Protesi di anca - Dott. Christian JAGER

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Protesi di anca - Dott. Christian JAGER
UNA SEMPLICE GUIDA PER LA
PROTESI DI ANCA
Dr. Christian Jäger
Ortopedia e Traumatologia
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INDICE
INTRODUZIONE
Questa brochure è destinata a coloro che si sottoporranno ad un intervento di protesi di anca e vuole
essere una guida per assistere il paziente nelle diverse fasi, prima, durante e dopo l’intervento.
Se il paziente sarà più consapevole riguardo la procedura prima del ricovero in ospedale, sarà più
semplice e veloce il recupero dopo l’intervento.
Questa guida fornisce delle linee guida generali; le cure mediche e chirurgiche possono cambiare in
base alle condizioni specifiche del paziente. Pertanto la conoscenza, l’impegno e la collaborazione sono
elementi fondamentali per la buona riuscita dell’intervento di protesi d’anca. È particolarmente
consigliato quindi di leggere con attenzione e di custodire con cura le informazioni fornite dalla guida.
Questa racchiude le principali informazioni per ampliare la comprensione dell’intervento chirurgico e
del periodo di recupero, focalizzandosi sui punti chiave e sugli accorgimenti necessari per prendersi
cura della “nuova” anca.
Infine è opportuno per una giusta preparazione all’intervento mantenersi attivi nella cura della propria
persona. Si prega quindi di attenersi alle istruzioni fornite, di risolvere con il proprio medico eventuali
dubbi e di prepararsi al meglio per il decorso del recupero.
PARTE 1: anatomia dell’anca
(l’anca, l’artrosi dell’anca: possibili cause e trattamenti)
PARTE 2: l’intervento
(struttura della protesi, come prepararsi all’intervento, il
ricovero, procedura dell’intervento chirurgico, rischi e
complicanze)
PARTE 3: il ritorno alla vita normale
(in ospedale, il rientro a casa, esercizi ed attività motorie per
l’anca, il recupero della mobilità, il ritorno alla normalità,
domande e risposte)
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PARTE 1: Anatomia dell’anca
L’articolazione dell’anca collega il tronco con le gambe su entrambi i lati, ed è coinvolta quindi in tutte
le attività ed i movimenti che il corpo effettua quotidianamente. Per questo motivo, il corretto
funzionamento dell’anca è fondamentale per poter svolgere normalmente anche minime azioni.
L’articolazione è costituita da due componenti strutturali, la cavità acetabolare, situata nel bacino, e la
testa del femore. Quest’ultima è posizionata all’interno dell’acetabolo creando così un’articolazione
che consente un’ampia libertà di movimenti.
Uno spesso strato cartilagineo, che riveste sia la cavità acetabolare che la testa del femore, facilita lo
scorrimento consentendo di effettuare i movimenti senza alcun dolore. La porzione cartilaginea, infatti,
funge anche da ammortizzatore distribuendo equamente le forze e mantenendo lubrificata
l’articolazione.
I vari legamenti intorno l’articolazione saldano le ossa tra di loro ed insieme vanno a costituire la
capsula al cui interno è presente il liquido sinoviale, responsabile a sua volta del nutrimento della
cartilagine e della diminuzione dell’attrito tra le ossa.
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L’artrosi dell’anca: possibili cause e trattamenti
Nel corso della vita, ed in particolare in età anziana, l’articolazione dell’anca può andare incontro a
deterioramento. All’inizio potrà essere difficile riconoscere i sintomi e l’entità, ma col tempo questo
potrebbe portare a compromettere le comuni attività quotidiane di una persona. Infatti, il
deterioramento delle articolazioni può arrivare a coinvolgere svariati aspetti della vita di una persona:
quando la malattia evolve le normali azioni come camminare, guidare e semplicemente stare in piedi
diventano difficili se non proibitive e dolorose. Se una o più componenti dell’articolazione subiscono
danni o deterioramenti di conseguenza tutta la mobilità ne risente. In particolare, col passare degli
anni, la cartilagine può consumarsi fino a quando le ossa, scoperte dal loro naturale rivestimento,
sfregano tra di loro e non combaciano più. Tutto ciò può essere causa di dolori e successivamente di
perdita di mobilità.
Le patologie che possono contribuire al peggioramento dell’artrosi sono diverse e di diverso tipo:
infiammatorio, degenerativo, meccanico, e sono tutte fortemente correlate con l’avanzamento dell’età.
La principale concausa dell’artrosi che quasi sempre richiede la necessità dell’intervento chirurgico è
una patologia degenerativa a carico della cartilagine dell’anca chiamata coxartrosi.
Esercizio fisico:
E’ consigliabile per uno stile di vita sano nonché per preservare la salute dell’anca svolgere esercizi fisici
leggeri, come ad esempio nuoto o ciclismo, come anche prevedere momenti di riposo per l’anca. È
possibile anche integrare queste accortezze con impacchi caldi o freddi per aiutare l’articolazione a
riposo.
Controllo del peso:
La perdita del peso corporeo potrebbe risultare efficace al fine di alleviare il dolore all’anca, riducendo
la pressione e l’attrito degli esercizi fisici. Tale misura ricopre un ruolo sicuramente importante durante
il recupero della mobilità post-operatoria dell’anca e dovrebbe essere oggetto di discussione con il
chirurgo ortopedico.
