(Servizi in terra straniera - il manuale
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(Servizi in terra straniera - il manuale
In condivisione con: Settore Cultura, Servizi alla Persona Servizi alla Persona EDUCARE IN LUOGHI ALTRUI Profilo di un servizio - MANUALE - A cura di: Lecco, novembre 2008 Indice A chi è rivolto Il territorio della provincia di Lecco Perché il manuale Istruzioni per l’uso CAPITOLO 1. ASSUNTI DI BASE 1.1 – Lo spazio dei Servizi in terra straniera 1.2 – Il tempo dei Servizi in terra straniera 1.3 - La struttura sociale latente dei Servizi in terra straniera CAPITOLO 2. LE FORME ORGANIZZATIVE DELL’INTERVENTO 2.1 - Entrare: si entra a scuola, a casa, nel parchetto, nell’azienda. Si entra in un intimità sociale 2.1.1 - Le domande che guidano l’osservazione 2.1.2 - Le domande che permettono di identificare le aree di criticità 2.2 - Presentarsi: con quale ruolo ci si presenta in terra straniera 2.2.1 - Le domande che guidano l’osservazione 2.2.2 - Le domande che permettono di identificare le aree di criticità 2.3 – Creare esperienze inedite: un servizio in terra straniera trasforma l’orizzonte di senso che incontra 2.3.1 - Le domande che guidano l’osservazione 2.3.2 - Le domande che permettono di identificare le aree di criticità CONCLUSIONI 2/16 A chi è rivolto Il Settore Servizi alla Persona (Ufficio formazione e aggiornamento degli operatori sociali) della Provincia di Lecco si è rivolto allo Studio Dedalo chiedendo, non un percorso formativo rivolto ai professionisti dei servizi in terra straniera, ma di provare a costruire uno strumento di indagine e analisi per le Organizzazioni e gli Enti gestori. Il manuale è uno strumento elaborato dallo Studio e si rivolge alle Organizzazioni del privato sociale o dell’Ente Pubblico del territorio della provincia di Lecco, gestori di servizi educativi in terra straniera, ovvero interventi organizzati sul territorio, che si prendono carico dei bisogni là dove questi si manifestano. Questi servizi sono fuori dai confini spazio-temporali di un centro appositamente creato per far convergere l’utenza, in luoghi naturali o appartenenti ad altri (ADM, Educativa scolastica, educativa di strada, tutoring, …). Il manuale, dunque, offre delle indicazioni di viaggio per riattraversare i territori dei Servizi in terra straniera e costruire nuove mappe in grado di elaborare i saperi e i significati da un punto di vista inusuale. La proposta è inserita nel quadro delle offerte della Provincia di Lecco, in continuità con i “Piani Formativi” previsti. Come i precedenti interventi formativi, il manuale è indirizzato a sostenere ed accompagnare l’identità e la cultura dei Servizi in terra straniera, a volte percepiti sia da chi vi opera, che da chi li osserva dall’esterno, come entità non circoscrivibili e disperse. Queste realtà si caratterizzano per una notevole agilità e mobilità sul territorio e hanno visto aumentare negli ultimi anni le aree di intervento, le tipologie di utenza e quindi anche la propria visibilità sociale. L’alterità di questi luoghi rispetto al progetto che l’operatore reca con sé pone il problema di risignificare permanentemente il bisogno sociale sul quale poggia e di interpretarne correttamente il mandato politico. Il manuale offre uno sguardo di trasversalità su queste realtà per uscire dai particolarismi dei bisogni espressi, ma definirne una specificità e delinearne confini e caratteristiche. Il territorio della provincia di Lecco La stesura del manuale è stata accompagnata e sostenuta dall’incontro con le realtà lecchesi per mettere a punto lo strumento ed introdurvi uno sguardo di specificità territoriale. 3/16 Il materiale raccolto riguarda 8 cooperative del territorio, circa 200 operatori impiegati in servizi in terra straniera, che hanno partecipato al confronto con lo Studio Dedalo, con la Provincia e con il Consorzio CONSOLIDA e collaborato, attraverso le loro riflessioni, alla definizione dello strumento del manuale. Le cooperative intervenute nella riflessione sono: • Atipica • • • • Eco 86 Il Talento L’arcobaleno La Grande Casa • • • La Linea dell’arco La Vecchia Quercia Paso L’analisi dei servizi in terra straniera presenti sul territorio della provincia di Lecco ha evidenziato su più piani la difficoltà di prendersi carico di bisogni specifici e particolari là dove sorgono e si esprimono, senza dissolversi nella complessità sociale dei luoghi attraversati. La fatica degli operatori che entrano nella casa altrui riguarda la possibilità di creare un proprio spazio educativo, distinguendolo dagli spazi operativi e dalla progettualità di una famiglia, di una scuola, di una strada, ecc. La fatica, invece, delle organizzazioni è quella di assegnare un peso a questi