Centro Risorse Educative Didattiche “LE CORBINAIE”
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Centro Risorse Educative Didattiche “LE CORBINAIE”
Centro Risorse Educative Didattiche “LE CORBINAIE” Comune di Scandicci Le lezioni ed i materiali sono a cura di Renato Donfrancesco - Neuropsichiatra infantile Caterina Dolfi - Pedagogista Di Rocco Silvia - Pedagogista Noccioli Nicla - Psicologa Mugnaini Daniele - Psicologo Raddi Lisa - Pedagogista Ha collaborato alla stesura delle dispense del Corso Base Caterina Seoli - tirocinante della facoltà di Scienze della Formazione di Firenze Si ringraziano tutti gli insegnanti che hanno partecipato ai corsi dIffICOLtà d'AppRENdImENtO: AspEttI COgNItIvI E COmpORtAmENtALI. pROpOstE d'INtERvENtO dIdAttICO mIRAtE Dispense del Corso Base e Avanzato anno 2001 CORsO BAsE dIstuRBI dELL'AppRENdImENtO Nelle scuole si sa molto poco a proposito dei disturbi dell'apprendimento, di iperattività e di deficit attentivo. Il fine di questo corso è quello di fornire gli elementi per poter raggiungere un know how (saper fare) e cercare di migliorare il rapporto docente-discente cercando di fornire agli insegnanti un indirizzo pratico. L'insegnante può riuscire a fare una segnalazione tempestiva e ben fatta dei bambini che hanno problemi, evitando di intasare il servizio della Asl con visite inutili e infruttuose preoccupazioni per i genitori. Quello che si deve fare per poter operare è cercare di stabilire dei criteri standardizzati per riconoscere i soggetti a rischio e per farlo si deve utilizzare lo stesso linguaggio. Il corso si articolerà, quindi in una parte teorica per riuscire a possedere le nozioni che possono farci riconoscere una precisa tipologia di bambino e in una parte pratica che prevede di far acquisire le capacità necessarie per somministrare ai bambini delle schede che abiliteranno gli insegnanti a capire se un bambino è veramente a rischio oppure no. La prova scolastica può permettere di fare una segnalazione con cognizione di causa. Le prove che vengono sottoposte ai bambini sono già state sperimentate e riportano gli errori medi che si possono verificare, se il bambino supera di parecchio questi errori può diventare necessario fare una segnalazione alla specialistica. Il bambino che supera di molto quella quantità di errori potrebbe avere problemi neurologici e non educativi. Le prove sono di scrittura, lettura e di calcolo. La prima parte del corso spiegherà come è fatto il bambino dislessico. Il bambino dislessico è facilmente confuso con un bambino distratto, scarsamente volenteroso, viziato dalla famiglia e può essere visto come soggetto ad una disfunzione educativa. La dislessia è invece un problema neurologico, ereditario e familiare che oggi si è imparato a 5 capire, individuare e curare. La dislessia è un disturbo che è stato individuato con lentezza, prima anche i servizi non ne conoscevano le vere cause. I problemi di depressione e di disadattamento sociale aggravano la condizione del bambino dislessico, ma non sono questi i fattori scatenanti come è stato ritenuto per molto tempo. Nella dislessia vi è una predisposizione genetica, dimostrata da studi sui gemelli, ma questa da sola, non è sufficiente ci deve essere la concorrenza di fattori ambientali di vario tipo (fattori aggravanti e scatenanti). Si parla di disturbo dell'apprendimento, quando si parla di tre disturbi specifici: disturbo della lettura, della scrittura e del calcolo. Il disturbo della lettura è caratterizzato dalla ridotta capacità di correttezza, comprensione e velocità dove si verifica un rendimento così basso da essere eccessivamente discrepante rispetto all'atteso per l'età cronologica, per l'educazione che ha ricevuto il bambino e per l'intelligenza. Questi bambini di solito hanno un'intelligenza assolutamente normale, talvolta superiore alla norma (Leonardo Da Vinci, Heinstein erano dislessici) che tuttavia rispetto all'intelligenza ben sviluppata e alla normale e regolare frequenza a scuola leggono con troppi errori, capiscono troppo poco un testo, rispetto all'età, l'intelligenza e alla frequenza scolastica. Queste valutazioni sono di solito fatte in ambito medico. Per fare una segnalazione non ha nessuna importanza che l'insegnante rivolga le sue attenzioni soltanto ad un bambino, l'insegnante può fare un dettato a tutta la classe. Una segnalazione può essere fatta anche sulla base di prove svolte in classe con tutti i bambini. La diagnosi invece, deve essere svolta diversamente, ponendo attenzione sul singolo bambino. Secondo le indicazioni della Società Americana di Psichiatria si può individuare come dislessico anche un bambino lievemente ritardato purchè anche in questo caso le capacità di lettura siano talmente basse da essere esageratamente al di sotto delle capacità del bambino. Lo stesso vale per soggetti che presentano deficit nell'udito, se infatti questo deficit è ben affrontato ma si verificano ugualmente una grande quantità di errori allora ci può essere, comunque, dislessia. L'Organizzazione 6 Mondiale della Sanità rimane del parere che è giusto escludere dalla diagnosi di dislessia tutti i bambini ritardati, con disturbi neurologici, sordi e con bassa vista. Per poter valutare oggettivamente l'eccessività degli errori ci vuole un sistema uguale per tutti. La medicina offre questo tipo di sistema standardizzato che è stato adottato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo sistema è un sistema statistico, che si usa anche per altri valori (diabete, ipertensione..) Come si fa a calcolare il limite oltre il quale e sotto il quale non c'è normalità? Questo limite universale viene calcolato attraverso un calcolo statistico. Innanzitutto si devono usare delle prove specifiche e già sperimentate. Per la lettura si utilizzano le prove di lettura MT che sono state provate su 1500 bambini italiani. Ogni testo riporta una quantità media di errori, ma per poter dire che il rendimento di un bambino è eccessivamente basso si deve andare a vedere quanto questo si discosta dalla quantità media di errori. Questo valore si può calcolare con la formula della deviazione standard che identifica la media della distanza dal valore medio. La seconda deviazione standard è il doppio della media della distanza dal valore medio ed è quel valore che deve essere superato perché la quantità di errori possa essere considerata rilevante per un intervento della specialistica. Quindi un bambino si può dire dislessico quando in un dettato standardizzato (di cui se ne conosce la media nazionale di errori) compie un numero di errori superiore alla seconda deviazione standard relativamente ai bambini che hanno le sue stesse caratteristiche (età, intelligenza, frequenza scolastica). La diagnosi della dislessia non è un processo creativo, vengono seguiti passo, passo dei criteri precisi che sono stati stabiliti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Una volta diagnosticata la dislessia vanno conosciuti anche i fattori aggravanti. La diagnosi di discalculia (errori nei calcoli) è un po' più complessa perché mentre per la lettura e la scrittura si può fare una diagnosi pressoché sicura. Per la matematica e per il calcolo è più complicato perché i programmi non vengono affrontati in modo uguale da tutti e quindi non si possono avere delle prove veramente standardizzate. I bambini dislessici sono per lo più maschi e presen- 7 tano una frequente familiarità. Il cromosoma 6 è legato al disturbo della dislessia. Le ricerche degli ultimi dieci anni hanno messo in evidenza che una buona parte dei dislessici ha una zona del lobo frontale del cervello leggermente più piccolo (la corteccia è leggermente meno matura). I bambini dislessici condividono questo problema con i bambini iperattivi. Infatti i bambini iperattivi hanno una percentuale che oscilla tra il 30 e il 40% di disturbi dell'apprendimento, cioè i bambini iperattivi nel 50% - 60% dei casi sono anche dislessici o disortografici. Altre aree del cervello sono interessate in questo disturbo. Il manifestarsi della dislessia principalmente nei maschi è dovuta all'espressività dei geni, infatti il gene di per sé non è automaticamente espresso, esiste un controllo inibitorio che viene dato da un altro gene; nel caso delle femmine questo controllo sembra essere superiore. Quando però la dislessia si manifesta nelle femmine questa sembra essere più grave come ereditarietà, i familiari delle bambine dislessiche hanno una manifestazione della dislessia molto più grave dei familiari dei maschi dislessici. La carica genica è quindi più forte. Quando viene fatta una diagnosi questa si deve attenere ai criteri stabiliti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità che ha elaborato una classificazione che si chiama IC10. I neuropsichiatri infantili si devono attenere a questi criteri per legge, esiste anche una certa libertà in questo ambito che permette di far affidamento anche a nuove pubblicazioni scientifiche. Le pubblicazioni scientifiche che vengono prese in esame si trovano su riviste specializzate che pubblicano articoli precedentemente studiati da specialisti che ne verificano l'attendibilità attraverso precise metodologie d'analisi. Nella lettura si possono utilizzare più vie. Le lettere prima vengono analizzate visivamente, poi vengono riconosciute e poi collegate con il suono oppure invece di collegare la lettera con il suono si può riconoscere visivamente la parola. Quindi ci sono due vie di lettura, una via che si avvale degli aspetti visivi e legati al significato delle parole e una via più legata all'associazione suonosegno e segno-suono, la prima semantico visiva e la seconda fonologica. Ci sono dei bambini che hanno grandi difficoltà nella 8 lettura e riescono a superare queste difficoltà imparando a leggere "all'americana" e cioè sfruttando il significato delle parole. Questi bambini in seconda elementare non sanno leggere per niente, in terza migliorano, in quarta leggono come gli altri però più lentamente. I bambini che leggono in questo modo, invece di convertire il suono in segno (via rallentata/bloccata), sfruttano di più l'altra via per cui imparano tanti vocaboli capiscono bene di cosa stiamo parlando e quindi il contesto. I bambini che adottano questo metodo di lettura hanno un grandissimo vocabolario, superiore alla norma. Una parte del nostro lavoro potrebbe essere quello di aiutare un bambino con difficoltà nella lettura ad usare la strada segno-suono. Questo modello però è di difficile applicazione nella realtà, perché non è così scandito nel processo di apprendimento. Gli stadi nell'apprendimento della lettura sono quattro: 1) Il primo stadio si chiama logografico che corrisponde alla scrittura cinese: ideogrammi, ovvero quando il bambino scrive il proprio nome e lo riconosce nell'insieme e non perché converte ogni lettera in suono. 2) Il secondo stadio si chiama alfabetico ed è lo stadio nel quale i bambini cominciano ad identificare le lettere e a fonderle. 