Fisioterapia:
La fisioterapia consiste in una serie di esercizi, strettamente personalizzati, focalizzati su un problema di
movimento specifico, volti a ridurre al minimo il dolore e ad aumentare la mobilità.
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Terapia farmacologica:
I farmaci rappresentano una delle possibili alternative per ridurre il dolore e migliorare la mobilità
dell’anca in caso di artrosi; vengono spesso utilizzati farmaci di facile reperibilità come aspirina e
ibuprofene (FANS), codeina, paracetamolo, ecc. Sono disponibili inoltre alcuni tipi di antidolorifici
cutanei in forma di crema. Vi sono poi altri trattamenti farmacologici per alleviare il dolore, quali ad
esempio supplementi nutrizionali come glucosamina e condroitina, metil sulfonil metano (MSM). In casi
di assunzione di questi farmaci, rivolgersi al medico o al farmacista, per evitare reazioni avverse
derivanti dall’uso simultaneo di altre medicine. Infine, sempre di più oggi i pazienti ricorrono terapia
antidolorifiche alternative a base di corticosteroidi e acido ialuronico (funzione lubrificante intraarticolare). Questi vengono somministrati direttamente per iniezione a livello dell’articolazione. È
sempre importante rivolgersi al Medico Curante che sceglierà la terapia più adatta alle vostre esigenze.
Intervento chirurgico:
Spesso la terapia farmacologica non basta ed è necessario avere un consiglio dal vostro ortopedico di
fiducia riguardo all’eventualità dell’intervento di protesi. Ad oggi, migliaia di persone ogni anno si
sottopongono a questo tipo di intervento che ormai è diventato di routine e vanta inoltre importanti
successi terapeutici. Tuttavia come tutti gli interventi chirurgici non è esente da possibili , ma
comunque rari, rischi. È importante che il paziente ne sia a conoscenza in modo da poterli prevenire
con l’aiuto del proprio ortopedico nel migliore dei modi. Complessivamente solo una piccola
percentuale di pazienti con artrosi dell’anca riesce con la sola terapia farmacologica a contenere il
decorso della patologia. Questa patologia ha infatti un andamento degenerativo che con l’avanzare
dell’età incide sempre di più sulla qualità di vita di una persona. In condizioni di dolore persistente e
artrosi avanzata, è necessario l’intervento di protesi d’anca.
Questa potrebbe essere una soluzione vantaggiosa in quanto consente di alleviare il dolore, correggere
eventuali deformità, ripristinare le funzioni perdute e migliorare la qualità di vita.
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PARTE 2: l’intervento di protesi di anca
Struttura della protesi d’anca
La procedura chirurgica di impianto della protesi d’anca prevede la totale sostituzione dell’articolazione
ammalata con un inserto artificiale.
Le protesi di anca sono ideate per riprodurre nel modo più fedele possibile la naturale articolazione,
per cui una volta terminato il recupero post-intervento e dopo avere appreso come gestire la “nuova”
anca in modo corretto, si potrà tornare, entro certi limiti, ad una vita normale.
Esistono tantissime tipologie di protesi di anca; sarà premura del chirurgo vagliare quella
maggiormente adatta a seconda del caso. La scelta verrà
discussa con il paziente prima dell’intervento anche se potrà essere presa una decisione finale durante
l’operazione stessa.
La protesi ha una struttura che ricalca totalmente quella dell’anca sana sostituendo la testa naturale
del femore e la superficie danneggiata dell’acetabolo. Nella maggior parte dei casi le diverse parti che
costituiscono la protesi sono:
1) Lo stelo femorale: questa componente della protesi di anca si fissa nel canale del femore e ha
l’obiettivo di dare una struttura di appoggio alla nuova testa “artificiale” del femore.
2) La testina del femore: questa si incastra sullo stelo femorale e si articola con il componente
acetabolare (inserto & cotile). La testina può essere fatta di metallo o ceramica.
3) Il cotile: questo componente, nella stessa maniera dello stelo femorale, ha lo scopo di dare una
solida superficie di appoggio all’inserto che si articolerà con la testina del femore.
4) L’inserto del cotile: l’inserto è una superficie di articolazione che si incastra all’interno del cotile. Può
essere realizzato da una plastica speciale (polietilene), metallo o ceramica.
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Come prepararsi all’intervento chirurgico
Approccio collaborativo:
è sicuramente auspicabile che il paziente mostri un approccio collaborativo nei confronti delle figure
coinvolte nell’intero processo. È importante che vengano chiariti i benefici dell’intervento di protesi ed i
miglioramenti della qualità di vita che questo comporterà.
Rimanere attivi:
mantenersi attivi prima dell’operazione è fondamentale per la riuscita della stessa. Gli studi condotti
hanno dimostrato che la buona forma fisica e la corretta attività del paziente sono direttamente
proporzionali al recupero ed alla flessibilità post-intervento. Diversi esercizi, come ad esempio
passeggiare, esercizi per la gamma completa dei movimenti, il nuoto, possono essere d’aiuto. È
necessario comunque rivolgersi sempre al proprio medico curante prima di iniziare qualsiasi tipo di
attività fisica.
Dieta:
una dieta bilanciata è ancor più necessaria nei momenti di stress, quali un intervento chirurgico.
