Le riforme di Renzi nell`agenda europea. In Italia le ostacolano
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Le riforme di Renzi nell`agenda europea. In Italia le ostacolano
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46) ART.1, COMMA 1, DCB ROMA SABATO 28 GIUGNO 2014 ■ ■ EGITTO ANNO XII • N°127 € 1,00 RIFORMA SENATO R E ENERGIA VERDE R Renzi striglia la minoranza del Pd. I tempi slittano ancora. Ma se l’intesa s A PAGINA 2 salta sarà voto anticipato P Perché Berlino (e Roma) riducono ggli incentivi alle rinnovabili. Ma l’Ue p potrebbe bocciare i tedeschi A PAGINA 2 IL VERTICE DI BRUXELLES IL 16 LUGLIO I NOMI PER LA COMMISSIONE EDITORIALE Il ricatto del nuovo faraone Renzi, il “maverick” europeo PAOLO GENTILONI GUIDO MOLTEDO «V oi sottovalutate la minaccia del terrorismo. Senza il nostro intervento l’Egitto sarebbe in preda a una guerra civile dalle conseguenze incalcolabili per l’intero Mediterraneo. È questo che volete?». Ha risposto così il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi quando, incontrandolo come componenti della commissione esteri della camera, gli abbiamo espresso dissenso e condanna per le recenti sentenze contro giornalisti e oppositori del regime. S SEGUE A PAGINA 3 ■ ■ UE Made in Italy, la nostra forza in Europa VALERIA FEDELI L egalità, etica, innovazione, ricerca, sostenibilità, paesaggio, bellezza, comunità, coesione: sono parole d’ordine che ispirano una visione di futuro legata al rilancio del “Sistema paese”, ai nostri talenti, alla qualità che è e deve essere il nostro principale biglietto da visita. Abbiamo faticato troppo, come paese, a riconoscere che la competizione si gioca oggi, nei mercati globali, sulla reputazione, sulla credibilità, sulla qualità come fattore reale, complesso, vincente. SEGUE A PAGINA 4 ■ ■ DIRITTI TV Mai più patti Sky-Mediaset: ecco come LORENZA BONACCORSI Le riforme di Renzi nell’agenda europea. In Italia le ostacolano Juncker diventa presidente grazie all’accordo sulla flessibilità verso i paesi che fanno le riforme. Ma a Roma il premier deve fronteggiare un’altra offensiva sul senato elettivo RAFFAELLA CASCIOLI C on 26 voti a favore e due contrari (dell’inglese Cameron e dell’ungherese Orban) il consiglio europeo ha ieri proposto Jean-Claude Juncker presidente della Commissione europea. La nomina ora dovrà essere ratificata dal parlamento europeo, che si insedia martedì, il prossimo 16 luglio. Una data clou per l’Europa 20142019 visto che per la serata del 16 è già stato fissato un consiglio europeo straordinario per completare il pacchetto delle nomine negli altri tre posti chiave delle istituzioni comunitarie: dal presidente del consiglio Ue all’alto rappresentante della politica estera, al presidente dell’Eurogruppo. Solo dopo sarà il momento per la composizione della Commissione per la quale la cancelliera Merkel ha opzionato il portafoglio dell’energia e il francese Hollande ha chiesto una vicepresidenza di peso. In ogni caso prima, nel parlamento europeo, Juncker dovrà ottenere almeno 376 voti sui 751 dell’emiciclo, ma con un’ampia maggioranza (Ppe, Pse e Alde) sarà difficile mancare l’obiettivo. Se Juncker si è detto «orgoglioso e onorato di aver ricevuto l’appoggio del consiglio europeo», è toccato a Cameron – isolato nell’opporsi a Juncker considerato “uomo del passato” – esprimere la propria rabbia definendo quella di ieri «una brutta giornata per l’Europa». Tanto più che per il premier britannico «il lavoro da oggi è diventato più duro e difficile». Tuttavia ieri a margine del consiglio c’è stato un bilaterale Merkel-Cameron per una contropartita che potrebbe essere il portafoglio del commercio o della concorrenza per gli inglesi. Chi ha giudicato «molto, molto, molto buono» sia nel metodo L’ SEGUE A PAGINA 5 za del Pd riapre. E Renzi avverte: «La battaglia in Ue non sarà una passeggiata ma ciò che prima era giudicato impossibile, oggi non è assicurato ma è possibile». Per questo occorre correre senza ostacoli. Per la Merkel, secondo cui il problema dell’Italia non è il deficit ma il debito, spetta alla Commissione decidere come interpretare «il miglior uso della flessibilità». Sul pacchetto delle nomine, Renzi ha spiegato che l’Italia non chiede qualcosa per sé ma per l’Europa e ha escluso che sia mai stato fatto «il nome di Enrico Letta per la presidenza del Consiglio Ue né in sede ufficiale né nei pourparler» nonostante i rumors secondo cui questa candidatura sia sostenuta da Londra e Parigi in funzione anti-Berlino. «Se ci sono tre presidenze – ha concluso – è difficile che ne diano due all’Italia. C’è già Draghi alla Bce». @raffacascioli SEGUE A PAGINA 2 Chiuso in redazione alle 20,30 ) ”IL RENZI” _ ■ ■ ROBIN Un vocabolario per afferrare l’Inafferrabile Perdono Chiellini perdona, asta dei diritti tv del calcio si chiude di fatto con una trattativa privata a due, con la certificazione del duopolio Sky (satellite) e Mediaset (digitale terrestre). E guai a chi pensa di superare questo status quo. Ma facciamo un piccolo passo indietro per capire meglio di cosa stiamo parlando. Il decreto MelandriGentiloni 9/2008 è composto da tre parti. Le parti importanti per il nostro ragionamento sono la prima, quella che tratta della vendita centralizzata dei diritti audiovisivi delle competizioni del calcio e del basket. che nel merito il documento a cui sarà legata la prossima legislatura è il premier italiano Matteo Renzi. Renzi, pur assicurando che l’Italia non intende violare il patto di stabilità, porta a casa un impegno scritto sulla crescita. Più sottile, invece, è la formulazione, nel documento finale, sulla flessibilità per la quale l’Italia si è battuta. La questione non è solo semantica e si gioca sugli aggettivi: rispetto alla prima formulazione del «pieno» utilizzo della flessibilità si è passati a un «buon utilizzo» e ci si è accordati per il «miglior utilizzo». Per Renzi significa che in cambio delle riforme un paese ha diritto alla flessibilità. Dunque, l’Italia deve fare le riforme che non sono un optional ma per le quali è stata lanciata l’operazione mille giorni dal primo settembre. Riforme, anche istituzionali, che tuttavia in Italia rallentano per le discussioni che ogni volta la minoran- i muove, nei consessi e negli incontri internazionali, come un maverick, un politico anticonformista e disinvoltamente fuori dagli schemi. Lo si è visto, ancora una volta, in questi giorni a Bruxelles. Matteo Renzi ha uno spiccato istinto politico, e l’asseconda. Ma ha un piano razionale in testa. È veloce, gioca d’anticipo ma anche in contropiede. Ha una visione d’insieme della partita e di quelle che si disputeranno in seguito, anche se può dare l’impressione d’improvvisare. Fosse uno scacchista, la sua mossa preferita sarebbe quella del cavallo. Spiazzare l’avversario. Finora, a digiuno di politica internazionale e di relazioni con i pesi massimi del pianeta, molti dei quali stagionati, ha compensato la scarsità d’esperienza con un considerevole talento nello stare al tavolo delle trattative e nell’intessere relazioni, e – a giudicare da come ne parla la stampa estera, di solito cattiva con i dirigenti italiani – è riuscito a conquistare un posto centrale nella politica europea. La cancelliera Merkel può anche