(Servizi in terra straniera - il manuale

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(Servizi in terra straniera - il manuale
In condivisione con:
Settore Cultura, Servizi alla Persona
Servizi alla Persona
EDUCARE IN LUOGHI ALTRUI
Profilo di un servizio
- MANUALE -
A cura di:
Lecco, novembre 2008
Indice
A chi è rivolto
Il territorio della provincia di Lecco
Perché il manuale
Istruzioni per l’uso
CAPITOLO 1. ASSUNTI DI BASE
1.1 – Lo spazio dei Servizi in terra straniera
1.2 – Il tempo dei Servizi in terra straniera
1.3 - La struttura sociale latente dei Servizi in terra straniera
CAPITOLO 2. LE FORME ORGANIZZATIVE DELL’INTERVENTO
2.1 - Entrare: si entra a scuola, a casa, nel parchetto, nell’azienda. Si entra in un intimità
sociale
2.1.1 - Le domande che guidano l’osservazione
2.1.2 - Le domande che permettono di identificare le aree di criticità
2.2 - Presentarsi: con quale ruolo ci si presenta in terra straniera
2.2.1 - Le domande che guidano l’osservazione
2.2.2 - Le domande che permettono di identificare le aree di criticità
2.3 – Creare esperienze inedite: un servizio in terra straniera trasforma l’orizzonte di senso
che incontra
2.3.1 - Le domande che guidano l’osservazione
2.3.2 - Le domande che permettono di identificare le aree di criticità
CONCLUSIONI
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A chi è rivolto
Il Settore Servizi alla Persona (Ufficio formazione e aggiornamento degli operatori sociali)
della Provincia di Lecco si è rivolto allo Studio Dedalo chiedendo, non un percorso
formativo rivolto ai professionisti dei servizi in terra straniera, ma di provare a costruire uno
strumento di indagine e analisi per le Organizzazioni e gli Enti gestori.
Il manuale è uno strumento elaborato dallo Studio e si rivolge alle Organizzazioni del
privato sociale o dell’Ente Pubblico del territorio della provincia di Lecco, gestori di servizi
educativi in terra straniera, ovvero interventi organizzati sul territorio, che si prendono
carico dei bisogni là dove questi si manifestano.
Questi servizi sono fuori dai confini spazio-temporali di un centro appositamente creato
per far convergere l’utenza, in luoghi naturali o appartenenti ad altri (ADM, Educativa
scolastica, educativa di strada, tutoring, …).
Il manuale, dunque, offre delle indicazioni di viaggio per riattraversare i territori dei Servizi
in terra straniera e costruire nuove mappe in grado di elaborare i saperi e i significati da un
punto di vista inusuale.
La proposta è inserita nel quadro delle offerte della Provincia di Lecco, in continuità con i
“Piani Formativi” previsti. Come i precedenti interventi formativi, il manuale è indirizzato a
sostenere ed accompagnare l’identità e la cultura dei Servizi in terra straniera, a volte
percepiti sia da chi vi opera, che da chi li osserva dall’esterno, come entità non
circoscrivibili e disperse.
Queste realtà si caratterizzano per una notevole agilità e mobilità sul territorio e hanno
visto aumentare negli ultimi anni le aree di intervento, le tipologie di utenza e quindi anche
la propria visibilità sociale.
L’alterità di questi luoghi rispetto al progetto che l’operatore reca con sé pone il problema
di risignificare permanentemente il bisogno sociale sul quale poggia e di interpretarne
correttamente il mandato politico.
Il manuale offre uno sguardo di trasversalità su queste realtà per uscire dai particolarismi
dei bisogni espressi, ma definirne una specificità e delinearne confini e caratteristiche.
Il territorio della provincia di Lecco
La stesura del manuale è stata accompagnata e sostenuta dall’incontro con le realtà
lecchesi per mettere a punto lo strumento ed introdurvi uno sguardo di specificità
territoriale.
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Il materiale raccolto riguarda 8 cooperative del territorio, circa 200 operatori impiegati in
servizi in terra straniera, che hanno partecipato al confronto con lo Studio Dedalo, con la
Provincia e con il Consorzio CONSOLIDA e collaborato, attraverso le loro riflessioni, alla
definizione dello strumento del manuale.
Le cooperative intervenute nella riflessione sono:
•
Atipica
•
•
•
•
Eco 86
Il Talento
L’arcobaleno
La Grande Casa
•
•
•
La Linea dell’arco
La Vecchia Quercia
Paso
L’analisi dei servizi in terra straniera presenti sul territorio della provincia di Lecco ha
evidenziato su più piani la difficoltà di prendersi carico di bisogni specifici e particolari là
dove sorgono e si esprimono, senza dissolversi nella complessità sociale dei luoghi
attraversati.
