»,
bia portando in dono una
cioè l’Isis. È uno strano rimepromessa: 500 milioni di dol- 500 milioni
lari da spendere per addescolamento delle carte, quello
strare ed equipaggiare le miche sta avvenendo nelle ultime
lizie siriane (questa la richiesettimane. Da una parte c’è l’Ista presentata dall’amministrazione
sis sunnita. Dall’altra ci sono il governo
Obama al Congresso americano, proiracheno di Nouri al Maliki e l’Iran, due
prio alla vigilia dell’arrivo di Kerry in
attori sciiti. Ma a loro si potrebbe agterra saudita). Jarba gli ha risposto
giungere un blocco sunnita formato
dall’Arabia saudita e da altre fazioni
della ribellione siriana.
Questo, almeno, sul piano militare.
Su quello politico la faccenda è (ancora) più complicata. Mercoledì scorso al
Maliki pare aver ritirato la sua disponibilità a guidare un governo di unità nazionale con sunniti e curdi. Si cerca ora
un altro sciita – magari dello stesso
partito di al Maliki – che si presti al
compito. E che possa incontrare allo
stesso tempo l’approvazione dell’Iran,
dei sauditi e degli Stati Uniti.
I vecchi equilibri sono saltati. Le
vecchie alleanze si scompongono e provano a mescolarsi. È un’operazione
complessa e ad alto rischio. Ma l’unica
alternativa al “grande accordo” tra antichi nemici pare la vittoria dell’Isis, e
il caos.
@lorbiondi
commenti 4
sabato
28 giugno
2014
••• RIFORME •••
Niente pensieri lunghi, solo timidi dibattiti
dovuto allo strapotere della finanza dematerializzata ed alla globalizzazione.
Timidi e francamente poco convincenti sono – in questo quadro – anche i tentativi di
dibattito anche interno al Pd, dove l’ossequio
preliminare non sembra tanto consentire un
dibattito franco e aperto sul modello di partito e di società su cui puntare in futuro, quanto
la ricerca comprensibile ma persino superflua
di legittimazione di una nuova classe dirigente
che ha tutto il diritto di farsi largo, non solo e
non tanto per motivi generazionali, di per sé
insufficienti.
Quello che servirebbe è un profondo e forte
confronto sulle cose da fare sul serio, abbattendo gli idola che il populismo aveva costruito e sostituendoli non con altri idoli “light”,
più garbati ma pur sempre evanescenti, ma
con veri e propri cambiamenti epocali.
Fare un nuovo senato inutile e pasticciato
non serve. Fare una riforma della pubblica
amministrazione che non ridia forza assoluta
al merito ed alla laboriosità e le paghi adeguatamente non serve. Fare una riforma della
giustizia che non introduca il principio della
responsabilità dei magistrati, non quella economica, si badi, cara ai potenti che la vogliono
usare come clava, ma quella ben più importante delle proprie azioni e decisioni e li chiami a rispondere del sistema giudiziario più
MARIO
CAVALLARO
L’
articolo domenicale di Marco Revelli sul
Manifesto, pur provenendo da uno dei pochi che tuttora riflette sulle ragioni e le fortune della sinistra al riparo dalla parossistica
convergente transumanza filorenziana che ormai crea quasi imbarazzo, formula una soluzione, o almeno una proposta che è assai datata, tutta interna, nell’analisi fin troppo benevola del fallimento della lista Tsipras, alla
ricerca di una “sinistra che non c’è” che sembra l’isola di Peter Pan e Campanellino.