fare la dura con lui, ma lo fa con il tono di chi ha dinanzi a sé non un subalterno ma un parigrado. Che nel frattempo sa portare dalla sua parte il vicecancelliere, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, che sarà pure il principale alleato di Merkel ma che ha anche bisogno di un asse con Renzi a Strasburgo. David Cameron può provare a fare l’astuto lasciando circolare, lui, il nome di Enrico Letta, ma si deve subito rendere conto che non solo gli inglesi ma adesso anche gli italiani propongono loro, i loro nomi. Letta non lo so. ■ ■ GIOVANNI DOZZINI ■ ■ I l paradosso è che per capire Matteo Renzi basta guardarlo, e sentirlo parlare cinque minuti. Renzi arriva subito, direttamente, anzi più che direttamente, o forse non ha nemmeno bisogno di arrivare. Perché noi sappiamo già benissimo chi è. Noi lo conosciamo. Da prima. Noi abbiamo a che fare con lui tutti i giorni, dappertutto, da anni. E nella stessa misura lui ha a che fare con noi. Per questo motivo Renzi è ciò che oggi è: l’uomo più popolare, più carismatico e soprattutto più significativo del nostro paese. Il suo talento più formidabile, tra i non pochi, sta nella capacità di percepire gli umori della società italiana senza bisogno di alcuna mediazione. Gli umori, gli impulsi, le insofferenze e le compulsioni. SEGUE A PAGINA 5 SCARICA L’EBOOK SU WWW.EUROPAQUOTIDIANO.IT sabato 28 giugno 2014 2 < N E W S A N A L Y S I S > RIFORME Renzi striglia la minoranza Pd al senato, i tempi slittano ma senza intesa si va al voto FRANCESCO LO SARDO I l vocabolo«elezioni», ufficialmente, non lo pronuncia nessuno. Ma nello stato maggiore renziano l’idea è ben presente: se la doppia intesa su riforma del senato e Italicum dovesse naufragare, Matteo Renzi non avrebbe alcuna intenzione di «restare a vivacchiare a palazzo Chigi per qualche mese». Se due giorni fa il ritorno alla carica della pattuglia di dissidenti del gruppo Pd di palazzo Madama – che hanno sottoscritto emendamenti per l’elezione diretta da parte dei cittadini dei “nuovi” senatori – era stato lasciato cadere nel silenzio, ieri è stato Matteo Renzi in persona, nella conferenza stampa al termine del vertice di Bruxelles, ad usare parole durissime nei confronti dei “resistenti” guidati da Chiti, Casson e Mineo. Già perché gli ex autosospesi dal gruppo del Pd sono rientrati, ma non cedono alla linea Renzi-Boschi. Anzi, aggregano fino a 18 senatori della maggioranza più altri 17, trascinandosi dietro Sel e M5S, spingendo Ncd a rincorrerli con emendamenti per l’elezione diretta dei senatori e facendo così mancare finanche la maggioranza semplice (scesa a quota 151) sulla riforma Boschi in assemblea. Ridando anche fiato a Berlusconi che risulta sempre più determinante e alza il prezzo rallentando l’iter della riforma, che slitta almeno un’altra settimana in attesa dell’assemblea dei parlamentari forzisti presieduta dal Cavaliere giovedì. Non solo. Chiti e Mineo fanno già sapere che non voteranno le liste bloccate dell’Italicum reclamando le preferenze, come Civati. «Uno non fa in tempo a prendere l’aereo per andare all’estero (la rivolta dei 14 senatori autosospesi era esplosa mentre il premier era in visita di stato in Cina, ndr) che una parte del suo partito, una minoranza, riapre discussioni che sembravano chiuse. Mi riferisco alle riforme istituzionali. È un atteggiamento che si giudica per quello che è e non ha bisogno di parole ulteriori», ha detto Renzi. «C’è un accordo, che come tutti gli accordi è un compromesso e che io giudico un buon compromesso: io sono molto determinato e ottimista sul fatto che questo accordo fondamentale terrà e che la settimana prossima o l’inizio di quella successiva vedrà i voti in commissione e poi in aula». Fin qui Renzi. Che non esplicita quel che invece, sottovoce anche per rispetto del Quirinale, dicono i suoi. «In questa vicenda ancora per un po’ in molti tireranno la corda e si vorranno “pesare”. Fino a quando non si andrà in aula per il voto a scrutinio palese e sarà chiaro che per Renzi se l’accordo salta si va alle elezioni anticipate». Tra quelli del Pd qualcuno «rientrerà», quanto a Ncd sa bene di rischiare di esplodere coi suoi ministri. «Altri che sono all’ultimo giro da senatori, godono del vitalizio e non hanno nulla da perdere terranno il punto». Da questo nocciolo di senatori “uscenti” dem, alcuni anche per carattere insofferenti ai metodi sbrigativi e all’allergia convegnistica di Renzi, è partita una reazione a catena che ha finora dato l’alibi a Berlusconi di prender tempo, accusando la maggioranza di non avere compattezza e numeri per la riforma Boschi. A questo dato si aggiunge la novità degli ultimi giorni: il confronto con M5S sulla legge elettorale, che presumibilmente non porta da nessuna parte, ma fa fibrillare Forza Italia che teme di essere scaricata da Renzi e riscatena turbolenze nel Pd. Forza Italia non vuole le preferenze e Renzi non le concederà a M5S che vorrebbe inserirle nell’Italicum ma con cui manca un accordo complessivo su doppio turno e abolizione del senato elettivo: quel «buon compromesso» che invece è a portata di mano con Berlusconi e la Lega. Ormai siamo alle ultime battute. @francelosardo ENERGIA Perché Berlino (e anche Roma) riducono gli incentivi alle rinnovabili RAFFAELLA CASCIOLI L e sovvenzioni alle energie rinnovabili in Germania si abbasseranno in virtù di una legge annunciata alla fine dello scorso anno e adottata ieri. Il provvedimento punta a rimettere sui binari una transizione energetica vittima del suo successo e molto criticata. Insieme al salario minimo, quello di ieri è il primo grande progetto del governo Merkel III, in carica dalla fine dello scorso anno. Annunciata a dicembre e presentata a gennaio dal ministro dell’economia e dell’energia Sigmar Gabriel, la riforma è stata oggetto di un’intensa trattativa sia in Germania che tra Berlino e Bruxelles. Per ridare slancio alla transizione energetica qualche settimana fa la Commissione europea si è accordata con la Germania consentendo a nismo che ha dato i suoi frutti – tanto che nel primo Berlino di risparmiare circa 5 miliardi. Nell’ambito di trimestre di quest’anno ben il 27% dell’elettricità un piano più generale voluto dalla Commissione enerconsumata è arrivato da fonti rinnovagetica per limitare gli aiuti di stato alle enerbili – ma che costa molto caro. La nuova gie verdi, tuttavia è stato concesso all’indulegge riduce in modo considerevole i stria siderurgica tedesca di continuare ad Ma la legge sussidi accordati alle rinnovabili e preessere esentata dal pagare per il passaggio del paese alle energie rinnovabili. Per il commis- potrebbe essere vede che, gradualmente, l’energia eolica e solare si sottoponga ai meccanismi di sario alla concorrenza Joaquín Almunia contestata mercato. I tedeschi si sono trovati in una «molte energie rinnovabili hanno raggiunto situazione simile a quella italiana e hanun livello tale da poter competere con altre da Bruxelles fonti energetiche più tradizionali». Una po- perché viola il no deciso, come già il governo di Roma, di ridurre gli incentivi. Tuttavia, se Roma sizione che è valsa a Bruxelles l’accusa degli ecologisti di sostenere solo il nucleare e il libero mercato ha scelto di sgonfiare gradualmente