Arance siciliane per gli aiuti umanitari

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Arance siciliane per gli aiuti umanitari
GIOVEDÌ 11 FEBBRAIO 2010
LA SICILIA
i FATTI
PALERMO. La Regione mette a punto un piano per il ritiro degli agrumi per cercare di porre rimedio alla gravissima crisi
.9
L’ESPERTO METEOROLOGO
«Arance siciliane per gli aiuti umanitari»
Lombardo: primo puntello. Polemica Pdl-Bufardeci sulla paternità dell’iniziativa
PALERMO. Arance siciliane da destinare
agli aiuti umanitari: è l’ultima decisione
di Palazzo d’Orleans in tema di agrumicoltura, in questi giorni all’attenzione
dell’esecutivo regionale e di tutte le forze politiche che da tempo si sono fatte
portavoce delle necessità del settore in
un’ottica di sviluppo e assistenza.
Ieri, infatti, il presidente della Regione
siciliana, Raffaele Lombardo, e l’assessore alle Risorse agricole, Titti Bufardeci,
hanno riunito i dirigenti del dipartimento Agricoltura per mettere a punto un
piano per il ritiro degli agrumi dei produttori siciliani. I prodotti saranno destinati ad aiuti umanitari. «La crisi dell’agrumicoltura siciliana – ha sottolineato
Lombardo – necessita di interventi rapidi e decisivi di sostegno ai produttori, che
per i loro agrumi ricevono dai mercati un
compenso che definire insignificante è
un eufemismo. L’azione avviata non è
di sicuro risolutiva della grave crisi del
settore, ma è un primo puntello che dimostra la grandissima attenzione dell’amministrazione e del governo regionale ai problemi dell’agrumicoltura, che
rappresenta economia, tradizione e
cultura della nostra terra. L’iter amministrativo per stabilire le modalità
e i tempi d’intervento è molto complesso ma sarà definito entro i primi
giorni della prossima settimana».
I provvedimenti a favore del settore agrumicolo hanno acceso
qualche polemica tra deputati del
Pdl e governo regionale. In una
nota, infatti, i deputati Giuseppe Limoli e Innocenzo Leontini del Pdl, evidenziano come i provvedimenti del governo
Lombardo siano stati messi a punto in
seguito alle loro insistenti richieste, riportando in un comunicato cifre e numeri sul prezzo delle arance. «Il governo
– recita il comunicato – ha dato seguito
alla nostra richiesta di misure compensative per il ritiro delle arance, portando
POLITICA E TELEVISIONE
il prezzo alla raccolta dai 10 attuali a 25
centesimi al chilo, dei quali 4 per il trasporto. Questo significa che 5mila vagoni di arance saranno ritirati e destinati a
fini umanitari».
Immediata la risposta dell’assessore
Titti Bufardeci che si «stupisce di una
precisione da parte dei colleghi deputati, nel tirare fuori cifre e modalità che ancora si stanno predisponendo. Ricordo –
conclude Bufardeci – che i contenuti
della mozione approvata all’unanimità
all’Ars fanno parte della piattaforma po-
litica del governo regionale per l’agricoltura siciliana».
Per i deputati regionali Mpa, Francesco
Calanducci e Nicola D’Agostino, le iniziative per il comparto agrumicolo «devono
continuare, affiancandosi a interventi
strutturali che creino sviluppo, come ad
esempio l’uso delle arance nel settore
fotovoltaico, dove i pigmenti degli agrumi possono sostituire il silicio per produrre i pannelli solari, o quello in campo
medico per la cura di gravi malattie».
ONORIO ABRUZZO
Mpa:
utilizzare i
pigmenti
degli
agrumi per
il silicio dei
pannelli
solari
«Fino
a sabato 20
altre ondate
di gelo»
O LA SCOPERTA PRESENTATA AL MINISTERO DELLA SALUTE
Arance rosse contro l’obesità
«Le venderemo a lady Obama»
GABRIELLA BELLUCCI
ROMA. Ricche di vitamine
C, potenti antiossidanti,
gustose come poche altre. E fin qui, nulla di
nuovo sulla qualità
delle arance rosse di
Sicilia Igp. Ma che
avessero addirittura
efficacissime
proprietà per contrastare
l’obesità è, questa sì,
una novità, certificata
da uno studio scientifico
svolto in collaborazione tra
il Centro di ricerca per l’agrumicoltura di Acireale
(Cra) e l’Istituto europeo di
oncologia (Ieo).