La fatica degli operatori che entrano nella casa altrui riguarda la possibilità di creare un
proprio spazio educativo, distinguendolo dagli spazi operativi e dalla progettualità di una
famiglia, di una scuola, di una strada, ecc.
La fatica, invece, delle organizzazioni è quella di assegnare un peso a questi servizi sia al
proprio interno, che nella negoziazione con territorio e committenza, con il rischio di non
pesare e non incidere nella trasformazione della domanda e dei bisogni di cui si prendono
carico.
Gli enti gestori restituiscono un’immagine di fragilità e frammentazione di questi interventi
sia su un piano di sostenibilità economica, che riguardo ad una cultura di governo
condivisa.
Il confronto con le organizzazioni ha reso evidente, trasversalmente, la difficoltà per chi
gestisce di costruire reali “terre di frontiera” in cu negoziare accordi bilaterali tra i vari
portatori di interesse presenti nel sistema: mandato istituzionale, mandato organizzativo,
mandato pedagogico, ecc.
Spesso l’ente gestore si appiattisce sul bisogno espresso dall’altro (committente o
mandato istituzionale), senza operare una trasformazione e una rielaborazione della
domanda, mostrando, dunque, come necessaria per la presa in carico del bisogno la
negoziazione di interessi e sovranità di cui ognuno è portatore.
Cosa chiedo al mandato istituzionale di cedere o trasformare per permettere al mandato
pedagogico di interpretare il bisogno e di metterlo in relazione alla specificità dell’offerta?
Quale spazio chiedo di cedere per permettermi, come organizzazione, di ritagliarmi uno
spazio di governo?
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La frammentazione è, in primo luogo, un’operazione interna al sistema: ogni cooperativa,
ogni educatore, si percepisce “solo”, scarsamente in grado di incidere in un sistema forte e
sovrano. Ogni ente gestore non si percepisce come massa critica nel rapporto con il
sistema territoriale; fatica a comprendere e prendere atto della propria responsabilità e
possibilità di direzionare e incidere sul mutamento nell’approccio a questi servizi.
Una visione ristretta della propria azione non permette di guardare al sistema nella sua
totalità e complessità alla ricerca dei nessi culturali esistenti tra le singole pratiche,
identificando una specificità delle organizzazioni del territorio della provincia di Lecco nelle
azioni di governo attivate.
Il Consorzio CONSOLIDA costituisce massa critica nel territorio lecchese, non solo per il
numero degli educatori che operano nei servizi in terra straniera, ma per la possibilità di
creare connessioni a partire dalle azioni messe in campo. Le Cooperative appartenenti al
Consorzio possono e devono mostrare il proprio “peso” nel governo di questi servizi per
non essere sostituiti da altri colonizzatori.
Il manuale può costituire un primo luogo di incontro e un territorio in grado di accomunare i
diversi gestori non tanto sotto un’appartenenza organizzativa, ma attorno ad un comune
riferimento culturale verso cui direzionare lo sguardo, un orizzonte comune a cui tendere.
Perché il manuale
Lo Studio Dedalo, che non eroga solo interventi formativi a vari livelli, ma si è sempre
posto come soggetto partecipe all’evoluzione culturale nel mondo dell’educazione, è
sempre attento a ciò che accade sul piano delle pratiche educative, della produzione di
pensiero attorno a queste pratiche e riguardo alle forme organizzative attivate per la
gestione dei problemi sociali. In particolar modo, relativamente ai Servizi in terra straniera
ha, negli anni, affinato il proprio sguardo e oggi la prospettiva di ricerca che lo Studio
propone non è centrata sulla tipologia dei destinatari (minori disagiati, stranieri, adulti con
difficoltà…), o sul bisogno sociale preso in carico, ma sulla definizione dei confini di ruolo
dell’educatore e la forma organizzativa che ogni ente gestore impiega in questi servizi.
Il manuale è stato strutturato al fine di permettere agli Enti gestori tre diverse modalità di
utilizzo.
1. Come strumento di cui l’organizzazione si dota al fine di:
•
introdurre uno sguardo trasversale sui Servizi in terra straniera, vale a dire un
punto di vista altro sull’eterogeneità di queste offerte per raccogliere e costruire
•
conoscenze nuove;
definire bisogni formativi evoluti nell’ambito di questi servizi;
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2.
3.
•
•
costruire uno strumento di autovalutazione e di riprogettazione dei servizi;
sperimentare uno strumento di analisi e lettura dei Servizi in terra straniera al
•
fine di rendere pubblico e visibile questa tipologia di presa in carico dei bisogni
territoriali, attraverso una selezione delle tematiche e dei problemi ricorrenti che
definiscono culture e forme organizzative;
indagare e monitorare gli assetti organizzativi adottati al fine di migliorare il
governo di un’offerta sempre più eterogenea e in aumento.
Come strumento al fine di ritessere un rapporto con i “Piani Formativi” della Provincia
di Lecco.
