osservazioni - Istituto Comprensivo TRENTO 4
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osservazioni - Istituto Comprensivo TRENTO 4
Banyan Gli alfabeti della città UN ITINERARIO LINGUISTICO-COMUNICATIVO CON ALUNNI STRANIERI a cura di Firmo Novaglio - Vinicio Ongini - Candida Toaldo Va n n i n i E D I T R I C E Comune di Firenze Comune di Firenze Assessorato alla Pubblica Istruzione Viaggio negli alfabeti La Rete dei Centri di alfabetizzazione in L2 “Gli alfabeti delle città”, realizzato con gli alunni del Centro di alfabetizzazione in L2 Gandhi Autori: Caterina Bertelli, Daniela Kappler, Marika Luisetto, Angela Manetti, Niccolò Margara, Marco Marigo, Benedetta Masi, Maria Omodeo, Margherita Polizio, Massimiliano Righi, Maria Antonietta Saccia, Francesca Sarcoli, Maurizio Sarcoli, Francesca Terenzi, Elda Tonso. Coordinamento didattico di Maria Omodeo ed editing di Caterina Bertelli Programmazione gestione e coordinamento del progetto “Viaggio negli alfabeti. La Rete dei Centri di alfabetizzazione in L2”: Maddalena Pilarski Ufficio interventi educativi e scambi culturali Direzione istruzione del Comune di Firenze Consulenza scientifica Lucia Maddii – Firmo Novaglio – Vinicio Ongini – Candida Toaldo Redazione Firmo Novaglio – Candida Toaldo Grafica e Impaginazione Alessandra Raineri ISBN 88-7436-052-5 Progetto grafico, redazione e stampa Società Editrice Vannini a r.l. - Gussago (BS) Proprietà letteraria riservata Copyright © 2004 by Società Editrice Vannini a r.l. Sede legale: Via Mandolossa, 117/A - Uffici: Via Leonardo da Vinci, 6 - 25064 Gussago (Brescia) Tel. 030 313374 - Fax 030 314078 e-mail: [email protected] - web: www.vanninieditrice.it 800176999 Finito di stampare nel mese di aprile 2005 presso l’azienda grafica della Società Editrice Vannini - Gussago (BS) Presentazione della Collana Dai rami del banyan, maestoso albero dalle foglie sempreverdi, scendono robuste liane che, giunte a terra, danno vita a nuovi tronchi e radici. Proprio per questa pregnanza evocativa, simbolica e metaforica l’albero del Banyan è stato scelto per dare il nome a questa collana interculturale della Editrice Vannini che intende promuovere e divulgare le esperienze e il materiale didattico sperimentato da insegnanti, animatori e operatori impegnati nella formazione. Il piano editoriale della collana prevede proposte a) che offrano spunti, suggerimenti e itinerari per favorire l’offerta di pari opportunità riguardanti l’ascolto dell’altro, l’accoglienza, l’educazione linguistica e interculturale nel rispetto, nella tutela e nella valorizzazione delle lingue e delle culture d’origine; b)che si caratterizzino per la loro freschezza e l’originalità; c) che provengano dai vari ambiti di “intervento interculturale” (scuole, centri di accoglienza, centri di formazione...), accettate anche in presenza di una certa “frammentarietà” riconducibile non alla carenza di un serio impianto concettuale, ma alla loro struttura di “documentazione del lavoro sul campo” ed il cui valore risiede quindi nella loro capacità di suggerire, stimolare percorsi di educazione interculturale, attraverso l’esposizione di una esperienza ben “contestualizzata”; un piano editoriale che vuole privilegiare insomma l’agito, e contribuire a renderlo universalmente “leggibile” e ad “esportarlo” in altre situazioni formative. Urge nell’attuale società rispondere alla sfida di accogliere gli studenti stranieri nella scuola di tutti, senza negare il vissuto e le appartenenze di ciascuno; di conseguenza è necessario costruire progetti comuni ed efficaci a fronte di matrici culturali differenti. L’Editrice Vannini risponde alla sfida con dispositivi di accoglienza: questionari bilingui, suggerimenti didattici per mediatori linguistici, schede informative sui paesi d’origine e sui sistemi scolastici linguistici di provenienza, e con libri che ha disposto in altre collane interculturali quali Hibiscus e Amaranto. Banyan, infine, raccoglie le esperienze che aiutano a radicare in quanti operano nella formazione atteggiamenti di apertura, che favoriscono nei fruitori il superamento delle lacune linguistiche e culturali e rendono quotidiane e “piene” parole chiave come accoglienza, ascolto, culture, educazione linguistica, educazione interculturale... Ne consegue che nella Collana Banyan entrano testi che: • Provengono da materiali, proposte didattiche sperimentate. • Sono caratterizzati da attenzione agli aspetti didattici, ma anche al clima relazionale, alle interazioni e agli scambi, ai possibili malintesi e conflitti tra bambini e ragazzi e tra scuola e famiglia. • Propongono non assimilazione o separazione, ma integrazione, confronto, valorizzazione reciproca. L’incontro tra la proposta culturale della Casa Editrice Vannini e il progetto “Viaggio negli alfabeti” del Comune di Firenze ha promosso una sinergia tra chi, pur lavorando in ambiti apparentemente lontani, anche geograficamente, si è scoperto contiguo sul piano culturale e formativo. “Gli alfabeti delle città”, proposto dal Centro di alfabetizzazione in L2 Gandhi, continua la serie di volumi di documentazione di esperienze operative, che l’Editrice Vannini ospita nella collana Banyan, e che si dimostrano molto utili alla didattica e alla formazione (degli insegnanti). Candida Toaldo Responsabile Vannini Intercultura Presentazione L’Assessorato alla Pubblica Istruzione, attraverso politiche integrate a sostegno del diritto allo studio, ha creato legami forti con il territorio valorizzandone le risorse e costituendo reti di servizi in sinergia con le istituzioni scolastiche. Convinti della validità dell’esperienza dei Centri di alfabetizzazione in L2, che si configurano come poli-risorsa e luogo in cui scuola e territorio insieme costruiscono percorsi a favore delle pari opportunità di successo formativo, e convinti che tale esperienza possa costituire un “modello” da cui poter trarre stimoli e buone pratiche, prosegue la pubblicazione dei percorsi didattici con il terzo quaderno “Gli alfabeti delle città”. Pur nelle specificità metodologiche e didattiche che lo caratterizzano, questo quaderno si colloca in continuità con i precedenti, con i quali presenta elementi di fondo e scelte comuni, ma anche differenziazioni che nascono dalla ricerca e dall’attenzione al contesto in cui si trovano ad agire gli insegnanti di L2 dei Centri insieme agli insegnanti di classe. Filo conduttore dei percorsi de “Gli alfabeti delle città” è l’orientamento dei nuovi alunni nello spazio fisico e linguistico in cui si trovano a vivere e la promozione della partecipazione attiva dei ragazzi. In questi percorsi le attività sono centrate sugli apprendenti, ponendo una particolare attenzione alla loro individualità, valorizzando le loro competenze, quello che già sanno, come base e veicolo delle conoscenze future. In questo senso il richiamo alla lingua cinese ha il duplice obiettivo di valorizzare e mante- nere la lingua di origine e di sostenere lo sviluppo dell’italiano come lingua della comunicazione e dello studio. Nello sviluppo dei percorsi gli alunni sono guidati nella conoscenza dello spazio in cui vivono senza dimenticare di recuperare ricordi, immagini, esperienze vissute nel proprio paese. Nella città di oggi trovano segni degli avvenimenti passati e segni della propria storia e della propria presenza nel quartiere, facendoli sentire protagonisti e cittadini nello spazio in cui vivono. Il clima di fiducia creato nel laboratorio linguistico permette poi l’emergere di emozioni, punti di vista, pensieri originali dei bambini senza che vengano imposti modelli o schemi culturali. L’attenzione all’alunno nel suo insieme è testimoniata anche dalla ricchezza delle attività e dalle modalità di lavoro, che sono coinvolgenti, ludiche, centrate sull’apprendente. Con “Gli alfabeti delle città” si conferma dunque la nostra attenzione alla documentazione delle esperienze come fase di lavoro essenziale per riflettere sui risultati, per condividere le strategie utilizzate ed elaborare nuovi percorsi sui quali confrontarsi anche con altre realtà con uno spirito di ricerca e di sperimentazione continua che, da sempre, ha connotato la nostra attività. Daniela Lastri Assessore alla Pubblica Istruzione Comune di Firenze, I Centri di alfabetizzazione in L2 Viaggio negli alfabeti - La Rete dei Centri di alfabetizzazione in L2 è un progetto promosso dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Firenze, in accordo con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana - C.S.A. di Firenze e con i Quartieri della città. Il progetto, nato come sperimentazione nel 2000 da un “patto territoriale” interistituzionale tra il mondo della scuola, l’Ente Locale, le agenzie educative, offre una rete di servizi che operano per favorire l’inserimento degli alunni stranieri e l’apprendimento dell’italiano come seconda lingua. Pur rappresentando oggi un servizio permanente e diffuso a livello cittadino per le scuole elementari e medie inferiori, il progetto mantiene l’ottica della ricerca e della sperimentazione continua allo scopo di rispondere in maniera sempre più precisa alle necessità degli alunni e delle scuole. In continuità con la media inferiore ed in via sperimentale, sono previsti anche interventi nelle classi prime delle scuole superiori. I Centri di alfabetizzazione in L2 attualmente aperti operano nei territori con la maggior presenza di alunni stranieri: il Centro Giufà nel Quartiere n. 4, il Centro Ulysse nel Quartiere n. 1, il Centro Gandhi nel Quartiere n. 5 e ogni territorio si caratterizza per il numero e il tipo di nazionalità presenti. La gestione delle attività è affidata ad associazioni e cooperative del privato sociale, valorizzando e consolidando professionalità e competenze da anni operanti nelle realtà di ogni quartiere; dall’anno scolastico 2001/2002 fanno parte dell’équipe dei Centri anche insegnanti statali distaccati su loro richiesta. I Centri offrono servizi misurati sulle diverse caratteristiche degli utenti, pur mantenendo uno standard di qualità equivalente. Essi rappresentano dei “Poli risorsa” per la rete di scuole del quartiere: in ogni sede si trovano aule attrezzate, postazioni multimediali, biblioteche multiculturali, archivi dei materiali didattici e una documentazione delle esperienze realizzate nei Centri e nelle scuole. Presso la sede del Centro e nelle varie sedi scolastiche il team dei Centri attiva i laboratori linguistici per azioni di supporto all’acquisizione dell’italiano per comunicare e per studiare e gli interventi tendono a favorire lo sviluppo delle competenze cognitive, comunicative e relazionali nel rispetto delle culture d’origine. Gli alunni sono ammessi ai laboratori presso il Centro e presso le singole scuole, in base alla richiesta fatta dal Dirigente scolastico insieme all’insegnante di classe o di progetto, seguono percorsi calibrati sulle necessità linguistiche del piccolo gruppo nel quale sono inseriti e frequentano regolarmente la classe di appartenenza per la maggior parte dell’orario scolastico. Di norma il percorso che l’alunno segue presso la sede del Centro si sviluppa in un arco di tempo che varia dai due ai sei mesi, per un massimo di sei ore settimanali ed è concordato con l’insegnante di classe, così come le verifiche in itinere e finali. L’attività dei Centri è parte del percorso didattico dello studente ed è inserita nel Piano dell’Offerta Formativa d’Istituto. Per sostenere una progettazione integrata degli interventi, il team del Centro, costituito da coordinatori, tutor, docentioperatori, docenti-operatori bilingue e mediatori, partecipa a riunioni, consigli di classe e d’istituto, e per agevolare i rapporti fra le famiglie straniere e la scuola, offre servizi di mediazione e di traduzione. I Centri di alfabetizzazione in L2 non si limitano a supportare l’acquisizione dell’italiano, ma sostengono l’identità e l’autostima degli alunni stranieri, riconoscendo e valorizzando le culture di provenienza. A tale scopo organizzano nelle scuole percorsi di valorizzazione delle lingue di origine più diffuse e ospitano, su richiesta, corsi di mantenimento della lingua madre organizzati dalle comunità straniere. Infine, i Centri organizzano corsi di formazione per insegnanti e docenti-operatori promuovendo l’acquisizione di conoscenze e linguaggi comuni sia per l’accoglienza nella scuola sia per il continuo monitoraggio dei bisogni e dei risultati. Piccoli e