La scoperta, definita «eclatante» dal dott. Paolo Rapisarda (Cra) e dalla dott. Lucilla
Titta (Ieo) che l’hanno vali-
data, è stata pubblicata in un’importante rivista scientifica internazionale. Ma il prof. Giorgio Calabrese, nutrizionista noto al grande pubblico televisivo, ha intenzione di divulgarla anche alla Casa Bianca, dove la first lady, Michelle Obama, ha
avviato una campagna contro l’obesità. E c’è da scommettere che se
negli Usa vorranno avvalersi di questo «vulcano di salute» che è l’arancia rossa, dovranno per forza importarlo dalla Sicilia. Anzi, dalla zona
produttiva compresa tra Catania e
Siracusa, per l’esattezza, perché la
qualità Igp è solo lì che sviluppa le
sue proprietà migliori, grazie al terreno dell’Etna e al microclima.
«Lo stesso albero, se viene trapiantato altrove, non dà i frutti rossi», assicura Giuseppe Palumbo, il
presidente della commissione Affari sociali della Camera, che per il
quarto anno consecutivo ha orga-
nizzato l’iniziativa "Arance rosse di
Sicilia Igp in Parlamento".
Il succo di queste arance, è stato la
base dell’esperimento svolto su ratti ipernutriti: somministrato al posto dell’acqua ha provocato una significativa riduzione del peso e della produzione di trigliceridi. Il merito, spiega la dott. Titta, è soprattutto delle antocianine (le arance rosse ne sono molto ricche) la cui biodisponibilità è tipica solo della qualità Igp: «Tutte le sostanze di cui è
«Vulcano di salute»
«La proprietà
rintracciata solo nei
frutti prodotti tra
Catania e Siracusa»
composta lavorano in sinergia, le
antocianine scomposte non funzionano».
Solo questo tipo di arancia, insomma, garantisce il risultato. Il
marchio è gestito dal Consorzio di
tutela della qualità, presieduto dal
prof. Alessandro Scuderi, che promuove il prodotto tipico tra mille
difficoltà. «Nel 2004 c’erano tre
iscritti, ora siamo oltre duemila ma
rappresentiamo il 10% della produzione», afferma, lamentando «l’individualismo siciliano» che dovrebbe essere superato per garantire
una distribuzione non solo più capillare in Italia ma anche all’estero.
La speranza è che la scoperta
scientifica possa dare un impulso ad
unire le forze e creare «una campagna forte», anche per la tutela sociale del territorio. Altrimenti, osserva
Scuderi, «il Consorzio da solo non
può farcela».
Il premier «benedice» la contestata norma del regolamento votata a maggioranza in una concitata riunione dalla Vigilanza
Berlusconi: «Basta pollai tv, par condicio da abolire»
Da Santoro a Floris, conduttori di talk-show in rivolta: «La Rai non ci azzeri». Oggi vertice a viale Mazzini
ANGELA MAJOLI
ROMA. Lo stop ai talk show politici, divenuti ormai «pollai televisivi», nell’ultimo mese di campagna elettorale non
è «né scandaloso né preoccupante».
Il premier Silvio Berlusconi “benedice” la contestata norma del regolamento sulla par condicio votata martedì in tarda serata a maggioranza in
una concitata riunione dalla Vigilanza
Rai. E rilancia sulla necessità di «abolire» una legge «liberticida e assurda». Il
Pd attacca: «La decisione della Vigilanza va rivista, perché tocca profili di
libertà», sottolinea il segretario Pier
Luigi Bersani. E il responsabile comunicazioni, Paolo Gentiloni, parla di «regolamento anticostituzionale».
