IL FANTASMA DELLA SOFFERENZA Tutto andò secondo le

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IL FANTASMA DELLA SOFFERENZA Tutto andò secondo le
IL FANTASMA DELLA SOFFERENZA
Tutto andò secondo le previsioni, finché non gli sfiorai la guancia sinistra; a quel punto esclamò:
«Dottore, mi sta toccando il pollice sinistro». Era il pollice dell'arto fantasma, e la cosa stupì molto
entrambi. Quando gli toccai il labbro superiore, avvertì il tocco all'indice fantasma e quando gli
toccai la mascella inferiore sentì qualcosa al mignolo fantasma.
Ramachadran in “La donna che morì dal ridere”
Molte persone che hanno subito l’amputazione di un arto riferiscono di sentire l’arto mancante come
esistente: avvertono, dunque, sensazioni tattili, sentono dolore, fastidio, bruciore e prurito.
Come è possibile percepire sensazioni su di un arto che non esiste più o che non ha più alcun tipo di
sensibilità?
Si tratta di un processo mentale, che non ha nulla a che vedere con problemi psichici, in cui il
cervello rappresenta l’arto come se esistesse ancora o come se avesse ancora una sua sensibilità.
Le persone cui viene amputato un arto continuano, anche per molti anni, a percepire la presenza di
quella parte di corpo che non c’è più: ciò sembra dipendere dalla “sopravvivenza” della sua
rappresentazione nella corteccia cerebrale. Il fenomeno, definito arto fantasma, ha un forte impatto
psicologico e sulla coordinazione dei normali movimenti.
Come è noto il dolore è la risultante di due fenomeni: uno somatico, cioè il dolore effettivo e l’altro
emozionale cioè l’elaborazione psichica del dolore somatico. Naturalmente nella elaborazione
psichica del dolore entrano in gioco una serie di fattori legati al background culturale ed
antropologico dell’individuo: genetica, radici culturali, religione, istruzione, paure, motivazioni ed
esperienze vissute.
Questo fa sì che il dolore sia un’espressione di sofferenza assolutamente diverso in ogni individuo.
E quindi il dolore, che rappresenta il sintomo più importante del 70% di tutte le patologie conosciute,
è il più difficile tra i sintomi da oggettivare soprattutto quando esso diventa cronico.
La sindrome dell'arto fantasma è la sensazione anomala di persistenza di un arto dopo la sua
amputazione o dopo che questo sia diventato insensibile: il soggetto affetto da questa patologia ne
avverte la posizione, accusa sensazioni moleste e spesso dolorose, talora addirittura di movimenti
come se questo fosse ancora presente. Le sensazioni riferite possono essere di natura tattile,
dolorifica e motoria, inoltre l'arto può apparire al soggetto mobile o immobilizzato in una posizione
fissa, solitamente quella precedente all'amputazione.
I casi di dolore all'arto fantasma sono particolarmente difficili da combattere e sono particolarmente
opprimenti dal punto di vista psicologico. La natura dell'arto fantasma non è sempre fedele a quella
di quello posseduto prima dell'amputazione, a volte ad esempio viene percepita solo la mano
direttamente attaccata alla spalla o possono essere percepiti arti sdoppiati o multipli. È possibile che
anche soggetti nati senza arti presentino la sindrome, prova di una certa determinazione genetica
delle mappe corporee al livello corticale. Sono descritti tanti altri casi di dolore da amputazione: seno
fantasma in seguito a mastectomia o dente fantasma dopo avulsione dentaria.
La spiegazione classica del fenomeno ipotizza che la causa diretta della sindrome dell'arto fantasma
sia l'attività elettrica aberrante proveniente del neuroma del moncone amputato con la formazione di
nuove ed aberranti fibre nervose che si formano dopo la rescissione del nervo.
La terapia applicate per lenire il dolore riferito all'arto fantasma era un tempo la rimozione chirurgica
della terminazione nervosa. I risultati di questa procedura chirurgica sono ambigui, in quanto il
dolore tende a ripresentarsi in molti casi poco tempo dopo l'intervento.
Questa sensazione è la dimostrazione più evidente dell'esistenza dello schema corporeo, che persiste,
nonostante che dall'arto amputato non giungano impulsi nervosi ai centri corticali.
Nel cervello esistono “mappe” che rappresentano con precisione il corpo e che, grazie ai fenomeni di
plasticità corticale, subiscono varie modificazioni a seguito di un’amputazione. Questo fa ipotizzare
che la corteccia motoria sia capace di cambiare l’assetto delle sue connessioni interne tra le
rappresentazioni degli arti, riorganizzandosi.
La Diagnosi è semplice perché il dolore compare dopo uno due mesi dall’amputazione. La PET e la
RMN vengono oggi usate per i casi in è più complicata l’evidenza (seno, denti, organi interni)
Le Terapie farmacologiche intraprese precocemente a base di analgesici ed adiuvanti permette di
curare la gran parte dei casi. In genere il trattamento dura da sei mesi a due anni e trova poi
risoluzione. Altri pazienti che intraprendono queste cure tardivamente hanno necessità anche di
supporti psicologici o terapia comportamentali. Un neurologo indiano V.S. Ramachadran qualche
anno fa ha suggerito un metodo che si basa su un feedback visivo. L’utilizzo di una scatola dotata di
uno specchio, in grado di dare al soggetto l'impressione di vedere il proprio arto fantasma
nell'immagine riflessa dell'arto sano, sembra aver portato qualche beneficio ai pazienti portatori di
dolore dell'arto fantasma. Il fatto stesso di fornire un feedback visivo dell'arto in movimento sembra
poter agire sui circuiti cerebrali tanto da variare la mappa corporea.
Nella presenza dell'arto fantasma l'uso delle protesi può essere particolarmente utile alla riabilitazione
del paziente.
Importante rimane la prevenzione: fornire una adeguata analgesia intra e postoperatoria impedisce
l’innescarsi di quel ricordo doloroso che facilita poi l’insorgenza della sindrome.
Per concludere il dolore dell’arto fantasma ci ha fatto comprendere quando il dolore da sintomo di
allarme diventa vera malattia e la ricerca, giorno per giorno, ci sta offrendo utili spunti per capire
numerosi fenomeni di plasticità neuronale.
Il nostro auspicio è che chi tutti i giorni tratta queste problematiche possa avere strumenti, farmaci e
risorse che ci aiutino a trattare meglio il grande capitolo del dolore cronico o malattia dolorosa.
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Sergio Zavoli – Il Dolore Inutile
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