3) Il terzo stadio si dice sillabico o ortografico in cui si leggono le sillabe 4) Il quarto stadio si chiama lessicale nel quale si ritorna ad uno stadio di identificazione visivo-globale della parola, in modo sintetico sulla base del significato. Per fare una segnalazione non si deve aspettare la 4ª elementare, ma si deve fare la segnalazione già della 2ª elementare perché l'intervento della specialistica può ottenere dei miglioramenti che altrimenti non sarebbero possibili. Come si possono identificare questi bambini? Per poterlo fare si devono utilizzare delle prove standardizzate. Prove di lettura e comprensione di cui si conoscono la media nazionale degli errori e la deviazione standard. Allo stesso modo si procede anche per la scrittura. Sono stati fatti degli studi sui bambini 9 che frequentavano la specialistica ed è stato notato che questi bambini che soffrono di dislessia e di disturbi dell'apprendimento sono maggiormente soggetti a cefalea. Esistono quindi dei disturbi fisici e malattie del sangue legate ai disturbi dell'apprendimento, il 30% dei bambini emofilici ha la dislessia ed è iperattivo. Esiste una comorbidità ovvero la presenza accanto alla dislessia di disturbi di ordine biologico pediatrico e psichiatrico (depressione, aggressività). Gli studi hanno messo in evidenza una correlazione tra iperattività mite o forte che sia e disturbo della scrittura. Il disturbo della lettura e della scrittura è un aspetto che molte volte è correlato con molti altri aspetti. Un altissima quantità di bambini sia disortografici che dislessici hanno comportamenti non appropriati al contesto, per esempio ridono quando tutti piangono; manifestano una lettura dell'ambiente meno corretta. Nella dislessia come nel disturbo di scrittura, di lettura e del calcolo, l'aspetto accademico scolastico non è quasi mai da solo, ma associato a problemi di vario tipo. Spesso vi è una bassa autostima e problemi di comportamento legati al senso di fallimento scolastico, molto di questo non è dovuto alla bassa autostima, Si manifestano anche disturbi fisici come mal di testa o malattie ematologiche, una parte di bambini presentano problematiche psichiatriche come depressione e iperattività lieve che è presente prima che il bambino entri a scuola. Il bambino dislessico, dunque, è un bambino che a parità d'intelligenza e di educazione di un suo coetaneo fa un numero così elevato di errori da superare una soglia, calcolata statisticamente, che si chiama seconda deviazione standard. La quantità di errori viene calcolata facendo eseguire al bambino delle prove somministrate individualmente e valide per tutta Italia. Queste prove vengono svolte per la lettura, la scrittura e il calcolo. La dislessia è un disturbo di origine neurologico legata alla mancata automatizzazione di certe competenze necessarie per leggere e scrivere. Molte di queste automatizzazioni riguardano la processazione fonologica, cioè l'analisi dei suoni e la sistemazione dei suoni secondo le leggi della lingua italiana; altri aspetti riguardano il riconoscimento visivo delle parole 10 e del loro significato. La disortografia riconosce una sua causa diversa da quella della dislessia. Si può parlare di bambini disortografici se un bambino presenta problemi ortografici fin dall'inizio e non è dislessico. Il bambino disortografico è un bambino che fa molti errori di ortografia, questi errori li fa fin dall'inizio, però è un bambino che fin dall'inizio legge bene. Il bambino dislessico tra gli 8 e i 9 anni è un bambino relativamente tranquillo, dopo i nove anni si ritrova ad essere aggressivo con gli altri e spesso si mette in condizioni di cattiva disciplina (questo non si verifica in tutti i bambini, è un valore medio). Questo probabilmente è un problema di rapporto con la propria patologia. Questi bambini, con l'intervento della specialistica hanno la possibilità di migliorare e guarire, anche se non tutti possono rispondere bene all'intervento migliorando. Dopo un intervento di 1 o 2 anni si possono registrare miglioramenti in un terzo dei casi. I problemi che possono essere risolti sono la lettura e la scrittura mentre la depressione, i cattivi rapporti con gli altri, l'iperattivismo, il disordine nella sintassi, la motivazione nel lavoro sono elementi su cui si può agire poco. La specialistica dovrebbe preoccuparsi di più e intervenire sui rapporti sociali, sulla grande creatività di questi bambini, e gli elementi positivi che loro possiedono, come la grande capacità di inventare. Basta pensare che Leonardo da Vinci, Heinstein ed altri grandi erano dislessici. Le attività di recupero che vengono svolte dalla specialistica sono due. La prima si chiama Tachisto che può essere fatta mezzo computer oppure su carta, si tratta di presentare una parola e di invitare alla lettura di questa con tempi sempre minori. Questo esercizio serve per migliorare l'automatizzazione. Il Tachisto è un programma dell'Anastasis che le scuole possono acquistare. Un secondo programma, sempre in CD Rom si chiama "Attenzione e concentrazione" ed è stato fatto dal professor Di Nuovo edito da Erikson. Questo programma educa a fissare l'attenzione. Attraverso la collaborazione con le scuole è stato visto che l'iperattività non è correlata con l'ortografia, e questo vale anche per l'impulsività, mentre l'attenzione è altamente correlata con gli errori 11 nel dettato. Vista questa correlazione è stato inserito nel lavoro degli specialisti questo CD sull'attenzione. Insieme all'utilizzo di questi metodi si è unita la somministrazione di un farmaco erboristico che si chiama "Ginkoba" che è volto a migliorare l'attenzione perché aumenta la quantità di acetilcolina nel cervello. L'acetilcolina serve proprio per l'attenzione. Il Ginkoba è fatto con l'estratto standardizzato di Ginko Biloba. Con l'utilizzo di questo farmaco i bambini migliorano in media di una deviazione standard anche senza un intervento educativo specifico. I bambini migliorando l'attenzione migliorano le capacità di apprendimento e le capacità di utilizzare la stessa riabilitazione. Infine viene fatto un lavoro sulla processazione fonologica. I CD Rom che aiutano a sviluppare questo metodo di apprendimento sono fatti da Anastasis. Il correttore ortografico che è contenuto nei programmi Word può essere utile al bambino che in questo modo si autocorregge. Per la matematica attualmente non ci sono molti studi perché è difficile riuscire a capire quando c'è davvero discalculia dato che l'insegnamento della matematica è telescopico. Comunque per la matematica si può fare un recupero sulle basi e poi risulta utile far inventare dei problemi al bambino, in quanto lo si aiuta a sviluppare la logica, per quanto riguarda i calcoli non c'è al momento nessun metodo specifico. Il consiglio da seguire nei casi di bambini che hanno problemi di calcoli è quello di far usare la calcolatrice cercando di privilegiare e sviluppare la logica. Un libro da consigliare è "Matematica e metacognizione"(per secondo ciclo, medie) edito da Erikson. L'insegnante deve cercare di migliorare l'autostima del bambino che tende a calare nel tempo, quello che si può fare è per esempio aiutare il bambino che legge molto male, e evitare di farlo leggere davanti a tutti, se lo si vuole proprio far leggere si deve anticipare la lettura di qualche parola avendo cura che poi lui provi a leggere (lettura anticipata). Molto importante è lodare il bambino, notando i miglioramenti perché così lui si motivi alla riabilitazione. Lodando il bambino si deve sempre specificare il perché e fare sempre un confronto con il passato, sottolinenando che lui è capace perché si è im- 12 pegnato. Sottolineare che il suo lavoro e il suo impegno sono stati fruttuosi, questo è importante perché il bambino dislessico tende ad attribuire i successi e gli insuccessi agli elementi esterni. Si deve aiutare il bambino a credere nelle proprie capacità. L'ultima compito della scuola è collegarsi con l'azienda sanitaria che fa la terapia. Lo screening viene effettuato in seconda elementare e in prima media, e questo permette di fare delle segnalazioni tempestive. Il recupero all'esterno della scuola spesso non viene accettato dai genitori e quindi si fa recupero all'interno della scuola. Per quanto riguarda la matematica i segnali d'allarme, per un bambino in seconda elementare, sono: - la scarsa capacità di mettere in colonna i numeri, - la scarsa capacità di metterli in ordine di grandezza e - l'incapacità di memorizzare le tabelline. IpERAttIvItà E dIsAttENzIONE La sindrome da deficit d'attenzione con o senza iperattività è una malattia ereditaria, in particolare è ereditaria la predisposizione. È stato osservato con la risonanza magnetica, che questi bambini hanno un ridotto volume dell'emisfero frontale soprattutto destro. Piano, piano con la crescita questo lobo raggiunge la dimensione dei bambini normali. C'è un rallentamento nella maturazione, probabilmente dovuto ad un difetto della vascolarizzazione. La seconda ipotesi fa riferimento alla mancanza del trasportatore della dopamina che è un neurotrasmettitore che serve a far funzionare quelle cellule del sistema nervoso adibite a controllare il movimento. Esistono ancora altre ipotesi, ed è molto probabile che esistano molte possibili cause. Il nome esatto della malattia in inglese è "Attention Deficit Disorder with or not Iperactivity" in italiano DDAI. Per sapere in cosa consiste dobbiamo far riferimento all'Organizzazione Mondiale della Sanità che ha compilato una lista dei sintomi. La diagnosi di iperattività è molto più difficile di quella di 13 dislessia, molti bambini che vengono identificati iperattivi poi non lo sono. L'iperattività può essere dovuta a mille cause, il bambino che si muove in classe non è automaticamente iperattivo. Esiste un farmaco che viene somministrato in alcuni casi, ma bisogna cercare di non medicalizzare i bambini iperattivi perché in realtà si potrebbe scoprire che i bambini hanno problemi in famiglia o sono abusati. I bambini segnalati dalla scuola come iperattivi sono circa il 4% ma se andiamo a visitare i bambini risultano effettivamente iperattivi soltanto l'1,5%. Innanzitutto si deve fare una distinzione tra deficit attentivo e iperattività. Il deficit attentivo può esserci da solo, si manifesta con difficoltà a concentrare l'attenzione sui dettagli, con errori di negligenza, con grande fatica nel mantenere l'attenzione sui compiti o i giochi in cui si è impegnati; il bambino con deficit attentivo non sembra ascoltare quando gli si parla e pur avendo capito le istruzioni e non avendo intenzioni oppositive non segue le istruzioni ricevute e fatica a portarle a compimento. Incontra difficoltà ad organizzare le proprie attività, evita o è poco disposto ad impegnarsi in attività che richiedono un impegno continuato, perde gli oggetti necessari a svolgere le attività, viene distratto da stimoli esterni, tende a dimenticarsi di fare le cose. Questi sono gli elementi che andiamo a cercare. Esiste una scheda dove sono elencati nove sintomi che possono caratterizzare un bambino come affetto da sindrome da deficit d'attenzione con o senza iperattività. Nella scheda sono presenti nove sintomi e per poter definire un bambino con deficit attentivo se ne devono individuare per lo meno sei e al massimo grado. I bambini prevalentemente iperattivi e cioè questi bambini possono avere sei tra i nove sintomi elencati nella scheda, di questi nove sintomi sei sono di iperattività e tre di impulsività. Il tipo combinato manifesta 6 sintomi del deficit attentivo e 6 di iperattività. Ci sono 5 criteri che vanno seguiti per valutare bene l'iperattività: - L'iperattività deve essere afinalistica, ci sono infatti bambini che fanno tante cose con la finalità di sentirsi dire bravi dagli altri e questi bambini sono depressi e non iperattivi. Il bambino depresso bipolare, manifesta grossi alti e bassi nell'umore e co- 14 munque le sue azioni sono rivolte a riscuotere il consenso degli altri. - L'iperattività deve essere estesa, devono avere almeno 6 dei nove sintomi elencati nella scheda al massimo grado. - L'iperattività deve essere disturbante per l'attività quotidiana, il bambino, infatti, non svolge i compiti. L'essere di ostacolo alla vita quotidiana è l'elemento distintivo della malattia mentale. - L'iperattività deve essere pervasiva, perché il bambino deve essere tale anche in altri contesti, per lo meno due, come a casa o in ambulatorio. Se l'iperattività si manifesta solo in un contesto può essere che questo bambino abbia problemi in quel contesto. Almeno due dei sintomi segnalati in un contesto al massimo grado devono essere presenti anche in un altro contesto. - L'iperattività deve essere precoce. Ci sono dei bambini iperattivi o disattenti a casa e a scuola ma non sono iperattivi o hanno un deficit attentivo e questo perché c'è la mancanza dell'insorgenza precoce dei sintomi. È necessario che alcuni dei sintomi segnalati siano stati presenti nell'età prescolare o almeno a 6 anni. Prima di fare una diagnosi si deve fare una visita medica ed escludere cause mediche per esempio l'ipertiroidismo oppure altre cause psichiatriche che spiegano meglio il disturbo quali un disturbo dissociativo, un disturbo dello sviluppo, una depressione bipolare, una