Fotogrammi di poesia

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Fotogrammi di poesia
Fotogrammi di poesia
Il lavoro dei registi si è ispirato molto spesso al lavoro dei poeti, dando luogo a
opere di indubbio fascino
/ 06.03.2017
di Nicola Falcinella
Sono tanti gli scrittori portati sullo schermo, più rari sono invece i poeti. Forse perché è più difficile
trasporre in immagini le parole e le invenzioni della poesia. In anni recenti la tendenza si è invertita
e i poeti, realmente vissuti o di fantasia, stanno recuperando lo svantaggio e sono diventati di gran
moda al cinema. L’ultimo è l’autista di bus e compositore per diletto nel delizioso Paterson di Jim
Jarmusch, uno dei film più belli del 2016. La poesia del quotidiano, le sorprese dell’amore, le
bizzarrie della vita trattate con mano leggera dal regista di Dead Man (1995), nel quale il contabile
in fuga nel nord dopo un omicidio si chiamava William Blake come il poeta inglese che scrisse delle
«porte della percezione». Altro caso recente è Neruda di Pablo Larrain, una sorte di indagine, che
assume la forma del poliziesco, intorno al poeta cileno simbolo dell’impegno civile contro le dittature
e già raccontato, durante l’esilio italiano, da Michael Radford e Massimo Troisi ne Il postino nel
1994.
Ha avuto successo Il giovane favoloso (2014) di Mario Martone sulla vita di Giacomo Leopardi
interpretato dal sempre bravo Elio Germano: un film ispirato solo a tratti (l’eruzione del Vesuvio nel
finale), per un’operazione da professore del liceo convinto di reinventare il personaggio. Molto
popolare tra gli italiani è Dino Campana con il suo fascino maledetto, un po’ maltrattato in Un
viaggio chiamato amore (2002) di Michele Placido con Stefano Accorsi, un po’ meglio in Inganni
(1985) di Luigi Faccini. Alda Merini è stata ritratta due volte, Ogni sedia ha il suo rumore (1995) e
La pazza della porta accanto, da Antonietta De Lillo. Molto di moda tra i registi è Pier Paolo Pasolini,
un interesse dai risultati contrastanti: il migliore, anche se discusso, è Pasolini (2014) di Abel
Ferrara, che lo racconta negli ultimi giorni tra misteri e suggestioni interpretato da un mimetico
Willem Defoe; buono anche Nerolio di Aurelio Grimaldi sugli ultimi mesi alle prese con l’incompiuto
Petrolio.
Originale e carico di visioni è Io non sono qui (2007) di Todd Haynes con sei personaggi in cerca di
Bob Dylan: una biografia per episodi tra realtà e possibilità con Cate Blanchett, Heath Ledger e
Richard Gere. Sorprendente e visionario è Howl – Urlo (2010) di Rob Epstein e Jeffrey Friedman su
Allen Ginsberg, dal titolo della sua opera più celebre. Tra le altre storie della Beat Generation: Barfly
di Barbet Schroeder, biografia di Charles Bukowski interpretato da Mickey Rourke, Sulla strada di
Walter Salles e Giovani ribelli – Kill Your Darlings (2013) di John Krokidas.
Altra opera molto riuscita è Bright Star (2007) di Jane Campion (che nel 1990 diresse Un angelo alla
mia tavola sulla poetessa Janet Frame), appassionante nel raccontare John Keats e il suo amore
tormentato con Fanny Browne. Piccolo film, curioso e delicato con echi rohmeriani, è Un jeune poète
di Damien Manivel passato a Locarno nel 2014: un giovane va a Sète, al cimitero dov’è sepolto il
poeta Paul Valéry.
Poeta a sua volta, Nelo Risi ripercorre in Poeti all’inferno (1970) la vita di Arthur Rimbaud (Terence
Stamp) dal suo incontro con Verlaine fino al viaggio in Africa, mentre l’ultimo suo lavoro è Possibili
rapporti (2008) con l’amico Andrea Zanzotto. Rimbaud (Leonardo DiCaprio) e Verlaine tornano in
Poeti dall’inferno (1995) di Agnieszka Holland. Un altro dei maudit, Charles Baudelaire, è raccontato
in Les fleurs du mal (1991) di Jean-Pierre Rawson. Non troppo fortunato Dylan Thomas, fatto rivivere
due volte nei modesti The Edge of Love di John Maybury e Set Fire To The Stars (2014) di Andy
Goddard.
La poesia di Walt Whitman illumina L’attimo fuggente di Peter Weir, con i giovani studenti della
setta dei poeti estinti ispirati dal professor Keating alias Robin Williams. Da non dimenticare Wilde
(1997) secondo Brian Gilbert, ma anche Shakespeare in Love e le diverse versioni di Cyrano de
Bergerac dal dramma di Edmond Rostand.
Curiosamente, tra i primi poeti al cinema ci fu Torquato Tasso, al centro di due opere del 1909 e
1914, rispettivamente di Luigi Maggi e Roberto Danesi.