A che serve rifare “una sinistra”, rifare “un
partito di sinistra”, ignorando che il cambiamento non è solo Renzi, che pure ha dato un
colpo obbiettivo ed irreversibile alla stagnazione della politica italiana, ma anche – perché non ricordarselo – l’insuccesso strategico
del blairismo, la crisi drammatica delle sinistre non solo socialdemocratiche in tutta Europa, dove soffia il vento della destra, le difficoltà interne, ma ancor più internazionali,
della strategia obamiana, l’inesistenza di reali
primavere arabe, con il mondo musulmano di
nuovo stretto fra autocrazie laiche militari e
intransigenze confessionali talora persino
sanguinarie, la mancanza di risposte reali ai
grandi problemi del nuovo disordine mondiale
stemi compiuti nei quali la famosa, fin troppo
lento e bizantino del mondo, di cui sono arbilodata creatività, la fantasia, l’ingegno talora
tri e patroni ma non responsabili, non serve.
beffardo e veloce, trovino la mitigazione dello
Certo, sui discorsi epocali incombe sempre
studio, dell’approfondimento, dei pensieri
il rischio del benaltrismo, ma venti anni di
lunghi.
berlusconismo, trascorsi come acqua sul marLa storia d’Italia, quella vera, è
mo rendendola però putrida e stastata fatta dalle grandi correnti del
gnante nell’agnosticismo morale
pensiero occidentale, che nell’Italia
contrastato da pochi e fastidiosi inDai cattolici
hanno spesso trovato interpreti
transigenti, dovrebbero pure aver indemocratici
tutt’altro che mediocri, anzi spesso
segnato qualcosa.
originali e generosi; persino scontato
Qualcos’altro lo dovrebbe inseai socialisti
ricordare il filone liberale, socialista,
gnare, in un paese di Giovanni dalle
nessuno sforzo comunista e – quel che a me più preBande Nere e capitani di ventura, la
me – cattolico che hanno fatto soresistibile ascesa del comico che
di analisi
pravvivere l’Italia persino nei periodi
rompeva luddisticamente quei compiù bui e fino ai nostri giorni.
puter che ora totemizza per farsi rap- e di progetti
Mi colpisce, ad esempio, che sia
presentante di un bel quinto del corchi si ispirava al mondo cattolico depo elettorale, con parafrasi romanemocratico sia a quello socialista e post-comusca che non vuol essere offensiva ma rapprenista non faccia alcun visibile sforzo di ritorsentarne icasticamente il semplicismo populinare a produrre nuovi schemi di analisi sociale
sta.
e nuovi progetti istituzionali e che, specie nel
La verità è che un paese di sirene che canmondo cattolico, sia la fortunata epifania bertano da sempre il ritornello della rivoluzione
gogliana a dare principi e valori, sui quali però
perché mai nulla cambi sul serio, seguendo
i cattolici in politica dovrebbero ora declinare
l’insegnamento del principe di Salina, e dei
progetti e programmi che non spettano alla
capi messianici che stagionalmente si riprochiesa di Dio.
pongono, ha bisogno come il pane della pedaNello scenario politico, sicuramente abbiagogia della democrazia collettiva umile e fatimo tanto bisogno di questi pensieri e di queste
cosa e, corro rischi passatisti a dirlo, di sane e
opere, forse meno di troppi suffissi dem.
robuste pulsioni ideologiche ed ideali, di si-
••• SEL •••
C’era una volta la sinistra radicale
FABIO
SALAMIDA
L
a parola che nessuno osa pronunciare è
scissione, ma di fatto il gruppo alla camera perde pezzi (già 12 addii) e nei territori
comincia l’esodo degli iscritti. Il partito di
Vendola sembra giunto al capolinea
C’era una volta la cosiddetta sinistra
radicale, quella dei “militanti di base” che
nei loro circoli usavano ancora e
frequentemente la parola “compagno”,
quella che alle foto di Berlinguer affiancava
ancora quelle del Che e di Fidel, quella che
credeva ancora nelle lotte sindacali, negli
operai, nello «sventolio delle belle
bandiere». C’era una volta Sel, l’ultima
declinazione di questo modo – sempre più
minoritario – di leggere il mondo e la
politica. E non sappiamo se domani ci sarà
ancora.