sindrome da ansia iniziata in età precoce. Possiamo quindi affermare che è una malattia poco frequente. L'iperattività e il deficit attentivo sono problemi età-dipendente, molto intenso alle elementari e poco presenti alle scuole medie. Un piccolo numero di bambini iperattivi e con deficit attentivo continuano ad esserlo anche nel crescere anche se sono pochissimi. Chi supera questo problema matura l'emisfero interessato e ha un miglior controllo motorio. Questo disturbo si manifesta in maniera più forte alle elementari e il bambino che ne soffre si inimica tutti i compagni e gli insegnanti, rende poco e nella metà dei casi è 15 anche dislessico. Il bambino va male a scuola, gli altri bambini non lo sopportano perché da noia, gli insegnanti gli danno le note perché non lo sopportano e in terza, quarta elementare viene isolato, si sente isolato e reagisce con l'aggressività. Il bambino iperattivo molto più del bambino dislessico può manifestare depressione ed essere aggressivo e il suo disturbo della condotta è più marcato che in un bambino dislessico. Il bambino iperattivo non rispetta le regole della scuola è sfrontato nei confronti degli insegnanti e aggressivo tanto che si scontra fisicamente con i compagni. Il disturbo della condotta che spesso si associa all'iperattività, può essere semplicemente oppositorio nell'età elementare (fino a 11 anni) , può diventare microcriminalità nelle scuole medie. Il bambino iperattivo va molto male a scuola anche se molti di questi bambini sono intelligenti. Alcuni bambini iperattivi non presentano disturbi della condotta e sono ben accettati dai compagni. Il bambino iperattivo è sottoposto alle accuse della famiglia, della scuola, dei compagni e questo si traduce in altri malesseri. Depressione, ansia, aggressività sono la norma e con l'andare del tempo causano un comportamento antisociale. L'intervento può essere di due tipi: educativo o farmacologico. Gli iperattivi vengono trattati singolarmente e si interviene sull'attenzione. I soggetti più gravi non risentono del lavoro educativo, solo il farmaco è efficace. Il farmaco un derivato dell'anfetamina interviene sulla circolazione cerebrale, si reintegra la quantità di dopamina e si verifica una inibizione del controllo motorio. Le schede per fare la segnalazione sono due, una rivolta all'insegnante e una rivolta ai genitori. Gli insegnanti si possono avvalere anche di un'altra scheda "Scheda Conners", vi sono raccolte 30 nuove voci, per poter fare una segnalazione in questa scheda si deve totalizzare un punteggio pari a 56. Un insegnante con un bambino iperattivo, prima di tutto, deve ridurre i rimproveri che sono giusti ma non devono superare un certo limite perché se lo si oltrepassa si peggiora soltanto la situazione. Bisogna, invece, incrementare le lodi quando l'atteggiamento è positivo. Si devono valorizzare gli aspetti positivi sottolineando, per esempio, il fatto che il bambino è riuscito 16 a stare fermo per un certo tempo. Si può arrivare anche a premiare certi atteggiamenti positivi. Non esistono consigli educativi da dare agli insegnanti per far guarire il vero bambino iperattivo. Quello che un insegnante può fare, in questi casi, è cercare di lodare il bambino il più possibile per non ledere la sua autostima e cercare di evitare gli scontri. Esiste un trattamento anche per i genitori, ma purtroppo non viene fatto per mancanza di personale, questo aiuterebbe i genitori a trovare un modo idoneo per trattare il bambino a casa. pROvE OggEttIvE Le prove da sottoporre ai bambini sono depositate al Centro di Documentazione Pedagogica e sono disponibili per gli insegnanti insieme ad un manuale. Le prove di lettura (cfr. scheda 1 pag. 22) sono standardizzate e si dividono per prova di entrata, prova intermedia e prova finale per ogni classe. Soltanto le classi 4ª e 5ª elementare e la 1ª, 2ª e 3ª media non hanno la prova intermedia. La prova iniziale si somministra ad inizio anno scolastico (Ott-Nov) dopo Dicembre fino ad Aprile c'è la prova intermedia, Maggio Giugno la finale. Le prove di lettura presentano una colonna laterale, accanto al testo da leggere, dove sono scritti dei numeri, questi rappresentano la quantità di sillabe presente in ogni rigo che mano a mano viene sommata. Questo elemento ci serve per andare a calcolare la velocità. La prova di lettura si somministra in modo individuale perché l'insegnante deve registrare la velocità di lettura con un cronometro, gli errori fatti dal bambino su una copia che tiene per sé. Gli errori vengono segnati direttamente sulla parola sbarrando l'eventuale lettera non letta, o letta in maniera sbagliata scrivendo la parola precisa letta dal bambino. Dopo si deve fare un conteggio degli errori commessi. La cosa difficile è segnare gli errori mentre il bambino legge. Si può usare il registratore, per poi riascoltare gli errori, anche se questo potrebbe essere un elemento disturbante per il 17 bambino. Se si vuole far analizzare la prova a degli esperti, questa viene passata all'equipe senza nome e cognome del bambino (a causa della privacy). Nella prova si misura la correttezza e la velocità. Molto spesso si riesce ad ottenere dei miglioramenti per gli errori, ma il bambino rimane molto lento. La lentezza è preoccupante quando si manifesta in bambini di 4ª, 5ª elementare e di 1ª, 2ª e 3ª media. Per la correttezza è importante non segnare più di una volta l'errore che viene ripetuto per tutto il brano, per ogni parola non si possono segnare più di tre errori, molto importante è segnare quando viene saltato un rigo intero (1punto). Quando il bambino legge e si ferma, se questa sosta è più lunga di 5 secondi si deve considerare come una vera e propria pausa, che è diversa da una esitazione (½ punto). Il bambino che balbetta, ovviamente, ha un altro tipo di problematica. Se il bambino manifesta grossi problemi e non ce la fa, si deve interrompere la lettura e si può provare a ripetere la prova in un altro momento, se la situazione persiste si può provare a fare una prova di livello più basso oppure si può chiedere l'intervento della specialistica. Quando il bambino stenta tanto a leggere una parola, l'insegnante gliela leggerà e però verrà contata come errore (3 punti), tutto questo per far si che la prova non diventi troppo traumatica e stressante. Se il bambino legge male una parola e si ricorregge, va segnato anche questo perché l'errore che era da 1 punto diventa da ½ punto. Un bambino che compie più di 23,5 errori in 2ª (prova d'entrata) è un bambino da segnalare. Quando si va a calcolare la velocità si prende il numero totale delle sillabe alla quale va sottratto la quantità, eventuale, di sillabe che il bambino non ha letto e si ottiene il numero di sillabe che il bambino ha letto, si divide questo numero per il tempo e lo si moltiplica per cento. Il tempo viene calcolato dal primo rigo e si finisce all'ultima parola, il titolo non viene considerato. Prima di iniziare la prova si invita il bambino a leggere con calma. Per calcolare la velocità si prende il tempo di lettura, lo si moltiplica per 60 (solo i minuti) per trasformarlo in secondi, lo si divide per il numero di sillabe e moltiplichiamo per 100. Il risultato è il tempo di lettura. Con questo calcolo troviamo la velocità di lettura. 18 Per calcolare la correttezza si deve fare il calcolo degli errori.Queste prove danno la possibilità alle scuole di avere un atteggiamento verso la valutazione, più serio e professionale. La prova di lettura è la seconda come prova di importanza. La prova del dettato (cfr. scheda 2 pag. 24) ha degli aspetti negativi, per esempio la modalità di somministrazione che prevede l'uso del registratore che può essere escluso soltanto se ci si sente in grado di operare in maniera idonea. La registrazione del dettato dà una garanzia di oggettività e di uguaglianza per tutti. Si deve tener presente che a volte può capitare che la cassetta sia deteriorata e questo potrebbe far commettere lo stesso errore a tutta la classe e ovviamente non si deve tener conto di questo errore. Questo dettato non va assolutamente letto prima, non deve essere data nessuna spiegazione sul contesto e sull'argomento poiché l'obiettivo non è la comprensione del testo ma la correttezza ortografica, l'aiuto dell'insegnante non ci deve essere. Il numero limite di errori è leggermente aumentato per i bambini toscani. Un altro aspetto negativo è la lentezza del dettato perché può capitare che i bambini durante l'intervallo tra una parola e l'altra si possano distrarre e quindi fare errori dovuti alla distrazione. Si deve però considerare che la quantità di errori, perché il bambino sia da segnalare, deve essere molto elevata. Quando si fa il dettato si deve tener conto del programma che è stato svolto e quindi non considerare gli errori che riguardano un programma non ancora svolto e anche vedere se l'errore è generalizzato a tutta la classe, in questi casi gli errori non vanno considerati. Il dettato si somministra a tutta la classe. Per operare la correzione degli errori si devono tenere presenti degli accorgimenti quale quello di non risegnare lo stesso errore, il titolo va fatto scrivere e se una parola viene sbagliata già dal titolo la si conterà lì e non più nel testo. Le maiuscole non devono essere segnate, se in una parola ci sono più di tre errori se ne contano solo tre. Se c'è il salto di una parola viene contato come un errore. Se un bambino salta più di metà od una parte considerevole del testo è necessario far rifare la prova in un contesto più tranquillo. L'acca del verbo avere è un errore che si segna sempre. Gli errori fatti in questo dettato 19 non vanno fatti vedere al bambino. Quando un errore viene fatto da tutta la classe si può prendere in considerazione il fatto che la classe abbia bisogno di lavorare su quell'argomento. Se il dettato deve essere visionato da esperti all'esterno della scuola deve essere anonimo, ci devono essere scritti solo i dati generali relativi al bambino. Per la prova di comprensione (cfr. schede 4 e 5 pagg. 28 - 30) il bambino si trova davanti un fascicoletto che deve leggere, questa prova può essere svolta in classe. Al bambino gli si chiede di leggere con attenzione il testo, prendendosi il tempo necessario, dopodiché deve rispondere a 10 domande facendo una crocetta sulla risposta corretta. In questo caso si prendono in considerazione le risposte corrette, perché un bambino sia da segnalare deve aver dato solo due risposte giuste. Questa prova da sola non è che ci dica molto, ma unita a tutte le altre può completare il quadro del bambino. Il bambino dislessico ha un ottima comprensione perché quando legge si aiuta con il contesto e con la sua elevata intelligenza, mentre può capitare che bambini che non hanno altri problemi manifestino questo tipo di problema per il quale è previsto un preciso tipo di percorso di recupero. Per quanto riguarda le prove di matematica si deve dire che c'è molto poco materiale. Le prove a disposizione per la matematica sono quelle di Seresi delle Organizzazioni Speciali e queste ci possono dare un'indicazione generale. Di queste prove che vengono vendute divise in prove A (inizio) e in prove B (fine) si utilizzano soltanto le prove B, perché di queste abbiamo le prove standardizzate. Queste prove devono essere usate con alcune accortezze. Anche le prove di matematica possono completare il quadro generale di un bambino. Se un bambino non ha manifestato problemi in italiano, né sul dettato, né sulla lettura, ma in matematica manifesta grossi problemi si può fare ugualmente la segnalazione specificando che il problema è solo per la matematica. In questo caso la specialistica effettuerà dei test più complessi che potranno mettere in evidenza il problema specifico del bambino. Per quanto riguarda le prove che somministrano gli insegnanti si indicherà come bambino da segnalare quel bambino che darà meno di due risposte corrette su tutta la sezione dell'arit- 20 metica. Ovviamente quando l'insegnante somministra queste prove matematiche deve tenere presente quale è il programma svolto e far saltare quegli esercizi su argomenti non svolti. Il bambino disgrafico avrà anche problemi nella matematica e in questo casi si interviene sul piano motorio. Quando un bambino manifesta una grande difficoltà nell'imparare le tabelline si deve evitare di frustrare il bambino lasciandogli usare la calcolatrice. 