acerie? Bolle e verità

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acerie? Bolle e verità
Bolle e verità
di Silvano Toppi
su questo numero
di Daniele Fontana
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Bolle e verità
Alla roulette del mercato
immobiliare
Paradiso effervescente
Bolla come dissipazione
Accidenti
Al di là degli anniversari,
i miei chiodi fissi
Oltre gli steccati ideologici
Votazioni federali del 13.2
Nel cuore della rosa (2)
Fuori! Via le armi dalle case
Un discorso non ancora
chiuso
Data di nascita:
7 febbraio 1971
In levare
Di metodi, numeri e persone
Anno nuovo, vecchia lista
Terramatta
Occhiovigile
Lara e il vello d’oro
I gioielli della TSI
Lo Ior e l’odor di zolfo
Il tema di Lara: via col vento
Fumetto
Rapporto confidenziale
L’ultima
Poche cose, nella loro materiale umanità, sono così cariche di significati e
d’importanza quanto lo è un’abitazione.
Tra quelle mura, sotto quei tetti, ci
sentiamo, o dovremmo sentirci, al riparo, protetti, isolati nel nostro necessario convivere. Al tempo stesso però,
e certamente proprio per questo,
quelle mura e quei tetti sono merce
preziosa sui mercati dell’economia e
anche sulle bancarelle della speculazione. In certi periodi più di altri. E
oggi stiamo proprio vivendo uno di
quei ‘certi periodi’.
Tutti gli indicatori lo stanno mostrando. C’è un nuovo boom nel settore edilizio. Nuove abitazioni, nuove
(e vecchie) imprese edili al lavoro,
nuove migrazioni (dall’estero, ma
anche interne), nuovi calcoli (tra gli
elevati costi degli affitti e i bassissimi
tassi ipotecari) e nuovi valori (l’immobiliare sta gonfiandosi in una possibile
bolla speculativa).
Tutto ciò è figlio di una precisa, mutata realtà socioeconomica, ma sta
anche prefigurando il futuro di un’altra. E la paura che essa non sia per
nulla piacevole ci sta tutta.
Cominciamo col dire che tutto questo
fermento edilizio sta dando un altro
brutto colpo allo snaturamento del nostro paesaggio. La ricerca spasmodica, e a colpi di milioni di franchi, di
incantevoli panorami sta rendendo orride le scenografie su cui si innestano
quegli stessi panorami. L’occasione di
realizzare cospicui guadagni porta poi
all’edificazione anche di terreni rimasti per anni negletti perché poco o
nulla interessanti.
In questa grande fiera dell’immobiliare in molti stanno trovando (o cercando) il proprio interesse. Gli
imprenditori del settore in primis, ovviamente. E poi gli istituti di credito,
che cercano nella ‘solidità’ del mattone un rifugio dalle tempeste dei
mercati finanziari. Le grandi ric-
economia
editoriale
Costruire macerie?
Bolla immobiliare sì, bolla immobiliare possibile, bolla immobiliare no. Tre posizioni che
ruotano attorno a un tema che suscita comunque preoccupazione. Per il semplice motivo che
il detonatore della crisi da cui non siamo ancora usciti è proprio stata una bolla immobiliare o per l’immancabile commento che si
sente attorno: “allora, non abbiamo proprio
imparato niente”?
chezze, indigene ed estere, che nell’ombra di questi nuovi tetti reperiscono comodi e funzionali impieghi
per i loro capitali, sovente non proprio
limpidi (dall’evasione fiscale al riciclaggio, il canale dell’immobiliare ha
sempre veicolato masse di liquidi in
cerca di scorrimento). Ma anche tutta
una schiera di attori ‘minori’, che
nella nuova stagione della corsa all’oro cercano ognuno la propria pepita. E così eccoti nascere gli
‘agenti-intermediari-do-it’ della compravendita, che con qualche colpo ben
piazzato nel nuovo ‘gioco dell’aeroplano’ possono farsi un discreto gruzzolo (basta non restare con le carte in
mano agli ultimi giri di giostra). Ecco
spuntare un florilegio di nuove imprese edili, di qua e di là della frontiera, pronte a partecipare al lauto
banchetto della costruzione (che ne
sarebbe però di molte di loro in caso
d’improvvisa brusca frenata del mercato immobiliare?). Ed ecco non pochi
ticinesi rispolverare l’antica, vituperata abitudine di vendersi le proprie
risorse, la propria terra. Anche allo
straniero. Alla faccia dei proclami
identitari tanto comodi in altre situazioni.
Il rischio forse più grande è però caricato sulle spalle del numero sempre
crescente di inquilini che, spinti soprattutto dall’impressionante rapporto tra gli attuali costi per l’affitto e
quelli per i mutui ipotecari, scelgono
di diventare proprietari dell’abitazione in cui vivono. Quel calcolo è fatto
sovente sul tagliente rasoio della
messa in gioco dei propri risparmi,
del proprio capitale pensionistico e, in
definitiva, del proprio futuro.
Tutta la struttura è in forte tensione.
La paura è che possa collassare. Alla
politica si chiede quindi il coraggio di
mettere in campo correttivi e soluzioni
in tempo utile. Per evitare che oggi si
vadano costruendo le macerie di domani.
