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JIBURO
Un film di Lee Jung-hyang
CARTELLA STAMPA
SINOSSI
1
Sang-woo è un bambino di sette anni che vive solo con sua madre, nella
grande città coreana di Seul. Impegnata nella ricerca di un nuovo lavoro, la
giovane mamma non ha il tempo necessario per occuparsi bene di suo figlio.
Per questa ragione decide di affidarlo, per alcune settimane, alle cure di sua
madre, che vive poveramente in un paesello sperduto.
Giunto sul posto, Sang-woo fa conoscenza della nonna che non aveva mai
visto prima di allora. E’ una vecchietta sdentata e muta che lo accoglie in
modo molto affettuoso. Decisamente scontento di essere finito in quel posto,
Sang-woo la rifiuta e le fa anche dei brutti scherzi.
Con molta pazienza, la nonna accetta comunque
il comportamento
del nipotino. Non
si arrabbia mai.
Al contrario, fa di
tutto per rendere
felice Sang-woo.
Quando proprio
non riesce a
soddisfare i suoi
capricci, gli dice
semplicemente
«mi dispiace»
utilizzando la lingua dei segni.
Per nulla abituato a vivere in campagna, Sang-woo trascorre il tempo giocando con il game-boy o con le sue carte dei super-eroi. Ma un giorno succede
che le batterie del suo giochino elettronico si scaricano: eccolo allora costretto ad aprirsi agli altri. A poco a poco, Sang-woo cambia così atteggiamento,
scoprendo l’immenso amore che la nonna gli offre. Senza troppo dimostrarlo,
le si affezionerà sempre più.
Quando infine arriva il momento di tornare a Seul, Sang-woo è persino inquieto di lasciar sola la nonna, che non sa né leggere né scrivere. Le dirà
allora una frase meravigliosa:«Se dovessi ammalarti nonna, non dovrai fare
altro che inviarmi un foglio bianco, così io saprò che sei tu e io arriverò subito
a prendermi cura di te…».
1
riassunto del film
–2–
I PERSONAGGI PRINCIPALI DEL FILM
Sang-woo
E’ un tipico bambino di città abituato alla vita moderna. Egli non
è affatto contento di trascorrere le sue vacanze dalla nonna che
abita in campagna, lontana da tutto e da tutti. Sang-woo appare
così dapprima come un bambino cattivo, esigente, capriccioso
e persino egoista. Tuttavia, sotto la sua corazza, egli nasconde
una personalità ben diversa. E’ infatti un ragazzino molto sensibile e capace di assumere atteggiamenti molto teneri.
La nonna
Lenta come una tartaruga, tutta curva, questa donnina molto
anziana ha trascorso la vita intera senza mai abbandonare il
suo villaggio sperduto. Lei non può parlare e si esprime unicamente attraverso i gesti. Pur conducendo una vita molto povera, questa nonnina dimostra tuttavia una grande generosità e
un amore infinito per il suo nipotino. Con una pazienza a prova
di bomba, riuscirà a trovare il cammino del suo cuore.
I PERSONAGGI SECONDARI DEL FILM
La mamma di Sang-woo
E’ una signora che sta attraversando un periodo difficile della
sua vita. Da molti anni vive separata dal padre di Sang-woo
e non ha neppure un buon contatto con la propria madre. Se
non è troppo affettuosa con suo figlio, ciò è sicuramente dovuto al fatto che lei stessa non è felice.
Cheol-yee, il giovane vicino di casa
Ha una dozzina d’anni circa. Cheol-yee è un ragazzo molto
socievole. E’ lui che per primo propone a Sang-woo di giocare assieme. Ma Sang-woo preferisce ignorarlo e fargli brutti
scherzi. Sang-woo agisce così per gelosia, perché crede che
lui sia l’amichetto di Hae-yeon.
Hae-yeon, la ragazzina
Sempre allegra, Hae-yeon è apprezzata da tutti. Inoltre lei sa
cantare molto bene. Quando la incontra per la prima volta,
Sang-woo non è molto gentile con lei. E’ sicuramente a causa
della timidezza, poiché, in fondo, Hae-yeon gli piace molto e
la vorrebbe conquistare come sua amichetta.
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LA REGISTA DEL FILM LEE JUNG-HYANG
Lee Jung-hyang è una cineasta della Corea del Sud, nata nel 1964.
Sin dall’adolescenza si appassiona al cinema e vuole ben presto farlo diventare la sua professione. Frequenta così una scuola di cinema e a soli 24 anni
ottiene il diploma di regista.