21 sCHEdA 1 pROmEmORIA pER LA sOmmINIstRAzIONE E CORREzIONE dELLA pROvA m.t. dI LEttuRA La prova va somministrata in modo individuale, solo agli alunni che non sono risultati da segnalare dopo il dettato ma che, ad opinione dell'insegnante, sono lenti nella lettura rispetto alla media della classe. La lettura da presentare può essere scelta fra quella: D'ENTRATA (sett./dic.), INTERMEDIA(gen./mar), FINALE (apr./giu.) dipende dal periodo di somministrazione. Sul foglio della prova di lettura va segnato: - classe; - numero del registro; - sesso; - data di effettuazione della prova; - data di nascita dell'alunno. VELOCITÀ È molto importante registrare il tempo di lettura del brano prescelto che va da inizio lettura della prima parola del primo rigo a fine lettura dell'ultima parola dell'ultimo rigo. (Si consiglia di usare un cronometro). CORRETTEZZA Gli errori di lettura vengono segnalati tenendo presente che: mai segnare lo stesso errore che si ripete. si calcola un errore per ogni sillaba per un massimo di 3 errori per parola. Quando si verifica il salto di un intero rigo o più, alla fine della lettura si deve sottrarre il numero di sillabe dal totale. 22 punteggio tipo di ERRORI ERRORI DI DELEZIONE omissioni, sostituzioni, aggiunte, inversioni di sillabe. 1 p. SALTO DI UN RIGO (si conta tutte le volte che si verifica) 1 p. PAUSE (si contano ogni volta che si verificano) Superiori a 5 secondi Brevi meno di 5 secondi Esitazione/ripetizione 1 p. ½ p. ½ p. (si conta ogni volta a meno che non si tratti della stessa parola) ACCENTO (si conta ogni volta a meno che non si tratti della stessa parola) (omissioni o spostamento) ½ p. CORREzIONI su errori da 1 punto su errori da ½ punto ½ p. 0 p. È POSSIBILE EFFETTUARE LA PROVA CON L'AUSILIO DEL REGISTRATORE E SEGNARE DOPO GLI ERRORI DI LETTURA E IL PUNTEGGIO. 23 sCHEdA 2 pROmEmORIA pER LA sOmmINIstRAzIONE E CORREzIONE dELLA pROvA dI dEttAtO Il dettato viene somministrato agli alunni in modo collettivo con l'ausilio di un registratore e audiocassetta. Il brano da presentare agli alunni deve essere scelto tenendo conto del periodo dell'anno scolastico in cui si effettua la prova: inizio anno scolastico fine anno scolastico prova di fine anno precedente; prova per l'anno in corso. È mOLtO ImpORtANtE, pRImA dI INIzIARE LA pROvA, AssICuRARsI CHE CI sIA uNA BuONA ACustICA E A tuttI gLI ALuNNI ARRIvI IN mOdO CHIARO IL mEssAggIO dEL REgIstRAtORE. ê Il dettato non deve essere fatto ascoltare prima dell'inizio della prova; ê Durante lo svolgimento della prova non si può fermare la registrazione e non si può riascoltare parole non capite; ê Alla fine del dettato non si deve far rileggere il dettato per eventuali correzioni. Il dettato deve essere scritto a tutta pagina su foglio a protocollo dove in alto sia segnato: - classe; - numero del registro; - sesso; - data di effettuazione della prova; - data di nascita dell'alunno. IL dettato è ANONIMO quindi non far scrivere il nome e cognome. 24 INFORMAZIONI PER LA CORREZIONE DEL DETTATO Gli errori nel dettato vengono segnalati tenendo presente che: mai segnare più volte l'errore che si ripete sulle stesse parole. Non contano errore le eventuali maiuscole dimenticate. In ogni parola si contano fino ad un massimo di 3 errori. Aggiunte e/o omissioni di parole o di righi interi non contano (nel caso in cui il dettato risulti scritto solo per metà a causa di salti di parole o di righi sarà necessario ripeterlo verificando che l'alunno senta bene il messaggio del registratore) gLI ERRORI CORREttAmENtE INdIvIduAtI CONtANO tuttI 1 puNtO ERRORI dA sEgNALARE La mancata presenza o errata aggiunta di: ¨ Doppie. ¨ Inversioni. ¨ Sostituzioni. ¨ Omissioni. ¨ Aggiunte. ¨ Accenti e apostrofi (ogni volta che si incontrano a meno che non si tratti della stessa parola). ¨ Acca del verbo avere(ogni volta che si incontra). N.B.: Gli insegnanti sono pregati di segnare a lapis sul dettato se questo appartiene a: ê alunno extracomunitario E ê alunno certificato C ê alunno già seguito dalla A.S.L. o da altri ma non certificato s 25 sCHEdA 3 LImItI OLtRE I QuALI sCAttA LA sEgNALAzIONE pROvA dI dEttAtO Classe Iª (fine) Classe IIª Classe IIIª Classe IVª Classe Vª Classe Iª media Classe IIª media numero errori sup. a numero errori sup. a numero errori sup. a numero errori sup. a numero errori sup. a numero errori sup. a numero errori sup. a 12/15 12 12/15 18 15 12 12 pROvA dI LEttuRA CORRETTEZZA: il calcolo degli errori viene effettuato sommando il punteggio parziale di ogni riga. VELOCITÀ: per ottenere la velocità media di lettura di una sillaba si divide il tempo in secondi registrato alla fine della lettura per il numero di sillabe riportato sul lato destro della prova (sottratto il numero di sillabe degli eventuali righi saltati) e lo si moltiplica per 100. I valori di riferimento oltre i quali segnalare alla specialistica sono riportati in tabella. 26 27 sCHEdA 4 pROmEmORIA pER LA sOmmINIstRAzIONE E CORREzIONE dELLA pROvA m.t. dI COmpRENsIONE dELLA LEttuRA La prova può essere somministrata in modo individuale o collettivo. Nel secondo caso è importante assicurarsi che gli alunni non abbiano la possibilità di consultarsi tra loro. La lettura/comprensione da presentare può essere scelta fra quella: D'ENTRATA (sett./dic.), INTERMEDIA(gen./mar), FINALE (apr./giu.) dipende dal periodo di somministrazione. Sul foglio della prova di lettura va segnato: - classe; - numero del registro; - sesso; - data di effettuazione della prova; - data di nascita dell'alunno. PER LA CORREZIONE: Si contano le risposte giuste (vedi tabella) per ogni risposta esatta 1 punto tenendo presente i casi particolari di definizione del punteggio che possono essere: - salto, una sola volta, di un item (non è segnata nessuna risposta): errore -1 punto; - salto, più volte, degli item (non è segnata nessuna risposta): errore -1/3 di punto se le alternative sono 3, -1/4 di punto se le alternative sono 4; - segna, una sola volta, più di una risposta per item: errore -1 punto; - segna, più volte, più di una risposta per item: 28 a) sono segnate tutte le alternative: errore -1 punto b) sono segnate solo alcune alternative e fra esse vi è quella giusta + ½ punto se ha segnato due alternative su tre, +1/3 di punto se ha segnato 3 alternative su 4; 29 sCHEdA 5 pROvA dI COmpRENsIONE IL puNtEggIO sI OttIENE sOmmANdO LE RIspOstE CORREttE. LIMITE OLTRE I QUALI SEGNALARE 30 CORsO AvANzAtO dEfICIt dELL'AttENzIONE CON/sENzA IpERAttIvItà Introduzione I bambini con Disturbo da deficit attentivo con/senza iperattività (diagnosi abbreviata con ADHD in inglese, DDAI in italiano) presentano un quadro sintomatologico multidimensionale, che si presenta "molto frequentemente", sia a scuola che a casa (dove l'esordio è prescolare), con conseguenze negative sulla qualità della vita familiare, scolastica, e/o sociale. Tuttavia, anche se nelle classi non sono presenti bambini con un Disturbo vero e proprio (dove la componente neuropsicologica costituisce l'elemento determinante) quasi sicuramente sono presenti uno o più bambini "particolarmente disattenti e/o agitati", questa volta per ragioni anche e a volte soprattutto relative al loro mondo emotivo e relazionale. C'è chi parla perfino di una diffusione di un "virus debilitante" che passa dalla TV, dai videogames che "viziano" l'attenzione, dall'"assenza di regole" (premessa necessaria allo sviluppo di un'autoregolazione) e dal disagio familiare. È necessario chiarirsi le idee circa la differenza fra bambino con disagio e bambino con disturbo, imparare ad adottare accorgimenti didattici specifici e padroneggiare modalità interattive per il rapporto a due. Virginia Douglas, psicologa cognitivista, ha elaborato un modello in cui ha messo in evidenza gli aspetti primari del disturbo che sono: la difficoltà nel mantenere l'attenzione e nell'inibizione delle risposte impulsive e la tendenza a ricercare gratificazioni esterne e immediate. Queste difficoltà di natura costituzionale impediscono al 31 bambino iperattivo di costruirsi e mettere in atto delle strategie di pensiero efficaci (carenza a livello metacognitivo). Il deficit autoregolativo che ne deriva contribuisce ai frequenti insuccessi in quelle attività (problemi matematici, studio, composizione scritta) che richiedono l'attuazione di un piano. La bassa autostima che spesso si riscontra in questi ragazzi può essere legata ai molti fallimenti in ambito scolastico ma anche sociale, dovuti a povertà strategica, e accompagnati spesso da un senso di impotenza che riduce ulteriormente la già scarsa motivazione ad impegnarsi e a sforzarsi. Nell'aggiornamento sono stati presentati due strumenti che ci aiutano ad affrontare l'argomento: IMPULSIVITA' E AUTOCONTROLLO. Interventi e tecniche metacognitive. Cornoldi C, Gardinale M, Masi A, Pettenò L. , ed. Erickson, Trento. ATTENZIONE E CONCENTRAZIONE (CD-ROM). Sette test e dodici training di potenziamento. Di Nuovo S. , ed. Erickson, Trento. Sembra inutile riproporre ciò che può essere appreso leggendo il primo testo e il manuale del programma. Riproponiamo qui le integrazioni che abbiamo fatto. 32 "ImpuLsIvItà E AutOCONtROLLO" Caratteristiche principali del programma ê ATTENZIONE AI CONTESTI DI VITA DEL BAMBINO: coinvolgimento di genitori e insegnanti attraverso colloqui, corsi di formazione, consulenze. Lo psicologo o psicopedagogista durante tali incontri cerca di modificare eventuali credenze disfunzionali che genitori e insegnanti hanno riguardo al disturbo (es. visione esageratamente negativistica delle difficoltà del bambino o tendenza a sottovalutarne le conseguenze). L'intervento dell'esperto è, inoltre, teso a cambiare le risposte inadeguate dell'ambiente ai comportamenti problematici del bambino, cercando di trovare assieme delle modalità di relazione ed educazione più utili ed efficaci; ê MIRA A MIGLIORARE LA CAPACITÀ AUTOREGOLATIVA DEL BAMBINO: vengono adottate a tale scopo delle tecniche cognitivo-comportamentali; Le componenti del programma ê AUTOISTRUZIONE: si cerca di sviluppare il linguaggio interno nella sua funzione di regolazione nelle attività scolastiche e nei comportamenti sociali; si stimola il ragazzo a darsi delle autoistruzioni e ad adottare un atteggiamento di maggiore riflessione dinanzi ai compiti o alle situazioni; ê PROBLEM SOLVING: apprendimento di un piano in 5 fasi da utilizzare per risolvere situazioni-problema; ê RIADDESTRAMENTO ATTRIBUTIVO: viene sottolineato il valore dello sforzo e dell'impegno (fattori interni e controllabili) 33 nel perseguimento dei risultati scolastici e non, cercando di limitare, in tal modo, le attribuzioni esterne (difficoltà/facilità di un compito, fortuna) o interne non controllabili (capacità) che non aiutano il ragazzo ad automotivarsi; struttura del programma I° INCONtRO: stesura di un programma di intervento dettagliato basato sulle informazioni raccolte dai colloqui con gli insegnanti e i genitori, dai test somministrati al ragazzo, dai questionari e dalle scale di valutazione specifici. Soltanto quando si ha una quadro preciso delle difficoltà del ragazzo e conosciamo quale sia il suo atteggiamento mentale rispetto alle situazioni-problema che si trova ad affrontare è possibile intervenire in modo mirato adeguando il trattamento alle esigenze peculiari del singolo; II° INCONtRO: centrato sull'apprendimento della 5 fasi fondamentali del piano di problem solving che verranno descritte più avanti. Mediante la guida iniziale dell'adulto il ragazzo impara gradualmente a autoistruirsi, seguendo il piano che ha imparato, durante lo svolgimento di compiti o esercizi; dAL III° AL vII° INCONtRO: interamente focalizzati su l'assimilazione e l'uso via via più spontaneo delle 5 fasi. Vengono proposti al ragazzo giochi ed esercizi, adatti per l'età, in cui applicare il metodo di problem solving appreso. L'adulto fa, dapprima, da modello per il bambino autoistruendosi lui stesso dinanzi ad compito, gli mostra quale sia l'atteggiamento migliore da tenere in caso di insuccesso ("non devo arrendermi, vediamo dove ho sbagliato, forse facendo più attenzione...") e come automotivarsi in caso di successo ("Ce l'ho fatta, mi sono impegnato, ho messo in atto il mio piano ......"); 34 dALL' vIII° AL IX° INCONtRO: quando il bambino ha ormai preso dimistichezza con le autoistruzioni si inizia a proporre compiti scolatici (problemi di matematica, composizioni scritte, esercizi con domande, operazioni, testi di studio o di lettura) in cui il bambino deve cimentarsi utilizzando il piano in modo personalizzato, adattandolo alle varie tipologie di compito. Ciò che più conta, al di là del fare bene o male il compito è il bambino riesca ad acquisire: ê un metodo di approccio alle situazioni da risolvere, ê la capacità di parlare a se stesso in modo strategico e quindi produttivo, ê l'abitudine a revisionare i suoi prodotti (composizioni, esercizi ecc.) per controllare che sia stato raggiunto l'obiettivo iniziale; e a ridurre al contempo: ê la "tentazioni a buttarsi" prima di avere capito la natura del compito stesso, ê il modo procedere frettoloso che spesso gli fa commettere molti errori dAL X AL XIII INCONtRO: vengono dedicati all'uso delle 5 fasi nelle situazioni relazionali e nella gestione delle emozioni. Mentre la tecnica (modeling) per allenare gli allievi ad utilizzare le fasi nelle attività scolastiche può essere impiegata anche dagli insegnanti, la parte relativa agli aspetti sociali ed emotivi è bene che sia portata avanti da personale esperto (psicologi/psicopedagogisti/psicoterapeuti). 