Prodi risolva la questione dei Nord

Transcript

Prodi risolva la questione dei Nord
Il Riformista
21 aprile 2006
Prodi risolva la questione dei Nord
La vittoria del centrosinistra alle elezioni del 9 e 10 aprile, ora decretata anche dalla Cassazione,
chiude una fase politica dell’Italia. Non so se la sconfitta di Berlusconi è contemporaneamente la
sconfitta del berlusconismo, ma è indubbio che ora toccherà a Prodi governare il Paese.
All’azione di governo è affidato ora un ruolo preciso: consolidare il risultato emerso dalle urne e
recuperare consensi tra coloro che non hanno scelto il centrosinistra.
Sarà un lavoro non semplice e bisognerà dimostrare sul campo ciò che si vale, senza alibi per
nessuno. È necessario farlo per ridare fiducia al paese, ma anche per guardare più da vicino una
realtà, quella del Nord, che è apparsa sfuggente alle sollecitazioni del centrosinistra.
Non so se si è riaperta o meno una “questione settentrionale”; so per certo che nella parte più ricca e
avanzata del Paese il centro-destra è maggioranza.
Si è toccato con mano, in questa campagna elettorale, che il tema degli interessi è stato centrale per
parte rilevante dell’opinione pubblica. Non deve stupire o scandalizzare: insieme ai valori, anche gli
interessi muovono il mondo.
Affrontare la “questione Nord” o dei Nord allora significa porre in agenda politica alcuni temi di
una certa importanza:
a) l’esigenza di adottare una strategia adeguata e differenziata per i diversi territori;
b) una rinnovata capacità di insediamento dei gruppi dirigenti locali e la loro valorizzazione sul
piano nazionale;
c) una politica capace di interpretare e indirizzare gli umori e i sentimenti presenti.
Certo stiamo parlando di una realtà dove è presente una sorta di darwinismo da opulenza, dove non
sempre le regole sono bene accettate, dove c’è un mix tra modernità e conservazione, ma stiamo
parlando anche di una realtà che vorrebbe un processo vero di sburocratizzazione dello Stato e delle
sue articolazioni, della fine delle rendite di posizione di grandi e piccole corporazioni, una riduzione
del peso fiscale sul lavoro e infrastrutture utili per lavorare.
Ora questo impegno, che penso valga per l’intero Paese, ha bisogno di una salda direzione di marcia
che può essere impressa solo se davvero si da vita ad un grande soggetto riformista. Abbiamo visto
che gli elettori hanno apprezzato la lista unitaria dell’Ulivo. Quasi un terzo degli italiani colgono il
senso di questa offerta politica.
Il problema è quello di consolidare questo processo.
Senza uno sbocco verso un nuovo soggetto che è, diciamolo apertamente, l’approdo naturale per
troppo tempo rimandato, anche l’Ulivo e le sue liste unitarie appassiscono, ingenerando sfiducia e
disorientamento.
Se non si colloca la lista unitaria, che si è presentata alla Camera e quelle che proporremo nella
competizione elettorale amministrativa nelle grandi città come Milano, in un orizzonte strategico di
questa natura, è difficile immaginare una prospettiva duratura anche per il Governo del Paese.
Per questo vanno definite tappe certe, a partire dalla formazione di gruppi unici, laddove si sono
presentate le liste unitarie, sino al compimento finale del processo.
Il Riformista
21 aprile 2006
Non è consentito essere né carne né pesce.
Certo è un lavoro che va fatto con serietà, perché si tratta di dare radici culturali, politiche e di
valori a questa impresa, ma una direzione di marcia va presa con la piena consapevolezza e la
convinzione necessaria che, dal suo esito positivo, può nascere una nuova prospettiva per l’Italia.
Antonio Panzeri