L’elaborazione dei prossimi interventi formativi rivolti agli operatori dei Servizi in terra
straniera possono e devono passare attraverso questo manuale.
Come strumento per restituire al territorio e alla Provincia una maggiore conoscenza
dei Servizi in terra straniera e dei bisogni a cui vanno incontro.
Istruzioni per l’uso
La struttura del manuale guida il lettore in un progressivo avvicinamento allo strumento e
alla conoscenza delle coordinate di significato che caratterizzano la prospettiva di ricerca
introdotta.
Nella premessa vengono indicati possibili fruitori e ambiti di utilizzo dello strumento:
crediamo che il manuale più che un biglietto di sola andata per un viaggio, con indicazioni
di mete, costi e mezzi, coincida, piuttosto, con il viaggio stesso e offra mappe e bussole
per costruire percorsi diversi e individualizzati. Ogni organizzazione, infatti, può fare un
uso proprio dello strumento, ma soprattutto, può ritenerlo un’opportunità per costruire
possibilità e luoghi di riflessione e pensiero tra interlocutori diversi:
•
operatori e utenti;
•
responsabili cooperativa (progettazione servizi; sviluppo risorse umane; d’area; …) e
operatori;
•
dirigenti cooperativa (contatto clienti, responsabili, …) e committenza.
Come ogni mappa, la prima parte del manuale, indica le prospettive, gli orizzonti a cui lo
sguardo del lettore deve indirizzarsi per poter intraprendere il viaggio.
Il manuale guiderà il lettore attraverso la dimensione dello spazio, del tempo e della
specificità pedagogica dell’offerta nei servizi in terra straniera.
Lo spazio è innanzitutto luogo, abitazione, spazio dell’altro. L’incontro tra educatore e
utente implica una direzione: dal servizio di appartenenza dell’operatore al luogo di vita
dell’utente. Il tempo è competenza dell’educatore che sa tenere insieme i diversi orizzonti
temporali: il passato, la sua storia, il presente, il qui ed ora della relazione, ma anche
l’orizzonte del presente più ampio, il futuro. Il tempo futuro è insito nel progetto come
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propensione verso un cambiamento, verso un tempo che potrà essere diverso da quello
attuale. Il luogo parla di un’esperienza che già esiste e dalla quale l’educatore non deve
farsi fagocitare, vicariando una serie di funzioni parentali o adulte, o confondendosi con
professionalità diverse dalle proprie, se non addirittura costituendosi come il loro braccio
operativo. L’educatore introduce un’esperienza nuova, inedita, una direzione intenzionale
come in ogni attraversamento pedagogico.
Nella seconda parte il lettore (organizzazione) verrà accompagnato ad una riflessione
sull’assetto e la forma organizzativa predisposta per il governo dei Servizi in terra
straniera, identificando forme, strutture e strumenti attivati per sostenere, accompagnare e
rendere visibili le buone pratiche dell’intervento.
Il manuale permette a tutti i soggetti convocati nel governo dei servizi in terra straniera di
riflettere attorno ai nessi tra bisogni di cui si prendono carico e possibilità di elaborare e
interpretare quei bisogni.
Capitolo 1. ASSUNTI DI BASE
Costruire un compendio in grado di riattraversare ed esplorare i Servizi in terra straniera
significa, primariamente, sottolineare la potenza di uno sguardo che tiene insieme servizi
eterogenei, che abitualmente non vengono considerati connessi, al fine di cogliere una
struttura comune. Questa prospettiva, anche se inusuale, non è un esercizio accademico,
ma una possibilità reale di gestire e governare servizi diversi tra loro, ma con problemi
comuni che si riescono a cogliere proprio guardandoli trasversalmente.
Le Organizzazioni spesso, disperdono le loro energie in questi servizi, rincorrendo utenti
ed operatori al fine di costruire un quadro di insieme utile alla presa in carico di questi
bisogni.
Per trattenerne la specificità e l’eterogeneità delle diverse declinazioni che questi servizi
assumono, ma anche i confini e le continuità degli interventi, significa, primariamente,
rendere visibili i principi e i significati sui quali la nuova mappa poggia. Le coordinate
indicate di seguito rappresentano una sorta di trama a partire dalla quale, gradualmente,
osservare da un’altra prospettiva queste realtà, descriverle e raccogliere nuove
conoscenze attorno alla specificità sociale e pedagogica offerta da ogni organizzazione.
1.1 Lo spazio dei Servizi in terra straniera
Cos’è un luogo? Uno spazio che ha una identità precisa, definito da un passato
riconoscibile che lo rende significativo e ne segna le relazioni interpersonali.
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Gli spazi del nostro vivere sociale possono essere contemporaneamente zona di sosta e
zona di transito ed essere abitati in modi e con finalità differenti.