35 L’insegnante in classe Per riuscire a gestire i sentimenti di: fastidio insopportazione impotenza disarmo l'insegnante dovrà cercare di comprendere e prevedere le manifestazioni di disattenzione, impulsività e iperattività, per anticiparle e gestirle con delle strategie specifiche. L'insegnante deve predisporsi ad una destrutturazione parziale delle sue abitudini, ossia a un processo faticoso e soprattutto lento (fatto di prove, di errori, di prese di coscienza), orientato a gestire attivamente il disagio. 36 è necessario monitorare la propria comunicazione non verbale !! · "Cosa ti avevo detto?" · "lo vuoi capire o no?" · "ma allora sei duro come il muro!" · "non vedi come Tizio e Caio stanno buoni!?" · "ora non ce la faccio più!" · "sei insopportabile e senza speranza!" …e trasformarsi ! PROPOSTE "forse non ho capito che non può controllarsi più di tanto" "forse non ho ancora preso la situazione di petto per gestirla attivamente" "forse non ho prestato sufficiente attenzione ai momenti in cui si sforza e migliora" "forse non gli do sufficiente modo di muoversi o di distendere l'attenzione" "forse le regole non sono sufficientemente chiare" "forse non gli è stato dato modo di imparare ed avere le regole sempre sott'occhio" "forse non ho contrattato ricompense sufficientemente attraenti" "forse non ho compreso che se lui non fa così allora non si sente… (valorizzato)" 37 proposte - È utile disporre i banchi in modo che l'insegnante possa passare frequentemente in mezzo ad essi e possa vede tutti. - È utile riflettere spesso coi bambini sul comportamento in classe e fuori classe (esplicitando le logiche conseguenze o contrattando le punizioni che conseguono a comportamenti inappropriati) e ricordare i comportamenti adeguati al passaggio da una classe ad un'altra, da un lavoro di classe ad uno a piccoli gruppi. - Si stabiliscono codici di comunicazione silenziosa: mano all'orecchio significa "attenzione", mano alla bocca "non parlare", una mano sopra l'altra "stare fermi". Seguiti dal gesto O.K. e da un mezzo sorriso vogliono dire "bravo così, ottimo, stai migliorando". Seguiti invece da un'espressione di disapprovazione, vogliono dire "stai attento! fai silenzio! stai fermo!"). Ogni "richiamo" deve comunque essere senza connotazione di disprezzo, immediato, proporzionato al grado di gravità del comportamento, facilmente collegabile ad una conseguenza negativa (inizialmente sarà costituito dalla perdita della possibilità di avere una ricompensa precedentemente concordata). Questo soddisferebbe l'esigenza psicosociale, valida soprattutto per i bambini con DDAI, di sottolineare calorosamente, in continuazione, regolarmente, coerentemente, e in modo sostanzioso, le ricompense prima delle punizioni. - Si osserva la frequenza dei comportamenti "contro-le-regole" dei bambini problematici per una settimana (impulsività, off-task, movimenti disturbanti ecc.), in riferimento a ciascun contesto specifico (es. l'ora di matematica di fine mattinata del giovedì e venerdì, la prima ora di attività dopo pranzo ecc.) e ricompensare ogni minimo miglioramento: in quest'ora sei stato più composto del solito, perciò eccoti quello che desideravi…" . - Bisogna definire e mantenere chiare e semplici regole all'interno della classe, da rivedere quando se ne ravveda la necessità (regole 38 positive e semplici). Si possono usare due cartelloni appesi sul muro dietro l'insegnante (es. sopra la lavagna) e uno sulla porta. Le regole vanno continuamente ricordate e ripensate; se un bambino viene "ripreso" gli viene indicato cosa ha violato. Presentiamo due esempi di cartellone da appendere (Fig. 1 e 2). Un altro cartellone potrebbe riguardare le 5 fasi del Problem solving, illustrato più avanti. Figura 1 39 Figura 2 40 Con i bambini si possono fare dei contratti IN CuI vENgONO spECIfICAtI : ê comportamenti-obiettivo da far acquisire o da rafforzare; ê punti guadagnati per ogni comportamento adeguato messo in atto; ê ricompense che spettano al bambino dopo che ha raggiunto un certo punteggio; CONTRATTO Io Mario mi impegno a ricontrollare, stare concentrato e chiedere quando non capisco, così da completare tutta la tabella. Noi insegnanti ci impegnamo a dare a Mario un attestato di merito: 41 Il bambino ha il compito di impegnarsi per limitare i propri comportamenti disadattativi, per segnare una "X" nelle rispettive tabelle (Fig.3) per ogni occasione in cui riesce a farlo. L'insegnante ha il compito di invitare il bambino a ricordarsi del contratto (es. "Ricordati, Mario, se stai attento, puoi segnarlo sulla tabella. Pensa alla ricompensa!") e a verificare che le "X" vengano segnate in maniera appropriata. Fig.3 42 43 tECNICA COgNItIvO-COmpORtAmENtALE pER ImpARARE Ad AutOIstRuIRsI MODELING (apprendimento per imitazione : l'adulto si dà delle autoistruzioni a voce alta mostrando al bambino come si affronta un certo compito) AUTOISTRUZIONE AUTONOMA DEL BAMBINO (il bambino si dà, in modo spontaneo, le autoistruzioni apprese dall'adulto nello svolgimento dei compiti proposti) LE fAsI (da "Impulsività e Autocontrollo" di Cornoldi et al.) 1. Cosa devo fare? Definire bene la natura del compito o della situazione da risolvere è un presupposto indispensabile per poter trovare la soluzione corretta; 2. Penso alle varie possibilità Si considerano tutte i modi possibili per risolvere quel compito o situazione, non escludendone nessuno a priori; 3 . Mi concentro e faccio previsioni 4. Scelgo quella giusta e mi concentro, con calma. 5. Ricontrollo "Bene ho fatto un buon lavoro....ho fatto un errore.." 44 Le fasi applicate alle aree scolastiche Per favorire la generalizzazione del piano di problem-solving appreso negli incontri con l'operatore è opportuno che le fasi vengano adattate quanto più possibile ai compiti che il bambino svolge quotidianamente. Per evitare che il bambino ripeta le fasi in modo meccanico è preferibile che il linguaggio usato durante il modeling cognitivo sia simile a quello che il bambino utilizza spontaneamente. Vengono qua sotto presentati alcuni esempi concreti di applicazione delle fasi, in forma di autoistruzioni, a varie aree scolastiche. Lo studio 1 "devo fermarmi e ripetere quello che ho letto" 2 possibilità: a) "se penso di avere capito e di ricordarmelo non lo ripeto neppure" b) "ripeto a caso quello che ricordo, magari sbirciando sul testo" c) "seguo uno schema (prima scritto, poi memorizzato)" 3 "seguo lo schema" 4 "ripeto per intero, magari delle ore dopo" 45 La lettura 1 "devo capire bene ciò che c'è scritto, perciò devo leggere tutto bene" 2 Possibilità : "potrei leggere veloce, senza interrompermi, oppure lentamente e correttemente" 3 "voler leggere per forza veloce e scorrevole mi porta a fare molti errori: non lo faro" 4 "devo leggere tutto tutto (tutte le lettere e le sillabe che ci sono), senza saltare lettere o tirare a caso" 5 "quando sento la campanellina, verifico che stia leggendo bene proprio tutto"* Rispondere ad un questionario a scelta multipla 1 "devo comprendere tutte le parole della domanda (se no, cerco sul vocabolario o chiedo)"; 2 "leggo tutte le risposte (in un test a scelta multipla)"; 3e4 "scarto quelle errate e scelgo quella giusta"; 5 "rileggo domanda e risposta in fila" 46 Lettura dei numeri 1 "devo leggere bene il numero" 2 "potrei leggerlo e basta oppure procede cifra per cifra" 3 "spesso sbaglio se non procedo lentamente" 4 "leggo: unità, decine, centinaia, migliaia....es. La cifra "3" è delle migliaia dico 3 mila.." 5 "rileggo e sento se il numero è verosimile" Spiegare "per passi brevi"! …assicurandosi di volta in volta che i bambini disattenti stiano comprendendo e seguendo: chiedendo il contatto oculare, cercando di leggere l'espressione facciale, chiedendo direttamente se ha capito, chiedendo di applicare o ripetere le istruzioni o le nozioni, rassicurandolo sulla propria disponibilità ad eventuali domande e a ripetere la spiegazione. Suddividere gli argomenti in singole unità di lavoro. Anche un compito scritto potrebbe essere adeguato fornendo un foglio per ciascun 47 esercizio del compito. Organizzarsi in modo da gestire spazi di interruzione a partire dai tempi di attenzione (poniamo 20 minuti) e non dagli argomenti da spiegare (che andranno quindi suddivisi in unità da 20 minuti). Negli spazi di interruzione e riposo, dare ai bambini movimentati piccole responsabilità (poniamo il pulire la lavagna, l'andare fuori classe a prendere una cosa dalla custode…), occasioni di movimento (domande a turno, chi risponde alle quali deve alzarsi dalla sedia e rispondere accuratamente e velocemente), possibilità di sfruttare ricompense guadagnate. "CATTURARE L'ATTENZIONE INTERAGENDO …VIVACEMENTE". ê Comunicare spesso con i bambini facendo particolare attenzione a non umiliare "pubblicamente" i bambini ai quali si parla nel corso di una spiegazione a tutta la classe. ê Quando possibile, catturare l'attenzione con uso di esempi concreti, schemi riassuntivi alla lavagna (all'inizio della lezione), gessi colorati che sottolineino gli aspetti centrali, mimica accentuata e variazione di tono appropriate (dal sussurro a un tono elevato), pointer a laser rosso dalla cattedra alla lavagna, o altro che serva a vivacizzare la lezione. Nello stesso tempo gli aspetti che catturano l'attenzione non devono caratterizzare aspetti secondari e marginali con la conseguenza di distrarre e interferire con gli obiettivi. ê Avvertire i bambini di ciò che si sta per fare o spiegare, anticipando loro le modalità, i contenuti e i tempi di tali attività, per motivarli. ê Fare sempre riflettere il bambino sulle ragioni che hanno portato 48 a un buon risultato, in particolare i miglioramenti (processo di attribuzione). "Bravo, hai visto che sei migliorato dalla volta scorsa: sei stato attento, ha riflettuto bene sul da farsi, ti sei impegnato a non distrarti e guarda qui… ottimo! L'importante non è fare perfetto, è proprio fare questi miglioramenti! Sono contento!". suggerimenti operativi personalizzati · Cercare di valorizzare sempre le qualità del lavoro svolto, anche se può risultare inferiore a quello dei compagni. · Enfatizzare i lati positivi del comportamento del bambino (creatività, affettuosità, estroversione…). · Utilizzare il diario per la comunicazione giornaliera con la famiglia per uno scambio produttivo di informazioni (perdendo la sua accezione solo punitiva -le "note"-). · Aiutare l'allievo a gestire meglio il proprio materiale (es. appendere un cartellone dei