servizi sia al proprio interno, che nella negoziazione con territorio e committenza, con il rischio di non pesare e non incidere nella trasformazione della domanda e dei bisogni di cui si prendono carico. Gli enti gestori restituiscono un’immagine di fragilità e frammentazione di questi interventi sia su un piano di sostenibilità economica, che riguardo ad una cultura di governo condivisa. Il confronto con le organizzazioni ha reso evidente, trasversalmente, la difficoltà per chi gestisce di costruire reali “terre di frontiera” in cu negoziare accordi bilaterali tra i vari portatori di interesse presenti nel sistema: mandato istituzionale, mandato organizzativo, mandato pedagogico, ecc. Spesso l’ente gestore si appiattisce sul bisogno espresso dall’altro (committente o mandato istituzionale), senza operare una trasformazione e una rielaborazione della domanda, mostrando, dunque, come necessaria per la presa in carico del bisogno la negoziazione di interessi e sovranità di cui ognuno è portatore. Cosa chiedo al mandato istituzionale di cedere o trasformare per permettere al mandato pedagogico di interpretare il bisogno e di metterlo in relazione alla specificità dell’offerta? Quale spazio chiedo di cedere per permettermi, come organizzazione, di ritagliarmi uno spazio di governo? 4/16 La frammentazione è, in primo luogo, un’operazione interna al sistema: ogni cooperativa, ogni educatore, si percepisce “solo”, scarsamente in grado di incidere in un sistema forte e sovrano. Ogni ente gestore non si percepisce come massa critica nel rapporto con il sistema territoriale; fatica a comprendere e prendere atto della propria responsabilità e possibilità di direzionare e incidere sul mutamento nell’approccio a questi servizi. Una visione ristretta della propria azione non permette di guardare al sistema nella sua totalità e complessità alla ricerca dei nessi culturali esistenti tra le singole pratiche, identificando una specificità delle organizzazioni del territorio della provincia di Lecco nelle azioni di governo attivate. Il Consorzio CONSOLIDA costituisce massa critica nel territorio lecchese, non solo per il numero degli educatori che operano nei servizi in terra straniera, ma per la possibilità di creare connessioni a partire dalle azioni messe in campo. Le Cooperative appartenenti al Consorzio possono e devono mostrare il proprio “peso” nel governo di questi servizi per non essere sostituiti da altri colonizzatori. Il manuale può costituire un primo luogo di incontro e un territorio in grado di accomunare i diversi gestori non tanto sotto un’appartenenza organizzativa, ma attorno ad un comune riferimento culturale verso cui direzionare lo sguardo, un orizzonte comune a cui tendere. Perché il manuale Lo Studio Dedalo, che non eroga solo interventi formativi a vari livelli, ma si è sempre posto come soggetto partecipe all’evoluzione culturale nel mondo dell’educazione, è sempre attento a ciò che accade sul piano delle pratiche educative, della produzione di pensiero attorno a queste pratiche e riguardo alle forme organizzative attivate per la gestione dei problemi sociali. In particolar modo, relativamente ai Servizi in terra straniera ha, negli anni, affinato il proprio sguardo e oggi la prospettiva di ricerca che lo Studio propone non è centrata sulla tipologia dei destinatari (minori disagiati, stranieri, adulti con difficoltà…), o sul bisogno sociale preso in carico, ma sulla definizione dei confini di ruolo dell’educatore e la forma organizzativa che ogni ente gestore impiega in questi servizi. Il manuale è stato strutturato al fine di permettere agli Enti gestori tre diverse modalità di utilizzo. 1. Come strumento di cui l’organizzazione si dota al fine di: • introdurre uno sguardo trasversale sui Servizi in terra straniera, vale a dire un punto di vista altro sull’eterogeneità di queste offerte per raccogliere e costruire • conoscenze nuove; definire bisogni formativi evoluti nell’ambito di questi servizi; 5/16 2. 3. • • costruire uno strumento di autovalutazione e di riprogettazione dei servizi; sperimentare uno strumento di analisi e lettura dei Servizi in terra straniera al • fine di rendere pubblico e visibile questa tipologia di presa in carico dei bisogni territoriali, attraverso una selezione delle tematiche e dei problemi ricorrenti che definiscono culture e forme organizzative; indagare e monitorare gli assetti organizzativi adottati al fine di migliorare il governo di un’offerta sempre più eterogenea e in aumento. Come strumento al fine di ritessere un rapporto con i “Piani Formativi” della Provincia di Lecco. L’elaborazione dei prossimi interventi formativi rivolti agli operatori dei Servizi in terra straniera possono e devono passare