Lo spazio può essere abitato come una nicchia, dunque come un luogo della sosta senza
transito, dunque della permanenza. In questa accezione gli educatori dei Servizi in terra
straniera tendono a trasformare un’aula scolastica, una panchina in un giardino pubblico,
la camera del minore in una casa, in luoghi nicchia da cui è faticoso uscire.
La relazione educativa viene relegata a risiedere in questo spazio protetto dalle mura
invisibili, ma massicce e fortificate, delle paure dell’educatore e dell’utente. La nicchia crea
una scissione stretta tra il dentro ed i fuori, e questi confini così netti trasformano la
relazione nel luogo del segreto e dell’immobilità.
Lo spazio può anche essere caratterizzato da un transito perenne. Entriamo in un luogo,
usufruiamo di ciò che mette a disposizione e transitiamo velocemente verso il luogo
successivo senza lasciare traccia e senza che ci rimanga una traccia. I luoghi, in questa
accezione, non sono spazi per esperire, ma contenitori da usare.
Gli spazi che incontriamo possono essere altrimenti suddivisi in luoghi e non-luoghi : i
primi reali o antropologici, i luoghi identitari, della relazione e della memoria (la casa, la
piazza, un quartiere …); i secondi, appartenenti alla modernità, in cui l’interazione è
strumentale e contrattuale (vedi centri commerciale, banche, ecc), luoghi artificiali,
sradicati dal contesto delle relazioni organiche che si perpetuano nel tempo, spesso
caratterizzati dal transito, vedi autostrade, stazioni ferroviarie, air terminal, ecc.
Nella nostra quotidianità, ormai l’attraversamento dei non luoghi è molto più frequente che
la sosta nei luoghi, inoltre queste due dimensioni si snodano frequentemente in modo
parallelo, senza compenetrarsi reciprocamente.
I Servizi in terra straniera si pongono al crocevia tra luoghi e non luoghi, dei primi hanno la
vocazione a creare identità, cultura e memoria, dei secondi il carattere di provvisorietà, di
transito e di artificialità. Se vuole mantenere la sua identità, per l’educatore, segnare il
confine è una necessità, perché senza distinzione non c’è identità, non c’è forma, non c’è
individualità e non c’è nemmeno una reale esistenza, perché essa è risucchiata
nell’informe e nell’indistinto. Questo posizionamento permette d’instaurare una dialettica
tra linguaggi e stili di cui sono portatori i luoghi ed i non luoghi, i luoghi di transito e di
sosta, creando una cultura mista ed originale, ossia non semplicemente riducibile alle
culture di provenienza. Un luogo, dunque, di frontiera. La frontiera costituisce una realtà di
contorni e lineamenti, costituisce l’identità personale, collettiva e culturale di un ruolo e di
un servizio.
I Servizi in terra straniera possono, infatti, più che essere identificate come terre confinate,
rappresentare un territorio di frontiera, inteso non come linea di demarcazione, come
territorio ai margini, ma come un luogo della diversità. La frontiera è il luogo situato di
fronte, ciò che guarda l’altro da sé, abitato da ruoli differenti, da bisogni e sistemi di valori
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diversi costretti a trovare un modus vivendi, un'accettazione reciproca per poter sostare, in
un tempo circoscritto e in uno spazio confinato, e condividere un’esperienza di frontiera.
Nei Servizi in terra straniera lo spazio dell’intervento è estraneo al progetto dell’educatore
ed è territorio di vita dell’utente.
Lo spazio della relazione si definisce come luogo fisico, geografico e sociale entro cui la
relazione si costruisce. L’oggetto pedagogico specifico di cui ci si occupa rende specifico
anche il luogo del trattamento e ne definisce i confini. In una comunità, in un centro di
aggregazione giovanile, l’operatore accoglie l’utente in un luogo proprio, la propria casa,
fatto di regole, tempi e modalità per entrare e per sostare. Cosa accade quando la casa è
di altri, ed è l’educatore che deve sottostare a regole, tempi e modalità definiti dai padroni
di casa per poter entrarvi e sostare?
I confini, come la pelle, determinano il dentro dal fuori, ma nei Servizi in terra straniera non
sono così definibili a priori, sono più individuati dalla relazione, che dall’ambiente. Gli
interventi in terra straniera si rivolgono a dei bisogni individuali, raccolti e trattati in loco:
casa, strada, azienda, scuola, ecc. Tali interventi non vengono fatti convergere in un luogo
appositamente creato per il loro trattamento. Non avendo, dunque, un luogo e uno spazio
concretamente riconoscibili, richiedono una definizione più puntuale del dispositivo
simbolico attivato nell’incontro con l’utente e con il suo spazio di vita. Tali servizi, privi di
spazi fisici appositamente creati per l’incontro con i destinatari, visitano e interrogano,
chiedendo ospitalità, luoghi molto diversi tra loro. Sia che appartengano alla sfera
dell’informale (la casa, il cortile, il giardinetto), che a quella istituzionale (la scuola,
aziende), questi luoghi hanno in comune la caratteristica di avere padroni di casa che
poco o nulla hanno a che fare con il progetto dell’educatore.