GANDHI In una scuola in via Pistoiese c’è una terra senza paese, una scuola senza frontiere. Vieni a sentire! Dai, vieni a vedere! Al Gandhi siamo in tanti, più piccoli che grandi; impariamo l’italiano giocando in modo sano. Bimbe e bimbi che studian felici con operatori ed operatrici; l’ambiente è morbido e rilassato: futuro imperfetto, il passato è passato. Qui non esiste la meglio cultura, s’impara la lingua secondo natura: canzoni e giochi sopra il pulmino, parole e disegni da sera a mattino. Al Gandhi siamo in tanti, più piccoli che grandi; impariamo l’italiano giocando in modo sano. Le scuole son tante, il tempo è poco, ma per fortuna s’impara col gioco. Passando un poco di tempo al Gandhi piano piano diventiamo più grandi. Al Gandhi siamo in tanti, più piccoli che grandi; impariamo l’italiano giocando in modo sano. (Marco Cinnirella e Tommaso Marchini) Il GandhiRap è stato composto durante il percorso sul pulmino tra le scuole e il Centro con i ragazzi neoarrivati che frequentano due volte la settimana i laboratori presso il Gandhi. Anche i tragitti scuola-Gandhi sono infatti usati per comunicare in L2 attraverso canzoni, giochi e trucchi da prestigiatori. Mohania, “l’incantatore” a cura di Marco Marigo traduzioni di: Caterina Bertelli, Daklea Nishani, Tso Chung Kuen Porbandar è una città della costa indiana. Qui, a circa un chilometro dal mare, c’era una grande casa bianca di tre piani, in cui viveva la famiglia Gandhi. Il 2 ottobre 1869 la signora Gandhi dette alla luce il suo quarto figlio. Era un bambino con grandi orecchie e con grandi occhi vivaci, così carino che la sua mamma lo chiamò Mohania, che vuole dire l’ “incantatore”. Mentre Mohania diventava grande, nel mondo cresceva la violenza. Lui si convinse allora che l’unico modo in cui il popolo poteva conquistare la libertà e la pace era la nonviolenza. La libertà, la pace, l’amore per la natura e per gli animali, la lotta contro le ingiustizie e il razzismo, l’educazione, l’arte, la scienza, la religione sono state alla base della vita di Mohania Gandhi; così in tutto il mondo diventò famoso con il nome Mahatma, che vuol dire “Grande Anima”. Milioni di indiani seguirono la sua coraggiosa battaglia, basata sulla nonviolenza e l’amore, che portò l’India all’indipendenza. In tutto il mondo tantissime persone capirono e seguirono la forza del suo esempio. gandhi Mohania the “enchanter” Porbandar is a city on the Indian coast. It was here, in a large, three-storey house about one kilometre from the sea, that the Gandhi family lived. On 2nd October 1869, Mrs Gandhi gave birth to her fourth child. He was a baby with large years and big sparkling eyes. He was so lovely that his mother called him “Mohania”, which means “enchanter”. While Mohania grew, so too did the violence in the world. He became convinced that the only way in which people could gain freedom and peace was through no-violence. Freedom, peace, love for nature and animals, the fight against injustice and racism, education, art, science and religion were the basis of Mohania Gandhi’s life and it was thus that he became world-famous with the name Mahatma, which means “Great Soul”. Millions of Indians followed his brave battle, based on non-violence and love, which carried India to independence. All over the world, great numbers of people understood and followed the force of his example. Mohania “magjepsës” Porbandar, është një qytet në brigjet e indisë. Rreth 1 km nga deti, ne një shtëpi të madhe, të bardhë e me tre kate, jetonte familja Gandi. Në 2 tetor 1869 zonja Gandi lindi fëmijën e saj të katërt. Ishte një femijë me veshë e sy të mëdhenj, por shumë i dashur dhe e jëma e quajti “Mohania“ që do të thotë “magjepsës”. Ndërsa “Mohania” i vogël rritej në botë shtohej shumë e me shumë dhuna. Ai u bind që e vetmja rrugë që populli të fitonte lirinë dhe paqen ishte jo dhuna. Liria, paqja, dashuria për natyrën dhe kafshët, lufta kundër padrejtësive racizmit, edukimit,artit, shkencës, dhe besimi fetar kanë qënë baza e jetës së Mohatmës “magjepsës” i cili u bë i famshëm në gjithë botën me emrin Mahatma që do të thotë “Shpirti i Madh” Me milionëra indianë ndoqën rrugën e tij, e cila ka qenë e bazuar në jo-dhunën, në dashurinë dhe qe e vetmja që arriti ta çonte Indinë në Pamvarsi. Në gjithë botën shumë persona ndoqën shëmbullin e tij. Introduzione Tutte le scuse sono buone per parlare… Quando un alunno di madrelingua diversa dall’italiano padroneggia la L2 tanto da sostenere una conversazione corrente, spesso l’insegnante si illude che sia finalmente in grado di studiare con un certo grado di autonomia anche i contenuti disciplinari che la scuola gli presenta. Invece, come purtroppo ci mostrano gli studi di Cummins importante studioso canadese -, la conoscenza della L2 d’uso quotidiano non garantisce il successo scolastico. Cummins distingue due grandi categorie di obiettivi linguistici che uno straniero deve raggiungere perché siano alla sua portata opportunità di successo scolastico pari a quelle degli allievi italofoni: • i BICS (basic interpersonal communication skills), ovvero il linguaggio della comunicazione, utile per interagire nelle situazioni di vita quotidiana, strettamente legato al contesto e poco esigente dal punto di vista cognitivo, per il quale occorrono grosso modo un paio d’anni di esposizione alla L2; • i CALP (cognitive academic language proficiency), ovvero la lingua che la scuola richiede per rispondere alle sue proposte didattiche, indipendente dal contesto comunicativo e complessa dal punto di vista cognitivo, per la quale possono essere necessari anche cinque o più anni. Forse si tratta di una distinzione e di una tempistica viste in modo troppo rigido; ad esempio, i tempi per arrivare a padroneggiare l’italiano possono essere tanto più lunghi quanto più sono distanti la L1 e l’universo di riferimento culturale (iconografico, simbolico…) dell’alunno, come nel caso del Centro Gandhi in cui circa il 70% dei bambi- Maria Omodeo Maurizio Sarcoli ni e ragazzi che seguono i laboratori sono di madrelingua cinese. Tuttavia i riferimenti di Cummins sono importanti spunti di riflessione per programmare percorsi nei laboratori linguistici che tengano conto delle reali esigenze della scuola ed allo stesso tempo evitino di forzare gli alunni ad affrontare contenuti disciplinari prima di aver lavorato a fondo sulla lingua necessaria per comprenderli e acquisirli. Al raggiungimento di questi obiettivi il Centro Gandhi cerca di contribuire, in stretto collegamento con gli insegnanti di classe, in una prima fase perché le ore di laboratorio linguistico fuori dalle classi rappresentino un luogo di socializzazione e comunicazione fra pari, che favoriscano, grazie al fatto di essere in piccolo gruppo, l’acquisizione dell’italiano (nel senso proposto da Krashen, di imparare senza essere coscienti che si sta imparando). L’operatore-docente del Centro propone input comprensibili, accompagna l’ordine naturale di acquisizione e cerca di prevenire l’insorgere di quei “filtri psico-affettivi” che possono scatenare ansia e bloccare l’acquisizione stessa della L2. Fin da questa prima fase l’operatore punta anche a stimolare un rinforzo della L1 del bambino o del ragazzo nuovo arrivato, per prevenire l’insorgere di un gap fra gli alunni italofoni e quelli che ancora non padroneggiano l’italiano e rischiano di rimanere indietro nello sviluppo dei concetti. Molti degli operatori del Centro sono bilingui e tutti si appoggiano alla collaborazione di mediatori linguisticoculturali con competenze pedagogiche o di insegnanti della stessa madrelingua degli allievi stranieri. Alla base dei laboratori della seconda fase dell’alfabetizzazione in italiano – a cui fa riferimento il quaderno che qui presentiamo – c’è un processo analogo: gli alunni approfondiscono un tema che operatori del Centro e insegnanti di classe hanno concordato e che ha attinenza con i programmi disciplinari svolti in classe. Il tema di solito è a carattere interdisciplinare, per favorire lo sviluppo cognitivo e lessicale dei ragazzi, ed è affrontato a partire da testi autentici, quali articoli di giornale, voci di enciclopedia, testi da Internet…, possibilmente anche in L1. Ciò non significa, naturalmente, rispolverare vecchi metodi di insegnamento linguistico che mettono al centro dell’attenzione la traduzione e le regole grammaticali della L2 spiegate nella L1 dei ragazzi: si tratta di operare sulla loro motivazione, dimostrando che non si dimentica la propria lingua madre apprendendone un’altra, che ogni lingua gode di prestigio culturale e che è utile continuare ad utilizzare ed approfondire anche la L1 per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze. Inoltre possono essere eliminati lunghi passaggi da una lingua all’altra per chi è già scolarizzato nel suo Paese. Concetti complessi quali ad esempio “ciclo dell’acqua” quando sono già noti, sono utili per un buon inserimento anche nella scuola italiana, a patto di conoscere le parole chiave in L2. Può succedere che gli allievi che già avevano investito molto nella propria scolarizzazione nel Paese d’origine, gettino la spugna se pensano di dover ricominciare tutto da capo e siano meno disponibili a lasciarsi coinvolgere nelle attività scolastiche, determinando difficoltà nel tentativo di creare contesti comunicativi positivi. Sulla base di queste riflessioni, cerchiamo perciò di rispettare quanto più possibile i livelli di competenza in L1, oltre a quelli in L2, quando formiamo i piccoli gruppi per i laboratori linguistici di prima e seconda alfabetizzazione in italiano. Per i laboratori proponiamo temi non affrontati dalle classi frequentate dai ragazzi, in modo che al momento della presentazione all’insegnante e ai compagni, anche l’allievo che ancora non padroneggia bene l’italiano possa presentarsi come portatore di un sapere originale e suscitare l’interesse e la curiosità dei pari. L’attenzione di tutti - dell’allievo che espone la ricerca, dei compagni di classe e perfino dell’insegnante - si sposta sui contenuti piuttosto che sugli eventuali errori di pronuncia o di grammatica, met- tendo in moto un meccanismo di reale comunicazione con domande e risposte e voglia di ulteriori approfondimenti. D’altro canto, è improbabile che l’esposizione in termini semplificati di un segmento del programma sviluppato in classe metta in moto un analogo meccanismo di scambio. Usiamo il termine “laboratorio” perché per le attività didattiche proponiamo percorsi di lavoro su argomenti che abbiano implicazioni interdisciplinari; il gruppo è chiamato a portare avanti il lavoro attivamente, con l’aiuto dell’operatore. L’approccio e il metodo del Centro Gandhi partono dalla centralità della persona, dei suoi bisogni e desideri, delle sue caratteristiche (competenze, carattere ecc.) per individuare un percorso che possa facilitare l’apprendimento della lingua e valorizzare tutte le espressioni culturali. La riprogettazione del percorso in itinere è una possibilità importante per tenere aperta la porta ai contributi dei ragazzi, i quali si impossessano dell’oggetto di studio, si responsabilizzano nel partecipare al lavoro e cercano di arrivare ad un prodotto finale il più curato possibile. Spesso gli operatori propongono gli argomenti anche a partire da propri particolari interessi e ciò risulta più coinvolgente per i ragazzi: ad esempio, nel percorso sui grandi fiumi del mondo, citando i rischi ambientali che possono essere provocati dagli interventi per produrre energia elettrica, l’interesse di una delle operatrici per questo tema si è comunicato ai ragazzi, tanto che hanno sempre più manifestato il desiderio di approfondire le conoscenze sulle forme alternative di energia, acquisendo competenze specialistiche molto precise. Per mantenere alta l’attenzione e la motivazione, variamo i supporti e gli strumenti didattici utilizzati (dalle classiche schede, ai video, alla musica registrata o suonata dal vivo o ai Cd-Rom con programmi specifici per PC o su Internet), sempre finalizzati ad un lavoro di ricerca e di crescita linguistica. Sulla base del concetto che è più facile acquisire una lingua abbassando il filtro affettivo, ci sembra che strumenti utili a questo scopo siano il gioco, la musica, l’ambiente familiare e interculturale (il Centro mette a disposizione dei ragazzi anche una ricca biblioteca multilingue, oltre al laboratorio informatico e multimediale). In questa