Lee Jung-hyang comincia allora la sua
carriera da cineasta
realizzando un documentario sulla condizione femminile nel
suo Paese. Nel contempo però continua
ad imparare il mestiere lavorando come
assistente alla regia.
Gira il suo primo lungometraggio di fiction
nel 1998. E’ un film
per adulti che racconta l’incontro tra il guardiano di uno zoo e la sorvegliante
di un museo d’arte. All’inizio della storia, questi due personaggi assai differenti fra di loro non si capiscono affatto…
Ritroviamo questo stesso tema nel secondo lungometraggio di fiction della
regista coreana, «Jiburo» appunto (2002). Il film ottiene un grandissimo successo in Corea del Sud ed è visto da quasi quattro milioni di Coreani. Grazie
a questo successo, «Jiburo» può così arrivare anche in Europa, negli Stati
Uniti e in Canada, cosa assai rara per i film coreani.
Attualmente, Lee Jung-hyang sta scrivendo la sceneggiatura del suo prossimo film.
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DICHIARAZIONI DELLA REGISTA LEE JUNG-HYANG
L’origine del film
«Nei miei film mi interesso soprattutto delle relazioni fra le persone. Per «Jiburo», mi sono detta che sarebbe stato interessante mettere a confronto un
bambino e una donna molto anziana. Oggigiorno, questo genere di incontri,
pur così naturali, è purtroppo diventato assai raro.
C’è anche molto di me in questa storia. La mia nonna materna si è sovente
occupata di me quando ero piccola. Detto fra noi, penso di essere stata altrettanto insopportabile con lei di quanto sia Sang-woo! Ho fatto il film in omaggio a mia nonna e a tutte le nonne che offrono il loro amore senza aspettare
nessun riscontro.»
La differenza tra la città e la campagna
«In Corea c’è sempre più differenza fra la città e la campagna. Le persone
che vivono in campagna sono sempre più povere. Se si sentono abbandonate non si lamentano comunque mai poiché sono molto dignitose nella loro
condizione.
Ma noi ci sentiamo veramente meglio di loro con i nostri giochini video, i nostri fast food e tutto il nostro stress? E’ questa la domanda che ho avuto voglia di porre mostrando un bambino di città che, da un giorno all’altro, è costretto ad adattarsi a questo genere di vita semplice nella natura, senza tanti
«gadgets»…. A ognuno di noi il compito di rispondere.»
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Le riprese hanno occupato molto tempo
«Inizialmente avevamo previsto che le riprese durassero due mesi. In realtà
ce ne sono voluti sei. Il tutto infatti ha richiesto un tempo superiore a quello previsto, poiché non volevo girare le scene raggruppandole per contesto
– come si fa di solito nel cinema per guadagnare tempo prezioso. Ho deciso
invece di girare le scene nell’ordine cronologico della storia, affinché i miei
due attori principali percepissero bene l’evoluzione dei loro rispettivi ruoli e,
soprattutto, i cambiamenti nei rapporti fra di loro.»
Le mie intenzioni
«Ho cercato di dimostrare che una storia fra una nonna e un nipotino poteva
essere altrettanto interessante quanto una super-produzione infarcita di effetti speciali. Ho voluto realizzare un film che dimostrasse che le piccole cose
della vita non sono affatto noiose, tutt’altro! Era importante anche che il tutto
rimanesse autentico, vero ma anche divertente, fresco e commovente nello
stesso tempo. Spero di esserci riuscita…»
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NOTE DI PRODUZIONE
Un film d’autore
E’ la regista stessa, Lee Jung-hyang, che ha inventato la storia di «Jiburo».
E’ stata lei a scriverne la sceneggiatura, dopo averci pensato a lungo. Si tratta quindi di un’opera interamente sua.
Molto meno caro di «King Kong»
Il costo del film è stato di un milione e trecentomila franchi svizzeri circa. Ciò
potrebbe sembrare molto e invece non è così. A confronto, una super-produzione come «King Kong» è costata all’incirca cento cinquanta volte di più!
Molto lontano dagli studi di registrazione
Lee Jung-hyang non ha girato il suo film in uno studio cinematografico, ma in
un vero villaggio chiamato Youngdong. Un paese veramente piccolino, che
conta soltanto otto abitanti, tutti molto anziani.
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Una grande attrice dilettante
Per rendere il suo film più realistico possibile, la regista ha voluto attribuire il
ruolo della nonna a una persona anziana dello stesso villaggio. In un primo
tempo non ne aveva trovata una adatta a quel ruolo, poi un giorno vide in lontananza una vecchietta tutta curva che camminava per la strada del paese. In
quel momento gridò ai suoi collaboratori: «L’ho trovata, è lei!».