1.2 Il tempo dei Servizi in terra straniera
Il tempo è un oggetto di costruzione sociale della realtà; possiamo distinguere fra tempo
naturale, tempo individuale e tempo sociale. Noi abbiamo da un lato il tempo naturale che
è il tempo delle ere geologiche, che è il tempo cosmico, che è il tempo astronomico, che è
forse l'aspetto più immediato in tutte le culture. Dall’altro abbiamo come espressione di
tutte le esperienze umane, una percezione di tempo individuale, il tempo come esperienza
della finitezza umana, il tempo come espressione di un attributo fondamentale, condizione
fondamentale della vita di ciascun uomo, di ciascuna essere, di ciascuna persona. In
ultima analisi abbiamo il tempo sociale che può essere proprio il ponte fra questo tempo
naturale, ultralungo, da un lato e dall'altro lato questo tempo finito, limitato, piccolo, il
tempo della vita di un uomo sulla terra, che per quanto possa essere lungo non può
superare alcune decine di anni. Ecco quindi che il tempo sociale può essere ritenuto
l'elemento che unisce, il trait d'union fra questo tempo cosmico ultralungo, che è un tempo
sostanzialmente quantitativo, e questo tempo finito, limitato, connotato invece da elementi
qualitativi, che è il tempo individuale, il tempo della vita individuale.
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Il tempo è lo strumento tramite il quale l’uomo organizza la propria sopravvivenza,
pertanto, è il tempo dello svolgimento delle pratiche quotidiane e di tutti quei rituali
fondamentali a garantire lo scorrere dell’esistenza. Ogni situazione sociale, famiglia,
scuola, luogo di lavoro si struttura attraverso un proprio tempo ciclico che gli da una forma
differente rispetto agli altri e riconoscibile grazie alla sua specificità.
Rompere questo tempo ciclico significa cambiare non solo il tempo, ma anche la forma,
infatti, la ciclicità dona uniformità agli eventi, li rende riconoscibili grazie al fatto che
organizza le loro diversità in un’unica forma, comprensibile agli sguardi di chi abita quel
contesto, ma anche di chi lo attraversa soltanto.
Alterare la ciclicità significa alterare la forma e la crisi che momentaneamente si apre può
ricomporsi nel momento in cui s’introduce una nuova ciclicità e dunque una nuova forma.
Gli interventi in terra straniera richiedono due piani di azione contemporanei nei confronti
del tema della temporalità: occorre, da un lato, pensare ad un tempo che contiene
l’intervento con della caratteristiche proprie; dall’altro, è necessario ricostruire una struttura
dinamica del tempo, una ciclicità che si definisce per differenza con i tempi in cui si
inserisce. Riguardo al tempo come contenitore di una relazione, come uno spazio in cui
fare accadere qualcosa, spesso alcune derive accompagnano questi servizi. Il tempo
offerto in questi servizi può assumere forme differenti, ma poco creative e limitate in
termini di possibilità:
•
il tempo dell’intervento come luogo dell’evasione (da una famiglia problematica, da
relazioni a rischio, da un luogo di sofferenza, ecc.), dilatando a dismisura il tempo
della relazione individualizzata, fuori dal contesto in cui ci si trova ad operare. Il
tempo per fare tutte quelle cose che non sono fatte nel mondo vitale naturale, sociale
ed istituzionale.
•
•
Il tempo dell’intervento come luogo della sostituzione e del riempimento dei vuoti. La
sostituzione in campo educativo può essere solo temporanea e quando termina, può
lasciare, in eredità, un carico d’attese destinato a naufragare miseramente di fronte al
divario relazionale proposto da coloro che di quelle attese dovrebbero farsi carico. Un
tempo per fare ciò che non è stato fatto da coloro che presidiano i mondi di vita, o
farlo meglio, pertanto, essere più attenti, più accudenti, più capaci d’ascolto, ecc.
Il tempo dell’intervento come spazio residuale di vita dell’utente. L’intervento si situa
a sostegno, riempimento, copertura, di un tempo vuoto di significati e di possibilità. Il
tempo che resta, per non invadere e non perturbare un sistema di vita.
Nei Servizi in terra straniera il tempo dell’intervento è estraneo al progetto dell’educatore
ed è tempo di vita dell’utente.
Strutturare il tempo per qualsiasi servizio, così come per qualsiasi soggetto significa
costruire il proprio rapporto con il mondo, con il proprio ambiente interno ed esterno.