impostazione che vuole facilitare l’acquisizione della lingua italiana come strumento vivo di comunicazione, c’è poco spazio per la trasmissione unidirezionale di contenuti programmati, in cui l’insegnante insegna e gli studenti imparano, mentre c’è molto spazio per lo scambio di visioni diverse fra coetanei e con l’adulto che li accompagna nel percorso di crescita linguistica. Come ulteriore garanzia della legittimità del lavoro che i ragazzi stanno svolgendo, in particolari situazioni l’operatore propone loro anche rassicuranti schede grammaticali. Infatti spesso gli alunni già scolarizzati nei rispettivi paesi d’origine hanno acquisito l’abitudine allo studio formalizzato della propria L1 e/o della lingua straniera ed è importante in questo contesto il ruolo di facilitatore dell’operatore; mettersi in gioco significa sostituire l’immagine di autorità indiscutibile, propria dell’insegnante tradizionale, con una autorevolezza conquistata lavorando assieme. Puntiamo a far sentire sempre meno la pressione della valutazione e della correzione immediata di ogni errore/inade- guatezza perché i ragazzi maturino la fiducia nel progetto comune di lavoro come luogo di relazione, oltre che di didattica, in cui esprimere i propri bisogni e desideri e poter dare un contributo positivo cooperando con altri. L’operatore del Centro, come l’insegnante di classe, mantiene aperto il canale della comunicazione per ognuno, stimola l’interazione, in particolare dei più defilati del gruppo, rispettando il ritmo di comunicazione di ognuno, la cosiddetta “fase del silenzio” o l’eventuale reticenza a parlare della propria storia personale. Non solo nei laboratori ogni scusa è buona per stimolare i bambini e i ragazzi a parlare: durante il tragitto nello scuolabus per raggiungere il Centro, volgendo in positivo un problema, abbiamo previsto un ruolo attivo di due animatori esperti in improvvisazione teatrale e musicale, che spingono i ragazzi ad inventare canzoncine e filastrocche, su cui poi vengono svolte attività di approfondimento linguistico al Centro. Uno dei prodotti di questa attività è proprio il “Gandhi rap” riportato in apertura del libro. Il Quartiere 5 Il Quartiere 5 è la più grande delle Circoscrizioni del Comune di Firenze e riunisce in una sola area amministrativa zone dalle storie urbanistiche e sociali diverse; al quartiere storico operaio di Rifredi (che fu sede delle officine Galileo) risponde all’altro estremo la zona periferica delle Piagge di recente edificazione, nella quale sorge il centro Gandhi: qui l’edilizia residenziale popolare e cooperativa, nonché quella commerciale della grande distribuzione si affiancano ai borghi storici medievali (Brozzi) in una convivenza tra provenienze diverse di migranti e italiani. Nel Quartiere 5 e soprattutto nella zona delle Piagge si addensa il maggior numero di alunni stranieri delle scuole primarie e secondarie di I grado di Firenze (circa il 40% del totale), dei quali almeno la metà di provenienza cinese. Altri paesi di provenienza sono l’Albania, la ex Jugoslavia, il Marocco e altri paesi non europei. Numerosi sono anche gli alunni rom. Il centro Gandhi accoglie per il 71% studenti provenienti dalla Cina. Gli alfabeti delle città, premessa ai percorsi “Gli alfabeti delle città” raccoglie cinque percorsi tutti legati dal comune denominatore della conoscenza, linguistica e non solo, dello spazio in cui vivono i bambini e i ragazzi delle scuole del Quartiere 5. Questi percorsi vengono svolti all’interno delle strutture scolastiche e come obiettivo comune si prefiggono di far sentire a proprio agio i bambini e i ragazzi provenienti da un altro paese nella nuova realtà, così che poi divengano parte attiva della classe in cui sono inseriti e del quartiere e della città in cui vivono. Ogni percorso viene strutturato, per quel che attiene i contenuti e l’organizzazione generale, in accordo e con la collaborazione degli insegnanti degli alunni e attraverso una discussione comune con gli altri operatori del Centro Gandhi. Durante l’arco degli incontri gli operatori del Centro si confrontano ripetutamente con gli insegnanti di classe per monitorare gli esiti del percorso, il grado di autonomia linguistica raggiunto dagli alunni, il loro gradimento e l’evolversi della loro partecipazione nella classe di appartenenza. Infatti insegnare l’italiano significa non soltanto fornire strumenti comunicativi di uso pratico a chi è da poco arrivato in Italia, ma anche aiutare gli alunni ad orientarsi nel lessico specifico delle varie materie. Alcuni dei percorsi qui presentati sono infatti stati pensati per facilitare gli alunni nella comprensione di un lessico curricolare proprio delle varie discipline, in particolare i percorsi Il territorio in cui viviamo e Esploriamo il mondo e noi stessi che sono più direttamente collegati a materie come geografia, storia o scienze. Il filo comune dei cinque percorsi è la relazione fra lo spazio fisico in cui gli alunni studiano e vivono e il grado di coinvolgimento che riescono a sviluppare all’interno di questo. Una Caterina Bertelli Niccolò Margara Massimiliano Righi delle difficoltà maggiori che affrontano i ragazzi d’origine straniera è quella di vivere una condizione di “spaesamento”, di non avere coordinate spaziali e dunque anche linguistico-culturali per comprendere e familiarizzare con la nuova realtà. Sia che si tratti della scuola (come nel percorso Una guida per la scuola) o della casa e del quartiere di appartenenza (come nel caso di Il territorio in cui viviamo e Dalla casa al mondo) è fondamentale per un buon inserimento e quindi un buon apprendimento che i nuovi arrivati possano sentire lo spazio circostante come proprio e lo conoscano al punto da poterne usufruire appieno. Infatti l’apprendimento linguistico per bambini delle scuole primarie, o ragazzi delle scuole medie, significa, più che imparare regole di grammatica e nozioni sul funzionamento della lingua, contestualizzare la lingua appresa in riferimento alla realtà socioculturale e quindi anche affettiva e geografica in cui si trovano a vivere. Per questo motivo anche il vocabolario di riferimento sarà legato alla realtà più prossima all’alunno, la scuola nel caso dei bambini della scuola primaria, oppure la strada per ritornare a casa, il quartiere dove si gioca con gli amici, la città in cui si vive per i ragazzi più grandi. Anche se la maggior parte degli allievi sono di nazionalità cinese, i singoli gruppi comprendono spesso bambini di madre lingua differenti. Con l’aiuto di mediatori di L1 e nel caso di gruppi di bambini cinesi anche con insegnanti provenienti dalla Cina, la didattica è impostata richiamandosi comparativisticamente alla lingua madre degli alunni, come ad esempio nei percorsi Dalla casa al mondo, Osserviamo le carte geografiche e in Esploriamo il mondo e noi stessi dove il lessico bilingue ha aiutato a valorizzare le competenze pregresse e ha facilitato la comprensione dei testi di studio. Questi percorsi bilingui sono inoltre serviti per altri studenti di madrelingua cinese che si sono trovati ad affrontare per la prima volta un lessico specifico. Nei gruppi più compositi l’italiano è invece da subito la lingua del gruppo, essendo l’unica lingua comune a tutti. È infatti necessario che l’operatore conquisti la fiducia dei ragazzi e faccia sentire l’italiano come strumento necessario alla formazione di questo nuovo gruppo-classe. A questo punto la L2 può divenire veramente una lingua nuova per tutti allo stesso modo, a prescindere dal paese di provenienza e dalla lingua madre. La “classe del Gandhi” spesso diventa un luogo in cui non si teme il giudizio dei compagni e il voto dell’insegnante: in un piccolo gruppo è infatti più facile esprimersi e mettersi in gioco indipendentemente dal grado di sicurezza raggiunto in L2. Chi interviene deve avere l’abilità di conquistare l’interesse dei ragazzi come pre-condizione per insegnare la lingua riuscendo a valorizzare lo studio, le capacità e le conoscenze pregresse dello studente, sperimentando nuovi criteri di giudizio e di valutazione. Per stimolare la curiosità verso una nuova lingua in ragazzi di età scolare, tutti i percorsi, al di là dei contenuti specifici, sono stati proposti cercando di far partecipare attivamente gli alunni e cercando di farli apprendere attraverso la relazione con i compagni di classe, il gioco, le competizioni linguistiche, il materiale autentico tratto da riviste, la pubblicità, i video documentari, gli aggiornamenti internet, i film, i fumetti, la musica e tutto quanto rappresenti o possa rappresentare il mondo dei ragazzi di quella età. Con il fine specifico di coinvolgerli, nell’unità didattica intitolata Esploriamo il mondo e noi stessi è stato affidato a studenti di scuole medie e superiori il compito di “reperire più fonti di informazioni possibili, individualmente o in gruppo, sviluppando la capacità di collaborazione, l’autonomia e lo spirito di ricerca”. Oppure come nel caso del laboratorio Il territorio in cui viviamo, i ragazzi sono stati protagonisti diretti della scelta e della produzione del materiale didattico, progettando e poi realizzando documentazione fotografica e raccolta di testimonianze attraverso una visita diretta dei luoghi di studio. Nel laboratorio intitolato Osserviamo le carte geografiche come affermano le operatrici nella pagina introduttiva, “il percorso è stato costruito partendo dalle conoscenze del territorio in cui vivono i bambini per facilitare il passaggio dall’esperienza diretta alla rappresentazione geografica”, introducendo il concetto di astrazione. Con lo stesso procedimento è stato ideato Dalla casa al mondo, dove i bambini sono partiti con il rintracciare l’elemento acqua dall’ambiente domestico fino agli ambienti naturali. In Una guida per la scuola gli alunni hanno costruito una vera guida per orientarsi e studiare e giocare nella loro scuola, unendo la conoscenza degli spazi all’apprendimento linguistico. Al termine di ogni laboratorio una copia del materiale prodotto è stata riconsegnata ai ragazzi per essere condivisa con la classe, mostrata alle famiglie e perché fosse qualcosa di compiuto da tenere. Il costante confronto con gli insegnanti delle classi di appartenenza e il loro coinvolgimento diretto nelle attività è stato di fondamentale importanza per gli alunni, per la loro motivazione e per un loro proficuo rapporto tra la classe e il laboratorio linguistico. Approfittiamo quindi di questa premessa per ringraziare tutti gli insegnanti con cui abbiamo lavorato. indice 1 o percorso una guida per la 2 3 percorso 17 Il territorio in cui o percorso o scuola viviamo Osserviamo le carte geografiche 29 37 4 o percorso Dalla casa al mondo 45 Esploriamo il mondo e… 5 o percorso Bibliografia noi stessi 61 75 1 o percorso Caterina Bertelli, Benedetta Masi una guida per la scuola contenuti CONTENUTI LINGUISTICI Lessico: relativo all’ambiente scolastico Morfosintassi: uso di c’è/ci sono, concordanze nomi-aggettivi, uso del tempo presente e dell’infinito, uso del verbo piacere, uso del futuro Funzioni comunicative: descrivere oralmente oggetti, spazi della scuola, attività scolastiche. Descrivere le regole scolastiche. Elaborare brevi racconti. Livello: Il percorso è stato preparato per bambini del primo biennio della scuola primaria. I bambini avevano un livello A1 (base) nella L2 parlata, ed un livello A1 nella L2 scritta, secondo i parametri del framework. Sede: Scuola Baracca - I.C. Manzoni Baracca. Durata del percorso: 20 incontri di due ore, realizzati nell’anno scolastico 2002-2003. Contesto: da una prima conoscenza degli alunni ci è parso evidente un loro senso di spaesamento, dovuto sia al cambiamento di Paese, sia al doversi ricreare un’identità scolastica. Abbiamo quindi ideato un percorso di conoscenza non solo linguistica, ma anche degli spazi della nuova realtà scolastica che tenesse conto dei ricordi dei ragazzi, delle loro conoscenze pregresse e dei loro brevi curricula come scolari. Modalità: abbiamo scelto di dividere il percorso per gruppi tematici lasciando gli alunni liberi di descrivere ed esprimere la loro visione della scuola, invitandoli a “ripensare” anche agli spazi, ai giochi, ai compagni, usando, in L2, il lessico di tutto ciò che li circondava all’interno della scuola, lessico altamente motivante in quanto prevedeva l’apprendimento di un vocabolario indispensabile per partecipare alle attività scolastiche, ai