Progetto dell`Opera Istituto Sacro Cuore – Carrara
Transcript
Progetto dell`Opera Istituto Sacro Cuore – Carrara
Progetto dell’Opera Istituto Sacro Cuore – Carrara Carrara, 29 ottobre 2014 La presenza delle FMA a Carrara è iniziata nel 1925. L’opera voluta e affidata alle suore salesiane dal conte Pietro Lombardo era destinata ad orfanatrofio femminile. Nel corso del tempo l’azione pastorale si è ampliata ad attività parrocchiali e di animazione del territorio. Nel 1998 è avvenuto il passaggio da orfanatrofio a Casa Famiglia. La casa è parte della Fondazione diocesana “Opera Pia del Sacro Cuore” gestita da un Consiglio di amministrazione di cui è presidente il Vescovo e a cui partecipano la Direttrice e l’Economa. La Fondazione affida tutta la gestione dell’opera (scelta dei dipendenti, convenzioni con il comune) alla Comunità FMA. Da sempre le Figlie di Maria Ausiliatrice sono considerate dalla gente di Carrara – la più povera tra le province della Toscana - le “suore del Cappelletto”, povere per i più poveri. Questa essenzialità e questa dedizione ai più emarginati ha suscitato sempre una grande generosità da parte della popolazione. Attualmente l’opera comprende: - Scuola dell’infanzia (2 sezioni, 48 bambini, 3 insegnanti laiche) - Casa famiglia* “Laura Vicuna” (6 posti) per ragazze dai 7 ai 18 anni, 2 educatrici dipendenti, 1 FMA, 1 pedagogista volontaria; Casa famiglia “Margherita Bosco” (7 posti + 1 di pronta accoglienza anche di mamme con bambini) per bambine da 7 ai 18 anni, 2 educatrici dipendenti, 1 FMA, 1 pedagogista volontaria; Casa “Maria Ausiliatrice”1 (accoglienza due mamme con bambini) - Doposcuola con 25 ragazzi in gran parte stranieri, (1° Primaria alla 3° Media) dalle 15.00 alle 18.00 - Attività del Centro estivo (1° Primaria alla 3° Media) per 6 settimane - Associazione Exallieve che partecipa all’animazione nei momenti di festa e di formazione - Gruppo Vides, sede costituita, a sostegno delle attività di volontariato. - Animazione parrocchiale (Eucaristia ad anziani e ammalati, formazione catechesi famiglie progetto consolidato 0-6 anni - animazione liturgica) - Accoglienza di ragazze oltre i 18 anni per un tempo massimo di 2 anni, in cui abbiano la possibilità di trovare una sistemazione. Il progetto si sta realizzando grazie a un Bando di fondi europei del 2004, PIUSS (Piani Integrati Urbani di Sviluppo Sostenibile) per la costruzione di 4 monolocali al 1° piano e 2 salette a piano terra, utilizzabili queste anche per altre attività dell’opera (doposcuola, ecc) *Entrambe le case famiglia sono dai 6 ai 18 anni (fondamentale è avere posti liberi disponibili per la pronta accoglienza): C’è comunque l’attenzione, quando è possibile di inserire le bambine e le ragazze sulle due case in base all’età) 1 3 camere da letto, 2 servizi, cucina e saletta Punti di forza: - Si riconosce alle persone che, in tempi e modi diversi entrano a contatto con l’opera, una grande disponibilità a mettersi al servizio dei bisogni legati a varie tipologie di disagio giovanile - Il riconoscimento della presenza significativa della comunità FMA nella realtà, espressione del Carisma salesiano - L’amore verso i bambini e i giovani più bisognosi - La capacità di collaborare in modo positivo tra religiose e laici - La capacità di coinvolgere il territorio attorno ad alcune iniziative - La collaborazione con le istituzioni del territorio: Parrocchia e Servizi Sociali (USL o Comune) - Il desiderio di creare sempre di più una comunità educante - La risposta ai bisogni delle giovani famiglie attraverso un ambiente propositivo fin dall’infanzia - L’attaccamento che la popolazione ha nei confronti dell’opera Vision: Essere una comunità educante appassionata al Carisma Salesiano e a servizio dei giovani con particolare attenzione alle diverse forme di povertà. Con Don Bosco riaffermiamo la preferenza per la ‘gioventù povera, abbandonata, pericolante’2, che ha maggior bisogno di essere amata ed evangelizzata. 2 Rispetto ai tempi di don Bosco in che modo si è evoluto il concetto di povertà giovanile e quale tipo di povertà giovanile la spaventa maggiormente? Ai tempi di don Bosco la povertà prevalente era quella materiale, economica. Infatti, don Bosco ha qualificato con tre elementi diversi la gioventù: povera, abbandonata e pericolante. A volte si mettono sullo stesso piano, ma non sono la stessa cosa; non sono sinonimi! - Povertà ha una connotazione tipicamente sociale. Vuol dire povertà economica, vuol dire non avere il necessario per vivere o per avere uno sviluppo normale. E in quella povertà si accumulano sovente altre povertà, che si chiamano adesso “nuove povertà”. Don Bosco non le chiamava “nuove povertà”. Lui diceva “abbandonato”. - Chi è l’abbandonato? È quello a cui è mancata un’esperienza familiare, quel rapporto affettivo che è la base per una crescita naturale della persona umana. Quando dicevo – lo scorso anno – che la famiglia2 è il luogo primario di umanizzazione è perché lì siamo accolti, siamo ben voluti, siamo accompagnati. Allora, l’abbandonato è colui che può essere ricco materialmente ma vive in una grande