materiali occorrenti per ciascuna materia in classe) · Non punire il ragazzo togliendo l'intervallo. · Una volta dato un testo che contenga delle istruzioni, è opportuno aiutare il ragazzo ad individuarne le parti importanti. · Supervisionare il bambino, invitandolo sempre a ricontrollare (es. rileggere) le proprie produzioni. L'insegnante potrebbe allontanarsi di volta in volta per tempi sempre maggiori, educandolo gradualmente all'autonomia. · Rispettare i momenti di stanchezza ed assoluta incapacità a concentrarsi (o ascoltare la spiegazione), soprattutto pomeridiani. · Al bambino non si possono dare indicazioni a lungo termine, delle quali non si può verificare l'aderenza. Bisogna dargli indicazioni in forma semplice. · Non pretendere prestazioni ottimali: - in compiti troppo lunghi anche se semplici, - nel prendere appunti, 49 - nelle produzioni scritte in assenza di una guida esterna o senza un insegnamento specifico delle strategie di composizione. - Porre attenzione a tutti quei fattori (antecedenti situazionali) che possono scatenare i comportamenti negativi, come il sentirsi trascurato o non stimato, l'essere annoiato rispetto ai compiti, il sentirsi inadeguato rispetto ai pari in certi compiti. Un'osservazione strutturata potrebbe essere molto utile a mettere in evidenza tali fattori ("Iperattività e Autoregolazione cognitiva" di Cornoldi et al.). È bene, a questo punto, cercare di anticipare queste situazioni: rinforzando tutte le manifestazioni comportamentali positive e verificando che i compiti siano sufficientemente interessanti e adeguati al bambino. - Porre attenzione a tutti quei fattori (risposte da parte dell'ambiente) che possono rafforzare il comportamento negativo quando questo si sia già verificato, come il farsi oggetto di attenzione o divertimento da parte dei compagni o l'assumere il ruolo di provocatore capace di "irritare, destabilizzare" l'insegnante. Per quanto riguarda questi ultimi due punti è consigliabile che venga effettuata un'osservazione strutturata che permetta, per ogni comportamento-problema di identificarne l'antecedente ambientale, la risposta dell'ambiente, le conseguenze (vedi esempio di scheda). È inoltre utile un scheda osservativa in cui sia possibile registrare i giorni e le fasce orarie in cui compare un determinato comportamento problema. 50 AttENzIONE E CONCENtRAzIONE tipi di attenzione Quando lavoriamo sono coinvolte insieme funzioni quali la percezione, la memoria, il pensiero... ed anche, e non solo, l'attenzione. In realtà, quasi sempre, sono coinvolte insieme più sottofunzioni: più tipi di percezione, di memoria, di pensiero e di attenzione. Esistono infatti più tipi di attenzione: selettiva, focalizzata, divisa, mantenuta nel tempo, modulabile. Attenzione selettiva L'attenzione selettiva permette di riconoscere nel campo percettivo, tra i vari stimoli esterni, quelli su cui vogliamo focalizzare la nostra attenzione, per poi processarli. I bambini con DDAI non hanno difficoltà nel riconoscere l'informazione rilevante. Attenzione focalizzata o concentrazione L'attenzione si dice focalizzata quando è diretta in modo specifico su un determinato problema o su alcune informazioni particolari, resistendo ad altre informazioni che attirano l'attenzione (pensieri, sentimenti, rumori, voci ecc.). L'attenzione focalizzata dipende non solo dalla nostra volontà, ma anche dalle caratteristiche degli stimoli (significatività, salienza, novità). I bambini con DDAI hanno difficoltà nell'attenzione sostenuta. Attenzione divisa Si parla di attenzione divisa quando siamo impegnati nello svolgimento di due compiti o attività contemporaneamente. Ciò può risultare difficoltoso in quanto il nostro sistema cognitivo si trova a dovere elaborare stimoli diversi per cui può succedere che la qualità di uno dei 51 due compiti o di entrambi tenda a calare. Se impieghiamo l'80% delle risorse cognitive disponibili nella risoluzione di un problema di matematica, non sarà possibile svolgere un compito concorrente che richiede anche solo il 40% delle risorse. Attenzione mantenuta L'attenzione mantenuta dipende: dalle caratteristiche intrinsecheneuropsicologiche e motivazionali del soggetto e dalla complessità del lavoro e del compito sul quale siamo concentrati. Infatti per un bambino, in particolare per il bambino disattento, risulta più semplice seguire un'ora di Cartoon alla TV o giocare con un videogioco che svolgere un problema di matematica, o studiare una pagina di storia, o seguire una lezione che gli appare poco stimolante, monotona o faticosa. In questo senso maggiore è il carico cognitivo del compito a cui il bambino è sottoposto minore sarà il tempo di attenzione sostenuta. Questa banale regola diventa drammaticamente visibile nei bambini con DDAI. Questo aspetto dell'attenzione è senz'altro il più compromesso nei bambini con ADHD. Pare che tale capacità sia legata all'attivazione fisiologica del soggetto, al suo stato di arousal. Le variabili che influenzano i tempi dell'attenzione sostenuta sono: l'età (con la crescita aumentano i tempi dell'attenzione); la maturità neuropsicologica dei soggetti (anche con DDAI, che è infatti meno frequente alla scuola media); il contesto percettivo (ad es. la immagini fanno maggiore "presa" e riescono ad allungare i tempi di attenzione); il tipo di compito (es. i compiti nuovi; la situazione interattiva quale il rapporto 1:1 dove il lavoro è personalizzato, più gratificante e adeguato ai tempi attentivi); la motivazione. 52 Percezione i i gg Senso di auto-efficacia M o t i v a z i o n e h i Controllo inibitorio vs. distrattori percettivi esterni e motivazionali Att. Selettiva g Me mo ria Att. Focalizzata g (Decentrazione o inibizione cognitiva) g g i i i i A t t. Mnemotecniche (a cominciare dalla reiterazione) Abilità di esecuzione (shifting attention alle varie fasi) Abilità di autoregolazione e pianificazione Generalizzazioni a compiti diversi D i v i s a Att. Sostenuta h h h h i i i i Memoria di lavoro Funzioni cognitive particolarmente collegate nei processi di apprendimento superiore Ogni PROVA può essere analizzata nelle sue componenti attentivi. Ad es. consideriamo la prova N° 3 "Selettività e concentrazione": a) riconoscimento uditivo (il bambino deve premere un tasto ogni volta che sente pronunciare una lettera target tra altre lettere presentate una per volta); b) riconoscimento visivo (il bambino deve premere su un tasto ogni volta che compare uno stimolo-target visivo presentato con altri sequenzialmente); c) riconoscimento spaziale (il bambino deve riconoscere e premere il tasto appena incontra il simbolo-target, inserito insieme ad altri simboli-distrattori, presenti contemporaneamente sulla pagina). 53 COmpRENsIONE, mOtIvAzIONE E AttENzIONE Tre fattori possono influenzare in larga misura la capacità attentiva: la capacità neuropsicologica ad essa sottostante, la comprensione e la motivazione. La depressione e la demotivazione possono compromettere l'attenzione, quindi la comprensione (ma non sempre). L'incapacità di comprendere bene (per un bagaglio cognitivo "borderline", ossia vicino al ritardo mentale lieve, o per una capacità di comprensione linguistica compromessa da un povero vocabolario, da un disturbo specifico dell'apprendimento o da una dimestichezza con un dialetto diverso) può compromettere la capacità di mantenere l'attenzione, la motivazione a impegnarcisi, il successo nelle prestazioni richieste e quindi un'ulteriore senso di frustrazione e di indi- 54 sponibilità all'impegno ed allo studio. La disattenzione compromette la comprensione, e le relazioni spesso difficili coi pari e con gli adulti (genitori e insegnanti) compromettono la motivazione allo studio. Diventa chiaro che, qualunque sia il fattore scatenante, si attiva un circolo chiuso degenerante e difficile da districare. La relazione fra DDAI , successo nelle prestazioni e comprensione è più complesso. Il bambino con DDAI può avere difficoltà, di fronte a un compito, nel comprendere: ê cosa e come fare (recupero delle strategie memorizzate, rappresentarsi le fasi da eseguire); ê se manca o meno la comprensione del compito; ê come fare una corretta attribuzione delle cause di un certo risultato; ê come tenere a mente le motivazioni che sottostanno al successo nel compito; ê valutare le scadenze temporali; ê gestire le emozioni derivanti da un eventuale fallimento o da incertezza su come procedere in un compito. La Douglas (1984) ritiene che la carenza di queste abilità cognitive (concettuali, strategiche, di problem solving) siano dovute a una predisposizione di base: tali deficit cognitivi creerebbero poi una situazione di svantaggio rispetto ai pari-età, con le conseguenze ben note agli insegnanti. Per questo motivo è importante puntare a livello riabilitativo ad uno sviluppo di queste competenze. 55 dIstuRBI spECIfICI: dIsLEssIA E dIsORtOgRAfIA Introduzione Nella prima parte di questa lezione presenteremo i modelli teorici di riferimento per la diagnosi e il trattamento da noi adottato per l'intervento nella scuola sui disturbi dell'apprendimento relativi a: lettura, scrittura. Passeremo poi ad analizzare nello specifico le caratteristiche peculiari legate all'apprendimento della lettura e della scrittura trattando poi i rispettivi disturbi di dislessia e disortografia. Concluderemo questa prima parte con delle considerazioni di carattere pedagogico-didattico su come facilitare l'apprendimento degli alunni che presentano tali disturbi. Nella seconda parte verranno presentati e applicati praticamente due percorsi su carta: - il primo (di cui vi parlerà più diffusamente la dr.ssa Di Rocco), il metodo FOL, che si propone sia come metodologia didattica di apprendimento della lettura e scrittura all'interno di un percorso di scolarizzazione normale (prima-terza), sia come metodologia pedagogica-riabilitativa dei ritardi o dei disturbi di apprendimento della lettura e della scrittura; - il secondo (che vi presenterà la dr.ssa Raddi), il metodo del dr. Donfrancesco, che si propone principalmente come metodo riabilitativo in caso di dislessie e/o disortografie a vari livelli di gravità e scolarizzazione. Nella successiva lezione la prima parte sarà dedicata al programma riabilitativo su CD-ROM "Tachistoscopio" la seconda parte a dibattito-chiarimenti su quanto trattato nelle due lezioni. 56 1ª lezione mOdELLI tEORICI dI RIfERImENtO Ad oggi non esiste ancora, a livello di ricerca scientifica, concordanza sui processi normali di acquisizione di lettura e scrittura e sui meccanismi che causano le difficoltà. In letteratura esistono comunque numerose ricerche che concordano sull'implicazione di diversi fattori che giocano un ruolo fondamentale in questi processi. modello a doppia via In campo neuropsicologico, partendo da ricerche cliniche condotte su pazienti cerebrolesi, si è giunti a fare ipotesi sull'architettura funzionale normale degli adulti. Il modello teorico che riscuote maggior consensi in questo ambito è quello elaborato da Morton (1980) e ripreso poi da altri tra cui Sartori (1984). Secondo questo modello chiamato "modello a doppia via" si prevede che il riconoscimento delle parole e la loro lettura possa avvenire attraverso due vie: - la via visiva o lessicale, la parola stampata viene inizialmente sottoposta ad un'analisi visiva delle singole caratteristiche e viene confrontata con la rappresentazione lessicale, precedentemente immagazzinata, a essa corrispondente; - la via fonologica, la parola viene scomposta nei singoli fonemi poi ogni fonema viene associato al grafema, segue la conversione grafema/fonema quindi la parola viene ricomposta secondo il codice fonologico. (Questo meccanismo spiegherebbe anche la capacità di leggere nuove parole). Si prevede che le due vie vengano utilizzate in parallelo infatti la rappresentazione fonologica di una parola può essere raggiunta sia attraverso l'accesso diretto, più veloce, che permette di recuperare la parola direttamente dal lessico conosciuto (caso di parole ad alta 57 frequenza d'uso), sia attraverso la via di conversione grafema-fonema che risulta essere più lenta nel caso di parole conosciute ma che permette in caso di parole nuove di arrivare più velocemente al riconoscimento delle stesse. 