Ricordare sempre di assumere il più possibile alimenti ricchi di ferro, come le carni rosse, il fegato, i
fagioli, le noci e la frutta secca.
Perdere peso in eccesso:
il peso eccessivo sottopone le articolazioni già malate ad uno sforzo maggiore; per questo motivo
perdere peso è fondamentale per aiutare l’anca e garantire la buona riuscita dell’operazione. Rivolgersi
sempre al proprio medico prima di iniziare qualsiasi dieta o programma di dimagrimento.
Togliere il fumo:
il fumo può creare problemi durante e dopo l’intervento, quindi è vivamente consigliato smettere per
ridurre i rischi associati. Rivolgersi al medico o all’ospedale per consulenza e supporto.
Verificare che non siano presenti infezioni al momento dell’intervento:
le infezioni includono ascessi ai denti, infezioni da ferite da taglio, ulcere infette alle gambe, raffreddore
e influenza. Queste infezioni possono diffondersi in altri distretti corporei durante l’intervento,
andando a contaminare l’articolazione appena impiantata. Informare tempestivamente il chirurgo in
caso di infezione sospetta o diagnosticata, per un’eventuale riprogrammazione dell’intervento.
Terapie farmacologiche:
qualora si stessero assumendo dei farmaci, è necessario chiedere al chirurgo o agli infermieri se sia
possibile continuare con questi o se invece sia necessaria la sospensione.
Denti e gengive:
denti e gengive possono essere sede di infezioni; è pertanto necessario fissare un appuntamento con il
dentista per risolvere eventuali problemi riscontrati prima dell’intervento. Spesso viene richiesto di
portare una documentazione del dentista a conferma che la cavità orale è sana. Una volta ricevuta
inviare la copia di tale lettera al chirurgo o infermiere in quanto, in caso di mancato invio, potrebbe
essere necessario rimandare l’intervento. Anche dopo l’intervento è necessario sottoporsi a dei
controlli regolari.
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Cute:
prima dell’intervento la cute non dovrebbe presentare ferite o lesioni vive (ad esempio calli infetti,
borsite, morsi di insetti, graffi di animali) e dovrebbe risultare esente da infezioni. Questo è molto
importante laddove il paziente presenti eczema o psoriasi. In caso di sviluppo di ulcere alle gambe o
infiammazioni cutanee, rivolgersi al medico curante.
Particolari condizioni mediche:
eventuali particolari condizioni mediche, quali diabete o disturbi cardiaci, dovrebbero essere tenute
sotto controllo ed eventuali problemi dovrebbero essere gestiti il prima possibile, in quanto potrebbero
essere causa di rinvio dell’intervento. Un problema comune che richiede il trattamento prima
dell’intervento chirurgico è l’ipertensione (pressione sanguigna elevata). Laddove il paziente sia
consapevole di soffrirne, è necessario controllarla regolarmente.
Il ricovero
È necessario, il giorno del ricovero, presentarsi in ospedale muniti di:
documenti clinici
medicinali che assume abitualmente
stampelle
il necessario per l’igiene personale
abbigliamento da notte
abbigliamento comodo per il giorno
scarpe comode (no scarpe piatte, no ciabatte aperte, no scarpe con tacco alto)
poche soldi e oggetti di valore
libri ed eventuali passatempi.
Il giorno del ricovero vi verrà mostrato il reparto, in modo da potersi ambientare e familiarizzare con il
personale. Seguirà poi la visita dell’ortopedico e la preparazione all’intervento (compresa anche la
depilazione della zona dove si interviene chirurgicamente chiamata tricotomia) che avverrà il giorno
seguente.
Subito prima che inizi l’intervento sarete portati nel blocco operatorio, quindi vi sarà somministrata
l’anestesia.
Consultare l’anestesista per valutare l’eventuale sospensione di farmaci abituali.
Restare digiuni nelle 8 ore prima dell’intervento.
Non bere nelle 4 ore prime dell’intervento.
Non fumare.
Togliere trucco e gioielli.
Togliere eventuali lenti a contatto, protesi dei denti, parrucche (salvo indicazioni specifiche).
Spesso, già prima di andare in sala operatoria, vengono somministrati dei farmaci preparatori
all’anestesia, con effetto antidolorifico e tranquillante. Appena giunto in sala il paziente viene
monitorato dal personale tramite ECG e controllo della pressione sanguigna. Dopo l’intervento, prima
di essere trasferito in reparto, il paziente viene tenuto sotto controllo per un breve periodo; alcune
volte è necessario il trasferimento precauzionale in unità di terapia intensiva post-operatoria per una
breve degenza prima di poter tornare in reparto.
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L’intervento passo dopo passo
pass
Fase 1:
A seguito della prima incisione l’articolazione dell’anca ben visibile. Si procede quindi con
l’asportazione del collo e della testa del femore.
Fase 2:
Dopo
opo l’asportazione del canale midollare del femore
femore (alesaggio) e la preparazione della cavità
cotiloidea (fresaggio), l’articolazione è ora ben predisposta all’impianto. Vengono quindi inseriti lo stelo
della protesi nel canale ed il cotile all’interno
all’intern dell’acetabolo.
Fase 3:
Laa protesi impiantata viene correttamente
corre
fissata all’articolazione.