la bolla creata dagli incentivi operando nel carbone. contempo una riduzione dell’energia per In realtà alla fine degli anni ’90 la Germale piccole e medie imprese attraverso il decreto comnia ha scelto le rinnovabili instaurando un generoso petitività, il tedesco Gabriel si è giustificato in questi regime di sovvenzioni delle energie verdi. Un mecca- giorni sostenendo che in questo modo si riducono i costi, sebbene per verdi ed ecologisti sia invece un colpo mortale alle rinnovabili. Se si considerano le centrali nucleari in Germania e il fatto che il carbone assorbe ben il 45,5% della produzione di energia elettrica, non c’è dubbio che la Germania faticherà a ridurre le sue emissioni di Co2 tanto più che negli ultimi due anni c’è stata una crescita nelle emissioni di diossido di carbonio. Nonostante i mesi di contrattazione è infine possibile che la nuova legge sia contestata da Bruxelles secondo cui l’applicazione di questa tassa di sostegno alle rinnovabili sull’energia importata, compresa quella verde, è una forma di barriera doganale incompatibile con il libero mercato. Alla luce di ciò si capisce perché la cancelliera tedesca Merkel abbia chiesto che la Germania mantenga Oettinger commissario all’energia. @raffacascioli FOLLA AI FUNERALI DI CIRO ESPOSITO Lutto cittadino a Napoli Si sono tenuti ieri a Scampia i funerali di Ciro Esposito, il trentaduenne tifoso del Napoli ferito da un colpo di pistola prima della finale di Coppa Italia, Napoli-Fiorentina, e morto mercoledì all’ospedale Gemelli di Roma dopo 52 giorni di agonia. Moltissime le persone che hanno partecipato all’estremo saluto: tra questi il sindaco Luigi De Magistris, che ha proclamato il lutto cittadino, i calciatori della squadra del Napoli, nonché le tifoserie di numerose squadre italiane, come Genoa, Catania, Siena, Lazio, Fiorentina e anche della squadra tedesca Borussia Dortmund. A colpire sono state le parole della madre, che ha fatto un appello: «Nessuna violenza in nome di mio figlio». SEGUE DALLA PRIMA GUIDO MOLTEDO E se da oltre Atlantico Barack Obama lo consulta, è perché sa di avere finalmente a Roma un interlocutore che conta nelle dinamiche del Vecchio continente e può anche determinarle. I resoconti hanno messo in luce alcuni aspetti di un consiglio europeo ingarbugliato. Soprattutto il rebus dei nomi nei posti di vertice. In realtà, non lo è stato per il totonomine ma, come ha poi detto Renzi, è stato «molto tosto, complicato, importante per tanti motivi e anche per l’ampiezza dell’agenda». Andando dietro il totonomine, si è perso di vista il dato politico più rilevante maturato a Bruxelles: i governi della Ue, a iniziare dai più importanti, entrano con fiducia nel prossimo semestre, che sarà cruciale per tanti aspetti, e si affidano alla conduzione del presidente del consi- ••• EDITORIALE ••• se stessi, mentre il vertice di Bruxelles segna un’altra data storica con la firma degli accordi d’associazione della Ue con l’Ucraina, la Georgia e la Moldova. La storia dell’Unione continua, dunque, e si sviluppa. E tuttavia il pessimo spettacodopo aver ottenuto «un miglior uso della lo offerto dal fronte anti-europeo, dopo flessibilità». Ecco dunque il passaggioil voto di maggio, non implica che le rachiave della conferenza stampa di ieri: gioni della rabbiosa insofferen«Ora vanno fatte le riforme perza verso le istituzioni europee ché il problema dell’Italia non è sia cessata. Non si dimentichi l’Europa, ma l’Italia». Le rifor- Il consiglio l’astensionismo record del 25 me «non sono un optional». di Bruxelles maggio. Così, oggi proprio all’IVisto con il senno della talia, che per chi investe è angiornata di ieri, sembra davvero dà più forza cora la grande malata dell’Euun’altra epoca il periodo che ha alla leadership ropa, per via del suo debito preceduto le elezioni del 25 mammut, è offerta la chance di maggio scorso, quando si dava italiana riprendere slancio economicaquasi per scontato lo straripamente e, nel farlo, di guidare mento delle liste anti-europee e della Ue l’Unione verso la svolta che la anti-establishment, un esito del rilegittimi e la porti verso una voto che avrebbe lesionato granuova era. È un doppio Hic Rhodus, hic vemente l’edificio europeo (e in Italia azsalta. Per Renzi. Per l’Italia. zoppato Renzi). Adesso il furore di quei @GuidoMoltedo movimenti è rivolto soprattutto contro Renzi, il maverick europeo glio italiano, non solo lasciando da parte i tipici pregiudizi e stereotipi nei confronti dei nostri dirigenti politici, ma consegnandogli un mandato di fiducia forte. Un ruolo di leadership politica. Renzi ne è consapevole: «L’Italia è pronta ad assumersi responsabilità in un quadro di riconosciuta autorevolezza, era importante che potessimo avere posizioni di responsabilità per suggellare questa ritrovata centralità che il nostro paese ha avuto e dovrà avere con sempre maggiore determinazione». Adesso viene la parte difficile per il presidente del consiglio italiano. Che dovrà corrispondere al mandato ricevuto inviando da Roma segnali rassicuranti di tenuta e di stabilità, sul fronte politico e su quello dei conti pubblici. Soprattutto primo piano 3 sabato 28 giugno 2014 Il nuovo faraone e noi Egitto Il governo del generale al Sisi può stabilizzare Il Cairo. Non per questo Unione europea e Italia possono ignorare le gravi violazioni delle libertà democratiche SEGUE DALLA PRIMA PAOLO GENTILONI IL CAIRO I l nuovo raìs, generale formato alla scuola dell’intelligence militare e plebiscitato dal 97 per cento degli egiziani che hanno partecipato alle presidenziali di un mese fa (non molti, meno della metà degli aventi diritto), poteva permettersi questa risposta per due semplici ragioni. Sul piano interno per il disastroso fallimento del governo del presidente Mohamed Morsi, che in meno di un anno ha prodotto un livello inimmaginabile di instabilità, autoritarismo islamista e crisi economica. Approdata al governo, la Fratellanza musulmana ha liquidato in pochi mesi una larga fetta del credito e del consenso conquistati in 80 anni di opposizione e di radicamento nel profondo della società egiziana. I militari sono alla fine intervenuti sull’onda di una gigantesca mobilitazione popolare anti-Morsi. Sul piano internazionale, le carte del generale al Sisi sono perfino più forti. Quasi tutto il mondo arabo è sconvolto da guerre civili e religiose che alimentano una minaccia terroristica di dimensioni senza precedenti. Un vero e proprio tsunami. Nel quale l’esercito egiziano si presenta come baluardo di stabilità, e così finisce per essere considerato da tutti: paesi del Golfo e Israele, russi ed europei. E ormai anche dagli Stati Uniti – come dimostra il recente incontro di John Kerry con al Sisi – che pure avevano molto creduto alla possibile evoluzione democratica dell’Islam politico, sostenendo Morsi e condannando apertamente (almeno in un primo momento) l’intervento militare. La forza del nuovo regime egiziano è dunque innegabile. Ma questa forza, che deriva da una straordinaria domanda di stabilità interna e regionale, non va male interpretata. Sbaglia chi ritiene che siamo tornati indietro di quattro anni e che il regime egiziano altro non sia che il regime di Mubarak guidato da un diverso generale. Le motivazioni