Il Romanticismo tedesco

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Il Romanticismo tedesco
Dal Romanticismo delle patrie al secolo delle nazioni (da Leggere come io l'intendo... vol. 4, pp. 48-9)
Il Romanticismo tedesco
01. FRIEDRICH SCHILLER
Il poeta e la natura (da Über naive und sentimentalische Dichtung (Sulla poesia ingenua e sentimentale, cap. 2)
Appartenente a una generazione precedente a quella dei giovani protagonisti della "scuola di Jena" (la Frühe Romantik o primo
Romanticismo), Friedrich Schiller esercitò - al pari di Goethe, di lui poco più anziano - unastraordinaria influenza sulla cultura
tedesca ed europea di primo Ottocento. Abbiamo già conosciuto l'opera di Schiller (1759-1805) nel volume precedente nell'ambito
dell'Europa preromantica. Per la rilevanza del testo ai finidella nascita del movimento romantico, proponiamo quila lettura di un
passo del suo saggio più famoso, Sulla poesia ingenua e sentimentale, pubblicato sulla rivista "Die Horen" tra il 1795 e il 1796,
dunque appena due anni prima della nascita della rivista "Athenäum" dei fratelli Schlegel. Lo scritto sì impose subito all'attenzione
dei contemporanei, che videro in esso una pietra miliare delle riflessioni sulla nuova letteratura: le tesi enunciate da Schiller
sembrano infatti quasi contenere in forma embrionale molte delle teorie romantiche della letteratura.
Presentiamo le pagine iniziali del secondo capitolo del libro, intitolato I poeti sentimentali.
Il poeta o è natura o cercherà la natura. 1 Nel primo caso si ha il poeta ingenuo, nel secondo il
poeta sentimentale. A illustrare questa proposizione sarà rivolto il presente saggio.
Lo spirito poetico non può morire né andare perduto nell'umanità; non può perdersi che
contemporaneamente con l'uomo e con la sua naturale disposizione umana.
Poiché, anche se l'uomo si allontana dalla semplicità, dalla verità, dalla necessità della
natura mercé2 la libertà della sua fantasia e del suo intelletto, gli sta però sempre aperta non
soltanto la via per ritrovarle, ma un potente e indistruttibile impulso, l'impulso morale, ve lo
risospinge anche incessantemente, e appunto con questo impulso è nella più stretta parentela la facoltà poetica.3 La quale, dunque, non si perde nel momento in cui si perde la semplicità
10 naturale, ma agisce soltanto in un'altra direzione.
Anche oggi4 la natura è tutt'ora l'unica fiamma cui si alimenta lo spirito poetico; da essa
soltanto attinge tutta la sua forza, ad essa soltanto parla, anche nell'uomo non più naturale
che vive nel processo della cultura. 5 È in forza della natura, io dico, che ancor oggi, nello stato artefatto della cultura,6 lo spirito poetico è potente, solo che vi sta in un altro rapporto.
Finché l'uomo è ancora natura, natura pura si capisce, non rozza, egli agisce come unità
sensibile indivisa e come un tutto armonizzante. Sensi e ragione, facoltà ricettiva e facoltà
autonoma7 non si sono ancora separate nel loro fare, tanto meno sono in contrasto fra loro.
I suoi sentimenti non sono il gioco informe del caso, i suoi pensieri non sono il gioco vuoto dell'immaginazione; i primi scaturiscono dalla legge di necessità, i secondi dalla realtà.
20 Quando l'uomo è entrato nello stato della cultura e l'artificio si è impadronito di lui, allora
è abolita in lui quell'armonia sensibile, ed egli può manifestarsi ancora soltanto come unità
morale, come tendente cioè all'unità.8
La concordanza fra il suo sentire o il suo pensare, che nel primo stato aveva luogo realmente, esiste ora solo idealmente; non è più in lui, ma fuori di lui, come un pensiero, che ha
25 da essere realizzato, non esiste più come un fatto attuale della sua vita. Se ora si applica a entrambi
gli stati il concetto di poesia, che in null'altro consiste se non nel dare all'umanità la
più completa espressione possibile, ne risulta che lì, nello stato della semplicità naturale, in
cui l'uomo agisce ancora con tutte le sue forze simultaneamente, come unità armonica, in
cui per conseguenza la totalità della sua natura si esprime completamente nella realtà, ciò
30 che deve costituire il poeta è l'elevazione della realtà a ideale o, ciò che in definitiva è lo stesso, la rappresentazione dell'ideale.9 E questi sono i due modi unicamente possibili, in cui il
genio poetico possa in generale manifestarsi.10
Essi sono, come si vede, oltremodo diversi l'uno dall'altro, ma c'è un concetto più alto
che raccoglie sotto di sé tutt'e due i modi, e non deve affatto stupire se questo concetto s'identifica
con l'idea di umanità.
