pdf Il servizio su «Il Sole 24 Ore Sanità» n. 43/2015

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pdf Il servizio su «Il Sole 24 Ore Sanità» n. 43/2015
10 SPECIALE
I migranti in cifre
99.722
141.039
300.000
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Il numero dei migranti
presenti a oggi nelle
strutture di accoglienza
su territorio italiano
(temporanee+Cara+Sprar)
I profughi sbarcati in Italia
nei primi dieci mesi
del 2015 (in calo del -9,6%
rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente)
La stima sulla presenza
di stranieri in condizioni
di irregolarità, ovvero 6
immigrati su 100. Di questi
12-15mila sono minori
Il numero di stranieri
(su mille) che ogni anno
accedono al pronto
soccorso. Per gli italiani
il dato è pari a 23 su mille
Gli immigrati che hanno
difficoltà nell’accesso
all’assistenza sanitaria
per incompatibilità
con gli orari di lavoro
Gli ingressi illegali registrati
nell’Ue nei primi dieci mesi
del 2015, il quadruplo
rispetto all’intero 2014
(dati Frontex)
In cantiere le Linee guida della Salute: priorità a cure di prima accoglienza e gravidanza
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Il nodo dell’assistenza pediatrica - Censis: accesso a ostacoli e corsa al Ps
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hi richiede protezione in Italia può
lavorare decorsi 2 mesi dalla presentazione della domanda di asilo. Lo
stabilisce l’art. 22 del Dlgs 142/2015, in
vigore dal 30 settembre 2015, che ha
portato da 6 mesi a 60 giorni il limite
per l’accesso al mercato del lavoro. Decorso tale termine i richiedenti asilo
hanno diritto a intraprendere un’attività
lavorativa, ma, se non hanno reperito
alcun lavoro o non sono economicamente autosufficienti, hanno diritto all’esenzione dalla compartecipazione alla
spesa sanitaria. Lo afferma la Direttiva
europea 2013/33/UE, recepita dal decreto legislativo citato, gli Stati membri
hanno la possibilità di obbligare il richiedente asilo a sostenere le spese legate
all’assistenza sanitaria ma solo «qualora i
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Perché il profugo non deve pagare il ticket
richiedenti dispongano di sufficienti risorse, ad esempio qualora siano stati
occupati per un ragionevole lasso di
tempo» (art. 17 par. 4, direttiva citata).
Ma nei fatti l’Italia non rispetta questa
direttiva. Il ministero della Salute e le
Regioni equiparano il richiedente asilo al
disoccupato per il periodo in cui egli
non ha diritto di lavorare. Durante questo periodo, di fatto, si esauriscono le
prime fasi della procedura di richiesta
della protezione internazionale (fotosegnalamento e verbalizzazione della richiesta) ed egli non è quasi mai nelle
condizioni di poter effettivamente reperire un impiego. Trascorsi i 60 giorni,
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Edoardo Delille - Firenze, Ospedale Santa Maria Nuova
poiché può lavorare, secondo un consolidato orientamento, se non ha trovato alcun impiego viene iscritto alle liste
di collocamento come inoccupato, categoria che non ha diritto all’esenzione dal
ticket. Questa prassi risulta in contrasto
con quanto previsto dalla Direttiva europea 2013/33/UE: appare chiaro, infatti, che mantenere l’equiparazione del richiedente asilo alle categorie previste
dalla disciplina nazionale (inoccupato, disoccupato, ecc), ancor di più dopo il 30
settembre 2015, ostacola l’attuazione
del diritto all’esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria con riferimento ai richiedenti asilo prevista dal-
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Marcella Magalotti - Modica, Ospedale Maggiore
LA DENUNCIA DI MEDICI SENZA FRONTIERE
«Al Cpsa di Pozzallo
degrado e scarsa tutela»
l’art. 17, comma 4, della citata Direttiva
europea, i cui criteri sono assai più ampi
e ragionevoli di quelli che si ricavano
dalla legislazione interna. Per il diritto
europeo, infatti, il richiedente asilo può
essere chiamato a contribuire ai costi
per l’assistenza sanitaria solo nella misura in cui egli sia in grado di farvi fronte,
ad esempio, perché occupato da un ragionevole periodo di tempo. Eventuali
disposizioni interne difformi, anche se di
rango legislativo, devono essere direttamente disapplicate dalla Pubblica amministrazione, nel rispetto del principio del
primato del diritto dell’Unione.