Fase 4:
I tessuti sono accuratamente ricostruiti.
Il chirurgo verifica la stabilità, la completezza e l’uniformità dell’impianto.
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Rischi e complicanze
L’intervento di protesi d’anca, se associato a una corretta profilassi, permette in generale il recupero
delle normali funzioni dell’articolazione. L’esperienza del chirurgo e l’efficienza della struttura clinica,
nonché la predisposizione del paziente a collaborare, saranno fattori importanti per quanto riguarda la
buona riuscita dell’intervento. Prima e dopo l’intervento chirurgico è fondamentale che il paziente
osservi fedelmente le indicazioni del suo medico e adotti tutti i comportamenti e le strategie di
prevenzione consigliate che permetteranno di ridurre al minimo l’insorgere di possibili complicazioni.
Ogni anno nel mondo vengono effettuati migliaia di interventi di protesi d’anca. Una numerosità così
alta di interventi fa in modo che i chirurghi siano in grado di evitare le principali problematiche e
conseguentemente solo in una minima percentuale di pazienti si verificano gravi complicanze. I
possibili, ma rari rischi, sono comunque elencati qui di seguito:
Tromboembolismo venoso (TEV):
questa condizione comporta l’occlusione di una vena da parte di un coagulo di sangue, soprattutto a
livello delle vene delle gambe. Questo coagulo prende il nome di “trombo”. Il trombo può quindi
ostruire il flusso sanguigno della vena interessata dando dei sintomi tipici come dolore, arrossamento
della gamba. Può anche succedere che il trombo, spostandosi all’interno del flusso venoso, vada ad
ostruire vasi più piccoli e periferici come quelli polmonari, causando una specifica sintomatologia
(affanno improvviso e talvolta anche dolore al petto). Questa sintomatologia chiamata “embolia
polmonare” in casi molto rari può avere conseguenze molto gravi, come il rischio di pericolo di vita.
Prevenzione del tromboembolismo venoso: per ridurre il rischio di incorrere in un episodio di TEV è
infatti prevista una terapia di profilassi che viene effettuata in prossimità dell’intervento e che andrà
proseguita anche a domicilio secondo le indicazioni che saranno date dal Medico Curante. La principale
profilassi nei confronti della TEV è sicuramente rappresentata dai farmaci anticoagulanti, i quali
avranno il compito di fluidificare il sangue e prevenire il rischio di TEV. Oltre ai farmaci, vi sono delle
misure preventive “secondarie” che possono spesso massimizzare ed essere di supporto alla terapia
farmacologica: esercizi per gambe e piedi. Il suo fisioterapista le preparerà un programma di esercizi da
seguire nel periodo post-operatorio. Gli esercizi per i piedi e per i muscoli delle gambe la aiuteranno a
preservare il normale flusso sanguigno nelle vene profonde.
Infezioni:
come nella maggior parte degli interventi chirurgici c’è sempre il rischio che la ferita si infetti,
diventando rossa e dolente. In questo caso la cura consiste nella somministrazione di antibiotici.
Qualora l’infezione della ferita si estendesse anche ai tessuti molli circostanti la protesi, in quel caso si
dovrà procedere con un ulteriore intervento chirurgico per sostituire la protesi. Vi sono comunque
diverse accortezze che, se rispettate, possono ridurre drasticamente la probabilità di infezione: è molto
importante ad esempio tenere pulita e asciutta la ferita, evitare di sottoporsi all’intervento in presenza
di infezioni preesistenti.
Anestesia:
come per tutti gli interventi chirurgici, l’anestesista informerà il paziente prima dell’intervento sui
possibili rischi. Nel caso in cui siano presenti nella storia del paziente complicanze riconducibili
all’anestesia, è opportuno informare l’anestesista
.Fratture:
nei soggetti con ossa particolarmente fragili è possibile che durante l’operazione l’articolazione possa
subire dei traumi o fratture.
Certamente l’esperienza del chirurgo farà si che vengano scongiurati eventuali problemi del genere nel
corso dell’intervento.
Nervi e vasi sanguigni:
nel corso dell’operazione alcuni nervi e vasi sanguigni che irrorano l’articolazione potrebbero essere
involontariamente allungati, danneggiati o feriti. Alcune volte, i nervi possono essere soggetti a
gonfiore dando ipersensibilità della cute o della ferita. Verranno comunque adottate tutte le misure
necessarie per prevenire queste complicanze.
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PARTE 3: il ritorno alla vita normale
In ospedale
Il risveglio:
al termine dell’intervento il paziente è trasferito nella stanza per il risveglio, dove un infermiere è
incaricato di monitorarlo e somministrare antidolorifici, qualora fosse necessario. L’infermiere avrà
cura quindi di fare respirare profondamente il paziente e di farlo tossire per facilitare la pulizia dei
polmoni. Potrebbe essere stato inserito un tubo, visibile attraverso la fasciatura, per il drenaggio del
sangue accumulatosi nella zona operata. Questo viene solitamente rimosso il primo o secondo giorno
dopo l’intervento. Una volta che il paziente torna cosciente viene portato in reparto.
