IL CARPIONE
Transcript
IL CARPIONE
buono a sapersi N IL CARPIONE elle zone paludose e nelle vicinanze dei laghi in epoca preistorica si raccolsero i primi nuclei famigliari ed ebbe inizio la cultura dell'uomo cacciatore-pescatore. I risultati immediati e pratici di questa attivitaÁ dell'uomo furono l'alternanza, nell'alimentazione, della carne, dei vegetali e dei pesci e la ricerca, conseguentemente, di un modo di pescare facilmente, la costruzione delle prime imbarcazioni e delle reti. Oltre a cioÁ la pesca richiedeva numerose cognizioni: la conoscenza delle correnti, dei venti, dei fondali delle acque piuÁ prossime all'insediamento e, soprattutto, delle abitudini dei pesci. Il pescatore, che a suo tempo era anche cacciatore, stanziandosi, si eÁ evoluto dando origine alla tipica ruralitaÁ del lago e diventando contadino-pescatore. La conoscenza del comportamento dei pesci e le conseguenti `pesche miracolose' hanno costretto i pescatori ad attrezzarsi in modo da poter conservare il pesce il tempo necessario ad arrivare sui mercati offrendo un prodotto sempre fresco. Vicino a tutti gli specchi d'acqua che potevano fornire del pescato, sorse dunque la necessitaÁ di conservare il pesce fino al momento migliore: ecco allora sorgere le ghiacciaie per il mantenimento del ghiaccio reperito nello specchio d'acqua e utilizzato per conservare il pesce fino al momento della commercializzazione. La conservazione del pesce conosce anche altri procedimenti: l'essiccazione e la salagione. Famosa l'essiccazione del merluzzo, grazie alla quale si ottiene lo stoccafisso, e tipica quella delle alborelle del lago Maggiore (i pessitt da Sant'Antoni) che, fino all'inizio della grande guerra, venivano messe a seccare sul sagrato della chiesa a Cazzago Brabbia e che a Monte Isola, sul lago d'Iseo, sono chiamate aole e messe a essiccare al sole. Altrettanto famosi sono i risultati della salagione del merluzzo, dalla quale si ricava il baccalaÁ, e della sacca ovarica del muggine, che si trasforma in bottarga. Nella stagione propizia la pesca daÁ abbondanti frutti rendendo cosõÁ necessario utilizzare tutti i mezzi per conservare piuÁ a lungo possiLOMBARDIA NORD-OVEST La pesca e l'esigenza di mantenere la freschezza del prodotto pescato hanno dato origine sin dai tempi piuÁ remoti a vari metodi di conservazione: dal ghiaccio all'essiccazione, dalla salatura al carpione, dal nome di un pregiato pesce d'acqua dolce, in cui si ricorre all'acidificazione con aceto. Una preparazione ricorrente nei ricettari di famosi cuochi del Cinque e Seicento e che, con diversi nomi, trovoÁ ampia diffusione nel nostro Paese per cucinare e conservare trote, alborelle, agoni, carpe, tinche. Piero Colombo 69 2/2002 origine una salsa preparata per la conservazione del pesce pescato in abbondanza, fritto per evitarne la decomposizione e posto quindi in ambiente acido per conservarlo saporito e piuÁ a lungo. Il nome `carpione' deriva da un pesce di acqua dolce molto pregiato, della famiglia dei Salmonidi e simile alla trota, ma ormai pressoche scomparso. In Italia si trova solo nel lago di Garda e vive a profonditaÁ variabili dai 100 ai 150 metri. Ha carni delicatissime e per conservarlo a lungo si immergeva in una salsa molto particolare che prese nome dal pesce. Del carpione e della salsa da preparare per conservarlo parlano nei loro scritti i piuÁ noti cuochi dei secoli XVI e XVII; questo metodo di preparazione gastronomica si applicoÁ anche ad altri pesci e si diffuse, come giaÁ accennato, nelle epoche in cui la conservazione dei pesci era difficoltosa. EÁ quindi ben comprensibile come l'evoluzione della ricetta della `salsa carpione' sia stata, nel tempo e sul territorio, piuttosto importante. Le ricette hanno piccole varianti, che danno luogo comunque a sapori diversi, cosõÁ come vario eÁ il pesce che si usa per preparare il carpione: dalle trote alle alborelle, dagli agoni e dalle tinche alle carpe, sino ad arrivare a preparazioni che assumono altri nomi, come pesce in saor nel Veneto, scabeccio per i genovesi e escapece per i napoletani. bile il pescato. Ogni paese conserva i cibi utilizzando gli ingredienti reperibili in loco: come si eÁ visto, ghiacciaie dove il ghiaccio eÁ facilmente disponibile ed essiccazione dove il clima lo permette; e poi la