IL LAVORO SUL CAMPO DEGLI OPERATORI
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SPECIALE 11
PARLA SANTINO SEVERONI (OMS EUROPA)
«Italia best practice
nella presa in carico»
Focus su formazione e piani comuni per gestire le emergenze
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Rosanna Magnano
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Vertice a Roma
su standard Ue
B.Gob.
Ro.M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I must dell’assistenza ai migranti secondo l’Ecdc
1. Screening delle malattie. Secondo una recente indagine nei in paesi Ue, gli screening per le
malattie trasmissibili tra i migranti sono attualmente focalizzati sulla tubercolosi (Tb). Lo screening Tb
può essere eseguito in diversi momenti (ad esempio al momento dell’arrivo o post-arrivo). Tuttavia, ci
sono una serie di fattori chiave da prendere in considerazione nel decidere se implementare o meno
questo tipo di test in un ambiente di immigrati irregolari. Altre malattie sulle quali si focalizzano alcuni
Stati membri sono epatite B, epatite C, malattie da Hiv, malattie sessualmente trasmissibili, malattie
prevenibili attraverso vaccini, colera, malaria, elminti, protozoi intestinali e malattia di Chagas.
Qualsiasi screening dovrebbe essere collegato a un processo di diagnosi e trattamento. Andrebbero
previsti anche screening per individuare infestazioni da pidocchi
Giulia Piermartiri - Ancona, Ospedale G. Salesi
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B.Gob.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
2. Sorveglianza sindromica. Secondo l’esperienza degli Stati membri dell’Ue, le sindromi da
considerare comprendono: malattie delle vie respiratorie, sospetta tubercolosi polmonare, diarrea
sanguinolenta, diarrea, febbre e rash cutaneo, meningite/encefalite o encefalopatia/delirio, linfoadenite
con febbre, la malattia botulino-simile, sepsi o di shock inspiegabile, malattia emorragica, ittero acuto,
infezione della pelle da parassiti. Tuttavia, uno screening generale dovrebbe essere eseguito
indipendentemente dalla presenza di sintomi. Ecdc ha avviato un progetto, da rendere operativo
nell’autunno 2015, che svilupperà un protocollo per sostenere l’attuazione di sorveglianza sindromica
in centri di accoglienza dei migranti
3. Il follow up della salute pubblica. Andrebbe implementato in ogni Stato un sistema per
monitorare lo stato di salute dei migranti. I parametri sotto la lente: vaccinazioni, esiti di cura, accesso
ai farmaci e gestione delle malattie croniche
4. Le vaccinazioni. Le vaccinazioni da considerare tra i migranti sono: morbillo (immunizzazione di
massa preferenzialmente con il vaccino Mmr, con priorità per i bambini fino a 15 anni); poliomielite
(va prevista per bambini e adulti provenienti da paesi esposti, come Afghanistan e Pakistan, Nigeria,
Somalia, o paesi che rimangono vulnerabili alla diffusione della malattia, tra cui Camerun, Guinea
Equatoriale, Etiopia, Iraq, Israele e Siria); malattia meningococcica e difterite
5. Misure igieniche generali. Vanno implementate per impedire o ridurre il sovraffollamento nei
centri di accoglienza per migranti
6. Educazione sanitaria e promozione della salute. Sessioni di educazione sanitaria e
promozione della salute dovrebbero essere mirate a sottolineare gli aspetti positivi dei monitoraggi
sullo stato di salute e i benefici degli screening, dell’immunizzazione e del trattamento delle malattie
trasmissibili per una vita sana e produttiva nel paese ospitante
7. Accesso all’assistenza sanitaria. L’accesso alle cure dovrebbe essere a titolo gratuito, per
diagnosi e trattamento delle malattie trasmissibili inclusa assistenza sanitaria primaria ed emergenza