Dove sta il pericolo? In due fatti. Il
primo: nella politica monetaria (ed è
la contraddizione in cui si trova la
Banca Nazionale) che, volendo far
uscire l’economia dalla crisi o volendo
contrastare la guerra dei cambi, aumenta la massa monetaria in circolazione e tiene così basso il costo del
denaro. La garanzia di tassi di interesse bassi (ad esempio di neppure il
2 per cento per la durata di cinque
anni) incoraggia a investire nella costruzione. Anche molti locatari, persino con scarsi fondi propri, tendono
a diventare a loro volta proprietari
dell’alloggio, casa o appartamento che
sia. Il tasso di interesse storicamente
basso (ricordiamo che la media storica del tasso ipotecario in Svizzera è
del 4.9 per cento; ha però raggiunto
anche l’8 per cento negli anni Ottanta)
combinato a una forte concorrenza
tra gli istituti bancari buttatisi sul
mercato ipotecario e un’offerta di immobili in varie regioni che non segue
la domanda (nel senso che si offrono
appartamenti in vendita e meno in affitto), finisce per costituire una miscela esplosiva. In cifre: la somma dei
crediti concessi con un tasso inferiore
al 2.5 per cento si è moltiplicata per
quattro, raggiungendo in tre anni i
210 miliardi di crediti ipotecari. Un
terzo dell’intero debito ipotecario nazionale. Basterebbe l’aumento di un
punto del tasso
ipotecario per generare sconquassi
e insolvibilità. Il secondo fatto sta
nella confusione
finanziaria: l’investimento nel mattone, assieme agli
investimenti nelle
materie prime, è
una fuga per la tangente, torna ad essere scelta privilegiata, rassicurante.
Quindi, bolla immobiliare possibile.
Tende però a prevalere l’immancabile
contromarcia. Si sostengono due argomentazioni: non esiste un problema
reale di bolla immobiliare; non c’è pericolo di esplosione con i tassi ipotecari. Con la prima si ammette che può
presentarsi qualche pericolo in una
sessantina di comuni, dove c’è forte
tensione tra domanda e offerta o dove
i valori fondiari o immobiliari sono
particolarmente elevati per le particolarità dei luoghi (esempio regione lemanica, Zurigo-Zugo-Lucerna, noti
centri turistici come Zermatt, Verbier,
Gstaad ecc.). Ticino e Basilea sono ritenuti “calmi”. Si danno persino le
cifre: 129 miliardi potenzialmente
“pericolosi” su un volume complessivo
di ipoteche a livello nazionale di 720
miliardi di franchi. Con la seconda si
fa presente che siamo in una situazione diversa da quella presentatasi
vent’anni or sono, quando i tassi ipotecari erano esplosi provocando tragedie in molte agenzie o economie
domestiche, sia per l’indebitamento
insostenibile sia per gli affitti: allora i
tassi erano variabili, seguivano il mercato; oggi, invece, i debiti dei proprietari, nella misura di tre quarti, sono
ancorati a tassi fissi, per la durata di
più anni. Sarebbe quindi un fattore di
relativa stabilità (ma di perdita per le
banche).
Rimangono alcune verità incontrovertibili, di cui si deve tener conto e che
avranno conseguenze certe. Ridurre il
problema della bolla immobiliare a
qualche regione non ha senso. Non ci
sono politiche monetarie locali. L’aumento dei prezzi del 6 per cento nell’immobiliare lo scorso anno è già
indice di un principio di surriscaldamento o di inflazione che potrebbe generalizzarsi e ripercuotersi sugli
affitti. Il problema fondamentale è
però un altro, ed è generale. Per far
fronte alla crisi si è ricorso alla moltiplicazione della moneta o al forte indebitamento e anche le
banche
centrali hanno allentato la morsa sul
loro obiettivo principale, la lotta all’aumento dei prezzi, all’inflazione.
La grande liquidità e la possibilità di
ricorrere al credito a buon mercato
stanno ricreando la forte speculazione, questa volta sulle materie
prime, energetiche, industriali o alimentari. Per ottenere più profitti.
L’aumento dei prezzi generalizzato
sarà una conseguenza certa. Le banche centrali, compresa quella svizzera, dovranno reagire. Aumentando,
come sempre, i tassi di interesse e,
quindi, i tassi ipotecari. I tassi a media
e lunga scadenza, che anticipano l’inflazione, sono d’altronde già in aumento.
Potremmo concludere con ciò che diceva poco tempo fa uno che è ritenuto
il genio dell’investimento (Warren
Bufffet) ma anche quello che ha le formule micidiali: “In economia non c’è
mai un pranzo gratuito; si paga sempre, magari un po’ più tardi, il pasto
che vien servito”.
Hanno collaborato a questo numero
Requiem per zia Domenica (Plinio Martini)
Quando Marco stava ad Aldrione con le zie, quei baroni dovevano essere
avvocatelli segretari ragionieri o poco più, bracchi annusanti l’aria, o meglio
il terreno, di corsa per prati rugiadosi e boschi, nei borghi nelle valli e lungo
le rive dei laghi (...), a scovare minchioni bisognosi di svendere parcelle e
rustici, o vecchie case cittadine: acquirenti magari i piccoli gerarchi sfuggiti
in tempo dall’apocalisse fascista, come topi giù dalla nave. Contratti legali
e legalmente ineccepibili con i quali bidonare il fisco e lo sprovveduto venditore, e raggiungere presto l’obesità, l’impotenza sessuale, il fiato corto, la
maturazione precoce dell’infarto.
iChaz
3
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Adriano Agustoni, Manuele Bertoli,
Marco Cagnotti, Pietro Canovati,
Tita Carloni, cri.bro, Gabriele Croci,
Michele De Lauretis, Firmino,
Françoise Gehring, Pelin Kandemir,
Teo Lorini, Mandrake, Pietro Martinelli,
Loredana Nobile, Occhiovigile,
Roberto Rippa, Federico Storni,
Silvano Toppi, Elio Venturelli,
Pier Zanetti, Libano Zanolari.