IL BAMBINO CON EMIPLEGIA CONGENITA ED IL RUOLO DEL
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IL BAMBINO CON EMIPLEGIA CONGENITA ED IL RUOLO DEL
LIVELLO MOTIVAZIONALE E ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE DELL’ARTO SUPERIORE NEL BAMBINO EMIPLEGICO Servizio di Riabilitazione U.O.C. di Neuropsichiatria Infantile Dipartimento di Scienze Pediatriche Policlinico Universitario “G. Martino” Messina C.Impallomeni, A.Nicotera, F.Bitto, G.Cardile, Saporito, G. Tortorella A.Guarnera, G.Burrascano, A. Introduzione Nel bambino emiplegico, il deficit funzionale dell’arto superiore e della mano, in particolare, rappresentano il problema principale. Dopo i 5-6 anni, permane la tendenza a svolgere compiti bimanuali con utilizzo prevalente della mano sana che raggiunge più velocemente ed efficacemente l’oggetto e ridotto uso della mano plegica che ritarda e ostacola il risultato funzionale(1).Questo fenomeno è detto “learned non use” e si verifica anche nei casi dove l’entità del deficit motorio sarebbe compatibile con la funzionalità. Essendo la partecipazione attiva del bambino determinante per il processo dell’apprendimento, si è assistito, negli anni, ad una evoluzione degli interventi terapeutici e si è cercato di risolvere il problema del coinvolgimento del bambino all’interno del setting terapeutico (2). L’obiettivo che bisogna porsi non è insegnare un pattern corretto o “ideale” ma guidare il bambino a risolvere un problema motorio ed adattivo in una varietà di contesti(3). Obiettivo del lavoro Scopo di questo lavoro è fornire i risultati di un intervento abilitativo psicomotorio condotto in contesto ludico, al fine di incentivare l’uso spontaneo e quindi la funzionalità dell’ arto paretico di un soggetto emiplegico, dimostrandone l’ efficacia terapeutica. Materiale e Metodo G., 6 anni, con “PCI emiplegica destra di natura connatale di tipo spastico” in trattamento abilitativo specifico con frequenza plurisettimanale c/o il Servizio di Riabilitazione della UOC di NPI del Policlinico Universitario di Messina. Non presenta deficit cognitivo significativo, il linguaggio è strutturato. E’ presente ipertono moderato, ipocinesia, disturbi sensoriali e percettivi all’ emilato destro. Una prima fase del percorso abilitativo è servita per osservare i comportamenti e gli atteggiamenti nei confronti dell’oggetto e dell’altro, ma soprattutto per comprendere i desideri, le preferenze, le competenze, i limiti e le frustrazioni in situazioni spontanee di gioco. Per la valutazione dell’arto superiore paretico sono state, inoltre, somministrate le scale Besta e GMFM al fine di individuare gli obiettivi prioritari del trattamento. La seconda fase è stata più specificamente centrata sulla scelta di un contesto terapeutico ludico, con materiale studiato ad hoc e attività volte a migliorare le condotte di avvicinamento e di coordinazione oculo-manuale, implementare l’attività bimanuale ed il movimento rotatorio del polso, favorire i movimenti intrinseci di manipolazione, affinare le abilità stereognosiche. Risultati G. ha risposto con partecipazione e interesse al trattamento. La scelta di sfruttare le attività ludiche, con le loro innumerevoli variazioni, l’opportunità di sperimentare strategie, elaborare ipotesi, scegliere sequenze comportamentali e verificarne i risultati l’ha resa artefice del suo recupero, rompendo la stereotipia insita nella patologia motoria e anche nelle proposte riabilitative. Questo perché il movimento non può essere rieducato come atto fine a se stesso, avulso dal contesto, ma per qualsiasi apprendimento è richiesta la partecipazione attiva del bambino, la sua volontà a compiere un movimento. Il coinvolgimento globale del bambino all’interno dell’esercizio terapeutico, grazie al piacere ed alla motivazione che il gioco riesce ad evocare, è stata migliorata dalla qualità dell’esperienza in cui è avvenuta l’acquisizione della funzione. Le attività hanno stimolato il desiderio e la motivazione del bambino donandogli soddisfazione e piacere, rendendo possibile l’esportazione delle competenze apprese dalla simulazione della terapia alla quotidianità della vita reale. Bibliografia 1 Ferrari, Cioni 2005 Le forme spastiche della paralisi cerebrale infantile, Springer 2 Fedrizzi, 2009 I disordini dello sviluppo motorio. Piccin editore, Padova. II Ed 3 Gordon J., 1987 Assumption underlyng phisical therapy intervention: Theorical and Historical perspetives, in: Car JH, Shepard RB; Movement Sciences: Foundation for Phisical Therapy in Rehabilitation, Rockvill, Aspen Publ.