giochi fuori e dentro la classe. Abbiamo chiesto ai bambini di descrivere grafica- 18 mente e oralmente la loro scuola, di esplorarne gli spazi, gli oggetti e le attività. Nel tentativo di creare un ponte affettivo e/o linguistico con il loro passato abbiamo aiutato i bambini a ricordare e illustrare la loro prima scuola (quella del loro paese di origine o una scuola frequentata precedentemente nel loro percorso migratorio) e a descrivere in cosa si differenziava da quella attuale. Per prendere confidenza con la scuola attuale abbiamo disegnato le mappe dell’edificio; abbiamo descritto oralmente, illustrato e poi scritto dei luoghi preferiti dai bambini, i luoghi dove ci si incontra e dove si gioca. I bambini hanno elencato e spiegato, secondo il loro punto di vista, quali sono le regole, cosa si fa a ricreazione, cosa sono le gite scolastiche. Per concludere, nella prima parte abbiamo chiesto loro di illustrare e raccontare la scuola dei loro sogni, lasciando massima libertà di espressione. Nella seconda parte del percorso i bambini hanno descritto se stessi e presentato i propri compagni, i compagni di giochi e il resto della classe di appartenenza. Abbiamo poi usato la fotografia per ripercorrere ciò che era stato precedentemente descritto e illustrato. I bambini hanno fotografato i luoghi della scuola che preferiscono, se stessi, il gruppo di lavoro del laboratorio di L2, e la propria classe; hanno così creato in appendice un mini album fotografico, con le didascalie, le date in cui sono state scattate le foto e i nomi degli autori. Alla fine del percorso la consegna dei libri originali ai giovani autori è avvenuta all’interno delle classi di appartenenza, in uno dei due gruppi; in quella occasione, abbiamo visto un breve documentario sulle scuole della città di Rui An, nella provincia cinese di Zhejiang, girato e prodotto da operatori del Cospe. Considerazioni: i bambini si sono dimostrati inizialmente molto cauti, sia nell’uso della L2, sia nella possibilità di disegnare, illustrare e descrivere la scuola liberamente. La preoccupazione maggiore sembrava quella di non avere idee riguardo alla scuola, di non saperla raccontare o di dire qualcosa di non inerente. Tuttavia dopo un periodo di prove, prima orali e poi scritte, di giochi di parole, giochi narrativi con carte tematiche, lavori collettivi e individuali - periodo molto variabile da bambino a bambino hanno iniziato ad apprezzare l’individualità del loro lavoro e sono emersi il loro linguaggio e il loro punto di vista: l’ascensore tutto blu ed enorme; il numero delle finestre della scuola triplicato; le scale grandissime, come nella loro precedente descrizione orale: “le scale sono grandi, Ricordo di una scuola in Cina 19 grandi”; il portone della scuola imponente, ma anche il giardino colorato, sempre in posizione centrale, e generalmente più grande di qualsiasi altro spazio nella scuola. Nel descrivere cosa si può fare e cosa non si può fare a scuola i bambini sono sembrati talvolta molto pressati dalle regole così che il “cosa si può fare” che noi intendevamo in senso positivo, è divenuto cosa si deve fare, ovvero: “fare i compiti e studiare; ascoltare; buon comportamento; copiare la lavagna ecc.”; mentre nella scheda su cosa non si può fare hanno scritto: “fare gli sciocchi; giocare; parlare e prendere in giro; picchiare”. Quando si è trattato di descrivere i compagni di classe, tutti i bambini, anche quelli arrivati in Italia da poco tempo, ricordavano tutti i nomi e cognomi dei propri compagni, fatto sorprendente se si considera la difficoltà che spesso hanno i bambini italiani nel ricordare anche solo un paio di nomi di compagni non autoctoni, difficoltà che hanno talvolta anche le stesse maestre. attività 1 a) Abbiamo diviso i bambini in gruppi e abbiamo chiesto loro di indicare oralmente gli oggetti che si usano a scuola. Dopo una prima “raccolta” di oggetti, li abbiamo individuati nella stanza e quelli mancanti li abbiamo disegnati e scritti. Abbiamo confrontato e unito gli oggetti elencati di ciascun gruppo e tutti insieme abbiamo pensato a che cosa poteva ancora mancare e lo abbiamo aggiunto. b) Successivamente abbiamo riutilizzato le stesse modalità per elencare le attività principali che si fanno a scuola. c) Ripensando agli oggetti e alle attività elencate abbiamo invitato i bambini a ricordare quali di quegli oggetti avevano già usato nelle scuole precedenti. Abbiamo confrontato le attività che facevano con quelle presenti. Ricordando le scuole di provenienza abbiamo lasciato i bambini liberi di esprimersi, senza forzarli nell’uso della L2, ma cercando solo di invitarli ad usare il lessico appreso nelle due attività precedenti. Siamo anche state molto attente a non insistere con chi mostrava difficoltà e/o reticenza nel ricordare. Ricordi “In Cina la scuola è bella, la scuola di Cina è quella scuola (nel disegno) quella scuola è di mia nonna che fa la maestra”. (Paola 8 anni) “In Cina si dorme a scuola il pomeriggio e si studia il cinese e si impara a scrivere. Scrivere in cinese è facile”. (Fan Fan) La scuola in Cina 20 “ In Perù la mia scuola si chiama Re Salomon e assomiglia a un castello di tre piani e io ero al terzo piano. La mia maestra si chiamava Iris e c’era un’amica molto buona e due bambine cattive che non facevano del bene a noi. Però c’era il giardino della ricreazione”. (Daniela, 8 anni) La scuola in Perù osservazioni Alcuni hanno disegnato la scuola nel loro paese di origine, altri scuole frequentate nel loro percorso migratorio (Francia, Germania, Nord Italia). Nella maggior parte dei casi i bambini si sono dimostrati molto contenti di ricordare la loro prima scuola e raccontare frammenti del loro “passato”, i loro disegni sono ricchi di particolari e le descrizioni dettagliate. In un caso una bambina ha dimostrato un forte senso di disagio di fronte al compito assegnatole: in un primo momento ha disegnato la scuola nel suo paese di origine, ma poi ha strappato il foglio dicendo ”la mia scuola è più grande, voglio un foglio più grande”, ha iniziato il secondo disegno sul foglio più grande ma poi non lo ha terminato e noi ovviamente non abbiamo insistito. È infatti, quello dei ricordi, un terreno molto accidentato ed è importante non forzare mai i bambini a ricordare e/o a parlare della loro terra di origine di cui magari non hanno un buon ricordo, o a cui non si sentono più di appartenere, o al contrario, di cui la nostalgia è ancora troppo forte e il ricordo doloroso. 21 attività 2 a) Siamo andati in giro per la scuola registrando i bambini mentre descrivevano i luoghi e gli usi delle diverse stanze: dall’aula di appartenenza, alla palestra, alla biblioteca, alla mensa. b) Abbiamo disegnato la scuola vista da fuori e abbiamo riportato l’interno su una mappa. c) Con l’aiuto delle registrazioni fatte precedentemente, abbiamo trascritto le funzioni e gli oggetti di ciascuna stanza. Per disegnare la mappa della scuola abbiamo guardato insieme la mappa per le uscite di sicurezza affissa ad ogni piano. Ogni bambino ha poi modificato la mappa a piacere, disegnando gli spazi che voleva. La mia scuola in Italia La mappa della scuola 22 In giro per la scuola a) Abbiamo invitato i bambini ad elencare tutte le cose divertenti che si fanno a scuola: i giochi, le gite, il teatro, la musica e i cori, le partite di pallone e le gare di corsa. b) Ci siamo poi soffermati su ogni argomento. Parlando dei giochi abbiamo fatto un elenco di giochi conosciuti e i bambini hanno ricordato quali erano i giochi che già conoscevano e quali quelli imparati in Italia. c) I bambini hanno poi scelto un ricordo particolare da raccontare: una gita, una recita ecc. e hanno trascritto e illustrato il ricordo su una breve scheda. Questo gioco si chiama 23 attività 3 Giochi vicini, giochi lontani “Quel giorno divertente si va con il pulmino in montagna. Viaggio lungo e poi in montagna si gioca a pallone e poi nei prati si mangia fuori”. osservazioni Nella parte sui giochi che si fanno a scuola i bambini hanno evidenziato come molti giochi si ritrovino in tutte le nazioni uguali o con leggere varianti. È seguita una lunga discussione sul perché e come i bambini facciano gli stessi giochi in posti diversi e chi decide quali sono le varianti e quali le regole che vanno osservate. I giochi più popolari e più conosciuti ovunque sono stati: la campana, chiamata anche il salto dei numeri, campanella ecc. che come ha detto un bambino si gioca “In Cina, in Italia, a Milano, in Francia, a Roma, a scuola”, l’altalena, nascondino, il salto con la corda e il salto con l’elastico, il gioco dell’oca. 24 “Se fossi un paese sarei l’Italia.” “Da grande farò il muratore in Brasile”; [se fossi un paese sarei] “un paese grande come la Cina”; “Da grande farò il cuoco in Cina e in Italia”. Se fossi sarei… 25 attività 4 Io da grande a) Per descrivere noi stessi abbiamo creato una carta di identità che comprende anche ciò che ci piace e ciò che non ci piace. b) Siamo poi passati a ricordare i nomi dei compagni di classe e delle maestre e abbiamo fatto una descrizione dettagliata del compagno di banco e/o di un amico di scuola. c) Abbiamo poi fatto il gioco: ”Se fossi… sarei…” e anche “Io da grande sarò…” e i bambini hanno riportato quello che avevano detto durante il gioco su una scheda. attività 5 A questo punto abbiamo chiesto ai bambini di immaginare e poi disegnare la scuola dei loro sogni. In un momento successivo i bambini ci hanno descritto oralmente il disegno e ne hanno poi scritto la didascalia. “C’è il mare e ci sono i bambini che giocano. C’è uno scivolo per andare sulla barca. C’è un aereo sul tetto. Gli insegnanti sono buttati in mare”. 26 Io sogno una scuola fatta così Io sogno una scuola fatta così “Ci sono i palloncini, fuori dalla scuola un grande palloncino; poi c’è un giardino grande con tanti alberi e tanti bambini. Dentro la scuola ci sono sei classi e sei scale”. 27 e ora... Il percorso si è concluso con la creazione di un mini album fotografico che ci ha permesso di rivedere tutti i luoghi su cui ci eravamo soffermati. I bambini hanno fotografato in sequenza: se stessi, usando l’autoscatto e scegliendo il posto dove preferivano essere immortalati; i compagni di classe e le maestre; i bambini e le maestre del gruppo di L2; il loro luogo preferito all’interno della scuola. Le mie foto Foto di Maolin - 5 maggio. ”Questo è il posto della scuola che mi piace di più“ “È il giardino disegnato: è bello e elegante”. osservazioni Nella parte fotografica i bambini hanno impiegato molto tempo nel pensare e scegliere la foto da fare e la giusta inquadratura. Hanno ripensato ai luoghi che avevano descritto e disegnato ripercorrendoli con la macchina fotografica. Molto importante è stato anche il momento in cui hanno fotografato i loro compagni e hanno dimostrato una grande attenzione nel preparare ciascuno il proprio album fotografico. In generale l’interesse e la cura per la propria guida sono andati via via crescendo, così che qualcuno ha richiesto di ritoccare delle parti, o di rifare la copertina, o di rifare schede che non erano venute bene. C’è stata una grande partecipazione al momento della consegna delle guide anche da parte dei bambini autoctoni delle classi di appartenenza. 