Il linguaggio dell`umiliazione - Persone ombra
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Il linguaggio dell`umiliazione - Persone ombra
STORIA DI VITA VERA I1 l i n d o dell'umiliazione. Sono la mamma di una ragazzina di 14 anni. Quando è nata D. eravamo tutti felici come ogni genitore davanti ad un evento cosi bello e meraviglioso, quale la " VITA". Ad una settimana dalla nascita, ho incominciato a notare qualcosa di strano. Ma forse ero io che vedevo "cose inesistenti", diceva mio marito. Cosi nel silenzio dell'incomprensione e del dubbio ho continuato a guardare mia figlia che cresceva bella come il sole, ma con la sensazione che non sentisse. Di nascosto e all'insaputa di tutti una mattina sono tornata al centro dove avevo partorito, ho cercato la caposala e le ho chiesto se erano state fatte tutte le visite di accertamento che si fanno ai neonati e se non avessero riscontrato nulla di strano, dato che avevano detto che la bambina era sana. Questa sgranando gli occhi, per buona educazione non mi ha chiesto se ero matta, ma trasecolata mi ha chiesto il perché di tale domanda. Ho incomninciato così a spiegare che secondo me le piccola non sentiva, questa ancor più stupita ha ribadito come potevo affermare una cosa del genere su una neonata di 15 giorni che non dovevo preoccuparmi che tutto rientrava nella nonna che era troppo presto per avanzare simili affermazioni. Alle mie parole non era seguita nessuna visita e quel tipo di benservito non mi soddisfaceva affatto. Intanto la mia preoccupazione non cessava , ero sola difronte al mio dubbio e non sapevo come fare, mi domandavo se non ero esagerata, ma nel contempo ero sicura delle mie impressioni. Sarà che il sangue .....p arla... . Cosi ho incominciato ad oscurare la stanza, lasciando entrare un fascio di luce alle spalle di D: e lei si è girata, ma rumori non ce n ' erano, allora ho fatto cadere un oggetto, poi ne ho fatto cadere un altro, ho sbattuto una porta e niente. D. non si girava ed io lì zitta con il cuore che mi si stringeva, ma nessuno mi credeva, tutti mi rispondevano che era troppo piccola, ma ......per me, non era cosi. Mi venne in mente che quando 11 anni prima mi trovai fuori a spasso con la primogenita appena nata( L. aveva 10 gg.) ed era carnevale, la piccola all'esplosione di un petardo incominciò a piangere dalla paura. E non riusciva più a calmarsi. Ora quel pianto esasperato esplodeva dentro di me e non si placava I miei dubbi, le mie angosce, crescevano e non trovavano risposte. Andai dal pediatra, da medici a pagamento, mi feci prescrivere,controvoglia,una visita specialistica da un otorino. Questi visitò la piccola alla mia stessa maniera: incominciò a sbattere i cassetti della scrivania di ferro, percosse campanelli e tutto ciò che serve in queste situazioni e si convinse che avevo ragione. Guardò la bimba dentro le orecchie ma non vide nulla, quindi mi congedò dicendomi : "ritorni tra tre mesi a fare un altro controllo poi vedremo il da farsi" Intanto i mesi passavano, ed io, in cuor mio, già pensavo di dover cercare un centro per bambini sordi che le rieducasse al linguaggio. D. andava per i 7 mesi, era buona, come lo è ancora, cresceva, sorrideva, ma non sapeva che c'è un'altra parte del mondo, fatta di suoni e rumori, che ancora non conosceva . Così per comunicare le avevo appeso dei piccoli cerchi colorati ciascuno corrispondeva al linguaggio primordiale del soprawivere. Mi spiego meglio, al biberon dell'acqua comspondeva il cerchio blu, alla pappa il rosso, al latte il bianco, alla fnitta il giallo. Vi sembrerà strano, quasi fantascientifico ma D. aveva imparato ad utilizzare il linguaggio dei cerchi, o li muoveva con i piedini e poi se li portava alle mani o li prendeva direttamente, sta di fatto che a questi gesti corrispondeva l'arrivo delle cose sopra citate così si era creata questa connessione tra i cerchi colorati e le parole che non avevano voce. Ormai incominciavo ad abituarmi (a malincuore) alla situazione. Le visite pediatriche ed i vari controlli continuavano invariati, nessuno sapeva dare risposte che spiegassero il motivo di questa sordità. Un bel giorno vedo il cuscino del lettino e la tutina, tutte sporche come di muco verdastro, non capivo, riguardo, pulisco la bambina, cambio la biancheria ed ..... ancora sporco. Finalmente vedo uscire tanto pus da un orecchio di D. Preoccupata mi precipito dai pediatra che mi spiega che D. ha un'otite perforata. " Per fortuna, aggiunge, altrimenti il pus anziché uscire sarebbe andato in circolo nel sangue creando altri danni". Da lì a poco si perfora anche l'altro orecchio ed entrambe le orecchie incominciano a buttar fuori pus. Ogni due giorni vado in ospedale dove i