58 modello evolutivo Partendo da queste teorie, che ben spiegano il funzionamento in soggetti adulti, Uta Frith (1985) ha elaborato un modello evolutivo dell'apprendimento della lettura e scrittura che spiega tale processo nei bambini. La Frith ha individuato 4 stadi dipendenti fra loro : - stadio logografico (età prescolare) il bambino sa riconoscere alcune parole per la presenza di alcuni indizi che ha imparato a discriminare di carattere grafico cioè fisico ma ancora non possiede nessuna conoscenza di tipo ortografico o fonologico. La lettura è di tipo esclusivamente visivo, max 40 parole (ad es. il bambino associa una parola lunga al treno). - Stadio alfabetico (primi anni di scolarizzazione) il bambino apprende l'esistenza di una forma orale e di una forma scritta della parola. Apprende la segmentazione della parola nelle lettere che la compongono e si avvia al meccanismo della ricodificazione fonologica associando a ciascuna lettera (grafema) il suono (fonema) corrispondente. In questa fase il bambino è in grado di leggere sia parole conosciute che nuove utilizzando la via fonologica e quindi usando la sequenza di suoni per rintracciare il referente lessicale. - Stadio ortografico (raggiunto verso i 7 anni) il bambino impara che vi è una regolarità nel meccanismo di conversione grafema/fonema che segue regole ortografiche. In questo stadio il bambino diventa più abile ad usare suoni complessi come le sillabe e capisce che tali suoni vengono associati non più a singole lettere ma a insiemi discreti di lettere. Questa competenza riveste un ruolo fondamentale ai fini della correttezza e della velocità di lettura. - Stadio lessicale è lo stadio della automatizzazione della lettura. Vengono riconosciute intere parole o frasi senza bisogno di trasformazioni intermedie tra grafemi e fonemi. Le conoscenze dello stadio ortografico consentono di non utilizzare sempre la conversione e per le parole conosciute di usare la via diretta. 59 Essendo questo un modello studiale viene ipotizzato un andamento gerarchico dell'apprendimento della lettura e quindi se il bambino non ha raggiunto le competenze di uno stadio non sarà in grado di passare al successivo. 60 Abilità metacognitive Con il termine metacognizione si indica la consapevolezza e il controllo che un individuo ha dei propri processi cognitivi. In relazione a lettura e scrittura vediamo che la conoscenza metacognitiva riguarda la consapevolezza che chi scrive ha dei propri processi cognitivi, delle caratteristiche del compito, delle regole della comunicazione scritta, delle strategie di intervento. Il controllo esecutivo invece riguarda le decisioni strategiche per la composizione del testo (scelta del contenuto e dell'orrganizzazione delle idee, ecc… ). Molte recenti ricerche mettono in risalto l'importanza delle operazioni di analisi metalinguistica ( ad es. la fusione e la scomposizione sillabica) nella relazione tra linguaggio verbale e acquisizione della scrittura e della lettura. Per operazioni metalinguistiche si intende quindi in particolare la capacità di "manipolare le parole" e quindi saper fare la segmentazione sillabica e fonemica e la sintesi fonemica. Dalle ricerche sperimentali è emersa correlazione tra apprendimento della lettura e scrittura e grado di consapevolezza fonologica, cioè della consapevolezza che i bambini hanno della struttura fonologica della parola. Perché un bambino impari a leggere e scrivere è quindi necessario che apprenda la fonologia delle parole e che metta in relazione tali conoscenze con le regole ortografiche in modo da crearsi una rappresentazione grafica stabile per ogni parola a livello del lessico mentale. Questo processo permette di poter recuperare la parola stimolo nel magazzino della memoria a lungo termine e quindi di poter accedere in modo diretto - globale alla parola. Nel bambino "buon lettore" la lettura è prevalentemente globale e le parole sono trattate e riconosciute come unità globali. Nel bambino che scrive correttamente la via di accesso fonologica e quella visiva-lessicale lavorano integrandosi a vicenda. (Malagutti, 2000) 61 Molto utili alla fine della scuola meterna e all'ingresso della scuola elementare risultano essere le prove di consapevolezza fonologica, un tipo particolare di conoscenza metalinguistica, che aiutano a mettere in evidenza le eventuali lacune presenti nei bambini e possono essere predittive circa i futuri apprendimenti. Tali prove si dividono in: Prove metafonologiche che valutano una consapevolezza fonologica globale a) prova di rima chiedere al bambino quale tra tre parole fa rima con la parola targhet (ad es. "balla fa rima con vino, palla o rete?") Oppure quale tra due coppie è composta da parole in rima tra loro (ad es. letto/petto o filo/muro?) un fallimento in tale prova soprattutto in prima elementare deve far pensare a difficoltà di una certa entità; b) il riconoscimento del suono iniziale di una parola sempre fra tre parole (ad es. luna comincia come pane, libro o dado?) un fallimento in tale prova è indice di una difficoltà nel decollo del processo di analisi fonemica; c) delezione della sillaba iniziale di parola (prova a dire CASA senza CA) un fallimento in tale prova indica a livello di scuola elementare un ritardo di maturazione delle abilita metafonologiche. Prove metafonologiche che valutano una consapevolezza fonologica analitica d) fusione fonemica (si presenta oralmente al bambino una stringa di fonemi, ad es. s/o/l/e, chiedendogli di individuare la parola che deriva dalla loro fusione) prova complessa, omologa alla lettura, che attiva numerose competenze che informa sul livello di conoscenza della struttura fonemica della parola; e) segmentazione fonemica (si chiede al bambino di pronunciare nella corretta sequenza, i fonemi costituenti una parola) è omologa alla scrittura; f) delezione della consonante iniziale (si elide il fonema iniziale, è preferibile usare delle non parole per evitare facilitazioni seman- 62 tiche: ad es. prova a dire PEMO senza P). Tra tutte è la prova più difficile perché, in sostanza, rappresenta la somma di una duplice operazione di scrittura e di lettura effettuata mentalmente. La sua acquisizione è segno di un discreto livello di apprendimento; il suo fallimento è indice della persistenza di alcune difficoltà operative anche in ambito fonologico. (Martini, 1995) 63 I dIstuRBI LEgAtI A sCRIttuRA E LEttuRA DISLESSIA, con questo termine “s'intende una difficoltà specifica del linguaggio che fa riferimento all'aspetto decifrativo della lettura”(De Beni, Cisotto, Carretti, 2001). (cfr. All. 1 pag. 69) DISORTOGRAFIA, indica una difficoltà solo a livello di scrittura. (cfr. All. 2 pag. 70) DISGRAFIA,”difficoltà a riprodurre i segni alfabetici e quelli numerici; essa riguarda esclusivamente il grafismo e non le regole ortografiche e sintattiche, sebbene influisca negativamente anche su tali acquisizioni a causa della frequente impossibilità di rilettura e di autocorrezione” (Pratelli, 1995) (cfr. All. 3 pag. 71) Sotto il termine generale di "dislessia evolutiva"(Seymour,1987) vengono indicati tre tipi differenti di dislessia a cui nel 95% dei casi è associata una disortografia, legati al mancato raggiungimento degli stadi di sviluppo evolutivo ipotizzati dalla Frit. "dislessia mista" mIX Questo tipo di disturbo si caratterizza per un arresto dello sviluppo alle prime fasi dello stadio alfabetico per cui si assommano le difficoltà legate ad una dislessia fonologica con quelle della dislessia di superfice. Il lavoro riabilitativo in questo caso dovrà partire cercando di lavorare molto sulle competenze metafonologiche soprattutto globali per costruire le basi, i prerequisiti da cui partire per l'acquisizione degli stadi successivi. 64 "dislessia fonologica" f Quando in un bambino avviene un'alterazione, uno sviluppo incompleto o inefficiente, a livello dello stadio alfabetico, nella scrittura e nella lettura avremo numerosi errori di tipo fonologico (omissioni, inversioni, aggiunte incongrue) riferibili ad una dislessia fonologica che poi potrà essere definita mista in quanto a questi errori si aggiungeranno con molta probabilità anche quelli di tipo visivo. Il bambino infatti non riuscendo a progredire nell'apprendimento della fase ortografica rimarrà fissato ad un accesso di tipo solo indiretto (via fonologica). Il soggetto che presenta questo tipo di disturbo avrà molta difficoltà nella lettura delle non-parole. Probabilmente con il procedere degli apprendimenti dovrebbe essere in grado di utilizzare solo la via visiva-lessicale e mostrare inceppata quella fonologica. In questi casi la riabilitazione dovrà puntare alla ricostruzione di una consapevolezza fonologica per poi passare alle regole ortografiche. "dislessia superficiale" s Si caratterizza per un'alterazione, uno sviluppo inefficiente o incompleto, a livello dello stadio ortografico, così nella lettura troveremo lentezza causata dal perdurare di un accesso indiretto (secondo il modello a due vie), dove il bambino continua a leggere applicando sempre le regole di conversione segno/suono. Non mostrerà invece particolari difficoltà a leggere le non parole. È tipico di questi bambini rileggere ex-novo una stessa parola incontrata più volte nel testo e fare errori di accentazione delle parole, avere grosse difficoltà a discriminare parole omofone. Questo affatica molto la lettura compromettendo poi la comprensione del testo. 65 Nella scrittura avremo soprattutto con errori non fonologici (separazioni illegali, fusioni illegali, scambio grafema omofono, omissione o aggiunta di H (avere), omofone/omografe) e probabili errori altri (doppie e accenti). “Il bambino disortografico è tale perché persevera nella applicazione di una rigida strategia alfabetica e non integra questa strategia con nuovi processi operativi adatti alla soluzione di nuovi compiti” (Martini,1995). Quello che stenta a partire nei bambini disortografici è la capacità di passare da un lavoro in serie(decodifica lettera per lettera) ad un lavoro in parallelo (decodifica contestuale di gruppi di lettere) cioè essere in grado di vedere le parole come globalità. Essi sono legati ad una procedura di ricostruzione della parola senza mai poter passare a quella di riconoscimento che rende possibile mettere a confronto, in tempo reale stimolo esterno e immagine interiorizzata.