28 2 o percorso Angela Manetti, Francesca Sarcoli, Maurizio Sarcoli Il territorio in cui viviamo contenuti CONTENUTI LINGUISTICI Lessico: lessico relativo alle discipline (storia, geografia, scienze) Morfosintassi: verbi al presente; passato prossimo, imperfetto Funzioni comunicative: descrivere oralmente e per iscritto ambienti del territorio circostante Livello: Il percorso è stato pensato per tre gruppi dei primi due anni della scuola media (per un totale di 23 alunni) di nazionalità cinese e albanese (1). Gli alunni avevano un livello A2 (livello base). Sede: Scuola P. Uccello - I.C. Duca d’Aosta - P. Uccello. Durata del percorso: 20 incontri di due ore, realizzati nell’anno scolastico 2002-2003. Contesto: All’interno del gruppo abbiamo individuato una scarsa conoscenza del territorio circostante la scuola, che spesso coincide con il luogo delle abitazioni dei ragazzi o del lavoro dei loro genitori. Gli alunni avevano come punti di riferimento solo quelli strettamente legati alla loro comunità e non frequentavano gli altri luoghi disponibili per ragazzi della loro età. La scarsa conoscenza e frequentazione di questi luoghi era ed è senz’altro dovuta anche ad episodi di intolleranza da parte di ragazzi autoctoni. Abbiamo anche verificato come gli alunni sentissero molto lontane da loro materie quali la storia e la geografia e non solo per un problema di lessico in L2, ma anche per scarsità di punti di riferimento reali. Modalità: Il percorso si è basato su una ricerca attiva sul territorio. Obiettivo generale era l’osservazione e l’analisi della realtà individuando i punti di riferimento dei ragazzi (negozi, circoli, enti pubblici…) e portando alla loro conoscenza altre realtà fino ad ora meno conosciute e frequentate (ad esempio, la ludoteca). La ricerca è stata affrontata anche dal punto di vista storico, introducendo il concetto di trasformazione del territorio nel tempo e osservando, con l’aiuto di immagini storiche, le modifiche sostanziali avvenute negli anni. All’interno del percorso sono stati aggiunti strumenti utili allo studio di discipline specifiche: la lettura di cartine geografiche, il concetto di linea del tempo, cause ed effetti dell’inquinamento. Abbiamo privilegiato un metodo di studio centrato sui discenti tramite una diretta analisi delle loro lacune e, allo stesso tempo, una particolare attenzione alle loro richieste. La ricerca ha seguito un metodo deduttivo per far sì che fossero i ragazzi stessi a trovare definizioni e a descrivere le cause-effetto. 30 Nella prima fase del percorso abbiamo analizzato il titolo: il territorio in cui viviamo, e la definizione di territorio. I ragazzi hanno disegnato una “mappa mentale” (prima individuale e poi collettiva) di tutto quello che ricordavano della principale via vicino alla scuola (via Pistoiese). Abbiamo individuato e localizzato sulla cartina tutto quello che non era emerso; partendo dalla via abbiamo introdotto il concetto di quartiere, città, regione, nazione, continente. Abbiamo introdotto la storia del quartiere partendo dalla storia personale di ogni ragazzo. Nella seconda fase siamo usciti per visitare il quartiere e fotografare il territorio, riportando poi in classe i nuovi elementi di osservazione. Sono emersi spunti di discussione interessanti come le cause e gli effetti dell’inquinamento acustico e atmosferico. Le informazioni raccolte sono state rielaborate in brevi testi e didascalie con l’utilizzo della videoscrittura, molto motivante per i ragazzi. Considerazioni: Le attività di osservazione ed analisi della realtà circostante hanno avuto un ottimo riscontro nei gruppi, hanno fatto emergere conoscenze pregresse altrimenti difficili da esprimere. Hanno stimolato il confronto e la discussione di gruppo. I ragazzi non hanno percepito subito la ricaduta che il percorso avrebbe potuto avere sulla loro attività di classe. Su loro specifica richiesta sono state introdotte anche esercitazioni puramente grammaticali, soprattutto al fine di rassicurarli e presentare loro risultati immediatamente visibili del lavoro che stavano facendo. È stato molto apprezzato il momento dell’uscita sul territorio; i ragazzi hanno gestito in totale autonomia la scelta delle immagini da riprodurre e i risultati sono stati sorprendenti, hanno dato ottime indicazioni su come il territorio è vissuto da loro stessi. Il momento della rielaborazione dei testi scritti è stato il più faticoso, ma ha dato più stimoli per il lavoro strettamente linguistico. Sarebbe stato interessante riportare i risultati della ricerca nelle rispettive classi, soprattutto per rafforzare l’autostima dei ragazzi di fronte ai compagni, ma purtroppo il momento finale del laboratorio ha coinciso con la fine dell’anno scolastico e non è stato possibile organizzare questi incontri e la verifica in classe si è così limitata ad un compito scritto predisposto dagli operatori. 31 attività 1 Il territorio I ragazzi hanno costruito una mappa del quartiere, prima individuale poi collettiva, disegnando tutti i luoghi che conoscevano a destra ed a sinistra della via principale (via Pistoiese), una via di intenso scorrimento che divide la parte vecchia del quartiere dalla nuova, ed è la strada sulla quale si affaccia la scuola. A partire da questa mappa abbiamo analizzato gli elementi che compongono un territorio, distinguendo quelli naturali dagli artificiali (quelli costruiti dall’uomo), la differenza fra cartina fisica e politica e il diverso uso dei colori nelle cartine. Per comprendere il rapporto fra distanze e dimensioni sulla carta e nella realtà abbiamo introdotto il concetto di “scala“ con esercitazioni pratiche. attività 2 I ragazzi hanno osservato alcune foto storiche del quartiere; quindi siamo usciti sul territorio per fotografare gli elementi più recenti non presenti nelle foto analizzate in classe e gli elementi più significativi del territorio. Abbiamo discusso insieme quali soggetti fotografare, stimolando i ragazzi ad argomentare le loro scelte (“fotografiamo il negozio di videocassette cinesi perché quando voglio vedere un film vado lì”). I ragazzi hanno usato le macchine fotografiche in autonomia e questo ci ha fornito ulteriori elementi di osservazione (ad esempio la scelta delle inquadrature). Quando siamo usciti “Ogni giorno passano tantissimi aerei e le persone non sopportano il rumore dell’aereo”. (Ming Wang, 12 anni) osservazioni La foto è stata scattata nel cortile della scuola che si trova nelle vicinanze di un aeroporto. Il forte inquinamento acustico è stato spesso oggetto di discussione durante le lezioni. Quando abbiamo proposto ai ragazzi di illustrare il quartiere con delle foto, uno dei primi scatti è stato proprio a un aeroplano e loro stessi hanno scritto la didascalia della foto. Aereo che sta atterrando a Peretola 32 attività 3 La storia siamo noi… Abbiamo confrontato le immagini storiche del quartiere con le foto scattate da noi, mettendo in evidenza differenze ed elementi comuni. Partendo da queste osservazioni abbiamo introdotto il concetto di storia come trasformazione, evoluzione della vita personale e mutazione degli ambienti. Ogni ragazzo ha costruito la “linea del tempo” della propria vita, raccontando e scrivendo brevi testi sulla propria storia personale. Gli operatori hanno raccontato la storia del quartiere; abbiamo letto fonti primarie, ne abbiamo verificato la comprensione attraverso domande chiuse e aperte. Abbiamo introdotto l’uso dell’imperfetto e del passato prossimo. “L’Arno nel 1966 ha scavalcato gli argini e l’acqua è andata nelle Piagge e dopo è arrivata a Brozzi. Quando è arrivata l’acqua le persone sono salite sui tetti o al secondo piano. L’acqua è rimasta per qualche giorno e dopo è scesa, ma tutte le case erano rovinate”. (Elisa, 13 anni) osservazioni Quando abbiamo mostrato ai ragazzi le foto storiche del quartiere quelle che lì hanno più colpiti sono state quelle dell’alluvione del 1966. Durante le uscite hanno riconosciuto i luoghi rappresentati nelle foto e hanno voluto loro stessi immortalare la targa affissa al muro per ricordare il livello raggiunto dall’Arno; hanno poi spiegato la foto scrivendone la didascalia. Scritta sul muro per vedere il livello dell’acqua quando è arrivato l’Arno 33 attività 4 Con le informazioni e le immagini raccolte abbiamo iniziato a descrivere il quartiere, selezionando le fotografie più rappresentative tra quelle fatte durante le uscite e scrivendo didascalie e brevi testi descrittivi. I testi sono stati trascritti e corretti al computer con la videoscrittura, immagini e testi sono stati poi ordinati e montati dai ragazzi su cartelloni da appendere nella classe di appartenenza. La descrizione del territorio “Sulle terrazze ci sono i vasi di fiori. Le finestre hanno gli avvolgibili. La foto è stata scattata in via di Brozzi”. (Lizhen, 13 anni) “Il palazzo è a forma di nave. Ci sono molti palazzi a forma di nave che si trovano alle Piagge. Nelle ‘navi’ delle Piagge vivono le persone che hanno meno soldi, le case sono del Comune”. (Ming Chao, 13 anni) Case di Brozzi Le case a forma di nave alle Piagge 34 attività 5 per comunicare Trasversalmente a tutte le attività abbiamo voluto mantenere uno spazio dedicato al linguaggio della comunicazione quotidiana; abbiamo simulato dialoghi all’interno dei luoghi del quartiere: negozi, uffici, servizi… introducendo, oltre al lessico specifico, l’analisi del discorso diretto e indiretto. “Fino al 2001 non c’era il supermercato e dopo il 2001 hanno cominciato a costruire i supermercati e ora continuano a costruire ancora alle Piagge. Al centro commerciale ci sono tanti negozi e prodotti; ma non ci sono i prodotti per la cucina cinese e di altri paesi”. (Ziyan, 14 anni) osservazioni Il Centro Commerciale è, nel quartiere, uno dei pochi punti di aggregazione ed è luogo di incontro anche fra i ragazzi italiani e stranieri. Purtroppo è talvolta anche luogo di conflitto e quindi agli occhi dei ragazzi ha una doppia valenza di luogo desiderato e temuto allo stesso tempo. Centro commerciale 35 Polisportiva Agenzia di viaggi cinese “Alle Piagge c’è solo un campo sportivo e noi ragazzi del laboratorio linguistico vogliamo una piscina gratis per tutti”. (Ming Wong; Ming Chao; Ziyan) “Questo negozio vende i biglietti per andare in Cina. C’è un’altra agenzia cinese per vendere le case, ci sono anche altri negozi cinesi a Brozzi, ad esempio negozi di vestiti. Ci sono anche magazzini dove i cinesi lavorano con macchine per fare borse”. e ora… (Elisa e Lizhen) I ragazzi, divisi in piccoli gruppi, hanno realizzato dei cartelloni fotografici con didascalie e cartine con il materiale raccolto nelle loro uscite. 36 3 o percorso Francesca Terenzi, Elda Tonso Osserviamo le carte geografiche contenuti CONTENUTI LINGUISTICI Lessico: lessico relativo all’ambiente della città, terminologia di ambito geografico Morfosintassi: avverbi di luogo, frase interrogativa, verbi al presente Funzioni comunicative: descrivere una mappa geografica e gli ambienti Livello: Il percorso è stato preparato per un gruppo di bambini (sette cinesi e un cubano) di V elementare. Il livello di L2 degli alunni era un A2 nel parlato e A2 (base) nello scritto. Sede: Scuola Colombo - Circolo 2. Durata del percorso: 15 incontri di due ore, realizzati nell’anno scolastico 2002-2003. Contesto: Il percorso è stato costruito partendo dalle conoscenze del territorio in cui vivono i bambini per facilitare il passaggio dall’esperienza diretta alla rappresentazione geografica. Gli alunni hanno fin da subito dimostrato una grande curiosità per le carte geografiche. Per loro l’analisi e lo studio di mappe, mappamondi e carte geografiche era un momento ludico e un vero bisogno di risposte a proprie curiosità, piuttosto che uno studio curriculare o una verifica. D’altra parte la loro scarsa familiarità con l’ambiente circostante ci ha suggerito di partire da un’analisi pratica dell’ambiente, basata sulla loro esperienza diretta. Anche il rispetto dello spazio altrui e la condivisione degli spazi nel lavoro individuale e di gruppo sono state tematiche centrali e fondamentali per l’inizio del nostro percorso. Modalità: Le modalità del laboratorio proposto mettevano i bambini nella condizione di svolgere il lavoro con un alto grado di autonomia, utilizzando individualmente e in grup- 38 po gli strumenti messi a disposizione (carte di varie misure con legenda e atlanti). Considerazioni: L’idea di affrontare un percorso sulla geografia è stato suggerito dagli stessi bambini, incuriositi da un atlante da poco acquisito in classe. La loro curiosità rispetto a territori, rilievi, confini, ecc… è stata da noi accolta e assecondata, così che la nostra programmazione ha seguito di pari passo la dinamica delle loro domande. I bambini si sono lasciati coinvolgere nel laboratorio in maniera diversa a seconda del loro grado di integrazione all’interno della classe di appartenenza e di gratificazione nelle attività scolastiche. Ad una migliore integrazione e soddisfazione scolastica è corrisposto un maggior interesse, una notevole autonomia e una maggiore creatività. 39 attività 1 La città Nei primi incontri abbiamo affrontato la città come spazio da vivere, partendo dalle conoscenze dirette di ogni bambino. I bambini hanno ripercorso i luoghi della città a loro familiari attraverso schede illustrate: dalla visione generale della città (edifici, negozi, mezzi di trasporto, ecc...) ai dettagli della strada (strisce pedonali, marciapiede, panchina, semaforo, ecc…) e degli edifici (forme e strutture). Hanno poi descritto oralmente le illustrazioni e lavorato sul lessico bilingue… Successivamente hanno individuato sulla mappa del quartiere i luoghi conosciuti (es. il tragitto da casa a scuola), lavorando sul lessico e evidenziando i simboli e i segni convenzionali delle mappe cittadine. Questa prima parte si è conclusa con la produzione scritta di un breve testo descrittivo sulla città di provenienza e sulla città di residenza e con la produzione di una propria mappa della città ideale. 