Il reparto:
in reparto il paziente continua ad essere monitorato. Inizialmente vengono somministrati sorsi d’acqua
(salvo controindicazioni da parte dell’anestesista) per fermare il senso di malessere dovuto
all’anestesia, che
può causare secchezza della cavità orale anche per più giorni. Il giorno dopo l’intervento è possibile
iniziare ad assumere liquidi e a consumare pasti secondo le indicazioni del chirurgo. La flebo rimane
attaccata al paziente per permettere la somministrazione di liquidi e antibiotici: i primi supportano il
nutrimento necessario fino a quando non sarà possibile mangiare e bere normalmente, i secondi a
scongiurare infezioni. In caso di dolore l’infermiere può somministrare analgesici. Successivamente il
medico visita il paziente per illustrare l’intervento e i progressi compiuti; vengono inoltre effettuati dei
prelievi del sangue per controllare le condizioni di salute ed eventualmente avviare di nuovo eventuali
terapie farmacologiche sospese prima dell’intervento. Eventuali altri farmaci vengono somministrati
con regolarità per consentire movimenti quanto più possibile indolori, riposo e lo svolgimento della
fisioterapia.
Pulizia del corpo e vestiti:
affinché la ferita resti pulita ed asciutta è necessario coprire la zona con del materiale impermeabile da
utilizzare quando si fa la doccia. Dopo i primi giorni, in cui il personale aiuterà il paziente, questo sarà in
grado di lavarsi in maniera autonoma. Allo stesso modo sarà in grado di vestirsi autonomamente,
mentre sarà necessario l’ausilio del personale per indossare scarpe e calze. A seconda del paziente e
delle sue condizioni il medico deciderà la data di dimissione. Questo dovrebbe comportare che il
paziente sia in grado di eseguire tutte le azioni quotidiane di base in maniera autonoma. Al momento
della dimissione al paziente verranno consegnati vari materiali e moduli, come l’indicazione della
terapia farmacologica, istruzioni per prendersi cura della ferita, l’appuntamento per la visita di
controllo dal chirurgo, dal fisioterapista (se previsto), raggi X (se previsti) e un rapporto sintetico
dell’intervento.
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Il rientro a casa
Una volta dimesso dall’ospedale il paziente potrà essere destinato ad un centro riabilitativo oppure
potrà ritornare nella proprio abitazione ed eseguire autonomamente, o presso un centro specializzato,
tutti gli esercizi necessari. È importante, una volta a casa, avere tutto il supporto necessario da parte di
parenti o amici, in quanto la propria abitazione potrebbe essere
una fonte di pericolo per una persona che ha appena subito un intervento di protesi.
Sintomi da tenere sotto controllo:
è necessario avvisare il proprio medico qualora si presentassero i seguenti sintomi:
febbre sopra i 38°
rossore cutaneo insolito circostante la ferita
problemi di respirazione o mancanza di fiato
aumento del dolore
dolore e/o gonfiore alle gambe.
Illuminazione:
è opportuno che tutti i vani dell’abitazione siano ben illuminati affinché non si corra il rischio di cadere
o subire dei traumi all’articolazione. Molto utile sarebbe procurarsi una luce notturna, soprattutto se ci
si alza spesso la notte.
Scale:
sarebbe opportuno predisporre del materiale antiscivolo sul bordo di ogni scalino, accertandosi però
che non si formino delle pieghe sulle quali si potrebbe inciampare.
Pavimenti:
tutte le superfici potenzialmente scivolose dovrebbero essere dotate di materiale antiscivolo. Inoltre
sarebbe opportuno utilizzare dei detersivi per la pulizia delle superfici che rendano queste più uniformi
e sicure.
Animali domestici:
è consigliabile che il paziente affidi il proprio animale domestico a parenti o amici, in quanto prendersi
cure dell’animale potrebbe comportare degli sforzi eccessivi per l’articolazione operata.
Farmaci:
è molto importante che ci si attenga fedelmente e con costanza alle indicazioni del medico curante.
Qualora ci fossero eventuali dubbi sull’assunzione o effetti collaterali contattare immediatamente
l’ospedale.
Arredamento:
è necessario che l’arredamento dell’abitazione sia predisposto al rientro del paziente, in modo che ci
siano tutte le condizioni affinché il paziente il paziente possa deambulare con stampelle e/o tutori in
tutta sicurezza. Gli
oggetti di prima necessità dovrebbero essere tutti a portata di mano e facilmente raggiungibili. È
consigliabile infine utilizzare una sedia con braccioli e con schienale alto in modo da facilitare i
movimenti.
Cucina:
una buona soluzione per il rientro a casa è quella di preparare del cibo e conservarlo in piccole porzioni,
ed eventualmente surgelarlo. Per evitare di piegarsi e sottoporre l’arto a sforzi eccessivi è consigliabile
posizionare gli utensili da cucina su ripiani facilmente raggiungibili. Usare solamente i fornelli anteriori
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della cucina e porre uno sgabello davanti ad essa per sedersi quando si è stanchi. Infine è opportuno
tenere a portata di mano uno strumento per raccogliere oggetti dal pavimento in caso di caduta.
Servizi igienici:
per sedersi sul water e/o bidet è consigliabile utilizzare un rialzo, una sedia per fare la doccia, che
dovrebbe avere una bocchetta rimovibile per facilitare la pulizia del corpo. Si dovrebbe dotare il bagno
di un tappeto antiscivolo e, ove possibile, rimuovere la porta scorrevole della doccia.