medici aspirano con una grossa siringa questo pus che si riproduce di continuo, perché, dicono sia dovuto ad un virus del sangue che lo produce, spiegano che è una forma d'otite genetica. Dopo molte cure di antibiotici, gocce e aspirazioni varie D. guarisce daila sordità I1 linguaggio dei cerchi cessa perché lascia il posto al piii usuale deile parole, ma l'esperienza di quei primi mesi di vita non l'ho mai dimenticata Dopo una vita di cure e di terme abbiamo risolto m , -=ilYudito(ostruito dai pus e dal catarro), ma non altri che ho scoperto strada facendo e u d i ancora stiamo facendo i conti . perché come si suol dire i mali non vengono mai da soli. Con l'ingresso nel mondo della scuola.... . . E s c e la gioia,. .....incominciano i dolori. - - Mia figlia è un DSA. Sapete cosa vuol dire DSA? D - disordine, S- specifico, A- dell' apprendimento. Colpisce molti bambini con varie problematiche ma perlopiu è presente nei dislessici. Nei bambini dislessici , come D., è determinato da una disfiinzione neurologica di alcune cellule cerebrali, è di origine costituzionale, cioè fa parte del suo corredo genetico. Si manifesta in soggetti nonnodotati, con normali capacità intellettive e sociali. Accompagna il soggetto nel corso del suo sviluppo. Ciò significa che bisogna attendersi una crescita con difficoltà di apprendimento. Non è "guaribile. I D. S. A. spesso sono accompagnati da manifestazioni psicologiche relazionali. Tale disturbo neurologico, provoca nel soggetto, lentezza ,difficoltà dell'attenzione, difficoltà dei premquisiti, carattere con risposte violente non controllate,disordine dell'organizzazione, ipersensibiliià, fiustmzione o massima idealizzazione, assenza degli automatismi, disgrafia, dislessia, discalculia, memoria a breve termine. (G. Steila) Questa situazione oggi, apparentemente, non e così eclatante, eppure C'& , s'impara a convivere col proprio H, lo si gestisce attraverso un lungo e sofferto percorso, poichè esso v i d sempre con te. Ho conosciuto il problema di mia figlia gi$ in tenera età, apparentemente normale D. ha fatto tutto cib che fanno i b. della sua età, ma qualcosa non tornava, non riusciva pia a camminare, non riusciva a sincronizzare i movimenti, le domande erano strane, c'era confusione in lei, il giorno e la notte erano la stessa cosa, non coglieva la differenza, non capiva quando doveva scendere o salire, non esisteva spazialità....... Eppure era arguta, intelligente, in tante osservazioni quasi precoce rispetto l'età Ero scioccata per ciò che mi stava accadendo, non riuscivo ad accettare quello che per me era un dramma e una vergogna agli occhi del mondo. L'Amore che nutro per mia figlia mi ha fatto superare questo scoglio, e come si suol dire, mi sono rimboccata le maniche e ho incominciato a ricostruire in D. quegli automatismi, quei prerequisiti, per gli altri così naturali,ma assenti in lei. Ho sempre nascosto a D. la mia sofferenza, privilegiando la piii assoluta fiducia nelle sue capaciti& non ho mai fatto pesare il suo problema ma l'ho trattato come un piccolo difetto naturaie che con un po' di buona volontà si può correggere. Incessantemente, giorno dopo giorno, le ho insegnato a camminare gratificandola e rinforzando in lei la voglia d'insistere. Le davo comandi oculati che avessero sempre un riferimento concreto e fisso. Ciò era indispensibile per fugare la confusione che l'attanagliava. Nulla poteva essere lasciato al caso. Ogni gesto, ogni domanda veniva da me attentamente studiato per poter dare risposte semplici ed esaustive per le sue capacità. Tutto ciò andava avanti fino al raggiungimento e consolidamento dell'obiettivo preposto e poi si passava al successivo. Le nostre conquiste sono state grandi, ma anche il dolore per le frustrazioni a cui D. andava ed ancor oggi v$ incontro. La piu grande come tutti i DSA è stato l'impatto con la scuola, l'essere derisa perché a 7 anni non era ancora in grado di saper leggere, non parliamo poi della scrittura, le difficoltà grafo-spaziali, le parole tronche o contratte, I'as~nzadi doppie, la scrittura speculare priva di spazialità facevano di lei lo zimbello della classe sia da parte dei compagni che dell'insegnante. Tutto ciò provocava in D. atteggiamenti aggressivi, di chiusura di grande destabilkazione che io con pazienza e determinatezza dovevo arginare e poi recuperare. Ancor oggi gli insegnanti non vogliono capire che un DSA ha bisogno di un tempo d'esecuzione più dilatato, che leggere e scrivere richiedono uno sforzo notevole, che l'attenzione è piiì breve rispetto ad un normodotato. Ecco perch6 D. è sempre sui libri e non riesce a giocare con i coetanei, per lei le pause, purtroppo sono brevi, in quanto l'assillo della scuola ha il soprawento.