sociali e le spinte politiche che hanno determinato la rivoluzione del 2011 non sono affatto scomparse e il contesto appare ben diverso da quello di una Restaurazione. Ancora più illusoria sarebbe l’idea che la forza di al Sisi –qualcuno ha parlato di una “Sisimania” nell’Egitto di oggi – possa di per sé risolvere i grandi interrogativi che pesano sul futuro del paese. Dei tre problemi che detengono le chiavi del futuro –sicurezza, sviluppo e libertà democratiche – il nuovo governo ha certamente ottenuto molto per la sicurezza. La pagina dello sviluppo economico, pure favorita da un maggior grado di stabilità, appare invece tutta da scrivere. Quanto alle libertà democratiche siamo in piena emergenza, e non solo per la recente gravissima sentenza contro i reporter di Al Jazeera. Tutti gli esponenti politici e gli attivisti dei diritti civili incontrati al Cairo denunciano un quadro in cui la legge sulle manifestazioni limita fortemente il diritto al dissenso, le condizioni dei 40mila detenuti politici destano grave preoccupazione mentre si ripetono le condanne a morte. Lo scenario è dunque aperto a evoluzioni opposte, positive o negative. E l’Italia può contribuire in modo significativo a farlo evolvere nella giusta direzione. Per tante ragioni, geopolitiche, culturali ed economicocommerciali, l’Italia è infatti considerata come il primo e naturale interlocutore nell’ambito europeo. Oggi possiamo fare più di quanto forse noi stessi immaginiamo. Il fine da perseguire è chiaro. Utilizzare l’evidente interesse dell’Egitto ai rapporti con l’Italia per favorire una maggiore apertura politica del regime. La prima occasione saranno le elezioni parlamentari previste per l’inizio dell’autunno. Italia e Unione europea possono contribuire a renderle quanto più possibile aperte. Il che tra l’altro farebbe riemergere nel voto almeno una parte di quelle componenti laiche, liberali e progressiste protagoniste della rivoluzione di tre anni fa e solo apparentemente cancellate dallo scontro tra islamisti e militari. Queste forze stanno riorganizzandosi e cercheranno di aggregarsi attorno a personaggi vecchi e nuovi, da Amr Moussa a Naguib Sawiris. Elezioni aperte e rispetto della Costituzione. Que- fatti in dieci anni soprattutto in Iraq, Libia e Siria. sto primo obiettivo non può essere separato dal conErrori diversi, ma tutti gravidi di conseguenze per tributo italiano ed europeo ai piani di sviluppo dell’El’Occidente. Interventi militari sbagliati hanno dato gitto. Le potenzialità sono enormi: facciamo bene a luogo a ricostruzioni sbagliate in Iraq, e oscillazioni e investire in Asia e America Latina, ma non dimentiincertezze l’hanno fatta da padrone in Libia e Siria. Il chiamo che con i suoi novanta milioni di abitanti risultato è che un enorme sforzo economico-militare l’Egitto può diventare uno dei protagonisti della nuorischia alla fine di regalare una parte di quest’area ai va crescita africana. peggiori nemici degli Stati Uniti e dell’Occidente. Certo, per l’Europa non è possibile competere con Basta uno sguardo all’Iraq dove l’estremismo terrorii paesi “donatori” arabi che quest’anno pagano un sta dell’Isis si confronta con un governo tributo di venti miliardi di dollari alla stasettario e amico dell’Iran. bilità egiziana. Ma lo sviluppo, specie se I rischi sono sotto gli occhi di tutti. Iraq vuole superare gli immensi rischi sociali le- Roma deve e Siria potrebbero vedere stravolti i confini gati a disoccupazione e povertà, non può nati nel secolo scorso con ripercussioni su affidarsi solo alla benevolenza dei donatori. puntare sul E qui il soft power delle imprese e delle ca- Mediterraneo. tutti i paesi vicini. Quanto alla Libia, sta trasformandosi in una gigantesca Somalia: pacità italiane ed europee può giocare un armeria e campo di addestramento per tergrande ruolo, che tra l’altro ci viene richiesto A partire rorismi di ogni genere. Oltre che zona franca e che può già contare su antiche e recenti dal decreto di transito per masse di disperati che finipresenze significative. Ha ragione l’ex segrescono per approdare sulle nostre coste. tario generale della Lega araba Amr Moussa missioni Essere determinanti in quest’area. Sul quando ci ha detto: la monarchia saudita piano politico, della cooperazione economipropone una conferenza dei paesi donatori ca, dell’aiuto umanitario e del peace keeping militare. per il futuro dell’Egitto, ma serve una conferenza più Questa deve diventare davvero la nostra priorità. larga, che coinvolga anche Unione europea, paesi del Certo coinvolgendo innanzitutto l’Unione europea, G20, Fondo monetario e Banca mondiale. che non può voltarsi dall’altra parte su Frontex e MaMa visto che l’importanza dell’Egitto risiede inre Nostrum. Ma anche utilizzando l’imminente rinnonanzitutto nel suo essere il paese centrale del mondo vo del decreto missioni per un deciso riorientamento arabo, è sull’insieme della nostra politica verso quel di priorità e risorse. Non possiamo dedicare per altri mondo e verso il Mediterraneo che occorre un ripenanni un impegno prioritario in Afghanistan. Anche samento. La centralità del Mediterraneo – che Matteo nell’interesse dei nostri alleati, dobbiamo puntare sul Renzi ha giustamente affermato sin dall’inizio e ribaMediterraneo, perché qui si gioca gran parte del nostro dito nel suo intervento sul semestre europeo – va resa ruolo economico, politico e di difesa della sicurezza e sempre più operante. dei diritti umani. @PaoloGentiloni In tutto il mondo arabo stiamo pagando gli errori IRAQ Kerry ai ribelli siriani: «È l’Isis il vero nemico» LORENZO BIONDI G lielo ha detto in faccia, qualora il messaggio non fosse ancora chiaro. John Kerry è atterrato ieri a Riyadh, capitale dell’Arabia saudita, per una nuova, delicata tappa del suo tour mediorientale. La mente è rivolta sempre all’Iraq, l’interlocutore stavolta era siriano: Ahmed Jarba, presidente della Coalizione nazionale siriana, la principale sigla di oppositori “moderati” al governo di Bashar al Assad. Ma non è Assad – questo il punto cruciale dell’incontro – la maggiore preoccupazione degli Stati Uniti in questo momento. Anzi, per paradossale che sia, il raìs di Damasco è “nemico del mio nemico”, e quindi un potenziale alleato. Gli sforzi militari, oggi, vanno concentrati contro lo Stato islamico dell’Iraq e del levante (Isis). La rivalità tra l’Isis e le altre sigle dell’opposizione siriana non è una novità. Nel corso della lunga guerra civile, a volte si sono trovati alleati contro Assad, altre volte schierati gli uni contro gli altri per il controllo delle zone sot- nella stessa lingua: la nuova situazione tratte alla presa di Damasco. Ora però richiede «maggiori sforzi» da parte gli Stati Uniti chiedono un impegno americana e saudita. prioritario della Coalizione Se l’approccio americano nazionale contro l’Isis. «L’opandasse in porto, si realizzeposizione moderata in Siria Gli Stati Uniti rebbe per altra via quanto inupuò essere un attore molto importante per respingere l’I- chiedono aiuto tilmente tentato alla seconda conferenza di Ginevra per la sis», li ha blanditi il segretaall’opposizione pace in Siria. Il proposito di rio di Stato americano. Mosca e Washington di unire Per convincere i