attraverso questo manuale. Come strumento per restituire al territorio e alla Provincia una maggiore conoscenza dei Servizi in terra straniera e dei bisogni a cui vanno incontro. Istruzioni per l’uso La struttura del manuale guida il lettore in un progressivo avvicinamento allo strumento e alla conoscenza delle coordinate di significato che caratterizzano la prospettiva di ricerca introdotta. Nella premessa vengono indicati possibili fruitori e ambiti di utilizzo dello strumento: crediamo che il manuale più che un biglietto di sola andata per un viaggio, con indicazioni di mete, costi e mezzi, coincida, piuttosto, con il viaggio stesso e offra mappe e bussole per costruire percorsi diversi e individualizzati. Ogni organizzazione, infatti, può fare un uso proprio dello strumento, ma soprattutto, può ritenerlo un’opportunità per costruire possibilità e luoghi di riflessione e pensiero tra interlocutori diversi: • operatori e utenti; • responsabili cooperativa (progettazione servizi; sviluppo risorse umane; d’area; …) e operatori; • dirigenti cooperativa (contatto clienti, responsabili, …) e committenza. Come ogni mappa, la prima parte del manuale, indica le prospettive, gli orizzonti a cui lo sguardo del lettore deve indirizzarsi per poter intraprendere il viaggio. Il manuale guiderà il lettore attraverso la dimensione dello spazio, del tempo e della specificità pedagogica dell’offerta nei servizi in terra straniera. Lo spazio è innanzitutto luogo, abitazione, spazio dell’altro. L’incontro tra educatore e utente implica una direzione: dal servizio di appartenenza dell’operatore al luogo di vita dell’utente. Il tempo è competenza dell’educatore che sa tenere insieme i diversi orizzonti temporali: il passato, la sua storia, il presente, il qui ed ora della relazione, ma anche l’orizzonte del presente più ampio, il futuro. Il tempo futuro è insito nel progetto come 6/16 propensione verso un cambiamento, verso un tempo che potrà essere diverso da quello attuale. Il luogo parla di un’esperienza che già esiste e dalla quale l’educatore non deve farsi fagocitare, vicariando una serie di funzioni parentali o adulte, o confondendosi con professionalità diverse dalle proprie, se non addirittura costituendosi come il loro braccio operativo. L’educatore introduce un’esperienza nuova, inedita, una direzione intenzionale come in ogni attraversamento pedagogico. Nella seconda parte il lettore (organizzazione) verrà accompagnato ad una riflessione sull’assetto e la forma organizzativa predisposta per il governo dei Servizi in terra straniera, identificando forme, strutture e strumenti attivati per sostenere, accompagnare e rendere visibili le buone pratiche dell’intervento. Il manuale permette a tutti i soggetti convocati nel governo dei servizi in terra straniera di riflettere attorno ai nessi tra bisogni di cui si prendono carico e possibilità di elaborare e interpretare quei bisogni. Capitolo 1. ASSUNTI DI BASE Costruire un compendio in grado di riattraversare ed esplorare i Servizi in terra straniera significa, primariamente, sottolineare la potenza di uno sguardo che tiene insieme servizi eterogenei, che abitualmente non vengono considerati connessi, al fine di cogliere una struttura comune. Questa prospettiva, anche se inusuale, non è un esercizio accademico, ma una possibilità reale di gestire e governare servizi diversi tra loro, ma con problemi comuni che si riescono a cogliere proprio guardandoli trasversalmente. Le Organizzazioni spesso, disperdono le loro energie in questi servizi, rincorrendo utenti ed operatori al fine di costruire un quadro di insieme utile alla presa in carico di questi bisogni. Per trattenerne la specificità e l’eterogeneità delle diverse declinazioni che questi servizi assumono, ma anche i confini e le continuità degli interventi, significa, primariamente, rendere visibili i principi e i significati sui quali la nuova mappa poggia. Le coordinate indicate di seguito rappresentano una sorta di trama a partire dalla quale, gradualmente, osservare da un’altra prospettiva queste realtà, descriverle e raccogliere nuove conoscenze attorno alla specificità sociale e pedagogica offerta da ogni organizzazione. 1.1 Lo spazio dei Servizi in terra straniera Cos’è un luogo? Uno spazio che ha una identità precisa, definito da un passato riconoscibile che lo rende significativo e ne segna le relazioni interpersonali. 