Oggetti di prima necessità:
prima di andare in ospedale è consigliabile fare una scorta di tutti quegli oggetti di prima necessità,
come carta igienica, dentifricio, tovaglioli, buste per la spazzatura ecc …
Esercizi ed attività motorie per l’anca
Prima dell’intervento chirurgico il medico o il fisioterapista possono prescrivere al paziente alcuni
esercizi. Dopo l’intervento si dovrà valutare l’eventuale interruzione degli esercizi o la sostituzione di
questi con altri. Generalmente il fisioterapista stabilisce un programma riabilitativo personalizzato e
segue il paziente passo dopo passo per verificare i progressi nella mobilità con l’ausilio del chirurgo.
È necessario svolgere gli esercizi con costanza per la buona riuscita dell’intervento e per il successivo
recupero; sarà inoltre opportuno continuare a svolgerli anche quando l’anca avrà acquisito una
maggiore mobilità. Il fisioterapista poi indicherà al paziente quando interrompere gli esercizi.
In linea di massima l’ideale sarebbe riprendere i movimenti completi dell’anca e il programma con
esercizi specifici non appena si rientra in reparto dopo l’intervento.
Man mano poi che si acquisisce maggiore sicurezza e stabilità sarà possibile la deambulazione
autonoma con l’ausilio di un supporto di sostegno. Il fisioterapista guida il paziente nel fare pratica con
il salire e scendere le scale e allo stesso tempo adatta il programma di esercizi fisici in base ai progressi
ottenuti. L’obiettivo di questi esercizi è mantenere in allenamento e rafforzare i muscoli in modo da
ottenere i massimi benefici dell’intervento. La maggior parte dei pazienti riscontra immediatamente dei
benefici, in alcuni casi però il recupero può sembrare lento e scoraggiante. In particolare nei primi mesi
dall’intervento il paziente dovrà essere motivato e lavorare con costanza affinché l’articolazione
riprenda le normali funzioni. Il fisioterapista sarà sempre disponibile per il paziente in modo da
ottenere i massimi benefici attraverso un programma di riabilitazione strettamente personalizzato.
Il recupero sarà più veloce tanto più il paziente sarà collaborativo.
In ospedale il fisioterapista consegna al paziente un programma di esercizi fisici necessari per
mantenere in forza i muscoli e mobili le articolazioni, evitando la ritenzione di fluidi e riducendo quindi
il rischio di formazione di trombi e di infezioni polmonari. In questo modo si favorisce un recupero più
veloce delle normali funzioni.
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Quali attività e posture evitare
È consigliabile, per i primi giorni dall’intervento, evitare alcuni semplici gesti e posture che potrebbero
andare a creare uno sforzo eccessivo sull’articolazione dell’anca. Ad esempio, evitare di piegarsi e/o
accucciarsi sulle gambe, di sedersi a cavalcioni o di effettuare movimenti bruschi a carico dell’anca.
Anche l’attività motoria è necessario che venga svolta con particolare attenzione così da evitare
affaticamento e sforzi eccessivi. Alcune attività quotidiane, come guidare, andare in bici, nuotare o
camminare a lungo, è preferibile che per le prime 6 settimane non vengano effettuate.
Per qualsiasi informazione o consiglio comunque rivolgersi sempre al proprio chirurgo per quanto
riguarda le tempistiche necessarie per riprendere gradualmente le più semplici attività quotidiane.
I vostri esercizi
Esercizi di respirazione:
Effettuare respiri profondi regolarmente seguiti da colpi di tosse, rimanendo in posizione seduta,
mantiene i polmoni puliti e liberi da congestioni, diminuendo il rischio di infezioni e polmonite.
Ogni ora fare una decina di respiri profondi, trattenendo ogni volta il respiro per qualche secondo
seguiti da potenti colpi di tosse.
È auspicabile interrompere il fumo, se si ha il vizio, almeno un mese prima dell’intervento al fine di
avere polmoni liberi di catarro e diminuire quindi le complicanze al petto successivamente
all’intervento.
Esercizi per le caviglie:
Puntare in avanti le estremità dei piedi quanto possibile, quindi puntare le estremità dei piedi verso
l’alto.
Esercizi statici per i quadricipiti:
Sdraiati nel letto allungare le gambe il più possibile, stringendo i muscoli della coscia che si trovano
subito sopra il ginocchio, spingendo la parte sotto del ginocchio verso il letto.
Esercizi statici per i glutei:
Stringere contemporaneamente i muscoli dei glutei.
Esercizi per i quadricipiti interni:
Collocare un piccolo asciugamano sotto il ginocchio e spingere questo verso l’asciugamano.
Successivamente sollevare un piede dal letto e poi riabbassarlo. Ripetere l’esercizio prima con una
gamba e poi con l’altra.
Esercizi di flessione del ginocchio da seduti:
Sedersi su una sedia o sul lato del letto, quindi portare i piedi all’indietro, mantenendo il contatto con il
pavimento per favorire il piegamento delle ginocchia.
Esercizi di estensione del ginocchio da seduti:
Sedersi su una sedia o sul lato del letto, quindi piegare il ginocchio il più possibile e successivamente
allungare la gamba verso l’alto in modo da stendere il ginocchio. Ripetere l’esercizio prima con una
gamba e poi con l’altra.