ribelli, “moderata”. le forze di Assad e dei ribelli Kerry si è presentato in AraIn cambio moderati contro «i terroristi», bia portando in dono una cioè l’Isis. È uno strano rimepromessa: 500 milioni di dol- 500 milioni lari da spendere per addescolamento delle carte, quello strare ed equipaggiare le miche sta avvenendo nelle ultime lizie siriane (questa la richiesettimane. Da una parte c’è l’Ista presentata dall’amministrazione sis sunnita. Dall’altra ci sono il governo Obama al Congresso americano, proiracheno di Nouri al Maliki e l’Iran, due prio alla vigilia dell’arrivo di Kerry in attori sciiti. Ma a loro si potrebbe agterra saudita). Jarba gli ha risposto giungere un blocco sunnita formato dall’Arabia saudita e da altre fazioni della ribellione siriana. Questo, almeno, sul piano militare. Su quello politico la faccenda è (ancora) più complicata. Mercoledì scorso al Maliki pare aver ritirato la sua disponibilità a guidare un governo di unità nazionale con sunniti e curdi. Si cerca ora un altro sciita – magari dello stesso partito di al Maliki – che si presti al compito. E che possa incontrare allo stesso tempo l’approvazione dell’Iran, dei sauditi e degli Stati Uniti. I vecchi equilibri sono saltati. Le vecchie alleanze si scompongono e provano a mescolarsi. È un’operazione complessa e ad alto rischio. Ma l’unica alternativa al “grande accordo” tra antichi nemici pare la vittoria dell’Isis, e il caos. @lorbiondi commenti 4 sabato 28 giugno 2014 ••• RIFORME ••• Niente pensieri lunghi, solo timidi dibattiti dovuto allo strapotere della finanza dematerializzata ed alla globalizzazione. Timidi e francamente poco convincenti sono – in questo quadro – anche i tentativi di dibattito anche interno al Pd, dove l’ossequio preliminare non sembra tanto consentire un dibattito franco e aperto sul modello di partito e di società su cui puntare in futuro, quanto la ricerca comprensibile ma persino superflua di legittimazione di una nuova classe dirigente che ha tutto il diritto di farsi largo, non solo e non tanto per motivi generazionali, di per sé insufficienti. Quello che servirebbe è un profondo e forte confronto sulle cose da fare sul serio, abbattendo gli idola che il populismo aveva costruito e sostituendoli non con altri idoli “light”, più garbati ma pur sempre evanescenti, ma con veri e propri cambiamenti epocali. Fare un nuovo senato inutile e pasticciato non serve. Fare una riforma della pubblica amministrazione che non ridia forza assoluta al merito ed alla laboriosità e le paghi adeguatamente non serve. Fare una riforma della giustizia che non introduca il principio della responsabilità dei magistrati, non quella economica, si badi, cara ai potenti che la vogliono usare come clava, ma quella ben più importante delle proprie azioni e decisioni e li chiami a rispondere del sistema giudiziario più MARIO CAVALLARO L’ articolo domenicale di Marco Revelli sul Manifesto, pur provenendo da uno dei pochi che tuttora riflette sulle ragioni e le fortune della sinistra al riparo dalla parossistica convergente transumanza filorenziana che ormai crea quasi imbarazzo, formula una soluzione, o almeno una proposta che è assai datata, tutta interna, nell’analisi fin troppo benevola del fallimento della lista Tsipras, alla ricerca di una “sinistra che non c’è” che sembra l’isola di Peter Pan e Campanellino. A che serve rifare “una sinistra”, rifare “un partito di sinistra”, ignorando che il cambiamento non è solo Renzi, che pure ha dato un colpo obbiettivo ed irreversibile alla stagnazione della politica italiana, ma anche – perché non ricordarselo – l’insuccesso strategico del blairismo, la crisi drammatica delle sinistre non solo socialdemocratiche in tutta Europa, dove soffia il vento della destra, le difficoltà interne, ma ancor più internazionali, della strategia obamiana, l’inesistenza di reali primavere arabe, con il mondo musulmano di nuovo stretto fra autocrazie laiche militari e intransigenze confessionali talora persino sanguinarie, la mancanza di risposte reali ai grandi problemi del nuovo disordine mondiale stemi compiuti nei quali la famosa, fin troppo lento e bizantino del mondo, di cui sono arbilodata creatività, la fantasia, l’ingegno talora tri e patroni ma non responsabili, non serve. beffardo e veloce, trovino la mitigazione dello Certo, sui discorsi epocali incombe sempre studio, dell’approfondimento, dei pensieri il rischio del benaltrismo, ma venti anni di lunghi. berlusconismo, trascorsi come acqua sul marLa storia d’Italia, quella vera, è mo rendendola però putrida e stastata fatta dalle grandi correnti del gnante nell’agnosticismo morale pensiero occidentale, che nell’Italia contrastato da pochi e fastidiosi inDai cattolici hanno spesso trovato interpreti transigenti, dovrebbero pure aver indemocratici tutt’altro che mediocri, anzi spesso segnato qualcosa. originali e generosi; persino scontato Qualcos’altro lo dovrebbe inseai socialisti ricordare il filone liberale, socialista, gnare, in un paese di Giovanni dalle nessuno sforzo comunista e – quel che a me più preBande Nere e capitani di ventura, la me – cattolico che hanno fatto soresistibile ascesa del comico che di analisi pravvivere l’Italia persino nei periodi rompeva luddisticamente quei compiù bui e fino ai nostri giorni. puter che ora totemizza per farsi rap- e di progetti Mi colpisce, ad esempio, che sia presentante di un bel quinto del corchi si ispirava al mondo cattolico depo elettorale, con parafrasi romanemocratico sia a quello socialista e post-comusca che non vuol essere offensiva ma rapprenista non faccia alcun visibile sforzo di ritorsentarne icasticamente il semplicismo populinare a produrre nuovi schemi di analisi sociale sta. e nuovi progetti istituzionali e che, specie nel La verità è che un paese di sirene che canmondo cattolico, sia la fortunata epifania bertano da sempre il ritornello della rivoluzione gogliana a dare principi e valori, sui quali però perché mai nulla cambi sul serio, seguendo i cattolici in politica dovrebbero ora declinare l’insegnamento del principe di Salina, e dei progetti e programmi che non spettano alla capi messianici che stagionalmente si riprochiesa di Dio. pongono, ha bisogno come il pane della pedaNello scenario politico, sicuramente abbiagogia della democrazia collettiva umile e fatimo tanto bisogno di questi pensieri e di queste cosa e, corro rischi passatisti a dirlo, di sane e opere, forse meno di troppi suffissi dem. robuste pulsioni ideologiche ed ideali, di si- ••• SEL ••• C’era una volta la sinistra radicale FABIO SALAMIDA L a parola che nessuno osa pronunciare è scissione, ma di fatto il gruppo alla camera perde pezzi (già 12 addii) e nei territori comincia l’esodo degli iscritti. Il partito di Vendola sembra giunto al capolinea C’era una volta la cosiddetta sinistra radicale, quella dei “militanti di base” che nei loro circoli usavano ancora e frequentemente la parola “compagno”, quella che alle foto di Berlinguer affiancava ancora quelle del Che e di Fidel, quella che credeva ancora nelle lotte sindacali, negli operai, nello «sventolio delle belle bandiere». C’era una volta Sel, l’ultima declinazione di questo modo – sempre più minoritario – di leggere il mondo e la politica. E non sappiamo