7/16 Gli spazi del nostro vivere sociale possono essere contemporaneamente zona di sosta e zona di transito ed essere abitati in modi e con finalità differenti. Lo spazio può essere abitato come una nicchia, dunque come un luogo della sosta senza transito, dunque della permanenza. In questa accezione gli educatori dei Servizi in terra straniera tendono a trasformare un’aula scolastica, una panchina in un giardino pubblico, la camera del minore in una casa, in luoghi nicchia da cui è faticoso uscire. La relazione educativa viene relegata a risiedere in questo spazio protetto dalle mura invisibili, ma massicce e fortificate, delle paure dell’educatore e dell’utente. La nicchia crea una scissione stretta tra il dentro ed i fuori, e questi confini così netti trasformano la relazione nel luogo del segreto e dell’immobilità. Lo spazio può anche essere caratterizzato da un transito perenne. Entriamo in un luogo, usufruiamo di ciò che mette a disposizione e transitiamo velocemente verso il luogo successivo senza lasciare traccia e senza che ci rimanga una traccia. I luoghi, in questa accezione, non sono spazi per esperire, ma contenitori da usare. Gli spazi che incontriamo possono essere altrimenti suddivisi in luoghi e non-luoghi : i primi reali o antropologici, i luoghi identitari, della relazione e della memoria (la casa, la piazza, un quartiere …); i secondi, appartenenti alla modernità, in cui l’interazione è strumentale e contrattuale (vedi centri commerciale, banche, ecc), luoghi artificiali, sradicati dal contesto delle relazioni organiche che si perpetuano nel tempo, spesso caratterizzati dal transito, vedi autostrade, stazioni ferroviarie, air terminal, ecc. Nella nostra quotidianità, ormai l’attraversamento dei non luoghi è molto più frequente che la sosta nei luoghi, inoltre queste due dimensioni si snodano frequentemente in modo parallelo, senza compenetrarsi reciprocamente. I Servizi in terra straniera si pongono al crocevia tra luoghi e non luoghi, dei primi hanno la vocazione a creare identità, cultura e memoria, dei secondi il carattere di provvisorietà, di transito e di artificialità. Se vuole mantenere la sua identità, per l’educatore, segnare il confine è una necessità, perché senza distinzione non c’è identità, non c’è forma, non c’è individualità e non c’è nemmeno una reale esistenza, perché essa è risucchiata nell’informe e nell’indistinto. Questo posizionamento permette d’instaurare una dialettica tra linguaggi e stili di cui sono portatori i luoghi ed i non luoghi, i luoghi di transito e di sosta, creando una cultura mista ed originale, ossia non semplicemente riducibile alle culture di provenienza. Un luogo, dunque, di frontiera. La frontiera costituisce una realtà di contorni e lineamenti, costituisce l’identità personale, collettiva e culturale di un ruolo e di un servizio. I Servizi in terra straniera possono, infatti, più che essere identificate come terre confinate, rappresentare un territorio di frontiera, inteso non come linea di demarcazione, come territorio ai margini, ma come un luogo della diversità. La frontiera è il luogo situato di fronte, ciò che guarda l’altro da sé, abitato da ruoli differenti, da bisogni e sistemi di valori 8/16 diversi costretti a trovare un modus vivendi, un'accettazione reciproca per poter sostare, in un tempo circoscritto e in uno spazio confinato, e condividere un’esperienza di frontiera. Nei Servizi in terra straniera lo spazio dell’intervento è estraneo al progetto dell’educatore ed è territorio di vita dell’utente. Lo spazio della relazione si definisce come luogo fisico, geografico e sociale entro cui la relazione si costruisce. L’oggetto pedagogico specifico di cui ci si occupa rende specifico anche il luogo del trattamento e ne definisce i confini. In una comunità, in un centro di aggregazione giovanile, l’operatore accoglie l’utente in un luogo proprio, la propria casa, fatto di regole, tempi e modalità per entrare e per sostare. Cosa accade quando la casa è di altri, ed è l’educatore che deve sottostare a regole, tempi e modalità definiti dai padroni di casa per poter entrarvi e sostare? I confini, come la pelle, determinano il dentro dal fuori, ma nei Servizi in terra straniera non sono così definibili a priori, sono più individuati dalla relazione, che dall’ambiente. Gli interventi in terra straniera si rivolgono a dei bisogni individuali, raccolti e trattati in loco: casa, strada, azienda, scuola, ecc. Tali interventi non vengono fatti convergere in un luogo appositamente creato per il loro trattamento. Non avendo, dunque, un luogo e uno spazio concretamente riconoscibili, richiedono una definizione più puntuale del dispositivo simbolico attivato nell’incontro con l’utente e con il suo spazio di vita. Tali servizi, privi di spazi fisici appositamente creati per l’incontro con i destinatari, visitano e interrogano, chiedendo ospitalità, luoghi molto diversi tra loro. Sia che appartengano alla sfera dell’informale (la casa, il cortile, il giardinetto), che a quella istituzionale (la scuola, aziende), questi luoghi hanno in comune la caratteristica di avere padroni di casa che poco o nulla hanno a che fare con il progetto dell’educatore. 