solitudine, in una grande mancanza di affetto e che perciò può mettere a rischio anche la propria felicità perché è molto più portato ad altri tipi di ricerca di felicità. - E c’è il pericolante che è quello che, per la situazione di povertà materiale e affettiva, può scivolare in una povertà spirituale tale da smarrirsi completamente fino a mettere a rischio la salvezza eterna. Don Bosco aveva già qualificato le “nuove povertà”. Con tre parole o con tre aggettivi don Bosco ha qualificato i destinatari della nostra missione. Perciò don Bosco diceva: «Mi basta che siate giovani»! Perché o c’è povertà economica, sociale o c’è povertà affettiva, povertà spirituale. Quale è più pericolosa? Quale mi sta più a cuore? Senz’altro l’ultima: lì, per le situazioni in cui nascono, vivono, crescono sono portati a slittare in abissi di non ritorno. Sovente la povertà materiale è una specie di pista nella quale si scivola proprio perché si accumulano altre povertà. Non sempre è così: ci sono giovani poveri, ma di una grandezza! Basta leggere non solo don Bosco, ma Eusebia Palomino: poverissima e andava a cercare l’elemosina con il papà. Mai si legge qualcosa della sua biografia che presentasse con rammarico. Niente, assolutamente: sembrava una bambina che giocava. Non necessariamente la povertà economica è accompagnata dalle altre: ci sono persone povere ma con una ricchezza spirituale e affettiva grandissima. (Pascual Chavéz Villanueva – “Risposte ai giovani” Loreto Agorà MGS 2007) Mission Dare vita a una “casa aperta” dove: - Ogni ragazzo/a viene accolto e aiutato a scoprire, assumere e realizzare il proprio progetto di vita - Ogni ragazzo/a viene aiutato a uscire da sé, a essere responsabile delle proprie azioni e ad essere aperto verso gli altri - Ogni educatore è presente alla vita dei ragazzi e collabora con gli altri per trovare i percorsi di maturazione umana e cristiana per ogni singolo ragazzo/a - Ogni collaboratore/volontario è consapevole di mettersi a servizio di un progetto più grande rivolto a tutte le realtà dell’opera Strategie Mantenere vivo e operante il nucleo animatore locale – che ha collaborato anche per il Progetto dell’Opera - espressione della corresponsabilità FMA e laici Continuare la collaborazione con i servizi sociali del Comune Intensificare la rete con Parrocchia e Territorio Potenziare la comunicazione interna all’opera Facilitare l’inserimento lavorativo/sociale delle ragazze oltre i 18 anni Formarsi insieme creando momenti e luoghi di confronto, approfondimento e preghiera FMA e laici Valutare possibilità di collaborazione con la formazione professionale – CIOFS FP (corsi professionali e lavori artigianali) Valorizzare le “feste tradizionali” già riconosciute e aperte alla realtà parrocchiale e territoriale (festa del Grazie locale, Maria Ausiliatrice, Don Bosco, Madre Mazzarello, “il sepolcro”, ecc) Prospettive Creare un gruppo di giovani animatori per il doposcuola e il centro estivo Coinvolgimento del gruppo exallieve nelle varie attività dell’opera Potenziare la presenza di figure maschili tra gli educatori Studiare la fattibilità della 3° sezione della Scuola dell’Infanzia Potenziare gli incontri formativi/di confronto dei genitori della scuola dell’infanzia Estendere la proposta del centro estivo a tutti (non solo a ragazzi problematici) Ampliare la proposta formativa del doposcuola con attività di vario tipo Azioni /passi da compiere per l’anno prossimo 2014-2015 - definire il Progetto di accoglienza della nuova costruzione per le giovani oltre i 18 anni (rivedere quello ipotizzato qualche anno fa e in accordo con la Direttrice e la comunità FMA) - studiare la fattibilità di uno sportello d’ascolto per forme gravi di disagio dell’ infanzia, dell’ adolescenza, delle famiglie (con specialisti psicologi, neuropsichiatri) - studiare e avviare la costruzione del sito dell’opera per favorire la conoscenza e la comunicazione (con attenzione alla privacy) - studiare la fattibilità della 3° sezione della scuola dell’infanzia Indicatori di valutazione - entro febbraio incontro per condividere i vari progetti annuali dei differenti ambienti educativi (case famiglie, doposcuola, scuola infanzia…) - entro febbraio, possibilmente in un incontro durante la visita dell’Ispettrice alla comunità, condividere le azioni messe in campo e il punto a cui si è arrivati (bozza progetto accoglienza oltre i 18 anni, ipotesi raggiunte intorno allo sportello d’ascolto nel dialogo con le istituzioni, schema di organizzazione del sito, informazioni sulla possibilità di l’apertura della 3° sezione dell’infanzia) - dal mese di marzo, il gruppo che ha elaborato il progetto dell’opera, continua ad incontrarsi almeno 3 volte - entro settembre 2015 - per monitorare le azioni e organizzare gli eventi comuni Protagonisti nella realizzazione del Progetto dell’Opera: La Direttrice Sr Lucia Bardelli e la Comunità FMA – laici rappresentanti degli ambienti educativi dell’opera – Sr Luisa Menozzi e Sr Monica Lamandini che, su mandato del Consiglio Ispettoriale hanno accompagnato il processo dal 20 dicembre 2013 Carrara, 29 ottobre 2014