Fondamenti e Richiami di Statistica per Le Misure
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Fondamenti e Richiami di Statistica per Le Misure
Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati 5. Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati 5. Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati ............................................ 98 5.1. Introduzione ............................................................................................... 98 5.2. Un Breve Sguardo al Sistema Generale ................................................. 100 5.3. Gli Interruttori Analogici (MUX)................................................................. 100 5.4. Sample and Hold...................................................................................... 102 5.5. Gli Amplificatori per Strumentazione ........................................................ 105 5.6. Circuiti raziometrici: amplificatore a ponte................................................ 107 5.7. I Convertitori Analogico/Digitali (A/D) ....................................................... 111 5.7.1. Caratteristiche Generali .................................................................... 111 5.7.2. Famiglie di Convertitori ..................................................................... 117 5.8. Schede DAQ ............................................................................................ 129 5.8.1. Connessione di ingressi analogici ..................................................... 132 5.9. Standard di Comunicazione per L’Interfacciamento dei Componenti dei Sistemi di Misura Automatici................................................................................... 134 5.9.1. Interfaccia Seriale RS232 ................................................................. 135 5.9.2. I Sistemi Automatici di Misura: il Protocollo IEEE 488....................... 138 5.9.3. Sistemi di controllo e di misura distribuiti .......................................... 145 5.1. Introduzione I sistemi automatici di misura prevedono che la supervisione della misura sia affidata ad un unità logica intelligente, quindi l’intervento dell’operatore umano si ha soltanto in fase di progettazione e di realizzazione della catena di misura. La misurazione avviene im maniera automatica, con tutti i vantaggi che ne conseguono, possibilità di provvedere ad un elevato numero di ripetizioni, flessibilità, velocità, affidabilità .... Un sistema automatico di misura può essere realizzato essenzialmentre seguendo due approcci diversi: - utilizzare una serie di strumenti dedicati ed affidare all’unità intelligente (ex. PC) soltanto il compito di gestione degli stessi e di raccolta dei risultati (ed eventualmente semplici compiti di post elaborazione). In questo caso i componenti del sistema sono tipicamente: Strumenti dedidcati Interfacce standard (GPIB, RS232,...) Software di gestione delle interfacce Software di gestione degli strumenti Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 98 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati - utilizzare un sistema di acquisizione dati general-purpose in grado di campionare una serie di segnali e da essi ricavare attraverso elaborazioni affidate all’unità intelligente i parametri oggetto della misura. In questo caso i componenti del sistema sono: sistema di condizionamento e schede di acquisizione che contengono interfacce standard software di gestione delle interfacce software di elaborazione e visualizzazione dati. Nel secondo caso all’unità intelligente vengono forniti dati grezzi che devono essere elaborati per ottenere la misura vera e propria, nel primo caso invece al PC vengono forniti direttamente i campioni del misurando. Gli strumenti che si ottengono sfruttando anche la potenza di calcolo di un’unità intelligente (non dedicata e non contenuta nello strumento stesso), spesso un PC, si chiamano in genere STRUMENTI VIRTUALI. Un esempio semplice per capire la differenza tra i due schemi di principio è costituito da un sistema di misura automatico della potenza per un segnale in AC. Nel primo caso si ottiene un sistema automatico di misura intrerfacciando un Wattmetro numerico ad un PC tramite un interfaccia standard. Nel secondo caso invece, si ottiene una stima della potenza elaborando i campionamenti della tensione e della corrente (opportunamente tasdotta) acquisiti ad esempio con una scheda di acquisizione general purpose plug & play. I sistemi del primo tipo sono meno flessibili, possono raggiungere prestazioni più spinte (sono dedicati), e sono generalmente più costosi. Lo sviluppo della catena automatica di misura è in genere molto semplice, si tratta d sviluppare un software che effettui le operazioni di settaggio degli stumenti, ed attualmente esistono molti applicativi che rendono standard e facili queste operazioni. I sistemi del secondo tipo hanno un costo di sviluppo maggiore (anche temporale), ma sono più flessibili e utilizzano hardware a costo contenuto. In questo capitolo descriveremo alcuni dei blocchi hardware e software che servono per realizzare un sistema automatico di misura, facendo riferimento alle soluzioni più diffuse. Dapprima descriveremo i blocchi che costituiscono un sistema di acquisizione general purpose, a partire dalla struttura tipica di un sistema di condizionamento (front end) così come viene realizzato nei sistemi di acquisizione dati per sensori a bassa frequenza, per poi descrivere alcune delle soluzioni architetturali di base per i convertitori AD. Infine descriveremo alcune interfacce e protocolli di comunicazione standard, particolarmente diffusi nel campo delle misure. I blocchi che prenderemo in esame sono rappresentati in figura 1, in cui viene rappresentata un tipico sistema di acquisizione multiplexato, nel quale un solo convertitore analogico digitale e spesso un solo sistema di amplificazione viene utilizzato per convertire i segnali provenienti da più canali analogici. Questa struttura è utile specialmente qualora si vogliano acquisire segnali da sensori che rispondono Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 99 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati a frequenze piuttosto basse (fino all’audiofrequenza), perchè consente di ridurre notevolmente la complessità circuitale, ottenendo soluzioni a basso costo ed elevate prestazioni. Non tratteremo la struttura di filtri passa-basso che spesso vengono posti all’ingresso o all’inetrno dalla catena di condizionamento sia per ridurre il rumore che per evitare fenomeni di aliasing. 5.2. Un Breve Sguardo al Sistema Generale In generale un sistema di interfacciamento per l’acquisizione dei dati può essere schematizzato in linea di principio come in figura 1 Segnale in Ingresso MUX Analogici Amplificatori per Strumentazione Convertitore A/D Segnale in Digitale in Uscita Figura 1. Schema di base dell’elettronica di front end 5.3. Gli Interruttori Analogici (MUX) Un interruttore analogico viene solitamente implementato al fine di permettere o impedire ad un segnale analogico il passaggio verso un punto di prelievo. Utilizzando più interruttori si realizza quello che prende il nome di multiplexer analogico come mostrato in figura 3. Invertendo la struttura un singolo ingresso può essere distribuito a più uscite realizzando così la struttura duale alla precedente che prende il nome di demultiplexer analogico. Le caratteristiche di un interruttore analogico allo stato solido possono essere in generale espresse mediante i seguenti parametri: - Attenuazione diretta (resistenza in stato di ON) Attenuazione in funzionamento inverso (corrente di OFF) Campo di tensioni Tempi di commutazione Isolamento tra i canali (nei casi di MUX) Capacità parassite. Tutte questa grandezze dipendono oltre che dal dispositivo, dall’alimentazione, e dal livello del segnale. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 100 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati V1 V2 Vo V3 V4 Figura 2. Schema di principio di un multiplexer analogico Esistono varie strategie per la realizzazione degli interrutori analogici, che si basano sull’uso di diodi, BJT o FET, ciascuna soluzione tecnologica presenta vantaggi peculiari e permette di ottimizzare alcune delle caratteristiche elencate in precedenza. Sono molto diffusi per le applicazioni in cui la velocità non è un fattore critico gli interruttori CMOS che vengono descritti nel seguito. Lo schema è quello mostrato in figura 3. V+ T2 Vi Vin Vo T1 Vc Figura 3. Schema di interruttore elettronico realizzato in tecnologia CMOS Per portare l’interruttore in condizione ON si applica una tensione V+ al terminale di gate del transitor T1 a canale n, (quello di T2 a canale p viene posto a massa). Quando Vin si trova ha un valore intermedio tra 0 e V+ entrambi i MOS conducono ma non appena Vin si sposta verso lo V+ si ha che VGS1 si riduce ed aumenta l’impedenza di T1. Questo aumento viene compensato dalla diminuzione dell’impedenza del MOS T2 che è posto in parallelo, poiché il valore assoluto di VGS2 aumenta. Se si va verso 0 si ha il comportamento opposto. La dipendenza della resistenza di ON dal valore della tensione analogica di ingresso viene così drasticamente ridotta: la variazione della resistenza di ON dalla tensione di ingresso è riportata in figura 4. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 101 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Canale-n R Canale-p Ron 0 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5 Vin Figura 4. Andamento della resistenza di on in funzione della tensione di ingresso in un interruttore analogico CMOS con VcON=V+=5V, VcOFF=0V. Nelle figure inferiori si fa riferimento alle caratteristiche dell’interruttore analogico Analog Device (ADG528A). Con gli interruttori CMOS standard, né la tensione di controllo né l tensione d’ingresso analogica devono eccedere il range dell’alimentazione, questo potrebbe addirittura portare alla distruzione dell’interruttore dovuta all’innesco di fenomeni di latch-up. Esistono interruttori più costosi per i quali questo problema viene eliminato attraverso circuiti di protezione o particolari soluzioni tecnologiche. L’isolamento garantito da questi interruttori è nell’ordine di 0.nA-1 nA a temperatura ambiente, ma questo valore può raddoppiare per ogni aumento di 10 °C. I tempi di commutazione sono in genere compresi tra i 100 ns e i 300 ns. 5.4. Sample and Hold Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 102 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Vc (tensione di comando) Uo U1 C Figura 5. Schema di principio di un sample and Hold Questi circuiti effettuano il campionamento dei segnali analogici e vengono posti prima del convertitore analogico digitale o prima dell’amplificatore. Il funzionamento di un Sample and Hold (S&H) si divide in due fasi, quando l’interruttore è chiuso il S&H è in fase di track o di inseguimento e l’uscita Uo segue l’ingresso Ui. Durante la fase di hold o di mantenimento, successiva all’apertura dell’interruttore, Uo deve mantenere, immagazzinato nella capacità C, il valore che ha assunto Ui all’atto dell’apertura dell’interruttore. I S&H reali ovviamente si discostano dal comportamento