come l’ostinato rifiuto di stare al passo con i
Ancora. È la parola ricorrente che
tempi su molte tematiche, altri riguardano
racchiude in sé l’ostinata scelta di chi ha
errori strategici commessi negli anni, ultimo
scelto di percorrere quel sentiero che la
in ordine cronologico la gestione
storia negli anni ha reso sempre
della lista Tsipras (probabile goccia
più stretto, abbandonato e
che ha fatto traboccare il vaso) che
impervio. Collante di un partito
Il partito
– complice la scorrettezza di
nato da una federazione di piccole
di Vendola
Barbara Spinelli – ha visto scippati
sigle che di fatto non si sono mai
realmente fuse, gestito da piccoli
sembra giunto gli sforzi e i voti di quei “militanti di
base” da una nomenclatura radical
baronati territoriali simili a quelli
di qualsiasi altra forza politica ma alla scissione a chic dall’odor di naftalina, che con
con un consenso decisamente più
causa di miopi un “reazionario” istinto di auto
conservazione ha fatto accomodare
“di nicchia” e tenuto a galla dal
al parlamento Ue due milionari al
poetico carisma di Nichi Vendola, dirigenti
soldo del Gruppo L’espresso.
a cui deve quel minimo consenso
Il gruppo alla camera è ormai
d’opinione che ne ha scongiurato –
“decapitato” dei suoi vertici, il coordinatore
fino ad oggi – la definitiva estinzione.
nazionale Nicola Fratoianni è stato
Quello che accade in questi giorni dentro
nominato capogruppo pro tempore e una
Sel è la normale conseguenza di un progetto
nuova riunione la prossima settimana dovrà
mai decollato per diversi motivi. Alcuni di
decidere se confermarlo nel ruolo o scegliere
essi sono di carattere prettamente storico,
un nuovo capogruppo. Così come si dovrà
eleggere un nuovo vicecapogruppo e un
nuovo segretario d’Aula. E mentre Vendola
accusa il Pd di fare scouting, i fuoriusciti (che
nelle prossime ore potrebbero diventare già
14) si organizzano per creare un nuovo
gruppo alla camera che «guardi al Pd di
Renzi» e che faccia da «gamba sinistra»
della coalizione di governo per equilibrare il
peso del Nuovo centrodestra di Alfano.
Pretesa oltremodo bizzarra visti i numeri.
C’era una volta la sinistra radicale, quella
di chi pensava ancora di cambiare il Mondo
e non sappiamo se domani ci sarà. Perché a
causa di miopi dirigenti impegnati nella
stregua difesa delle loro sempre più
minuscole nicchie di potere rischia di
scindersi tristemente in una macedonia di
sigle dal peso variabile, indicato da quel
numero dopo la virgola che segue lo zero. È il
caso di dire, ancora.
••• UNIONE EUROPEA •••
SEGUE DALLA PRIMA
VALERIA
FEDELI
Made in Italy, la nostra forza in Europa
L
o raccontano le esperienze
di tutte quelle imprese e
produzioni che hanno continuato a crescere anche durante la
crisi, grazie alla capacità di stare
nei cambiamenti e nei mercati
internazionali puntando proprio
sui valori e sulla qualità dei prodotti made in Italy e sulla forza
con cui raccontano il nostro paese, la nostra bellezza, quello
stile di vita che noi non riusciamo a valorizzare e gli altri, nel
mondo, ammirano.
Siamo vicini a profondi cambiamenti, ed è il momento di incidere sulla nuova fase partendo
da chi siamo e da quello che
INFORMAZIONI
E
sappiamo fare: dall’essere e dal
produrre made in Italy, dal tornare a fare l’Italia – come bene
indicato dal tema del seminario
di Symbola in corso a Treia – e a
guardare con coraggio e ottimismo le sfide del mondo globale.
Deve essere chiaro che per
fare l’Italia non si può immaginare di isolarsi. Con le elezioni
del 25 maggio ci siamo scoperti
uno dei paesi più europeisti
dell’Unione e questo deve essere
il punto di partenza: più Europa,
ma un’Europa nuova.
Ho trovato molto ben centrati, in questo senso, gli elementi
ANALISI
www.europaquotidiano.it
Direttore responsabile
Stefano Menichini
Condirettore
Federico Orlando
Vicedirettore
Mario Lavia
Segreteria di redazione
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strategici con cui il governo si è
presentato al vertice dei capi di
stato e di governo che si è appena svolto a Bruxelles: un profondo cambiamento nell’agenda politica ed economica europea,
una strategia forte per rilanciare
crescita e lavoro, riforme strutturali nei paesi membri e un presidente della Commissione capace di esigere il rispetto delle
regole europee ma essere anche
in grado di pensare fuori dagli
schemi, e di essere coerente con
la nuova agenda conveniente per
tutta l’Europa.