se domani ci sarà ancora. come l’ostinato rifiuto di stare al passo con i Ancora. È la parola ricorrente che tempi su molte tematiche, altri riguardano racchiude in sé l’ostinata scelta di chi ha errori strategici commessi negli anni, ultimo scelto di percorrere quel sentiero che la in ordine cronologico la gestione storia negli anni ha reso sempre della lista Tsipras (probabile goccia più stretto, abbandonato e che ha fatto traboccare il vaso) che impervio. Collante di un partito Il partito – complice la scorrettezza di nato da una federazione di piccole di Vendola Barbara Spinelli – ha visto scippati sigle che di fatto non si sono mai realmente fuse, gestito da piccoli sembra giunto gli sforzi e i voti di quei “militanti di base” da una nomenclatura radical baronati territoriali simili a quelli di qualsiasi altra forza politica ma alla scissione a chic dall’odor di naftalina, che con con un consenso decisamente più causa di miopi un “reazionario” istinto di auto conservazione ha fatto accomodare “di nicchia” e tenuto a galla dal al parlamento Ue due milionari al poetico carisma di Nichi Vendola, dirigenti soldo del Gruppo L’espresso. a cui deve quel minimo consenso Il gruppo alla camera è ormai d’opinione che ne ha scongiurato – “decapitato” dei suoi vertici, il coordinatore fino ad oggi – la definitiva estinzione. nazionale Nicola Fratoianni è stato Quello che accade in questi giorni dentro nominato capogruppo pro tempore e una Sel è la normale conseguenza di un progetto nuova riunione la prossima settimana dovrà mai decollato per diversi motivi. Alcuni di decidere se confermarlo nel ruolo o scegliere essi sono di carattere prettamente storico, un nuovo capogruppo. Così come si dovrà eleggere un nuovo vicecapogruppo e un nuovo segretario d’Aula. E mentre Vendola accusa il Pd di fare scouting, i fuoriusciti (che nelle prossime ore potrebbero diventare già 14) si organizzano per creare un nuovo gruppo alla camera che «guardi al Pd di Renzi» e che faccia da «gamba sinistra» della coalizione di governo per equilibrare il peso del Nuovo centrodestra di Alfano. Pretesa oltremodo bizzarra visti i numeri. C’era una volta la sinistra radicale, quella di chi pensava ancora di cambiare il Mondo e non sappiamo se domani ci sarà. Perché a causa di miopi dirigenti impegnati nella stregua difesa delle loro sempre più minuscole nicchie di potere rischia di scindersi tristemente in una macedonia di sigle dal peso variabile, indicato da quel numero dopo la virgola che segue lo zero. È il caso di dire, ancora. ••• UNIONE EUROPEA ••• SEGUE DALLA PRIMA VALERIA FEDELI Made in Italy, la nostra forza in Europa L o raccontano le esperienze di tutte quelle imprese e produzioni che hanno continuato a crescere anche durante la crisi, grazie alla capacità di stare nei cambiamenti e nei mercati internazionali puntando proprio sui valori e sulla qualità dei prodotti made in Italy e sulla forza con cui raccontano il nostro paese, la nostra bellezza, quello stile di vita che noi non riusciamo a valorizzare e gli altri, nel mondo, ammirano. Siamo vicini a profondi cambiamenti, ed è il momento di incidere sulla nuova fase partendo da chi siamo e da quello che INFORMAZIONI E sappiamo fare: dall’essere e dal produrre made in Italy, dal tornare a fare l’Italia – come bene indicato dal tema del seminario di Symbola in corso a Treia – e a guardare con coraggio e ottimismo le sfide del mondo globale. Deve essere chiaro che per fare l’Italia non si può immaginare di isolarsi. Con le elezioni del 25 maggio ci siamo scoperti uno dei paesi più europeisti dell’Unione e questo deve essere il punto di partenza: più Europa, ma un’Europa nuova. Ho trovato molto ben centrati, in questo senso, gli elementi ANALISI www.europaquotidiano.it Direttore responsabile Stefano Menichini Condirettore Federico Orlando Vicedirettore Mario Lavia Segreteria di redazione [email protected] strategici con cui il governo si è presentato al vertice dei capi di stato e di governo che si è appena svolto a Bruxelles: un profondo cambiamento nell’agenda politica ed economica europea, una strategia forte per rilanciare crescita e lavoro, riforme strutturali nei paesi membri e un presidente della Commissione capace di esigere il rispetto delle regole europee ma essere anche in grado di pensare fuori dagli schemi, e di essere coerente con la nuova agenda conveniente per tutta l’Europa. È una traccia ambiziosa e Redazione e Amministrazione via di Ripetta, 142 – 00186 Roma Tel 06 684331 – Fax 06 6843341/40 una comunità di stati che persegue uguaglianza, condivide valori e diritti, doveri e responsabilità, fa politiche più egualitarie del benessere. Stati Uniti d’Europa per definire standard comunitari di welfare, protezione sociale e politiche attive del lavoro che rendano vivi quei valori universali – diritti umani e libertà fondamentali – scelti a Lisbona come la nostra profonda identità. Stati uniti d’Europa per rilanciare la competitività dell’industria e la qualità della manifattura europea, con investimen- EDIZIONI DLM EUROPA Srl Distribuzione Prestampa Abbonamenti con socio unico Sede legale via di Ripetta, 142 00186 – Roma SEDI 2003 SRL Via D.A.Azuni,9 – Roma Direzione tel. 06-50917341 Telefono e fax : 06-30363998 333-4222055 COMPUTIME Srl – via Caserta, 1 – Roma Annuale Italia 180,00 euro Sostenitore 1000,00 euro Simpatizzante 500,00 euro Semestrale Italia 100,00 euro Trimestrale Italia 55,00 euro Estero (Europa) posta aerea 433,00 euro ● Versamento in c/c postale n. 39783097 ● Bonifico bancario: BANCA UNICREDIT SpA Coordinate Bancarie Internazionali (IBAN) IT18Q0200805240000000815505 intestato a Edizioni DLM Europa Srl Via di Ripetta, 142 -00186 Roma. Consiglio di amministrazione Presidente V.Presidente Amm. delegato Enzo Bianco Arnaldo Sciarelli Andrea Piana Consiglieri ISSN 1722-2052 Registrazione Tribunale di Roma 664/2002 del 28/11/02 positiva di lavoro. Ma dobbiamo osare ancora di più. Dobbiamo avere il coraggio di lanciare davvero un dibattito sugli Stati Uniti d’Europa. Su una maggiore cessione di sovranità e una maggiore unità politica e sociale dell’Unione. Stati Uniti d’Europa per stare nel mondo globale forti un modello di sviluppo sostenibile comune e con la possibilità di esercitare un’influenza geopolitica su regole e processi democratici ed economici. Stati Uniti d’Europa per sentirci cittadine e cittadini di ti per il lavoro e infrastrutturali, politiche di coesione e scelte energetiche. Stati Uniti d’Europa per rafforzare anche l’Unione monetaria, superando la competizione interna e producendo una maggiore stabilità di tutta l’Eurozona, con strumenti anticrisi e di solidarietà interna. Stati Uniti d’Europa come spazio dentro il quale far crescere quel modello di qualità produttiva e quel racconto del paese che è rappresentato dal made in Italy. È una sfida complessa, ambiziosa e affascinante, con un forte carico simbolico e uno straordinario potenziale in termini di risultati concreti per il futuro di tutte e tutti. Mario Cavallaro Lorenzo Ciorba Domenico Tudini Guglielmo Vaccaro Pubblicità: A. Manzoni & C. S.p.A. Via Nervesa, 21 20149 Milano Tel. 02/57494801 Stampa LITOSUD Srl via Carlo Pesenti, 130 Roma Responsabile del trattamento dati D.Lgs 196/2003 