1.2 Il tempo dei Servizi in terra straniera Il tempo è un oggetto di costruzione sociale della realtà; possiamo distinguere fra tempo naturale, tempo individuale e tempo sociale. Noi abbiamo da un lato il tempo naturale che è il tempo delle ere geologiche, che è il tempo cosmico, che è il tempo astronomico, che è forse l'aspetto più immediato in tutte le culture. Dall’altro abbiamo come espressione di tutte le esperienze umane, una percezione di tempo individuale, il tempo come esperienza della finitezza umana, il tempo come espressione di un attributo fondamentale, condizione fondamentale della vita di ciascun uomo, di ciascuna essere, di ciascuna persona. In ultima analisi abbiamo il tempo sociale che può essere proprio il ponte fra questo tempo naturale, ultralungo, da un lato e dall'altro lato questo tempo finito, limitato, piccolo, il tempo della vita di un uomo sulla terra, che per quanto possa essere lungo non può superare alcune decine di anni. Ecco quindi che il tempo sociale può essere ritenuto l'elemento che unisce, il trait d'union fra questo tempo cosmico ultralungo, che è un tempo sostanzialmente quantitativo, e questo tempo finito, limitato, connotato invece da elementi qualitativi, che è il tempo individuale, il tempo della vita individuale. 9/16 Il tempo è lo strumento tramite il quale l’uomo organizza la propria sopravvivenza, pertanto, è il tempo dello svolgimento delle pratiche quotidiane e di tutti quei rituali fondamentali a garantire lo scorrere dell’esistenza. Ogni situazione sociale, famiglia, scuola, luogo di lavoro si struttura attraverso un proprio tempo ciclico che gli da una forma differente rispetto agli altri e riconoscibile grazie alla sua specificità. Rompere questo tempo ciclico significa cambiare non solo il tempo, ma anche la forma, infatti, la ciclicità dona uniformità agli eventi, li rende riconoscibili grazie al fatto che organizza le loro diversità in un’unica forma, comprensibile agli sguardi di chi abita quel contesto, ma anche di chi lo attraversa soltanto. Alterare la ciclicità significa alterare la forma e la crisi che momentaneamente si apre può ricomporsi nel momento in cui s’introduce una nuova ciclicità e dunque una nuova forma. Gli interventi in terra straniera richiedono due piani di azione contemporanei nei confronti del tema della temporalità: occorre, da un lato, pensare ad un tempo che contiene l’intervento con della caratteristiche proprie; dall’altro, è necessario ricostruire una struttura dinamica del tempo, una ciclicità che si definisce per differenza con i tempi in cui si inserisce. Riguardo al tempo come contenitore di una relazione, come uno spazio in cui fare accadere qualcosa, spesso alcune derive accompagnano questi servizi. Il tempo offerto in questi servizi può assumere forme differenti, ma poco creative e limitate in termini di possibilità: • il tempo dell’intervento come luogo dell’evasione (da una famiglia problematica, da relazioni a rischio, da un luogo di sofferenza, ecc.), dilatando a dismisura il tempo della relazione individualizzata, fuori dal contesto in cui ci si trova ad operare. Il tempo per fare tutte quelle cose che non sono fatte nel mondo vitale naturale, sociale ed istituzionale. • • Il tempo dell’intervento come luogo della sostituzione e del riempimento dei vuoti. La sostituzione in campo educativo può essere solo temporanea e quando termina, può lasciare, in eredità, un carico d’attese destinato a naufragare miseramente di fronte al divario relazionale proposto da coloro che di quelle attese dovrebbero farsi carico. Un tempo per fare ciò che non è stato fatto da coloro che presidiano i mondi di vita, o farlo meglio, pertanto, essere più attenti, più accudenti, più capaci d’ascolto, ecc. Il tempo dell’intervento come spazio residuale di vita dell’utente. L’intervento si situa a sostegno, riempimento, copertura, di un tempo vuoto di significati e di possibilità. Il tempo che resta, per non invadere e non perturbare un sistema di vita. Nei Servizi in terra straniera il tempo dell’intervento è estraneo al progetto dell’educatore ed è tempo di vita dell’utente. Strutturare il tempo per qualsiasi servizio, così come per qualsiasi soggetto significa costruire il proprio rapporto con il mondo, con il proprio ambiente interno ed esterno. 