salatura e la conservazione in ambiente acido, che non permette l'attivitaÁ enzimatica dei microrganismi provocanti la putrefazione e quindi la perdita del prodotto pescato, cacciato o coltivato. L'aciditaÁ eÁ prodotta in vari modi, ricorrendo agli ingredienti del luogo, utilizzati secondo una certa cultura. Due esempi originati da due culture molto diverse, ad esempio, sono la giapponese e la lombarda: il sushi e il carpione! Originariamente il sushi definiva la preparazione riguardante la conservazione del pesce fresco posto nel riso, dapprima bollito, e poi lasciato fermentare a lungo. L'aggiunta di aceto creava quindi l'ambiente adatto alla conservazione del pesce. Il riso veniva poi gettato e si consumava solo il pesce che era conservato in esso. Essendo uno spreco, con il pesce si comincioÁ a consumare anche il riso. Naturalmente, come avviene in ogni preparazione culinaria, le ricette del sushi che sono arrivate fino a noi (intendo dire anche a noi occidentali), pur avendo sempre come base del pesce fresco crudo e del riso bianco bollito e insaporito con un po' di aceto, hanno subõÁto innumerevoli varianti. Il carpione, come noi lo intendiamo, era in 2/2002 70 LOMBARDIA NORD-OVEST Alla pagina precedente e a fronte: Una delle celebri ghiacciaie di Cazzago Brabbia e reti da pesca sul lago di Varese (foto Antonio Bandirali). Un gruppo di alborelle, presenti nelle acque dei nostri laghi. L'alborella (della famiglia dei Ciprinidi, dal latino cyprinus, `carpione') eÁ il pesce usato piuÁ comunemente, da noi, per la preparazione del carpione. Pesciolino grazioso, lungo al massimo quindici centimetri, ha una carne molto fine e delicata ed era un'esca privilegiata dai predatori di ogni specie, sia pesce che uomo. Era... Perche la sua abbondanza, rivelata dai numerosi banchi visibili dalle sponde dei nostri laghi e che invitava alla pesca piuÁ o meno sportiva, eÁ oggi svanita. Scomparsa dovuta a una variazione, che si spera transitoria, della temperatura delle acque dei nostri laghi. La temperatura dell'acqua eÁ infatti determinante per la fecondazione delle uova deposte e per il conseguente sviluppo dell'embrione. L'agone, pesce che vive nel lago di Como e appartiene alla famiglia dei Clupeidi, eÁ utilizzato abitualmente per la preparazione del pesce in carpione nella zona originaria. E, a proposito di agoni in carpione, ecco un poetica ricetta in dialetto tratta da La cusinna de Milan di Giuseppe Fontana: UNA RICETTA TRADIZIONALE Ingredienti per sei persone: 600 grammi di alborelle 200 grammi di cipolle 1 gamba di sedano 1 carota 1 spicchio d'aglio 50 grammi di farina bianca 0,750 litri di aceto 0,750 litri di vino bianco prezzemolo, salvia, rosmarino, sale e pepe olio per friggere. Preparazione Pulire dalle interiora le alborelle, lavarle e asciugarle; quindi infarinarle e friggerle in olio bollente estraendole con la schiumarola quando sono croccanti. Dopo aver disposto il pesce in una terrina, tritare cipolla, sedano, carota e schiacciare l'aglio. Soffriggere nell'olio rimasto dalla frittura del pesce le verdure preparate. Dopo la brasatura, aggiungere il prezzemolo tritato, la salvia, il rosmarino, sale e pepe; e, quando tutto eÁ ben tostato, l'aceto e il vino bianco portando a ebollizione. Cuocere ancora per una trentina di minuti e quindi versare il tutto sul pesce che si era posto nella terrina. Deve essere servito freddo e ricordiamoci che lo scopo del carpione eÁ la conservazione del pesce per piuÁ giorni. I AGON IN CARPION Se ciappa i so agon per el coin con duu dit, vun a vun, pian pianin, se infarinen suÁ ben, de sora on piatt, se scurlissen e se pucien in del latt con riguard, de noÁ toeugh farina e dent a rostõÁ in de l'oÁli ben bujent. No van tocaa fin che in croccantei e a fan coeus poÁch a la volta vegnen mei. Quand in coÁtt, tirai gioÁ, ma con manera, per mettei drizz in d'ona insalatera. Intanta a peu tostaÁ, in tri bon cugiaa d'oÁli fin, do fes d'ai, ma ben doraa, giuntagh doÁ foeui de savia, on ciccinin de scigola, del pever del masnin, salai, mettegh on tazzin de asee e fall buj: des minut (in pu che assee), infin poeu, giuntagh dent un bel cugiaa d'erborinn fresch bei verd e ben tridaa e insci, bujent, voial sora i agon. Se mangen frecc. Stan lõÁ e in semper bon. LOMBARDIA NORD-OVEST 71 2/2002