ora descritto. Ad esempio per la configurazione riportata in figura la presenza dell’offset (Vos) dei due operazionali, fa sì che in realtà Vo=Ui-2Vos, durante la fase di track e che tale errore sia mantenuto nella fase di hold. Esistono tuttavia configurazioni circuitali diverse che eliminano questo problema. Durante la fase di track, è importante che tutti gli elementi del circuito siano sufficientemente veloci da far caricare la capacità ed adeguare l’uscita del S&H al nuovo valore di Ui il più rapidamente possibile. Il limite principale in termini di velocità è dovuto alla costante di carica della capacità C e allo slew rate degli amplificatori. Durante la fase di hold, l’uscita deve essere efficacemente isolata dall’ingresso e la capacità non deve scaricarsi in modo significativo. E’ importante perciò che la resistenza d’ingresso dell’operazionale del secondo buffer sia molto elevata, ed è necessario scegliere valori di capacità non troppo piccoli. Le non idealità degli elementi del circuito si traducono inevitabilmente in errori, che devono essere stimati e confrontati con l’entità degli errori introdotti dagli altri blocchi del sistema di condizionamento e di acquisizione. Primo fra tutti il convertitore A/D che segue immediatamente a valle: l’errore del S&H deve essere confrontato con il bit meno significato dell’A/D, ovvero con il quanto utilizzato per la quantizzazione del segnale campionato. Vediamo brevemente quali sono i parametri che qualificano un S&H e come si possono utilizzare in fase di progetto. Fase di track: Acquisition time - è il tempo massimo che intercorre tra la chiusura dell’interruttore e l’istante in cui Uo si assesta in una fascia di tolleranza assegnata (espressa in % del valore finale). E’ legato essenzialmente allo slew-rate degli operazionali. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 103 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Fase di Hold: Aperture delay (tA) – è il tempo che intercorre tra il comando di hold e l’apertura effettiva dell’interruttore (è una variabile aleatoria). Questo parametro è particolarmente critico, a causa della sua aleatorietà è impossibile determinare quale valore della tensione viene effettivamente campionato. Viene fornito il parametro ∆tA, jitter del ritardo di apertura, che rappresenta la massima variazione di tA. L’errore massimo che si può commettere viene calcolato considerando di campionare una sinusoide di massima ampiezza (Full Scale) e con la massima frequenza, nel punto a massima pendenza, con queste ipotesi si può scrivere: ∆Vo max = ∆t Aω maxVmax (1) Vmax sarà uguale a VFS/2 dove VFS è la tensione di fondo scala dell’A/D. Supponendo di utilizzare a valle un convertitore A/D a N bit funzionante alla frequenza di conversione fc si deve porre: VLSB ≥ ∆t Aπ f c 2 N −1VLSB (2) in cui VLSB è l’ampiezza del bit meno significativo data da VFS/2N. Questa equazione esprime un limite molto stringente su questo parametro, per esempio per un convertitore ad 8 bit ed una frequenza di campionamento 10 MHz il ritardo di apertura deve essere minore di 250 ps. E’ chiaro che questo pone un limite sull’applicabilità di S&H analogici per la digitalizzazione di segnali a frequenza elevata. Settling time - è il tempo massimo che intercorre tra l’apertura dell’interruttore e l’istante in cui Uo si assesta in una fascia di tolleranza assegnata (espressa in % del valore finale). Hold step - è la variazione di tensione che si ha all’atto dell’apertura dell’interruttore dovuto alla ridistrubuzione di carica tra le capacità parassite dell’interruttore (spesso realizzato con MOSFET) e la capacità C in corrispondenza del cambio di livello del segnale di comando. Feedthrough – è il rapporto tra le variazioni di Uo e di Ui quando l’interruttore è aperto. Esprime l’isolamento assicurato dall’interruttore in off. A causa della capacità parassita tra i poli dell’interruttore, l’isolamento dipende dalla frequenza del segnale d’ingresso. Droop (∆Vo/∆t quando l’interruttore è OFF ) – è la velocità di scarica della capacità di mantenimento C. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 104 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati 0.1% Ui Hold step Feedthrough (dB) Vo Droop (V/s) Slew-rate (V/s) Aperture Delay (s) Acquisition time (s) Settling time (s) HOLD TRACK 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 time 1.8 x 10 -4 Figura 6. Parametri caratteristici del funzionamento di un Sample and Hold 5.5. Gli Amplificatori per Strumentazione L’amplificazione del segnale è un tipico compito della catena di condizionamento, serve sia a disaccoppiare la sorgente del segnale dai circuiti di elaborazione e/o di conversione a valle (in termini di impedenza) che ad adattare il livello. Per segnali con una banda di frequenza limitata e piccoli livellI, una configurazione molto utilizzata è quella denominata amplificatore per strumentazione. Un amplificatore per strumentazione viene presentato in figura 7, per questo circuito la tensione di uscita viene ricavata, in condizioni ideali, come: U0 = R2 (V2 − V1 ) R1 (3) Definendo la tensione differenziale come: U D = V2 − V1 (4) e la tensione di modo comune come: U MC = 1 (V2 + V1 ) 2 (5) Si vede dalla (3) che in condizioni ideali l’uscita dell’amplificatore dipende solo dalla tensione differenziale in ingresso, mentre viene reiettata totalmente la tensione di modo comune. L’amplificatore per strumentazione è perciò un amplificatore differenziale. Poiché molti disturbi si presentano come segnali di modo comune (derive, disturbi radiati etc.) questo amplificatore è caratterizzato da una elevata immunità ai disturbi. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 105 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Questa configurazione ha inoltre il vantaggio di presentare un’alta impedenza d’ingresso. R1 R2 V1 U1 U0 R1 V2 R2 U2 Figura 7. Amplificatore per strumentazione (sottrattore di tensioni) Naturalmente ogni implementazione reale presenta una reiezione parziale del segnale di modo comune e un range massimo per tale segnale, il fattore di reiezione di modo comune, Common Mode Rejection Ratio (CMRR), definito dall’equazione (6) caratterizza le prestazioni di una struttura differenziale. CMRR = AD AMC (6) In cui: AD = Uo UD U CM =0 e AMC = Uo U CM U D =0 Nella struttura di figura 7, il CMRR dipende essenzialmente dal mismatching delle resistenze, ciè dallo scostamento del valore vero delle resistenze rispetto al loro valore nominale. Il fattore di reiezione delle tensioni di modo comune può essere incrementato realizzando uno stadio di ingresso con guadagno, e l’amplificatore sottrattore vero e proprio (op amp. più a destra di figura 7) a guadagno unitario come mostrato in figura 8. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 106 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati U’1 R3 R3 V1 U1 R2 U0 R1 V2 U 2 R2 U’2 R3 R3 Figura 8. Schema di amplificatore per strumentazione con blocco sottrattore a guadagno unitario Nel caso in cui la resistenza variabile R1 dello schema di figura 8 tenda a divenire molto grande allora i due amplificatori operazionali in ingresso si comportano da inseguitori di tensione e lo schema (a parte per il guadagno unitario dell’ultimo stadio) si comporta virtualmente come quello di figura 7. Questa configurazione presenta il notevole vantaggio che il guadagno espresso dalla (7) 2R U 0 = 1 + 2 R1 (V2 − V1 ) (7) può essere sintonizzato variando soltanto il valore di R1. Inoltre considerando che la tensione di modo comune si presenta uguale su entrambi i terminali di ingresso, (V1=V2=VMC), il guadagno di modo comune dello stadio di ingresso mantiene il valore unitario indipendentemente dal guadagno differenziale selezionato (U’1=U’2=VMC). Se gli AO sono ideali, si dimostra che il CMRR è dato da: CMRR = AD 2 R2 2α = 1 + AC R1 ∆α (8) Nella (8) ∆α/α è la tolleranza relativa delle resistenze dell’ultimo stadio. 5.6. Circuiti raziometrici: amplificatore a ponte L’amplificatore a ponte, discende dalla configurazione a ponte (vedi figura 9) largamente utilizzata per alcuni tipi di sensori (ad esempio strain gauge), che consente di effettuare misure raziometriche e perciò di compensare gli effetti di alcune grandezze di influenza. In genere questa configurazione costituisce il primo elemento della catena di condizionamento. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 107 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Z3 Z1 VREF VOUT Z2 Z4 Figura 9. Ponte Se la tensione VOUT viene letta con un voltmetro ideale si ha: Z2 Z4 VOUT = − VREF Z1 + Z 2 Z 3 + Z 4 (9) Considerando di volere misurare una grandezza g, si ipotizza di avere Z1=Z1(g) Z2=Z2(g), Z3=Z3(g), Z4=Z4(g). All’equilibrio (g=0), si fa in modo che il ponte sia bilanciato cioè che VOUT=0, imponendo in fase di progetto che Z3(0)/ Z4(0)= Z1(0)/ Z2(0), in tal caso se g varia almeno una delle impedenze cambia ed il ponte si sbilancia, la variazione della tensione di uscita sarà data da: ∂VOUT ∂Z 2 Z 1 − ∂Z 1 Z 2 ∂Z 4 Z 3 − ∂Z 3 Z 4 = − VREF ( Z 1 + Z 2 )2 ( Z 3 + Z 4 )2 Se le variazioni relative di Z1, Z2, (o Z3, e Z4) sono uguali, cioè (10) ∂Z1 ∂Z 2 , si ha una = Z1 Z2 compensazione di tipo raziometrico. Tutti gli effetti dovuti alle grandezze di influenza (ex. Temperatura) che fanno variare le impedenze del ponte in questo modo si compensano. Una soluzione semplice che permette di sfruttare quest’effetto è realizzare il ponte con quattro componenti identici, posti nelle vicinanze, che subiscano le stesse variazioni delle grandezza di influenza, e che, data la loro uguaglianza, reagiscano nello stesso modo. Se solo Z1 varia in funzione di g e Z1(0)=Z2=Z3=Z4=Z, e si suppone che Z1=Z (1+αg), si avrà: ∂VOUT ∂Z 1 αg = = VREF 4Z 4 Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 (11) 108 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Mentre se tutte le impedenze sono utilizzate come sensori della grandezza g, con le seguenti leggi di trasduzione: Z1 = Z (1 + α g ); Z 2 = Z (1 − α g ); Z 3 = Z (1 − α g ); Z 4 = Z (1 + α g ) (12) si avrà: ∂VOUT ∂Z = =αg VREF Z (13) Pur consentendo la compensazione delle variazioni delle impedenze che costituiscono il ponte con le grandezze di influenza, la configurazione a ponte di per sé non consente di compensare la variazione di sensibilità che normalmente si ha in funzione della temperatura. Infatti per molti sensori (strain gauge) la sensibilità diminuisce al crescere della temperatura. Dunque resta un problema la dipendenza di α dalla temperatura, poichè si vede che l’uscita del ponte varia al variare della temperatura pur mantenendo g costante. Esistono varie tecniche per compensare anche quest’effetto, infatti è sufficiente osservare la relazione (13) per notare che l’uscita del ponte sbilanciato è proporzionale a g tramite il prodotto αVREF, in formula: VOUT = ∂VOUT = αVREF g (14) e’ dunque sufficiente far aumentare la tensione di alimentazione del ponte con la temperatura in modo da compensare la diminuzione della sensibilità dei sensori, rendendo costante la sensibilità del ponte. In particolare, essendo: ∂VOUT ∂α ∂V =g VREF + g REF α ∂T ∂T ∂T (15) si dovrà realizzare l’alimentazione in modo che: TCS = dove ∂VREF 1 ∂T VREF ∂α 1 − = TCS ∂T α (16) In cui la variazione relativa della tensione di alimentazione eguaglia TCS (Temperature sensitivity coefficient). Esistono varie soluzioni circuitali che consentono di approssimare l’uguaglianza espressa dalla (16). Soluzione 1: Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 109 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati RT VREF R R VR VOUT R R Figura 10. Ponte con compensazione in temperatura Si pone in serie ad un alimentatore una resistenza variabile con la temperatura a coefficiente negativo, si calcola il coefficiente di temperatura di RT in modo da soddisfare la (16). Soluzione 2: Si utilizza la configurazione circuitale in figura 10, con RT costante non dipendente dalla temperatura. Poichè in genere il coefficiente di temperatura dei rami del ponte (TCR=1/R ∂R/∂T) è positivo, il rapporto di partizione cresce all’aumentare della temperatura, La compensazione viene effettuata scegliendo il valore opportuno della RT. I valori che risulatno per RT sono a volte elevati, perciò l’alimentazione del ponte risulta molto ridotta rispetto a quella fornita dall’alimentatore. Inoltre si deve avere TCR >|TCS|. Soluzione 3: Alimentazione del ponte in corrente. In tal caso la tensione di alimentazione VREF=RI (I costante) e se R ha coefficiente di temperatura maggiore di zero la tensione di alimentazione cresce come richiesto al crescere della temperatura. Tuttavia la compensazione risulta completa solo se per i sensori utilizzati TCR=-TCS. La struttura a ponte può essere sfruttata anche in un amplificatore, secondo vari possibili schemi uno dei quali è presentato in figura 11. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 110 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati R R VREF U0 R R Figura 11. 5.7. I Convertitori Analogico/Digitali (A/D) 5.7.1. Caratteristiche Generali I convertitori A/D provvedono alla quantizzazione di un livello di tensione. L’ingresso del convertitore A/D è una tensione analogica, Vi, da considerarsi costante durante il processo di conversione mentre l’uscita è un codice binario, B, che rappresenta la tensione analogica con precisione finita. In particolare si ha: ⎢ V ⎥ ⎡ V ⎤ B = ⎢ i ⎥ oppure B = ⎢ i ⎥ ⎣VLSB ⎦ ⎣VLSB ⎦ (17) in cui VLSB è il livello di tensione corrispondente al bit meno significativo e per un convertitore A/D N bit è pari a: VLSB = VFS 2N (18) e VFS (tensione di fondo scala) rappresenta la tensione analogica massima che si può convertire, detta anche dinamica del convertitore. Nel processo di quantizzazione è insito un errore dovuto al fatto che nel passaggio da un livello analogico continuo ad un valore discreto si commette un’approssimazione. Nell’arrotondamento l’errore massimo commesso è pari a: 1 emax = VLSB 2 (19) La densità di probabilità che normalmente si assegna all’errore di quantizzazione è uniforme nell’intervallo [-VLSB/2,VLSB/2] Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 111 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati f ( e) = 1 (20) VLSB e l’errore medio commesso è nullo. Nel troncamento si considera sempre una densità uniforme, questa volta tra [ -VLSB 0] e l’errore medio è pari a: 1 e = − V LSB 2 (21) La varianza dell’errore di quantizzazione può essere valutata nel modo seguente: σ2 = 1 + VLSB 2 ∫ (e − e) 2 p(e)de = 1 − VLSB 2 VLSB 12 2 (22) quindi: σ= VFS 2 12 (23) N Considerando il rumore di quantizzazione associato all’arrotondamento (media nulla) e assumendo che tale rumore si comporti come un segnale stazionario ed ergodico la varianza esprime anche la potenza media. E’ possibile calcolare il rapporto segnale rumore massimo che si ottiene con un convertitore A/D ideale ad N bit, supponendo di convertire una sinusoide a massima ampiezza, VFS/2: 2 V 22 N12 3 2 N SNR = FS = ⋅2 2 ⋅ 4 VFS2 2 (24) che espresso in dB: SNR = N ( 20 log 2 ) + 1.76 dB = N ⋅ 6.02dB + 1.76 dB (25) Utilizzando questa formula è possibile scegliere il numero di bit del quantizzatore sulla base del rapporto segnale rumore desiderato. Un A/D reale naturalmente si discosta dal comportamento ideale, quindi all’errore di quantizzazione insito nel processo di discretizzazione unisce altri errori dovuti alle sue caratteristiche reali. Normalmente un convertitore viene qualificato mediante una serie di parametri, i principali verranno elencati nel seguito. Per rendere più chiara la trattazione risulta utile fornire le seguenti definizioni: Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 112 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati caratteristica reale (verde)-caratteristica ideale (blu) 1 0.8 0.8 U(Z)=Z*VLSB U(Z)=Z*VLSB caratteristica ideale 1 0.6 0.4 0.2 0 0.6 0.4 0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 0 1 non linearità integrale 0 0.2 0.4 Vin 0.6 0.8 1 0.6 0.8 1 Vin 0.5 1 (Vin-U(Z))/VLSB (Vin-U(Z))/VLSB 0.5 0 -0.5 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 0 -0.5 -1 0 0.2 Vin 0.4 Vin Figura 12. Non linearità di un A/D • Si definisce T(k) il livello di transizione relativo al codice d’uscita k, quel livello di tensione analogica in corrispondenza del quale si ha una pari probabilità di ottenere in uscita dal quantizzatore il codice k e il codice precedente. Il livello di transizione ideale Ti(k) si ottiene con la seguente equazione: Ti(k)=1/2VLSB+(k-1)VLSB. • Si definisce larghezza di codice W(k) l’intervallo di tensione analogica che viene codificata con il codice k dal quantizzatore. La larghezza di codice ideale è ovviamente pari a VLSB, e W(k)=T(k+1)-T(k). Parametri principali Errore di offset – con riferimento alla figura 12, si vede che la caratteristica statica ingresso-uscita di un convertitore ideale è costituita da una gradinata, con larghezza del gradino pari a VLSB (eccetto il primo e l’ultimo nel caso di arrotondamento che sono pari a ½ VLSB), la linea che unisce i punti medi dei gradini perciò è una retta che passa dall’origine. L’errore di offset non è che una traslazione della caratteristica ideale, per cui i livelli di transizione o di scatto relativi a ciascun codice vengono spostati di uno stesso valore pari appunto all’errore di offset. Questo errore è correggibile attraverso un sistema di compensazione esterno (si sottrae dalla Ui una tensione pari all’offset). Errore di Fondo scala o di Guadagno – questo errore agisce sulla pendenza della caratteristica che si discosta dalla pendenza della caratteristica ideale ( tutti i gradini Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 113 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati hanno ampiezza uguale ma diversa da VLSB). Anche questo errore che non influisce sulla linearità del sistema di conversione può essere compensato esternamente. Considerando di aver corretto questi due errori, si devono comunque considerare gli errori di non-linearità, che sono in genere quantificati con due parametri: Non linearità differenziale – nella caratteristica reale del convertitore ciascun gradino ha in realtà larghezza diversa, lo scostamento della larghezza del gradino rispetto a VLSB rappresenta la non linearità differenziale (Differential Non Linearity, DNL) in genere espressa in frazioni di VLSB. Più precisamente: W ( k ) − VLSB e DNL = max DNL( k ) . La linea che unisce i punti intermedi DNL( k ) = K VLSB dei gradini è una spezzata. Se DNL è maggiore del valore del VLSB possono esserci codici mancanti o non monotonicità della caratteristica. Non linearità integrale – Lo scostamento tra la caratteristica reale e quella ideale viene normalmente definito non linearità integrale (Integral Non Linearity, INL): 1 INL( k ) = T ( k ) − Ti ( k ) = T ( k ) − VLSB − ( k − 1 )VLSB . In genere il parametro INL è dato 2 da: INL = max INL( k ) K Comportamento in frequenza Per quanto riguarda la non linearità integrale, la caratteristica reale di un convertitore può essere modellata da una struttura composta da due blocchi, come in figura 13 e(x) x g(x) + y Figura 13. Modello di convertitore A/D, che evidenzia il suo coportamento non lineare In figura 10, y è la versione quantizzata del segnale x, la funzione g(x) tiene conto del comportamento non lineare, e(x) rappresenta l’errore di quantizzazione. Considerando di utilizzare il convertitore per campionare una sinusoide, il segnale campionato y sarà costituito dalle seguenti componenti: la versione campionata e quantizzata della sinusoide, una componente additiva data dal rumore di quantizzazione, e le componenti armoniche superiori che nascono per effetto della funzione non lineare g(x). Se si osserva lo spettro del segnale campionato e quantizzato si vede dunque il picco alla frequenza del segnale (e le sue repliche spettrali), il rumore di quantizzazione che in genere si può considerare bianco, (la validità di questa ipotesi dipende dal rapporto tra la frequenza del segnale e quella di campionamento, si veda la figura 11) e i picchi dovuti alla distorsione cioè alle componenti armoniche superiori, che per aliasing possono trovarsi anche in banda base. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 114 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Occorre sottolineare che in genere la non linearità differenziale è distribuita su tutta la dinamica dell A/D, perciò per segnali che coprono tutta la dinamica dell’A/D è la non-linearità integrale a determinare il comportamento del convertitore per quanto riguarda la distorsione. Per segnali di basso livello invece il contenuto armonico dipende fortemente anche dalla forma della non-linearità differenziale, e non diminuisce al decresecere del livello dell’ingresso. Figura 14. a) distribuzione spettrale del rumore di quantizzazione per due diverse scelte della frequenza del segnale fs e della frequenza di campionamento fa (SFDR=Spurious Free Dynamic Range, rapporto tra la potenza della portante e la componente armonica di distorsione con ampiezza maggiore) Figura 14. b) distribuzione spettrale delle armoniche spurie La distorsione armonica è specificata in dBc (decibels below Carrier), e viene misurata in genere con un segnale sinusoidale di ampiezza prossima al fondo scala. Ci sono molti modi per descrivere la distorsione, i parametri più utilizzati sono: Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 115 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Total Harmonic Distortion (THD) – è il rapporto tra il valore efficace, (r.m.s.), delle componenti armoniche (in gnere si considerano le prime 5) e quello del segnale. Vrms ( fs ) THD = −20 log 2 2 2 Vrms (2 fs ) + Vrms (3 fs ) + .. + Vrms (nfs ) Total Harmonic Distortion plus Noise (THD+N) - è il rapporto tra il valore r.m.s delle componenti armoniche più tutte le altre componenti di rumore (escluse quelle in DC) ed il valore efficace del segnale, occorre specificare la banda che si utilizza per la misura. Signal to Noise and Distrotion Ratio (SINAD) - è il rapporto segnale rumore che si ottiene considerando tutte le componenti di rumore anche quelle dovute alla distorsione (escluse le componenti in DC) in tutta la banda, è uguale al valore assouluto del THD+N se la banda per la misura della potenza del rumore è la stessa. Effective Number of Bits (ENOB) - è il numero di bit che dovrebbe avere un A/D ideale per assicurare un rapporto segnale rumore pari al valore misurato del SINAD. Si ottiene invertendo la formula (25) sostituendo al SNR dovuto al solo rumore di quantizzazione il SINAD misurato. ENOB = SINAD − 1.76dB 6.02 Banda analogica – la banda analogica di un A/D è la frequenza alla quale l’ampiezza della fondamentale (stimata a partire dal segnale campionato) si riduce di 3dB. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 116 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati figura 15. Dipendenza dalla frequenza di SINAD e ENOB, per dieverse ampiezze del segnale in ingresso (-0.5 dB sotto il fondoscala, -6 dB sotto il fondoscala, -20 dB sotto il fondoscala) E’ da sottolineare che i parametri elencati non sono indipendenti dalla frequenza, le prestazioni di un A/D tendono infatti sempre a peggiorare al crescere della frequenza del segnale d’ingresso (vedi figura 15). 5.7.2. Famiglie di Convertitori I convertitori che saranno descritti in queste dispense sono classificabili in tre grandi famiglie: 1. Convertitori a Rampa 2. Convertitori ad Approssimazioni Successive 3. Convertitori di Tipo Parallelo (Flash e Half Flash) Queste famiglie sono caratterizzati da diverse velocità di conversione e risoluzione cioè numero di bit, con i convertitori doppia rampa (o multipla rampa) si riescono ad ottenere risoluzioni molto elevate (20 bit), a scapito della velocità di conversione. Come abbiamo visto nei capitoli precedenti vengono utilizzati tipicamente nei voltmetri numerici, per la conversione di segnali in DC. I convertitori ad approssimazioni successive vengono utilizzati nelle applicazioni in cui la velocità di conversione è contenuta (al massimo qualche MHz) e raggiungono risoluzione di 1216 bit, sono i convertitori utilizzati nelle schededi acquisizione general purpose. Per ottenere velocità di conversione molto elevate (anche centinaia di MHz) si utilizzano convertitori flash o half-flash, che offrono risoluzioni tra gli 8 e i 9 bit (vedi figura 13). Un'ultima famiglia è rappresentata dai convertitori A/D Σ-∆ che, basandosi su una strategia diversa rispetto al semplice confronto con i livelli di tensione quantizzati, riescono a garantire un’elevatissima risoluzione con frequenze di campionamento nell’ordine delle diecine di kHz (tipico: 24 bit 44 kHz). Tali convertitori nati per applicazioni audio si stanno diffondendo anche nel campo delle misure per la conversione di segnali da sensori (banda stretta ed elevata accuratezza). Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 117 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati 24 20 risoluzione (bit) 16 doppia rampa o multipla rampa approssimazioni successive 12 HALF FLASH FLASH 8 4 0 0 10 10 2 4 10 f(Hz) 10 6 10 8 Figura 16. Caratteristiche dei convertitiori A/D 5.7.2.1 Convertitori a Doppia Rampa Il principio di funzionamento di questa architettura è già stata presentato nel voltmetro a doppia rampa del Capitolo 3 pertanto non ci dilungheremo molto sul funzionamento quanto sulle caratteristiche peculiari di questo tipo di convertitore. Logica di Controllo Ic Iu C Integratore di Miller Vx Id Vs Vr Contatore Clock Figura 17. Schema di principio del convertitore a doppia rampa La relazione che determina il valore di conversione è la seguente: Vx V nTck = RC = x N Vr 2 Tck Vr RC Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 (26) 118 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Dove 2N è il numero di conteggi nella fase di run-up ed n è quello della fase di rundown. La (26) può essere ulteriormente esplicitata come: n= Vx N 2 Vr (27) V Tu Tcommutazione Td t Figura 18. Andamento delle fasi di runup e rundown. Si vede come le fasi di run up abbiano pendenza che dipende dal livello di tensione che si vuole convertire mentre le rette della fase di rundown sono tutte parallele Il tempo di conversione è pari sostanzialemte a: T = 2 ⋅ 2 N TCK (28) I fattori che maggiormente incidono sulle caratteristiche di un convertitore di questo genere sono: accuratezza della tensione di riferimento errori di fuori zero dell’integratore e del comparatore (dovuti a tensioni di offset e a correnti di polarizzazione degli operazionali) Gli errori di fuori zero possono essere compensati ricorrendo a particolari soluzioni circuitali. Questo convertitore è caratterizzato da un’ elevata immunità ai disturbi di modo normale*1, garantita dal processo di integrazione: tutti i disturbi a media nulla tendono ad essere attenuati. I disturbi periodici (come il ripple sull’alimentazione) possono essere completamente reiettati se si utilizzano tempi di integrazione multipli del periodo del disturbo. 1 Per reiezione di modo normale, si intende la capacità di un sistema di eliminare i disturbi che si presentano sovrapposti al segnale, ad esempio in un sistema differenziale i disturbi che si presentano come segnali di modo differenziale. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 119 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati 120 110 100 90 NMR (dB) 80 70 60 50 40 30 20 1 10 2 3 10 f(Hz) 10 Figura 19. Normal Mode Rejection per un convertitore con periodo di integrazione pari a 20 ms 5.7.2.2 Convertitori ad Approssimazioni Successive In figura 20 è riportata la struttura di un convertitore SAR (Successive Approximation Register). Una macchina a stati (SAR) genera i codici secondo la strategia presentata in figura 21, i codici generati dal SAR vengono convertiti in una tensione analogica da un convertitore Digitale Analogico (DAC), la tensione così ottenuta viene confrontata con la tensione Ui da un comaparatore. La tensione di uscita del comparatore è alta (Vy=1) se la tensione Ui è maggiore dell’uscita del convertitore digitale analogico, è zero altrimenti. SAR Clock Registro di Scorrimento … Ui Vy Logica di Controllo Registro di Memoria b0 b1 b2 bn DAC Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 VFS 120 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Figura 20. Schema di principio del convertitore ad approssimazioni successive SAR In figura 21 è riportato il diagramma degli stati seguito dal SAR per N=3; 100 Vy=0 Vy=1 010 Vy=0 Vy=1 001 Vy=0 000 110 Vy=0 011 Vy=1 001 Vy=0 010 Vy=1 101 Vy=1 011 Vy=0 100 111 Vy=1 101 Vy=0 110 Vy=1 111 Figura 21. Diagramma di flusso per un convertitore SAR L’approccio seguito dai convertitori di tipo SAR è efficiente in termini di rapidità perché opera secondo uno schema di approssimazioni successive in grado di condurre al risultato finale dopo un numero di passi pari al numero di bit. Il processo che viene utilizzato in questa tipologia di convertitori prende il nome di processo dicotomico. Infatti si procede come segue: sia Ui il livello di tensione da discretizzare, si discrimina, come primo passo se Ui stia sopra o sotto VFS/2. Perciò il SAR porrà ad 1 il bit più significativo (MSB) con tutti gli altri bit a zero (in tal modo ci si pone a metà della scala) ed il DAC genererà proprio il livello di tensione VFS/2. Se Ui è maggiore di VFS/2, il SAR lascerà invariato il MSB e porterà ad uno il bit immediatamente successivo, il livello analogico che viene generato sarà pari dunque alla somma di VFS/2, con la sua metà cioè VFS/4 e si effettua il confronto con 3VFs/4. Altrimenti il bit più significativo viene posto a zero e viene portato ad uno il bit immediatamente succesivo, effettuando il confronto tra Ui e VFS/4 e così via, con una logica di bisezione fino ad ottenere il risultato finale. Solitamente questo tipo di convertitore è notevolmente più veloce di quelli di tipo a doppia rampa e si raggiungono frequenze di clock dell’ordine dei MHz con tempi di risposta nella fascia 1-40 µs per conversioni da 8 a 16 bit. Come già detto il processo di quantizzazione nel caso del convertitore a doppia rampa richiede un tempo di conversione pari a 2N+1*Tck, mentre per questo tipo di convertitori il tempo massimo di conversione è pari a N*Tck dove N rappresenta il numero di bit. Le caratteristiche di questo convertitore dipendono da quelle del convertitore digitale analogico, che deve essere realizzato con un numero di bit superiore al numero di bit dell’ A/D. 5.7.2.3 Convertitori Flash Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 121 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Come visto in precedenza il tempo di conversione dei convertitori SAR è di N*Tck. Qualora si debbano convertire segnali con frequenze di alcune decine di MHz si devono considerare i convertitori di tipo parallelo. Ui VFS R/2 W0 R W1 R W2 R W3 R W4 Priority Priority Encoder Encoder bit W5 R . . . . . . . . . W2N-1 R/2 Figura 22. Schema di principio del funzionamento di un convertitore parallelo di tipo Flash La conversione parallela è dal punto di vista concettuale la più semplice di tutte e risulta in pratica la più veloce (da cui il nome Flash per i convertitori di questa categoria). Il campo di applicazione è quello della elaborazione dei segnali video, l’analisi dei segnali radar, ed il trattamento digitale delle immagini. Dal momento che per ottenere una conversione A/D si deve sempre effettuare un confronto con i 2N livelli di tensione possibili, invece di procedere per passi successivi si confronta il segnale con tutti i livelli in un solo colpo di clock, utilizzando un circuito come quello mostrato in figura 22. L’architettura è basata su di una batteria di comparatori con i livelli di riferimento dati dai livelli di quantizzazione a partire dal valore nullo fino al valore di fondo scala VFS. I livelli di riferimento sono generati mediante un sistema di partizione della tensione. Quello che si ottiene all’uscita dei comparatori è una serie di uno e zero che che indicano a quale intervallo di conversione appartiene la tensione analogica. Infatti per un convertitore a 3 bit, si avranno 8 resistenze (arrotondamento) e 7 comparatori e l’uscita dei comparatori sarà definita dalla seguente tabella: Se Vi< VLSB/2 Se VLSB/2<Vi< 3VLSB/2 Se 3VLSB/2<Vi< 5VLSB/2 W6 0 1 1 W5 0 0 1 W4 0 0 0 W3 0 0 0 Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 W2 0 0 0 W1 0 0 0 W0 0 0 0 122 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Se 5VLSB/2<Vi< 7VLSB/2 Se 7VLSB/2<Vi< 9VLSB/2 Se 9VLSB/2<Vi<11VLSB/2 Se 11VLSB/2<Vi< 13VLSB/2 Se 13VLSB/2<Vi 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 0 1 1 1 1 0 0 1 1 1 0 0 0 1 1 0 0 0 0 1 Tabella 1. Codifica di un convertitore SAR L’encoder a priorità codifica le 7 diverse configurazioni riportate in tabella con codici binari a 3 bit. Si nota subito come a fronte di una conversione veloce questo tipo di architettura richieda per N bit, 2N –1 comparatori e 2N resistori. Ciò spiega perché questa architettura fino agli anni ‘80 non veniva mai realizzata con più di 8 bit. La risoluzione per i convertitori flash è limitata dalla complessità circuitale e dalla potenza dissipata. Le caratteristiche di questi convertitori dipendono dalla realizzazione dei comaparatori (tensioni di iffset e correnti di polarizzazione) e dal matching delle resistenze. Spesso alle frequenze di utilizzo di questi convertitori, non è possibile utilizzare un sample and hold analogico, pertanto molti A/D Flash sono dotati di sample and hold digitali, questi non sono altro che dei latch a valle dei comparatori che consentono di congelare (con miglior accuratezza temporale rispetto ad un S&H analogico) l’uscita dei comaparatori nell’istante in cui si vuole campionare il segnale. 