(....sei la solita vagabonda, non ti applichi abbastanza. ....Sei ancora lì, non hai ancora scritto? I tuoi compagni hanno già finito da un bel pezzo.. ..) Queste, sono le parole che, da anni accompagnano mia figlia nel suo percorso scolastico. Queste, purtroppo, sono le parole dell'ignoranza, della superficialità di chi non sa guardare al di 18 di ciò che vede. Spesso ci fermiamo alle apparenze, non sappiamo leggere con gli occhi del cuore. Non ci soffenniamo a capire se c'è un problema a monte che può aver determinato ciò. Così incominciamo a discriminare, creiamo sottocategorie di serie B. Il fatto di non essere in grado di produrre suoni o grafemi in modo convenzionale ti ghettizza perché le persone hanno un unico modo di valutare le persone. Tutto ciò accade perché non riusciamo a guardare al di lii delle solite forme. Nessuno prova a partire dal fondo, dal contrario come fanno i nostsi bambini Forse anche loro troverebbero le stesse difficoltà, la stessa vergogna. Poiché ciò non avviene, avevo cercato di far capire il mio problema ( ossia quello di mia figlia), attraverso questa lettera a degli educatori di un centro per il recupero dei giovani dall'abbandono scolastico. Li mettevo a conoscenza del problema &nché, sapendo, potessero aiutare meglio mia figlia. In risposta a quanto scritto mi hanno accusata di megalomania, che avevo scritto ciò per esaltarmi e per mostrare le mie bravure. Mi hanno anche accusata di voler far studiare troppo e a tutti i costi mia figlia sobbarcandola di un peso per lei troppo gravoso, mi hanno poi detto se non fosse meglio avere un "ASINO VIVO IN CASA" anzichè un dottore morto! Io a quelle parole, dette da una psicologa, una sociologa e due educatori, non sono riuscita a rispondere altro che mia figlia era lì, non per volere mio ma per sua volontà , perchè' i ragazzi che erano andati a scuola, le avevano fatto una buona impressione. Intanto in quel momento la rabbia di non essere stata capita e la mortificazione per ciò che mi dicevano mi facevano star male in un modo indescrivibile. Pensavo a mia figlia che si era rivolta a loro con il cuore in mano, con gioia perchè pensava di trovare in essi aiuto e comprensione e non sommarie conclusioni, assai poco edificanti nei suoi confronti e nella sua problematica. Dopo alcuni giorni mia figlia è stata allontanata dal centro senza alcuna spiegazione. Ne è uscita M t a al 100 x 100.- D. ha cercato di contattare gli educatori del centro in tutti i modi, ma l'hanno sempre respinta con un secco " per te il cento è chiuso!" Questo atteggiamento, della non risposta della mancanza di chiarimento, ha creato in D. una forte destabilizzazione emotiva e psicologica, che solo ora con l'aiuto di persone piiì concrete e responsabili sta superando con grosse difficoltà La destabilizzazione è stata causata anche dal fatto che il centro fa sì che i restanti ragazzi non abbiano pia contatti con lei, isolandola totalmente, come una reietta. Questo è il guadagno che ha ricevuto, questo è un nuovo linguaggio, che non conoscevamo, per comunicare con la società in cui viviamo. E poi si parla tanto d'integrazione, di solidarietà, d'amore Appena C'& un assassinio, subito i giornalisti si di comprensione e di ....PERDONO.. ... precipitano a chiedere . " ma lei perdona?" e tutti i benpensanti "Sì!"rispondono in coro. Forse che mia figlia valga meno di un assassino.? Quale linguaggio si può proporre a certe persone? C'è un linguaggio per i sordi di cuore e gli ottusi di cervello? Io non riesco a trovarne uno .Ora ancora una volta ho conosciuto quelio del dolore dell'umiliazione, ma ciò che mi fa più rabbia & che certe persone non volgliono trovare un punto d'intesa.. La mancanza di collaborazione, d'umiltà, il non volersi venire in contro non trova sviluppo. POE S IA PERSONE OMBRA Perché mi hai fatto questo? Cosa non ti piace di me? Non ti piace perché non so scrivere come te? Non ti piace perchè non so leggere come te? Non ti piace perchè non mi so esprimere come te? Eppure noi siamo uguali, fatti della stessa carne fatti deila stessa cultura, della stessa nazionalità. Ma a te di me che cosa non v&? Che cosa vorresti cambiare? Vogliamo cambiare di posto? E' un gioco speciale, non fa tanto male come tu hai fatto con me . E' un gioco speciale che.. . rende tutti uguali, spegne gli occhi del visibile e accende gli occhi dell'invisibile Accende il buio che è dentro di te E spegne l'odio che hai acceso in me Hai acceso gli occhi dellYAmore?gli occhi del cuore? Hai fatto luce nell' Anima? Questo gioco speciale Non vale solo per me. Vale per tutte le persone Che hai accanto a te. Per tutte le persone Che come me, per te Sono solo delle ombre. Di. Rig.