40 Profilo altimetrico 41 attività 2 Le regioni... Partendo dall’osservazione della cartina politica dell’Italia, i bambini hanno individuato le regioni, i capoluoghi e i confini di ogni regione. In questa parte del percorso abbiamo invitato i bambini a descrivere liberamente le carte, anche attraverso il gioco e il confronto tra loro. Successivamente siamo passati all’osservazione della cartina fisica individuando la simbologia dei colori e le diverse altitudini dei rilievi italiani. Abbiamo invitato i bambini a ricostruire un profilo altimetrico dei tre monti più alti e dei tre monti più bassi precedentemente individuati sulla carta. Con lo stesso procedimento abbiamo affrontato le cartine fisiche e politiche dell’Europa. I bambini hanno individuato su cartine mute le nazioni, le capitali e i fiumi. attività 3 Nell’ultima parte del percorso abbiamo visionato insieme immagini di vari luoghi e città europee tratte da riviste o giornali scientifici, individuando insieme monumenti, elementi naturali e curiosità per dare maggior concretezza ai concetti appresi nel laboratorio e facilitarne la memorizzazione. Infine, abbiamo visto due film che illustravano l’ambiente naturale e urbano del paese di origine e di accoglienza dei ragazzi, due storie che avevano come protagonisti bambini della loro stessa età e la scuola: “Io speriamo che me la cavo” e “ Non uno di meno”. Il film cinese, che mostra un ambiente contadino e povero della Cina, ha coinvolto molto il gruppo dei bambini che, durante la proiezione, sono stati felici di cantare le canzoni imparate da piccoli, di ritrovare i loro piatti tipici e di illustrarceli. E ora cinema… Zhang Yi Mou Non uno di meno Cina, Shanxi Lina Wertmuller Io speriamo che me la cavo Italia, Napoli C’era una volta una giovane maestra in una povera scuola dello Shanxi. La maestra non trovava più un bambino che era andato in città. Allora lei partì per cercarlo… C’era una volta un vecchio maestro in una povera scuola di Napoli. I bambini non andavano tutti a scuola e allora il maestro li andava a prendere a casa. Ma un bambino … osservazioni I film hanno riscosso un grande interesse da parte del gruppo, nonostante qualche nostro dubbio sulle difficoltà linguistiche. Il dialetto napoletano, prevalente nel film italiano, ha reso piuttosto complessa la comprensione, ma il coinvolgimento della storia (in particolare del rapporto tra il maestro buono e il bambino ribelle) ha mantenuto un buon livello di interesse. Nella scelta del film cinese temevamo che le immagini proposte potessero offendere i bambini; ciò non è successo forse anche per l’abbinamento con un film italiano che rappresentava un’Italia altrettanto povera. Tuttavia Non uno di meno è un film da proporre sempre con molte cautele perché rischia di dare ai bambini italiani un’idea distorta della Cina e di far pesare sui bambini cinesi un’immagine di se stessi che per fortuna non corrisponde a realtà. 42 Come conclusione del lavoro, anche al fine di riutilizzare le conoscenze, le strutture linguistiche ed il lessico precedentemente acquisito, abbiamo invitato i bambini a rappresentare sotto forma di mappa la loro città ideale. La città ideale 43 e ora… Costruiamo una città ideale… osservazioni Nell’illustrazione e nella descrizione della città ideale i bambini non si sono discostati molto dalla realtà, disegnando meticolosamente il quartiere dove vivono, ma inserendovi poi elementi nuovi e immaginifici come i due mari, di cui uno proprio di fronte alla casa di uno degli autori. Abbiamo notato che in generale nella produzione totalmente libera (come la creazione della mappa della città ideale) i bambini tendevano a riprodurre i luoghi a loro più familiari (come la scuola, il parco delle Cascine, ecc), senza inserire elementi nuovi o desiderati. Probabilmente, anche se non previsto negli obiettivi specifici del percorso, sarebbe stato opportuno inserire più momenti di creazione libera (cartelloni con immagini fantastiche di città o paesi, disegni sulle storie o leggende raccontate ecc…) in modo da stimolarli maggiormente a una produzione personale non vincolata da schemi o griglie già predisposte. 44 4 o percorso Margherita Polizio e Benedetta Masi Dalla casa al mondo contenuti CONTENUTI LINGUISTICI Lessico: Morfosintassi: lessico legato all’ambiente domestico, urbano e naturale aggettivi, verbi ausiliari e indicativo presente, pronomi di tempo e di luogo, preposizioni Funzioni comunicative: descrivere oralmente e per iscritto immagini sugli ambienti geografici e scrivere brevi testi narrativi Livello: il percorso è stato preparato per bambini del primo biennio della scuola primaria; il loro livello era tra A1 (livello base). Sede: Scuola Don Minzoni - Circolo 3; Scuola Matteotti - Circolo 6. Durata: 16 incontri di due ore, realizzati nell’anno scolastico 2002-2003. Contesto: Il gruppo era composto da sette bambini di madrelingua cinese, rumena e boliviana. La diversa provenienza del gruppo ci ha indotto a scegliere un percorso linguistico e interculturale attraverso i diversi ambienti terrestri. Modalità: Per affrontare l’argomento abbiamo scelto un elemento comune e di uso quotidiano così che i bambini usassero dall’inizio un lessico già familiare. Ogni incontro è cominciato con un’attività propedeutica sul lessico e sulle conoscenze pregresse dei bambini. Siamo partiti dall’acqua e dalla conoscenza diretta dei bambini sull’uso quotidiano che ne fanno e i luoghi dove si trova. I bambini hanno indicato oralmente e poi per iscritto i luoghi dove è possibile giocare con l’acqua e quelli che preferiscono. Per far loro comprendere come l’acqua può essere vissuta in molti modi diversi e proporre un punto di vista alternativo, abbiamo scelto il film “A Bug’s Life”. In una sequenza del film i protagonisti (una colonia di formi- 46 che) vivono la presenza della pioggia come un evento catastrofico perché troppo piccole per sostenere il peso delle singole gocce. Seguendo lo stesso principio abbiamo visto il film: “Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi”, dove un gruppo di ragazzi di dimensioni simili a quelle di un insetto si ritrova dentro a “un’alluvione” provocata da una pompa per annaffiare il prato. Dall’esperienza quotidiana siamo passati alla descrizione degli ambienti geografici suddividendoli in base alla quantità, presenza o assenza di acqua. Dall’osservazione degli ambienti i bambini hanno scelto l’ambiente che preferivano e sono partiti in un viaggio di esplorazione. Come attività finale i bambini si sono immersi in un viaggio immaginario in cui hanno incontrato gli ambienti conosciuti durante le prime fasi del percorso. Tramite un gioco con carte tematiche i bambini hanno costruito attorno ad esse un “diario di un viaggio immaginario”. considerazioni L’attività rituale ha riscosso un gran successo perché la maggior parte dei bimbi conosceva già la canzone e questo ha infuso in loro un senso di sicurezza e ha reso più semplice il coinvolgimento. Durante “il gioco dei nomi” i bambini di diversa nazionalità avevano difficoltà a pronunciare correttamente i nomi dei compagni. Abbiamo trasformato questa difficoltà in un pretesto per coinvolgere i bambini in un gioco linguistico. Grazie all’aiuto dei nostri mediatori i bambini hanno potuto scrivere il proprio nome in cinese e successivamente imparare le parole di saluto in cinese, spagnolo e rumeno. 47 attività 1 Mi presento Nei primi quattro incontri abbiamo svolto un breve percorso di accoglienza. Ogni incontro è stato suddiviso in diversi momenti: un’attività rituale all’inizio e alla fine di ogni incontro; il gioco dei nomi; le attività tematiche. Una volta arrivati al Centro i bambini venivano invitati dagli operatori a cantare e giocare tutti insieme al “Giro Giro Tondo” e questo si ripeteva anche alla fine dell’incontro. In questo modo abbiamo cercato di creare un clima sereno e di dare un senso di appartenenza al gruppo tramite la ripetizione di un’attività rituale. In un secondo momento i bambini imparavano i nomi dei compagni e degli operatori attraverso un gioco: seduti in cerchio ogni bambino a turno lanciava una pallina ad un altro dicendo il nome del destinatario. Successivamente i bambini si sono presentati con una scheda dove hanno messo il proprio nome, il loro autoritratto e la data di inizio del percorso. attività 2 Per introdurre il tema del percorso abbiamo invitato i bambini a ripensare, prima con una descrizione orale e poi scritta, a tutti i luoghi quotidiani dove usano o vedono l’acqua. Abbiamo utilizzato libri, fumetti e fotografie di diverse città del mondo. Tra i luoghi menzionati i bambini ne hanno scelto uno da illustrare, aiutandosi con i materiali proposti. L’acqua 48 “Io ci bevo sempre alla fontanella dei giardini”. (Robert, 8 anni) “Anche nel mio paese c’è una fontana bellissima e grandissima dove c’è acqua molto alta”. (Luca, 8 anni) osservazioni Durante questa attività i bambini avevano difficoltà con il lessico base non conoscendo le parole mare, fiume, lago e pioggia; inoltre era per loro complicato rintracciare l’acqua in un percorso quotidiano di luoghi interni alla casa, alla scuola e nella città. Quando poi hanno capito la consegna si sono entusiasmati e in molti hanno chiesto di disegnare alla lavagna una fontana della loro città o paese di provenienza per mostrarla agli altri compagni. 49 attività 3 Ci sembrava indispensabile a questo punto avere un altro punto di osservazione dell’elemento “acqua”. Siamo passati quindi a scoprire insieme ai bambini il loro rapporto con l’acqua: i bambini hanno elencato, descritto e illustrato i luoghi legati all’acqua che preferiscono; inoltre hanno elencato e disegnato, su fogli a parte, i giochi d’acqua che sono soliti fare. Con il materiale prodotto abbiamo allestito un cartellone che è stato esposto all’interno della loro aula. 50 L’acqua secondo me considerazioni Il film è piaciuto molto e i bambini sono rimasti colpiti dalla cattiveria delle cavallette. Con nostra sorpresa, senza la guida degli operatori, hanno sottolineato come per le formiche la pioggia sia pericolosa, ma allo stesso tempo preziosa per la crescita del grano di cui si nutrono. 51 attività 4 Le formiche La visione del film “A bug’s life” è stata divisa in sequenze per valutare la comprensione del filmato in itinere. Dopo aver visto il film abbiamo proposto alcune schede sull’argomento. Tra queste abbiamo scelto la scheda “Cosa fanno le formiche quando piove” Ecco alcune risposte: “Le formiche scappano perché cadono delle grosse gocce d’acqua”. “Le formiche hanno paura dell’acqua”. attività 5 Per affrontare gli ambienti naturali abbiamo proposto ai bambini di partire per un viaggio intorno al mondo. Prima di tutto abbiamo spiegato il significato della parola “esploratore” invitando i bambini a immedesimarsi nel personaggio: Come si veste un esploratore? di che cosa ha bisogno per il suo lavoro? Successivamente hanno disegnato una copertina del diario di viaggio dell’esploratore. Abbiamo sottolineato l’importanza per un esploratore di avere qualche informazione sui diversi ambienti che si possono incontrare in giro per il mondo. Di conseguenza abbiamo proposto ai bambini delle schede sui diversi ambienti in relazione principalmente all’elemento “acqua” dove veniva loro richiesto di illustrare e descrivere: - un posto dove c’è tanta acqua; - un posto dove non c’è acqua; - un posto dove c’è la neve. L’esploratore osservazioni Durante la spiegazione del termine esploratore una bambina boliviana ha simulato un oggetto che esplodeva, perché in castigliano il verbo explotar significa esplodere!!! Affrontando la scheda “un posto dove c’è la neve” abbiamo approfondito i cambiamenti di stato dell’acqua. Infatti non era chiaro ai bambini il rapporto tra neve, ghiaccio e acqua. Copertina diario dell’esploratore 52 Il deserto 53 Un posto dove c’è la neve 54 Disegna cosa metti nella valigia: attività 6 L’atlante Una volta conosciuti e descritti gli ambienti, i bambini sono partiti per il loro viaggio da esploratori, scegliendo, attraverso l’osservazione dell’atlante, il posto da visitare. Scelto il paese dove andare, abbiamo discusso sulle caratteristiche climatiche e geografiche affinché potessero preparare la valigia adatta. Abbiamo quindi affrontato il lessico geografico base, creando sui loro input un piccolo dizionario bilingue per ciascun bambino. 