5.7.2.4 Convertitori Half Flash (Serie-Parallelo) Questa ultima architettura che presentiamo mantiene pressoché inalterate le caratteristiche di velocità dei convertitori di tipo parallelo riducendone però notevolmente la complessità circuitale. La filosofia del funzionamento di questo tipo di convertitori è quella di effettuare la conversione in due passi distinti. Supponendo di volere effettuare una conversione a 10 bit di un segnale analogico si può pensare di effettuare una prima conversione a 5 bit per determinare il valore dei bit più significativi ed una seconda conversione per i restanti 5 bit meno significativi. Fare una codifica a 5 bit vuole dire dividere il VFS in 32 livelli ed individuare in quale intervallo cade la tensione incognita Ui. Una volta effettuata la conversione a 5 bit si fa la differenza tra il valore trovato dalla conversione e il segnale in ingresso e si converte il residuo (amplificato) trovando così i restanti bit meno significativi. Lo schema di principio è quello mostrato in figura 23. VREF Vin Sample and Hold X2 A/D DAC grossolano (M bit) - M A/D fine (K bit) M MSBs K LSBs Clock 2 Clock 1 Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 123 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Il maggiore vantaggio di questa configurazione risiede nel fatto che i due convertitori da M e K bit rispettivamente (M e K sono valori definiti a priori) possono essere uguali possono cioè lavorare con la stessa tensione di fondo scala, interponendo, come mostrato in figura 13 un amplificatore di guadagno 2M per dilatare la differenza massima di 1 VLSB al valore massimo del fondo scala iniziale del convertitore a M bit. In sostanza quindi il maggiore vantaggio che si trae è la possibilità di di contenere la complessità circuitale al crescere della risoluzione riducendo moderatamente la velocità di conversione. 5.7.2.5 Convertitori Σ∆ I convertitori Σ∆ campionamento. rappresentano un’evoluzione dei convertitori a sovra- Convertitori a sovra-campionamento Il principio di funzionamento di questi ultimi si basa sull’ipotesi di poter rappresentare il rumore di quantizzazione con un processo stocastico bianco, caratterizzato da una densità spettrale di potenza costante su tutta la banda del segnale campionato [-fc/2 fc/2], in cui fc rappresenta la frequenza di campionamento del sistema. Detto No il valore di tale costante è noto che la potenza media del rumore, N, è data da: V 2 LSB (29) N = No fc = 12 Supponendo di campionare e quantizzare un segnale caratterizzato da una banda fs, è noto che per il teorema di Shannon deve essere soddisfatto il vincolo fc>2fs. La frequenza limite 2fs è detta frequenza di Nyquist, il campionamento effettuato ad una frequenza maggiore della frequenza limite si dice sovra-campionamento. Si definisce fattore di sovra-campionamento OSR (oversampling ratio) il rapporto tra la frequenza di campionamento utilizzata e la frequenza limite di Nyquist. Perciò: f (30) OSR = c 2 fs Si consideri che il sistema di campionamento e quantizzazione venga realizzato utilizzando lo schema riportato nella figura seguente: /2 2 Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 124 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Filtro LP fs segnale No Fc/2=Kfs/2 f Figura 24. Schema di principio del convertitore a sovra-campionamento in cui OSR=K/2. Dopo il filtro anti-aliasing in ingresso, che taglia le componenti a frequenza maggiore di fc/2, il convertitore esegue un campionamento con frequenza pari fc=Kfs, introducendo un rumore di potenza pari ad N, il cui valore dipende dal numero di bit utilizzati per la quantizzazione. Se a seguire il convertitore si introduce un filtro digitale passa basso (ideale) con banda passante pari a fs, la potenza di rumore, N’, all’uscita del filtro sarà: N N (31) N' = N 0 2 f s = 2 fs = fc OSR perciò il convertitore a sovra-campionamento ottenuto dalla cascata del convertitore A/D veloce (a frequenza fc),del filtro digitale (con banda fs) e del decimatore a valle, che elimina i campioni ridondanti, è caratterizzato da un rapporto segnale - rumore di quantizzazione, SNR’, pari a: S S SNR ' = = OSR → SNR ' dB = SNR + 10 log(OSR) (32) N' N in cui con SNR si è indicato il rapporto segnale rumore del convertitore A/D utilizzato nella catena. Se si considera che il numero di bit n di un convertitore A/D è legato al rapporto segnale rumore ottimo, nel caso di segnale sinusoidale, dalla seguente relazione: SNRdB ≅n (33) 6dB si vede che il convertitore a sovra-campionamento si comporta globalmente come un quantizzatore ideale con neq bit: neq = SNR ' SNR + 10 log(OSR) 10 log(OSR) = =n+ 6dB 6dB 6dB (34) pertanto il convertitore a sovra-campionamento si comporta come un A/D con un numero di bit maggiore di quello effettivamente utilizzato, ma più lento. L’incremento del numero di bit equivalente risulta pari a 0.5 bit per ottava, in altre parole per ottenere un incremento di un bit è necessario campionare ad una frequenza, fc, quadrupla rispetto a quella effettiva valle del decimatore, 2fs, cioè avere un fattore OSR pari a 4. La filosofia di questi convertitori è dunque quella di generare un campione sintetizzando l’informazione ottenuta a partire da OSR campioni, con un’operazione di media. Questo permette di ridurre il rumore (in potenza proprio di un fattore OSR), ma naturalmente porta ad una riduzione della frequenza di conversione. Risulta evidente perciò che questa filosofia risulta efficace se è ragionevole pensare che i Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 125 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati campioni del rumore di quantizzazione si presentino come variabili aleatorie indipendenti (o comunque scorrelate) il che equivale ad accettare l’ipotesi di rumore bianco. Convertitori Σ∆ I convertitori Σ∆, si basano sulla strategia ora descritta del sovra-campionamento ma sono caratterizzati da una struttura più complessa che consente di ottenere un miglior filtraggio del rumore. Lo schema di principio di un convertitore Σ∆ del primo ordine è riportato in figura: LOW PASS DIGITAL FILTER H(Z) A/D converter Figura 25: Schema di principio di un convertitore Σ∆ Nello schema di principio il convertitore è schematizzato con il suo equivalente lineare, ovvero con un sommatore che introduce il rumore di quantizzazione. Il convertitore A/D è inserito in un anello di reazione negativa. Si indichi con X(z) la trasformata zeta del segnale in ingresso campionato, con Y(z) quella del segnale in uscita e con E(z) quella dell’errore di quantizzazione,si indichi inoltre con H(z) la funzione di trasferimento del filtro analogico mostrato nello schema a blocchi, si vede che: H ( z) = X ( z) H x ( z) E ( z ) =0 1 + H ( z) 1 (35) Y ( z) = E( z) = E( z)H e ( z) X ( z )=0 1 + H ( z) 1 H ( z) Y ( z) = E( z) + X ( z) = X ( z) H x ( z) + E( z)H e ( z) 1 + H ( z) 1 + H ( z) Per ottenere questo risultato si è applicato il principio di sovrapposizione degli effetti. Poiché l’ingresso analogico e l’errore di quantizzazione entrano in punti diversi della catena di conversione, si ottengono due diverse funzioni di trasferimento. Y ( z) = X ( z) Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 126 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Con questa struttura si vuole rendere più efficace l’azione di attenuazione del rumore data dal filtro passa-basso digitale che si trova subito valle dell’anello di reazione, è perciò evidente che si desidera che la funzione di trasferimento del rumore, He corrisponda ad un filtro passa alto, mentre bisogna garantire che la funzione di trasferimento del segnale Hx, non distorca il segnale. Come si vedrà nel seguito questo si ottiene realizzando la funzione H(z) con la seguente struttura: H(z) z-1 + Figura 26: realizzazione della funzione H(z) Dunque: H ( z) = z −1 1 − z −1 (36) Si noti che la struttura riportata in figura rappresenta un integratore tempo discreto, in quanto nel dominio del tempo esegue la seguente operazione: n −1 xout (nTc ) = ∑ xin (kTc ) (37) k =0 Si ottengono quindi i seguenti risultati: 1 1 − z −1 H e ( z) = = = 1 − z −1 −1 −1 −1 z 1− z + z 1+ −1 1− z (38) z −1 −1 H x ( z ) = 1 − z −1 = z −1 z 1+ 1 − z −1 Da cui si vede che Hx rappresenta semplicemente un ritardo, mentre He presenta uno zero sul cerchio unitario, cioè si comporta come un differenziatore tempo discreto. Ricordando che per passare al dominio s, si pone z=esTc (Tc =1/fc) si vede infatti che la funzione He(s) presenta uno zero in 0. A questo punto occorre quantificare l’effetto di reiezione del rumore ottenuto attraverso questa architettura. Per fare questo si considera ancora una volta di avere a valle un filtro passa-basso digitale ideale con frequenza di taglio fs e si calcola la potenza di rumore in uscita da filtro NLP. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 127 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati N LP = fs ∫ − fs N 2 H e ( f ) df fc (39) In cui N rappresenta la potenza del rumore di quantizzazione introdotto dal N 2 H e ( f ) rappresenta la convertitore A/D nella catena ovvero la potenza di e(n), fc densità spettrale di potenza del rumore in uscita dal modulatore Σ∆, ed H e ( f ) rappresenta la funzione di trasferimento relativa al rumore di quantizzazione nel dominio della frequenza, che si ottiene ponendo z=ej2πfTc. In particolare si ha: H e ( f ) = 1 − e − j 2πfTc (40) 2 H e ( f ) = (1 − cos 2πfTc ) 2 + (sin 2πfTc ) 2 e poichè interessa valutare H e ( f ) 2 soltanto nella banda del filtro digitale (-fs, fs) e supponendo di avere un OSR elevato, che equivale a dire una frequenza di campionamento fc >> fs, si potrà considerare che il prodotto ωTc sia sempre <<1 in tale banda, pertanto la funzione di trasferimento in potenza potrà essere approssimata con il suo sviluppo in serie al primo ordine, nel seguente modo: 2 H e ( f ) ≈ (2πfTc ) 2 (41) Infine si avrà per la potenza del rumore in uscita dal filtro passa basso, NLP: N LP = fs ∫ − fs f 3 s N N N 2 2 2 f 2 2 2 4π f Tc df = 4π Tc H e ( f ) df = ∫ 3 fc fc fc − fs fs − fs 3 f N = 3 8π 2 s = 3 fc (42) N π OSR 3 3 Perciò il rapporto segnale –rumore di quantizzazione, SNR’’ relativo all’intera struttura del convertitore Σ∆, sarà: = 2 SNR ' ' dB = 10 log(S ) − 10 log( N ) + 30 log(OSR) + 10 log( π2 ) = SNRdB + 30 log(OSR) + 5.17dB 3 In cui ancora una volta SNRdB rappresenta il rapporto segnale rumore del convertitore A/D inserito nel convertitore Σ∆, e rappresentato nello schema di principio con un sommatore. Da questa equazione si vede che il rapporto segnare rumore cresce con il cubo di OSR. Ancora una volta ricordando che il rapporto segnale rumore ottimo per un quantizzatore, nel caso di ingresso sinusoidale è legato al numero di bit dalla seguente equazione: SNRdB n≈ (43) 6dB potremo calcolare il numero di bit equivalente che si riescono ad ottenere con un convertitore Σ∆ in funzione del OSR: SNR ' ' dB SNRdB 30 log OSR neq ≈ ≈ + (44) 6dB 6dB 6dB Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 128 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Si vede che stavolta per ogni ottava nell OSR (ad