di placcarle immediatamente e subito presentarti
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di placcarle immediatamente e subito presentarti
Cinema di placcarle immediatamente e subito presentarti, è difficile riuscire a capirne il nome. Puoi sì incontrarle di nuovo fuori dal cinema, commentare per mezz’ora lo stesso film o prenderci un caffè insieme, ma sono incontri fugaci, che si giocano di soppiatto alla macchina organizzativa, la quale, come qualsiasi buon elefante kafkiano, ti inghiotte nei suoi ingranaggi infernali e allora anche tu, che ti pensavi alieno da questo stridore di solitudini, ti trovi a dover “funzionare” come un qualunque altro gingillo che compone il grande meccano invisibile del Festival. O forse è soltanto che il Ragazzo Genovese è in testa alla coda e sta parlando con una coppia emiliana e si lamenta a voce alta dell’Organizzazione, delle file. Dice che ha due motivi per essere arrabbiato (ma usa tutt’altri termini): la prenotazione alla Biglietteria e il fatto che quest’anno non ci hanno dato una borsa di stoffa, ma di carta, pronta a sfasciarsi da un momento all’altro. Quindi non faccio direttamente la sua conoscenza: origlio il suo sfogo e di tanto in tanto mi intrometto a ribadire la voglia di ribellione. Capisco che lui è un personaggio: non fa mai vacanze. Tutto quello che guadagna in un anno lo spende qui; a Genova ha organizzato una rassegna cinematografica e la cineteca Griffith gli ha dato una serie di copie spregevoli dei film che ha chiesto. Alcune pellicole erano tutte virate rosso, come fragole, altre si bruciavano. Poi parla della necessità di vedersi i film con i sottotitoli, perché tanto dopo cinque minuti non noti la differenza e perché il doppiaggio, benché in Italia abbiamo i migliori doppiatori, è comunque una falsificazione. Chi parla con lui gli dà – ovviamente – ragione. Poi un buttafuori s’intromette per raccontarci che lo scorso anno proiettarono un film che per il 90 % era pornografico. “Come porno? Sesso simulato”, chiediamo noi. “Porno. Porno vero. Come fare sesso vero”, dice lui. Il Ragazzo Genovese, il cui anonimato mi permette il racconto di una piccola cattiveria, non ha fatto altro che guardare lo scollo della ragazza in coppia. Per tutto il tempo del suo discorso aveva gli occhi incollati al decolleté della giovane. La notizia di un porno a Venezia, benché siano quattro anni che frequenta la Mostra del Cinema e se lo sia perso, gli rinnova l’energia dello sguardo e gli vela gli occhi vispi di una malinconia che soltanto la triste rinuncia porta con sé. Entriamo e mi siedo, di nuovo, in galleria. Mi piace questa sala. Un leggero vento di aria condizionata non ti raggela come quella della Darsena di primo mattino. Le poltrone sono morbide e color beige. C’è un grande lucernario al centro e lo schermo fa godere chiunque abbia sete di splendori visivi. La galleria si conclude con una balaustra dorata, oltre la quale si apre lo scenario mozzafiato della platea, con tutte le teste di spillo delle persone. È da una porta laterale che entra, in platea, Quentin Tarantino. Arriva con la sua camicia a scacchi verde e blu, da bovaro del Montana (gira voce che stia preparando un film western) ed è accolto come una rockstar. Lui ringrazia lo scrosciare incontrollato di applausi e lancia baci ai fan. Intanto un nugolo di persone lo circonda e comincia a scattare fotografie a mitraglia. Lui accetta i flash e sorride, qualcuno si azzarda: lo abbraccia e scatta una foto di loro due insieme. Chissà cosa racconterà agli amici… La verità probabilmente. O magari è uno di quelli che cominciano coi buoni propositi della verità, ma poi finiscono sempre col dire: “E poi, sai com’è, Quentin mi ha offerto una birra e ci siamo ritrovati al bar a chiacchierare di Lucio Fulci e Robert Wise, finché mi ha chiesto se avessi programmi questo fine settimana perché ci sarebbe una rassegna a Los Angeles di blaxploitation e vorrebbe farmi conoscere un po’ di persone. Ma io ho detto che questo fine settimana avevo appuntamento al pub con voi, amici miei…”. Entrano in sala anche gli attori e il regista del film: Tran Ahn Hung (regista, già Leone d’Oro nel ’95 con Cyclo), Rinko Kikuchi, Kengo Kora, Tetsuji Tamayama, Kiko Mizuhara. Adesso ho chiara la procedura di presentazione per le proiezioni col cast del film. Marco Muller si mette in piedi sullo strapuntino di fronte al suddetto cast. Una voce annuncia che la sessantasettesima mostra ecc… del cinema ecc… presenta il Titolo del Film e che sono presenti in sala Nomi dei Presenti. Applausi per ogni nome, ma il più caloroso va al regista. La gente si alza in piedi. Talvolta è un po’ esagerato. Stavolta no. Seduti. Silenzio. Sala Grande, ore 21.30 ma senz’altro più tardi. Norwegian wood, di Tran Ahn Hung 6]W^MLQZMbQWVQn. 1 gennaio-febbraio 2011 134