55 attività 7 Abbiamo preparato un mazzo di carte tematiche con tutti gli ambienti studiati precedentemente: deserto, foresta, montagna, fiume, mare, lago etc. I bambini sono stati invitati a pescare ad occhi chiusi una carta e ad utilizzarla per completare la prima scheda che richiedeva di disegnare l’ambiente sorteggiato, descriverlo e decidere il giorno di arrivo. Un secondo mazzo di carte conteneva diversi personaggi: un fotografo, una ballerina, un pagliaccio etc. Ciascun bambino aveva il compito di descriverlo e raccontare il dialogo avuto con lui. L’ultima carta era quella di un oggetto particolare: una penna bugiarda, una lampada magica, un cappello volante ecc. Dopo aver descritto l’oggetto i bambini dovevano spiegare come lo avrebbero usato e infine raccontare una breve storia che avesse come protagonisti il personaggio incontrato, lo strano oggetto e loro stessi. I bambini alla fine del racconto hanno disegnato la parte della storia che più gli è piaciuta. “Sono arrivato Sabato al fiume. Questo ambiente è bello e mi è piaciuto perchè c’è tanta acqua. Nel fiume ci sono tanti pesci diversi, blu, giallo, rosso, viola, giallo e insieme rosso”. 56 “Il pagliaccio si chiama Marco. È bello e alto e dà un regalo a una bambina e ha un cappellino. Il suo vestito è un po’ giallo e verde e celeste e il naso è rosso e i piedi grandi. Marco mi ha detto: «Luca domani ti regalo un palloncino verde»”. (Luca, 8 anni) 57 “Mi piace tantissimo questo cappello che vola, rosso e arancione; sopra c’è anche l’elica!!! Lo uso sopra la testa e si vola fino al cielo, vedo tantissime stelle ma non so come si ferma”. (Luca, 8 anni) 58 “Ecco un racconto: sono in cielo con il mio cappello e non so come fermarlo e chiamo «Marco, Marco aiutami». Marco prende tantissimi palloncini e vola fino al cielo e prende i miei piedi e lascia i palloncini e piano piano fino giù”. (Luca, 8 anni) 59 osservazioni Sin dall’inizio del percorso i bambini si sono dimostrati molto interessati all’argomento proposto. L’acqua è un elemento con cui i bambini hanno sin da piccoli molta familiarità e che li entusiasma molto. Quando abbiamo affrontato gli ambienti naturali come il deserto e la foresta equatoriale sono emerse le conoscenze pregresse dei bambini sull’argomento, soprattutto durante piccole ricerche che hanno svolto su libri illustrati e atlanti della biblioteca del Centro. Questa attività ha stimolato la produzione orale e lo scambio tra i bambini di informazioni sui loro paesi di provenienza. Si sono rivelati interessanti i ricordi dei ragazzi relativi all’idea della partenza, quando abbiamo proposto loro di disegnare la copertina del loro viaggio in giro per il mondo. Molti, seguendo un ricordo recente, hanno rappresentato il momento del chek-in all’aeroporto, mentre altri, presenti da più tempo in Italia, hanno scelto mezzi di trasporto più fantasiosi, come la mongolfiera e il razzo. Il momento dedicato al riempimento della valigia si è svolto stimolando i bambini a porre attenzione sia all’aspetto pratico dell’attività (necessità di portare oggetti utili ed indumenti adatti al paese prescelto per il viaggio), sia alle loro esigenze personali (giocattoli, fotografie, persone…), anche se troppo grandi per entrare nella valigia… considerazioni Il gioco delle carte tematiche è piaciuto molto e i bambini erano felici di poter scegliere ogni volta una nuova carta per poter continuare il loro racconto. La parte più difficile è stata guidare i ragazzi nella costruzione della parte finale del diario, quando veniva loro richiesto di mettere insieme le diverse tessere sorteggiate durante il gioco in un racconto fluido e organico. 60 5 o percorso Daniela Kappler, Marika Luisetto, Maria Antonietta Saccia Esploriamo il mondo e… noi stessi contenuti CONTENUTI LINGUISTICI Lessico: lessico bilingue in ambito geografico, storico, socioeconomico Morfosintassi: verbi modo congiuntivo, condizionale Funzioni comunicative: comprendere, produrre oralmente e per iscritto brevi testi descrittivi Livello: Il percorso è stato preparato per alunni di scuola media dai 12 ai 16 anni e per studenti di scuola superiore dai 15 anni, cinesi, rom e della ex Jugoslavia. Gli alunni avevano una conoscenza in L2 di livello A2. Sede: Scuola Manzoni - I.C. Manzoni - Baracca Durata del percorso: 22 incontri di due ore, realizzati nell’anno scolastico 2002 - 2003. Riproposto nel 2003-2004. Contesto: L’età media dei ragazzi ha reso possibile lavorare non solo sui bisogni linguistici, ma anche su obiettivi cognitivi legati al concetto di spazio territoriale, sollecitando un percorso di orientamento in ambito geografico, storico, socioeconomico e culturale. L’obiettivo è stato quello di favorire nei ragazzi una corrispondenza tra le materie di studio e la realtà quotidiana, di stimolare un’osservazione critica fino a comprendere quale impatto possono avere gli interventi dell’uomo sull’ambiente. Gradualmente i ragazzi hanno intrapreso un lavoro di confronto analizzando civiltà diverse, imparando a relativizzare fenomeni socio-culturali. Modalità: Ogni argomento è stato introdotto con un brainstorming e con una discussione, al fine di coinvolgere e interessare gli studenti come soggetti attivi e avere un quadro 62 delle loro conoscenze pregresse. L’utilizzo di testi e immagini estratti da sussidiari scolastici italiani o stranieri, riviste, pubblicità, video-documentari, lucidi, internet, tabelle e cartine ha rappresentato un momento importante all’interno dei percorsi: i ragazzi stessi si sono occupati di reperire più fonti di informazione possibili anche con modalità bilingue, individualmente o in gruppo, sviluppando un buono spirito di ricerca sia collettiva sia in autonomia. Gli studenti hanno dovuto escogitare da soli le strategie d’apprendimento più efficaci per loro, al fine di conoscere i fenomeni naturali, l’uso del territorio e delle risorse, le principali civiltà fluviali, ecc. Essi hanno unito l’esperienza pratica – gite, uscite – allo studio in classe, analizzando e ricostruendo cartine e schemi per localizzare biomi, studiare fenomeni fisici a livello mondiale oppure le principali civiltà antiche, ricercando in un testo le informazioni relative all’organizzazione politica, l’attività economica, la struttura sociale, le caratteristiche ambientali di un determinato popolo o paese. Inoltre, l’analisi delle modalità con cui determinati popoli e società si sono organizzati e il confronto con “l’altro” non è avvenuto solo tramite materiali cartacei; la vita quotidiana in un paese estraneo è stata sempre fonte di domande e confronti basati su fatti concreti. Andare oltre lo studio della geografia e della storia dell’Italia e della Cina (ad esempio Paese d’accoglienza e Paese d’origine) è stato positivo perché ha permesso di superare una visione biunivoca del mondo e sviluppare un relativismo culturale, in particolare con ragazzi che si trovano costantemente a confronto con queste tematiche per le loro origini. Infine siamo giunti a vere e proprie “mappe concettuali” con parole e/o lessico specifico, utili per la comprensione delle lezioni curriculari e per riformulare i concetti elaborati. Questo lungo lavoro ha portato alla creazione di testi ad hoc, dove sono stati riutilizzati i verbi e le terminologie appena studiati: ogni studente si è esercitato alla lavagna per abituarsi a stare di fronte ai compagni e al loro giudizio. Gli altri studenti sono stati stimolati ad osservare più precisamente ciò che veniva scritto, sia nei contenuti sia nella forma. Il risultato finale è stata la realizzazione di un quaderno con vari capitoli tematici sotto forma di un libro “aperto” a nuovi contributi, realizzato collettivamente usando la videoscrittura e la stesura di componimenti. Ciò ha reso gli alunni consapevoli della loro crescita personale. I lavori sono stati poi preparati per presentarli, durante l’arco dell’anno, nelle varie classi di appartenenza degli alunni, con lo scopo di creare uno scambio, di far conoscere alle classi cosa e come gli alunni del Centro Gandhi stanno studiando al corso d’italiano L2. I compagni hanno accolto positivamente le attività proposte, hanno ascoltato con stupore le presentazioni, ma soprattutto erano parte attiva, perché erano stati coinvolti in prima persona con esercizi bilingui preparati per loro dai ragazzi del laboratorio; così si sono messi nei panni di chi studia in un paese diverso da quello natio, vivendo e riflettendo su questa situazione capovolta. Considerazioni: I percorsi interdisciplinari presentavano difficoltà cognitive e linguistiche, ma hanno offerto spunti inattesi. Il passaggio dalle medie alle superiori è stato a volte difficile per il cambiamento d’ambiente, la difficoltà dei testi scolastici e le prestazioni in L2 richieste dai docenti. La motivazione ad apprendere e riflettere su argomenti “astratti” è sicuramente cresciuta, ma non è stata costante per una serie di fattori: frequenza saltuaria, incertezze sulle proprie capacità, difficoltà nell’ambito scolastico, interessi adolescenziali e l’incertezza sulla ricaduta nella vita quotidiana. Con il tempo i ragazzi, non sentendosi giudicati, hanno creato con noi un rapporto di fiducia e manifestato spontaneamente il proprio modo di essere e di applicarsi nello studio. Anche la variazione di tecniche didattiche, l’uso di strumenti informatici, la visione di documentari e l’utilizzo di materiali in lingua materna, ha incrementato la loro autostima e il desiderio di consolidare una lingua diversa dalla propria. 63 attività 1 Abbiamo portato in classe molti materiali: campioni di rocce, fossili, foto, dépliants, libri, cartine e osservato cosa c’è sotto terra e sotto i mari fino al suo nucleo. Poi abbiamo studiato il ciclo dell’acqua e approfondito l’argomento delle vie dell’acqua. Molte intuizioni sono state messe alla lavagna e alla fine riscritte con ordine logico come didascalia alle immagini viste. I misteri del sottosuolo Rappresentazione di Hu Yechao (14 anni) e Zhou Francesco (12 anni) per valutare l’andamento del percorso Abbiamo svolto delle verifiche durante l’arco dell’anno o del percorso, in modo da convalidare l’approccio della ricerca-azione e per analizzare e valutare l’andamento generale. A questo fine ci siamo avvalse di: • schede di comprensione ed esercizi linguistici, • giochi linguistici costruiti dai ragazzi (cerca l’errore, vero/falso, metti l’articolo, quale verbo?), • relazione scritte e orali su tematiche trattate, • esecuzione di una rappresentazione grafica. 64 osservazioni attività 2 Giocare con la lingua Uno degli studenti del secondo anno ha pensato ad una bella caccia agli errori e si è divertito a mettere gli errori nel testo, facendo attenzione alla forma. Quando un gruppo di alunni inventa degli esercizi grammaticali da sottoporre all’altro gruppo, o effettua dei lavori al computer, delle cacce all’errore, o scompone frasi e forma brevi testi, abbiamo notato che gli alunni sono degli ottimi creatori di esercizi linguistici, e che si divertono nel trasformarsi nel ruolo dell’insegnante. L’esercizio “trova l’errore”, nel testo “i misteri del sottosuolo” è una chiara dimostrazione delle competenze metalinguistiche degli studenti. Nell’esercizio hanno appositamente inserito alcuni fra gli errori più frequenti tra gli alunni di madrelingua cinese. Esercizio creato da Hu Yechao (14 anni) 65 attività 3 Partendo dal lessico che già conoscevano i ragazzi hanno affrontato altri temi: “ma da dove viene l’acqua dei fiumi, dei mari, ecc.?”