È una traccia ambiziosa e
Redazione e Amministrazione
via di Ripetta, 142 – 00186 Roma
Tel 06 684331 – Fax 06 6843341/40
una comunità di stati che persegue uguaglianza, condivide valori e diritti, doveri e responsabilità, fa politiche più egualitarie
del benessere.
Stati Uniti d’Europa per definire standard comunitari di
welfare, protezione sociale e politiche attive del lavoro che rendano vivi quei valori universali –
diritti umani e libertà fondamentali – scelti a Lisbona come
la nostra profonda identità.
Stati uniti d’Europa per rilanciare la competitività dell’industria e la qualità della manifattura europea, con investimen-
EDIZIONI DLM EUROPA Srl
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con socio unico
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SEDI 2003 SRL
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Sostenitore 1000,00 euro
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Semestrale Italia 100,00 euro
Trimestrale Italia 55,00 euro
Estero (Europa) posta aerea
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Consiglio di amministrazione
Presidente
V.Presidente
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Enzo Bianco
Arnaldo Sciarelli
Andrea Piana
Consiglieri
ISSN 1722-2052
Registrazione
Tribunale di Roma
664/2002 del 28/11/02
positiva di lavoro. Ma dobbiamo
osare ancora di più. Dobbiamo
avere il coraggio di lanciare davvero un dibattito sugli Stati Uniti d’Europa. Su una maggiore
cessione di sovranità e una maggiore unità politica e sociale
dell’Unione.
Stati Uniti d’Europa per stare nel mondo globale forti un
modello di sviluppo sostenibile
comune e con la possibilità di
esercitare un’influenza geopolitica su regole e processi democratici ed economici.
Stati Uniti d’Europa per
sentirci cittadine e cittadini di
ti per il lavoro e infrastrutturali,
politiche di coesione e scelte
energetiche.
Stati Uniti d’Europa per rafforzare anche l’Unione monetaria, superando la competizione
interna e producendo una maggiore stabilità di tutta l’Eurozona, con strumenti anticrisi e di
solidarietà interna.
Stati Uniti d’Europa come
spazio dentro il quale far crescere quel modello di qualità produttiva e quel racconto del paese
che è rappresentato dal made in
Italy.
È una sfida complessa, ambiziosa e affascinante, con un
forte carico simbolico e uno
straordinario potenziale in termini di risultati concreti per il
futuro di tutte e tutti.
Mario Cavallaro
Lorenzo Ciorba
Domenico Tudini
Guglielmo Vaccaro
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Democrazia è Libertà La Margherita in liquidazione
«La testata fruisce dei contributi
statali diretti di cui alla Legge 7
agosto 1990 n.250»
< D A L L A
5
P R I M A >
sabato
28 giugno
2014
••• DIRITTI TV •••
AMREF ITALIA ONLUS
Mai più patti Sky-Mediaset
chetti possibile. Negli altri paesi europei
infatti non ci sono più regole, ma più conLORENZA
BONACCORSI
correnza. Ci sono operatori Tlc (e non
solo broadcaster) che si sono aggiudicati i
diritti della Champions, come in Inghilla seconda che tratta delle procedure
terra.
di commercializzazione e vendita dei
Inoltre il divieto di sublicenza era stadiritti audiovisivi sportivi. Il decreto ha
to introdotto per impedire di fare mercaavuto infatti il grande merito di imporre
to con i diritti acquisiti senza ritorno per
alla Lega calcio, e quindi alle società
lega e società sportive. Ora quesportive, il pieno e puntuale risto divieto, se regolato, potrebbe
spetto dei principi di trasparenaprire a nuovi players, tenendo
za, equità e non discriminazioIn Germania
conto di un aspetto non secondane nella vendita centralizzata
rio. La Melandri-Gentiloni non
dei diritti tv.
e Inghilterra
ancorò una parte dei ricavi deriOggi alla luce di quanto appena avvenuto per l’assegnazione l’assegnazione vanti dalla vendita dei diritti
all’investimento nei settori giodei diritti per il triennio 2015- avviene
vanili, nelle infrastrutture, ai si2018 dobbiamo provare a fare un
secondo regole stemi di sicurezza. Una riflessiobilancio di quelle norme.
ne in tal senso oggi va fatta.