Berlusconi difende le scelte della Vigilanza alla presentazione del libro di
Bruno Vespa, tra i più critici contro un
provvedimento che colpisce anche
Porta a Porta e che per il momento riguarda solo i programmi Rai. «Credo
che nella decisione - argomenta il premier, seduto accanto al giornalista abbia pesato il fatto che la classe politica si proponga in trasmissioni pollaio
e che queste risse continue abbiano
contribuito molto ad abbassare il livello dell’apprezzamento della politica
da parte dei cittadini». Ecco perchè
«per decoro» è «un bene che certe trasmissioni siano diverse».
Opposta la valutazione di Bersani:
«Non vedo incompatibilità tra il mantenimento di trasmissioni di approfondimento giornalistico affidate alla responsabilità dei conduttori e all’osservanza della Vigilanza e l’apertura nel
palinsesto di finestre elettorali che
mettano tutte le forze in parità di condizioni».
Sul fronte Rai, uno spiraglio sembra
aprirsi dall’offerta di mediazione del
presidente della Vigilanza Sergio Zavoli il quale in serata - dopo aver incontrato Garimberti - affida il suo pensiero a una nota, dicendosi “preoccupato”
per le possibili ricadute sulla Rai delle
norme approvate dalla Vigilanza e
ROMA. Ci saranno ancora ondate
di freddo che non daranno tregua
almeno fino al 20 febbraio. Un
inverno anomalo, quello di
questo inizio di 2010, a causa del
vortice polare che si è spinto più
in basso del normale, alle
latitudini più a Sud, fino all’Africa.
E mentre a Roma ci si prepara alla
neve, attesa tra oggi e domani, a
Vancouver, dove il 12 si apriranno
i giochi olimpici invernali, il clima
sembra già pronto ad accogliere
la primavera e di neve per ora c’è
solo quella sparata con i cannoni
o trasportata dai camion per
sistemare le piste. A parlare delle
evoluzioni climatiche della
stagione fredda è il climatologo
Giampiero Maracchi, già direttore
dell’Ibimet, l’Istituto di
biometeorologia del Cnr.
«Ci saranno ancora ondate di gelo
- spiega Maracchi - almeno fino al
20 febbraio: un inverno così
capita ogni 10-15 anni e per
questo comincia a essere un
inverno anomalo». Tra le cause,
secondo Maracchi, i cambiamenti
climatici che subiscono gli effetti
delle modificazioni nella
circolazione dell’aria provocando
sia il grande caldo che produce
siccità sia il grande freddo.
amareggiato, in particolare, per le disposizioni «che discriminano i piccoli
partiti». Anche se - precisa - «il regolamento non prevede la soppressione
delle trasmissioni di approfondimento
giornalistico nell’ultimo mese della
prossima campagna elettorale». Al
contrario, «tali trasmissioni possono
ospitare “tribune politiche” o essere
collocate in altro orario».
I conduttori non la pensano così e
vogliono essere sentiti «immediatamente» dall’Azienda. Loro faranno
un’opposizione senza sconti guidati
dal sindacato (Fnsi-Usigrai) pronto a
mettere in atto forme di protesta dura:
oltre allo sciopero, una manifestazione
come quella del 3 ottobre in nome della libertà di informazione con un forte
coinvolgimento dei cittadini e atti di
disubbidienza nel caso il regolamento
divenisse operativo.
Il Cavaliere: «Regola
liberticida». Bersani:
Santoro: «Grave
«La decisione va
rivista, perché tocca
profili di libertà»
abuso di potere».
Annunziata: «Se fosse
una legge sarebbe
incostituzionale»
Santoro, Annunziata e Floris, affiancati da Milena Gabanelli, Andrea Vianello e Riccardo Iacona, si ritrovano
compatti nella profonda avversione
per questo provvedimento definito da
Roberto Natale «degno di una democrazia autoritaria». Il presidente del
sindacato unitario denuncia «un clima pesante, insostenibile» attorno al
mondo dell’informazione, ma non solo: la mossa della Vigilanza è anche
uno schiaffo ai cittadini. Insomma,
questo regolamento, osserva, «è il frutto avvelenato di una politica arrogante».