. Dopo diverse riposte, abbiamo sfogliato i libri di geografia cinesi e italiani, ritrovando in entrambi gli stessi schemi che descrivono il ciclo dell’acqua e da lì abbiamo ricostruito tutto il ciclo e redatto il testo. Scheda scritta dal gruppo Wang Fei, Longjin, Shujie, Yuyan, Wentou, Yongxiao. Disegno di Chen Chen (13 anni) 66 Il ciclo dell’acqua 67 attività 4 I fiumi Abbiamo mostrato ai ragazzi i fiumi più importanti della terra attraverso foto, depliant di viaggi e diapositive. All’inizio ogni gruppo ha lavorato sulla localizzazione del fiume e la sua rappresentazione grafica, poi ha affrontato una lettura storica, strettamente legata al corso del fiume scelto. Infine i ragazzi hanno realizzato un cartellone che è stato esposto nella scuola, con la cartina fisica del fiume, la descrizione delle attività che si svolgevano lungo il fiume e l’alternarsi delle piene che rendevano fertili le zone limitrofe. Ogni sezione è stata scritta dai ragazzi in due lingue: italiano e cinese. considerazioni Come in un viaggio nel passato i ragazzi hanno scoperto attraverso le letture come vivevano le civiltà antiche. In particolare hanno analizzato lo stretto legame che esisteva tra la popolazione e il fiume: sul fiume navigavano e commerciavano, con le sue acque dissetavano se stessi e gli animali e, grazie al ciclo delle piene, potevano usufruire di una zona fertile per produrre i loro alimenti. 68 Le valutazioni e i commenti dei ragazzi a fine percorso Quest’anno abbiamo conosciuto e studiato tante cose che non ho mai saputo. Mi piacciono tutte le cose studiate. Mi è piaciuto solo come si formano le montagne e perché l’acqua del mare è salata. Ho conosciuto molti amici. È importante svolgere questo corso. Abbiamo conosciuto gli amici nuovi e professoresse nuove, che sanno parlare molte lingue e da cui noi abbiamo imparato molte cose. Ad esempio le esperienze su come ci si comporta con i compagni e le materie interessanti, per esempio le scienze. Nello specifico mi è piaciuto l'argomento sull'allevamento, perché mi piacerebbe molto allevare gli animali, per esempio i cani. Mi è piaciuto “la pianura”, ho imparato molte cose sulla pianura e anche conosciuto il sottosuolo e il terreno, perché così si può sapere quale pianta coltivare e quale animale allevare. 69 attività 5 Le presentazioni dei lavori svolti dagli alunni nei laboratori sono cominciate con un “sciogli ghiaccio”, una breve attività per catturare l’attenzione e la curiosità dei compagni, fargli studiare qualcosa di nuovo e iniziare uno scambio fra i compagni (a mettersi nei loro panni): “Prima la nostra professoressa del laboratorio Gandhi ha dato ai miei compagni due fogli che avevamo preparato al corso. Uno è la copia di una mappa del mondo, sopra ci sono i continenti e gli oceani ed è scritto in cinese, e sull’altro ci sono scritti gli stessi simboli con la pronuncia in ordine sparso: loro devono trovare lo stesso simbolo e mettere la pronuncia sulla mappa. I miei compagni sono contenti e hanno tanta curiosità. Quando hanno finito hanno dato a me e a Huijing da correggere: anche io sono contento, perchè hanno fatto molto bene. Dopo la correzione tutti hanno letto tutti i caratteri sulla mappa, è difficile ma loro vanno abbastanza bene.” Hongxin, 14 anni Prova Tu 70 La Presentazione in classe Prova Tu Ritrova i caratteri sulla mappa e trascrivi la pronuncia 71 i ragazzi insegnano ai ragazzi Le impressioni dei compagni, cosa hanno capito e imparato da una piccola ma bella attività insieme: “…In queste lezioni la situazione si è ribaltata, invece di dare noi i consigli, ce li davano loro i consigli su come si pronunciava e si scriveva in cinese. Io spero di farne molte altre di lezioni, perché ci si diverte molto.” Valentina, 3A “…se questa attività venisse continuata, a me non farebbe altro che piacere, perché mi ha fatto conoscere un’altra cultura, anche ridendo e scherzando”. Leonardo, 3A “Grazie a questa attività ho capito bene molte cose: in Cina il planisfero è messo in maniera diversa rispetto al nostro, infatti la Cina si trova al centro; le persone cinesi chiamano il Mar Glaciale Artico un oceano; che tradotti in alfabeto latino gli oceani finiscono in yang, mentre i continenti per zhou, ma soprattutto ho capito che la lingua cinese è veramente molto bella…ma molto difficile!” Teresa, 3A “…soprattutto ho imparato che per i cinesi la cartina è diversa dalla nostra perché invece di mettere al centro l’Europa, giustamente nel mezzo per loro c’è l’Asia…Sinceramente mi sono molto piaciute queste attività, perché oltre a farci imparare delle paroline in cinese, fanno partecipare in prima persona i miei compagni cinesi, che secondo me si sentono un po’ esclusi nelle attività che svolgiamo noi in classe. In conclusione questa attività mi è sembrata perfetta.” Eleonora, 3A “…Dopo io leggo in cinese e i miei compagni ripetono quello che ho letto, i miei compagni sono molto contenti se guardo le loro facce. I miei compagni erano molto silenziosi quando io parlavo, mi sono molto vergognata e mi sento anche la mia voce cambiata molto. Oggi mi sentivo un po’ di paura, però sono molto felice.” Shuhua, 3A “…Qualche persona chiede a me di aiutarli, e io ho dato un po’ di consigli a loro…io ero preoccupata della mia presentazione, ma penso che in fondo non è male parlare davanti ai compagni, e poi è per il mio meglio, e penso che anche i miei compagni hanno imparato una cosa nuova, che la scuola non può offrire.” Huijing, 3A “…quando tocca a me parlare, ho ancora un po’ di paura, perché questa è la mia prima volta a parlare davanti ai miei compagni. Ho guardato la prof di italiano e anche lei è contenta di sentirmi parlare. Così ho iniziato la mia presentazione, e forse l’argomento tutta la classe conosce, ma loro lo stesso stanno a sentire, sono felice e la paura è sparita. Finisce la presentazione, la prof sono tutti felici e soddisfatti, perché noi di solito parliamo poco in classe. Anche la prof del Gandhi e noi siamo contenti, perché questa attività è fatta benissimo.” Hongxin, 3A “Studiare il cinese? Non me lo sarei mai immaginato che, un giorno, avrei potuto saper pronunciare, o perché no, saper leggere alcune parole cinesi! E’ stato affascinante lo studio di questa lingua, ma allo stesso tempo è molto difficile. Io e la mia classe, il 28 gennaio 2004 abbiamo fatto un’attività, secondo me, molto originale! Con l’aiuto di due nostri compagni di classe cinesi (Hu Lijiang e Hu Shufang) e con la loro insegnante, abbiamo cominciato con lo studio della pronuncia di alcune parole cinesi geografiche. Per iniziare ci hanno consegnato una cartina del mondo realizzata dai nostri due amici, con scritto sopra ad ogni oceano e continente il nome in cinese….é stata un’attività bellissima! Mi sono molto divertita e ho scoperto quanto è stupenda questa lingua. Mi sono molto divertita soprattutto quando i nostri due compagni ci hanno parlato di un argomento a piacere fatto al corso di italiano. Erano molto imbarazzati ma molto simpatici!” Federica, 3C osservazioni La collaborazione con gli insegnanti delle classi d’appartenenza è stata di fondamentale importanza. Abbiamo concordato all’inizio e rivisto a metà e alla fine gli obiettivi e i contenuti dei percorsi. Le scuole ci hanno offerto la guida e la libertà per sviluppare dei testi e percorsi originali che sono stati valorizzati alla sessione d’esame di licenza. Questi testi sono diventati oggetto d’esame il primo anno e di studio per un gruppo di alunni del laboratorio in L2 l’anno successivo. Tali alunni hanno rielaborato e testato il lavoro svolto dai loro compagni, hanno completato e corretto le parti lacunose, hanno creato esercizi linguistici e ludici che sottoponevano ad altri gruppi, hanno effettuato una caccia all’errore o dettati o altri esercizi mettendosi nel ruolo degli insegnanti e degli alunni. 72 Twinkle Twinkle Little Star Nei percorsi di prima e seconda alfabetizzazione e anche nei tragitti con il pulmino, usiamo spesso canzoni famose internazionalmente e le cantiamo in più lingue. I bambini, anche quelli appena arrivati, riconoscono subito la melodia e spesso ricordano tutte, o parte, delle parole nella loro lingua madre e sono felici di poterle ricantare anche qui con noi. 73 Fine del percorso 74 Maurizio Sarcoli Bibliografia Premessa La presente bibliografia alterna strumenti utili agli insegnanti ad altri direttamente utilizzabili con i ragazzi. In alcuni casi sono indicate solo tipologie di materiali (senza indicazione di titolo ed edizione) o soltanto alcuni esempi all’interno di un repertorio più vasto (specie per quanto riguarda eserciziari e materiale multimediale). È necessario infine precisare che questa bibliografia rappresenta un catalogo parziale e sommario del materiale presente al centro Gandhi o comunque a disposizione dei docenti operatori e da loro utilizzato comunemente. I materiali elencati sono stati quindi utilizzati dai docenti per condurre i percorsi di prima e seconda alfabetizzazione presentati nel quaderno. L’elenco di materiale con testi e immagini utilizzabili per i percorsi di seconda alfabetizzazione è specificatamente costituito da elementi non direttamente legati alla glottodidattica, ma comunque utili come supporti ai percorsi di seconda alfabetizzazione (la lingua dello studio) svolti presso le scuole del Quartiere. Una precisazione tecnica: l’anno indicato è quello di pubblicazione degli esemplari presenti al Centro e non corrisponde quindi necessariamente all’anno di prima edizione. Dove manca tale indicazione è perché non è stata reperita sugli esemplari presenti. LIBRI ITALIANI DI NARRATIVA, FILASTROCCHE, POESIA, LIBRI BILINGUE E INTERCULTURALI - Y. Ahmad et al., La strada delle stelle: Viaggio con il mondo arabo, collana “Tu non sai chi sono io”, 5, Regione Toscana, Provveditorato agli studi di Firenze, Fatatrac, Firenze 1996. - Y. Ahmad et al., Le mille e una parola: dialogo con il mondo arabo, collana “Tu non sai chi sono io”, 6, Regione Toscana, Provveditorato agli studi di Firenze, Fatatrac, Firenze 1996. - K. AttiaAtta, La camicia di Giufà, EMI, Città di Castello 1997. - F. Aziz, V. Cercenà, G. Tassinari, La primavera viene all”improvviso: I Curdi, popolo di montagna, collana “Tu non sai chi sono io”, 8, Regione Toscana, Fatatrac, Firenze 2000. - F. Aziz, V. Cercenà, G. Tassinari, Ogni bambino ha la sua stella: incontro con i bambini curdi, collana “Tu non sai chi sono io”, 7, Firenze, Regione Toscana, Fatatrac, Firenze 2000. - V. Cercenà, M. Giusti, T. Mori, G. Tassinari et al., Cici daci dom: Incontro con i bambini rom, collana “Tu non sai chi sono io”, 3, Regione Toscana, Provveditorato agli studi di Firenze, Fatatrac, Firenze 1994. - V. Cercenà, M. Giusti, T. Mori, G. Tassinari et al., La casa del sole e della luna: I rom un popolo che viene da lontano, collana “Tu non sai chi sono io”, 4, Regione Toscana, Provveditorato agli studi di Firenze, Fatatrac, Firenze 1994. - Com’è il tuo paese? L’Italia e la Cina: due mondi che si incontrano, Fatatrac, Firenze 1992. - A. De Saint Exupery, Il Piccolo Principe, I libri da ascoltare, R.C.S. Libri S.p.A., Milano 2004 (versione con audiocassetta). 76 - G. Di Tante, G. Dei (a cura di), Novelle e filastrocche Tosco-brozzesi, Comune di Firenze, Quartiere 5, Firenze 2001. - I tre porcellini, Prime Letture, ELI-European Language Institute, Recanati 1997. - I. Mc Ewan, L’Inventore di sogni, Einaudi Ragazzi, EL, Dorigo della Valle (Trieste) 1999. - C. M. Naddeo, A. De Giuli, Dov’è Yukio, 1° livello, L’Italiano facile, Alma Edizioni, Firenze 1994 (libro + cassetta audio). - C. M. Naddeo, A. De Giuli, Radio Lina, 1° livello, L’Italiano facile, Alma Edizioni, Firenze 1996 (libro + cassetta audio). - D. Nishani, C. Stichlmayr, Mjekerkaltri, Barbablù e…, Imprima Unigraf, Firenze 2003. - G. Rodari, Favole al Telefono, Einaudi Ragazzi, EL, Dorigo della Valle (Trieste) 1993. - G. Rodari, Il Libro degli errori, Einaudi Ragazzi, EL, Dorigo della Valle (Trieste) 1993. - G. Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, Einaudi Ragazzi, EL, Dorigo della Valle (Trieste) 1996. - Vieni a casa mia? I bambini italiani e i bambini cinesi si incontrano, Fatatrac, Firenze 1992. - J. Yue, L’aquilone bianco, i Mappamondi, libri bilingui, Cina, Sinnos, Roma 2001. MATERIALI MULTIMEDIALI (video, Cd rom ecc.) - A. Adamson, V. Jenson, Shrek, Dream Works Pictures, USA 2001. - Altan, Pimpa (Pimpa fa amicizia e altri titoli), RAI Trade, 1983, diritti home-video in Italia Franco Panini Ragazzi 2004 (libro + VHS con 7 episodi). - Cassette Audio/CD: Musiche ambientali naturali, Musiche dal mondo e dalle Regioni Italiane, Compilation successi del momento (Es. Festivalbar) e sigle dei cartoni animati. - Collana Carte in Gioco (fiabe tradizionali con la storia raccontata e illustrata da S. Fatus in 21 schede di cartoncino), Fatatrac, Firenze prima edizione maggio 1990, III ristampa gennaio 2004. - L. Comencini, Le avventure di Pinocchio, San Paolo audiovisivi, Roma 1971. - S. 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