(Martini,1995). In casi di questo genere potremo affermare che la via visivalessicale non è funzionante quindi l'intervento di riabilitazione dovrà agire cercando di facilitare lo sviluppo o ripristinare tale accesso. (Uso Tachistoscopio dopo la terza elem.) fACILItARE L’AppRENdImENtO dELLA LEttO-sCRIttuRA Nella recente letteratura sull'argomento, emerge in modo sempre più chiaro l'influenza che ha il metodo di insegnamento della letto-scrittura sull'apprendimento della stessa in tutti i bambini e in particolare in quelli con difficoltà di apprendimento. Sappiamo che le varianti dei metodi per l'apprendimento iniziale della lingua scritta possono essere fondamentalmente ricondotti a due tipologie: 66 Il metodo analitico-globale si basa sul riconoscimento globale della parola o della frase. “È prassi didattica proporre, inizialmente, insiemi linguistici (frasi o parole scritte spesso in diretto rapporto con esperienze infantili) in abbinamento a disegni o immagini che abbiano un loro collegamento con la parte scritta. La memoria visiva gioca un ruolo determinante in questo contesto del metodo, perché mediante le immagini i bambini memorizzano le strutture linguistiche proposte. Scopo primario del lungo periodo globale è di condurre gli alunni a individuare, in maniera spontanea, gli elementi costitutivi delle parole e pertanto di arrivare a una prima scoperta e comprensione dei processi di analisi e di sintesi.” (Caforio, Carlin, Cossaro, 2001). Questo metodo per l'apprendimento della lettura si basa soprattutto sull'utilizzo di strategie visive in quanto la lettura è un compito fondamentalmente visivo. Il metodo sintetico o fonetico si basa sull'apprendimento delle lettere quali elementi sonori a cui riferirsi per l'analisi della parola. “Il percorso prevede un iniziale apprendimento delle vocali, seguito dalle prime combinazioni di esse. Si procede quindi con l'introduzione di una consonante alla volta, da unire alle vocali. Si formano così le sillabe. Il passaggio successivo prevede la sintesi delle sillabe apprese in modo da raggiungere l'unità della parola” (Caforio, Carlin, Cossaro, 2001). In questo caso c'è un forte corrispondenza tra l'orale e lo scritto, tra il suono e la grafia, tra associazione fonema/grafema, per cui la via percettiva maggiormente interessata è quella uditiva. “I sostenitori di questo metodo concordano nel ritenere la lettura un'attività inizialmente meccanica, in quanto si tratta di acquisire una tecnica di decifrazione del testo che solo più tardi potrà lasciare il posto ad una lettura intelligente, guidata cioè dalla comprensione del testo, culminando infine in una lettura espressiva nella quale si aggiunge l'intonazione” (De Beni, Cisotto, Carretti, 2001) 67 Il riscontro pratico dell'utilizzo dei due metodi nella scuola elementare ha portato recentemente alla constatazione che il più valido o almeno quello che permette un miglior apprendimento di base della letto-scrittura a tutti i bambini sia il metodo che scaturisce dall'amalgama dei due metodi analitico e sintetico. Facendo quindi partire l'apprendimento da frasi collegate alle esperienze dei bambini e relativamente ad ogni parola analizzare progressivamente le corrispondenze fonema/grafema e grafema/fonema, poi di quelle sillabiche e ortografiche e infine lessicali. L'insegnamento viene predisposto in modo da presentare gradualmente le varie difficoltà linguistiche e vengono poi piano piano introdotti gli altri elementi ortografici più complessi. L'esercizio combinato di analisi (scomposizione) e di sintesi (ricomposizione) che avviene per ogni parola affrontata permette lo sviluppo delle competenze metafonologiche che stanno alla base di un apprendimento consapevole e permette anche ai bambini con difficoltà di far proprie le strategie alfabetiche di base. Concludiamo con le parole del Martini che raccomanda “soprattutto per i bambini in difficoltà, il metodo fonico-analitico in quanto, per sua intrinseca natura, meglio rispondente alla prima esigenza di rendere il più possibile trasparenti i suoni del linguaggio. Mentre il rischio insito nel metodo globale è proprio quello di non attivare abbastanza le operazioni di analisi della struttura fonologica del linguaggio, delegandole eccessivamente alle libere intuizioni del bambino.” (1995) 68 Allegato 1 69 Allegato 2 70 Allegato 3 71 IL mEtOdO fOL Il metodo FOL può essere utilizzato sia come metodologia didattica di apprendimento della lettura e della scrittura, sia come metodologia pedagogico - riabilitativa dei ritardi o disturbi di apprendimento della lettura e della scrittura. Tale metodo prevede l'acquisizione di strategie fonologico/alfabetiche, ortografiche e lessicali attraverso la costruzione di una rete di informazioni graduate per complessità, che devono essere gradualmente apprese, memorizzate, consolidate e integrate rispettando i tempi di acquisizione del bambino stesso. Questo percorso didattico appare particolarmente efficace in presenza di bambini con disturbi dell'apprendimento, in quanto permette, attraverso una metodologia fonologica, l'acquisizione di semplici strategie alfabetiche. Fa riferimento a modelli teorici neuropsicologici ed evolutivi di apprendimento della lettura e della scrittura, in particolare al modello teorico di Uta Frith e Seymour, pertanto, il percorso didattico si suddivide nelle seguenti fasi: ê Fase di riconoscimento visivo e acquisizione del magazzino grafico: permette l'acquisizione del magazzino dei segni grafici e l'acquisizione delle caratteristiche distintive di ogni lettera; ê Fase fonologico - alfabetica: il bambino apprende le regole di conversione fonema/grafema e grafema/fonema quando c'è una corrispondenza biunivoca tra suono e segno; ê Fase fonologico - ortografica: il bambino apprende il meccanismo di decodificazione/codificazione per gruppi di lettere, quando non cìè più una corrispondenza 1:1 ytra grafema e fonema, ma il grafema è costituito da più lettere a cui corrisponde un solo grafema (gh, sc, ch). Il bambino impara anche la struttura delle sillabe con specifiche combinazioni spaziali e temporali; ê Fase ortografica: il bambino apprende le particolarità e le eccezioni della lingua che gli consentono di operare una ricogni- 72 zione visiva della stringa di lettere; ê Fase morfologica: consente l'acquisizione di strategie più complesse rispetto a quelle alfabetiche quando ci sono parole con composizione morfologica, formate cioè da radici e suffissi e/o prefissi. Queste competenze vengono proposte successivamente all'acquisizione di quelle alfabetiche e ortografiche, perché appartengono a stadi più avanzati dell'elaborazione dello stimolo visivo; ê Fase lessicale: consente la lettura di schede con parole e frasi con difficoltà diverse a seconda del livello nel quale vengono presentate, al fine di favorire i processi di automatizzazione del processo di lettura e scrittura. Il percorso è costituito da 125 unità di apprendimento suddivise in 20 livelli graduati di complessità. Ogni unità di apprendimento ha lo scopo di sviluppare l'apprendimento di un processo parziale e graduato della lettura e scrittura, integrandolo con i processi già acquisiti. Nel caso venga utilizzato come metodologia di insegnamento della lettura e della scrittura è sufficiente seguire l'ordine progressivo delle schede. Qualora venga utilizzato per rafforzare un particolare apprendimento è importante Le schede sono numerate progressivamente e sono riunite in unità specifiche di apprendimento; è consigliabile lavorare sull'intera unità didattica prima di procedere oltre. Ciò appare importante in particolare modo quando ci troviamo a operare con bambini che presentano difficoltà di apprendimento, bambini che necessitano di una maggiore rielaborazione dei singoli materiali di lavoro. Le parole proposte nel programma non sono accompagnate da "immagini visive" che favoriscono la lettura: infatti il metodo prevede l'apprendimento della lettura e scrittura attraverso processi di decodificazione/codificazione basati su un codice fonologico, senza l'uso di immagini. Nelle schede di lavoro si fa spesso riferimento ai simboli C e 73 V per indicare rispettivamente la consonanti e la vocali; è necessario che il bambino apprenda la struttura della sillaba ed impari a impari a familiarizzare con tale simbologia proponendogli diversi esempi. In ogni schede di lavoro sono indicate le consegne orali da presentare al bambino. Per la scrittura sotto dettatura è consigliato l'uso delle righe, in quanto il bambino necessita di precisi riferimenti topologici. Le schede, che possono essere somministrate in forma individuale o collettiva, devono essere somministrate al bambino per tempi piuttosto brevi (15 - 20 minuti) ripetuti nell'arco della giornata finché il bambino non ha raggiunto l'80% di correttezza nell'esecuzione del lavoro proposto. Non è consigliabile procedere nel percorso se il bambino non ha ancora interiorizzato quanto è stato già presentato. Il momento della correzione rappresenta un momento significativo in questo, come in tutti i percorsi didattici, pertanto è opportuno osservare con il bambino gli errori che, successivamente, possono essere autocorretti dal bambino stesso. Data la semplicità delle schede è possibile far lavorare il bambino su di esse anche a casa, coinvolgendo così i genitori alla vita scolastica dei figli, in particolare quando sono presenti difficoltà di apprendimento, al fine di rendere il babbo e la mamma il più possibile partecipi del percorso apprenditivo del proprio figlio. mEtOdO RIABILItAtIvO ELABORAtO dAL dOtt. dONfRANCEsCO Il lavoro che vi mostro, riguardante le schede del Dott. Donfrancesco, opera soprattutto sulla capacità di associazione grafema fonema con particolare attenzione alle consonanti più difficili perché similari. Poiché la memoria verbale nei bambini con disturbi dell'ap- 74 prendimento risulta meno sviluppata , viene qui sfruttata la memoria visiva, suggerendo un esercizio di associazione tra un grafema e alcune immagini che rappresentano parole che iniziano con quest'ultimo. Nella stessa scheda viene poi proposto un grafema similare su cui sviluppare il medesimo lavoro. Dopo l'esercizio sulle immagini vengono proposti dei comuni compiti ortografici, con la richiesta di applicare la procedura di confronto semantico delle parole dubbie con quelle rappresentate dalle immagini imparate a memoria. Infine il bambino deve decidere quale associazione fonema grafema contiene un suono simile a quello associato al grafema che si deve scrivere e lo si invita a usare il grafema di riferimento di quella associazione, cioè ad effettuare una corretta conversione. I compiti orografici che vengono assegnati al bambino sono delle semplici frasi con vari tipi di difficoltà e suddivise per livelli per facilitarne l'utilizzo e per avere una visione del livello di scolarizzazione a cui è il bambino. 75 2° Lezione pREmEssA Mi preme iniziare questa lezione ricordando ciò che scrivono Vio e Tressoldi in “Trattamento dei disturbi dell'apprendimento scolastico” (1986) “…lo strumento computer viene indicato come mezzo privilegiato per l'acquisizione di abilità che richiedono processi cognitivi da automatizzare come appunto l'associazione tra grafemi e fonemi e viceversa, componenti alla base dell'efficienza della lettura e della scrittura di tipo strumentale.” Ricordano però che prima di scegliere di utilizzare un software è doveroso chiedersi “quale funzione cognitiva voglio potenziare?” “esiste del software per questo scopo che sia superiore o complementare a quello che si può fare con altri metodi?”. tACHIstOsCOpIO (Anastasis) A COsA sERvE - per potenziare le abilità di lettura sfruttando la via visiva di lettura ed il conseguente sviluppo delle abilità di base connesse con la decodifica, e successivamente la ricodifica del codice scritto nelle sue forme più elementari: parole e brevi frasi. La finalità di questo strumento è di tipo riabilitativo ma è stata riscontrata la sua validità anche per supportare attività mirate al miglioramento ortografico e all'automatizzazione di alcuni processi cognitivi direttamente implicati nelle attività di lettura e scrittura. A CHI sI RIvOLgE - Si rivolge a soggetti che presentano disturbi specifici di lettura e in particolare laddove siano compromesse, o non ancora perfettamente strutturate, le abilità di lettura visiva. Soggetti cioè che pre- 76 sentano sintomi di dislessia superficiale di tipo evolutivo o acquisito. Gli esercizi proposti possono essere svolti da chiunque abbia i primi rudimenti di lettura e scrittura e sia in grado di usare una tastiera di un computer. COsA fA - Questo programma consente la presentazione temporizzata su video di stimoli verbali che il soggetto deve leggere correttamente. Esso si basa sull'idea che tempi elevati di permanenza dello stimolo sullo schermo consentono di utilizzare per leggere anche la via fonologica cioè lettura di lettera per lettera, mentre se viene ridotto il tempo è possibile utilizzare solo la via visiva di lettura e cioè è possibile effettuare una lettura globale dello stimolo; diminuendo quindi, progressivamente, i tempi di permanenza dello stimolo-parola sul video si ottiene il risultato di stimolare l'uso della modalità di lettura globale- visiva. Il programma è composto da una parte diagnostico-valutativa e da una parte esercitativa. È importante ricordare che questo programma non deve essere usato prima del termine del normale percorso di apprendimento della lettura. Indicativamente quindi dalla terza elementare in poi. 77 BIBLIOgRAfIA Bozzo M.T., Pesenti E., Siri S., Usai M.C., Zanobini M, (2000), TeST CeO, Trento, Erickson. Caforio A., Carlin G., Cossaro R, (2001), PAROLe IN MOvIMeNTO, Trento, Erickson. 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