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In altre parole, i servizi educativi hanno la possibilità di scegliere o meglio l’impossibilità di
non farlo, come gestire la scansione del tempo al loro interno, non solo per permettere alle
cose di accadere, ma soprattutto, per far evolvere le relazioni tra tutte le persone che li
attraversano. Nei Servizi in terra straniera il tempo a disposizione non è quotidiano, perché
gli interventi si articolano generalmente in poche ore durante la settimana. Questo poco
tempo a disposizione può apparire, ad un primo sguardo, un ostacolo insormontabile.
Ciò che caratterizza questi interventi non è solo la frammentarietà e la discontinuità dei
tempi, ma la necessità per il servizio, al fine di esistere e non aderire o confondersi con le
prassi che si incontrano, di incunearsi in tempi altri, tentando di strutturarsi per differenza.
Se il tempo ciclico, inteso come articolazione delle pratiche e dei rituali che garantiscono lo
scorrere dell’esistenza nei servizi tradizionali (comunità alloggio, centro di aggregazione
giovanile, ecc.), è strutturato attraverso criteri di somiglianza con altri luoghi sociali, in
questi servizi deve costruire, dentro ad una ritualità esistente, un’altra ritmicità e scansione
temporale.
Il tempo dell’intervento non deve, d’altro canto, chiedere ai tempi della famiglia, della
scuola, dell’azienda, ecc, di sospendere la propria ritmicità per poter esistere ed accadere.
1.3 La struttura sociale latente dei Servizi in terra straniera
Ogni servizio educativo è caratterizzato da una struttura che riguarda la forma profonda e
originaria dell’esperienza che quel luogo sociale inventa e nella quale immette. Le strutture
sono un vincolo di cui ogni realtà deve tenere conto per sussistere e deve conoscere per
governarne potenze e derive.
Abbiamo identificato per i Servizi in terra straniera tre strutture sociali latenti che, a nostro
parere, ne connotano e specificano l’offerta pedagogica identificate attraverso tre parole
chiave:
•
Entrare: l’intervento in terra straniera è caratterizzato dall’entrata in un’intimità
sociale.
•
Presentarsi:l’educatore in terra straniera è perturbatore del sistema in cui si colloca.
L’essere in relazione con le dinamiche evolutive del contesto, di cui entriamo a far
parte, sia esso naturale o professionale, comporta riflettere sull’alterità dell’educatore,
sul suo essere elemento dissonante, perturbatore, sia rispetto agli abitanti del luogo,
che in relazione al loro progetto di vita.
Ogni azione, ogni pratica introdotta interrompe una ritualità e una ciclicità esistente,
propria del contesto e riconosciuta dagli abitanti del luogo.
L’impatto perturbante di ogni azione introdotta va riconosciuto nella sua potenza e
occorre rendersene coscienti se si desidera non tanto distruggere ciò che di non
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funzionale viene messo in campo dagli utenti, ma creare uno spazio relazionale, con
il proprio utente, costruito su altre ritualità e quotidianità altrettanto riconoscibili, ma
diverse e altre da quelle attivate dagli abitanti del luogo.
•
Creare esperienze inedite: l’intervento in terra straniera trasforma temporaneamente
l’orizzonte di senso che incontra, inserendo un nuovo sistema di significati,
riconoscibili e visibili ai soggetti coinvolti.
L’educatore professionale ha il compito di creare e condividere con i propri
interlocutori un’esperienza del tutto nuova che offra inedite opportunità educative
senza dissolversi nelle realtà ospitanti (casa, scuola, strada,…).
Un servizio educativo è un luogo appositamente creato perché l’incontro tra educatori
e utenti produca un’esperienza nuova e unica.
Condividere questa esperienza, elaborandone i significati possibili per tutti gli attori
che l’attraversano, costituisce il punto di partenza e assieme di arrivo di ogni
autentica intenzionalità pedagogica. In modo particolare, per i Servizi in terra
straniera, occorre chiedersi continuamente quali pratiche e quali dispositivi si
introducono nella relazione altri da quelli che il luogo di vita produce e crea. Compito
del educatore nei Servizi in terra straniera è la creazione di un incontro in uno spazio
e in un tempo propri, in grado di rendere l’esperienza riconoscibile e altra rispetto alla
quotidianità di vita dell’utente, finalizzata ad insegnare qualcosa proprio a partire dal
fatto che ha quelle caratteristiche e quei limiti (temporali, spaziali, …).
Capitolo 2. LE FORME ORGANIZZATIVE DELL’INTERVENTO
Interrogarsi sull’assetto e la forma organizzativa predisposta dall’Ente gestore per il
governo dei Servizi in terra straniera significa identificare le forme, le strutture e gli
strumenti attivati per sostenere, accompagnare e rendere visibili le buone pratiche
dell’intervento.