Esercizi di flessione del ginocchio in piedi:
In piedi di fronte a un tavolo o a un piano di lavoro. Mantieni l’equilibrio e fai un passo a lato in
entrambe le direzioni. Poi sollevare il ginocchio e poi sollevare l’altro.
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Esercizi di sollevamento del tallone in piedi:
Da posizione eretta, appoggiare le mani ad un sostegno per evitare di cadere, quindi sollevare
lentamente i talloni da terra, appoggiandosi sulla punta dei piedi. Evitare il piegamento in avanti del
corpo mentre si esegue l’esercizio e mantenere le gambe diritte.
Esercizi di flessione delle gambe in piedi:
Da posizione eretta, appoggiare le mani ad un sostegno per evitare di cadere, quindi piegare un
ginocchio alla volta il più possibile e poi ritornare nella posizione di partenza. Evitare il piegamento del
corpo in avanti mentre si esegue l’esercizio e mantenere i piedi ben fissi a terra.
Esercizi di piegamento:
Da posizione eretta, appoggiare le mani ad un sostegno per evitare di cadere, quindi piegarsi
lentamente sulle ginocchia mantenendo sempre la schiena diritta e le gambe ben distanziate.
Esercizi di abduzione ed estensione dell’anca in piedi:
Appoggiati ad un supporto, alzare la gamba interessata di lato e tornare lentamente alla posizione di
partenza tenendo il busto diritto durante tutto l’esercizio.
Poi sempre appoggiati ad un supporto, portare la gamba interessata dietro di voi e tornare lentamente
alla posizione di partenza tenendo il ginocchio diritto durante tutto l’esercizio. Non sporgersi in avanti.
Esercizi di abduzione ed estensione dell’anca da sdraiati:
Sdraiato sulla schiena con una superficie piana sotto la gamba. Piegare e raddrizzare il ginocchio
facendo scorrere il piede su e giù.
Poi sempre nella stessa posizione portare entrambe le gambe, alternandole, verso l’esterno e poi di
nuovo in posizione centrale.
Sostegni per la deambulazione:
Esistono vari tipi di sostegni (carrello da appoggio, carrello con ruote, girello, stampelle) e sarà il
fisioterapista a selezionare il più adatto al paziente. Durante il recupero i sostegni potranno essere
sostituiti fino a rendere al minimo la necessità di un supporto.
Esercizi per salire e scendere le scale con un sostegno per la deambulazione:
Questi esercizi verranno effettuati con la supervisione del fisioterapista o di un infermiere.
Per salire le scale, muovere prima la gamba sana e successivamente la gamba operata insieme al
sostegno per la deambulazione.
Per scendere le scale, muovere prima la gamba operata insieme al supporto di deambulazione e
successivamente la gamba non operata.
Il recupero della mobilità
Per le prime settimane dall’intervento sarà molto utile chiedere il supporto di qualcuno per quanto
riguarda la spesa e le pulizie di casa.
È fondamentale eseguire con costanza gli esercizi fisici prescritti dal fisioterapista e dal chirurgo
affinché il recupero fisico avvenga nel modo più rapido.
Inoltre è opportuno continuare assumere con regolarità i farmaci previsti e seguire tutte le indicazioni
del personale ospedaliero.
Inizialmente qualsiasi attività quotidiana potrebbe sembrare difficoltosa; con il passare del tempo si
acquisirà sempre maggiore sicurezza.
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Qui di seguito sono elencati alcuni consigli per non affaticarsi troppo:
Stare seduti:
effettuare la maggior parte delle attività quotidiane stando seduti, come per esempio lavarsi i denti,
fare la doccia, preparare da mangiare, stirare ecc.
Riposo:
è importante concedersi pause di riposo; il fisico ha infatti bisogno di recuperare le forze, non bisogna
quindi sentire sconforto per la stanchezza che si avvertirà. Il riposo pomeridiano è consigliato, così
come prendersi pause di circa 10 minuti durante le diverse attività quotidiane. È opportuno anche
cambiare posizione spesso durante il riposo, in quanto fa in modo che l’articolazione non si irrigidisca.
Gestire le attività giornaliere:
per facilitare lo svolgimento delle attività quotidiane è opportuno farsi un programma delle cose da
fare, gestendole in ordine di priorità e alternando attività faticose e leggere. Infine cambiare spesso
posizione aiuta a preservare le articolazioni da sforzi eccessivi.
Il ritorno alla normalità
Uscite:
è preferibile chiedere al chirurgo per evitare complicanze dovute alla rallentata circolazione del sangue,
laddove si rimanga fuori casa per più di mezz’ora. È necessario avere sempre a disposizione i supporti
utili alla deambulazione e al riposo, come per esempio una sedia o un cuscino.
Ritorno al lavoro:
si dovrebbe tornare al lavoro solo dopo indicazione del chirurgo, di solito tra le 2-6 settimane a seguito
dell’intervento si può rientrare in attività, a seconda del tipo di lavoro svolto. Ovviamente il rientro è
strettamente dipendente dal tempo di recupero fisico e motorio del paziente.
Guida:
è sconsigliato guidare fino a quando il chirurgo stesso non lo reputi sicuro, normalmente questo
avviene dopo circa 4-6 settimane dall’operazione. Questo perché bisogna godere di una condizione
fisica ottimale per avere il controllo sul freno e acceleratore.