La vecchietta aveva dapprima rifiutato la proposta poiché pensava di non
essere in grado di assumere quel compito. D’altronde non aveva mai visto
un film in vita sua! Yoo Seung-ho, il ragazzino che gioca con Sang-woo, aveva invece più esperienza di lei, poiché aveva già recitato come attore in una
serie televisiva.
Le sanguisughe attaccano
I lavori preparatori e le riprese di «Jiburo» sono stati una vera avventura.
Siccome non esisteva una vera e propria strada per raggiungere il villaggio,
la squadra tecnica aveva dovuto portare tutto il materiale sulle spalle. Aveva
piovuto molto e le sanguisughe pullulavano. Poiché veniva dalla città, come il
personaggio che recitava nel film, Seung-ho ne aveva molta paura, anche se
poi vi si abituò.
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LA SCHEDA TECNICA DEL FILM
Interpreti
Sang-woo .......................................Yoo Seung-ho
La nonna ........................................Kim Eul-boon
La madre di Sang-woo ...................Dong Hyo-hee
Cheol-yee, il giovane vicino ............Min Kyung-hoon
Hae-yeon, la ragazzina ..................Yim Eun-kyung
La «troupe» cinematografica
Regia e sceneggiatura ...................Lee Jung-hyang
Immagini .........................................Yoon Hong-shik
Luci .................................................Lee Cheol-oh
Scenografia ....................................Shin Jeom-hee
Accessori ........................................Yoo Kil-won et Song Sang-ho
Trucchi e costumi ...........................Song Eun-kyung
Suoni ..............................................Park Jun-ho et Lee Seung-cheol
Musica ............................................Kim Dae-hong et Kim Yang-hee
Montaggio .......................................Kim Sang-beom et Kim Jae-beom
Produzione .....................................Whang Young-ho et Whang Jae-woo
Anno di produzione ........................2002
Paese .............................................Corea del Sud
Durata .............................................1h27
Film a colori
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BREVE STORIA DEL CINEMA IN COREA
La Corea è una penisola situata all’estremo est dell’Asia. E’ un Paese che ha
avuto una storia molto movimentata. Dopo essere stata un regno indipendente
per un millennio, la Corea ha poi vissuto la guerra e la separazione in due Stati che, contrariamente a quanto successo con la Germania, dura ancora oggi.
Una guerra civile e la separazione
I Coreani scoprirono il cinema nel 1905, l’anno in cui il Giappone invase il loro
Paese. Fino al 1945 furono prodotti 156 film. Si trattava soprattutto di melodrammi e di film di propaganda commissionati dall’invasore giapponese.
Nel 1950 si scatenò una guerra civile che portò alla creazione di due diversi
Stati: la Repubblica popolare democratica di Corea (Corea del Nord) e la Repubblica di Corea (Corea del Sud).
Due cinematografie differenti
I film realizzati nella Corea del Nord adottarono il cinema sovietico quale modello e fecero essenzialmente della propaganda per il nuovo stato comunista.
In Corea del Sud invece una dittatura militare instaurata dagli Stati Uniti sorvegliò il cinema da vicino e istituì una rigida censura.
Per distrarre la popolazione i militari sud-coreani svilupparono una vera e propria
industria cinematografica. Fecero
costruire dei grandi studi di registrazione a Seul, la capitale del Paese,
dove vengono tuttora prodotti circa
200 lungometraggi all’anno. La Corea del Sud è così uno dei principali
Paesi produttori di film in Asia.
Documentario, commedia, melodramma, arti marziali, film di guerra,
film in costume, ogni genere è ben
rappresentato.
Finalmente liberi
Nel 1987 cessò la dittatura nella Corea del Sud. I cineasti poterono infine
produrre in tutta libertà i loro film. Nacque allora una nuova generazione di registi: Kim Ki-duk, Park Kwang-su, Hong Sang-soo, ecc. Anche se i loro nomi
sono difficili da pronunciare questi giovani cineasti realizzano dei film molto
più interessanti di quelli del tempo passato!
La regista Lee Jung-hyang fa parte di questa nuova generazione che riceve anche un buon riscontro dal pubblico. Contrariamente a quanto succede qui da noi
e nella maggior parte dei Paesi del mondo, gli spettatori coreani continuano a
preferire i film girati nel loro Paese piuttosto che le super-produzioni americane!
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