Come dicevamo l’asta è stata di mercato
In ultimo andrebbe fatta una
una trattativa a due. Questo cerriflessione anche sulla figura
tifica quello che è il male princidell’advisor, e del ruolo imporpale del nostro paese: mancano
tante che gioca come nel caso italiano.
nuovi players, e quelli nuovi che provano
All’estero infatti le società vivono di soldi
ad affacciarsi sul mercato trovano troppi
che provengono da stadi, sponsor, merostacoli, tra cui anche l’accesso alle piatchandising e marketing. In Italia no. Non
taforme distributive.
siamo così bravi e i soldi che arrivano
I meccanismi di commercializzazione
dalla tv sono fondamentali e quindi l’advie vendita, poi, sono troppo complicati e
sor è fondamentale.
farraginosi. Come era accaduto al tempo
Ma se il bando finisce con una trattadell’emanazione del decreto, si erano pretiva privata fra due acquirenti anche il
se ad esempio realtà europee come la Bunruolo dell’advisor diventa meno fondadesliga e la Uefa Champions League. Ogmentale. La Premier League ad esempio
gi potremmo riguardare alle procedure di
utilizza una società come consulente pro
vendita che la stessa Uefa ha adottato
tempore, risparmiando.
d’intesa con la Commissione europea, con
Insomma tanti temi su cui occorre riun tender sempre dettagliato, ma che conflettere nei prossimi mesi, per rilanciare
sente più spazi di manovra nel confezioil calcio italiano, e per rilanciare il sistema
namento dei pacchetti, pur tenendo fermi
televisivo. In tutto questo infatti si nota
i principi come la “no single buyer Rule”
un grande assente... il servizio pubblico,
(tanto a sproposito evocata in questo
la Rai. E allora la riflessione si amplia
giorni), ma con un accento della Commissempre di più.
sione sulla necessità di offrire più pac-
VIA ALBERICO II, 4 - ROMA - CODICE FISCALE 97056980580
BILANCIO AL 31/12/2013
STATO PATRIMONIALE
SEGUE DALLA PRIMA
E
ATTIVO
31/12/2013
A) QUOTE ASSOCIATIVE ANCORA DA VERSARE
B) IMMOBILIZZAZIONI
I Immobilizzazioni immateriali
1) Costi di ricerca, sviluppo e di pubblicità
2) Diritti di brevetto e di utilizz. opere ingegno
3) Spese manutenzioni da ammortizzare
4) Oneri pluriennali
5) Altre
Totale II Immobilizzazioni materiali
1) Terreni e fabbricati
6.485
2) Impianti e attrezzature
3) Altri beni
2.575
4) Immobilizzazioni in corso e acconti
Totale
9.060
III Immobilizzazioni finanziarie
1) Partecipazioni
2) Crediti
11.400
di cui esigibili entro l'esercizio successivo
3) Altri titoli
Totale
11.400
TOTALE IMMOBILIZZAZIONI (B)
20.460
C) ATTIVO CIRCOLANTE
I Rimanenze
1) Materie prime, sussidiarie e di consumo
2) Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati
3) Lavori in corso su ordinazione
4) Prodotti finiti e merci
5) Acconti
Totale II Crediti
1) Verso clienti
5.137
di cui esigibili oltre l'esercizio successivo
2) Verso altri
369.095
di cui esigibili oltre l'esercizio successivo
Totale
374.232
III Attività finanziarie non immobilizzate
1) Partecipazioni
2) Altri titoli
119.718
Totale
119.718
IV Disponibilità liquide
1) Depositi bancari e postali
583.617
2) Assegni
3) Denaro e valori in cassa
1.378
Totale
584.995
TOTALE ATTIVO CIRCOLANTE (C)
1.078.945
D) RATEI E RISCONTI
I Ratei attivi
II Risconti attivi
1.794
TOTALE RATEI E RISCONTI (D)
TOTALE ATTIVO
CONTI D’ORDINE
A) Garanzie bancarie rilasciate a favore di terzi
B) Garanzie ricevute da terzi
Per afferrare l’Inafferrabile
troppo funamboliche. E invece no.
