Ai soci e clienti del Credito Trevigiano Dopo l`approvazione del
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Ai soci e clienti del Credito Trevigiano Dopo l`approvazione del
Ai soci e clienti del Credito Trevigiano Dopo l’approvazione del Bilancio Semestrale da parte del Consiglio di Amministrazione del Credito Trevigiano, sentiamo il dovere di esprimere alcune nostre considerazioni al fine di portare chiarezza, se ve ne fosse bisogno, sulla nostra attuale situazione economica. L’attività principale di una banca locale, come è il Credito Trevigiano, è quella di raccogliere risparmio e, con questo, erogare prestiti. Remunerare adeguatamente il risparmio raccolto significa avvantaggiare i clienti rinunciando ad un maggior risultato economico della banca; d’altra parte, erogare finanziamenti a tassi “(più) contenuti” di quelli attesi significa avvantaggiare le famiglie e le imprese che hanno necessità di accedere al credito. Anche questa strategia, che sostiene il tessuto economico, porta alla rinuncia di un maggior risultato economico. Fino al 2012 il Credito Trevigiano è riuscito a mantenere in equilibrio sia la remunerazione del risparmio che la concessione di finanziamenti a buone condizioni congiuntamente con un terzo fattore economico: l’utile. Ciò ha creato vantaggi per tutti gli stakeholders, ovvero i portatori di interessi che si muovono attorno al nostro istituto, quali soci, clienti, fornitori, associazioni, parrocchie, ecc. Oggi lo scenario economico è cambiato: cala il Prodotto Interno Lordo (PIL), sale la disoccupazione, aumentano le procedure fallimentari, sale l’imposizione fiscale,…. Sarebbe quindi fin troppo facile, per raggiungere e mantenere il “terzo fattore economico” di cui si è detto sopra, ossia l’utile, rompere l’equilibrio tra l’adeguata remunerazione del risparmio ed una minor pretesa sui tassi dei finanziamenti concessi, elementi che interessano i risparmiatori e le famiglie ed imprese indebitate. Il Consiglio di Amministrazione ha invece preferito difendere il tessuto economico locale: continuare a remunerare adeguatamente il risparmio, non calcare la mano sui tassi dei finanziamenti e rinunciare momentaneamente ai margini. Tutto questo è possibile grazie agli utili generati in oltre 110 anni di storia della nostra banca, quantificabili in oltre 140 milioni di patrimonio su cui possiamo fare oggi affidamento. Abbiamo quindi attinto al Patrimonio, il nostro “risparmio”, per non penalizzare categorie di soggetti economici in difficoltà. La rinuncia all’utile è stata maggiore di quanto si potesse inizialmente ipotizzare per una serie di congiunture sfavorevoli - di cui si dirà nel seguito di questa breve nota - che riteniamo siano difficilmente ripetibili. Il “ciclo di vita di un finanziamento” - infatti - si sviluppa in fasi non coincidenti. All’erogazione del prestito da parte della banca, segue una serie programmata di appuntamenti, in cui il cliente debitore onora il suo impegno pagando gli interessi dovuti e rimborsando quote di debito. Durante tutto questo arco temporale pluriennale, la banca valuta continuamente la capacità di onorare il debito da parte del soggetto finanziato. Storicamente non è mai accaduto che, contemporaneamente, molti clienti si siano dimostrati in palese difficoltà nel rispettare gli impegni assunti con la Banca. Se analizziamo il sottostante grafico (fonte Banca d’Italia riferito al Veneto), ci accorgiamo che a livello regionale, dal 2007 al 2012, sono aumentati i “prestiti deteriorati”. Si è passati dall’8% al 22% rispetto alle totali erogazioni. Come dire che nel 2007 circa 1 cliente su 12 era in difficoltà (ovvero l’8%) rispetto ai quasi 1 su 4 di oggi (22%). In pochi mesi lo scenario economico è peggiorato tanto in fretta che, in un solo semestre, su disposizioni emanate da Banca d’Italia, si è dovuto tener conto delle potenziali perdite cui la Banca potrà andare incontro se il contesto in cui operiamo non dovesse migliorare. Tutto ciò - ci permettiamo di sottolinearlo - in un solo semestre. Di conseguenza il Credito Trevigiano ha dovuto analizzare i finanziamenti erogati con modalità molto più stringenti, procedendo a delle svalutazioni su crediti per quasi 16 milioni di euro. Da qui nasce il risultato negativo del bilancio semestrale di circa 8,1 milioni. Pensiamo che le scelte strategiche decise dal Consiglio di Amministrazione siano prudenti e che mettano ancora più in sicurezza la nostra Banca: si deve evidenziare – infatti - che rispettiamo ampiamente i requisiti patrimoniali richiesti, e che la nostra dote di capitale rapportata ai rischi è quasi doppia rispetto a quella di alcune banche della nostra regione. Siamo assolutamente certi che questa scelta di prudenza si dimostrerà nel futuro vincente. Facciamo infine presente ai nostri soci e i nostri clienti che il Credito Trevigiano continuerà ad essere presente come Banca di riferimento del territorio e sostenendo il tessuto economico e produttivo con sempre maggior vigore ed impegno. Ricordiamo che il nostro istituto recentemente ha stanziato un plafond di 10 milioni di euro per le PMI dei settori commercio, artigianato ed agricoltura, e di 20 milioni di euro destinati alla ristrutturazione del patrimonio mobiliare privato esistente. Fanzolo di Vedelago, ottobre 2013 Per il Consiglio di Amministrazione Il Presidente (Nicola Di Santo)