10/16 In altre parole, i servizi educativi hanno la possibilità di scegliere o meglio l’impossibilità di non farlo, come gestire la scansione del tempo al loro interno, non solo per permettere alle cose di accadere, ma soprattutto, per far evolvere le relazioni tra tutte le persone che li attraversano. Nei Servizi in terra straniera il tempo a disposizione non è quotidiano, perché gli interventi si articolano generalmente in poche ore durante la settimana. Questo poco tempo a disposizione può apparire, ad un primo sguardo, un ostacolo insormontabile. Ciò che caratterizza questi interventi non è solo la frammentarietà e la discontinuità dei tempi, ma la necessità per il servizio, al fine di esistere e non aderire o confondersi con le prassi che si incontrano, di incunearsi in tempi altri, tentando di strutturarsi per differenza. Se il tempo ciclico, inteso come articolazione delle pratiche e dei rituali che garantiscono lo scorrere dell’esistenza nei servizi tradizionali (comunità alloggio, centro di aggregazione giovanile, ecc.), è strutturato attraverso criteri di somiglianza con altri luoghi sociali, in questi servizi deve costruire, dentro ad una ritualità esistente, un’altra ritmicità e scansione temporale. Il tempo dell’intervento non deve, d’altro canto, chiedere ai tempi della famiglia, della scuola, dell’azienda, ecc, di sospendere la propria ritmicità per poter esistere ed accadere. 1.3 La struttura sociale latente dei Servizi in terra straniera Ogni servizio educativo è caratterizzato da una struttura che riguarda la forma profonda e originaria dell’esperienza che quel luogo sociale inventa e nella quale immette. Le strutture sono un vincolo di cui ogni realtà deve tenere conto per sussistere e deve conoscere per governarne potenze e derive. Abbiamo identificato per i Servizi in terra straniera tre strutture sociali latenti che, a nostro parere, ne connotano e specificano l’offerta pedagogica identificate attraverso tre parole chiave: • Entrare: l’intervento in terra straniera è caratterizzato dall’entrata in un’intimità sociale. • Presentarsi:l’educatore in terra straniera è perturbatore del sistema in cui si colloca. L’essere in relazione con le dinamiche evolutive del contesto, di cui entriamo a far parte, sia esso naturale o professionale, comporta riflettere sull’alterità dell’educatore, sul suo essere elemento dissonante, perturbatore, sia rispetto agli abitanti del luogo, che in relazione al loro progetto di vita. Ogni azione, ogni pratica introdotta interrompe una ritualità e una ciclicità esistente, propria del contesto e riconosciuta dagli abitanti del luogo. L’impatto perturbante di ogni azione introdotta va riconosciuto nella sua potenza e occorre rendersene coscienti se si desidera non tanto distruggere ciò che di non 11/16 funzionale viene messo in campo dagli utenti, ma creare uno spazio relazionale, con il proprio utente, costruito su altre ritualità e quotidianità altrettanto riconoscibili, ma diverse e altre da quelle attivate dagli abitanti del luogo. • Creare esperienze inedite: l’intervento in terra straniera trasforma temporaneamente l’orizzonte di senso che incontra, inserendo un nuovo sistema di significati, riconoscibili e visibili ai soggetti coinvolti. L’educatore professionale ha il compito di creare e condividere con i propri interlocutori un’esperienza del tutto nuova che offra inedite opportunità educative senza dissolversi nelle realtà ospitanti (casa, scuola, strada,…). Un servizio educativo è un luogo appositamente creato perché l’incontro tra educatori e utenti produca un’esperienza nuova e unica. Condividere questa esperienza, elaborandone i significati possibili per tutti gli attori che l’attraversano, costituisce il punto di partenza e assieme di arrivo di ogni autentica intenzionalità pedagogica. In modo particolare, per i Servizi in terra straniera, occorre chiedersi continuamente quali pratiche e quali dispositivi si introducono nella relazione altri da quelli che il luogo di vita produce e crea. Compito del educatore nei Servizi in terra straniera è la creazione di un incontro in uno spazio e in un tempo propri, in grado di rendere l’esperienza riconoscibile e altra rispetto alla quotidianità di vita dell’utente, finalizzata ad insegnare qualcosa proprio a partire dal fatto che ha quelle caratteristiche e quei limiti (temporali, spaziali, …). Capitolo 2. LE FORME ORGANIZZATIVE DELL’INTERVENTO Interrogarsi sull’assetto e la forma organizzativa predisposta dall’Ente gestore per il governo dei Servizi in terra straniera significa identificare le forme, le strutture e gli strumenti attivati per sostenere, accompagnare e rendere visibili le buone pratiche dell’intervento. Ogni presa in carico dei bisogni implica, da una parte, una riflessione attorno alle culture sociali del territorio in cui si è immersi: quali bisogni sono valutati legittimi, quale culture attorno ai bisogni presi in carico, quale idea di prodotto sociale ci si rappresenta e si dichiara, di quale interesse ci si fa carico, quale percezione del prodotto sociale e quale valore atteso nella risposta ad esso. Dall’altra occorre domandarsi quale è la forma dell’intervento che si desidera sostenere e quali i piani della sua pubblicizzazione: cosa si dichiara, quali forme, quali strumenti a sostegno delle scelte di valore operate. In questa parte del manuale, dunque, verranno esplicitate le forme organizzative, le strutture che, a nostro parere rappresentano la specificità dei servizi “in terra straniera”. 