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Iniziamo con questo articolo a riempire lo spazio “cultura” che abbiamo voluto inserire nel sito sindacale FISAC CARISBO perché anche su questo campo, inteso nell’accezione più ampia (la letteratura, le arti, i comportamenti, le nuove creatività) si gioca una grande battaglia contro il conformismo, l’alienazione, l’istupidimento televisivo attraverso cui si cerca di rendere le persone sempre più succubi e rassegnate, anche nel mondo del lavoro. JOSEF ALBERS: omaggio al quadrato Bologna, Museo Morandi, fino al 30 aprile 2005 Il Museo Morandi si trova in piazza Maggiore a Bologna, all’interno del Palazzo del Comune. Mi piace iniziare segnalando una mostra che si svolge al Museo Morandi di Bologna, dedicata al pittore tedesco Josef Albers. C’è un rapporto tra Albers e Morandi? I due sono quasi coetanei, Morandi nasce nel 1890 e Albers nel 1888. La loro vita, pur avendo attraversato la stessa epoca storica, è molto diversa: Morandi, si sa, la spese tutta a Bologna, attraversò la guerra cercando di esserne il meno possibile coinvolto; Albers in Germania fu perseguitato perché, invece di fare un’arte celebrativa del nazismo, aderì alla scuola del Bauhaus dove si teorizzava che tutte le attività creative, dalla pittura alla varie forme di artigianato, fossero indirizzate, attraverso il legame con l’industria produttiva, a realizzare un mondo più bello, più democratico e quindi più giusto. Il Bauhaus, scuola di democrazia e di autonomia, fu soppresso dal nazismo e Albers, come Walter Gropius, Mies Van Der Rohe e altri riparò negli Stati Uniti. Al di là delle circostanze storiche questo diverso atteggiamento all’interno della propria società indica, a mio avviso, una differenza di statura morale. Inoltre Albers portò negli Stati Uniti l’idea della scuola, dell’artista non isolato dal mondo, ma partecipe dei suoi tempi. Alla sua scuola, al Black Mountain College, si formarono alcuni dei principali artisti americani del dopoguerra. Morandi a Bologna fermò alcuni discreti incisori. Unisce i due l’assoluta coerenza del processo creativo. Morandi replicò incessantemente le proprie nature morte, Albers arrivò a concepire un solo soggetto: il quadrato di colore inscritto in altri quadrati di colore. Si tratta di un’idea di arte assolutamente razionale. Non si chiede, a fronte di queste opere, un approccio di tipo sensibilista, l’emozione nasce da un processo di analisi ed elaborazione mentale. Il quadrato, per Albers, rappresenta una forma simbolica dello spazio che però, attraverso la scelta dei colori, la relazione visiva che si crea con una stesura attenta ai volumi ed ai toni, diviene spazio plastico integrale, solido, architettonico. “L’arte non è da guardare, è l’arte che ci guarda.” “L’arte non è oggetto, ma esperienza. Per percepirla dobbiamo essere ricettivi. Per questo l’arte è la dove l’arte ci tocca.” “Quando dipingo io penso e vedo innanzitutto e soprattutto colore, ma colore come movimento perpetuo, come aggressione allo spettatore oltre che come interazione e interdipendenza di forma e tono e luce ……….. e se percepito da vicino come qualcosa che respira e pulsa da dentro.” “Il sentimento dell’arte: formulazione visiva della nostra reazione alla vita.” “Lo scopo dell’arte: rivelazione ed evocazione della visione.” Sono alcune frasi del pittore tedesco, riportate nel percorso della mostra. Credo siano indicative della grande temperatura morale dell’artista, del fatto che dietro opere apparentemente semplici si celi una enorme ricchezza di pensiero, di cultura, di elaborazione teorica. La costruzione dei suoi quadrati di colore non ha nulla di casuale o di gratuito. La stesura e l’accostamento dei colori cerca una relazione di toni, di luce, di volumi, di percezione. Se si guardano queste superfici piatte di colore da esse può svilupparsi un volume, che può essere aggettante, proteso all’esterno come un cubo o concavo come se il quadro rivelasse una cavità. Chi guarda le opere è chiamato a compiere un percorso razionale ma anche psicologico, a entrare in un mondo cognitivo e non imitativo del reale. Cosa succede quando i quadrati di colore di Albers si affiancano alle nature morte di bottiglie di Morandi? Succede quel miracolo che, in quanto miracolo, non si può spiegare: i quadri si parlano, si guardano e guardano lo spettatore e lo portano in un mondo altro, armonico, autoreferenziale. E’ il miracolo dell’arte e degli artisti, così diversi ma, se vera arte e veri artisti, così simili. Mostra fotografica di Lorenzo Capellini A fianco della mostra di Albers, in una sala attigua, stesso biglietto, è allestita una divertente esposizione di fotografie. Il fotografo ha portato una modella alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna mentre era in corso la mostra sul nudo e, ovviamente nuda, la fa interagire con le opere esposte, quadri e sculture. Il risultato, ora ironico, ora sottilmente malizioso, è comunque interessante e mostra come anche nell’affrontare un tema dei più abusati si possa ancora trovare forme di originalità. E complimenti alla modella. Sauro Sassi