Ogni presa in carico dei bisogni implica, da una parte, una riflessione attorno alle culture
sociali del territorio in cui si è immersi: quali bisogni sono valutati legittimi, quale culture
attorno ai bisogni presi in carico, quale idea di prodotto sociale ci si rappresenta e si
dichiara, di quale interesse ci si fa carico, quale percezione del prodotto sociale e quale
valore atteso nella risposta ad esso. Dall’altra occorre domandarsi quale è la forma
dell’intervento che si desidera sostenere e quali i piani della sua pubblicizzazione: cosa si
dichiara, quali forme, quali strumenti a sostegno delle scelte di valore operate.
In questa parte del manuale, dunque, verranno esplicitate le forme organizzative, le
strutture che, a nostro parere rappresentano la specificità dei servizi “in terra straniera”.
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Abbiamo identificato tre strutture di significato per noi fondanti gli interventi educativi in
terra straniera, che possono rappresentare la trama sulla quale rivedere e valorizzare
questa tipologia di servizi.
2.1 Entrare: un viaggio che porta da qualche parte; si entra a scuola a casa, nel
parchetto, nell’azienda. Si entra in un intimità sociale
I Servizi in terra straniera sono forme di intervento sociale che si rivolgono a dei bisogni,
raccolti e trattati in uno spazio di frontiera.
La zona di frontiera è un luogo di mezzo, una terra altra, diversa dagli Stati che la
circondano, non sottoposta alla sovranità di nessuno.
La frontiera rende tutti i soggetti che vi transitano stranieri; per essere temporaneamente
abitata occorre negoziare accordi bilaterali tra le parti: ogni abitante deve dichiarare gli
elementi di sovranità che chiede all’altro di attenuare o di rinunciarvi temporaneamente e
quali gli elementi della propria sovranità su cui deve cedere. La frontiera restituisce ai
soggetti una sovranità limitata, circoscritta e continuamente negoziabile.
Entrare in una terra di frontiera chiede di rinunciare a qualcosa e di delegare il proprio
potere in nome di una possibilità nuova di convivenza e di vita. Per entrare nei Servizi in
terra straniera devi cedere qualcosa, rinunciare o accantonare una parte delle tue
abitudini, usi, costumi, lingua, modo di vedere. Quale pezzo di sovranità un’organizzazione
è disposta a cedere per un buon governo dei Servizi in terra straniera? Quale regole è
disposta a modificare, sospendere o rivedere?
2.1.1
•
Le domande che guidano l’osservazione
Cosa chiedi all’altro di cedere? Regole di vita, abitudini, attività, modi di pensare,
significati. L’intervento in terra straniera non può chiedere all’altro di cedere solo una
parte del proprio tempo residuale o del proprio spazio di vita. Incontrarsi in una terra
di frontiera significa chiedere all’altro di mettere in discussione qualche sua regola di
vita quotidiana che caratterizza la sua “casa”, per permetterci di incontrarlo.
•
Cosa introduci per attivare un servizio in terra straniera? Cosa sei disposto a cedere?
Incontrare l’altro in una terra di frontiera significa mettere in discussione qualche
regola di vita quotidiana, modi di pensare, precomprensioni attorno al modo di fare
educazione che caratterizzano la propria “casa”.
•
Quali le caratteristiche del luogo dell’altro che sei disposta ad accogliere: abitudini,
usi, modo di vedere, linguaggi, significati?
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2.1.2
•
Le domande che permettono di identificare le aree di criticità
La condizione di stare in una zona di frontiera è di definire, in una continua
negoziazione, un equilibrio tra due mondi affini, ma differenti per pratiche e strutture
sociali. La disarmonia tra le due sovranità in campo pone di fronte l’intervento a rischi
e derive: assimilazione, espulsione, colonizzazione, ghettizzazione, ecc. Quali di
quelle elencate si verificano nel tuo servizio e come si intrecciano tra loro ?
•
Quali equilibri e disequilibri di potere tra i soggetti presenti nel sistema?
•
Come si presenta lo sbilancio di potere rispetto alla tipologia di servizio? Quale
rispetto alla risposta di cui ci si prende in carico (Adm, educativa di strada, educativa
scolastica, tutoring aziendale, ecc.)?
2.2 Presentarsi: con quale ruolo ci si presenta in terra straniera
Nell’immaginario collettivo l’educatore rappresenta il professionista che, all’interno dei
servizi educativi, detiene le redini del progetto, garantisce la stabilità dei percorsi che
propone agli utenti, monitora la fattibilità e la coerenza dei programmi quotidiani con gli
orizzonti di senso del servizio stesso. Una comandante, un garante, un punto di
riferimento fondamentale per riorientarsi e non perdere la direzione. In realtà spesso
l’educatore introduce problematiche perturbanti e costringe, non sempre con processi
graduali ed indolori, gli interlocutori a riguardare fortemente alle proprie modalità
relazionali e comportamentali.
Nei Servizi in terra straniera la relazione tra queste rappresentazioni di ruolo è inversa che
negli altri servizi educativi.