ogni raddoppio di questo parametro) si ha un guadagno di 1.5 bit equivalenti, il che significa ad esmpio che scegliendo una frequenza di campionamento, fc, quadrupla di quella limite di di Nyquist si ottiene un guadagno in termine di bit equivalenti pari a 3. Lo schema a blocchi di un sistema che implementa lo schema di principo in fig.27 e che tipicamente viene utilizzato è riportato nella figura seguente, in cui si vede che il convertitore A/D vero e proprio è ad un solo bit, (come pure il convertitore D/A che permette di chiudere l’anello di reazione e valutare l’errore). Questo consente di eliminare gli errori di non linearità. Figura 27. Schema realizzativo di un convertitore 5.8. Schede DAQ Nelle figure 28 e 29 sono riportate due diverse architetture di schede di acquisizione commerciali, Plug & Play per PC (National Instruments serie E e serie S). Le schede sono costituite da una sezione di condizionamento e di acquisizione e da un’interfaccia verso un bus standard. La prima scheda utilizza un’architettura con ingresso analogico multiplexato, (16 ingressi single ended o 8 ingressi differenziali), un solo amplificatore per strumentazione a guadagno variabile, impostabile via software. La velocità di questa scheda è principalmente limitata proprio dall’amplificatore che deve garantire di essersi assestato entro la fascia di accuratezza corrispondente al livello del bit meno significativo del convertitore successivo a 12 bit (0.025%) entro il tempo di conversione minimo. L’amplificatore sviluppato dalla National Instruments assicura tempi di assestamento a guadagno costante leggermente maggiori di un µs per un gradino in ingresso a massima ampiezza; per ciò con questa architettura non Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 129 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati è possibile superare un tempo di campionamento massimo poco superiore al MHz. Il tempo di assestamento che segue un cambiamento di guadagno dell’amplificatore è ovviamente molto maggiore. Il guadagno variabile dell’amplificatore realizza un sistema di acquisizione a dinamica variabile, da ±50mV (guadagno 200) fino a ±10 V (guadagno 1). La scheda non contiene filtri anti-aliasing. E’ pertanto cura dell’utilizzatore controllare che le caratteristiche in frequenza del segnale garantiscano di non violare il teorema di Shannon (e/o che l’aliasing sul rumore non degradi troppo le caratteristiche del sistema), o inserire un filtro antialiasing esterno. Si ricorda che se la scheda deve funzionare con frequenza di campionamento variabile può risultare vantaggioso realizzare un solo filtro anti-aliasing analogico, e far funzionare a frequenza fissa il convertitore (pari alla massima ammissibile). Le frequenze di campionamento minori possono essere ottenute per decimazione dopo aver effettuato un filtraggio digitale. Figura 28 Architettura multiplexata Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 130 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Figura 29 Architetturta non multiplexata Nelle schede multiplexate la massima frequenza di campionamento si ottiene solo nel caso si utilizzi un solo canale analogico. Utilizzando k canali la massima frequenza di campionamento si riduce di un fattore k. Non è inoltre possibile il campionamento simultaneo dei canali analogici, anche se esistono modalità di utilizzo che indipendendentemente dalla frequenza di campionamento considerata minimizzano il ritardo tra gli istanti di campionamento di ciascun canale. Figura 30. Ingresso multiplexato. Configurazione differenziale Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 131 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Nelle operazioni di acquisizione il convertitore può essere attivato da un comando software, oppure da un clock presente sulla scheda. Le schede prevedono in genere varie opzioni di trigger (software o hardware, analogico o digitale). Sulla scheda è presente un buffer FIFO, che disaccoppia l’acquisizione dal trasferimento verso il PC. Sono presenti anche due convertitori DAC a 12 bit , con massima frequenza di conversione sempre intorno al MHz, una o più porte di I/O digitali, e uno o più timer. Per ottenere frequenze di campionamento maggiori è necessario ricorrere ad architetture non multiplexate, come quella della scheda riportata in figura 29), che campiona alla frequenza massima di 10 MS/s (12 bit). In questo caso il sistema di condizionamento ed acquisizione è replicato per ogni canale analogico in ingresso. La scheda contiene anche i filtri antialiasing analogici programmabili (50 o 500kHz). Queste schede sono corredate di driver e pacchetti software molto evoluti (VI di Labview) che consentono un utilizzo versatile e molto facilitato. Le modalità di acquisizione, supportate in genere dall’hardware e dal software, sono: untimed single point: lettura di un campione con comando software, se si utilizzano sistemi operativi standard come Windows questo non garantisce una temporizzazione precisa dell campionamento timed single point: lettura di un campione dal buffer, il campionamento viene comunque temporizzato dal clock della scheda. Buffered: un certo numero di campioni viene acquisito in modo timed (temporizzato dal clock della scheda) e salvato sul buffer FIFO i campioni vengono poi trasferiti al PC (scarsamente utili nei sistemi di controllo). Stream to disk: dipendentementemente dall’hardware del sistema che ospita la scheda è possibile acquisire e salvare direttamente sulla memoria di massa a velocità anche pari ad 8 MS/s. 5.8.1. Connessione di ingressi analogici In figura 31 sono riassunti gli schemi di connessione possibili, per gli ingressi analogici di schede di acquisizione del tipo riportato in figura 28. Le prestazioni del sistema di acquisizione dipendono dallo schema di connessione scelto, particolarmente critico risulta il caso in cui sia la sorgente analogica che il sistema di condizionamento siano riferiti a terra in punti diversi. In tal caso la diversa tensione dei riferementi di terra, Vg, viene a trovarsi in serie alla tensione di misura. Poichè i collegamenti di terra non sono a resistenza nulla e le correnti che vi circolano sono di elevato valore (dipendentemente dalle utenze collegate), questa tensione può essere anche molto maggiore della tensione sotto misura. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 132 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Figura 31. Schemi di connessione degli ingressi di una DAQ Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 133 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati 5.9. Standard di Comunicazione per L’Interfacciamento dei Componenti dei Sistemi di Misura Automatici Uno standard di comunicazione specifica le principali caratteristiche dell’hardware (elettrico e meccanico), del protocollo e del software di basso livello di un sistema di interfacciamento fra sistemi elettronici. A seconda delle scelte realizzative per l’interfaccia e per il protocollo si otterranno diverse prestazioni in termini di velocità di trasmissione (limitata dalla natura e dalla lunghezza del mezzo trasmissivo e dalla complessità dell’interfaccia), di immunità al rumore (dipendentemente dal mezzo trasmissivo, dalle caratteristiche dei segnali utilizzati per la trasmissione), di lunghezza delle interconnessioni, di semplicità di uso. La scelta di uno standard di comunicazione deve essere effettuata considerando essenzialmente i seguenti aspetti: Le dimensioni del sistema di misura (nei sistemi di misura per l’automazione la dislocazone fisica dei componenti del sistema può richiedere connessioni di lunghezza dell’ordine delle decine o centainaia di metri, mentre per un sistema da laboratorio le connessioni copriranno distanze dell’ordine dei metri o al più delle decine di metri, infine per un sistema di misura compatto ospitato in un rack possono essere sufficienti distanze inferiori al metro). La mole di dati trasmettere (per interrogare sensori lenti la banda del sistema di comunicazione può essere piuttosto ridotta). La necessità di garantire tempi massimi fissati per la comunicazione (nei sistemi di controllo occorre garantire una temporizzazione precisa per l’acquisizione dei dati dai sensori e per l’attuazione). La realizzazione delle interfacce di trasmissione si basa, principalmente, su due tecniche di trasferimento dati: Trasferimento seriale: viene trasferito un bit per volta. Trasferimento in parallelo: viene trasferito un insieme di bit per volta. La scelta tra l’una e l’altra è legata a diversi fattori (tipo di dati trasmessi, dispositivi collegati,…) e viene effettuata tenendo in considerazione pregi e difetti delle due soluzioni: la maggior velocità del trasferimento in parallelo è accompagnata da una maggior complessità della struttura di controllo e, spesso, da problemi di affidabilità su collegamenti per distanze elevate, per esempio superiori a qualche metro. Per contro, la trasmissione seriale offre, in genere, maggiore semplicità nella realizzazione del canale trasmissivo, a parità di tecnologia impiegata (cavo elettrico, fibra ottica,…), superiore distanza tra trasmettitore e ricevitore, al prezzo di una minore efficienza di trasmissione. Nella letteratura tecnica si incontrano parecchie proposte di standard di interfaccia, sia nel caso di comunicazioni seriali, sia nel caso di trasferimenti in parallelo. Nel seguito verranno presi in esame due tra le più diffuse modalità per la connessione di strumenti elettronici di misura ad un calcolatore: Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 134 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Lo standard RS-232 Lo standard IEEE 488 E’ da notare che sebbene questi due standard siano ad oggi i più diffusi, altri standard di comunicazione sviluppati per altri settori applicativi si stanno diffondendo anche per il controllo della strumentazione. Tra gli altri, due esempi significativi sono costituiti dalllo standard USB (Universal Serial Bus) e dal protocollo ETHERNET. L’USB è stato sviluppato originariamente per connettere PC a periferiche quali stampanti, scanner e dischi. Negli ultimi due anni il numero di computer dotati di interfaccia USB è aumentato in maniera significativa. Questo standard ha alcune caratteristiche che lo rendono vantaggioso, velocità elevata, facilità di utilizzo e di connettività. L’USB 1.1 prevede una massima velocità di trasmissione di 1.5 Mbit/s, ma già la generazione successiva, USB 2, supera questo limite offrendo velocità massime di 60 Mbit/s; è una tecnologia plug and play. Fino a 127 dispositivi possono essere connessi alla stessa porta con cavi (max 30 m) flessibili. D’altra parte la tecnologia USB non è uno standard industriale, e le sue prestazioni non sono garantite in ambienti rumorosi. Recentemente, i produttori di strumentazione elettronica hanno cominciato ad includere tra le possibili interfaccie di comunicazione di strumenti stand-alone, l’interfaccia Ethernet. Questa scelta è obbligata vista la sua diffusione in altri campi di applicazione e porta ad indubbi vantaggi quali elavata velocità (10 Mb/s o 100 Mb/s), facilità di condivisione degli strumenti tra diversi utenti e pubblicazione efficiente dei risulati della misura, tuttavia pone anche dei problemi nelle applicazioni che riguardano il controllo di strumentazione, legati all’ assenza di determinismo temporale nelle comunicazioni e alla sicurezza. 