Non è qui il luogo di perseguire ulteriormente questa idea, che soltanto un'analisi a parte può porre nella sua piena luce. Se qualcuno però è in grado di fare un confronto fra poeti antichi e poeti moderni secondo lo spirito 11 e non semplicemente secondo le forme accidentali,12 potrà facilmente convincersi della verità di essa. I primi ci commuovono in forza
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della natura, della verità sensibile, della presenza della vita; i secondi ci commuovono in
virtù delle idee.
Questa via che battono i poeti moderni è del resto la stessa di quella che deve intraprendere l'uomo in genere, sia singolarmente che collettivamente. La natura gli dà unità, l'arte lo
divide e ne fa una dualità, mediante l'ideale egli ritorna all'unità. Poiché l'ideale però è un
infinito che egli non raggiunge mai, l'uomo colto non può mai diventare perfetto nella sua
specie come può diventarlo invece l'uomo naturale nel suo. Dovrebbe quindi rimanere infinitamente
indietro a quest'ultimo in perfezione, se si guarda soltanto al rapporto in cui entrambi stanno con la
loro
natura
specifica
con
il
loro
maximum.13
Se
si
pongono
invece
a
confronto le specie fra loro si vede che la meta cui l'uomo tende con la cultura è di gran lunga
preferibile a quella che egli raggiunge con la natura. L'uomo acquista dunque il suo valore dall'assoluto raggiungimento d'una grandezza finita, l'altro l'ottiene per l'approssimazione ad
una grandezza infinita.
o è natura o cercherà la natura: la poesia non può comunque prescindere dal rivolgersi alla natura, o perché è dentro l'uomo (come avviene nei
popoli primitivi) o perché esercita un'attrazione profonda in chi si sente da essa separato (come capita all'uomo moderno).
2.
3.
mercé: "grazie a".
con questo impulso... poetica: è un motivo sostenuto da Schiller nelle prime pagine del saggio. Interrogandosi sul perché la natura eserciti su di
noi un'attrazione così forte, aveva affermato che a essa siamo spinti da un fascino che è di tipo morale, non estetico: noi vediamo infatti nella natura la
nostra infanzia perduta e quel massimo grado di perfezione (armonia tra individuo e mondo) che ci trasmette una commozione sublime.
4.
Anche oggi: cioè per l'uomo moderno.
5.vive nel processo della cultura: cioè appartiene a una società evoluta, dalle solide conoscenze scientifico-naturali.
6.nello stato artefatto della cultura: artificio e cultura sono termini ricorrenti, nel saggio di Schiller, per designare la condizione dell'uomo moderno, il cui
rapporto conil mondo è riflessivo e non spontaneo, mediato dall'analisi razionale e non dall'istintività.
7.
facoltà ricettiva... autonoma: la prima indica la capacità dell'uomo di osservare e ritrarre il mondo, la seconda la libera facoltà creatrice della
mente umana (come la fantasia o l'immaginazione).
8.
unità morale... all'unità: l'armonia tra individuo e mondo, propria delle età primitive e "ingenue", diventa per l'uomo moderno non un prodotto
9.
l'elevazione... dell'ideale: il modo di pensare delle popolazioni "ingenue" non è contrassegnato dalla fredda razionalità, ma è fondato sulle
10.
E questi... manifestarsi: la polarità tra "imitazione del reale" e rappresentazione dell'ideale esprime la polarità fondamentale tra poesia "ingenua"
spontaneo della sua vita interiore, ma aspirazione, ricerca, desiderio. Perciò Schiller parla di unità morale: è un "dover essere", un fine di perfezione al quale
tendere. Esso implica pertanto una scelta del soggetto (e ogni scelta, in quanto tale, comporta un processo di ordine morale).
sensazioni e sulla loro traduzione in immagini (il mito); per l'uomo moderno l'identità tra pensiero e sensazioni non può invece che essere una faticosa
conquista.
(immediata espressione dei dati della realtà "sentiti" poeticamente) e poesia "sentimentale" (ricerca di un'ideale armonia perduta).
11.
12.
13.
secondo lo spirito: nel modo in cui essi rappresentano il mondo.
secondo le forme accidentali: basando (il confronto) sulle caratteristiche stilistiche esteriori.
rapporto... maximum: il poeta antico poteva imitare perfettamente la natura e impossessarsi pienamente, tramite l'arte, del suo oggetto; il poeta
moderno invece non potrà mai rappresentare in maniera compiuta un oggetto infinito come l'ideale.