Stefano Menichini Organo dell’Associazione Politica Democrazia è Libertà La Margherita in liquidazione «La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla Legge 7 agosto 1990 n.250» < D A L L A 5 P R I M A > sabato 28 giugno 2014 ••• DIRITTI TV ••• AMREF ITALIA ONLUS Mai più patti Sky-Mediaset chetti possibile. Negli altri paesi europei infatti non ci sono più regole, ma più conLORENZA BONACCORSI correnza. Ci sono operatori Tlc (e non solo broadcaster) che si sono aggiudicati i diritti della Champions, come in Inghilla seconda che tratta delle procedure terra. di commercializzazione e vendita dei Inoltre il divieto di sublicenza era stadiritti audiovisivi sportivi. Il decreto ha to introdotto per impedire di fare mercaavuto infatti il grande merito di imporre to con i diritti acquisiti senza ritorno per alla Lega calcio, e quindi alle società lega e società sportive. Ora quesportive, il pieno e puntuale risto divieto, se regolato, potrebbe spetto dei principi di trasparenaprire a nuovi players, tenendo za, equità e non discriminazioIn Germania conto di un aspetto non secondane nella vendita centralizzata rio. La Melandri-Gentiloni non dei diritti tv. e Inghilterra ancorò una parte dei ricavi deriOggi alla luce di quanto appena avvenuto per l’assegnazione l’assegnazione vanti dalla vendita dei diritti all’investimento nei settori giodei diritti per il triennio 2015- avviene vanili, nelle infrastrutture, ai si2018 dobbiamo provare a fare un secondo regole stemi di sicurezza. Una riflessiobilancio di quelle norme. ne in tal senso oggi va fatta. Come dicevamo l’asta è stata di mercato In ultimo andrebbe fatta una una trattativa a due. Questo cerriflessione anche sulla figura tifica quello che è il male princidell’advisor, e del ruolo imporpale del nostro paese: mancano tante che gioca come nel caso italiano. nuovi players, e quelli nuovi che provano All’estero infatti le società vivono di soldi ad affacciarsi sul mercato trovano troppi che provengono da stadi, sponsor, merostacoli, tra cui anche l’accesso alle piatchandising e marketing. In Italia no. Non taforme distributive. siamo così bravi e i soldi che arrivano I meccanismi di commercializzazione dalla tv sono fondamentali e quindi l’advie vendita, poi, sono troppo complicati e sor è fondamentale. farraginosi. Come era accaduto al tempo Ma se il bando finisce con una trattadell’emanazione del decreto, si erano pretiva privata fra due acquirenti anche il se ad esempio realtà europee come la Bunruolo dell’advisor diventa meno fondadesliga e la Uefa Champions League. Ogmentale. La Premier League ad esempio gi potremmo riguardare alle procedure di utilizza una società come consulente pro vendita che la stessa Uefa ha adottato tempore, risparmiando. d’intesa con la Commissione europea, con Insomma tanti temi su cui occorre riun tender sempre dettagliato, ma che conflettere nei prossimi mesi, per rilanciare sente più spazi di manovra nel confezioil calcio italiano, e per rilanciare il sistema namento dei pacchetti, pur tenendo fermi televisivo. In tutto questo infatti si nota i principi come la “no single buyer Rule” un grande assente... il servizio pubblico, (tanto a sproposito evocata in questo la Rai. E allora la riflessione si amplia giorni), ma con un accento della Commissempre di più. sione sulla necessità di offrire più pac- VIA ALBERICO II, 4 - ROMA - CODICE FISCALE 97056980580 BILANCIO AL 31/12/2013 STATO PATRIMONIALE SEGUE DALLA PRIMA E ATTIVO 31/12/2013 A) QUOTE ASSOCIATIVE ANCORA DA VERSARE B) IMMOBILIZZAZIONI I Immobilizzazioni immateriali 1) Costi di ricerca, sviluppo e di pubblicità 2) Diritti di brevetto e di utilizz. opere ingegno 3) Spese manutenzioni da ammortizzare 4) Oneri pluriennali 5) Altre Totale II Immobilizzazioni materiali 1) Terreni e fabbricati 6.485 2) Impianti e attrezzature 3) Altri beni 2.575 4) Immobilizzazioni in corso e acconti Totale 9.060 III Immobilizzazioni finanziarie 1) Partecipazioni 2) Crediti 11.400 di cui esigibili entro l'esercizio successivo 3) Altri titoli Totale 11.400 TOTALE IMMOBILIZZAZIONI (B) 20.460 C) ATTIVO CIRCOLANTE I Rimanenze 1) Materie prime, sussidiarie e di consumo 2) Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati 3) Lavori in corso su ordinazione 4) Prodotti finiti e merci 5) Acconti Totale II Crediti 1) Verso clienti 5.137 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 2) Verso altri 369.095 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo Totale 374.232 III Attività finanziarie non immobilizzate 1) Partecipazioni 2) Altri titoli 119.718 Totale 119.718 IV Disponibilità liquide 1) Depositi bancari e postali 583.617 2) Assegni 3) Denaro e valori in cassa 1.378 Totale 584.995 TOTALE ATTIVO CIRCOLANTE (C) 1.078.945 D) RATEI E RISCONTI I Ratei attivi II Risconti attivi 1.794 TOTALE RATEI E RISCONTI (D) TOTALE ATTIVO CONTI D’ORDINE A) Garanzie bancarie rilasciate a favore di terzi B) Garanzie ricevute da terzi Per afferrare l’Inafferrabile troppo funamboliche. E invece no. Lavia forse avrà dovuto tenerli a freno, e GIOVANNI DOZZINI sicuramente ha avuto il merito di segnare la rotta. Ma gli oltre trenta autori del Renzi hanno svolto il proprio compito egregiamente. l resto, per lui, il pensiero e l’azione politica, Mai sopra le righe, mai ammiccando troppo, viene quasi da sé. mai perdendosi in fronzoli. E poi, nessuna geIl paradosso di cui si diceva sta nel valore nuflessione nei confronti di chi più di ogni aldel nuovo libro su Matteo Renzi curato da Matro, oggi, incarna il potere, e nesrio Lavia coi contributi di alcuni dei sun anatema. Un lavoro giornalimaggiori giornalisti e commentatori stico pulito, accurato, equilibrato. politici italiani e in uscita in questi Senza la fretta della quotidianità – giorni. Un libro che francamente sbaraanche se per fare questo libro, e glia l’impressionante schiera di titoli considerando gli stravolgimenti reche negli ultimi mesi sono andati a risi necessari dall’epocale risultato empire le sezioni sempre più corpose delle Europee di fine maggio, di dedicate al premier nelle nostre libretempo ce n’è stato comunque porie. Un libro che si struttura come un chissimo – il commento e il racautentico vocabolario, e che del vocaconto acquistano più spessore e bolario ha davvero tutto, a ben vedere. ponderatezza. A partire dal titolo, fortunatissimo: IL I contributi di Lucia AnnunziaRenzi (Editori Internazionali Riuniti, ta, Stefano Menichini, Marco Da272 p., 16 euro), che in un colpo solo dà milano, Antonello Caporale, Maria conto della sua natura solleticando ri- Da “Adesso” Teresa Meli, Guido Moltedo – solo chiami scolastici e filologici e rimarca per fare alcuni nomi – vanno a icasticamente l’alterità toscana del lea- a “Zavorra”, comporre un mosaico che scavander democratico. E poi la funzione: i 50 lemmi do nel passato e nel presente di vocabolari, per lo più, non servono tanRenzi finisce, e qui forse sta il vero to a farci sapere o farci capire, quanto a per spiegare il spiegarci cosa c’è dietro le parole che leader che vuole punto, per essere un ritratto dello zeitgeist italiano corrente. La geneadoperiamo ogni giorno. Ecco, IL Rencambiare l’Italia si di Renzi e del renzismo, i meccazi, cinquanta lemmi chiave del renzinismi di