Lavia forse avrà dovuto tenerli a freno, e
GIOVANNI
DOZZINI
sicuramente ha avuto il merito di segnare la
rotta. Ma gli oltre trenta autori del Renzi hanno svolto il proprio compito egregiamente.
l resto, per lui, il pensiero e l’azione politica,
Mai sopra le righe, mai ammiccando troppo,
viene quasi da sé.
mai perdendosi in fronzoli. E poi, nessuna geIl paradosso di cui si diceva sta nel valore
nuflessione nei confronti di chi più di ogni aldel nuovo libro su Matteo Renzi curato da Matro, oggi, incarna il potere, e nesrio Lavia coi contributi di alcuni dei
sun anatema. Un lavoro giornalimaggiori giornalisti e commentatori
stico pulito, accurato, equilibrato.
politici italiani e in uscita in questi
Senza la fretta della quotidianità –
giorni. Un libro che francamente sbaraanche se per fare questo libro, e
glia l’impressionante schiera di titoli
considerando gli stravolgimenti reche negli ultimi mesi sono andati a risi necessari dall’epocale risultato
empire le sezioni sempre più corpose
delle Europee di fine maggio, di
dedicate al premier nelle nostre libretempo ce n’è stato comunque porie. Un libro che si struttura come un
chissimo – il commento e il racautentico vocabolario, e che del vocaconto acquistano più spessore e
bolario ha davvero tutto, a ben vedere.
ponderatezza.
A partire dal titolo, fortunatissimo: IL
I contributi di Lucia AnnunziaRenzi (Editori Internazionali Riuniti,
ta, Stefano Menichini, Marco Da272 p., 16 euro), che in un colpo solo dà
milano, Antonello Caporale, Maria
conto della sua natura solleticando ri- Da “Adesso”
Teresa Meli, Guido Moltedo – solo
chiami scolastici e filologici e rimarca
per fare alcuni nomi – vanno a
icasticamente l’alterità toscana del lea- a “Zavorra”,
comporre un mosaico che scavander democratico. E poi la funzione: i
50 lemmi
do nel passato e nel presente di
vocabolari, per lo più, non servono tanRenzi finisce, e qui forse sta il vero
to a farci sapere o farci capire, quanto a per spiegare il
spiegarci cosa c’è dietro le parole che
leader che vuole punto, per essere un ritratto dello
zeitgeist italiano corrente. La geneadoperiamo ogni giorno. Ecco, IL Rencambiare l’Italia si di Renzi e del renzismo, i meccazi, cinquanta lemmi chiave del renzinismi di funzionamento del prosmo da “Adesso” a “Zavorra”, vuole
cesso ancor prima che gli elementi costitutivi
spiegarci quello che in fondo noi già sappiamo
dell’uomo e dell’attore politico, fanno riferie già abbiamo capito in una dimensione premento a un brodo di coltura che nel bene e nel
cosciente. Vuole spiegarci cosa c’è dietro a
male appartiene alla società intera, a noi. E
Matteo Renzi, e perché ci piace così tanto o
naturalmente ciò che invece non vuol fare quenon ci piace per niente. E ci riesce benissimo.
sto libro è afferrare Matteo Renzi, fissarlo in
Quello di Lavia deve essere stato un lavoro
un’analisi e in una rappresentazione, ancorché
semplice e complicato insieme. Semplice perplurale e prismatica: Renzi, per definizione, è
ché in questo momento pochi rinuncerebbero
inafferrabile. È, scrive a ragione Lavia, Cassius
all’opportunità di cimentarsi in un esercizio
Clay. Renzi si scansa, si sposta sempre un po’
del genere, di esser parte di un’articolata e
più in là, non come l’utopia di Galeano ma coprestigiosa operazione narrativa che riguarda
me un miraggio o l’ambizione di incidere sui
l’uomo di gran lunga più in vista del paese.