Sport ed attività ricreative:
la protesi è adatta per le più comuni attività quotidiane nonché per attività fisiche leggere, quali
passeggiate, nuoto e ciclismo. Da evitare invece le attività sportive particolarmente pesanti. Queste
attività più aggressive come ad esempio arrampicate, salto, corsa e sollevamento pesi potrebbero
danneggiare l’impianto causando danni a lungo termine sull’articolazione.
Attività sessuale:
si può svolgere attività sessuale non appena il paziente si sente in condizione di svolgerla. È preferibile
che il partner abbia un ruolo attivo e che si evitino delle posizioni particolarmente faticose per il
paziente. Per qualunque domanda a riguardo è opportuno rivolgersi al medico o al fisioterapista.
Dieta:
non ci sono limitazioni sulla dieta, ma qualora si fosse perso del peso prima dell’intervento è preferibile
mantenere la forma corporea raggiunta per non aumentare la pressione sull’anca e per svolgere con
maggiore facilità gli esercizi fisici. Inoltre si consiglia di mangiare molta frutta, verdura e carne magra
per mantenere un apporto corretto di proteine e ferro, e di bere 6-8 bicchieri d’acqua al giorno.
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Metal detector:
il metallo della protesi può provocare l’attivazione dei metal detector e di altri dispositivi di sicurezza,
ad esempio in banca ed in aeroporto. Il chirurgo può fornire, previa richiesta, un certificato, contenente
i dati del chirurgo stesso, che attesti la presenza nel paziente di una protesi sostitutiva dell’anca.
Domande e risposte
Per quanto tempo avrò dolore all’anca?
Già dopo 2 settimane dall’intervento comincerà ad avvertire una graduale
diminuzione del dolore. Dopo 3-4 mesi il miglioramento sarà considerevole. Per un periodo abbastanza
lungo, fino a 12 mesi dall’intervento, potrebbe avvertire ogni tanto un leggero dolore, dopo avere
camminato a lungo: questo non è sentore di malfunzionamento dell’anca, è assolutamente normale e
sparirà autonomamente col passare del tempo.
Quanto tempo durerà il gonfiore della gamba?
Già durante la prima settimana dovrebbe gradualmente svanire. La sera è il momento in cui più spesso
si verifica, basterà tenere la gamba leggermente sollevata e svolgere tutti gli esercizi indicati.
Quanto a lungo dovrò utilizzare degli ausili per camminare?
Per almeno 6 settimane dall’intervento.
Ogni quanto devo fare gli esercizi e come faccio a sapere se ho esagerato?
È consigliabile fare esercizi 3 volte al giorno, per 10 minuti. È necessario però riposare giornalmente per
almeno un’ora (o 2 volte per mezz’ora). L’aumento del dolore è indicativo di un eccesso di esercizio.
Quando potrò guidare di nuovo?
Non è consigliato guidare per le prime 6 settimane e se si sta ancora prendendo degli antidolorifici. È
bene parlarne prima con il proprio medico.
Quando potrò riprendere a dormire sul fianco?
È consigliabile dopo 6 settimane. Chieda inoltre al proprio medico quando poter dormire sul fianco
operato.
Quando potrò nuovamente fare il bagno o la doccia?
L’importante, quando si fa la doccia, è tenere bene protetta e coperta la ferita; per il bagno è
consigliabile aspettare di rimuovere i punti di sutura a ferita chiusa. Presti molta attenzione a non
scivolare.
Quando potrò nuovamente fare le scale?
Subito dopo l’intervento, in ospedale, le sarà insegnato a salire le scale correttamente , in modo che fin
da subito a casa si potrà salire autonomamente.
Quali scarpe devo utilizzare?
È bene utilizzare scarpe comode e con tacco largo. Evitare scarpe con tacco alto, ciabatte con tallone
libero e scarpe poco avvolgenti.
Devo utilizzare calze elastiche?
L’utilizzo di calze elastiche potrebbe essere una buona opzione qualora la gamba risulti particolarmente
gonfia.
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Quanto a lungo dovrò prendere farmaci per fluidificare il sangue?
Subito dopo l’intervento, ogni giorno prenderete la dose indicata di farmaco fluidificante, per almeno
un mese e comunque a seconda della terapia prescritta e delle indicazioni del medico/specialista.
Come dovrò curare la ferita?
È importante che la ferita resti sempre pulita ed asciutta. Dopo aver rimosso i punti, la ferita
scomparirà gradualmente. In caso di rossore o dolore nelle circostanza della ferita, informi il medico.
Dopo la rimozione dei punti potrà lavarsi senza il bendaggio impermeabile. È bene, per i primi 2 mesi,
lavare la ferita dall’alto verso il basso senza spugna. Non utilizzare creme o lozioni fino a quando la
ferita non sarà guarita del tutto. Si sconsiglia comunque anche, durante i primi 6-12 mesi dopo
l’intervento, l’esposizione diretta della ferita ai raggi del sole od a lampade abbronzanti.
Quando potrò riandare in bicicletta?
È consigliabile riprendere ad andare in bici dopo circa 8-12 settimane dall’intervento. È preferibile che
utilizzi una bicicletta da donna, in quanto più facile salirci ed andare a velocità limitata senza fare uno
sforzo eccessivo.
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