12/16 Abbiamo identificato tre strutture di significato per noi fondanti gli interventi educativi in terra straniera, che possono rappresentare la trama sulla quale rivedere e valorizzare questa tipologia di servizi. 2.1 Entrare: un viaggio che porta da qualche parte; si entra a scuola a casa, nel parchetto, nell’azienda. Si entra in un intimità sociale I Servizi in terra straniera sono forme di intervento sociale che si rivolgono a dei bisogni, raccolti e trattati in uno spazio di frontiera. La zona di frontiera è un luogo di mezzo, una terra altra, diversa dagli Stati che la circondano, non sottoposta alla sovranità di nessuno. La frontiera rende tutti i soggetti che vi transitano stranieri; per essere temporaneamente abitata occorre negoziare accordi bilaterali tra le parti: ogni abitante deve dichiarare gli elementi di sovranità che chiede all’altro di attenuare o di rinunciarvi temporaneamente e quali gli elementi della propria sovranità su cui deve cedere. La frontiera restituisce ai soggetti una sovranità limitata, circoscritta e continuamente negoziabile. Entrare in una terra di frontiera chiede di rinunciare a qualcosa e di delegare il proprio potere in nome di una possibilità nuova di convivenza e di vita. Per entrare nei Servizi in terra straniera devi cedere qualcosa, rinunciare o accantonare una parte delle tue abitudini, usi, costumi, lingua, modo di vedere. Quale pezzo di sovranità un’organizzazione è disposta a cedere per un buon governo dei Servizi in terra straniera? Quale regole è disposta a modificare, sospendere o rivedere? 2.1.1 • Le domande che guidano l’osservazione Cosa chiedi all’altro di cedere? Regole di vita, abitudini, attività, modi di pensare, significati. L’intervento in terra straniera non può chiedere all’altro di cedere solo una parte del proprio tempo residuale o del proprio spazio di vita. Incontrarsi in una terra di frontiera significa chiedere all’altro di mettere in discussione qualche sua regola di vita quotidiana che caratterizza la sua “casa”, per permetterci di incontrarlo. • Cosa introduci per attivare un servizio in terra straniera? Cosa sei disposto a cedere? Incontrare l’altro in una terra di frontiera significa mettere in discussione qualche regola di vita quotidiana, modi di pensare, precomprensioni attorno al modo di fare educazione che caratterizzano la propria “casa”. • Quali le caratteristiche del luogo dell’altro che sei disposta ad accogliere: abitudini, usi, modo di vedere, linguaggi, significati? 13/16 2.1.2 • Le domande che permettono di identificare le aree di criticità La condizione di stare in una zona di frontiera è di definire, in una continua negoziazione, un equilibrio tra due mondi affini, ma differenti per pratiche e strutture sociali. La disarmonia tra le due sovranità in campo pone di fronte l’intervento a rischi e derive: assimilazione, espulsione, colonizzazione, ghettizzazione, ecc. Quali di quelle elencate si verificano nel tuo servizio e come si intrecciano tra loro ? • Quali equilibri e disequilibri di potere tra i soggetti presenti nel sistema? • Come si presenta lo sbilancio di potere rispetto alla tipologia di servizio? Quale rispetto alla risposta di cui ci si prende in carico (Adm, educativa di strada, educativa scolastica, tutoring aziendale, ecc.)? 2.2 Presentarsi: con quale ruolo ci si presenta in terra straniera Nell’immaginario collettivo l’educatore rappresenta il professionista che, all’interno dei servizi educativi, detiene le redini del progetto, garantisce la stabilità dei percorsi che propone agli utenti, monitora la fattibilità e la coerenza dei programmi quotidiani con gli orizzonti di senso del servizio stesso. Una comandante, un garante, un punto di riferimento fondamentale per riorientarsi e non perdere la direzione. In realtà spesso l’educatore introduce problematiche perturbanti e costringe, non sempre con processi graduali ed indolori, gli interlocutori a riguardare fortemente alle proprie modalità relazionali e comportamentali. Nei Servizi in terra straniera la relazione tra queste rappresentazioni di ruolo è inversa che negli altri servizi educativi. Il ruolo dell’educatore è un ruolo inizialmente debole, misterioso, celato da una poca riconoscibilità all’interno del sistema e, quando inizia a manifestarsi nella sua specificità rischia di essere riconosciuto da subito come perturbante, confusivo, impattante, poco riconoscibile come riferimento e risorsa e spesso identificato come un “ruolo disturbante” il precedente sistema relazionale. L’educatore incarna il suo ruolo innanzitutto accogliendo e rielaborando la primaria domanda di senso che gli interlocutori, padroni di casa, esplicitamente o implicitamente gli pongono: “chi sei e cosa ti legittima a venire e a portare scompiglio?”