funzionamento del prosmo da “Adesso” a “Zavorra”, vuole cesso ancor prima che gli elementi costitutivi spiegarci quello che in fondo noi già sappiamo dell’uomo e dell’attore politico, fanno riferie già abbiamo capito in una dimensione premento a un brodo di coltura che nel bene e nel cosciente. Vuole spiegarci cosa c’è dietro a male appartiene alla società intera, a noi. E Matteo Renzi, e perché ci piace così tanto o naturalmente ciò che invece non vuol fare quenon ci piace per niente. E ci riesce benissimo. sto libro è afferrare Matteo Renzi, fissarlo in Quello di Lavia deve essere stato un lavoro un’analisi e in una rappresentazione, ancorché semplice e complicato insieme. Semplice perplurale e prismatica: Renzi, per definizione, è ché in questo momento pochi rinuncerebbero inafferrabile. È, scrive a ragione Lavia, Cassius all’opportunità di cimentarsi in un esercizio Clay. Renzi si scansa, si sposta sempre un po’ del genere, di esser parte di un’articolata e più in là, non come l’utopia di Galeano ma coprestigiosa operazione narrativa che riguarda me un miraggio o l’ambizione di incidere sui l’uomo di gran lunga più in vista del paese. destini del paese. Per questo IL Renzi, spieComplicato perché quella stessa molla – qualgandoci Matteo Renzi, ci spiega noi stessi e i cosa che sta tra lo slancio del cronista che vuol tempi faticosi in cui siamo chiamati a vivere. essere testimone puntuale del proprio tempo e @giovdoz la vanità – poteva avere esito in evoluzioni fin SEGUE DALLA PRIMA I PASSIVO A) PATRIMONIO NETTO I Fondo di dotazione dell'ente II Patrimonio vincolato 1) Riserve statutarie 2) Fondi vincolati per decisione organi istituz. 3) Fondi vincolati destinati da terzi Totale I III Patrimonio libero 1) Risultato gestionale esercizio in corso 84.728 2) Riserve accantonate negli esercizi precedenti 88.913 TOTALE PATRIMONIO NETTO (A) 302.242 302.242 TOTALE PATRIMONIO NETTO B) FONDI PER RISCHI ED ONERI 1) Per trattamento di quiescenza e obblighi simili 2) Altri 58.067 TOTALE FONDI PER RISCHI ED ONERI (B) 58.067 C) TRATTAMENTO FINE RAPPORTO LAVORO SUBORDINATO 227.750 D) DEBITI 1) Debiti verso banche di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 2) Debiti verso altri finanziatori di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 3) Acconti di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 4) Debiti verso fornitori 329.036 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 5) Debiti tributari 55.577 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 6) Debiti verso istituti di previdenza e sic.sociale 59.785 di cui esigibili oltre l'esercizio successivo 7) Altri Debiti di cui esigibili oltre l'esercizio successivo TOTALE DEBITI (D) 444.398 E) RATEI E RISCONTI I Ratei passivi 49.487 II Risconti passivi 19.255 9.353 3.622 12.975 11.400 11.400 24.375 16.765 187.302 204.067 440.070 440.070 274.209 1.157 275.366 919.503 1.794 1.101.199 TOTALE RATEI E RISCONTI (E) TOTALE PASSIVITA’ CONTI D’ORDINE A) Garanzie bancarie rilasciate a favore di terzi B) Garanzie ricevute da terzi 945.678 403.795 227.906 128.601 573.904 128.601 28.196 60.718 217.515 217.515 99.332 99.332 165.920 312.415 46.386 55.831 2.089 416.721 46.190 68.742 1.101.199 46.190 945.678 403.795 227.906 573.904 RENDICONTO GESTIONALE ONERI 1) Oneri da attività tipiche 1.1) Acquisti 1.2) Servizi 1.3) Godimento beni di terzi 1.4) Personale 1.5) Ammortamenti 1.6) Oneri diversi di gestione 1.7) Programmi Africa 31/12/2013 Totale oneri da attività tipiche 2) Oneri promozionali e di raccolta fondi 2.1) Attività Fundraising 2.1.1) Spese acquisizione nuovi donatori 2.1.2) Spese gestione donatori 2.1.3) Costo del personale Totale attività Fundraising ••• ”IL RENZI” ••• 31/12/2012 1.800 2.2) Attività di comunicazione 2.2.1) Spese generali 2.2.2) Spese produzione e stampa 2.2.3) Spese progetti speciali 2.2.4) Spese per eventi 2.2.5) Costo del personale Totale di attività di comunicazione Totale oneri promozionali e di raccolta fondi 3) Oneri da attività accessorie 3.1) Acquisti 3.2) Servizi 3.3) Godimento beni di terzi 3.4) Personale 3.5) Ammortamenti 3.6) Oneri diversi di gestione 31/12/2012 - - 529.575 543.692 3.488.334 3.803.877 4.017.909 4.347.569 570.095 258.391 520.674 465.991 297.548 465.615 1.349.160 1.229.154 55.851 3.650 133.365 6.446 260.208 83.643 7.061 9.748 34.274 289.003 459.520 423.729 1.808.680 1.652.883 PROVE NTI E RICAVI 1) Proventi e ricavi da attività tipiche 1.1) Da contributi su progetti 1.2) Da contratti con enti pubblici 1.3) Da soci associati 1.2) Da contratti con enti pubblici 1.5) Altri proventi e ricavi 1.3) Da soci associati 1.4) Da non soci 1.5) Altri proventi e ricati 31/12/2013 300 435 23.612 Totale proventi da attività tipiche 2) Proventi da raccolta fondi 2.1) Proventi da sostenitori persone fisiche 300 24.047 3.474.031 3.960.619 2.2) Proventi da sostenitori persone giuridiche 813.213 709.478 2.3) Proventi 5 per mille 555.380 598.393 2.4) Proventi da lasciti 2.5) Proventi da donazioni Enti Pubblici 2.6) Altri proventi da raccolta fondi Totale proventi da raccolta fondi 3) Proventi e ricavi da attività accessorie 3.1) Da attività connesse 3.2) Da contratti con Enti Pubblici 3.3) Da Soci Associati 3.4) Da non Soci 3.5) Altr i proventi e ricavi Totale proventi da attività accessorie Totale oneri da attività accessorie 31/12/2012 44.787 176.752 1.570.067 1.229.951 7.962 45.971 6.465.440 6.721.164 15.309 24.458 42.648 57.957 24.458 99 20.649 34 30.662 4) Proventi finanziari e patrimoniali 4) Oneri finanziari e patrimoniali 4.1) Su rapporti bancari 4.2) Su prestiti 4.3) Da patrimonio edilizio 4.4) Da altri beni patrimoniali 4.5) Oneri straordinari Totale oneri finanziari e patrimoniali 36.246 21.798 36.246 21.798 181.303 157.073 227.463 6.497 92 245.328 191.714 252.917 10.905 235 4.1) Da rapporti bancari 4.2) Da altri investimenti finanziari 4.3) Da patrimonio edilizio 4.4) Da altri beni patrimoniali 4.5) Proventi straordinari 30.248 Totale proventi finanziari e patrimoniali 50.996 30.696 6.574.693 6.800.365 5) Oneri di supporto generale 5.1) Acquisti 5.2) Servizi 5.3) Godimento beni di terzi 5.4) Personale 5.5) Ammortamenti 5.6) Oneri diversi di gestione 5.7) Oneri straordinari 5.8) Imposte e tasse Totale oneri di supporto generale Totale costi Risultato d’esercizio 54.702 48.820 627.130 749.919 6.489.965 6.772.169 84.728 28.196 Totale ricavi e proventi Il Consiglio Direttivo Il presente bilancio è conforme alle risultanze delle scritture contabili Roma, 17/06/2014 RENDICONTAZIONE RACCOLTA FONDI SMS SOLIDALE 2013 La campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi tramite SMS solidale 45506 è stata realizzata da AMREF insieme alle aziende telefoniche Telecom e TIM, Fastweb, Wind, TWT, Vodafone, H3G, CoopVoce, Noverca e Poste Mobile. La campagna “Stand Up for African Mothers”è stata realizzata nel periodo dal 3 al 16 novembre 2013 a sostegno della formazione di personale sanitario per la salute materno e infantile in Mozambico e Sud Sudan. TELECOM ITALIA e TIM FASTWEB H3G NOVERCA COOP VOCE POSTE MOBILE VODAFONE WIND Euro Euro Euro Euro Euro Euro Euro Euro 25.967,00 857,00 2.958,95 42,00 430,00 1.088,00 10.884,00 7.922,00 AMREF ringrazia il Gruppo Cairo e La7 TOTALE PROVENTI TRAMITE SMS 2013 Euro 50.148,95