destini del paese. Per questo IL Renzi, spieComplicato perché quella stessa molla – qualgandoci Matteo Renzi, ci spiega noi stessi e i
cosa che sta tra lo slancio del cronista che vuol
tempi faticosi in cui siamo chiamati a vivere.
essere testimone puntuale del proprio tempo e
@giovdoz
la vanità – poteva avere esito in evoluzioni fin
SEGUE DALLA PRIMA
I
PASSIVO
A) PATRIMONIO NETTO
I Fondo di dotazione dell'ente
II Patrimonio vincolato
1) Riserve statutarie
2) Fondi vincolati per decisione organi istituz.
3) Fondi vincolati destinati da terzi
Totale I
III Patrimonio libero
1) Risultato gestionale esercizio in corso
84.728
2) Riserve accantonate negli esercizi precedenti 88.913
TOTALE PATRIMONIO NETTO (A)
302.242
302.242
TOTALE PATRIMONIO NETTO
B) FONDI PER RISCHI ED ONERI
1) Per trattamento di quiescenza e obblighi simili
2) Altri
58.067
TOTALE FONDI PER RISCHI ED ONERI (B)
58.067
C) TRATTAMENTO FINE RAPPORTO
LAVORO SUBORDINATO
227.750
D) DEBITI
1) Debiti verso banche
di cui esigibili oltre l'esercizio successivo
2) Debiti verso altri finanziatori
di cui esigibili oltre l'esercizio successivo
3) Acconti
di cui esigibili oltre l'esercizio successivo
4) Debiti verso fornitori
329.036
di cui esigibili oltre l'esercizio successivo
5) Debiti tributari
55.577
di cui esigibili oltre l'esercizio successivo
6) Debiti verso istituti di previdenza e sic.sociale 59.785
di cui esigibili oltre l'esercizio successivo
7) Altri Debiti
di cui esigibili oltre l'esercizio successivo
TOTALE DEBITI (D)
444.398
E) RATEI E RISCONTI
I Ratei passivi
49.487
II Risconti passivi
19.255
9.353
3.622
12.975
11.400
11.400
24.375
16.765
187.302
204.067
440.070
440.070
274.209
1.157
275.366
919.503
1.794
1.101.199
TOTALE RATEI E RISCONTI (E)
TOTALE PASSIVITA’
CONTI D’ORDINE
A) Garanzie bancarie rilasciate a favore di terzi
B) Garanzie ricevute da terzi
945.678
403.795
227.906
128.601
573.904
128.601
28.196
60.718
217.515
217.515
99.332
99.332
165.920
312.415
46.386
55.831
2.089
416.721
46.190
68.742
1.101.199
46.190
945.678
403.795
227.906
573.904
RENDICONTO GESTIONALE
ONERI
1) Oneri da attività tipiche
1.1) Acquisti
1.2) Servizi
1.3) Godimento beni di terzi
1.4) Personale
1.5) Ammortamenti
1.6) Oneri diversi di gestione
1.7) Programmi Africa
31/12/2013
Totale oneri da attività tipiche
2) Oneri promozionali e di raccolta fondi
2.1) Attività Fundraising
2.1.1) Spese acquisizione nuovi donatori
2.1.2) Spese gestione donatori
2.1.3) Costo del personale
Totale attività Fundraising
••• ”IL RENZI” •••
31/12/2012
1.800
2.2) Attività di comunicazione
2.2.1) Spese generali
2.2.2) Spese produzione e stampa
2.2.3) Spese progetti speciali
2.2.4) Spese per eventi
2.2.5) Costo del personale
Totale di attività di comunicazione
Totale oneri promozionali e di raccolta fondi
3) Oneri da attività accessorie
3.1) Acquisti
3.2) Servizi
3.3) Godimento beni di terzi
3.4) Personale
3.5) Ammortamenti
3.6) Oneri diversi di gestione
31/12/2012
-
-
529.575
543.692
3.488.334
3.803.877
4.017.909
4.347.569
570.095
258.391
520.674