Il ruolo dell’educatore è un ruolo inizialmente debole, misterioso, celato da una poca
riconoscibilità all’interno del sistema e, quando inizia a manifestarsi nella sua specificità
rischia di essere riconosciuto da subito come perturbante, confusivo, impattante, poco
riconoscibile come riferimento e risorsa e spesso identificato come un “ruolo disturbante” il
precedente sistema relazionale.
L’educatore incarna il suo ruolo innanzitutto accogliendo e rielaborando la primaria
domanda di senso che gli interlocutori, padroni di casa, esplicitamente o implicitamente gli
pongono: “chi sei e cosa ti legittima a venire e a portare scompiglio?”.
È una domanda fondamentale e complessa, soprattutto quando si lavora in un luogo che
di per sé non definisce il ruolo. I rischi dell’espulsione, come elemento da rigettare, o
dell’inclusione, come soggetto da inglobare, sono derive che solo una chiara
rappresentazione di ruolo può permettere di attraversare ricomprendendone il senso alla
luce della specificità del servizio.
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2.2.1
Le domande che guidano l’osservazione
•
Cosa rende riconoscibile l’educatore come rappresentante di un servizio offerto da
un’organizzazione di fronte all’utente?
•
Cosa rende pubblico il ruolo dell’educatore?
2.2.2
Le domande che permettono di identificare le aree di criticità
L’educatore è il viaggiatore che porta con sé una propria cultura e un pezzo della cultura
dell’organizzazione, introducendo elementi di perturbazione nel sistema.
•
Quali sono le forme di tutela che l’organizzazione garantisce e affianca all’operatore
per i problemi che introduce l’intervento?
•
Quali sono le pratiche introdotte per gestire e governare la conflittualità tra mandati
differenti?
2.3 Creare esperienze inedite: un servizio in terra straniera trasforma l’orizzonte di
senso che incontra; entra in un orizzonte di senso con un nuovo significato e
lo trasforma temporaneamente.
Per percepire il potenziale educativo dei Servizi in terra straniera è necessario forzare lo
sguardo ad un cambio di prospettiva rispetto all’usuale oggetto di indagine.
2.3.1
Le domande che guidano l’osservazione
La presenza stessa dell’operatore definisce uno spazio di frontiera perché trascina i
soggetti in un luogo altrove. La novità consiste proprio nella presenza dell’estraneo che
non è un semplice ospite e non tende ad omologarsi e integrarsi nel sistema che incontra.
Le azioni, le pratiche introdotte dall’educatore segnalano ai soggetti coinvolti e al resto del
mondo, che in quel luogo accade qualcosa di altro, inusuale. Le pratiche devono essere
riconoscibili e identificative dello spazio di frontiera.
•
Quali pratiche rendono riconoscibili ai soggetti del territorio (soggetti coinvolti e
territorio) ciò che accade, vale a dire l’intervento?
•
In che modo queste pratiche si differenziano da quelle del luogo?
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2.3.2
•
Le domande che permettono di identificare le aree di criticità
Quali delle criticità sottoelencate, si riscontrano nei vostri interventi in terra straniera?
−
L’intervento educativo tende a riprodurre l’esperienza che incontra.
−
L’intervento educativo ripropone l’esperienza che incontra migliorata.
−
L’intervento educativo propone un’esperienza che risulta estranea a chi la
incontra.
CONCLUSIONI
Il presente documento è da intendersi come un working in progress.
Pone domande che produrranno risposte che permetteranno a queste pagine di porne di
nuove. In tutta evidenza questo lavoro è il prodotto di un profondo ripensamento del senso
stesso di cosa sia un “manuale”. Invece di immaginarlo come la summa di tutte le
conoscenze attorno a un determinato argomento, abbiamo provato a progettarlo e a
realizzarlo come uno strumento che serva a interrogare l’esperienza concreta per poterla
analizzare, comprendere meglio e dunque per poterla in ultima analisi consolidare,
elaborare, trasformare.
Ne consegue che questo stesso strumento non ha un rapporto unidirezionale nei confronti
dei suoi fruitori. Un manuale classico chiede di essere applicato, in tutto o in parte, da chi
ne sfoglia le pagine, questo nostro strumento, invece, chiede di essere utilizzato come una
mappa che indica un percorso lungo il quale la mappa stessa deve essere modificata.
Per questo motivo la Provincia di Lecco integrerà nei percorsi formativi dedicati ai Servizi
in terra straniera il presente manuale, perché ne costituisca lo strumento prevalente di
lavoro. Lo scopo è da una parte di offrire una stessa piattaforma concettuale e analitica
per una molteplicità possibile di destinatari, servizi e contenuti, dall’altra di costituire i
percorsi formativi come luoghi di esplorazione delle specifiche territoriali di cui questo
strumento ha bisogno per poter essere sempre più calato nella particolare esperienza dei
Servizi in terra straniera così come sono andati e andranno evolvendo, nel territorio della
provincia di Lecco.
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