5.9.1. Interfaccia Seriale RS232 Nasce per l’interfacciamento di un’ unità centrale (DTE, Data Terminal Equipment) ed una dispositivo di comunicazione (DCE, Data Communication Equipment che può essere una periferica di varia natura, ad esempio una stampante, un modem, strumentazione elettronica, etc..) Prevede una modalità di cumunicazione molto semplice, il canale fisico di trasmissione può essere costituito nel caso più semplice da soli tre conduttori, due per la trasmissione dei dati ed il terzo per il riferimento dei potenziali elettrici. Inoltre le distanze percorribili con questo metodo di trasmissione sono, in generale, sufficienti per le normali esigenze di un sistema di misura o nella pratica industriale, dal momento che è possibile coprire facilmente una decina di metri. La connessione tra periferica e calcolatore secondo lo standard RS-232 è del tipo “da punto a punto” e prevede cioè un trasmettitore ed un ricevitore. Il cavo di collegamento tra periferica e calcolatore è costituito da più conduttori: lo standard fissa il significato assunto da ciascuno di essi. Al contrario, non stabilisce univocamente un tipo di connettore da utilizzare, ma il modello DB-25 a 25 pin è quello più usato, insieme alla versione minima DB-9 a 9 pin. Il connettore femmina dovrebbe, di norma, essere associato a DCE, cioè la periferica, il connettore maschio a DTE (Data Terminal Equipment), il computer. Lo scambio di dati avviene formando un frame molto semplice costituito da gruppi di 8 bit informativi e da due bit di controllo START e STOP (vedi figura 32). La Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 135 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati rappresentazione dei dati è ASCII a 7 bit l’ottavo bit viene utilizzato per il controllo di parità. 7 bit (ASCII) STOP PARITY BIT IDLING BITS START BIT 0 0/1 1 IDLING BITS 1 1 START BIT Figura 32. Pacchetto trasmesso secondo lo standard RS-232 Il ricevitore ed il trasmettitore devono avere clock di frequenza nominalmente identica con uno scarto ammissibile entro il 3%. In realtà il ricevitore opera ad una frequenza che è 16 volte la frequenza del trasmettitore, in questo modo la sincronizzazione del ricevitore e del trasmittore avviene in modo molto semplice, secondo lo schema in figura 33. Dopo il fronte di discesa rivelato sulla linea di ricezione dati (fronte dello start bit) il ricevitore campiona RXD con 16 fTX, quando rileva otto 0 logici consecuitivi, individua l’istante centrale del bit trasmesso e dà inizio al campionamento a frequenza pari ad fTX proprio da quell’istante. START BIT Sample from here with fTX 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 fRX=16 fTX Figura 33. Schema di sncronizzazione tra ricevitore e trasmettitore I segnali principali definiti dallo standard ed la loro gestione sono riportati nella tabella 2: pin # (25 poli) 1 Nome del segnale TXDTransmit Data 3 RXD Receive Data RTS Request To Send Funzione Normalmente collegato alla struttura esterna di uno dei dispositivi, il DCE o il DTE, e opportunamente collegato a terra. Protective Ground 2 4 direzione dal DTE (periferica) a DCE (computer) dal DCE a DTE Dal DTE al DCE Linea di trasmissione dei bit di informazione Linea di trasmissione dei bit di informazione Abilita i circuiti di trasmissione. Questo segnale, in combinazione con Clear To Send, coordina il trasferimento. Indica al DCE che deve ricevere dati dal DTE. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 136 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati 5 CTS Clear To Send Dal DCE al DTE Segnale di risposta a DTE. Quando attivo, indica a DTE che la trasmissione può iniziare 6 DTS Data Set Ready Dal DCE al DTE 7 SG Signal Ground Con questa linea DCE avvisa DTE che il canale di comunicazione è disponibile, cioè che DCE è pronto a trasmettere o a ricevere Riferimento di tensione per tutti gli altri segnali. 8 DCD Receive Line Signal Detect (or Data Carrier Detect) DTR Data Terminal Ready Dal DCE al DTE DCE utilizza questa linea per segnalare a DTE che sta ricevendo un “buon segnale”, cioè una portante analogica in grado di assicurare una demodulazione dei dati ricevuti priva di errori. Dal DTE al DCE Se questo segnale è a livello logico 1, DCE viene informato che DTE è pronto per la ricezione. Il segnale DTR deve essere attivo prima che DCE attivi il segnale Data Set Ready, indicando così di essere connesso al canale di comunicazione. Se il segnale DTR assume il valore logico 0, DCE interrompe la trasmissione in corso. RI Ring Indicator Dal DCE al DTE Linea usata da DCE per segnalare a DTE che sta per giungere una richiesta di collegamento. Il segnale Ring Indicator viene mantenuto sempre a livello logico 0, tranne quando DCE riceve un segnale di chiamata in arrivo. 20 22 Tabella 2. Segnali definiti nello standard RS232 RI COMPUTER DTR DCD DSR CTS RTS RXD TXD modem Figura 33. Schema di connessione tra un DTE ed un DCE Si osservi che un segnale è considerato attivo quando è a livello logico 1. Il Livello logico 0 è associato ad una tension tra 3V e 15 V, mentre l’1 tra –3V e -15V (logica negata). In realtà è possibile collegare anche due dispositivi di tipo DTE creando un null terminal, cioè collegando le linee dell’interfaccia in modo che ciascun DTE appaia un DCE all’altro computer. E’ possibile realizzare questo collegamento prevedendo la gestione hardware dell’handshaking, o a tre fili senza alcuna gestione hardware dell’handshaking. In questo caso si può effettuare un handshaking software (protocollo X-on/X-off) in cui si prevede di aprire e chiudere i messaggi con caratteri speciali. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 137 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati DTE GND TXD RXD RTS CTS DSR SG DCD DTR GND TXD RXD RTS CTS DSR SG DCD DTR DTE DTE GND TXD RXD RTS CTS DSR SG DCD DTR GND TXD RXD RTS CTS DSR SG DCD DTR DTE figura 34-schema di connessione tra due DTE, creando un null terminal, a) gestione dell’handshaking b)a tre fili senza gestione dell’handshaking. Le tensioni lette in corrispondenza al ricevitore sono diverse da quelle imposte al trasmettitore: tale definizione dei livelli di tensione permette di compensare le cadute di tensione lungo il cavo (canale di trasmissione). Questi effetti sono dovuti per lo più alla capacità associata al cavo. Lo standard impone una capacità massima di carico pari a 2500 pF: poiché un metro di cavo presenta tipicamente una capacità di circa 130 pF, la lunghezza massima accettabile risulta attorno ai 17 m. Chiaramente si tratta di un calcolo approssimato; nella pratica si riescono a coprire distanze massime dell’ordine dei 30 m, quando si impieghino cavi con bassa capacità oppure nel caso di ridotte velocità di trasmissione o ancora impiegando tecniche software di correzione degli errori di trasmissione. Lo standard RS-232 è molto diffuso, tuttavia esistono altri standard seriali che superano alcuni dei suoi limiti, i più diffusi sono riassunti nella tabella seguente. Ricevitori e Driver Connettività Max. Lunghezza Banda RS232 Single ended RS422 Differenziale RS423 Single ended RS485 Differenziale 1 trasmettitore 1 ricevitore 15 m (30 m) 20 kbit/s 1 driver 10 rivcevitori 1200 m (4 km) 10 Mbit/s 1 driver 10 ricevitori 1200 m 32 driver 32 ricevitori 1200 m (4 km) 10 Mbit/s 100 kbit/s Tabella 3. Schema relativo ad alcuni standard seriali 5.9.2. I Sistemi Automatici di Misura: il Protocollo IEEE 488 Lo standard IEEE 488 (IEC 625, IEEE 488, ANSI MC1) nasce con gli obiettivi di: 1. Definire un sistema di interconnessione su breve distanza. 2. Rendere possibile l’integrazione di strumenti di diversi costruttori in un unico sistema. 3. Permettere lo scambio dati ad una velocità sufficientemente elevata (fino ad 1MByte/s). Nello standard 488.1 le funzioni di interfaccia sono chiaramente distinte dalle funzioni svolte dai dispositivi; i costruttori sono liberi di implementare queste ultime a loro discrezione utilizzando, per il comando dei dispositivi, opportune istruzioni inviate sul bus, le quali possono variare a seconda del dispositivo specifico. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 138 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Una successiva revisione dello standard ha avuto come risultato una nuova versione dello stesso, denominata IEEE 488.2. In tale nuovo insieme di norme, sono definiti anche I protocolli per la comunicazione tra i dispositivi e l’host, il formato della trasmissione dei dati sul bus ed infine sono fornite utili linee guida alla programmazione dei dispositivi. A tale proposito si ricorda la presenza delle indicazioni fornite dal consorzio SCPI (Standard Commands for Programmable Instruments), le quali sono perfettamente compatibili con le norme dello standard IEEE 488.2. Le indicazioni fornite da SCPI riguardano la sintassi e il significato associato ai comandi scambiati tra host e strumenti. I connettori 488 hanno una particolare struttura meccanica, rigorosamente stabilita dallo standard, e presentano 24 terminazioni o pin. Le caratteristiche essenziali dello standard IEEE 488 possono essere riassunte come segue: 1. Il bus è formato da 24 linee, 8 linee dati DIO0-7 (sulle quali viaggiano anche, a seconda del valore della linea ATN, i comandi multilinea), 3 linee per il protocollo di Handshake e 5 linee di comando (unilinea) (ATN, IFC, REN, SRQ, EOI), e 8 linee di massa. 2. Utilizza logica negata con livelli TTL compatibili, utilizza per le linee del bus driver TTL open collector o tri-state allo scopo di ridurre il consumo di corrente nello stato logico falso e utilizza la connessione wired-or (logica negata). 3. Il codice utilizzato per il protocollo è l’ASCII a 7 bit più un ulteriore bit di parità. 4. Il sistema ammette di interconnettere un massimo di 15 strumenti (di cui almeno 2/3 autoalimentati) oppure un numero N di strumenti tali che la lunghezza della connessione sia al massimo 2*N metri ma che non superi i 20 m. Pertanto il numero massimo di strumenti connettibili è vincolato dalla più restrittiva delle due condizioni enunciate sopra. 