465.991
297.548
465.615
1.349.160
1.229.154
55.851
3.650
133.365
6.446
260.208
83.643
7.061
9.748
34.274
289.003
459.520
423.729
1.808.680
1.652.883
PROVE NTI E RICAVI
1) Proventi e ricavi da attività tipiche
1.1) Da contributi su progetti
1.2) Da contratti con enti pubblici
1.3) Da soci associati
1.2) Da contratti con enti pubblici
1.5) Altri proventi e ricavi
1.3) Da soci associati
1.4) Da non soci
1.5) Altri proventi e ricati
31/12/2013
300
435
23.612
Totale proventi da attività tipiche
2) Proventi da raccolta fondi
2.1) Proventi da sostenitori persone fisiche
300
24.047
3.474.031
3.960.619
2.2) Proventi da sostenitori persone giuridiche
813.213
709.478
2.3) Proventi 5 per mille
555.380
598.393
2.4) Proventi da lasciti
2.5) Proventi da donazioni Enti Pubblici
2.6) Altri proventi da raccolta fondi
Totale proventi da raccolta fondi
3) Proventi e ricavi da attività accessorie
3.1) Da attività connesse
3.2) Da contratti con Enti Pubblici
3.3) Da Soci Associati
3.4) Da non Soci
3.5) Altr i proventi e ricavi
Totale proventi da attività accessorie
Totale oneri da attività accessorie
31/12/2012
44.787
176.752
1.570.067
1.229.951
7.962
45.971
6.465.440
6.721.164
15.309
24.458
42.648
57.957
24.458
99
20.649
34
30.662
4) Proventi finanziari e patrimoniali
4) Oneri finanziari e patrimoniali
4.1) Su rapporti bancari
4.2) Su prestiti
4.3) Da patrimonio edilizio
4.4) Da altri beni patrimoniali
4.5) Oneri straordinari
Totale oneri finanziari e patrimoniali
36.246
21.798
36.246
21.798
181.303
157.073
227.463
6.497
92
245.328
191.714
252.917
10.905
235
4.1) Da rapporti bancari
4.2) Da altri investimenti finanziari
4.3) Da patrimonio edilizio
4.4) Da altri beni patrimoniali
4.5) Proventi straordinari
30.248
Totale proventi finanziari e patrimoniali
50.996
30.696
6.574.693
6.800.365
5) Oneri di supporto generale
5.1) Acquisti
5.2) Servizi
5.3) Godimento beni di terzi
5.4) Personale
5.5) Ammortamenti
5.6) Oneri diversi di gestione
5.7) Oneri straordinari
5.8) Imposte e tasse
Totale oneri di supporto generale
Totale costi
Risultato d’esercizio
54.702
48.820
627.130
749.919
6.489.965
6.772.169
84.728
28.196
Totale ricavi e proventi
Il Consiglio Direttivo
Il presente bilancio è conforme alle risultanze delle scritture contabili
Roma, 17/06/2014
RENDICONTAZIONE RACCOLTA
FONDI SMS SOLIDALE 2013
La campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi tramite SMS solidale 45506 è stata realizzata da AMREF insieme alle aziende telefoniche Telecom e TIM, Fastweb, Wind, TWT, Vodafone, H3G,
CoopVoce, Noverca e Poste Mobile. La campagna “Stand Up for
African Mothersӏ stata realizzata nel periodo dal 3 al 16 novembre
2013 a sostegno della formazione di personale sanitario per la salute materno e infantile in Mozambico e Sud Sudan.
TELECOM ITALIA e TIM
FASTWEB
H3G
NOVERCA
COOP VOCE
POSTE MOBILE
VODAFONE
WIND
Euro
Euro
Euro
Euro
Euro
Euro
Euro
Euro
25.967,00
857,00
2.958,95
42,00
430,00
1.088,00
10.884,00
7.922,00
AMREF ringrazia il Gruppo Cairo e La7
TOTALE PROVENTI TRAMITE SMS 2013 Euro 50.148,95