La Annunziata parla di inaccettabile
invasione di campo: «Se queste norme
fossero una proposta di legge sarebbe
dichiarata incostituzionale». Ma la
giornalista chiede profonda unità ai
colleghi: «Per quello che mi riguarda
non accetterò alcuna trattativa privata
IL PROCESSO ANTONVENETA
LA NUOVA LEGGE SUI TRAPIANTI
Fiorani: «Tutti sapevano
della scalata alla banca»
Sulla carta d’identità
la volontà di donare o no
MILANO. Il progetto di scalata ad Antonveneta, quello di
creare uno dei principali istituti di credito italiani,
un’operazione da sette miliardi e mezzo di euro, non
poteva non avere l’avallo «di tutto l’apparato
istituzionale», da Bankitalia alla Consob, passando dal
Presidente del Consiglio. Più che sassolini sono sembrati
veri e propri macigni quelli che ieri Gianpiero Fiorani, ex
ad di Bpi, si è levato dalle scarpe, durante il primo round
del suo interrogatorio al processo milanese sulla tentata
acquisizione della banca padovana contesa tra l’ex Bpl e
gli olandesi di Abn Amro. Non solo ha replicato a
distanza all’ex numero uno di palazzo Koch, Antonio
Fazio, che lo aveva accusato di averlo «ingannato», ma
ha anche tirato in ballo il presidente di Consob,
Lamberto Cardia. L’ex banchiere di Lodi, ora consulente
nel settore dell’energia, non ha fatto misteri su un
incontro in cui Cardia («suo figlio lavorava come mio
consulente con un contratto di 250 mila euro all’anno»)
lo informava «in merito ad alcuni esposti giunti alla
Consob da parte di Abn-Ambro» e sulla necessità di
dover procedere con un’ispezione.
ROMA. La carta di identità «deve contenere l’indicazione
del consenso ovvero del diniego della persona cui si
riferisce a donare i propri organi in caso di morte». È
quanto si legge in un comma del maxi-emendamento al
decreto milleproroghe sul quale il governo ieri ha posto
la fiducia. È «un provvedimento che invita i cittadini ad
una prova di consapevolezza positiva». E’questo il primo
commento del direttore del Centro Nazionale Trapianti,
Alessandro Nanni Costa, al provvedimento contenuto nel
decreto milleproroghe. Sulla base delle prime
informazioni relative al provvedimento, Nanni Costa
ritiene «assolutamente positivo che l’indicazione o meno
alla donazione degli organi nella carta di identità sia
espressione della volontà in vita». Finora il riferimento
legislativo in materia di donazione è stato l’art.23 della
legge 91 del primo aprile 1999, che prevede la regola del
silenzio-assenso. Secondo questa legge i cittadini sono
potenziali donatori e chi è contrario deve esprimere in
vita la sua volontà per iscritto. Chi non dichiara
esplicitamente di essere contrario alla donazione dei
propri organi, è considerato un donatore.
GIOVANNI FLORIS
LUCIA ANNUNZIATA
sulla mia trasmissione». Tutti o nessuno, sottolinea. Floris pone l’accendo
sulla bulimia dei partiti, Iacona e la
Gabanelli vedono rischi concreti anche
per il futuro delle inchieste che sovente sconfinano nell’ambito politico.
Assenti Bruno Vespa e Gianluigi Paragone, che pure si sono espressi contro. Vespa giudica grave l’azzeramento
dei programmi di approfondimento
ma spera in una possibile mediazione.
Paragone boccia tout-court la par condicio.
Santoro, infine, riassume la questione così: «Si tratta di un grave abuso di
potere senza basi legali. In più si profila la sospensione del servizio pubblico
e si agisce nell’interesse della concorrenza. Chi ci guadagna?», chiede. «Vedo riaffacciarsi il fantasma del conflitto di interessi».
Resta un giorno di tempo per decidere cosa fare riguardo al regolamento
passato in commissione di Vigilanza: è
l’«ultimatum» dei conduttori alla Rai
chiamata a dire la sua prima che le
nuove norme siano pubblicate in Gazzetta Ufficiale. Oggi la “patata bollente”
in consiglio d’ammistrazione a viale
Mazzini.
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