. È una domanda fondamentale e complessa, soprattutto quando si lavora in un luogo che di per sé non definisce il ruolo. I rischi dell’espulsione, come elemento da rigettare, o dell’inclusione, come soggetto da inglobare, sono derive che solo una chiara rappresentazione di ruolo può permettere di attraversare ricomprendendone il senso alla luce della specificità del servizio. 14/16 2.2.1 Le domande che guidano l’osservazione • Cosa rende riconoscibile l’educatore come rappresentante di un servizio offerto da un’organizzazione di fronte all’utente? • Cosa rende pubblico il ruolo dell’educatore? 2.2.2 Le domande che permettono di identificare le aree di criticità L’educatore è il viaggiatore che porta con sé una propria cultura e un pezzo della cultura dell’organizzazione, introducendo elementi di perturbazione nel sistema. • Quali sono le forme di tutela che l’organizzazione garantisce e affianca all’operatore per i problemi che introduce l’intervento? • Quali sono le pratiche introdotte per gestire e governare la conflittualità tra mandati differenti? 2.3 Creare esperienze inedite: un servizio in terra straniera trasforma l’orizzonte di senso che incontra; entra in un orizzonte di senso con un nuovo significato e lo trasforma temporaneamente. Per percepire il potenziale educativo dei Servizi in terra straniera è necessario forzare lo sguardo ad un cambio di prospettiva rispetto all’usuale oggetto di indagine. 2.3.1 Le domande che guidano l’osservazione La presenza stessa dell’operatore definisce uno spazio di frontiera perché trascina i soggetti in un luogo altrove. La novità consiste proprio nella presenza dell’estraneo che non è un semplice ospite e non tende ad omologarsi e integrarsi nel sistema che incontra. Le azioni, le pratiche introdotte dall’educatore segnalano ai soggetti coinvolti e al resto del mondo, che in quel luogo accade qualcosa di altro, inusuale. Le pratiche devono essere riconoscibili e identificative dello spazio di frontiera. • Quali pratiche rendono riconoscibili ai soggetti del territorio (soggetti coinvolti e territorio) ciò che accade, vale a dire l’intervento? • In che modo queste pratiche si differenziano da quelle del luogo? 15/16 2.3.2 • Le domande che permettono di identificare le aree di criticità Quali delle criticità sottoelencate, si riscontrano nei vostri interventi in terra straniera? − L’intervento educativo tende a riprodurre l’esperienza che incontra. − L’intervento educativo ripropone l’esperienza che incontra migliorata. − L’intervento educativo propone un’esperienza che risulta estranea a chi la incontra. CONCLUSIONI Il presente documento è da intendersi come un working in progress. Pone domande che produrranno risposte che permetteranno a queste pagine di porne di nuove. In tutta evidenza questo lavoro è il prodotto di un profondo ripensamento del senso stesso di cosa sia un “manuale”. Invece di immaginarlo come la summa di tutte le conoscenze attorno a un determinato argomento, abbiamo provato a progettarlo e a realizzarlo come uno strumento che serva a interrogare l’esperienza concreta per poterla analizzare, comprendere meglio e dunque per poterla in ultima analisi consolidare, elaborare, trasformare. Ne consegue che questo stesso strumento non ha un rapporto unidirezionale nei confronti dei suoi fruitori. Un manuale classico chiede di essere applicato, in tutto o in parte, da chi ne sfoglia le pagine, questo nostro strumento, invece, chiede di essere utilizzato come una mappa che indica un percorso lungo il quale la mappa stessa deve essere modificata. Per questo motivo la Provincia di Lecco integrerà nei percorsi formativi dedicati ai Servizi in terra straniera il presente manuale, perché ne costituisca lo strumento prevalente di lavoro. Lo scopo è da una parte di offrire una stessa piattaforma concettuale e analitica per una molteplicità possibile di destinatari, servizi e contenuti, dall’altra di costituire i percorsi formativi come luoghi di esplorazione delle specifiche territoriali di cui questo strumento ha bisogno per poter essere sempre più calato nella particolare esperienza dei Servizi in terra straniera così come sono andati e andranno evolvendo, nel territorio della provincia di Lecco. 16/16