5. La connessione può avvenire in modo daisy chain (festone) oppure a stella come mostrato in figura 36. Oscilloscopio PC Oscilloscopio PC Generatore di Funzioni Generatore di Funzioni Multimetro Figura 36. Schema di connessione a festone oppure a stella Si noti che la limitazione di distanza è in realtà solo apparente. Infatti esistono sul mercato opportuni dispositivi (REPEATER) che consentono di realizzare collegamenti più lunghi. Al limite, attraverso convertitori di protocollo 488- Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 139 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati ETHERNET, è possibile connettere due sottostazioni di strumenti, collegate al bus 488, mediante rete ethernet, in modo da coprire distanze molto maggiori. Lo standard prevede un solo controller del bus che stabilisce i ruoli di tutti i componenti del sistema e gestisce il bus. Ciascun dispositivo connesso è individuato da un indirizzo (che va da 0 a 30) e può agire come Listener (il dispositivo riceve, quindi più strumenti contemporaneamente possono essere in questo stato), o come Talker (il dispositivo è l’unico a trasmettere), è il Controller (generalmente il PC) che attribuisce di volta in volta la capacità di funzionare come listener oppure come talker. Ciascun dispositivo può infine essere nello stato Idle (in grado di ricevere dal controllore i segnali che ne facciano commutare lo stato). Dispositivo 1 Dispositivo 2 Dispositivo3 8 Linee DI/O BUS 5 Linee Gestione Apparati Interconnessi 3 Linee per il protocollo di Hanshake Figura 37. Struttura del Bus IEEE 488. Si individuano le 8 linee per il trasferimento dati, le 5 linee per la gestione delle periferiche, e le 3 linee del protocollo di trasmissione. Il trasferimento di dati sul bus prevede un protocollo di handshaking che utilizza le tre linee DAV (Data Valid), NRFD (Not Ready for Data), NDAC (Not Data Accepted). Fintanto che tutti i dispositivi listner non sono pronti per ricevere un dato la linea NRFD rimane bassa (la logica è negata e quindi nello stato logico vero), non appena tutti i dispositivi sono potenzialmente pronti per ricevere un dato tale linea viene negata e passa allo stato logico falso. Tutti i listner devono pilotare la linea NFRD e la linea NDAC (in wired or). La sorgente emette il primo pacchetto dati sulle linee DIO e dopo un tempo sufficientemente lungo per fare estinguere i transitori, se NRFD è alta e NDAC è bassa, abbassa la linea DAV. Da questo momento i dispositivi cominciano ad acquisire il dato asserendo la linea NRFD in modo da inibire l’invio di ulteriori pacchetti. Quando tutti i dispositivi hanno acquisito il dato (in tale senso il più lento è Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 140 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati vincolante) la linea NDAC viene negata per avvertire il controller che tutti i dispositivi hanno ricevuto l’informazione. Il processo si ripete come mostrato in figura 38. DIO0-7 DATI DATI DAV NRFD NDAC Figura 38. Schema del funzionamento del protocollo di Handshake Come già accennato in precedenza sulle 8 linee DIO possono essere trasmessi comandi oppure dati a seconda di come il controllore gestisce il segnale ATN. Se la linea ATN è asserita infatti i livelli delle linee di DIO devono essere acquisiti ed interpretati come comandi da tutti i componenti del sistema, mentre se ATN è disasserito i livelli delle linee DIO devono essere interpretati come dati e acquisiti soltanto dai LISTNER. Le tipologie di comandi multilinea che possono essere trasmesse ai vari dispositivi utilizzando le linee DIO sono: 1. 2. 3. 4. Indirizzamenti Comandi Universali Comandi Indirizzati Comandi Secondari Chiaramente si deve distinguere tra i comandi IEE 488 che sono in generale device independent perché attivano una particolare funzione di interfaccia di uno o più ricevitori mentre i dati (che possono correre sulle stesse linee) sono device dependent perché attivano una funzione interna di uno o più dispositivi. Gli indirizzamenti servono a stabilire lo stato di un dispositivo, cioè a attivarlo come LISTNER o come TALKER, il controller trasmette sulle DIO 7 bit, (l’ottavo non viene utilizzato): i primi due (MSBs) sono utilizzati per stabilire lo stato del dispositivo, e gli altri cinque contengono l’indirizzo IEEE488 del dispositivo (in codice binario) al quale si vuole indirizzare il comando. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 141 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Più in dettaglio, Il bit più significativo del comando 488 di indirizzamento è sempre posto a zero. Il controller pone ad 1 il bit LA per indirizzare un dispositivo come listener, il bit TA per indirizzare un dispositivo come talker; è possibile, inoltre, assegnare ad un dispositivo contemporaneamente i ruoli di listener e talker, settando entrambi i bit TA e LA. Il controller utilizza normalmente l’indirizzo 0. Ad esempio per attivare il dispositivo con indirizzo 7 come Talker viene mandato il comando (MYTALKERADDRESS, MTA) 010 00111 mentre per configurarlo come listener si usa il comando (MYLISTNERADDRESS, MLA) 001 00111: I comandi multilinea universali sono ricevuti dalle apparecchiature in grado di svolgere la funzione del comando stesso e sono codificati con un codice ASCII standard. Tra i più importanti abbiamo: UNT (Untalk), disabilita il parlatore attivo. UNL (Unlisten), disabilita gli ascoltatori. SPE (Serial Polling Enable), Abilita il polling seriale (vedi oltre) PPU (Parallel Port Unconfigure) Disabilita i dispositivi a rispondere ad interrogazioni di tipo parallelo. Esistono inoltre i comandi secondari utilizzati come estensione e sempre in combinazione con comandi universali o indirizzamenti per estendere la tipologia di codici utilizzabile. Infine i comandi indirizzati sono quei comandi che consentono di ricevere, in modo selettivo, le istruzioni ai soli dispositivi abilitati come ascoltatori. Oltre ai comandi multilinea, il controller può inviare messaggi unilinea sfruttando 5 linee del bus appositamente previste nel protocollo. Ciascuna di queste linee ha una sua peculiare funzione, con l’eccezione del segnale EOI (End or Identify) che acquista due significati diversi a seconda del valore della linea ATN. Le linee di comando sono le seguenti: 1. ATN (Attention) Linea gestita dal controllore per segnalare se il dato sulle linee DIO debba essere inerpretato come comando multilinea o come dato. 2. REN (Remote Enable) Serve per abilitare alla programmazione e alla gestione remota tutti I dispositivi che riconoscono il commando 3. SRQ (Service Request) Questa linea serve per richiedere l’attenzione del controllore da parte di un dispositivo 4. IFC (Interface Clear) Serve come segnale di reset per tutti gli strumenti e per interrompere il polling seriale 5. EOI (End or Identify) Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 142 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Se ATN è negata serve per indicare al parlatore attivo la fine della trasmissione di una sequenza di dati Se ATN è asserito EOI è utilizzato dal controllore per rilevare quale sia il dispositivo responsabile di una richiesta di polling parallelo Fino ad adesso abbiamo soltanto citato la parola polling. In realtà questo termine identifica il modo in cui il controllore scandisce i dispositivi per capire quale di essi abbia fatto richiesta della sua attenzione. Si possono scegliere due strategie: 1. Polling Seriale 2. Polling Parallelo Serial Poll Il Serial Poll è una procedura che consente al controller di ricevere informazioni sullo stato di un dispositivo: in particolare il controller può stabilire se uno o più dispositivi hanno effettuato una richiesta di servizio. I dispositivi in grado di rispondere ad un Serial Poll inviano al controller uno Status Byte, che ne descrive lo stato. La procedura di interrogazione mediante Serial Poll prevede l’invio del comando SPE seguito dall’abilitazione sequenziale di ciascun dispositivo collegato al bus a rispondere al comando Serial Poll inviando il byte di stato (Status Byte). Il controller, una volta conclusa la scansione dei dispositivi per la lettura dello status byte, deve inviare i comandi SPD e UNT (la maggior parte dei controller permettono l’esecuzione di tutti i precedenti passi automaticamente, attraverso chiamate a funzioni di libreria di alto livello). Parallel Poll Lo scopo di tale procedura è di ottenere informazioni sullo stato dei dispositivi connessi al bus. I dispositivi, individualmente o collettivamente, ritornano uno Status Bit su una delle linee DIO. L’assegnazione di una linea DIO ad un dispositivo viene effettuata attraverso interruttori, jumpers o dal controller per mezzo del comando PPC. Quando più dispositivi rispondono collettivamente, la lettura delle linee DIO fornisce al controller l’AND logico (se il livello logico 1 corrisponde a tensione alta) o l’OR logico (se il livello logico 1 corrisponde a tensione bassa) dei bit di stato. Lo standard 488 specifica che i dispositivi coinvolti debbano rispondere al Parallel Poll entro 200 ns; il controller deve leggere la risposta 2 ms dopo lo scadere dei 200 ns di attesa seguente al Parallel Poll. Lo standard IEEE 488.2 Lo standard IEEE 488.2 costituisce un’estensione dello standard 488, rinominato 488.1, per distinguerlo, appunto dalla nuova versione. In accordo a tale estensione dello standard, un’interfaccia per strumenti di misura può essere descritta come costituita da un insieme di livelli funzionali. Il livello più basso (Remote Interface Messages) rappresenta l’interfaccia fisica, realizzata seguendo le specifiche del bus IEEE 488.1 (connettore, cablaggi, segnali elettrici, protocollo di handshaking, etc.). Lo standard IEEE 488.2 definisce i seguenti livelli funzionali intermedi: Il livello delle Syntax and Data Structures, che definisce le modalità di intercomunicazione tra gli strumenti nonché il formato dei dati scambiati. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 143 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati Il livello dei Common Commands and Queries. Il livello Device Dependent Messages, che rappresenta l’insieme dei comandi che possono essere inviati ad uno strumento affinché svolga operazioni utili, ed è definito dal costruttore dello strumento. Riassumendo, dunque, si noti che il protocollo 488.1 non definisce: • Funzioni di interfaccia di uno strumento • Formato comune di dati • Standardizzazione dei messaggi • Insieme di comandi comune a tutti gli strumenti • Significato e gestione dello Status Byte di un dispositivo Lo standard IEEE 488.2 risolve questi problemi definendo: • Insiemi di funzioni di interfaccia che devono essere rese disponibili da parte di uno strumento • Formato e sintassi per i dati scambiati • Protocollo relativo ai device-message • Modello per il formato dello Status Byte fornito da dispositivo in seguito ad una interrogazione Funzioni di interfaccia obbligatorie nel protocollo 488.2 La seguente tabella elenca l’insieme di funzioni di interfaccia che uno strumento può supportare: In sostanza, tutti i dispositivi sono in grado di inviare e ricevere dati, richieste di servizio e di rispondere al comando Device Clear. La tabella specifica anche le funzioni minime che lo strumento deve poter gestire per svolgere il ruolo di controller, per rispondere ad un Parallel Poll e per operare nelle modalità remota e locale. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 144 Dispense di Misure per L’Automazione Capitolo 5: Sistemi Automatici di Misura ed Acquisizione Dati 5.9.3. Sistemi di controllo e di misura distribuiti Figura 39 Nella figura 39 è riportato un sistema di controllo industriale in cui vari segnali digitali ed analogici che provengono da sensori (analogici o digitali), acquisiti mediante schede di acquisizione, vengono utilizzati da controllori di diversa natura (microprocessori, PLC, PC) che gestiscono i singoli processi. I controllori sono connessi tra loro o con controllori di livello gerarchico superiori dedicati al monitoraggio dell’impianto alla compilazione dei database alla gestione e post-processing dei dati storici. Ada Fort e Marco Mugnaini anno 2002/2003 145